Casa di Cultura Popolare – Società generale di mutuo soccorso – Vicenza 3. DARE UN SENSO ALL’ESISTENZA Corso di Filosofia “0” Dare un senso all’esistenza • Con l’età ellenisKca (dalla fine del IV sec. a.C alla fine del I sec. a.C) cambia radicalmente lo scenario poliKco greco. • Non si vive più nella polis, ma in un impero di grandi dimensioni, che racchiude popolazioni e culture molto distanK tra loro in una unità poliKca. Dare un senso all’esistenza • Parte della storiografia filosofica ha rappresentato questo periodo come ripiegamento del pensiero dalla dimensione poliKca a quella privata, all’interiorità dell’individuo. • Solo in parte ciò corrisponde al vero. Dare un senso all’esistenza • InnanzituUo vi furono notevoli passi avanK in campo scienKfico, basK pensare ad Archimede di Siracusa o all’astronomo Aristarco di Samo. • La vita filosofica era molto vivace; purtroppo oggi abbiamo pochissimo materiale prodoUo dai filosofi dell’età ellenisKca, perché molte opere, conservate nelle biblioteche, furono distruUe o perdute. Dare un senso all’esistenza • Inoltre la filosofia, contrariamente a quanto molK storici della filosofia hanno affermato, ha conKnuato a presentarsi come disciplina dal caraUere poliKco. • MolK stoici, ad esempio, furono anche consiglieri di re (a Sparta e anche a Roma). • Un grande imperatore romano (Marco Aurelio, 121-­‐180) fu anche un filosofo, uno stoico. Dare un senso all’esistenza • In generale i filosofi dell’anKchità hanno colKvato la speranza di cambiare la società, proponendo l’esempio delle loro vite; molK hanno loUato contro la corruzione dello stato, fosse esso polis o regno, o, ancora, impero. • TuUavia di fronte alla peggiore delle condizioni “poliKche”, di fronte all’ogge_va impossibilità di porre rimedio alla corruzione e alla Krannia, all’uomo giusto resta la praKca della filosofia. Dare un senso all’esistenza Ora, quelli che fanno parte di quesK pochi e che hanno gustato quanto sia dolce e beaKfico quel possesso, vedono bene la pazzia dei più; vedono che nessuno, per così dire, compie azioni sane nella vita poliKca, che non esiste alleato con cui uno possa muovere al soccorso della giusKzia riuscendo insieme a salvare se stesso; ma che se uno, come un uomo caduto fra le belve, non volesse cooperare all’ingiusKzia né riuscisse, solo com’è, a fare fronte a tu_ quei selvaggi, e se morisse prima di avere faUo del bene allo stato o agli amici, sarebbe inuKle a sé come agli altri. Avendo calcolato e compreso tuUo questo, se ne rimane tranquillo ad aUendere alle cose sue, come chi, sorpreso da un temporale, si ripara soUo un muricciolo dal polverone e dalla burrasca sollevaK dal vento; e vedendo gli altri traboccare d’iniquità, è lieto al pensiero che puro da ingiusKzia e da opere empie vivrà la sua vita terrena e se ne distaccherà con bella speranza, sereno e ben disposto. Platone, Repubblica, 496c – e. Dare un senso all’esistenza • Le scuole filosofiche ateniesi, come l’Accademia, il Liceo, il Giardino e la Stoa, hanno conKnuato a presentarsi come luoghi dove si poteva apprendere un modo di vivere, non solo delle doUrine. • Maestri e discepoli si trovavano non solo per apprendere ma anche, ad intervalli regolari, per un pasto insieme. Dare un senso all’esistenza • TuUe le scuole filosofiche anKche avevano la caraUerisKca di configurarsi come palestre dell’esistenza, come modi di vivere. • Non solo i fondatori avevano costruito un’impalcatura di conce_ e teorie, ma li avevano provaK con la condoUa di vita, e questa trovava la sua giusKficazione teorica in quelli. Dare un senso all’esistenza Ma certo, dire che la felicità è il bene supremo è manifestamente, un’affermazione su cui tu_ concordiamo. D’altra parte si sente il desiderio che si dica in modo più chiaro che cosa essa è. Forse ci si riuscirebbe se si cogliesse la funzione dell’uomo. Come infa_ per il flauKsta, per lo scultore e per chiunque eserciK un’arte, e in generale, per tuUe le cose che hanno una determinata funzione ed un determinato Kpo di a_vità, si riKene che il bene e la perfezione consistano appunto in questa funzione […] Forse, dunque, ci sono funzioni ed azioni proprie del falegname e del calzolaio, mentre non ce n’è alcuna propria dell’uomo, ma è nato senza alcuna funzione specifica? Oppure come c’è manifestamente una funzione determinata dell’occhio, della mano, del piede e di ciascuna parte del corpo, così anche dell’uomo si deve ammeUere che esista una determinata funzione oltre a tuUe queste? Quale potrebbe mai essere dunque questa funzione? È manifesto che il vivere è comune anche alle piante, mentre qui si sta cercando ciò che è proprio dell’uomo. Bisogna dunque escludere la vita che si riduca a nutrizione e crescita. Seguirebbe la vita dei sensi, ma anch’essa è, certamente, comune anche al cavallo, al bue e a ogni altro animale. Dunque rimane la vita intesa come un certo Kpo di a_vità della parte razionale dell’anima (e di essa una parte è razionale in quanto è obbediente alla ragione, mentre l’altra lo è in quanto possiede la ragione, cioè pensa). Poiché anche questa ha due sensi, bisogna considerare quella che è in aUo, perché è essa che sembra essere chiamata vita nel senso più proprio. Se funzione dell’anima dell’uomo l’a_vità secondo ragione o quanto meno, non senza ragione, e se diciamo che nell’ambito di un genere è idenKca la funzione di un individuo e quella di un individuo di valore, […] questo vale in senso assoluto in tu_ i casi, rimanendo aggiunta alla funzione l’eccellenza dovuta alla virtù. […] Se è così il bene dell’uomo consiste nell’a_vità dell’anima secondo la sua virtù, e se le virtù sono più d’una, secondo la migliore e la più perfeUa. Aristotele, E+ca Nicomachea, I, 7, 1097b – 1098a. Dare un senso all’esistenza • Ogni scuola si caraUerizza per una scelta di un modo di vivere. • Ciò che accomuna tuUe le scuole è il faUo che la filosofia si presenK come terapia, come rimedio per una vita immersa nella miseria e nell’ingiusKzia a causa dell’ignoranza. • La filosofia come modo di vita salda il legame tra bios e logos. Dare un senso all’esistenza • Così la scuola cinica rappresentata da Diogene fa coincidere la saggezza con il rifiuto totale di qualsiasi norma e convenzione sociale, lo scuola di Pirrone (sce_cismo) fa coincidere la saggezza con l’indifferenza nei confronK di ogni cosa, della vita o della morte, del piacere o del dolore (perché è impossibile per l’uomo comprendere se essi siano bene o male di per sé) Dare un senso all’esistenza • Pirrone vedeva la miseria umana nell’affannarsi alla ricerca di ciò che veniva scambiato per un bene, e mostrandosi sempre diverse le prospe_ve umane riguardo alle cose, giungeva ad affermare che l’unico sKle di vita capace di liberare l’uomo dall’affanno è quello della divina indifferenza. Solo spogliando l’uomo delle sue passioni è possibile giungere alla pace e conquistare la libertà. Dare un senso all’esistenza • Il cinico, al contrario, vede la saggezza, e quindi un modo di vita adeguato, nella vita naturale. • Il modo di vivere, prima ancora che i libri o le doUrine, prima del logos e dei discorsi, è la pietra di paragone del rapporto con la verità. • Diogene Laerzio riporta la celebre frase che Diogene cinico soleva ripetere “cerco l’uomo” procedendo con una lanterna accesa in pieno giorno, con provocatoria ironia. • Cosa cercava Diogene? Dare un senso all’esistenza • L’uomo che vive secondo la sua più autenKca essenza, quello che è al di là di tuUe le esteriorità, di tuUe le convenzioni o di tuUe le regole imposte dalla società; l’uomo al di là di ogni capriccio della sorte, colui che ritrova la sua genuina natura, vive conformemente a essa e, resosi conto che nulla gli manca (autarchia), vive felice. Dare un senso all’esistenza • Diogene rappresenta l’uomo che si è scrollato di dosso tuUe le eKcheUe, le convenzioni, le norme, le costruzioni sociali. L’uomo che mangia per mangiare e non per ostentare ricchezza, che beve per bere. L’uomo che prende il sole e che ordina all’imperatore Alessandro, che nella genealogia miKca in quanto discendente da un Dio, è considerato personificazione del sole, di spostarsi in quanto causa dell’ombra sul suo corpo. L’uomo che in questo modo ribadisce il suo naturale e direUo rapporto con il sole. Dare un senso all’esistenza • “Cerco l’uomo” echeggia nel celebre aforisma 125 de La gaia scienza di F. Nietzsche. Ad essere qui cercato, tra la folla del mercato, di Chiesa in Chiesa, è Dio. “Cerco Dio” afferma l’uomo folle con un lanterna accesa in pieno giorno. Liberatosi da tuUe le costruzioni morali, metafisiche e sociali, l’uomo perde tu_ i rifermenK e le certezze. Ma solo tale perdita può far nascere un nuovo Dio. Dare un senso all’esistenza L’uomo folle. Non avete senKto parlare di quell’uomo folle che, nel chiarore del ma_no, accendeva una lampada, andava al mercato e gridava incessantemente: “cerco Dio! cerco Dio!”. Poiché molK di coloro che si trovavano là non credevano in Dio, suscitò una gran risata. “Si è forse perduto?”, disse uno. “Ha smarrito la strada, come un bimbo?”, disse un altro. “O forse si è nascosto? Ha paura di noi? Si è imbarcato? È emigrato?”. E così gridavano e ridevano insieme. Il folle balzò in mezzo a loro e li trafisse con lo sguardo. “Dove è andato Dio?” gridò. “Ve lo dico io. L’abbiamo ucciso noi, -­‐ voi e io! Noi tu_ siamo i suoi assassini. Ma come abbiamo faUo? Come siamo riusciK a bere tuUo il mare, fino all’ulKma goccia? Chi ci ha doto la spugna per cancellare tuUo l’orizzonte? Che cosa abbiamo faUo, quando abbiamo svincolato questa terra dal suo sole? Ma in che direzione si muove adesso? In che direzione ci muoviamo noi? Lontano da ogni sole? Non precipiKamo sempre più, e all’indietro, di lato, in avanK, da ogni parte? Esistono ancora un soUo e un sopra? Non vaghiamo aUorno a un nulla infinito? Non avverKamo l’alito dello spazio vuoto? Non fa più freddo? Non scende di conKnuo la noUe, sempre più noUe? Non occorre accendere la lampada anche al ma_no? Non senKamo il frastuono dei becchini che stanno seppellendo Dio? Non senKamo ancora l’odore della putrefazione divina – anche gli dei si putrefanno? Non è troppo grande per noi la grandezza di questa azione? Non dobbiamo diventare dei noi stessi, per essere degni di lei? Non c’è mai stata azione più grande – e chi nasce dopo di noi apparKene, in virtù di questa azione a una storia più elevata di quanto non sia stata la storia fino a oggi!”. A questo punto il folle uomo tacque e riprese a osservare i suoi ascoltatori: anch’essi tacevano, guardandolo estraniaK. Infine egli geUò per terra la sua lampada, che andò in mille pezzi e si spense. “Sono venuto troppo presto” disse poi, “non è ancora l’ora. Questo evento enorme è ancora per strada, in cammino, -­‐ non è ancora giunto alle orecchie degli uomini. Lampo e tuono hanno bisogno di tempo, la luce degli astri ha bisogno di tempo, le azioni hanno bisogno di tempo, anche dopo essere state compiute, per essere viste e udite. Questa azione è ancora più lontana degli astri più lontani, -­‐ eppure sono sta+ loro a compierla!”. Si dice che il folle, quello stesso giorno, sia penetrato in diverse chiese e vi abbia intonato il suo Requiem aeternam deo. A chi lo conduceva fuori e cercava di farlo parlare, rispondeva sempre: “Che cosa sono ormai queste chiese, se non le tombe e i monumenK funebri di Dio?”. Nietzsche, La gaia scienza, aforisma 125. Dare un senso all’esistenza • Raggiungere lo scopo di vivere come un animale o come un bambino (o come un Dio), richiede uno sforzo e un esercizio (askesis) conKnuo, sia di Kpo intelleUuale, che di Kpo fisico. Ci si deve accontentare del cibo che si trova, e quindi ci si deve abituare a sopportare la fame, a vivere senza il lusso e rinunciando a tuUe le vanità e gli agi. Dare un senso all’esistenza • Nell’aspeUo esteriore Diogene ricorda Socrate (Platone lo definisce Socrate impazzito). Come Socrate si confonde con la figura dell’Eros mendicante del Simposio, così Diogene si muove scalzo, con la sua povera bisaccia e il suo mantello, doppio, per poterci dormire sopra, senza un teUo e senza un focolare. Come Socrate anche Diogene interpella con la sua condoUa (parresia) gli altri, invitandoli a costruire dentro di sé uno spazio di libertà. Non con le parole ma con la funzione maieuKca di un comportamento volutamente provocatorio ed estremo. Dare un senso all’esistenza • L’Epicureismo, scuola fondata da Epicuro alla fine del IV sec. a.C, pone al centro della propria a_vità la cura dell’anima, ma in un senso diverso rispeUo al modo socraKco o platonico di intendere la cura di sé. • Per Epicuro l’uomo non cerca il Bene in sé stesso, ma il piacere: piacere che si oppone al dolore, anche fisico. Anima e corpo sono per gli Epicurei un unicum, sono inKmamente connessi l’una con l’altro, fa_ della stessa materia. Dare un senso all’esistenza • La filosofia deve condurre l’uomo a ricercare, in modo ragionevole, il piacere; l’infelicità e il dolore deriva dalle opinioni vuote degli uomini. • Che natura ha il piacere? Come va ricercato e raggiunto? • Sono queste le domande da cui parte la riflessione e il modo di vita epicureo. Dare un senso all’esistenza • Esistono vari Kpi di piacere. Esiste quello effimero e violento, che aUraversa la carne scuotendola ed eccitandola. • Esiste anche un piacere stabile la cui durata si estende per l’intera vita. Dare un senso all’esistenza Perché è in vista di questo che compiamo tuUe le nostre azioni, per non soffrire né avere turbamento. Quando ciò noi avremo, ogni tempesta dell’anima si placherà, non avendo allora l’essere animato alcuna cosa da appeKre a lui mancante, né altro da cercare con cui rendere completo il bene dell’anima e del corpo. È allora infa_ che abbiamo bisogno del piacere, quando soffriamo quando esso non c’è; quando non soffriamo non abbiamo bisogno del piacere. Epicuro, Le<era a Meneceo, 128. Dare un senso all’esistenza • Questo piacere stabile, deUo catastemaKco, l’annullamento della sofferenza corporea, è completamente diverso dal piacere mobile e violento. • Esso apre alla coscienza un senKmento globale dell’esistenza: tuUo succede come se, annullandolo stato di insoddisfazione che lo assorbiva nella ricerca di un oggeUo parKcolare, l’uomo fosse finalmente libero di poter prendere coscienza di qualcosa di straordinario, qualcosa di già presente in lui inconsapevolmente, il piacere della sua esistenza. Dare un senso all’esistenza • Si traUa di uno stato (piacere catastemaKco) di tranquillità e di assenza di turbamento (atarassia e aponia). • Per raggiungere tale stato è indispensabile “ammaestrare i desideri”, soddisfacendo quelli naturali e necessari, e rifuggendo quelli vuoK, come la ricchezza, il lusso, il dominio. • Naturali e necessari sono i desideri che liberano da un dolore fisico, che permeUono all’uomo di provare piacere nell’esistere; la faKca e la pena per l’acquisizione della ricchezza, per esempio, impediscono all’uomo il raggiungimento della felicità. Dare un senso all’esistenza • Ma come è possibile liberarsi da ciò che più di ogni altra cosa produce turbamento? Come vivere felicemente se l’uomo è un essere mortale? • Epicuro introduce la conoscenza fisica per mostrare che si può vivere felicemente nonostante l’esistenza della morte. Dare un senso all’esistenza • La natura è faUa di atomi. La realtà è materia. Anche l’anima umana è materia. Quindi nel momento in cui l’uomo è in vita esso può ricevere delle sensazioni. Nel momento in cui muore, gli atomi disgregandosi, impediscono all’anima di senKre. Ciò significa che “la morte non è nulla per noi, perché quando noi siamo non c’è la morte, mentre quando c’è la morte allora noi non siamo” Epicuro, Le<era a Meneceo, 124-­‐25. Dare un senso all’esistenza • Ma come possiamo, in un universo materiale, e di conseguenza governato da leggi meccaniche, essere liberi di agire in vista della felicità? Come possiamo scegliere i desideri, ammaestrarli, fino a raggiungere il piacere catastemaKco? Dare un senso all’esistenza • Epicuro introduce un elemento di casualità nella teoria atomisKca. Gli atomi, nella loro caduta verKcale deviano spontaneamente la loro traieUoria, scontrandosi con gli altri e aggregandosi (Parénklisis o, nella traduzione laKna di Lucrezio, Clinamen). Dare un senso all’esistenza • Nella scuola epicurea grande valore era dato all’amicizia. L’ascesi dei desideri e la meditazione, la ricerca della serenità, la trasformazione di sé stessi non può avvenire in solitudine. Dare un senso all’esistenza • Nella filosofia moderna sono presenK echi della filosofia epicurea. • La disKnzione tra beni necessari e naturali e non naturali né necessari, il materialismo, l’accento posto alla libertà umana, capace di trasformare le condizioni della propria esistenza, o la consapevolezza della limitatezza dell’essere umano chiamano alla mente le pagine di Marx, Nietzsche e di Heidegger. Dare un senso all’esistenza • Per quesK filosofi, così come per gli epicurei, il senso dell’esistenza è dentro l’esistenza stessa, non proieUato in una dimensione ultramondana. • La massima epicurea “Supponi che ogni giorno che brilla fosse per te l’ulKmo; solo allora riceverai con graKtudine ogni ora insperata” è un invito, a parKre dalla considerazione della limitatezza dell’esistenza, a rendere ogni istante infinitamente prezioso. Dare un senso all’esistenza Ciò che mediante il denaro è a mia disposizione, ciò che io posso pagare, ciò che il denaro può comprare, quello sono io stesso, il possessore del denaro medesimo, Quanto grande è il potere del denaro, tanto grande è il mio potere. Le caraUerisKche del denaro sono le mie stesse caraUerisKche e le mie forze essenziali, cioè sono le caraUerisKche e le forze essenziali del suo possessore. Ciò che io sono e posso, non è quindi affaUo determinato dalla mia individualità. Io sono bruUo, ma posso comprarmi la più bella tra le donne. E quindi io non sono bruUo, perché l'effeUo della bruUezza, la sua forza repulsiva, è annullata dal denaro. Io, considerato come individuo, sono storpio, ma il denaro mi procura venK quaUro gambe; quindi non sono storpio. Io sono un uomo malvagio, disonesto, senza scrupoli, stupido; ma il denaro è onorato, e quindi anche il suo possessore. Il denaro è il bene supremo, e quindi il suo possessore è buono; il denaro inoltre mi toglie la pena di esser disonesto; e quindi si presume che io sia onesto. Io sono uno stupido, ma il denaro è la vera intelligenza di tuUe le cose; e allora come potrebbe essere stupido chi lo possiede? Inoltre costui potrà sempre comperarsi le persone intelligenK, e chi ha potere sulle persone intelligenK, non è più intelligente delle persone intelligenK? Io che col denaro ho la facoltà di procurarmi tuUo quello a cui il cuore umano aspira, non possiedo forse tuUe le umane facoltà ? Forse che il mio denaro non trasforma tuUe le mie deficienze nel loro contrario ? Dare un senso all’esistenza […] Chi può comprare il coraggio, è coraggioso anche se è vile. Siccome il denaro si scambia non con una determinata qualità, né con una cosa determinata, né con alcuna delle forze essenziali dell'uomo, ma con l'intero mondo ogge_vo, umano e naturale, esso quindi, considerato dal punto di vista del suo possessore, scambia le caraUerisKche e gli ogge_ gli uni con gli altri, anche se si contraddicono a vicenda. È la fusione delle cose impossibili; esso costringe gli ogge_ contraddiUori a baciarsi. Se presupponi l'uomo come uomo e il suo rapporto col mondo come un rapporto umano, potrai scambiare amore soltanto con amore, fiducia solo con fiducia, ecc. Se vuoi godere dell'arte, devi essere un uomo arKsKcamente educato; se vuoi esercitare qualche influsso sugli altri uomini, devi essere un uomo che agisce sugli altri uomini sKmolandoli e sollecitandoli realmente. Ognuno dei tuoi rapporK con l'uomo, e con la natura, dev'essere una manifestazione determinata e corrispondente all'oggeUo della tua volontà, della tua vita individuale nella sua realtà. Se tu ami senza suscitare una amorosa corrispondenza, cioè se il tuo amore come amore non produce una corrispondenza d'amore, se nella tua manifestazione vitale di uomo amante non fai di te stesso un uomo amato, il tuo amore è impotente, è un'infelicità. K. Marx, ManoscriB economico-­‐filosofici del 1844, Einaudi, Torino 2004. Dare un senso all’esistenza Piacere, di una vita in comune che non disdegna la partecipazione di schiavi e donne. Una vera rivoluzione, questa, che segna un cambiamento di atmosfera rispeUo all’omosessualità sublimata della scuola di Platone. Le donne, peraltro, erano già state ammesse in via eccezionale nell’Accademia […]. Piacere, infine di acquisire la coscienza di ciò che di meraviglioso vi è nell’esistenza. Sapere, rima di tuUo, dominare il proprio pensiero per raffigurarsi cose gradevoli, resuscitare il ricordo dei piaceri del passato e godere dei piaceri del presente, consci di quanto quesK piaceri siano grandi e gradevoli, scegliere deliberatamente la distensione e la serenità, vivere nello stato di profonda riconoscenza verso la natura e verso la vita, che ci offrono di conKnuo, se sappiamo riconoscerli, piacere e gioia. P. Hadot, Che cos’è la filosofia an+ca?, Einaudi, Torino 2010, p. 122. Dare un senso all’esistenza • Una prospe_va diversa dal cinismo e dall’epicureismo è quella dello stoicismo. • Fondata da Zenone di Cizio alla fine del IV sec. a. C., ebbe notevole fortuna, tanto da annoverare tra i suoi discepoli Seneca e Marco Aurelio, ma anche lo schiavo EpiUeto. Dare un senso all’esistenza • La scuola stoica si idenKfica, come quella cinica e quella di Epicuro, con un modo di vivere. • Per l’uomo stoico bene e male hanno un significato esclusivamente morale. Ciò significa che il dovere (fare il bene), coincidente con la virtù, è ciò per cui vale la pena morire. Dare un senso all’esistenza • Il punto di partenza della filosofia stoica è la presa di coscienza della sofferenza e della tragicità della condizione umana. • Tu_ si affannano a cercare la felicità, la salute, la ricchezza e si sforzano di allontanare i mali e il dolore; ma ogni nostro desiderio o nostra aspirazione in realtà non porta di per sé stesso al risultato sperato, dato che l’intero cosmo è caraUerizzato dalla più ferrea necessità. • Gli uomini si illudono soltanto di essere liberi. Dare un senso all’esistenza • L’unica cosa che dipende da noi è la volontà di fare il bene, di agire secondo ragione. • Solo ciò che dipende da noi è buono o ca_vo. TuUo ciò che non dipende dalla nostra volontà, ma da forze esterne è amorale, non è né buono né ca_vo: è indifferente. • L’interiorità è la sfera della virtù e della giusKzia, della libertà, una sorta di ciUadella interiore inespugnabile. Dare un senso all’esistenza • La virtù stoica è la coerenza. “Vivere in modo coerente, ossia secondo una regola di vita unica e armoniosa, poiché quelli che vivono nell’incoerenza sono infelici”. H. Von Arnim, Stoicorum veteranum fragmenta. Vivere in coerenza con se stessi significa conformarsi alla ragione, alla propria ragione ma anche alla ragione che governa il mondo, rendendolo un cosmo, un universo ordinato. Dare un senso all’esistenza • Anche per lo stoicismo la conoscenza della natura, la fisica, è funzionale all’eKca. • Per due moKvi: da un lato essa mostra che non tuUo dipende dalle scelte umane, dall’altro meUe in luce l’ordine razionale della natura e del cosmo. • L’individuo e il cosmo sono entrambi ordini razionali: in entrambi la coerenza con se stessi si rivela nella legge della conservazione della propria natura. Dare un senso all’esistenza • Il vivente tende a conservare se stesso, ad amare la propria esistenza e tuUo ciò che può conservarla. • Così vale per la totalità, un organismo vivente in cui ogni cosa è in relazione a qualcos’altro, in un rapporto necessario. Dare un senso all’esistenza • Vivere conformemente alla ragione significa quindi accordarsi con la totalità, di cui si fa parte. • Significa accordarsi con la legge universale che muove l’intera realtà; questa legge universale di conservazione, ma anche di ampliamento e potenziamento del mondo, chiede all’unico essere in grado di comprenderla, l’uomo, di agire scegliendo ciò conserva, amplia e migliora la sua esistenza. Dare un senso all’esistenza • Se tuUo avviene secondo una stringente necessità (l’ordine del mondo è logos, quindi non può ammeUere che qualcosa avvenga per caso, ma solo all’interno di una sistema di relazioni causali), che spazio c’è per la libertà umana? Che senso può assumere l’affermazione “il desKno guida una volontà docile, trascina chi resiste?” Seneca, Le<era a Lucilio Dare un senso all’esistenza • L’uomo è libero di non opporsi al necessario ordine del tuUo. • E quindi è libero di trasformare il proprio aUeggiamento nei confronK della realtà; è libero di acceUare e amare la vita complessivamente, anche gli aspe_ apparentemente privi di senso, assurdi, casuali. “Non sono – infa_ – le cose a turbarci, ma i giudizi che noi elaboriamo sulle cose”. EpiteUeto, Manuale, 5. Dare un senso all’esistenza Non cercare di fare in modo che ciò che avviene avvenga come tu lo desideri, ma desidera ciò che avviene come avviene e sarai felice. EpiUeto, Manuale, 8. Dare un senso all’esistenza • La condoUa di vita stoica può essere riassunta così: assumi un punto di vista diverso da quello individuale, sempre limitato e unilaterale, e colloca il giudizio che esprimi sulle cose nell’o_ca della necessità universale. Facile a dirsi, ma a farsi? • Fai ciò che K impone la tua natura di essere umano: potenzia l’umanità (ama gli altri, ama i bambini, sii socievole) tua e quella degli altri, agisci, anche poliKcamente, senza allontanare ciò che può produrre affanno, ma cercando il bene e l’uKle per il maggior numero di persone possibile. Dare un senso all’esistenza PROP. XLII La beaKtudine non è il premio della virtù, ma la virtù stessa; e noi non ne godiamo perché reprimiamo le nostre voglie, ma, viceversa, perché ne godiamo, possiamo reprimere le nostre voglie. DIMOSTRAZIONE La beaKtudine consiste nell’Amore verso Dio [nello scolio della prop. 36 si legge: Da ciò conosciamo chiaramente in che cosa consista la salvezza, ossia la nostra beaKtudine o la nostra libertà; cioè nell’amore costante ed eterno verso Dio] e questo nasce dal terzo genere di conoscenza [è il genere chiaro e disKnto dell’intelleUo] e perciò questo amore si deve riferire alla mente in quanto è a_va; e quindi [per la definizione 8 della IV parte che dice: Per virtù e potenza intendo la medesima cosa; cioè la virtù, in quanto si riferisce all’uomo, è l’essenza stessa o la natura dell’uomo, in quanto egli ha il potere di fare certe cose che si possono intendere solo mediante le leggi della sua natura] esso è la virtù stessa. […] Quanto più la mente gode di quest’amore divino ossia della beaKtudine, tanto più essa conosce, tanto maggiore è la potenza che ha sugli affe_, e tanto meno essa paKsce dagli affe_ che sono ca_vi. Quindi, per il faUo che la mente gode di questo amore divino, ossia della beaKtudine, ha il potere di reprimere le proprie voglie. E poiché la potenza umana di reprimere gli affe_ consiste soltanto nell’intelleUo, di conseguenza nessuno gode della beaKtudine perché ha represso i suoi affe_, ma, al contrario, il potere di reprimere le proprie voglie nasce dalla stessa beaKtudine. Dare un senso all’esistenza SCOLIO Con ciò ho finito tuUo quello che mi ero proposto di mostrare intorno alla potenza della mente sugli affe_ e intorno alla libertà della mente. Da ciò risulta chiaro quanto grande sia la potenza del sapiente e quanto egli sia superiore all’ignorante che è condoUo dal solo appeKto sensibile. L’ignorante, infa_, oltre ad essere sballoUato qua e là in molK modi dalle cause esterne, e senza conquistare mai una vera soddisfazione dell’animo, vive quasi inconsapevole di sé e di Dio e delle cose, e appena cessa di paKre, cessa pure di essere. Il sapiente invece, in quanto è considerato come tale, difficilmente è turbato nel suo animo, ma, essendo consapevole di sé e di Dio e delle cose per una certa eterna necessità, non cessa mai di essere, ma possiede sempre la vera soddisfazione dell’animo. Se ora, la via che ho mostrato condurre a questa meta, sembra difficilissima, tuUavia essa può essere trovata. E senza dubbio dev’essere difficile ciò che si trova raramente. Come mai, infa_, potrebbe accadere, se la salvezza fosse a portata di mano, e si potrebbe trovare senza grande faKca, che essa fosse trascurata quasi da tu_? Ma tuUe le cose sublimi sono difficili quanto rare. Spinoza, Ethica more geometrico demonstrata, Bompiani, Milano 2015, pp. 649-­‐651. Bibliografia del corso AA.VV., I presocra+ci, BUR, Milano 1991. Aristotele, E+ca Nicomachea, Rusconi, Milano 1994. Aristotele, La metafisica, UTET, Torino 2005. Adorno F., Introduzione a Platone, Laterza, Roma Bari 1978. Baracchi C., L’archite<ura dell’umano. 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