Le imposte sui consumi
Efficienza delle imposte
sui consumi
Le imposte sui consumi:
efficienza
• Due tipologie di imposte sul consumo:
 imposta ad valorem=proporzionale al prezzo del
bene;
 imposta specifica=proporzionale alle quantità
consumate del bene.
 Consideriamo gli effetti di un'imposta ad
valorem sulla scelta di un consumatore tra due
beni (x e y).
 Il ragionamento è del tutto simile a quello fatto
analizzando le conseguenze della modifica di un
prezzo.
Scelta di consumo tra due beni
senza imposte
• L’individuo cerca di massimizzare la propria
utilità.
• Il consumo di entrambi i beni dà all’individuo
un’utilità, che è decrescente all’aumentare della
quantità di bene disponibile.
• La forma delle curve di indifferenza è quella
consueta: sostituire un bene con un altro è
costoso quando il bene sostituito è disponibile
in quantità limitate, molto meno quando il bene
sostituito è relativamente abbondante.
• Il punto di ottimo si ottiene alla tangenza tra la
curva di indifferenza e il vincolo di bilancio.
Vincolo di bilancio senza imposte
• Il vincolo di bilancio è dato da
pxx+pyy=R
dove px è il prezzo di x e py è il prezzo di y (x e y
indicano anche le quantità di bene), R è il
reddito a disposizione.
• Il vincolo di bilancio ha quindi intercette
 se x=0, pyy=R e y=R/py;
 se y=0, pxx=R e x=R/px
Vincolo di bilancio senza imposte
y
R/py
y
R/ p
y
( p / p )x
x
y
px
py
R/px
x
Vincolo di bilancio senza imposte
y
E1 è scelta senza imposte:
x1 di consumo di x
y1 di consumo di y
E1
y1
px
py
X1
x
Scelta di consumo tra due beni
con imposta ad valorem
• Analizziamo le scelte di consumo quando:
 il prezzo del bene x rimane invariato
 il prezzo del bene y diventa
p’y= py(1+t)
dove:
-p’y=prezzo al lordo dell’imposta
-py=prezzo al netto dell’imposta
-t= aliquota dell’imposta ad valorem
Vincolo di bilancio
con imposta ad valorem
• Il vincolo di bilancio diventa
pxx+p’yy=R
• Il vincolo di bilancio ha quindi intercette
 se x=0, p’yy=R e y=R/p’y<R/py
 se y=0, pxx=R e x=R/px
• L’intercetta con l’asse y (il bene tassato) si
riduce; quella con l’asse x rimane immutata:
rotazione intorno all’asse dove è riportato x.
Vincolo di bilancio
con imposta ad valorem
y
R/py
y
p'
R / p'
y
y
(p / p' ) x
p (1 t )
x
y
: nuovo vincolo di
bilancio
y
R/p’y
px
py 1 t
x
Scelta di consumo tra due beni
con imposta ad valorem
• A questo punto l’individuo sceglierà una diversa
combinazione di x e di y.
• L’applicazione dell’imposta comporta il conseguimento
di un’utilità inferiore (passaggio su una curva di
indifferenza più vicina all’origine degli assi).
• Il consumo dei due beni può combinarsi in vari modi a
seconda di come si bilanciano l’effetto di sostituzione e
di reddito:
• Eff. di sostituzione spinge a consumare di meno il bene
più tassato.
• Eff. reddito spinge a consumare di meno entrambi i
beni.
Effetto di sostituzione e inefficienza
• Anche in questo caso l’inefficienza dell’imposta è legata
all’effetto di sostituzione, che determina una perdita di
benessere per il contribuente che è eccessiva rispetto al
gettito dell’imposta.
• Per identificare graficamente questa inefficienza:
 ipotizziamo che l’effetto di sostituzione prevalga;
 rappresentiamo un’imposta ipotetica alternativa che ha
solo effetto di reddito (imposta in somma fissa) e che dà
la stessa perdita perdita di benessere;
 distinguiamo quindi tra effetto di reddito ed effetto di
sostituzione;
 confrontiamo i due gettiti e verifichiamo che quello
dell’imposta ipotetica è sempre superiore.
Effetto di sostituzione
Y
R/py
E1
y1
Prevalenza dell’effetto di
sostituzione: y diminuisce
a seguito della tassazione,
mentre x aumenta
R/[py(1+t)]
y2
E2
px
p y (1 t )
x1 x2
x
Imposta in somma fissa
• L’imposta in somma fissa:
 è un’imposta sul reddito di ammontare fisso, ovvero
non basata sulle ore di lavoro, altrimenti dovremmo
considerare anche gli effetti disincentivanti
sull’offerta di lavoro visti in precedenza;
 determina uno spostamento parallelo verso il basso
del vincolo di bilancio;
 è tale che l’ipotetica scelta ottima che l’individuo
farebbe in presenza di questa imposta è sulla stessa
curva di indifferenza su cui si trova effettivamente la
combinazione scelta dopo l’imposta effettiva, e
quindi determina la stessa perdita di benessere.
Imposta in somma fissa vs imposta sul consumo
y
L’imposta in somma fissa determina uno
spostamento del vincolo di bilancio parallelo
verso il basso: la scelta ottimale ipotetica è
E3
…
E1
y1
y3
E3
x3
x1
x
Imposta in somma fissa vs imposta sul consumo
y
..che si trova sulla stessa curva di
indifferenza di E2 (la scelta effettiva) e quindi
determina la stessa perdita di benessere
E1
y1
y3
y2
E3
E2
x3
x1 x2
x
Imposta in somma fissa vs imposta sul consumo
y
da E1a E3: effetto di reddito
da E3 a E2: effetto di sostituzione
E1
y1
y3
y2
E3
E2
x3
x1 x2
x
Confronto tra i gettiti
 Il gettito ottenuto con le due imposte è indicato
dalla distanza tra i vincoli di bilancio prima e
dopo l’imposta: a parità di reddito e di prezzo
del bene x, la differenza tra la quantità
consumabile di y prima e dopo l’imposta riflette
il gettito.
 Il gettito ipoteticamente ottenibile con un
prelievo sul reddito R (imposta lump-sum o in
somma fissa) è superiore al gettito che viene
effettivamente ottenuto con l’imposta ad
valorem.
Confronto tra gettiti
y
Gettito imposta in somma fissa
Gettito imposta ad valorem
y3
y2
E3
x3
E2
x1 x2
x
Effetto di sostituzione e inefficienza
• E’ dimostrabile che il gettito dell’imposta in somma
fissa è sempre superiore a quello dell’imposta effettiva.
• Ora siamo in grado di capire in che senso la perdita di
benessere generata dall’effetto di sostituzione è
eccessiva: in presenza dell’effetto di sostituzione,
l’imposta fornisce un gettito che è inferiore a quello
potrebbe essere ottenuto da un’imposta alternativa a
parità di perdita di benessere per il contribuente.
• Abbiamo visto un esempio in cui questa inefficienza è
più evidente perché l’effetto di sostituzione ha prevalso,
ma questa inefficienza è sempre presente quando viene
tassato il prezzo di un solo bene.
Efficienza di un'imposta ad valorem
• Per minimizzare l'effetto di sostituzione e
quindi massimizzare l'efficienza di un'imposta
ad valorem sul consumo ci sono due strategie
possibili.
• La prima consiste nella tassazione uniforme.
• La seconda consiste nel differenziare l'aliquota
di tassazione in modo inverso rispetto
all'elasticità: Regola di Ramsey.
Tassazione uniforme
• Per determinare uno spostamento parallelo verso il
basso del vincolo di bilancio (come quello che si avrebbe
con imposta in somma fissa), in alternativa alla
tassazione di R, è possibile tassare i due beni con la
stessa aliquota ad valorem: tassazione uniforme.
• Infatti il vincolo di bilancio dove i prezzi sono:
p’y=py(1+t) e p’x=px(1+t)
è parallelo al vincolo di bilancio dove i prezzi sono
py e px.
• Per evitare del tutto effetto di sostituzione bisognerebbe
tassare tutti i consumi possibili con la stessa aliquota.
Regola di Ramsey
• Regola di Ramsey si basa sull’elasticità della
domanda:
• i beni a domanda rigida sono quelli la cui
quantità domandata si riduce poco all’aumentare
del prezzo ovvero che subiscono meno l'effetto di
sostituzione: andrebbero sottoposti ad
un'aliquota più elevata;
• i beni a domanda elastica sono quelli la cui
quantità domandata si riduce molto
all’aumentare del prezzo ovvero che subiscono di
più l'effetto di sostituzione andrebbero sottoposti
ad un'aliquota più bassa.
Imposte sui consumi
Equità
Le imposte sui consumi: equità
• Per valutare come di distribuisce il carico
fiscale di un’imposta ad valorem su un bene
bisogna considerare il reddito del
consumatore che la paga.
• Ipotizziamo che vi siano due consumatori:
individuo A che ha un reddito di 10mila euro,
e che consuma 1000 euro di cibo;
individuo B che ha un reddito di 2000 euro e
che consuma 1000 euro di cibo.
• Immaginiamo che l’aliquota sul prezzo del
cibo sia del 20%.
Le imposte sui consumi: equità
• Sia il ricco sia il povero pagheranno 200 euro di
imposte (il 20% di 1000), ma:
per l’individuo A questi 200 euro
rappresentano il 2% del suo reddito
(200/10mila);
per l’individuo B questi 200 euro
rappresentano il 10% del suo reddito
(200/2mila).
Il rapporto tra imposta pagata e reddito
(l’aliquota «media») cresce al decrescere del
reddito: l’imposta è «regressiva».
Le imposte sui consumi: equità
• Per correggere questa iniquità è possibile
introdurre aliquote più elevate per i beni
consumati maggiormente dall’individuo più ricco.
• Immaginiamo che l’individuo A consumi beni non
necessari per 2500 euro che questi siano tassati
con un’aliquota del 40%. L’individuo A pagherà
imposte sul consumo di questi beni per 1000 euro.
 A pagherà per le imposte sui consumi 1200 euro
(200 sul cibo + 1000 sui beni non necessari) che
rappresentano il 12% del suo reddito.
Le imposte sui consumi: equità
• Così facendo, la quota del reddito destinata al
pagamento delle imposte sui consumi è
maggiore per A (12%) rispetto a B (10%) e
l’imposta può essere definita «progressiva».
• In generale: per rendere le imposte sui
consumi più eque bisognerebbe prevedere
aliquote più elevate sui beni meno necessari, o
di lusso, che sono consumati in quota maggiore
dagli individui più ricchi.
Imposte sui consumi
Equità vs Efficienza
Conflitto (trade-off) tra equità ed efficienza
nelle imposte sui consumi
• Le ragioni di efficienza consigliano di:
 usare la stessa aliquota per beni diversi: tassazione
uniforme;
 usare un’aliquota più elevata per i beni a domanda
rigida (regola di Ramsey), che sono i beni necessari.
• Le ragioni di equità consigliano di:
 usare aliquote diverse per beni diversi
 e in particolare di tassare maggiormente i beni
consumati dai più ricchi, ovvero quelli non necessari (di
lusso).
L’imposta sui consumi nella realtà: IVA
• Questo conflitto è evidente nella scelta sulle aliquote
IVA.
 L’IVA è la principale imposta sul consumo applicata in
Italia e negli altri paesi UE (in realtà è applicata anche
nel resto del mondo, eccezione: USA).
 Sebbene sia formalmente pagata dagli operatori
commerciali, essa viene normalmente traslata sul
prezzo pagato dai consumatori (ved. analisi incidenza).
 L’IVA è un’imposta europea, che quindi dovrebbe
applicarsi con le stesse regole in tutti i Paesi UE.
 Queste regole prevedono anche la tendenza a ridurre il
numero delle aliquote IVA vigenti nei diversi Paesi e ad
avere un’aliquota unica (tassazione uniforme).
L’imposta sui consumi nella realtà: IVA
• Oltre alle ragioni di efficienza già viste, la tassazione
uniforme a livello UE facilita gli scambi commerciali tra i
Paesi.
• Tuttavia, i Paesi mantengono ancora aliquote differenziate.
• In Italia
 due aliquote ridotte: 4% e 10% su cibi e servizi particolari
(edilizia, turismo);
 aliquota ordinaria: 22% (aumentata di 2 punti negli ultimi
anni).
• L’Italia mantiene quindi una certa differenziazione tra le
aliquote per ragioni di equità.
• E’ tuttavia probabile che le ragioni di efficienza (e di gettito)
prevarranno
nel
futuro
portando
ad
un
superamento/ridimensionamento delle aliquote ridotte.
Imposte sui consumi
Incidenza
Le imposte sui consumi: incidenza
• Le imposte sui consumi possono essere applicate:
 dal lato della domanda (contribuenti di diritto sono
i consumatori);
 dal lato dell’offerta (contribuenti di diritto sono i
produttori).
• Tuttavia l’onere effettivo dipende esclusivamente
dall’elasticità della domanda e dell’offerta.
• In generale: l’onere sopportato dai consumatori
cresce al crescere della rigidità della domanda e
dell’elasticità dell’offerta (e viceversa).
• Analisi con imposte specifiche.
Equilibrio di mercato senza imposte: D rigida
P
S
P1
D
O
Q1
Q
Equilibrio di mercato con imposte: D rigida
S + imposta specifica
P
S
P1
D
O
Q1
Q
Equilibrio di mercato con imposte: D rigida
P
S + imposta specifica
P2
S
P1
D
O
Q2
Q1
Q
Equilibrio di mercato con imposte: D rigida
P
S + imposta specifica
P2
S
Gettito
P1
P2 - T
D
O
Q2
Q1
fig
Q
Equilibrio di mercato con imposte: D rigida
P
S + imposta specifica
P2
S
Quota dei
consumatori
P1
D
O
Q2 Q1
Q
Equilibrio di mercato con imposte: D rigida
P
S + imposta specifica
P2
S
consumatori
P1
P2 - T
produttori
D
O
Q2
Q1
fig
Q
Equilibrio di mercato con imposte: D elastica
P
S + imposta specifica
S
P2
P1
D
O
Q2
Q1
Q
Equilibrio di mercato con imposte: D elastica
P
P2
S + imposta specifica
S
consumatori
P1
D
O
Q2
Q1
Q
Equilibrio di mercato con imposte: D elastica
P
P2
S + imposta specifica
S
consumatori
P1
D
produttori
P2 - T
O
Q2
Q1
Q
Equilibrio di mercato con imposte: S rigida
P
S + imposta specifica
S
P1
D
O
Q1
Q
Equilibrio di mercato con imposte: S rigida
P
S + imposta specifica
S
P2
P1
D
O
Q2
Q1
Q
Equilibrio di mercato con imposte: S rigida
P
S + imposta specifica
S
P2
P1
consumatori
D
O
Q2
Q1
Q
Equilibrio di mercato con imposte: S rigida
P
S + imposta specifica
S
P2
P1
consumatori
produttori
D
P2 - T
O
Q2
Q1
Q
Equilibrio di mercato con imposte: S elastica
P
S + imposta specifica
S
P1
D
O
Q1
Q
Equilibrio di mercato con imposte: S elastica
P
S + imposta specifica
P2
S
P1
D
O
Q2
Q1
Q
Equilibrio di mercato con imposte: S elastica
P
S + imposta specifica
P2
S
consumatori
P1
D
O
Q2
Q1
Q
Equilibrio di mercato con imposte: S elastica
P
S + imposta specifica
P2
S
consumatori
P1
produttori
P2 - T
D
O
Q2
Q1
Q
Le imposte sui consumi: incidenza
• Quindi, anche in questo caso:
 quanto più elastica è la funzione di offerta (ovvero
rigida quella di domanda) tanto maggiore è la quota di
gettito pagato dai consumatori;
 quanto più elastica è la funzione di domanda (ovvero
rigida quella di offerta) tanto maggiore è la quota di
gettito pagato dai produttori.
• Consideriamo ad esempio le accise sui carburanti.
Essendo la domanda tendenzialmente rigida, gli
aumenti ricadono soprattutto sui consumatori.
Le imposte sui consumi: incidenza
• Analoghe conclusioni si ottengono se si considera
l’imposta ad valorem.
• Se l’incidenza dell’imposta non è solamente sui
consumatori, le considerazioni su efficienza (effetto di
sostituzione) ed equità sono limitate alla parte
dell’effetto subito dai consumatori.