Famiglia – lavoro: possibilita di rilancio del Paese

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Comunicato stampa
“Famiglia – lavoro: possibilita di rilancio
del Paese”
Si è tenuto nelle scorse settimane il tradizionale seminario Nazionale del Mcl di Senigallia, che,
quest’anno, aveva come tema “Lavoro e famiglia, armonizzare valori in conflitto”
Ha aperto il lavori il nostro Presidente Nazionale Mcl Dott. Carlo Costalli che ha esordito
esclamando: ““La società di oggi ha più bisogno di famiglia di quella di ieri” e di seguito, al centro,
la famiglia. La relazione tra vita familiare e vita lavorativa “è complessa” perché “spesso le
conseguenze di un lavoro precario, insoddisfacente o, peggio, la disoccupazione, hanno
ripercussioni nella vita familiare e sociale. La relazione familiare - ha proseguito - è infatti il primo
luogo su cui si scaricano gli effetti della crisi e l’incertezza esistenziale, ma anche quello in cui le
persone trovano le motivazioni per ripartire”. Secondo Costalli, “per favorire la crescita economica
e demografica dell’Italia, oltre alle liberalizzazioni, ad un fisco più leggero per imprese e lavoro, ad
incentivi per la ricerca e l’innovazione, un aspetto fondamentale è rappresentato dal lavoro
femminile”, che produce ricchezza economica e relazionale. Pertanto, ha concluso, “le misure di
protezione sociale vanno reinventate, sulla base di criteri che abbiano al centro la famiglia”.
Quelle responsabilità ineludibili. Di “binomio inscindibile tra famiglia e lavoro” ha parlato, subito
dopo, monsignor Francesco Rosso, assistente ecclesiastico del Mcl, e in questo senso, ha
specificato, “la Settimana sociale che si tiene in questi giorni può intervenire nella vita di ciascuno,
con proposte e strade da percorrere per ognuno di noi”. Il vicepresidente Mcl, Noè Ghidoni, ha
evidenziato il bisogno di “riprogettare un nuovo cammino e studiare nuove forme di impegno” in un
contesto caratterizzato da “tensione sociale” provocata dalla “turbolenza politica irrazionale e
destabilizzante” e dalla “situazione drammatica in Siria”. Essere cristiani comporta, così,
“responsabilità ineludibili: lavoratori e famiglie hanno bisogno di aiuti per quanto riguarda il fisco,
la casa. La storia, quella vera, - ha aggiunto Ghidoni nel suo intervento -, passa attraverso i poveri,
che il mondo non prende in considerazione, ma sono loro che tengono insieme il tessuto sociale”.
Subito dopo si sono succeduti gli interventi più importanti della prima giornata del seminario del
Mcl con Mons. Giuseppe Pennisi, Arcivescovo di Monreale e membro del Comitato scientifico
delle settimane sociali il quale ha esordito come Sulla famiglia “soggetto di comunità cristiana e
civile. La famiglia, per mons. Pennisi, “non è un’istituzione astratta ma una comunità protagonista: i
coniugi cristiani sono cooperatori della fecondità della madre Chiesa”. Se “ciascun essere umano è
in sé relazione di amore” e “nel cuore dell’uomo vi è un’insopprimibile esigenza di amare ed essere
amato”, la famiglia è il “luogo naturale voluto da Dio dove l’uomo può vivere la sua vocazione
all’amore”. Monsignor Pennisi ha poi sottolineato “l’inscindibilità dei tre misteri del matrimonio: la
differenza sessuale, la relazione di fedeltà, la fecondità aperta alla generazione di una nuova vita”.
Famiglia, unicum insostituibile. “Prima scuola delle virtù sociali, la famiglia si apre ad altre
famiglie e alla società, con cui può entrare in tensione”, ha spiegato l’arcivescovo di Monreale. A
causa, ad esempio, “del lavoro non stabile e ingiustamente remunerato”, o del lavoro delle donne,
che “fanno una spola affannosa tra casa e lavoro” per “contribuire al benessere della società anche
con la cura di bambini, anziani, malati cronici”. Per superare la crisi demografica, ha aggiunto
mons. Pennisi, occorre fornire “aiuto alla famiglia nel suo compito di apertura e custodia della vita,
incentivare la responsabilità genitoriale e il dialogo con i figli, promuovere alleanze educative e il
riconoscimento dell’autonomia scolastica”. Se “senza lavoro non è possibile la vita della famiglia”,
l’invito è a “promuovere politiche che abbiano le famiglie come obiettivo. È urgente che lo Stato e
le istituzioni pubbliche centrali e locali studino strategie opportune per tutelare le famiglie, unicum
insostituibile: solo nel suo riconoscimento completo - ha concluso - è possibile la realizzazione del
bene comune”.
E’ intervenuto in seguito Stefano Zamagni, docente di economia dell’Università di Bologna che ha
esordito come armonizzare, non conciliare “essendo ora in crisi irreversibile il welfare state che, pur
nel suo universalismo, si rivolgeva all’individuo, si avvicina il welfare comunità, che non può fare a
meno della famiglia”. Per una diversa politica della famiglia occorre “smettere di pensarla come
luogo degli affetti, perché allora chiunque provi affetto è famiglia, e non è così; considerare la
famiglia preesistente allo Stato, generatrice di capitale umano, sociale e relazionale”. Se il 25 per
cento del Pil è generato dalle famiglie, con la crisi quelle italiane hanno perso 3,3 per cento del
reddito disponibile, mentre in Francia hanno guadagnato il 2,2. Si fa strada sempre più il concetto di
“cittadinanza familiare”, e tra famiglia e lavoro è necessario operare “non una conciliazione ma
un’armonizzazione”. Inoltre, per Zamagni “non è possibile difendere famiglia senza difendere il
matrimonio, perché se va in crisi il matrimonio va in crisi la famiglia. Bisogna pertanto, decidere se
il matrimonio è unione o unità: la prima si può ottenere per via contrattuale, il matrimonio non
possiamo ridurlo a quel livello”. Infine, “a costo zero per lo Stato è possibile introdurre il distretto
famigliare, che consente la sussidiarietà circolare, ossia l’interazione nella progettazione dei servizi,
istituire il marchio famiglia e aprire al crowdfunding”.
Nella seconda giornata dei lavori sono intervenuti Mons. Giuseppe Orlandoni Vescovo della
Diocesi ospitante dell’Assise Mcl che, nel suo intervento, dopo aver fatto un caloroso saluto con gli
“onori di casa” ha parlato di un profondo rinnovamento. Dopo avere sottolineato “il fallimento dei
modelli di sviluppo e il deprimente spettacolo della politica nazionale, si è chiesto “dove sono i
cattolici che intendono far sentire la propria voce e offrire un contributo al bene comune”. Le
comunità cristiane, ha proseguito, si devono “riappropriare del pensiero sociale cristiano, occorre
che le aggregazioni si convincano della possibilità di trovare nella dottrina sociale della Chiesa non
la ricetta per risolvere i problemi sociali del Paese ma la forza per affrontare i problemi della
società”. Il vescovo ha auspicato un “profondo rinnovamento della mentalità nel pensare la famiglia
non come problema di natura e competenza confessionale ma come risorsa, vero e proprio soggetto
sociale, riconosciuta da tutti, credenti e non”. Urgono, ha aggiunto, “politiche che riconoscano alla
famiglia il ruolo di perno sussidiario e non sostitutivo degli ammortizzatori sociali”. Per Mons.
Orlandoni, è incomprensibile che “nel peso fiscale non si tenga conto dei carichi familiari, ed è
pertanto indispensabile una riforma fiscale” che garantisca “maggiore equità e ponga attenzione alla
composizione e alle responsabilità dei nuclei familiari”.
Di Valori strettamente intrecciati. Un quadro della percezione, tra i nostri connazionali, dei valori in
analisi è stato offerto da Giancarlo Rovati, direttore del dipartimento di sociologia dell’Università
Cattolica di Milano. Le donne “danno importanza al lavoro in un’età più precoce dei maschi,
mentre l’indice di centralità del lavoro, che per un quarto degli italiani è alto, risulta maggiore per
chi ha oltre 65 anni e ha vissuto un’esperienza in cui il lavoro era quasi totalizzante in rapporto allo
stato di necessità”. Se “avere una laurea fa la differenza del 25% in termini di guadagno, ma solo
nel tempo, nel 78% dei casi i laureati sono i primi in famiglia a conseguire il titolo di studio
universitario: l’istruzione è ancora un ascensore sociale”. La famiglia, dal canto suo, è “molto
importante per il 91% degli italiani, e raggiunge importanza massima per le donne in età adulta”.
Quanto al matrimonio, “per il 76% non è sorpassato. L’orientamento alla parità tra le mura
domestiche vale per i due terzi degli italiani: c’è accordo sul lavoro per entrambi i coniugi, su
lavoro e indipendenza delle donne, e sul fatto che si può essere buone lavoratrici e buone madri”.
Famiglia e lavoro, ha concluso Rovati, sono “strettamente intrecciati: la famiglia in cui si nasce è
importante per il lavoro che si andrà a fare. In questo contesto, le reti virtuali costituiscono un modo
per abbattere la povertà delle proprie reti e attingere a opportunità altrimenti non immediatamente
accessibili”.
Per Antonio di Matteo, Vice Presidente Nazionale Mcl che ha coordinato i lavori della seconda
giornata dei lavori Un’alleanza trasversale. “Leggere i tempi, anticipare gli eventi, creare
condizioni favorevoli perché il lavoro sia centrale”, in una “prospettiva di grande speranza”, sono le
priorità per Antonio Di Matteo, vicepresidente nazionale del Mcl.
Chiudendo i lavori del Seminario il Presidente Nazionale Mcl ha esclamato come secondo Natale
Forlani, direttore generale del ministero del Lavoro, “il tasso di occupazione è la prima risposta che
le politiche europee devono affrontare. Diversamente da quanto avveniva nella fase industriale, la
fecondità delle donne è alta laddove esse partecipano al mercato del lavoro e la quantità di
occupazione femminile dipende dai servizi disponibili”. La spesa di sostegno alle famiglie, ha
proseguito, “in Italia è molto bassa, la metà della media europea, poco più del 2% di Pil rispetto al 5
europeo. I due terzi delle risorse pubbliche destinate al welfare finiscono in spese pensionistiche:
come mai la famiglia, così importante, è fuori dall’agenda politica? Occorre - ha concluso –
un’alleanza trasversale su temi e vantaggi che bisogna dare a chi cura gli anziani e fa crescere i
bambini”.
“La società di oggi ha più bisogno di famiglia di quella di ieri” in un contesto come quello attuale,
dove “la crescita e l’occupazione sono le priorità assolute: per questo nella legge di stabilità
dobbiamo fare un passo concreto verso l’abbattimento del cuneo fiscale, perché il rischio è che ci
sia una graduale ripresa senza un reale aumento dell’occupazione”. Servono da parte del governo
“riforme per portare definitivamente fuori dai problemi economici il Paese”.
Ancora una volta una testimonianza concreta di Mcl di Movimento di testimonianza evangelica,
come recita il proprio Statuto e come testimonia ogni giorno concretamente nella propria opera.
Umberto Morelli
Presidente Prov.le Mcl Piacenza
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