HGD 18 il Midrash p. 1-44:Layout 1 19/11/12 14.46 Pagina 10 Sono trascorsi 40 anni Sono trascorsi 40 anni da quando il mio predecessore Papa Paolo VI promulgò la Dichiarazione del Concilio Vaticano II sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane Nostra Aetate, che inaugurò una nuova era di rapporti con il popolo ebraico e costituì la base per un sincero dialogo teologico. Questo anniversario ci offre numerosi motivi per esprimere gratitudine a Dio Onnipotente per la testimonianza di tutti coloro che, nonostante una storia complessa e spesso dolorosa, e in particolare dopo la tragica esperienza della Shoah, ispirata da una ideologia razzista neo-pagana, hanno operato coraggiosamente per promuovere la riconciliazione e una migliore comprensione fra Cristiani ed Ebrei. Nel gettare le fondamenta di un rapporto rinnovato fra il Popolo ebraico e la Chiesa, la Nostra Aetate ha sottolineato la necessità di superare i pregiudizi, le incomprensioni, l’indifferenza e il linguaggio ostile e sprezzante del passato... Dobbiamo rinnovare il nostro impegno per l’opera che ancora resta da compiere. Benedetto XVI HGD 18 il Midrash p. 1-44:Layout 1 19/11/12 14.46 Pagina 11 11 PRESENTAZIONE N el terzo capitolo si presenta un’antologia dei testi del Magistero circa i rapporti della Chiesa Cattolica con l’Ebraismo da una parte, e la trasmissione della fede ai figli dall’altra. Questi temi corrispondono ai due punti focali di quest’opera, che rappresentano rispettivamente i suoi due primi capitoli: l’importanza dell’approccio midrashico alla Scrittura e quella degli ambienti vitali nei quali tale approccio è nato, che sono soprattutto la famiglia e la liturgia domestica, oltre che la liturgia sinagogale e la scuola (denominata in ebraico, non a caso, bet midrash, ovvero «casa del midrash»). Ciò che unisce questi due punti è il ruolo essenziale della tradizione orale, ovvero della trasmissione viva ed esistenziale della Parola di Dio, frutto di un’esperienza personale di fede. Abbiamo quantomai bisogno oggi nella Chiesa di rivalutare l’importanza di tale ruolo, affinché la Scrittura non rimanga un «testo morto», da relegare alle aule universitarie (con ciò non si vuole sminuire il valore dell’esegesi scientifica nella Chiesa!). HGD 18 il Midrash p. 1-44:Layout 1 19/11/12 14.46 Pagina 12 12 Il Midrash Non si smetterà mai d’insistere che la Bibbia ereditata dal Nuovo Testamento era una Bibbia già interpretata dalla tradizione orale e dalla liturgia d’Israele, come ha affermato R. Le Déaut: «Il Nuovo Testamento non segue direttamente la lettera del testo sacro, ma dipende ogni volta dalla sua esegesi tradizionale e si sviluppa nell’humus della tradizione midrashica»1. La coscienza degli Apostoli e degli autori del Nuovo Testamento era permeata dalle Scritture, dalla tradizione orale e midrashica, dalla liturgia ebraica, sia a causa del loro essere ebrei, sia a causa della loro convinzione del compimento di quelle Scritture, tradizione, liturgia in Gesù di Nazareth. Questo fatto aiuta a capire perché essi si riferiscano all’Antico Testamento non mediante una rigorosa fedeltà al testo, ma volendo coglierne il suo senso pieno: a tal fine disponevano di un’ampia tradizione testuale e di una ricca tradizione midrashica orale. Il midrash è, infatti, un procedimento molto antico: esso è testimoniato già nell’Antico Testamento e, in particolare, nella versione greca della Settanta, definita da S. Lieberman come «il più antico dei nostri midrashim»2. 1 The Current State of Targumic Studies, BTB 4/1 (1974) 8, trad. nostra. Hellenism in Jewish Palestine. Studies in the Literary Transmission, Beliefs and Manners of Palestine in the I Century B.C.E. – IV Century C.E., New York 1950, 50. 2 HGD 18 il Midrash p. 1-44:Layout 1 19/11/12 14.46 Pagina 13 Presentazione 13 Ora, se è vero che gli autori del Nuovo Testamento non ereditarono un «testo morto», ma una Parola viva, già interpretata e attualizzata attraverso il «prisma di un’esegesi secolare» (per usare una felice espressione di R. Le Déaut), appare di estrema importanza il ricorso alla tradizione orale d’Israele, che mediò religiosamente e culturalmente la recezione del Primo Testamento, nonché il suo compimento, costituito dall’evento-Cristo, proclamato nel kerygma e celebrato nella liturgia. Il Nuovo Testamento, pertanto, è un enigma per chi misconosca l’Antico Testamento in quanto interpretato dalla tradizione orale d’Israele. I primi discepoli di Gesù e gli agiografi del Nuovo Testamento erano ebrei ed erano stati nutriti dalla liturgia sinagogale e dal midrash familiare e della scuola: la maggioranza di essi dimostrano grande familiarità con l’esegesi derashica alla base di tale traduzione-interpretazione. Un esempio classico basti per tutti. San Paolo afferma in 1Cor 10,4 che i Padri d’Israele nel deserto «bevevano da una roccia spirituale che li accompagnava e quella roccia era il Cristo». Invano si cercherà nell’Antico Testamento la presenza di una roccia che si spostava con il popolo: si tratta evidentemente di un racconto midrashico, che doveva avere molta presa sui bambini (e, chissà, forse nel bambino ebreo Shaul...), e che san Paolo interpreta mirabilmente in chiave cristologica. HGD 18 il Midrash p. 1-44:Layout 1 19/11/12 14.46 Pagina 14 14 Il Midrash Più in generale, come il Magistero della Chiesa ha sottolineato, non va mai dimenticato che tutta la Scrittura nasce dalla tradizione e senza tradizione non c’è Scrittura. La trasmissione orale precede, accompagna, segue la Scrittura. La tradizione orale così dà vita alla Scrittura, senza che la seconda possa esaurire tutta la ricchezza della prima3. La Scrittura, lungi dal costituire un libro morto o una fredda stesura d’eventi e comandi divini, è una Parola perennemente viva, una costante interpretazione di quegli eventi e comandi (da qui il doppio carattere del midrash, aggadico e halachico), in forma di memoriale, per ogni generazione. Com’è noto, già nella tradizione ebraica, non è mai possibile separare Torah scritta e Torah orale, entrambe oggetto della rivelazione di Dio al Sinai. L’esegesi ebraica d’ogni tempo, pur venerando la letteralità del testo come un tesoro, distingue senza mai separare Scrittura e sua interpretazione orale. Così, nell’Ebraismo del primo secolo della nostra èra la Scrittura non costituiva un testo «nudo», ma era già rivestita di tutti gli ornamenti dell’interpretazione della Tradizione orale. Ora, per l’esegesi ebraica inter- 3 Si veda, in proposito, il documento della Pontificia Commissione Biblica, Il popolo ebraico e le sue Sacre Scritture nella Bibbia cristiana, Città del Vaticano 2001, 28-30. HGD 18 il Midrash p. 1-44:Layout 1 19/11/12 14.46 Pagina 15 Presentazione 15 pretare la Scrittura significa anzitutto scrutarla, ovvero trarre fuori dal suo tesoro inesauribile tutte le virtualità di significato, per trovare in essa una parola per l’oggi del lettore/uditore. Tale metodo di ricerca, noto sotto il nome di derash, ha dato origine al midrash. In esso il centro dell’investigazione è dentro la Scrittura, in ogni suo dettaglio, ed il soggetto è chiamato ad entrare nel suo tesoro illimitato. Tale attività derashica è, per così dire, senza limite: nessuna interpretazione può esaurire la ricchezza della Scrittura, che possiede «settanta volti», come si nota nel Midrash Bemidbar Rabbah 13,15: «Come il vino ha settanta gusti, così nella Torah vi sono settanta volti»4. Così ha asserito R. Le Déaut: «Il Nuovo Testamento ha ereditato una Bibbia interpretata, dove il midrash ha giocato un grande ruolo»5. Il midrash, lungi dall’essere una ripetizione arida della Parola, è invece una sua viva eco, che tende ad incarnarsi nell’uditorio. I midrashim sono così frutto dell’approccio ebraico al testo biblico, che si chiede: «Che significa ciò che è scritto per noi, oggi, nella nostra situazione esistenziale?» o «Come si può trasmettere ai nostri figli?». Nella Chiesa è urgente il recupero di queste due dimensioni 4 Sul tema della ricchezza inesauribile d’interpretazioni della Scrittura, si veda anche M. KADUSHIN, The Rabbinic Mind, New York 1972, 71-74; A. DÍEZ MACHO, «Deráš y exégesis del Nuevo Testamento», Sef 35 [1975] 38). 5 A propos d’une définition du midrash», Bib 50 [1969] 409. HGD 18 il Midrash p. 1-44:Layout 1 19/11/12 14.46 Pagina 16 16 Il Midrash essenziali della Parola: l’attualizzazione (il che significa «incarnare» la Parola nell’assemblea) e la trasmissione alle seguenti generazioni (ovvero «ri-raccontarla» ai figli in tutta la sua ricchezza vitale). Queste brevi considerazioni, che servono da introduzione ai testi del Magistero a seguire, intendono nel contempo dare fondamento alla fatica dell’autrice nelle precedenti pagine. Tale fatica costituisce un passo in più nel cammino (ancora lungo!) verso il «riconoscimento sempre più pieno», invocato prima dal Concilio Vaticano II e poi dal Beato Giovanni Paolo II, «di quel “vincolo” e di quel “comune patrimonio spirituale” che esistono tra Ebrei e Cristiani»6. Francesco Giosuè Voltaggio Dottore in Scienze Bibliche e Archeologia, SBF, Gerusalemme Rettore del Seminario Redemptoris Mater della Galilea 6 Dal discorso di Giovanni Paolo II in occasione della visita alla Sinagoga di Roma (13 Aprile 1986); cfr. Nostra Aetate 4; SEGRETARIATO PER L’UNIONE DEI CRISTIANI, Ebrei ed ebraismo nella predicazione e nella catechesi della Chiesa cattolica. Sussidi per una corretta presentazione, 24 giugno 1985 (EnchVat 9/16151658), I.2; CCC 1096. Sin dai suoi primordi, il magistero di Benedetto XVI (omelia d’inaugurazione del Pontificato, 24/04/2005) ha ribadito l’importanza di questo «grande patrimonio spirituale comune, che affonda le sue radici nelle irrevocabili promesse di Dio». HGD 18 il Midrash p. 1-44:Layout 1 19/11/12 14.46 Pagina 17 17 PREFAZIONE L a prima e più importante “parola di vita”, quella che noi chiamiamo “il primo comandamento”, è: «Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze». Questo comandamento è connesso con altre parole come una gamba è connessa ad un’altra nel camminare: «Ascolta, Israele... Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai...» e «Quando in avvenire tuo figlio ti domanderà: Che significano queste istruzioni, queste leggi e queste norme che il Signore nostro Dio vi ha date? tu risponderai a tuo figlio: Eravamo schiavi del faraone in Egitto e il Signore ci fece uscire dall’Egitto con mano potente...» (Dt 6,4ss). Come si può adempiere questo comandamento? Certamente con l’ascoltare. L’ascoltare presuppone che qualcuno parli e domandi e che qualcuno risponda.