OPUSCOLO PER I LAVORATORI RISCHI CONNESSI ALL’USO DEL VDT RISCHI FISICI - I VIDEOTERMINALI Definizioni (videoterminale, posto di lavoro e lavoratore) Videoterminale: uno schermo alfanumerico o grafico a prescindere dal tipo di procedimento di visualizzazione utilizzato Posto di lavoro: l’insieme che comprende le attrezzature munite di videoterminale, eventualmente con tastiera o altro sistema di immissione dati, ovvero software per l’interfaccia uomo-macchina, gli accessori opzionali, ….., la sedia, il piano di lavoro, nonché l’ambiente di lavoro immediatamente circostante. Lavoratore: il lavoratore che utilizza un’attrezzatura munita di videoterminali, in modo sistematico o abituale, per venti ore settimanali, dedotte le interruzioni… Prescrizioni minime per l’uso dei VDT 1. Attrezzature • Schermo; • Tastiera; • Piano di lavoro; • Sedile di lavoro. 2. Ambiente • Spazio; • Illuminazione, riflessi e abbagliamenti; • Rumore, calore e radiazioni; • Umidità. 3. Interfaccia elaboratore/uomo DECRETO 2/10/2000-Linee guida d'uso dei videoterminali 1. Indicazioni sulle caratteristiche dell'arredo della postazione videoterminale • Piano di lavoro; • Sedile di lavoro. 2. Indicazioni sugli ambienti. • rumore; • Microclima; • illuminazione; • Umidità. 3. Indicazioni atte ad evitare l'insorgenza di disturbi muscolo-scheletrici; 4. Indicazioni atte ad evitare l'insorgenza di problemi visivi; 5. Indicazioni atte ad evitare disturbi da affaticamento mentale del Legge 422 del 29 dicembe 2000 - Definizione Il videoterminalista è colui che svolge la propria attività lavorativa davanti al computer per 20 ore settimanali e 4 ore giornaliere non consecutive. D.Lgs.81/08 - Definizione Il videoterminalista è colui che svolge la propria attività lavorativa davanti al computer per 20 ore settimanali e 4 ore giornaliere consecutive. La postazione di lavoro è composta da: Piano di lavoro Sedile Schermo Tastiera e mouse Altre periferiche Postura corretta La postura corretta durante l’uso del VDT ha lo scopo di limitare il disagio derivante dal mantenimento di una postura scorretta durante il lavoro, ridurre il rischio di incidenti, evitare l’insorgere di stati patologici a carico del sistema muscolo-scheletrico o visivo e ridurre al minimo lo stress lavorativo. Piano di lavoro Il piano di lavoro deve avere: - una superficie sufficiente per le attrezzature e i materiali necessari all’attività da svolgere, nonché per l’appoggio dell’operatore; - una profondità tale da permettere di mantenere la corretta distanza tra gli occhi e lo schermo; - l’altezza che deve essere fissa o regolabile, tra 70 e 80 cm; - la superficie che deve essere chiara (non bianca) e non riflettente. - uno spazio inferiore che permetta un facile accesso, sufficiente per alloggiare il sedile e le gambe dell’operatore, garantendo la possibilità di cambiamenti di postura - il piano che deve essere stabile per sostenere tutti gli oggetti e le apparecchiature previste, nonché i materiali appoggiati lateralmente. - permettere un appoggio sicuro da permettere a una persona che si sieda o si appoggi sul bordo. - se il piano ha altezza regolabile, la regolazione deve essere agevole, stabile e sicura. non deve avere: - spigoli o angoli vivi; - Per motivi di sicurezza e di confort per l’operatore, non deve trasmettere vibrazioni, e non deve facilmente trasmettere o disperdere calore. Sedile di lavoro La seduta deve essere stabile, adattabile, sicura e confortevole per l’utilizzatore. Stabile: base girevole a 5 razze, antiribaltamento, antislittamento Adattabile: la seduta deve essere regolabile in altezza e leggermente anche in inclinazione, la posizione dello schienale deve essere regolabile in altezza,inclinazione e profondità, i braccioli regolabili in altezza e in larghezza Sicura: non deve presentare spigoli, la seduta non deve permettere lo scivolamento Confortevole: deve essere in materiale imbottito e traspirante, di disegno anatomico Tutti gli elementi del sedile devono essere regolabili, e i comandi per farlo devono essere comodamente raggiungibili anche dalla posizione seduta L’altezza del sedile deve essere tale che le ginocchia formino un angolo di 90°, e che i piedi siano comodamente poggiati al suolo. Le braccia devono essere verticali, con gli avambracci paralleli al pavimento e appoggiati al piano. L’altezza del sedile va regolata anche rispetto alla posizione delle braccia sul piano di lavoro, e se per questo i piedi non poggiano comodamente al suolo, devono essere utilizzati poggiapiedi regolabili. Lo schienale è importante, perché ha il compito di sostenere la regione lombare: una seduta che non offra un sostegno adatto aumenta il rischio di dolori alla schiena, causati da una posizione scorretta della colonna vertebrale. Per lo stesso motivo lo schienale deve essere adattabile: l’altezza va regolata in modo che ci sia spazio per i glutei inferiormente, e superiormente non ci sia ostacolo al movimento degli arti superiori. L’inclinazione dello schienale deve essere regolabile, in modo da permettere una posizione confortevole. L’angolo ottimale di inclinazione è tra 90 e 110°. Inclinazioni troppo elevate in avanti o all’indietro rendono instabile la posizione e si rischia il ribaltamento della sedia, o che scivoli via. Le rotelle, utili per piccoli spostamenti nello spazio di lavoro, non devono però permettere che la sedia si muova troppo facilmente; vanno scelte anche sulla base del tipo di pavimentazione. Schermo Lo schermo deve essere: - inclinabile, ruotabile e regolabile in altezza. - possibile regolare il contrasto e la luminosità, sia per migliorare la leggibilità rispetto alla luminosità dell’ambiente, sia per rendere più leggibile il testo e la grafica. - I caratteri chiari e ben definiti. (alcuni font sono stati sviluppati appositamente) Lo schermo deve presentare un’immagine stabile e non distorta. L’altezza e l’inclinazione dello schermo sono fondamentali per facilitarne la leggibilità senza affaticare la vista e i muscoli di collo e spalle. Il bordo superiore dello schermo deve essere al di sotto della linea di visione, e la distanza ottimale dagli occhi è di circa 60 cm. In condizioni ottimali, la linea di visione dovrebbe essere normale alla superficie dello schermo. Questa configurazione è però sconsigliabile perché causerebbe facilmente la riflessione sullo schermo delle fonti di luce presenti. Una postura centrata definisce un angolo di visione, che si estende per 60° verticalmente e circa 70° orizzontalmente intorno alla linea di visione che, in posizione di riposo, è inclinata di circa 35° verso il basso. L’area attiva dello schermo dovrebbe sempre essere compresa in un angolo di visione inferiore ai 40°. L’angolo ottimale di lavoro è inferiore a 30°. Tastiera La tastiera deve essere posizionata sul piano di lavoro, frontalmente all’utente, ad una distanza dal bordo tale da permettere l’appoggio degli avambracci. Eventualmente con l’utilizzo di poggiapolsi. È importante mantenere una corretta posizione delle mani sulla tastiera: l’avambraccio e la mano devono essere allineati. Deve essere antiscivolo. Attualmente sono state realizzate tastiere ergonomiche, che dovrebbero permettere di mantenere una posizione più naturale al polso e alla mano. Mouse Il mouse deve essere posizionato sullo stesso piano della tastiera, vicino a questa, per evitare posizioni scorrette del braccio e del polso. Anche per il mouse sono stati sviluppati design ergonomici e ausili per evitare posture scorrette e dolorose. In generale, si cerca di assicurare una corretta posizione della mano e un appoggio sicuro del polso. Riflessi e illuminazione L’illuminazione del posto di lavoro deve essere tale da garantire una sufficiente illuminazione del piano di lavoro. Attenzione alla disposizione delle fonti di luce rispetto allo schermo! Vanno evitate sia fonti di luce che colpiscano lo schermo, causando riflessioni negli occhi dell’operatore, sia fonti di luce intensa dietro lo schermo, che colpiscono gli occhi dell’operatore ponendo lo schermo in ombra per contrasto con la luminosità di fondo. La condizione di illuminazione migliore è quella con la fonte luminosa perpendicolare allo schermo. La luce esterna deve essere schermata. Le fonti luminose artificiali devono essere dotate di diffusori, e non devono trovarsi ad un’altezza tale da porsi al di sotto dei 60° rispetto alla linea di visuale dell’operatore, rimanendo in tal modo al di fuori del normale campo visivo. Si devono preferire fonti di luce con luce bianco-neutra o bianco a tonalità calda. Non devono verificarsi nel campo visivo disomogeneità di luminosità, perchè costringono gli occhi a un continuo riadattamento alle diverse condizioni di luce. Le pareti devono essere chiare. Vanno evitate le riflessioni, proveniente da altre superfici illuminate (pareti, mobili, pavimenti, fogli, ecc..) in quanto questi riflessi riducono la visibilità dei caratteri, causando un maggiore affaticamento visivo. AMBIENTE DI LAVORO Rumore Il rumore deve essere al di sotto di una soglia che non disturbi l’attenzione e la comprensione della comunicazione verbale. Microclima Temperatura e umidità dell’aria devono rimanere nei limiti di comfort. Non ci devono essere correnti d’aria. Spazio operativo Attorno alla postazione di lavoro ci deve essere lo spazio sufficiente ad accedere comodamente, per permettere cambi di postura e per i movimenti operativi. Per la sicurezza degli operatori tutti i cavi di collegamento e di alimentazione non devono attraversare né le superfici di lavoro né i pavimenti, raggiungendo il punto di contatto attraverso canalizzazioni apposite, orizzontali e verticali. La lunghezza dei cavi deve essere tale da rendere possibili i movimenti delle apparecchiature e le eventuali modifiche nella loro disposizione. Inoltre i cavi devono poter coprire le possibili variazioni di una stazione di lavoro con elementi regolabili. EFFETTI SULLA SALUTE PATOLOGIE CORRELATE ALL’USO DI VIDEOTERMINALI I rischi principali riguardano: • disturbi visivi, dovuti all’affaticamento degli occhi, per problemi legati all’illuminazione, alla posizione dello schermo e degli altri supporti utilizzati, alla durata del lavoro, • disturbi a carico del sistema muscolo-scheletrico, dovuti alla scorretta posizione assunta durante il lavoro sia per quanto riguarda il corpo, sia per quanto riguarda le azioni di mani e braccia • problemi legati all’affaticamento mentale PATOLOGIE DELLA VISTA I disturbi visivi insorgono per eccessivo affaticamento degli occhi. Possono riguardare: - i muscoli che controllano la convergenza dei due occhi se la posizione della testa è troppo vicina allo schermo. - il sistema di messa a fuoco, quindi la muscolatura del cristallino - la retina, se il problema è legato all’illuminazione e alla discriminazione delle immagini. Concentrare lo sguardo su un punto vicino comporta per gli occhi uno sforzo dei muscoli oculari. Maggiore la vicinanza, maggiore lo sforzo. Col tempo, i muscoli presentano sintomi di affaticamento, e non riescono più a mantenere la convergenza. L’affaticamento visivo si presenta con diversi sintomi specifici: • bruciore agli occhi • ammiccamento frequente • lacrimazione • secchezza oculare • fastidio alla luce • visione annebbiata o sdoppiata • stanchezza alla lettura Quando si fissa a lungo un punto con attenzione si ha un rallentamento della frequenza di battito delle palpebre, che determina una minore umidificazione degli occhi e quindi secchezza oculare e la sensazione di avere polvere negli occhi. Per questo ai videoterminalisti che stanno molto tempo esposti all’uso del VDT viene consigliato l’uso di colliri (lacrime artificiali). Lo stress visivo determina in seguito ad uso continuativo del VDT fatica oculare che comporta l’insorgenza di disturbi visivi che possono provocare emicranie. L’emicrania deriva anche dalla difficoltà di comprendere i caratteri a schermo, quando i muscoli sono troppo stanchi per aggiustare la visione binoculare. Nel tempo, l’affaticamento dei muscoli impegnati nella visione può portare a una diminuzione permanente della capacità di adattamento dell’occhio. Altri fattori dannosi per gli occhi sono: inquinanti aerodispersi come batteri, polveri, virus, miceti e sostanze chimiche. Come possiamo difenderci: Per evitare disturbi alla vista, sono previste per legge interruzioni del lavoro al VDT ogni 120 minuti. Come misura di prevenzione, è consigliato di distogliere di frequente gli occhi dallo schermo e guardare un punto lontano, rilassando così i muscoli perioculari. Anche chiudere gli occhi è una pratica che rilassa la muscolatura e favorisce il riequilibrio dei nutrienti nella retina. Fare altre attività, allontanandosi dalla postazione di lavoro, è il modo migliore per riposare la vista. Esistono anche vari tipi di esercizi di ginnastica appositamente studiati per rilassare gli occhi dopo il lavoro al videoterminale. Patologie a carico della colonna vertebrale Il mal di schiena è frequente tra le persone che trascorrono molto tempo sedute, in posture scorrette. La posizione seduta provoca una distorsione della colonna vertebrale perchè le vertebre lombari perdono la loro curvatura fisiologica (lordosi lombare) per assumere la curvatura opposta. Questo provoca una alterazione del carico sui dischi intervertebrali, che possono danneggiarsi, o comprimere le radici dei nervi spinali. Il disco intervertebrale è composto da una guaina rigida che contiene un centro molle e elastico, che ha il compito di assorbire le compressioni. In condizioni di compressione e decompressione, il disco può recuperare la sua forma e riassorbire liquidi e nutrimenti. Se la compressione viene mantenuta troppo a lungo, il disco non riceve nutrimento e comincia a degenerare, perdendo elasticità e diventando più fragile. La rottura della guaina del disco causa un’ernia del materiale interno, che arriva a comprimere i vicini nervi spinali. Cosa fare Mantenere una corretta postura seduta permette di conservare la curvatura fisiologica del tratto lombare, evitando pressioni disomogenee sui dischi intervertebrali. . Per questo motivo è necessario adottare sedili ergonomici con adeguato sostegno del tratto lombare. Anche cambiare frequentemente posizione aiuta a mobilizzare i dischi, favorendo l’apporto delle sostanze nutritive. Mani Tra le patologie che possono essere correlate al lavoro al videoterminale, sono particolarmente rilevanti quelle che interessano le mani, come la sindrome del tunnel carpale e varie tipologie di tendiniti. La sindrome del tunnel carpale viene causata dall’infiammazione dei nervi a livello del tunnel carpale, una guaina resistente situata alla base del polso, in cui scorrono sia i tendini flessori delle dita, sia alcuni nervi e vasi. L’infiammazione dei tendini, causata da sollecitazioni dovute all’attività o a compressioni localizzate sulla zona, può portare alla compressione delle altre strutture che decorrono all’interno della guaina, causando infiammazione dei nervi e quindi dolore, nonché altri tipi di reazioni, come formazione di cisti. Posizioni scorrette assunte durante il lavoro al videoterminale, attività molto veloci e precise con le dita, tensione e rigidità possono portare a sviluppare questa patologia. L’uso scorretto del mouse o della tastiera è particolarmente critico. Esistono molti fattori predisponenti indipendenti dal lavoro, tra cui ricordiamo: • Sesso (statisticamente le donne sono più colpite da questa patologia) • Condizioni di stress cronico • Preesistenti patologie a carico del sistema nervoso • Squilibri ormonali • Uso di farmaci • Stati infiammatori • Patologie a carico del sistema immunitario Patologie a carico di muscoli e tendini Anche altre patologie possono interessare le mani e gli arti superiori, in particolare tendiniti del gomito o della spalla, infiammazioni a carico dei muscoli dell’avambraccio, e dolori cervicali causati dalla posizione scorretta delle braccia. Per tutte queste condizioni, la prevenzione, tramite una postura di lavoro corretta e esercizi fisici adatti, è il modo migliore per evitare che patologie occasionali diventino croniche. Anche operazioni che richiedano continue rotazioni della testa, o del busto, possono portare a dolori cervicali sia dovuti alla fatica muscolare che a danni ai tendini o ai nervi. Cosa fare In questo caso, è necessaria una riorganizzazione della postazione di lavoro per evitare questi movimenti o fornire un aiuto al movimento. È questo il caso di operazioni di data entry, di consulenza telefonica, di controllo dati, di videoscrittura. A seconda del tipo di attività che deve essere realizzata, la postazione di lavoro può essere riconfigurata in modo da offrire le migliori condizioni di lavoro all’operatore. Astenopia (fatica mentale) Già il D. Lgs. 626/94, considerando l’organizzazione del lavoro, chiedeva una distribuzione del lavoro finalizzata ad evitare il più possibile la ripetitività e la monotonia delle operazioni. Si parla di monotonia per attività protratte nel tempo, uniformi e ripetitive, in cui interviene nel lavoratore uno stato di ridotta attivazione e vigilanza. Si possono rilevare a lungo termine effetti sfavorevoli, come incapacità di concentrazione su compiti nuovi, perdita di interesse, e difficoltà di apprendimento. Anche le capacità preesistenti vengono ridotte. Per limitare il lavoro monotono, il datore di lavoro può intervenire assegnando compiti diversificati e ruotando gli addetti tra le diverse attività. L’affaticamento mentale si riscontra però anche quando il lavoratore è soggetto a richieste che comportano uno stato di sollecitazione mentale (strain) prolungata e pesante, che nel tempo può generare stati di ansia, e incapacità di adattarsi ai compiti richiesti. In alcuni casi questo può essere ricondotto alla difficoltà di seguire le istruzioni di software poco familiari, o di difficile interpretazione. In questo caso è necessario che l’addetto riceva una adeguata formazione sul suo uso, e che abbia la possibilità di contattare un referente nel caso ci fossero dei problemi. Inoltre, i software devono essere forniti di aiuto in linea. In altri casi, lo strain mentale, pur presentandosi con gli stessi sintomi, può avere origine dalla difficoltà di dialogare con l’ambiente sociale che circonda il lavoratore, sia tra colleghi che lungo la scala gerarchica, o dalla difficoltà di comprendere i compiti richiesti. Per ridurre la fatica mentale occorre limitare l’intensità del carico lavorativo, ma anche verificare che l’organizzazione aziendale sia in grado di fornire ai lavoratori informazioni con sufficiente chiarezza, relativamente a finalità del compito (conoscenza del contesto) e alla presenza di un supporto sia orizzontale che verticale a cui rivolgersi in caso di necessità. Il posto di lavoro è organizzato relativamente al lavoro al Videoterminale in modo che le condizioni dell’addetto sono: A. testa e collo sono quasi diritti (non piegati avanti o indietro). B. testa, collo e tronco sono rivolti in avanti (non girati). C. il tronco è perpendicolare al pavimento (non inclinato avanti o indietro). D. spalle e braccia sono vicine al corpo (non allungate all’esterno). E. spalle e braccia sono verticali (non stese in avanti) e rilassate(non sollevate). F. avambracci, polsi e mani sono paralleli al pavimento (non puntano in su o giù). G. polsi e mani sono allineati (non piegati in alto/in basso o deviati verso l’esterno). H. le cosce sono parallele al suolo e le gambe sono perpendicolari al pavimento I. i piedi sono completamente appoggiati al suolo o su un poggiapiedi stabile. il lavoro al videoterminale deve essere organizzato in modo da permettere ai lavoratori di variare i loro compiti al VDT con alter attività, o fare piccolo pause o pause di recupero mentre sono al posto di lavoro.