STEFANO FRATI - 4^ LICEO CLASSICO VIDA. Possono le antiche opere di Shakespeare essere ancora rappresentate, pur risparmiando sulla scenografia, in questi tempi di crisi? Secondo la Popular Shakespeare Kompany la risposta è un netto sì, e proprio a riprova di questo, è stato messo in scena l’addio al teatro del grande maestro inglese, ossia la tempesta. La regia di Valerio Binasco ha proposto al pubblico del Ponchielli alcune scelte interessanti, in primis il rendere Miranda (Deniz Ozdogan) una vera e propria adolescente, fuori dai canoni tipici del personaggio; eppure questa scelta è molto logica: se infatti suo padre Prospero (interpretato proprio da Valerio Binasco) ha trascurato il proprio ducato per la magia, allo stesso modo sembra essersi comportato con la figlia. Come risultato di ciò, Miranda è ancora una bambina psicologicamente, pur essendo un’adulta anagraficamente. Altrettanto geniale è stato il rendere lo spirito Ariel come un anziano, cosa riuscitissima grazie all’abilità non comune di Fabrizio Contri: dietro a questa decisione sta il continuo richiedere, da parte del personaggio, di essere lasciato libero, di essere appunto “mandato in pensione”. In più, il fatto che Ariel sia definito nell’opera uno spirito gentile, sfruttato da Prospero nonostante sia molto potente, dà il via ad una serie di riflessioni possibili sulla prevaricazione dei forti sui deboli, e quindi il rendere lo spirito un anziano attualizza la questione, richiamandosi alla realtà di molte persone abbandonate nelle case di riposo. Invece, i personaggi Stefano (Ivan Zerbinati) e Trinculo (Sergio Romano) aggiungono un tono farsesco alla commedia, capace di rilassare lo spettatore. Anche il ruolo di Calibano, uguale all’opera originale, è ottimo, grazie alla bravura di Gianmaria Martini. Il resto del cast è convincente, ma non coinvolgente. La volontà di risparmiare, tuttavia, ha colpito il numero dei personaggi (fortemente diminuiti) e la sceneggiatura originale, che ha visto smarrite alcune parti di una certa importanza; proprio per questo la trama ha dei buchi: ad esempio, non si capisce perché Prospero accetti Ferdinando (che si innamora di Miranda pur essendo figlio di Alonso, re di Napoli). Questo punto, infatti, era chiarito nell’opera originale da un dialogo, qui assente. Infine, l’assenza della travolgente scena d’apertura originaria sulla nave toglie parte della magia dell’opera di Shakespeare. ALBERTO CONTINI- 1^ LICEO SCIENTIFICO. Martedì 18 e mercoledì 19 marzo si è tenuto al Teatro Ponchielli di Cremona lo spettacolo “La Tempesta”, la famosa commedia di Shakespeare. Alle 20:30 precise lo spettacolo è iniziato, subito è entrato in scena il personaggio principale e regista: Prospero (Valerio Binasco). Egli si inginocchia e pregando gli spiriti, scatena una tempesta contro la nave dei suoi nemici. Salta subito all’occhio l’allestimento spoglio, formato da tre pareti rosse e qualche bastone con una pietra. I cambi di scena e le azioni girano tutte attorno ai bastoni, che in vari momenti vengono utilizzati con un preciso scopo. Già dall’inizio il pubblico ride delle battute e dell’ironia presente all’interno di tutto lo spettacolo, con la presenza di Ariel (Fabrizio Contri), lo spirito amico servo di Prospero, apprezzato molto dal pubblico. L’opera è leggera, con una trama semplice e non troppo complicata, formata da dialoghi teatrali a volte fedeli alla vita del tempo. Lo stesso non si può dire di alcune scene, rivisitate dal regista, ad esempio l’autoscatto dei due antagonisti prima di provare ad assassinare il re di Napoli. Questi particolari, leggeri ma efficaci, rendono spesso più piacevole la storia e interrompono fasi tragiche o drammatiche. Tutta la vicenda è accompagnata da varie melodie, adattate alle scene e ai contesti, a mio parere spesso inutili. Meglio lasciare il misterioso silenzio piuttosto che coprire la suspense con una musica di sottofondo, anche se in alcuni casi piacevole. Alle battute, miste alla musica e alle parole, il pubblico si sente parte dello spettacolo a tal punto che, quando i personaggi si voltano verso il fondo della platea, anche il pubblico si volta per vedere cosa sta accadendo. All’intervallo Ariel paralizza i personaggi e scrive nell’aria la parola “intervallo”. A questo modo particolare di interrompere l’opera, segue un lungo applauso misto ad una risata. Lo spettacolo continua con i due marinai ubriachi, presenze ironiche e divertenti e termina con il perdono di Prospero nei confronti dei nemici. Un gran finale per uno spettacolo che, seppur semplice, mi ha fatto ridere e commuovere allo stesso tempo. ANDREA BERGONZI - 5^ LICEO SCIENTIFICO ASELLI. Tempesta, dentro e fuori, evento naturale distruttivo ma anche scuotimento intimistico e spirituale: ecco il dualismo portante l’omonima opera shakespeariana, complessivamente variegata e poliedrica, molto interessante e ricca di personaggi, temi, questioni diverse. La scena non può che aprirsi con una tempesta, che coglie Prospero e la sua terrorizzata figlioletta Miranda durante il loro viaggio, gettandoli su una sperduta isoletta del mediterraneo; sarà poi un’altra tempesta, frutto delle magie del rancoroso Prospero e del suo servo-spiritello Ariel, a proiettare in questo ambiente ostile e tropicale gli altri personaggi; infine, un ultimo vento, un’ultima tempesta soffierà forte, consentendo a tutti il rimpatrio. Ma le tempeste più evidenti sono quelle che sconvolgono gli animi dei personaggi: Prospero, divorato dalla bramosia di vendetta e da un bruciante rancore a causa del suo orgoglio ferito, che, una volta placatisi, lasciano posto al perdono e al sollievo del sospirato e atteso ritorno; Calibano, del quale si iperbolizza l’opportunismo e il doppiogiochismo, specchio, in realtà, di una profonda crisi interiore, essendo sempre mancati a lui, essere orribile e immondo, affetto, amore e valori; Miranda, presentata in un’ eterna adolescenza dovuta al perenne conflitto tra tensione indipendentista e tacita obbedienza al padre; Ariel, leale e vecchio spirito (notare i gesti parkinsoniani) conteso tra l’obbligo del servizio a Prospero e la voglia di volare via. L’aspetto eminente è pertanto l’attenzione all’interiorità dei personaggi osservata in un contesto inusuale e drammatico, pur essendo la resa finale dinamica, divertente e a tratti comica. Anzi, proprio quelle parole, quei gesti, quelle situazioni talvolta grottesche, goffe, bizzarre, ridicole sono emblema dell’uomo che, perso tutto, involve ad uno stato inferiore facendosi guidare dai propri istinti, pulsioni, ambizioni recondite. Tale messaggio già lo aveva compreso il grande maestro inglese seicentesco, tuttavia ancora lo vediamo in scena, attualizzato nel linguaggio, nei costumi, nelle scene (si pensi al selfie) ma sostanzialmente uguale. Insomma “la Tempesta” risulta davvero “popular”, (come presunto dal nome della stessa compagnia: “Popular Shakespeare Kompany”) e bene accolta da un pubblico che ricambia con entusiasti applausi. CRISTINA SIVERI - 4^ LICEO CLASSICO MANIN. Tuoni, boati. Il pubblico viene subito risucchiato da una tremenda tempesta, una tempesta provocata da Prospero (Valerio Binasco). Dodici anni sono passati da quella notte in cui lui e sua figlia Miranda (Deniz Ozdogan), di soli tre anni, furono imbarcati e lasciati al proprio destino. Dodici anni che un'isola sperduta nel mar Mediterraneo è diventata la loro dimora. Dodici anni che Prospero, il duca di Milano, scacciato dalla sua città, desidera vendicarsi. Ora, grazie alla sua potente magia, ne ha la possibilità: infatti coloro che avevano tramato contro di lui -suo fratello, Antonio (Fulvio Pepe), e Alonso (Alberto Astorri), re di Napoli- si trovano in balia delle onde. Risparmiatoli, Prospero si fa burattinaio delle loro vicende e, grazie all'aiuto del suo servo fedele, Ariel (interpretato in maniera impeccabile e affascinante da Fabrizio Contri), raduna a sé coloro che lo avevano tradito. Miranda però si innamora del figlio di Alonso, Ferdinando (Roberto Turchetta), il quale è deciso a portarla con sé a Napoli. L'interpretazione - forse troppo infantile - di Deniz Ozdogan, ricorda quella di Roberto Benigni nel film "Pinocchio": una Miranda giovane e inesperta saltella sul palco e, con gli occhi di una bambina, guarda all'umanità, "naufragata" davanti a lei, come un mistero da scoprire, indagare e amare. Efficace e degna di nota la recitazione di Gianmaria Martini nei panni di Calibano, mostro dell'isola, capace, nonostante la sua malvagità, di suscitare compassione. Valerio Binasco regista e padrone delle scene commuove, convince e a volte inquieta il pubblico. Nonostante la reinterpretazione moderna, tra cravatte, sneakers e selfie, il testo originale viene prevalentemente rispettato. La scenografia è essenziale e unica (tre grandi pannelli rossi) e gli attori ci si muovono con dimestichezza. Coinvolgenti le musiche originali di Arturo Annecchino, in grado di dare un suono alle emozioni di attori e spettatori. DANIELE CROTTI - 1^ LICEO SCIENTIFICO. Il grande lavoro di Valerio Binasco, regista de “La tempesta” che ha avuto luogo al teatro Ponchielli di Cremona, ha fatto si che la città della musica abbia potuto ospitare uno splendido allestimento di William Shakespeare. Col suo inizio pieno di mistero, svelato solo durante l’intreccio della storia, “La tempesta” è stata capace di attrarre su di essa tutte le attenzioni del pubblico curioso e molto attento. Tra gli attori si distingue sicuramente l’interprete di Calibano, Gianmaria Martini, che ha recitato nelle vesti del figlio della strega con un’ enorme passione.Nello svolgersi degli eventi cala sempre più il mistero e a mano a mano si scopre la vera storia di Prospero, re di Milano sottratto al trono, che fa passare i giorni peggiori della loro vita alle persone che l’hanno cacciato su quell’isola facendoli naufragare in seguito ad una tempesta. Fortunatamente dopo varie torture psicologiche il suo cuore di pietra si rompe e con buona volontà li perdona e lascia sua figlia sposa al re di Napoli “La tempesta” oltre che per la buona recitazione degli attori ha fatto esplodere il pubblico anche per la simpatia di alcuni personaggi (come Ariel) e non di poco conto le musiche di Arturo Annecchino che ha fatto in modo di legarle perfettamente con le scene in atto in quel preciso momento. La scenografia molto semplice composta solo da tre grandi muri rossi ha fatto in modo di mettere in primo piano gli attori senza che il pubblico si perdesse in particolari che avrebbe potuto presentare uno sfondo più dettagliato. Quando alla fine il tutto si è risolto e i dispersi son riusciti a tornare a casa con una nuova regina di Napoli, il pubblico ha ringraziato con una lunga serie di applausi lo splendido lavoro svolto in questi mesi dagli attori che hanno davvero dato il meglio di loro e che spero di poter rivedere in altre vesti per un futuro ritorno in scena a Cremona. DARIO CAMOZZI - 4^ LICEO LINGUISTICO MANIN. É stato una rivisitazione de “La Tempesta” di W. Shakespeare piuttosto particolare quella messa in scena la sera del 19 marzo al Teatro Ponchielli di Cremona. Il regista, Valerio Binasco, ha dimostrato un grande spirito di iniziativa nel proporre una rappresentazione di tale particolarità a chi si aspettava un riadattamento entro i limiti dell’ordinario, che non ha potuto far altro che inghiottire a forza il boccone della sorpresa, amaro o dolce a seconda dell’opinione di ciascuno sullo spettacolo. Le peculiarità applicate da Binasco consistono essenzialmente in una scenografia estremamente spoglia, che consisteva in sole due pareti di fondo rossastro e qualche indispensabile oggetto di scena, e in un’esteriorità dei personaggi radicalmente modificata: gli attori sono infatti vestiti in maniera moderna ed elegante, e con alcuni personaggi, come, ad esempio, Trinculo (Sergio Romano), si assiste ad un inusuale utilizzo dei dialetti meridionali, che alleggeriscono la pesantezza tematica dello spettacolo ma, a ben vedere, allo stesso tempo, non ne facilitano certo la comprensione. Modifiche, queste, che hanno lasciato perplesso il pubblico cremonese, all’ interno del quale si contrappongono varie opinioni differenti sulla riuscita o meno della rappresentazione. Gli spettatori non possono, però, non esprimere un giudizio pressochè univoco a proposito della performance degli attori, che hanno tutti interpretato con grande abilità la loro parte. Spiccano però, fra gli altri, lo stesso Valerio Binasco (Prospero), Gianmaria Martini (Calibano), Deniz Ozdogan(Mirando), il già citato Sergio Romano, che ha divertito il pubblico grazie alla ottima padronanza della parlata del Sud e, infine, Fabrizio Contri (Ariel), che con la sua andatura goffa e dondolante e la sua forte gestualità ha suscitato simpatia in tutto il Ponchielli. ESTER GATTI - 4^ LICEO SCIENTIFICO ASELLI . Un ritorno al teatro: ecco cosa si propone come obbiettivo la Popular Shakespeare Company mettendo in scena “La Tempesta” al teatro Ponchielli di Cremona il 19 marzo. Sotto la regia di Valerio Binasco “La Tempesta” cambia vesti, ma fortunatamente non è variata nel suo complesso: i personaggi e i dialoghi, anche se in alcune parti resi più coloriti per attirare l'attenzione dei giovani nel pubblico, rimangono invariati. Con solo tre bastoni, un sasso, una sedia e tre pannelli rossi si costruisce la scena in cui gli attori, tra cui anche il regista stesso interpretando il protagonista Prospero, collaborano per creare quell'atmosfera fantastica che fin dall'inizio incanta e cattura tutti gli spettatori. Anche la musica cattura l'attenzione del pubblico mediante suoni dolci e melodie oniriche. Il pubblico entra subito in empatia con tutti i personaggi: sente come propri il rancore di Prospero, la sofferenza del mostruoso ma compassionevole Calibano, l'innocenza della giovane Miranda, l'amore di Ferdinando, la bontà d'animo di Gonzalo e persino il pentimento e la paura di Antonio, Sebastiano ed Alonso. Il pubblico apprezza molto Trinculo e Stefano per la loro comicità, ma viene amato anche il nuovo modo di interpretare lo spirito Ariel. Il tema del fantastico rappresentato con questo personaggio oltrepassa infatti il tipico stereotipo e fa riflettere sulla quotidianità in quanto supera la sfera dell'immaginario: da spirito Ariel diventa un vecchietto dai movimenti parkinsoniani che ispira tenerezza per l'animo da bambino e che subito guadagna la simpatia degli spettatori. Nonostante i vari attori siano differenti per provenienza ed età (e quindi esperienza) collaborano in maniera sublime sul palco rendendo i personaggi veritieri e la comprensione della storia molto facile rispetto alle altre opere di Shakespeare. Inoltre tutti gli attori riescono a comunicare il proprio testo agli spettatori mediante una dizione limpida e molto articolata che ne facilita la comprensione anche quando parlano in dialetto. Nel complesso lo spettacolo può essere apprezzato da un target molto ampio rendendolo quindi in grado di avvicinare al teatro anche persone non particolarmente interessate. FEDERICA TORCHIANA - 4^ LICEO SCIENTIFICO VIDA. La rappresentazione del 18 marzo de La Tempesta ha visto un teatro partecipe che ha premiato con un deciso applauso finale la lunga e strutturata performance della Popular Shakespeare Kompany. Tutto parte dal naufragio dell'imbarcazione sulla quale si trovano il re di Napoli, accompagnato dal figlio Ferdinando e da parte della corte, e l'alleato duca di Milano Antonio, a causa di una tempesta evocata dalla magia di Prospero. Decisamente originale la scelta registica di rappresentare il naufragio utilizzando semplici ramoscelli; egualmente evocativo anche l'uso dei bastoni quali unici oggetti di scena e della musica per rappresentare la magia. Su uno sfondo minimalista, si sono avvicendati protagonisti e comprimari della piece shakesperiana, abbigliati in costumi che tendevano a caratterizzare ed attualizzare gli stereotipi dei personaggi. Ariel appare come un originale anziano svagato, il Re di Napoli è un guappo cafone, il Duca Antonio un uomo d'affari spregiudicato, Gonzalo un modesto impiegato... I dialoghi retti da questi personaggi e dai bravi comprimari, che interpretano i siparietti più comici dell'opera (Trinculo, Stefano e Adriano), hanno trascinato nello spirito del racconto. È stato invece più difficile comprendere la scelta operata su Miranda e su Ferdinando: lei appare come una bambina mal cresciuta, un po' naif, ma senza una chiara personalità, capricciosa e della quale si faticano a comprendere i mutamenti d'animo; mentre lui non riesce a far capire la rivoluzione interiore che lo porta da presuntuoso ragazzo nobile e ricco a uomo maturo e degno di governare. Prospero è validamente impersonato, ma si sente la mancanza di alcune scene previste nel testo originale, che avrebbero dato maggior credibilità al personaggio e al suo sviluppo psicologico: la sua conversione da uomo tradito a uomo capace di perdonare, scatenata da un dialogo con Ariel, e il mutamento di opinione nei confronti di Ferdinando, portato dalla visione di una sua partita a scacchi contro Miranda. Nel complesso, la compagnia appena costituita ha dimostrato un buon affiatamento e una professionalità matura, degni del testo abbastanza aderente all'originale. FRANCESCA RABAIOTTI - 4^ LICEO LINGUISTICO MANIN. Una scenografia essenziale ma “violenta” caratterizzata dal colore rosso sporcato di materia nera, quinte rossicce che richiamano i colori della sabbia dell'isola deserta dove il potente duca di Milano Prospero è costretto all'esilio, insieme alla figlia ancora bambina Miranda, dal fratello Antonio, danno l'idea della volontà del regista Valerio Binasco di lasciare spazio alla capacità evocativa degli attori e della musica di raccontare gli eventi de “La Tempesta” di Shakespeare, andata in scena il giorno 19 Marzo presso il Teatro Ponchielli. La compagnia “Popular Shakespeare Kompany” offre un'interpretazione di alto livello di un'opera complessa, dove risulta difficile non cadere in scene lente e prolisse. Gianmaria Martini, che veste i panni di Calibano, servo deforme di Prospero, ha compiuto un lavoro ammirevole sulla propria voce e sulla mimica del proprio corpo tanto da sembrare uscito da un girone dell'Inferno dantesco. Fabrizio Contri, dalla recitazione grottesca, interpreta Ariel, spirito del vento che invoca la libertà dal padrone Prospero, ed è un vecchietto con difficoltà motorie e che indossa una t-shirt di Superman e degli occhiali dalle lenti spesse. Deniz Ozdogan, nella pièce Miranda, unico personaggio femminile, interpreta in maniera convincente la condizione di una bambina ingenua, vissuta lontano dal mondo civile. Valerio Binasco, nel duplice ruolo di regista e attore protagonista nei panni di Prospero, che si dedica alla magia essendo munito di una bacchetta e di un libro magico, è di incredibile bravura. Nella magia di Prospero, si potrebbe riconoscere un riferimento al potere del teatro: il drammaturgo, come il mago, è colui che sa creare una realtà immaginaria rispetto alla quale la vita reale è un'occasione di riflessione sulla futilità di tutte le cose. Lo spettacolo presenta un'alternanza di momenti comici, carichi di tensione e descrittivi, fino ad arrivare al finale lieto, in cui si assiste alla riappacificazione di Prospero con il fratello e i suoi nemici. LORENZO VEZZINI - 5^ LICEO SCIENTIFICO ASELLI. La Tempesta, regia di Valerio Binasco – Classe e potenza: la “Popular Shakespeare Company” e Binasco convincono. Il regista, ma anche attore nella parte di Prospero, sprigiona tutta la forza emotiva del grande dramma shakepeariano, in un’attualizzazione intelligente e riuscita. La raffinatezza della sua creatura sta tutta nel minimalismo di cui è cosparsa, prima di tutto per quanto riguarda la scenografia. Quattro pareti rosso sfumato, una decina di rami, un sasso e qualche studiato intervento sonoro a metà tra l’effetto scenico e il sottofondo musicale indicano magnificamente la via all’immaginazione dello spettatore. Così un lungo bastone diventa la ringhiera di una nave, che Ariel porge ai marinai insieme alla visione della bufera che ha scatenato, resa con qualche aerea nota di pianoforte: la scena è semplice quanto magica e drammatica. Anche l’umorismo risulta fresco e mai noioso: sia nel registro dovutamente basso di Stefano e Trinculo, ma soprattutto in alcuni sketch a bruciapelo; su tutti spicca indimenticabile il momento in cui Antonio e Sebastiano si fanno un selfie prima di tentare l’assassinio del Re di Napoli. Tutto ciò è inserito in un attualizzazione non forzata, ma ben tratteggiata nel linguaggio meno solenne dei personaggi e nei loro abiti, in cui ricordano più una combriccola di mafiosi che una corte reale. Tutto ciò non toglie però forza drammatica alla rappresentazione, ma anzi bilancia l’interpretazione quasi violenta che il regista chiede ai suoi attori. Sono proprio questi ultimi l’altro grande punto di forza dell’opera, con la bravura eccezionale che mostrano nei panni dei personaggi fortemente rivisitati dal copione originale. Tra tutti spiccano Deniz Ozdogan, una Miranda più credibile nei panni di ragazza ingenuamente sensuale, Sergio Romano, che si destreggia nel divertentissimo accento dato a Trinculo, e lo stesso Valerio Binasco, esempio di eccellente recitazione nella parte di Prospero. Se però essi riescono a reggere alla perfezione la costante carica emotiva dei toni, un po’ più fatica fa il pubblico: uno spettacolo di quasi tre ore, mantenendo sempre questo ritmo, sovraccarica lo spettatore e rischia nel finale di apparire esasperato. Questa è comunque l’unica pecca di uno spettacolo dall’ottima regia e dalla magistrale interpretazione. MATTEO BONAGLIA - LICEO SCIENTIFICO. Centoquaranta minuti di puro piacere, due ore e venti minuti ben spesi. Questo non è il mio parere, ma è quello delle centinaia di persone che con me hanno applaudito a fine spettacolo estasiate. “La tempesta” di William Shakespeare rivisitata da Valerio Binasco ha preso scena su un palco allestito semplicemente con pannelli rossi ma che grazie alla mimica ed all’espressività degli attori ha rappresentato perfettamente un naufragio, una tempesta ed un’isola sperduta. Sebbene il teatro Ponchielli sia stato progettato per valorizzare maggiormente gli spettacoli lirici, in data 19 Marzo 2014 ha raggiunto un nuovo apice invitando la Popular Shakespeare Kompany ad esibirsi sul suo palco in un’opera di prosa. Infatti prima dell’applauso degli spettatori un Ariel con una maglietta da superman ha accompagnato ogni scena che complessivamente possono essere definite come un buon misto di disperazione ed ironia, tant’è vero che il pubblico tra una risata e l’altra è stato intrattenuto così bene da non accorgersi minimamente dell’avvicinarsi della mezzanotte. È a dir poco stupefacente inoltre come un ramo ed una spugna siano bastati a mostrare tutta la tragicità che un naufragio porta con sé e come gli astanti, ammutoliti durante la scena, abbiano ognuno sentito la vicenda sulla propria pelle. Non bisogna però dimenticare che anche alcune scelte di contorno che potrebbero sembrare superflue hanno contribuito notevolmente all’effetto finale; ne sono una dimostrazione gli effetti sonori non eccessivi che hanno dato risalto agli scambi di battute ed i cambi di abbigliamento per trasmettere all’osservatore più direttamente i diversi sentimenti dei personaggi in scena. La pausa pubblicitaria stessa, introdotta dagli attori, è stata motivo di elogio. L’espressività vocale, per raggiungere meglio gli ascoltatori, ha raggiunto forse toni eccessivi nella primissima scena tuttavia quelle stesse voci si sono rivelate la chiave dei successivi atti con effetti onomatopeici e retorici non indifferenti; per questo penso che ogni aspetto della recita sia stato portato al livello massimo possibile ed invito chiunque a considerare di guardare questa compagnia teatrale ogniqualvolta reciti nei dintorni. NICCOLO’ BONSERI - 5^ GINNASIO MANIN. Valerio Binasco, che in questa stagione ha già dato prova del suo genio al pubblico del Ponchielli portando sotto i riflettori una stupefacente messinscena de Il visitatore, il 18 e 19 marzo è tornato a sorprendere con un enigmatico dramma shakespeariano: La tempesta. Già nell’impostazione originale dell’opera si riscontrano degli elementi che accostati possono lasciare delle perplessità, è una commedia, che ha anche il suo lieto fine, ma vi si trattano dei temi che hanno ben poco da spartire con la letizia; si parla di omicidio (quantunque nel dramma non sia mai commesso), di sete di potere portata all’estremo, di assenza di temperanza e di come l’essere umano, nella sua imperfezione, reagisce a questi terribili impulsi. Binasco esaspera i temi shakespeariani e sfrutta questa ambiguità e ambivalenza dell’opera con generoso apprezzamento degli spettatori, tutto ciò con un allestimento e una visione della commedia in linea con il tema che portano una ventata di attualità suscitando l’interesse in sala. Il re di Napoli e il suo seguito sono pensati come camorristi all’interno della cui cerchia il capo è rispettato de iure ma de facto è soggetto alle insidie che la sete di potere dei suoi sottoposti gli occorre, Miranda è presentata come una principessina lagnosa, Calibano è l’emblema della mancanza di capacità di dominare gli istinti dell’uomo. Il regista arriva persino a sottolineare la leggerezza con cui gli uomini spesso commettono efferatezze facendo in modo che i personaggi in procinto di commettere un omicidio si scattino una fotografia, una “selfie”, il che è cosa diffusissima tra i giovani d’oggi e non solo. Il regista esalta anche il carattere felice dell’opera rendendo manifestamente comiche alcune scene, come con l’idea di affibbiare a Trinculo uno spiccato accento pugliese dalla comicità unica; dopotutto è anche un dramma d’amore, di perdono, di pentimento e di temperanza maturata. La scenografia svestita di ogni fronzolo di De Marino, che consiste in tre pannelli dipinti di tinte rossastre, pone ulteriormente l’accento sui contrasti della rappresentazione grazie all’ausilio delle luci che danno ai colori del fondale un tono più cupo o più solare e gaio a seconda di ciò che avviene sul palco. Eccellente la prestazione di tutti gli attori tra i quali spicca Binasco stesso nei panni di Prospero, la cui recitazione coinvolgente regala ancora più magia a questa pièce. NICCOLO’ SAVARESI - 5^ LICEO CLASSICO. Quello che si spera di ottenere ogni volta che si va a teatro è tornare a casa con una sensazione di serenità, non fatta di esaltazione o gioia incontenibile, ma di pace, venata dal vago sentore di un dubbio che tiene viva la mente, senza avvilirla. Questo è ciò che ha dato La tempesta della Popular Shakespeare Kompany al pubblico del Ponchielli, un esito che non era certo, a giudicare dall’inizio un po’ troppo cauto. Attraverso una compagnia simpatica e autoironica, il testo shakespeariano ha preso vita, diventando un affresco delle grandezze e delle miserie umane, una dolce rappresentazione di un’umanità innamorata della propria imperfezione, che ha deluso i tradizionalisti che avrebbero voluto recitare a mezza voce con gli attori “siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni”, escluso dal testo della regia di Valerio Binasco, attentissimo a costruire scene calibratissime e che si fondono l’una con l’altra. Il tema dei sogni, comunque, è ricorrente e emerge più volte nelle battute, evitando che il valore dello spettacolo si riduca a un momento di pochi secondi; anche la scenografia, imponenti pannelli dipinti di varie sfumature di rosso, contribuisce a creare un’atmosfera onirica, ora spietata e fredda, ora gioiosa e calda, a seconda delle luci impiegate sul palco. In una dimensione astratta, si muovono personaggi concretissimi, mossi da un iniziale desiderio di vendetta che, grazie all’amore tra i due giovani protagonisti, si conclude con il perdono delle colpe passate. La musica, forse, risulta essere l’unica nota stonata dell’insieme, rivelandosi in alcuni momenti ripetitiva e superflua. Tanto di cappello, comunque, alla scelta coraggiosa di questa giovane compagnia, che ha deciso di impegnarsi a riproporre al pubblico i grandi classici del teatro, anche con mezzi modesti, purché si riappropri del loro significato più profondo.