1/3 13/01/2016 | Crescita economica Iniziata con l'Industrializzazione, la crescita economica moderna si distingue dalle sue forme protoindustriali attraverso un aumento costante della prestazione economica disponibile per ab. malgrado lo sviluppo demografico, che d'altronde essa favorisce. La prestazione economica nazionale è misurata grazie al prodotto interno lordo (PIL) secondo il valore di produzione, ossia il totale del valore aggiunto nelle diverse branche dell'economia interna (Contabilità nazionale). Nelle statistiche sviz., il PIL secondo il valore di produzione è registrato solo dal 1990. Per i periodi anteriori esistono delle stime del plusvalore lordo, aggregato a partire dal 1851 e per settori e branche dal 1890. Si considera generalmente il PIL reale, ossia valutato a prezzi costanti, pro capite come indicatore del Tenore di vita. Per i paragoni intern. i valori si convertono in una sola valuta, tenendo conto dell'evoluzione del potere d'acquisto nei Paesi considerati. 1 - La crescita economica della Svizzera nel confronto internazionale (1850-2005) In Svizzera l'industrializzazione fu particolarmente precoce grazie all'industria del cotone, a vocazione esportatrice (spec. verso le Americhe e il Vicino Oriente), che già nella prima metà del XIX sec. era passata alla produzione meccanizzata. A metà del XIX sec. la Svizzera faceva parte dei piccoli Paesi europei con un PIL pro capite segnatamente elevato. Tra i grandi Stati europei solo la Gran Bretagna aveva una livello di benessere superiore. In Francia e Germania il PIL pro capite era nettamente inferiore. La Svizzera guadagnò terreno in confronto all'Europa occidentale e alla Scandinavia perlopiù nel periodo tra il 1870 e il 1913. La sua posizione nella ripartizione intern. del lavoro si modificò in maniera accentuata. Mercati liberi e costi di trasporto e di comunicazione calanti provocarono una mutazione strutturale in tutti i settori economici, in particolare nell'agricoltura e favorirono l'espansione di nuove branche dell'industria e dei servizi. La Svizzera rafforzò il suo vantaggio nel corso degli anni 1920-30 e fu in grado di mantenerlo in qualche misura fino agli anni 1970-80. Negli ultimi tre decenni del XX sec. tuttavia la differenza nei confronti dell'Europa occidentale si attenuò e a metà degli anni 1990-2000 alcuni Paesi scandinavi scalzarono la Svizzera dalla sua posizione di vertice. Autrice/Autore: Margrit Müller / vwy 2 - Fonti della crescita 2.1 - Crescita demografica e occupazione L'impulso centrale per la crescita del PIL deriva dall'aumento della Produttività. La misura più utilizzata in questo ambito è quella della produttività del lavoro, in genere misurata sotto forma di PIL pro persona attiva occupata. Accanto alla domanda di lavoro dipendente dalla congiuntura economica, l'impiego è influenzato anche dall'evoluzione della pop. e della sua struttura. La crescita è condizionata dal tasso di attività, cioè dal rapporto tra persone attive occupate e pop., che è influenzato a sua volta da quello tra persone in età lavorativa e pop. In Svizzera l'immigrazione ebbe un effetto positivo sul tasso di attività, poiché la maggior parte degli immigrati erano in età lavorativa. Il tasso di attività della pop. straniera era nettamente più elevato di quello degli Svizzeri. Autrice/Autore: Margrit Müller / vwy 2.2 - Contributo alla crescita dei fattori di produzione URL: http://www.hls-dhs-dss.chI13821.php © 1998-2017 DSS: Tutti i diritti d'autore di questa pubblicazione elettronica sono riservati al Dizionario Storico della Svizzera, Berna. I testi pubblicati su supporto elettronico sono soggetti alla stessa regolamentazione in vigore per i testi stampati. Diritti di uso e norme di citazione (PDF). 2/3 All'elaborazione del PIL contribuiscono diversi fattori di produzione. Attraverso l'analisi della produttività multifattoriale, è possibile mostrare quale parte della crescita si rifà al lavoro, quale allo stock di capitale disponibile e quale al fattore residuale, termine che racchiude tutte le altre influenze, in particolare quella, primordiale per la crescita moderna, del Progresso tecnico. Il contributo alla crescita del fattore capitale si dimostra il più stabile ed è sempre stato positivo. Quello del fattore lavoro è stato elevato nei periodi di alta Congiuntura, e basso se non negativo nei periodi di recessione. Quello del fattore residuale è più variabile; comparativamente importante tra il 1890 e il 1929 e ancora tra il 1945 e il 1973, è risultato pressoché trascurabile dopo il 1973. Autrice/Autore: Margrit Müller / vwy 2.3 - Contributo alla crescita dei settori economici Nella seconda metà del XIX sec. l'importanza economica dell'industria crebbe rapidamente, mentre calarono il peso relativo della produzione e l'impiego nel settore agricolo. In Svizzera il settore industriale costituiva attorno al 1900 più del 40% del valore aggiunto lordo e degli impieghi e si mantenne in seguito attorno a quel livello. La quota del settore dei servizi (trasporti, commercio, servizi finanziari, turismo) nel PIL, aumentò rapidamente e sorpassò quella dell'industria già negli anni 1930-40. Dagli anni 1970-80 fino alla fine del sec. la quota dell'industria nel PIL e nell'impiego calò al 30% e quella dei servizi raggiunse i due terzi. Quella dell'agricoltura si riduceva a pochi punti percentuali. Data la struttura duale dell'economia sviz., con talune branche orientate principalmente all'esportazione e altre verso il mercato interno, è necessario distinguere l'apporto delle une e delle altre alla crescita globale, secondo settori e orientamento del mercato. Benché spesso dibattuta nella letteratura, la questione di individuare quale, tra l'economia di esportazione e l'economia interna, sia stata il motore della crescita, non trova una risposta univoca, anche ricorrendo a metodi quantitativi, in ragione di molteplici interferenze. La parte delle branche orientate verso il mercato interno sul totale del valore aggiunto lordo (e quindi della crescita globale) è sempre stata nettamente più elevata rispetto a quella delle branche esportatrici. Ma nei periodi di espansione (1890-1913, 1922-29 e 1945-73) l'economia di esportazione, in confronto alla sua parte nel valore aggiunto lordo, ha stimolato la crescita più dell'economia interna. In compenso durante le due guerre e la grande Crisi economica mondiale degli anni 1930-40 ha subito un forte calo, che il mercato interno ha a volte compensato, a volte lievemente accentuato. La deindustrializzazione iniziata negli anni 1970-80 modificò la dinamica dello sviluppo economico. Da allora la crescita globale ebbe quale principale motore il settore dei servizi e non più l'industria. L'apporto del settore primario alla crescita economica globale è rimasto marginale per tutto il XX sec., salvo durante il primo conflitto mondiale e nell'immediato dopoguerra. 3 - Relazioni tra crescita, tenore di vita e benessere Lo scopo generale dell'economia è mantenere il tenore di vita e aumentarlo, ciò che si misura in genere attraverso il PIL pro capite. Tuttavia il PIL presenta qualche lacuna in quanto misura del benessere. Per esempio non considera come costi i danni ambientali inerenti alla produzione di beni e di servizi. Non tiene poi conto della produzione delle economie domestiche né della riduzione dei tempi di lavoro. Inoltre non include i redditi (benefici di investimenti, remunerazione di lavori) ricevuti dall'estero da persone residenti in Svizzera o versati in Svizzera a persone domiciliate all'estero. Questi redditi transfrontalieri, al saldo netto sempre positivi per la Svizzera, risultano dal reddito nazionale lordo (un tempo Prodotto nazionale lordo). Le carenze del PIL pro capite quale indicatore del benessere non hanno mancato di suscitare controversie a partire dagli anni 1960-70, ma sostanzialmente non è mai stato messo in discussione. Il PIL pro capite può servire da indicatore del benessere (nel senso di qualità) di vita tutt'al più nel quadro di confronti tra Paesi in cui il livello di sviluppo e le condizioni politiche e sociali sono analoghe. In compenso per comparare il tenore di vita di società inegualmente sviluppate e su lunghi periodi, l'indice di sviluppo umano (ISU) creato dall'ONU risulta più appropriato. L'ISU considera, oltre al PIL pro capite, la speranza di vita, la durata della scolarizzazione e l'alfabetizzazione della pop. Da qualche tempo nel quadro di org. intern. (OCSE, URL: http://www.hls-dhs-dss.chI13821.php © 1998-2017 DSS: Tutti i diritti d'autore di questa pubblicazione elettronica sono riservati al Dizionario Storico della Svizzera, Berna. I testi pubblicati su supporto elettronico sono soggetti alla stessa regolamentazione in vigore per i testi stampati. Diritti di uso e norme di citazione (PDF). 3/3 UE) vengono elaborati diversi indicatori sociali, verso i quali si orientano anche i relativi rilievi in Svizzera. Uno dei punti essenziali della critica mossa al PIL pro capite come indicatore del tenore di vita è che esso fornisce dei valori medi, che nulla dicono sulla ripartizione della prosperità. La crescita economica può andare di pari passo sia con una riduzione che con un aumento delle disparità tra gruppi di pop., cant. e regioni. Riferimenti bibliografici Bibliografia – U. Menzel Auswege aus der Abhängigkeit, 1988 – B. Veyrassat «La Suisse sur les marchés du monde», in La Suisse dans l'économie mondiale, a cura di P. Bairoch, M. Körner, 1990, 287-386 – P. Halbeisen et al. (a cura di) Wirtschaftsgeschichte der Schweiz im 20. Jahrhundert, 2012 Autrice/Autore: Margrit Müller / vwy URL: http://www.hls-dhs-dss.chI13821.php © 1998-2017 DSS: Tutti i diritti d'autore di questa pubblicazione elettronica sono riservati al Dizionario Storico della Svizzera, Berna. I testi pubblicati su supporto elettronico sono soggetti alla stessa regolamentazione in vigore per i testi stampati. Diritti di uso e norme di citazione (PDF).