SPECIALE Vedretta della Lobbia, Adamello (©Matteo Lencioni) Biodiversità del mondo invisibile in alta montagna Sonia Ciccazzo, Valeria Lencioni* I batteri sono essenziali per la vita sulla Terra. Esistendo da miliardi di anni, si sono adattati a qualunque ambiente: suolo, rocce, ghiacciai, organismi viventi, sottosuolo, falde acquifere, persino le nuvole. Hanno evoluto una grande varietà di metabolismi, superiore a quella di piante e animali. I batteri sono studiati per scopi biotecnologici: rimozione di inquinanti; produzione di sostanze innovative per l’industria chimica, farmaceutica o alimentare (polimeri, farmaci, vitamine); produzione energetica (pile e pannelli solari a batteri); accumulo di minerali (zolfo, manganese, oro). I batteri svolgono un ruolo chiave nel plasmare la biosfera del pianeta essendo responsabili del riciclo degli elementi chimici indispensabili per Fig. 1 la vita. Per esempio, l’aria che respiriamo contiene il 20% di ossigeno, gas prodotto miliardi di anni fa da batteri fotosintetici. L’azoto dei sistemi biologici è quasi sempre di origine batterica: alcuni batteri sono i soli organismi capaci di prelevare l’azoto presente in atmosfera e renderlo biodisponibile. Questi esempi mostrano come essi siano direttamente coinvolti in problematiche ecologiche come il riscaldamento climatico, l’aumento di anidride carbonica, l’acidificazione degli oceani. Da miliardi di anni i batteri trasformano le rocce in suolo, rendendolo fertile e produttivo, processo lento ma costante, di particolare interesse sulle Alpi in seguito al ritiro dei ghiacciai. La roccia madre è la base chimica e strutturale delle valli alpine e tantissimi batteri vivono sulle rocce e al loro interno. Crescendo, la disgregano solubilizzando minerali come ferro, rame, fosforo e magnesio. Si forma così un suolo minerale povero, dove batteri specializzati producono i primi nutrienti. Lentamente, si accumula azoto e carbonio. Quando il suolo è sufficientemente fertile possono crescere le prime piante pioniere. Ogni specie vegetale ospita tra le radici una sua specifica comunità batterica che aiuta la pianta pioniera nella crescita, fornendole i nutrienti e proteggendola da patogeni e stress ambientali. Batteri con queste capacità possono essere considerati fertilizzanti e protettivi per le Fig. 2 colture di ambienti freddi. Quando, poi, il suolo è fertile, crescono pian- *Museo delle Scienze, Trento, Sezione di Zoologia degli Invertebrati e Idrobiologia 34 tt 02 giugno - luglio 2016 DIVERSITÀ te colonizzate da miliardi di batteri. D’altra parte, una maggiore attività metabolica dei batteri dovuta ai cambiamenti climatici può provocare un maggiore rilascio di anidride carbonica e metano, che aggrava il riscaldamento globale, e un aumento dei nutrienti Fig. 3 nel suolo, che, dilavati dall’acqua e portati a valle, aumentano la produttività di fiumi e laghi con gravi conseguenze sugli equilibri ecologici. A questi si aggiungono gli inquinanti accumulati nei ghiacciai e trasportati a valle a seguito del loro scioglimento. A tale proposito, una preziosa opportunità di studio dell’impatto di contaminanti emergenti (CE) associati al turismo e all’urbanizzazione su un corso d’acqua in Trentino è offerta dal progetto RACE-TN finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto. Il progetto vede come ente capofila il Museo delle Scienze (MUSE) insieme all’Università di Milano Bicocca, la Libera Università di Bolzano e il CNR di Povo come partner scientifici e l’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari come ente del sistema economico locale. Dal Presena a Mezzolombardo, il torrente Noce viene studiato in diverse stagioni per valutare gli effetti di CE su batteri, macroinvertebrati e anfibi. Lo studio dei sedimenti del Presena ci permetterà di comprendere l’impatto dell’uomo sulla genetica e sulle attività delle comunità batteriche delle acque di fusione, riguardo alla degradazione dei CE e ai fenomeni di resistenza agli antibiotici. Una conoscenza sempre più profonda dei metabolismi, della fisiologia e dell’ecologia dei batteri ci potrà permettere di comprendere e proporre soluzioni, grazie a una gestione sostenibile delle risorse ambientali, a molti dei problemi ecologici, sanitari e industriali che la nostra epoca ci pone. Fig. 4 Fig. 1 Cellule batteriche su superfici di rocce Fig. 2 Cellule batteriche su superficie di roccia madre di valle alpina Fig. 3 Comunità batterica coltivabile isolata da roccia Fig. 4 Ceppi batterici puri isolati da pietra calcarea Monitoraggio dallo spazio Tra i dieci enti di ricerca più prestigiosi al mondo nel settore del telerilevamento satellitare, ultima frontiera nel monitoraggio della biodiversità dallo spazio, c’è anche la Fondazione Edmund Mach che, con il ricercatore Duccio Rocchini ha partecipato a fine aprile, a Londra, ad un importante simposio su questo tema. L’ente di San Michele affiancherà autorevoli istituzioni come Geo Bon (Svizzera), l’Università di Würzburg (Germania), University of Nottingham e University of Reading (Gran Bretagna), University e King’s College di Londra, Microsoft Research (USA), Zoological Society di Londra, Deakin University (Australia). L’attività della Fondazione Mach in questo settore riguarda le potenzialità della ricerca sulla biodiversità vegetale direttamente dallo spazio, attraverso immagini satellitari che possono “vedere” la Terra con un dettaglio di mezzo metro, in lunghezze d’onda che superano le capacità visive dell’occhio umano. Uno strumento che consente di conoscere, ad esempio, gli effetti del cambiamento climatico sulle varietà vegetali (in boschi, vigneti, frutteti), stimare le variazioni di estensione nel tempo dei prati di montagna o, ancora, monitorare i cambiamenti di specie all’interno dei boschi. giugno - luglio 2016 tt 02 35