INTRODUZIONE
La storia delle dottrine politiche può essere studiata secondo due metodi
diversi: metodo astratto e metodo concreto.
Il metodo astratto si può considerare il più comune. Esso consiste nel
considerare la storia delle dottrine politiche come lʼanalisi del pensiero politico
di una determinata serie di pensatori cronologicamente concatenati lʼuno
allʼaltro. È lo studio cioè del pensiero di alcuni uomini isolati. Ma questo studio,
se risulta utilissimo per conoscere quello che hanno pensato Platone, Aristotele,
San Tommaso, Kant, Hegel sul problema della famiglia, della proprietà o dello
Stato, non serve a penetrare il vero spirito del pensiero politico di una
determinata epoca. I pensatori, sia pure grandissimi, non sono uomini isolati, il
cui pensiero sia stato creato quasi magicamente dal loro grande ingegno. Essi
stessi con il loro pensiero rappresentano lʼespressione di un determinato modo
di pensare di una determinata epoca, di una particolare cultura. È la loro
espressività che costituisce la loro grandezza, e dunque il loro pensiero non può
essere esattamente inteso se non nellʼambito della cultura a cui appartengono.
Perciò è assurdo cercar di tracciare una specie di linea descrittiva del
pensiero politico attraverso questi grandi pensatori. Certo, Aristotele ebbe una
sua teoria della proprietà, come pure Locke a distanza di secoli, e così pure
Marx ancora più avanti nel tempo, ma queste tre teorie, tanto per fare un
esempio, sono assolutamente incomparabili, perché ognuna di esse trova la sua
ragion dʼessere in una situazione politica, economica, sociale e culturale
assolutamente peculiare, assolutamente diversa da quella in cui operarono gli
altri pensatori. [...]
Per intendere la storia del pensiero politico è necessario intender in primo
luogo lʼuniverso che ha reso possibile una simile storia. Questo significa che il
passaggio da un pensatore allʼaltro, da una teoria allʼaltra, devʼessere inteso
come passaggio da una situazione storica ad unʼaltra, da una situazione politica
ad unʼaltra, da una situazione culturale ad unʼaltra. Ecco così contrapporsi al
metodo astratto il metodo concreto, per il quale le dottrine politiche si studiano
nel rapporto in cui si trovano con un determinato periodo storico ed una
particolare situazione economica, politica, morale, sociale. [...]
Il vero problema al quale le diverse dottrine politiche cercano di
rispondere è quello della società politica (e in particolare, nellʼetà moderna,
dello Stato). [...] Il vero problema della società politica è quello del potere. [...]
Ogni società politica ci presenta questo fenomeno: un gruppo di individui che
comanda a tutti gli altri. [...] Non vi è società politica senza che un gruppo di
uomini sia emerso dalla massa e si sia posto ad esercitare il potere su altri
uomini. È un fatto inaudito, ma caratteristico: la vita sociale non si regge se non
si instaura questo rapporto, se non vi è chi comanda e chi obbedisce. [...] Le
dottrine politiche servono a giustificare il potere. [...]
Il fatto del potere può essere giustificato da diversi punti di vista o,
meglio, secondo diverse prospettive. Ed ecco così aprirsi la possibilità di una
classificazione delle dottrine politiche [...] a seconda che questa giustificazione
venga attuata sul piano reale o su quello ideale, a seconda che essa concerna il
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fatto del potere come è o come dovrebbe essere. Dottrine politiche realistiche e
dottrine politiche idealistiche.
Indipendentemente da questa prima e fondamentale classificazione, le
dottrine politiche si possono distinguere in relazione al contenuto della
giustificazione che esse danno al potere. Da questo punto di vista esse si
possono inquadrare in tre principali categorie. Quella delle dottrine teocratiche,
per le quali il fondamento del potere politico è da ricercarsi in un fattore di
carattere religioso (in questa categoria vi possono ad es. far rientrare le dottrine
politiche degli Ebrei e di quasi tutti gli antichi popoli orientali, nonché una
parte di quelle medioevali); quella delle dottrine che si potrebbero definire
volontaristiche, in quanto ravvisano il fondamento del potere nel consenso più o
meno esplicito del popolo (in questa categoria rientrano tutte le dottrine che si
basano sul principio della sovranità popolare, come per es. una parte delle
dottrine dellʼantichità classica e quelle formulate dalla Scuola del diritto
naturale); ed infine la categoria delle dottrine che si potrebbero definire
utilitaristiche, per le quali il fondamento del potere è da ravvisarsi nellʼutile di
una particolare classe o gruppo sociale (e qui il pensiero corre alle dottrine dei
Sofisti ed a quelle di derivazione marxista).
Il problema unitario che sta a fondamento della storia delle dottrine
politiche e ne costituisce, per così dire, il filo conduttore, è dunque quello della
giustificazione del potere. Allora si può anche comprendere come una storia
delle dottrine politiche che voglia seguire il metodo concreto non possa
prescindere da unʼanalisi della struttura sociale, culturale ed economica che
lʼorganizzazione del potere trova nellʼambito delle singole culture. La linea di
sviluppo di una storia delle dottrine politiche deve perciò coincidere con la linea
di sviluppo dellʼorganizzazione politica.
Occorre prendere posizione tra due diverse interpretazioni e metodologie.
Da un lato, quella che concepisce la storia come una progressione ideale e
che conseguentemente valuta le varie fasi dello sviluppo storico in relazione
allʼorizzonte culturale dal quale lo storico prende le mosse, che rappresenta la
concezione astratta alla quale finisce con lʼapprodare la prospettiva storicistica
Dallʼaltro, quella che concepisce la storia come un susseguirsi di cicli culturali
chiusi, incomparabili nella loro individualità, ed il cui nesso è costituito da un
periodo di crisi in cui la dissoluzione di un ciclo pone le premesse per un ciclo
nuovo: è la concezione concreta già intravvista dagli Stoici e teorizzata, tra gli
altri, in età contemporanea, da Oswald Spengler.
Noi riteniamo più esatta questa seconda interpretazione e pertanto
svolgeremo il presente lavoro da questo punto di vista, studiando le dottrine
politiche in relazione alla peculiare problematica politica ed alle conseguenti
strutture a cui ogni ciclo storico o, se si vuole, culturale ha dato luogo, nella sua
incomparabile individualità.
[Introduzione del Compendio di Storia delle dottrine politiche di E. OPOCHER - F.
TODESCAN, Cedam, Padova 2012, pp. 1-5].
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