Max Weber (1864-1920) Raymond Aron classifica i lavori di Max Weber in quattro categorie: ◦ Gli studi di metodologia, critica e filosofia; ◦ Le opere propriamente storiche; ◦ I lavori di sociologia della religione; ◦ Il trattato di sociologia generale intitolato Economia e società. Teoria della scienza Per analizzare la teoria weberiana della scienza, si può prendere come punto di partenza la classificazione dei tipi d'azione. ◦ Azione razionale in rapporto a un fine (azione logica di Pareto). E' definita dal fatto che l'autore concepisce chiaramente il fine e combina i mezzi in vista del suo conseguimento (ingegnere, generale); ◦ Azione razionale in rapporto a un valore. Il soggetto agisce razionalmente accettando tutti i rischi, non per conseguire un risultato estrinseco ma per rimanere fedele all'idea che egli è fatta dell'onore (capitano con la nave); ◦ Azione affettiva. E' definita non dal riferimento a uno scopo o a un sistema di valori ma dalla reazione emotiva dell'agente che si trova in certe circostanze (schiaffo); ◦ Azione tradizionale. E' quella dettata da abitudini, costumi, credenze, diventate come una seconda natura. La classificazione dei tipi d'azione determina in una certa misura l'interpretazione weberiana dell'epoca contemporanea. Infatti, per Weber la caratteristica distintiva del mondo in cui viviamo è la razionalizzazione: questa razionalizzazione corrisponde a un ampliamento della sfera delle azioni razionali in rapporto a un fine. Qeesta classificazione, inoltre, è connessa con ciò che secondo Aron costituisce l'anima della riflessione filosofica di Weber, cioè i legami di solidarietà e di indipendenza tra la scienza e la politica. Weber ha riassunto le sue concezioni sull'argomento in due conferenze che hanno per titolo La politica come professione e La scienza come professione. L'azione dello scienziato è un'azione razionale in rapporto a un fine: lo scienziato si propone di attingere proposizioni di fatto, rapporti di causalità o interpretazioni comprensive che siano universalmente valide. Il fine dell'azione dello scienziato è dunque la verità; ma questo fine è stabilito da un giudizio di valore, cioè da un giudizio sul valore della verità dimostrata dai fatti o dagli argomenti universalmente validi. Quindi l'azione scientifica è una combinazione di azione razionali rispetto a un fine e azione razionale rispetto a un valore, quello della verità. La scienza positiva e razionale alla quale Weber fa riferimento costituisce parte integrante del processo storico di razionalizzazione e presenta due caratteri che determinano il significato e la portata della verità scientifica. Questi due caratteri sono: ◦ Oggettività, definita dalla validità della scienza per tutti coloro che cercano questo tipo di verità e dal rifiuto dei giudizi di valore. ◦ Incompiutezza, carattere fondamentale della scienza moderna. Weber non si sarebbe mai richiamato, come amava fare Durkheim, al tempo in cui la sociologia sarà finalmente edificata, né avrebbe mai pensato nei termini di Comte di una scienza giunta a stabilire un quadro chiuso e definitivo delle leggi fondamentali. La scienza moderna è per Weber per essenza in divenire: ignora le proposizioni relative al significato ultimo delle cose, tende verso un fine posto all'infinito e rinnova incessantemente le domande poste alla natura. La scienza è il divenire della scienza. Le scienze della storia e della società hanno la stessa ispirazione razionale della scienze della natura ma ne differiscono in base a tre caratteristiche originali e distintive: ◦ sono comprendenti. Nel campo dei fenomeni naturali, possiamo cogliere le regolarità osservate solamente ricorrendo a proposizioni di forma e natura matematica: la comprensione è dunque mediata, passando per l'intermediario di concetti o relazioni. Nel caso della condotta umana, la comprensione è invece immediata: il comportamento umano presenta un'intelligibilità intrinseca che deriva dal fatto che gli uomini sono dotati di coscienza; ◦ sono storiche. Questo non vuol dire che le scienze che hanno per oggetto la realtà umana abbiano sempre di mira ciò che è avvenuto una volta o si interessino esclusivamente al carattere singolare dei fenomeni; ma poiché intendiamo il singolare, la dimensione propriamente storica assume nelle scienze umane un'importanza e una portata che non può avere nelle scienze della natura. Nelle scienze della realtà umana dobbiamo distinguere due orientamenti complementari: ▪ verso la storia, cioè verso la narrazione di ciò che è unico e non verificherà una seconda volta; ▪ verso la sociologia, cioè verso la ricostruzione concettuale delle istituzioni sociali e del loro funzionamento; ◦ si riferiscono alla cultura. Per Weber, la differenza principale tra scienze della natura e della cultura non sta nell'oggetto né nel metodo, ma negli scopi conoscitivi del ricercatore. Ciò che distingue le scienze della natura da quelle storiche è l'orientamento verso l'individualità caratteristico delle scienze storiche, ovvero il fatto che un determinato oggetto viene studiato non come caso particolare di una legge generale, ma come ente dotato di una propria irripetibile individualità e singolarità; quest'individualità non appartiene alla sostanza o alla struttura in sé dell'oggetto, ma è il prodotto della scelta che la ricerca fa dell'oggetto stesso, isolandolo da un'infinità di altri oggetti reputati relativamente insignificanti. La decisione su ciò che è importante o privo di importanza dipende da una scelta di valori circa ciò che è culturalmente (storicamente e socialmente) significante: “La cultura è una sezione infinita dell'infinità priva di senso del divenire del mondo, a cui è attribuito senso e significato dal punto di vista dell'uomo”. Nelle scienze della cultura, quindi, la conoscenza è subordinata alle domande che lo scienziato pone alla realtà. La storia e la sociologia potrebbero essere concluse solo qualora il divenire umano fosse definitivamente giusto alla sua fine. Le risposte che darà lo scienziato saranno universalmente valide, e le domande orientate legittimamente in base ai suoi interessi o valori. Weber distingue quindi tra: ◦ Giudizio di valore. Sono personali e soggettivi. Il cittadino che considera la libertà politica come qualcosa di essenziale e sostiene che la liberà di pensiero è un valore fondamentale, proferisce un giudizio di valore. Il giudizio di valore è il rapporto pratico con i valori, cioè una presa di posizione valutativo-normativa nei confronti di un oggetto. ◦ Rapporto ai valori. E' il rapporto teoretico con i valori, che permette di delineare, all'interno di una serie infinita di oggetti, quali siano degni di essere conosciuti. E' dunque un processo di selezione tramite cui il ricercatore, sulla base di determinati punti di vista o interessi, sceglie il materiale empirico individuando il campo della propria indagine. Il sociologo della politica metterà la libertà al centro del suo discorso, facendone un concetto in base al quale ritagliare e organizzare una parte della realtà da studiare. Le scienze storico-sociali, dovendo procedere a una selezione del materiale empirico, postulano i valori come criteri di orientamento, ma escludono i valori come criteri di giudizio: qui sta la loro avalutatività, che risiede sia nella difesa dell'autonomia delle scienze storico-sociali da intrusioni etico-politico/metafisico-religioso, sia nella difesa della scienza dalle deformazioni demagogiche dei cosiddetti socialisti della cattedra. In questo modo, Weber risolve l'antinomia per cui lo scienziato che si appassiona all'oggetto della sua ricerca non sarà né imparziale né oggettivo, ma quello che invece non se ne appassiona corre il rischio di non comprendere mai in profondità l'oggetto della ricerca. Bisogna sentire interesse per ciò che gli uomini hanno vissuto per comprenderlo autenticamente, ma bisogna sapersi distaccare dal proprio interesse per trovare una risposta universalmente valida a una domanda ispirata dalle passioni. Storia e sociologia Ogni società ha una sua cultura, ovvero un sistema di credenze e comportamenti; il sociologo cerca di capire come gli uomini abbiano vissuto. Ma le società storiche e sociologiche non sono soltanto interpretazioni comprendenti significati soggettivi dei comportamenti, ma anche scienze causali. Dunque le scienze storiche e sociologiche vogliono insieme spiegare causalmente e interpretare in modo comprensivo. La ricerca causale può orientarsi in due direzioni: ◦ causalità storica, che determina le circostanze uniche che hanno provocato un certo avvenimento; ◦ causalità sociologica, che suppone l'esistenza di una relazione regolare tra due fenomeni, non per forza deterministica ma anche nell'ordine della probabilità e dell'influenza. Il problema della causalità storica è quello della determinazione della parte rappresentata dai diversi antecedenti nella nascita di un evento, e suppone le seguenti fasi: ◦ In primo luogo bisogna costruire l'individualità storica dell'evento di cui si pretende di ritrovare le cause; questo permette di determinare con precisione le caratteristiche dell'evento. ◦ Bisogna poi analizzare il fenomeno storico negli elementi che lo costituiscono. ◦ Poi, se si considera una successione singolare, capitata una volta sola, per giungere a una determinazione causale, si deve supporre con un'esperienza mentale che uno degli antecedenti non si sia verificato o si sia verificato diversamente: “Cosa sarebbe successo se..?”. ◦ Infine, bisogna confrontare il divenire irreali, costruito partendo dall'ipotesi della modificazione di uno degli antecedenti, con l'evoluzione reale, per poter concludere che l'elemento, modificato dal pensiero, fu una delle cause del carattere dell'individualità storica rilevato al principio della ricerca, per arrivare a un giudizio di possibilità oggettiva (causazione adeguata, maratona) Per Weber non esiste racconto storico che non comporti implicitamente domande e risposte del tipo di quelle ora descritte. L'analisi causale storica tende a distinguere quelle che sono state, a un certo momento, l'influenza delle circostanze generali e l'efficacia del tale accidente o della tale persone: questa rappresentazione del divenire storico permetteva a Weber di salvaguardare il senso della grandezza dell'uomo d'azione. Se gli uomini altro non possono essere che i complici di un destino già scritto, la politica è un'attività ben misera. L'analisi della causalità storica sarà tanto più rigorosa quanto più lo storico disporrà di proposizioni generali che permettano sia di costruire le evoluzioni irreali, sia di precisare la probabilità di un certo evento in funzione del tale o tal altro antecedente. Vi è quindi una stretta connessione tra causalità storica e causalità sociologica. Questa teoria della causalità, parziale ed analitica, è una confutazione dell'interpretazione volgarmente data del materialismo storico: esclude che un elemento della realtà sia considerato come determinante gli altri aspetti della realtà, senza essere, a sua volta, influenzato da essi. Il concetto di tipo ideale Questa solidarietà di storia e sociologia appare quanto mai chiaramente nel concetto di tipo ideale. Dunque, le scienze della cultura sono insieme comprendenti e causali, e il rapporto di causalità è, a seconda dei casi, storico o sociologico. Lo storico mira a pesare l'efficacia causale dei diversi antecedenti in un'unica congiuntura; il sociologo cerca di stabilire rapporti di successione che si sono ripetuti o sono suscettibili di ripetersi. Lo strumento principale della comprensione è il tipo ideale. Il concetto di tipo ideale si colloca al punto di confluenza di numerose tendenze del pensiero weberiano. ◦ E' legato al concetto di comprensione, perché ogni idealtipo è un'organizzazione di rapporti intellegibili propri sia di un insieme storico, sia di una successione di avvenimenti; ◦ E' legato inoltre al processo di razionalizzazione, perché la costruzione di tipi ideali è espressione dello sforzo di tutte le discipline scientifiche di rendere intellegibile la materia. ◦ Il tipo ideale si riallaccia inoltre al concetto analitico e parziale della causalità. Permette infatti di cogliere individui o insiemi storici, ma è un modo parziale di cogliere un insieme globale. I tipi ideali non si trovano mai realizzati nella realtà empirica, ma servono come mezzi per intenderla. Sono dei costrutti teorici appositamente predisposti dagli studiosi in sede concettuale. Essi sono legati alla realtà per molti motivi: ◦ In primo luogo, derivano, per astrazione, dal materiale empirico; ◦ In secondo luogo, fungono da modelli in base ai quali la realtà deve essere misurata e comparata; ◦ Inoltre, sono costruzioni metodologiche la cui funzionalità euristica deve essere messa alla prova nel corso della ricerca. Secondo Aron, Weber si riferisce col concetto di idealtipo allo stesso modo a tutti i concetti delle scienze della cultura e alle specie definite di tipi ideali che egli distingue almeno implicitamente. ◦ Con tendenza idealtipica di tutti i concetti utilizzati della scienza della cultura si intende che tutti i concetti più caratteristici di tali scienze comportano un elemento di formalizzazione e razionalizzazione. ◦ Una prima specie è quella dei tipi ideali di individualità storiche, come per esempio il capitalismo o la città occidentale. In questo caso l'idealtipo è la ricostruzione intellegibile di una realtà storica globale e singolare; ▪ globale perché l'insieme di un regime economico è designato dal termine capitalismo; ▪ singolare perché il capitalismo è pienamente realizzato solo nelle società moderne occidentali. ◦ Una seconda specie è quella dei tipi ideali che designano elementi astratti della realtà storica; essi permettono, quando sono combinati, di caratterizzare e di comprendere gli insiemi storico sociali. Questa specie di tipi ideali si pongono a livelli diversi di astrazione. ◦ La terza specie di tipi ideali è costituita dalle ricostruzioni razionalizzanti di comportamenti che hanno un carattere particolare. L'insieme delle proposizioni della teoria economica, secondo Weber, altro non è che la ricostruzione idealtipica del modo in cui i soggetti si comporterebbe se fossero soggetti economici puri. Le antinomie della condizione umana Per quanto riguarda il mondo di valori, mondo dell'azione passata e oggetto della scienza attuale, Weber l'ha trattato in due modi. Da una parte, da filosofo della politica, ha cercato di elaborare delle antinomie dell'azione, dall'altra ha esaminato i diversi atteggiamenti religiosi e l'influenza che esercitano sulla condotta degli uomini, e in particolare sul loro comportamento nella sfera economica. L'antinomia fondamentale dell'azione, per Weber, è quella tra etica della responsabilità e etica della convinzione. ◦ L'etica della responsabilità è quella che deve adottare l'uomo d'azione; ordina di porsi in una situazione, di considerare le conseguenze delle possibili decisioni e di cercare di introdurre nella trame degli eventi un atto che porterà a certi risultati o determinerà certe conseguenze che noi auspichiamo. L'etica della responsabilità interpreterà l'azione nei termini mezzi-fini. Secondo Machiavelli, il cittadino di Firenze preferì la grandezza della città alla salvezza della sua anima. L'uomo di stato, in base all'etica della responsabilità, farà uso di mezzi riprovati dall'etica volgare per realizzare un obiettivo superindividuale che è il bene della collettività. Weber non credeva che si potesse stabilire un accordo tra gli uomini e le società sugli scopi da raggiungere. Ognuno di noi è obbligato a scegliere tra valori incompatibili tra loro: i grandi stati sono dunque stati di potenza impegnati in una lotta permanente, e all'interno di una collettività non esistono misure politiche che non comportino un vantaggio per una classe e sacrifici per un'altra. Le decisioni politiche saranno dunque dettate dai giudizi di valore non suscettibili di dimostrazione (Hobbes). Gli dei dell'olimpo sono naturalmente in conflitto. ◦ L'etica della convinzione incita ciascuno di noi a agire secondo i suoi sentimenti, senza riferimento alle conseguenze. Il pacifista assoluto rifiuta incondizionatamente di portare armi o di uccidere un suo simile. Se pensa di impedire le guerre in questo modo è un ingenuo, ma se non si propone altro scopo che di agire in conformità della sua coscienza, diventa inconfutabile. Gli si può dar torto, ma non dimostrare che sbaglia, perché chi agisce non invoca altro giudice che la sua stessa coscienza. E' dunque chiaro che la morale della convinzione non può essere una morale dello stato. La sociologia della religione Weber cercò di dimostrare che i comportamenti degli uomini nelle diverse società sono intellegibili soltanto nel quadro della concezione generale che gli uomini si sono fatti dell'esistenza. I dogmi religiosi e la loro interpretazione sono parti integranti di tale visione del mondo, ed è necessario comprendergli per comprendere il comportamento degli individui e dei gruppi, e in particolare il libro comportamento economico. L'opera di sociologia della religione più importante di Weber è L'etica protestante e lo spirito del capitalismo. Secondo Weber, il capitalismo si definisce con l'esistenza di imprese che si prefiggono come scopo il massimo del profitto e il cui mezzo è l'organizzazione razionale del lavoro e della produzione. L'unione del desiderio di profitto e della disciplina razionale costituisce storicamente la caratteristica distintiva del capitalismo occidentale. Weber mette in luce il carattere unico di questo spirito del capitalismo, ovvero il fatto che esso sia emerso solo in Occidente e in una definita epoca storica. Non deve essere quindi confuso con l'auri sacra fames, ossia con la bramosia di denaro verso cui gli esseri umani appartenenti a tutte le categorie sociali hanno sempre avuto una naturale inclinazione. Lo spirito del capitalismo è anzi il contrario di questa smodata sete di ricchezza, in quanto razionale e metodico perseguimento del profitto e dell'accumulazione indefinita. Esso, inoltre, per affermarsi deve lottare contro un'altra inclinazione naturale, il tradizionalismo, volto a perseguire il guadagno solo quel tanto che consente di soddisfare abitudini consolidate. Lo spirito del capitalismo è profondamente innovatore rispetto ai modi di vita tradizionali: irrompe sulla scena culturale provocando tensioni e conflitti. Il documento che più da vicino secondo Weber esprime lo spirito del capitalismo è la raccolta di massime che Benjamin Franklin verso la metà del 700 indirizza a un giovane negoziante. In esso Weber non vede solo una predica tecnica su come diventare abile negli affari, ma scorge gli indizi di una configurazione di valori allo stato puro, privi di significati dirittamente religiosi, ed imperniati intorno a due idee principali attorto a cui si organizza una visione del mondo. ◦ La prima idea consiste nel concepire il guadagno come fine in sé, ovvero non come mezzo per raggiungere un fine, ma per essere reinvestito e generare nuovo guadagno. ◦ La seconda idea è quella del dovere professionale, l'idea che il singolo debba sentire un'obbligazione morale nei confronti della sua attività professionale, con il corollario che il successo in questa attività sia non solo un risultato professionale auspicabile, ma anche un indice della virtù morale di chi lo realizza. Fortemente collegato al capitalismo è lo sviluppo della burocrazia. Caratteristiche strutturali: ◦ Essa è l'organizzazione permanente della cooperazione tra un grande numero di individui, ciascuno dei quali esercita una funzione specializzata. ◦ Il burocrate deve fare il suo lavoro in modo del tutto impersonale. ◦ La burocrazia assicura a tutti coloro che lavorano nel suo seno una ricompensa fissata secondo norme, il che esige che disponga di risorse proprie. La differenza tra Marx e Weber è che la caratteristica principale della società moderna e del capitalismo, secondo quest'ultimo, è la razionalizzazione burocratica, che non può non svilupparsi qualunque sia la forma della proprietà dei mezzi di produzione. Per Weber la burocrazia non è una particolarità delle società occidentali: l'Impero cinese, la Chiesa cattolica romana, gli stati europei ebbero burocrazie come ne hanno le imprese capitalistiche moderne di grandi dimensioni. La tesi di Max Weber è che una certa interpretazione del protestantesimo ha creato alcune motivazioni che hanno favorito la formazione del regime capitalistico. Per confermare questa ipotesi, Weber ha svolto le sue ricerche in tre direzioni: ◦ Procede ad analisi statistiche, per rendersi conto che nelle regioni della Germania ove coesistono diversi gruppi religiosi, i protestanti detengono una sproporzionata percentuale della fortuna e delle posizioni economicamente più importante. ◦ Altre analisi mirano a stabilire la conformità, intellettuale o spirituale, tra lo spirito dell'etica protestante e lo spirito del capitalismo. ◦ Infine, Weber ha cercato se, o in quale misura, le condizioni sociali e religiose erano favorevoli o no alla formazione di un capitalismo di tipo occidentale in altre civiltà. In quale misura, dunque, un atteggiamento particolare nei confronti del lavoro, determinato dalle credenze religiose, sarebbe stato il fatto differenziatore, presente in Occidente e assente altrove, capace di spiegare il corso particolare assunto dalla storia dell'Occidente? L'etica protestante a cui Weber si riferisce è essenzialmente la concezione calvinista, che riassume così: ◦ 1. Esiste un dio assoluto, trascendente, che ha creato il mondo e lo governa e che lo spirito finito degli uomini non può cogliere. ◦ 2. Questo Dio onnipotente e misterioso ha predestinato ognuno di noi alla salvezza o alla dannazione senza che, con le nostre opere, noi possiamo modificare il decreto divino già stabilito. ◦ 3. Dio ha creato il mondo per la sua gloria. ◦ 4. L'uomo, sia destinato alla salvezza o alla dannazione, ha il dovere di lavorare per la gloria di Dio e di creare il regno di Dio su questa terra. ◦ 5. Le cose terrestri, la natura umana, la carne, appartengono al mondo del peccato della morte e la salvezza non può essere per l'uomo altro che un dono totalmente gratuito della grazia divina. Tutti questi elementi esistono dispersi in altre concezioni religiose, ma la combinazione di questi elementi è unica. Gli altri studi di sociologia religiosa fatti da Weber sono dedicati alla Cina, all'India e al giudaismo primitivo. Weber in primo luogo si chiede se si può trovare altrove che nella civiltà occidentale un'interpretazione religiosa del mondo che si esprima in un comportamento economico paragonabile a quello con il quale l'etica protestante si è espressa in Occidente. Weber costata che nelle altre civiltà, per esempio in quella cinese, molte delle condizioni necessarie allo sviluppo di un sistema economico capitalistico erano presenti, ma mancava una delle variabili necessarie a tale sviluppo, precisamente quella religiosa. Dunque la rappresentazione religiosa dell'esistenza e il comportamento economico da essa determinato sono state in Occidente una delle cause dello sviluppo di un regime economico capitalistico, e che questo antecedente fu uno di quelli la cui assenza, al di fuori del mondo occidentale, spiega il mancato sviluppo di un simile sistema. Weber cerca inoltre di elaborare una sociologia generale delle relazioni tra le concezioni religiose e i comportamenti economici. Secondo Weber, il concetto di razionalità materiale è caratteristico della rappresentazione cinese del mondo, ma è contraria allo sviluppo del capitalismo tipico. Il fine sarà di lavorare quanto è necessario, ma non di più, per conseguire una felicità o un equilibrio che non ha ragione di modificarsi. Il sorgere del capitalismo esigeva un atteggiamento umano al quale solo un'etica dell'ascesi mondana poteva dare significato. Anche in India è intervenuto un processo di razionalizzazione, che però si è attuata entro una religione ritualistica (elemento fortissimo di conservazione sociale) e nel quadro di una metafisica il cui tema centrale era la trasmigrazione dell'anima. Inoltre, il sistema di caste, basato sul tema della trasmigrazione delle anime, che svalutava il destino riservato ad ognuno nella vita e faceva sperare agli sfavoriti una compensazione della loro sorte attuale in un altra vita, è stato ostacolo fortissimo per lo sviluppo di una forma di capitalismo. Weber considera come concetto fondamentale della religione dei primitivi la nozione di carisma, che è ciò che è fuori dalle cose quotidiane. Il punto di partenza della storia religiosa dell'umanità è dunque un mondo popolato di sacro; il punto d'arrivo è quello che Weber chiama il disincantamento del mondo; il sacro o l'eccezionale è stato cacciato via dal mondo, e il mondo del capitalista è fatto di materia o di esseri a disposizione degli uomini, destinati a essere utilizzati, trasformati, consumati, privati di ogni seduzione carismatica. La forza religiosa e storica ad un tempo che rompe il conservatorismo ritualistico e gli stretti legami tra il carisma e le cose è il profetismo, religiosamente rivoluzionario perché si rivolge a tutti gli uomini e non solo a una minoranza. Le religioni universali etico-profetiche liberano il mondo dai demoni e dagli spiriti, rendendolo disponibile per l'uomo. La seconda tappa del processo è la progressiva secolarizzazione autonomizzazione delle varie attività umane e la progressiva intellettualizzazione del mondo propria della scienza e della tecnica. Per Weber il mondo del disincanto non è il mondo della perfezione realizzata (Comte) ma un modo lacerato, in cui vige uno strutturale conflitto di valori e forme di vita (gabbia d'acciaio). Weber contrappone due atteggiamenti principali: ◦ misticismo; ◦ ascetismo ▪ extramondano; ▪ intramondano; Economia e società Economia e società è insieme un trattato di sociologia generale, una sociologia economica, una sociologia giuridica e una sociologia religiosa. Oggetto di quest'opera è la storia universale. Il suo scopo è di rendere intellegibili le diverse forme di economia, diritto, potere, religione inserendole in un unico sistema concettuale: si propone di far risultare, dal confronto con le altre civiltà, l'originalità di quella occidentale. Secondo Weber, la sociologia è la scienza dell'azione sociale che essa vuol comprendere interpretandola e di cui vuol spiegare socialmente lo svolgersi. I tre termini decisivi sono: ◦ comprendere, ovvero cogliere i significati; ◦ interpretare, cioè organizzare in concetti il senso soggettivo; ◦ spiegare, cioè mettere in luce le regolarità dei comportamenti. L'azione sociale è un comportamento umane, o, in altre parole, un atteggiamento interno o esterno orientato all'azione o all'astensione. Questo comportamento è azione quando il soggetto agente attribuisce alla sua condotta un certo significato. L'azione è sociale quando, per il senso che gli dà il soggetto agente, si riferisce al comportamento di altre persone. L'azione sociale si organizza in relazione sociale, che esiste quando, essendovi più soggetti agenti, il senso dell'azione di ognuno si riferisce all'atteggiamento dell'altro, in modo che le loro azioni siano reciprocamente orientate tra di loro. Perché questo avvenga, è necessario che qualcosa determini la regolarità di tali rapporti sociali: saranno l'usanza, se il rapporto è regolare, e il costume, se l'origine di tale rapporto sociale è una lunga consuetudine che ne ha fatto una seconda natura. La regolarità non è assoluta. Il concetto di ordinamento legittimo interviene in dipendenza di quello di rapporto regolare; la regolarità del rapporto sociale può essere soltanto il risultato di una lunga consuetudine, ma più spesso vi concorrono fattori supplementari: la convenzione o il diritto. L'ordinamento legittimo è convenzionale, quando la sanzione che ne colpisce la violazione è una disapprovazione collettiva; giuridica, quando la sanzione è una costrizione fisica. Gli ordinamenti legittimi possono essere classificati in base alle motivazioni di coloro che vi ubbidiscono: ◦ ordini determinati dall'interesse (razionali rispetto a uno scopo) ◦ ordini determinati dalla religione (azione tradizionale) ◦ ordini affettivi ◦ ordini razionali in rapporto a valori Max Weber passa poi al concetto di lotta. Le società non sono un insieme armonico, ma sono fatte tanto di lotta quanto di accordo. Il rapporto sociale della lotta si definisce la volontà di ognuno dei soggetti agenti di imporre la propria volontà nonostante la resistenza dell'altro (potenza); quando la lotta non implica l'uso della violenza, la chiamiamo concorrenza, e quando è in gioco l'esistenza stessa, selezione. Weber passa poi alla costituzione dei gruppi sociali. Il processo d'integrazione dei soggetti agenti può pervenire alla creazione sia di una società che di una comunità. ◦ Comunità. Il fondamento della comunità è un sentimento di appartenenza provato dai partecipanti, la cui motivazione è tanto affettiva quanto tradizionale; ◦ Società. La motivazione è costituita da considerazione o da legami di interessi. Il processo di integrazione sociale o comunitario si conclude nel gruppo sociale, che può essere aperto o chiuso. Dopo il gruppo viene l'impresa, caratterizzata dall'azione continua di più soggetti agenti e dalla razionalità in vista di un fine. Max Weber definisce poi altri due concetti: ◦ quello di unione, in cui la regolamentazione è accettata consapevolmente e volontariamente dai partecipanti; ◦ istituzione, in cui la regolamentazione è imposta da decreti ai quali i partecipanti devono sottomettersi. In Weber, la potenza è la probabilità che un soggetto agente ha di imporre il suo valore ad un altro, anche contro la sua resistenza. Il potere è la situazione nella quale v'è un detentore del potere o signore che può definirsi per la probabilità di questi di ottenere l'obbedienza da parte di coloro che in teoria gliela devono. La differenza tra potenza e potere è che nel primo caso il comando non è necessariamente legittimo, né la sottomissione è obbligatoriamente un dovere, mentre, nel secondo caso, l'obbedienza è fondata sul riconoscimento da parte di coloro che ubbidiscono, della legittimità degli ordini che gli vengono impartiti. Weber introduce un ultimo concetto, quelli di gruppo ierocratico o sacro: in questo tipo di gruppo, il potere appartiene a coloro che detengono i beni sacri e sono in grado di distribuirli. La sociologia politica di Weber si fonda sulla distinzione concettuale tra l'essenza dell'economia e quella della politica. In concreto è impossibile separare l'azione economica da quella politica: l'azione economica può implicare il ricorso alla forza e quindi comportare una dimensione politica; d'altra parte, qualsiasi azione politica esige un'azione economica, cioè il possesso o la disponibilità dei mezzi necessari a soddisfare alcuni bisogni. L'azione economicamente orientata è quella che, secondo la sua definizione, è in rapporto con la soddisfazione dei desideri di prestazioni di utilità. Questa definizione si applica all'azione economicamente orientata e non all'agire economico. Quest'ultimo indica l'esercizio pacifico di una capacità di disposizioni economicamente orientate. La politica è l'insieme dei comportamenti umani che implicano il potere dell'uomo sull'uomo. I tipo di potere sono tre: ◦ La prima è la legittimità tradizionale, che poggia sulla credenza quotidiana nel carattere sacro della tradizione valida da sempre (es. il potere deriva da Dio), come nell'Ancient Régime (regina). La seconda è la legittimità carismatica, che poggia sulla dedizione al carattere sacro o alla forza eroica o al valore esemplare di una persona. Il leader ha una missione, e i governati si convincono che sia così. Questo è il caso di Hitler, Mussolini, Lenin e Stalin. Questa forma di potere comporta all'origine qualcosa che è fuori dalla pratica quotidiana, ed è quindi precaria, perché gli uomini non possono vivere troppo a lungo fuori dall'usuale. Una volta morto il portatore del carisma, si pone il problema della successione. A volte può esserci la ricerca organizzata di un nuovo portatore del carisma (teocrazia tibetana tradizionale); a volte il capo può scegliere il successo; a volte il potere carismatico può diventare tradizionale. Infine c'è la legittimità legale-razionale che poggia sulla credenza nella legalità degli ordinamenti statuiti (per esempio la Costituzione), e sul diritto al comando di coloro che sono chiamati dal popolo a governare; è una legittimità moderna, democratica ed impersonale (esattore). Questa tipologia del potere permette a Weber di entrare in una casistica concettuale dei tipo di potere. Partendo dalla nozione di potere razionale, analizza i caratteri dell'organizzazione burocratica; partendo da quella di potere tradizionale, ne segue lo sviluppo e la progressiva differenziazione (gerontocratico, patriarcale, patrimoniale).