Fitoterapici immunostimolanti Diverse piante presentano la

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Fitoterapici immunostimolanti
Diverse piante presentano la caratteristica di essere rimedi utili nell’aumentare la
risposta immunitaria umana, proteggendo l’organismo dalle aggressioni esterne.
Echinacea (E. angustifolia, E. purpurea, E. pallida)
E’ una pianta originaria del Nord America appartenente alla famiglia delle
Asteraceae, proposta per varie applicazioni mediche, come risultato di molteplici
attività antimicrobiche ed immunomodulanti. Il fitocomplesso (radice e parti aeree)
presenta una frazione polifenolica, costituita da derivati dell’acido caffeico
(echinacoside, ac. cicorico, ac. clorogenico, ac. clorico); una frazione lipofila,
costituita da un olio essenziale ricco di composti poliacetilenici e diverse Nisobutilamidi (echinaceina); una frazione polisaccaridica, costituita da polisaccaridi
ad alto peso molecolare (arabinogalattani, fruttani, eteroxilani e xiloglucani). Sono
presenti inoltre, acidi grassi, flavonoidi, acido oleico, linoleico, palmitico,
sesquiterpeni
e
alcaloidi
pirrolidinici. L’attività
terapeutica
dell’Echinacea
comprende la stimolazione della risposta immunitaria, l’azione antibattericaantivirale soprattutto sulle vie respiratorie, l’azione cicatrizzante e l’azione
antiflogistica (prostatiti, uretriti e patologie uro-genitali), inoltre presenta un’azione
ACTH simile. Il meccanismo d’azione è molto complesso e secondo studi clinici
sembrerebbe sia dovuto ad un aumento dell’attività dei fagociti (macrofagi e linfociti
umani) e della liberazione di TNF. L’Echinacea pallida presenta una più spiccata
azione antivirale. L’azione dell’echinacoside è particolarmente evidente sullo
Staphylococcus aureus e in misura minore anche sull’Escherichia coli e sulla
Pseudomonas aeruginosa. L’estratto alcolico di E. angustifolia ha dimostrato in vitro
un’azione inibitoria nei confronti del Trichomonas vaginalis. Il fitocomplesso di
Echinacea è utilizzato per cicli della durata di alcune settimane per più volte all’anno,
utile per prevenire le infezioni, come il comune raffreddore o l’influenza ed infezioni
genito-urinarie. L’Echinacea potrebbe causare epatotossicità e quindi non dovrebbe
essere usata con altri farmaci epatotossici, quali gli steroidi anabolici, amiodarone,
metotressato e chetoconazolo. Inoltre non dovrebbe essere somministrata insieme ad
immunosoppressivi (ad es. corticosteroidi e ciclosporina). Studi clinici hanno
documentato la sua azione inibitrice nei confronti dell’isoenzima CYP3A4. A tal
proposito è sconsigliata l’associazione con l’etoposide, principio attivo citotossico,
inibitore della topoisomerasi II, utilizzato nel trattamento del cancro del polmone, in
quanto viene metabolizzato dal CYP3A4. L’Echinacea avrebbe infatti contribuito a
causare una trombocitopenia profonda in alcuni pazienti trattati con etoposide. E’
necessario quindi evitare di associare l’Echinacea con altri farmaci chemioterapici
che sono substrati del CYP3A4. E’stata inoltre evidenziata l’azione inibitrice
dell’Echinacea nei confronti del CYP1A2 e del CYP2C9 se somministrata ad alte
dosi. Anche se non sono ancora chiari gli effetti citotossici dell’Echinacea sulle
cellule tumorali, ci sono studi clinici che dimostrano il suo utilizzo nella terapia
antitumorale. Sembrerebbe infatti che l’estratto etanolico dei fiori di Echinacea con il
loro principale composto, l’acido cicorico, avesse effetti su cellule umane di cancro
del colon (Caco-2 e HCT-116). Sono stati esaminati gli effetti citotossici di estratti di
fiori di Echinacea e acido cicorico sulla vitalità cellulare, l'attività della telomerasi,
frammentazione del DNA, β-catenina, caspasi-9, e scissione di poli-ADP-ribosio
polimerasi (PARP) di cellule umane del cancro del colon. Il trattamento con acido
cicorico riduce l’attività della telomerasi in cellule HCT-116. Inoltre, l'acido cicorico
ha efficacemente indotto l'apoptosi nelle cellule tumorali del colon, caratterizzate
dalla frammentazione del DNA, l'attivazione della caspasi-9, il clivaggio di PARP e
la sottoregolazione di β-catenina. L’Echinacea è considerata una pianta non tossica.
Tuttavia, in rari casi, è stata associata a reazioni allergiche che possono essere anche
gravi. Le reazioni allergiche sono rare, ma i pazienti con allergia o asma devono
valutare attentamente il suo utilizzo. Sono stati riportati anche frequenti disturbi
gastrointestinali. Anche se vi è una grande quantità di dati che indaga sull'efficacia
dell’Echinacea, sulla sua sicurezza e sul monitoraggio degli eventi avversi. L’uso di
Echinacea per un breve periodo è associato a un profilo di sicurezza relativamente
buono, con un leggero rischio di eventi avversi transitori e reversibili. Inoltre durante
la gravidanza è sconsigliato il suo utilizzo, in quanto ad alte dosi, può avere effetti
tossici sull’apparato riproduttivo, causando infertilità. L’Echinacea purpurea è stata
associata a diversi effetti indesiderati oculari. Inoltre l’effetto collaterale più comune
è
la
sensazione
di
sapore
sgradevole
dopo
somministrazione
orale.
Astragalo (Astragalus membranaceus)
L’Astragalo è una pianta perenne appartenente alla famiglia delle Leguminosae,
tipica della medicina tradizionale cinese e impiegata da sempre per la sua azione
tonica e rafforzante. La droga dell’Astragalo è costituita dalla radice di Astragalus
membranaceus (Fisch) Bge e Astragalus membranaceus var. mongholicus (Bge). Le
radici contengono saponine triterpeniche (astragalosidi I, II, III, IV, V, VI, VII,
isoastragalosidi I, II e polisaccaridi (astragalano e astraglucano). Inlotre sono presenti
flavonoidi (isoflavoni, isoflavani e pterocarpani), amine biogene (colina, betaina e
GABA). L’azione dell’Astragalo si esplica attraverso l’attivazione del RES,
l’induzione di α- e γ- interferone, l’aumento dell'attività delle cellule T-helper e
dell'attività chemiotattica dei macrofagi, l’inibizione della transcriptasi inversa dei
retrovirus e della DNA polimerasi. L’Astragalo stimola il sistema immunitario e la
sua azione è dovuta ad una aumento dell’attività dei linfociti T- dipendenti, dovuta ai
polisaccaridi presenti nella droga che incrementano l’attività fagocitosica a livello del
sistema reticolo-endoteliale. E’ stata dimostrata una forte attività anti-infiammatoria,
ipotensiva, vasodilatatrice e spasmolitica. Un studio clinico ha chiarito l'effetto
antinfiammatorio dell’Astragalo sulle vie aeree dopo aver stimolato l’asma allergico
nei topi con ovoalbumina (OVA). L’estratto di Astragalo ha attenuato
l’infiammazione polmonare, l’iperplasia delle cellule caliciformi e l’iperattività
bronchiale nell’asma indotto da OVA, con diminuzione di eosinofili e linfociti nel
liquido di lavaggio broncoalveolare. Inoltre, il trattamento estratto Astragalo ha
ridotto l’espressione degli iniziatori allergici chiave (TH2) associati a citochine
(interleuchina 4, interleuchina 5). E’ stato quindi riconosciuto un potenziale
terapeutico dell’ estratto di Astragalo nel trattamento dell'asma, vista la sua azione
inibitrice nei confronti
dell'espressione del pathway di NF-kB. L’efficacia di
Astragalo nelle malattie virali respiratorie supporta il suo utilizzo clinico, soprattutto
durante l’inverno, riducendo l’incidenza e il decorso delle malattie da
raffreddamento. Studi clinici hanno dimostrato l’aumento dei livelli di IgA e IgG in
pazienti trattati per due mesi con somministrazione orale dell’estratto. Sono stati
esaminati gli effetti e il meccanismo dell’Astragalo nella migrazione dei macrofagi e
nel rilascio di mediatori della risposta immunitaria, attraverso lo studio dell’aumento
dell’attività nei macrofagi dell’eparanasi (HPA), della migrazione cellulare, dei livelli
di mRNA e della secrezione di IL-1β e TNF-α. Nei pazienti affetti da neoplasie
l’Astragalo aumenta l’attività immunitaria, ripristinando la funzionalità delle cellule
T depresse. Un ruolo importante è giocato dai polisaccaridi contenuti nell’Astragalo
(APS) che presentano forti proprietà immunomodulanti. Uno studio scientifico ha
impiegato APS come adiuvante del virus dell’epatite B (HBV), dimostrando la sua
capacità di aumentare l’HBsAg-specifica e l’attività dei proliferazione delle celluleT.
APS potrebbe anche indurre CD4 (+) a produrre IL-4, IL-2 e IFN-γ e migliorare
l’espressione di CD8 (+). Oltre all’azione immunostimolante, l’Astragalo risulta
essere un candidato per proteggere la pelle dall’infiammazione indotta da raggi UVB
e dal fotoinvecchiamento.
Dal momento che è stato evidenziata la capacità
dell’Astragalo di aumentare il rischio di emorragie se usato contemporaneamente ad
anticoagulanti (warfarin, eparina, clopidogrel e alcuni FANS). Gli esperimenti su
animali e i dati di laboratorio hanno dimostrato l’interazione dell’Astragalo con βblocccanti, sedativi, ipnotici, colchicina, efedrina, alcaloidi della Rauwolfia e Sali di
calcio. Inoltre è stata evidenziata la capacità dell’Astragalo di aumentare gli effetti
dell’aciclovir e di ridurre gli effetti della ciclofosfamide. Farmaci antidiabetici o
insulina possono interferire con i preparati di Astragalo. Pertanto è da evitare la
cosomministrazione anche con piante che possono alterare la glicemia (Melone
amaro e Gymnema) o che possono interferire da un punto di vista emocoagulativo
(Panax, Gingko e Aglio).
Uncaria: (Uncaria tomentosa)
Pianta appartenente alla famiglia delle Rubiaceae, originaria della foresta
amazzonica, ma conosciuta in Perù con il nome “artiglio del gatto”, dotata di
proprietà immunomodulanti, antinfiammatorie e antiossidanti. La droga è contenuta
nella corteccia, presente nella varietà bianca, gialla (più ricca di principi attivi) e
rossa. L’azione immunostimolante è dovuta ad alcaloidi pentaciclici (mitrafillina,
isomitrafillina, spiciofillina, uncarina, pteropodina, isopteropodina). Un altro
chemiotipo di Uncaria produce principalmente alcaloidi tetra ciclici, dotati di attività
ipotensiva e sedativa, che antagonizzano l’azione immnunostimolante dei
pentaciclici. I glucosidi triterpenici dell’acido quinovico presentano attività
antinfiammatoria in vivo e antivirale in vitro; i polifenoli (epicatechine e
procianidine) hanno attività antinfiammatoria e antiossidante, contribuendo all’azione
immunostimolante. La mitrafillina è il principale alcaloide ossindolico pentaciclico
presente nell’estratto cloroformico della corteccia. Presenta un’attività nei confronti
delle citochine coinvolte nel processo infiammatorio ed è stata studiata sia in vitro
che in vivo, inibendo circa il 50% del rilascio di interleuchine (1α, 1β, 17 e TNF-α).
Presenta un’azione simile al desametasone e riduce di circa il 40% la produzione
dell’IL-4. L’Uncaria aumenta la capacità di attivare le cellule NK e i macrofagi. Studi
clinici hanno analizzato il potenziale immunostimolante dell’estratto acquosoetanolico di Uncaria sulla progressione del diabete immuno-mediato. L'estratto,
inafatti, modula la produzione di Th1 e Th2, con aumento dei livelli di IL-4 e IL-5.
L’Uncaria può essere utilizzata come antiossidante, viste le sue proprietà antiapoptotiche, migliorando la riparazione del DNA. In un recente lavoro, è stato
dimostrato che estratti di Uncaria tomentosa inibiscono la via di segnalazione delle
MAP chinasi e alterano l’espressione delle citochine, aumentando l'espressione di
IL-1β e inibendo l'espressione di TNF-α. Inoltre è stato studiato un “effetto
contraccettivo”degli estratti di Unaria, in quanto determinano modificazioni
istologiche a livello epiteliale dal parenchima dell’utero e delle ovaie in ratti con
endometriosi. Altre ricerche hanno dimostrato l’efficacia dell’Uncaria nelle
disfunzioni gastrointestinali e nella prevenzione di alcuni tumori. Gli estratti acquosi
di Uncaria tomentosa privati di alcaloidi indolici hanno mostrato in vitro di indurre
apoptosi e di inibire la proliferazione di cellule tumorali e in vivo di migliorare la
riparazione del DNA, la risposta mitogenica e globuli bianchi. Le ricerche in vitro,
hanno evidenziato la capacità inibente dell’Uncaria nei confronti del CYP3A4 e di
conseguenza la possibilità di aumentare l’emivita e i livelli sierici di farmaci che
vengono metabolizzati da questo isoenzima, come ad esempio, inibitori non
nucleosidici della trascrittasi inversa, inibitori delle proteasi, alcune benzodiazepine e
la ciclosporina.
Bibliografia:
Testi
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