Prospettive in Pediatria Aprile-Giugno 2016 • Vol. 46 • N. 182 • Pp. 161-168 Frontiere Sandro Banfi1 2 Brunella Franco2 3 Genetica Medica, Dipartimento di Biochimica, Biofisica e Patologia Generale, Seconda Università degli Studi di Napoli; 2 Telethon Institute of Genetics and Medicine (TIGEM), Pozzuoli (NA); 3 Genetica Medica, Dipartimento di Scienze Mediche Traslazionali, Università Federico II, Napoli 1 Genome Editing nella medicina del futuro: opportunità e rischi Il Genome Editing (GE) è una tecnica di biologia molecolare che permette di modificare in modo permanente il DNA di una cellula creando sostituzioni, inserzioni o delezioni. Esso richiede il taglio della doppia elica del DNA in punti specifici del genoma a opera di proteine chiamate nucleasi (una sorta di “forbici molecolari”). Il taglio è seguito da un processo naturale di riparazione del DNA che può portare o alla inattivazione del gene bersaglio oppure alla correzione di mutazioni specifiche, a seconda della metodica utilizzata. A causa della sua complessità sperimentale, il GE è stato poco utilizzato in campo biomedico fino alla recentissima scoperta del sistema CRISPR/CAS9, avvenuta pochi anni fa. Tramite questo sistema, alla portata anche di laboratori piccoli e relativamente poco attrezzati, è possibile effettuare studi della funzione genica sia in modelli cellulari che animali. Inoltre, diventa più semplice disegnare approcci di terapia genica per malattie umane (genetiche e non genetiche). Il sistema CRISPR/CAS9 sta già rivoluzionando la ricerca biomedica di base e presenta un enorme potenziale di applicabilità nella pratica clinica in un futuro relativamente prossimo. Tuttavia, prima che ciò si realizzi, restano da risolvere ancora delle criticità di natura tecnica e va aperto un serio confronto nella comunità scientifica riguardo alcune implicazioni di tipo etico che possono scaturire da un utilizzo totalmente incontrollato di questa nuova procedura. Riassunto Genome editing (GE) is a molecular procedure used to modify the genomic DNA of a cell by creating substitutions, insertions or deletions. It requires cutting double strand DNA at desired genomic locations by proteins called nucleases (sort of “molecular scissors”). The break is followed by a natural process of DNA repair that can either bring about the inactivation of the target gene or correct specific mutations, depending on the method used. Because of its experimental complexity, GE has had a relatively low impact in the biomedical field until the recent discovery of the CRISPR/CAS9 system just a few years ago. Through this system, which can be easily adopted even by small and not highly equipped laboratories, it is becoming straightforward to carry out gene functional studies in either cellular or animal models. Moreover, this method allows the design of, in principle, more effective gene therapy approaches for human diseases (both genetic and non-genetic). The CRISPR/ CAS9 system is already revolutionising basic biomedical research and has a huge potential for clinical applications in the near future. However, there are still a number of technical problems that must be solved to allow safe and reliable introduction of CRISPR-CAS9-based GE procedures in clinical practice. Finally, it will also be necessary to start open discussions about the ethical implications that may arise from uncontrolled use of this new procedure. Summary Metodologia della ricerca bibliografica effettuata La ricerca degli articoli rilevanti è stata effettuata tramite la banca bibliografica PubMed (http://www.ncbi. nlm.nih.gov/pubmed), utilizzando come parole chiave: “genome editing”, “CRISPR CAS9”, “TALEN”. Sono stati inclusi solo articoli in lingua inglese. La quasi totalità degli articoli sull’argomento è stata pubblicata negli ultimi 3 anni; ad esempio la ricerca in PubMed con la 161 S. Banfi, B. Franco parola chiave “genome editing” ha prodotto 1539 articoli, di cui solo 93 (6%) prima del 2013. Utilizzando la parola chiave “Crispr Cas9” sono stati ottenuti 1505 articoli di cui solo 4 prima del 2013. Introduzione: cosa significa Genome Editing Genome Editing (d’ora in avanti abbreviato in GE) è un termine inglese che indica la possibilità di modificare in modo permanente il DNA di una cellula. Esso è reso possibile dall’utilizzo di vere e proprie “forbici molecolari” che determinano un processo di “taglio” della doppia elica del DNA. Quest’ultimo è seguito da una riparazione che non porterà al ripristino della sequenza di partenza, ma a una sua variante modificata. Per poter parlare di GE vero e proprio, tuttavia, è necessario che l’intero processo sia controllato e guidato e che ci sia la possibilità di effettuare il taglio, e la conseguente riparazione, in regioni specifiche del genoma che siano predeterminate in partenza. Negli ultimi anni sono stati pubblicati moltissimi lavori scientifici che discutono di risultati ottenuti con tecniche di GE. L’esplosione di questo settore delle biotecnologie mediche è stata causata da due fattori principali. Il primo e più ovvio fattore, relativamente meno recente, è stato rappresentato dalla decodifica della sequenza del genoma dell’uomo e di altre organismi di riferimento per la ricerca sia di base che applicativa medica, come ad esempio il topo, il moscerino della frutta (Drosophila) per citarne solo alcuni, che è stato possibile ottenere a partire dal 1999 fino ai primi anni del ventunesimo secolo (Lander et al., 2001). Senza la conoscenza della mappa dettagliata dei genomi non sarebbe possibile pianificare nessun intervento mirato di GE. Il secondo, molto più recente, è stato rappresentato dalla scoperta di “forbici molecolari” molto maneggevoli che possono facilmente essere indirizzati a operare in qualsiasi regione genomica desiderata, anche da parte di laboratori piccoli e non dotati di attrezzature particolarmente sofisticate. Questo è il caso soprattutto del sistema CRISPR/ CAS9, che è alla base dell’esplosione delle applicazioni di GE negli ultimi 3-4 anni e che verrà trattato più estesamente nella prossima sezione. Evoluzione tecnologica degli approcci di GE e descrizione del sistema CRISPR CAS9 Metodi per modificare il genoma di cellule e organismi sono state utilizzati già da molti anni dai ricercatori, soprattutto per effettuare approcci di reverse genetics. Quest’ultima è una strategia che consiste nello studiare le funzioni di un gene analizzando gli effetti che una sua alterazione, o addirittura inattivazione, provoca in cellule o in interi organismi. Si contrappone alla strategia opposta (forward genetics), in cui si parte 162 dalla valutazione di un fenotipo alterato (tipicamente un quadro patologico) e si cerca di risalire alle sue basi genetiche identificandone il gene responsabile. Le procedure che venivano utilizzate per effettuare GE negli ultimi due decenni del secolo scorso erano però applicabili o a modelli cellulari molto semplici (es. lieviti) con limitata rilevanza per lo studio di malattie umane oppure, quando applicabili a organismi più vicini all’uomo (es. gene targeting nel topo, (Bradley, 1991)) richiedevano capacità tecniche elevate e tempi di attuazione molto lunghi che ne limitavano enormente l’utilizzo. Uso delle nucleasi in GE Un notevole avanzamento nelle procedure di GE si è avuto quando è stato introdotto l’utilizzo delle “nucleasi”, vale a dire proteine in grado di rompere il doppio filamento del DNA in punti specifici (le cosiddette “forbici molecolari” di cui sopra). Ma per quale motivo le nucleasi possono attivare un processo di GE? Semplicemente perché la rottura del DNA non può essere tollerata dalla cellula, la quale immediatamente attiva un processo di riparazione (Fig. 1). Il processo di riparazione può avvenire mediante le due seguenti modalità. 1) “Saldatura delle estremità non omologhe” (nonhomologous end-joining). Questa modalità agisce rapidamente e in maniera molto efficace e non si avvale di una molecola di DNA che funga da stampo. Tuttavia la saldatura delle estremità non-omologhe ha alte probabilità di introdurre differenze ed errori rispetto alla sequenza del DNA prima della rottura. Qualora la rottura si dovesse verificare all’interno di un gene che produce una proteina, un probabile effetto del processo di saldatura non-omologa sarà la mutazione del gene e la possibile inattivazione della proteina corrispondente, con importanti applicazioni nel campo della reverse genetics, come discusso in seguito. 2) Ricombinazione omologa” (homologous recombination). Questa modalità di riparazione del DNA richiede la presenza di una molecola di DNA stampo identica (o quasi) a quella pre-rottura che può essere anche fornita esternamente. Questa modalità è meno efficiente rispetto alla saldatura non-omologa, ma è in grado di riparare il DNA ricopiando perfettamente, senza alcun errore, la sequenza della molecola fornita come stampo. È proprio quest’ultima modalità che fornisce le maggiori prospettive per l’utilizzo del GE a scopi terapeutici, come sarà discusso in seguito. Dai primi anni ’2000, sono state introdotti sistemi di GE basati su tipi diversi di nucleasi, tra cui le nucleasi a dita di zinco (zinc finger) (Chevalier et al., 2002) o le nucleasi che mimano gli effettori dell’attivazione transcrizionale (TALEN, acronimo di Transcription activator-like effector nucleases) (Boch et al., 2009). Entrambi questi sistemi presentano un’ottima efficacia, ma hanno lo svantaggio di richiedere la produzione di proteine specifiche per ogni sequenza che si Genome Editing nella medicina del futuro: opportunità e rischi Figura 1. Schema raffigurante i sistemi di riparazione del DNA basati su “Saldatura delle estremità non omologhe” (a sinistra) e della “ricombinazione omologa” (a destra) susseguenti a un taglio della doppia elica di una ragione di DNA genomico operata da una nucleasi. In indica la comparsa di una mutazione che porta alla inattivazione del gene successiva alla saldatura delle estremità non omologhe. Il rettangolo rosso indica la correzione operata dalla ricombinazione omologa di una mutazione pre-esistente all’evento di GE, indicata con Mut. Il DNA stampo è la molecola di DNA che guida il processo di ricombinazione omologa e che contiene la modifica desiderata per realizzare la correzione genica. voglia tagliare, e comportano quindi dei costi elevati, che non sono alla portata di laboratori medio-piccoli. Una vera rivoluzione nel campo si è avuta con la scoperta del sistema di nucleasi CRISPR/CAS9 e il suo adattamento a metodiche di GE (Hsu et al., 2014; Sander e Joung, 2014; Wright et al., 2016). Scoperta del sistema CRISPR/CAS CRISPR (abbreviazione di Clustered, Regularly Interspaced, Short Palindromic Repeat, pronuncia crisper) è una sorta di semplice ma ingegnoso sistema immunitario che i batteri usano per difendersi dai virus. È costituito da una serie di sequenze genomiche ripetute intervallate a frammenti di sequenze virali. Questa regione produce dei piccoli RNA noncodificanti per proteine denominati crRNA. Se la cellula batterica viene infettata da un virus la cui sequenza genomica è riconosciuta da uno di questi crRNA noncodificanti si avrà la formazione di una molecola ibrida crRNA-DNA virale. La parte ripetuta del crRNA ha un segnale di riconoscimento per una nucleasi CAS (abbreviazione per CRISPR-associated), così denominata perché il gene corrispondente è adiacente alla regione CRISPR nel genoma batterico, che taglia il DNA virale e pertanto neutralizza l’infezione (Barrangou et al., 2007). L’intero sistema ha preso il nome di CRISPR/CAS. Adattamento del sistema CRISPR/CAS9 a procedure di GE Dalla scoperta del sistema CRISP/CAS e delle sue modalità di funzionamento al suo adattamento per utilizzo in GE il passo è stato molto breve. In questo sistema il riconoscimento del DNA da tagliare non avviene tramite la nucleasi (come nel caso di TALEN e zinc finger), ma tramite una piccola sequenza di RNA ed è noto in biologia che le sequenze di RNA sono oggetto di più facile manipolazione genetica rispetto alle proteine. Questa caratteristica ha immediatamente aperto delle immense prospettive alle tecniche di GE. In particolare, il sistema è stato adattato in modo da sostituire alle sequenze virali contenute nei crRNA degli RNA sintetici di 18-20 basi (denominati RNA guida o sgRNA) corrispondenti a una qualsiasi sequenza genomica specifica bersaglio. Come nucleasi, si può utilizzare la proteina CAS9 (prodotta dal batterio Streptococcus pyogenes) che è molto maneggevole a causa delle sue ridotte dimensioni. Una volta ingegnerizzato il sistema, ora denominato CRISPR/CAS9 (Fig. 2), si è dimostrato funzionare perfettamente anche in cellule non-batteriche incluse le cellule umane (Cong et al., 2013; Lander, 2016). L’attività sperimentale di laboratori in tutto il mondo ha dimostrato che questo sistema è facilmente introducibile in qualsiasi tipo di cellula utilizzando metodiche standard di biologia molecolare. Per effettuare GE tramite CRISPR/CAS9 è necessario semplicemente disegnare un RNA guida che riconosca la regione genomica bersaglio. Nel caso in cui si voglia produrre una specifica modifica (es. riproduzione di una data mutazione) si dovrà anche disegnare e generare un DNA stampo, operazione anch’essa molto semplice e alla portata di laboratori non particolarmente attrezzati e dotati di risorse standard per condurre esperimenti di biologia molecolare. 163 S. Banfi, B. Franco Figura 2. Schema raffigurante l’azione di un sistema basato su CRISPR/CAS9 in una cellula. sgRNA = RNA guida (single guide RNA): si tratta della piccola molecola di RNA che media il riconoscimento della regione genomica bersaglio e richiama la proteasi CAS9 per il taglio del DNA. Al taglio possono poi seguire i processi di riparazione basati o su “saldatura delle estremità non omologhe” o su “ricombinazione omologa”, a seconda dell’aggiunta o meno di un DNA stampo. Applicazioni del GE: studio della funzione di geni La tecnologia CRISPR/CAS9 consente di generare in maniera piuttosto veloce modelli biologici cellulari e animali per lo studio della funzione di geni utilizzando pertanto strategie di reverse genetics (vedi sopra). questi approcci in cellule umane (Shalem et al., 2014; Wang et al., 2014). Un’ulteriore applicazione di tale tecnologia, considerata la sua rapidità ed efficienza, potrebbe essere anche, nell’immediato futuro, la possibilità di studiare gli effetti di aplotipi individuati con tecniche di GWAS in malattie complesse poligeniche e multifattoriali. Modelli cellulari Modelli animali È ora possibile, tramite il sistema CRISPR/CAS9 creare, per la prima volta, modelli di cellule umane con inattivazione specifica di un gene d’interesse (ad esempio un gene responsabile di una malattia genetica). Ciò può essere facilmente ottenuto disegnando un RNA guida specifico per il gene da studiare e poi sfruttando il processo di riparazione nonhomologous end-joining (Fig. 1), che porterà alla sua inattivazione in una linea cellulare. L’efficienza della tecnologia CRISPR/CAS9 è così elevata da rendere possibili approcci di genomica funzionale che richiedono l’inattivazione completa e simultanea di un numero considerevole di geni, allo scopo di studiare uno specifico fenomeno biologico. Il trasferimento di RNA guida diretti contro tutti i geni del genoma umano (insieme alla CAS9), reso possibile dall’utilizzo di vettori virali (lentivirus), può essere utilizzato per modificare migliaia di componenti genomiche allo stesso tempo. Recenti publicazioni hanno dimostrato la fattibilità di Per la generazione di modelli animali la proteina CAS9 e gli RNA guida specifici possono essere iniettati direttamente in zigoti fertilizzati di specie animali comunemente usati nella ricerca medica (es. topo, zebrafish, Drosophila ecc.), per ottenere la mutazione (o inattivazione) di uno o più geni che possa poi essere trasmessa anche alle generazioni successive. Tale tecnologia permette di semplificare notevolmente e accorciare in maniera significativa i tempi di generazione di modelli animali di malattie genetiche basati al momento sull’uso della ricombinazione omologa in cellule staminali embrionali (ES). Come precedentemente riportato, la tecnica è molto versatile e permette anche di ottenere facilmente non solo inattivazioni di singoli geni, ma anche riarrangiamenti cromosomici più complessi (ad esempio grandi delezioni e/o duplicazioni del DNA genomico), con significative implicazioni anche per lo studio del cancro. Procedure basate sul metodo CRISPR/CAS9 sono state infatti 164 Genome Editing nella medicina del futuro: opportunità e rischi utilizzate con successo anche per riprodurre in vivo riarrangiamenti genomici alla base di forme tumorali, come ad esempio cancro polmonare (Maddalo et al., 2014). Infine, come riportato per i modelli cellulari, il sistema CRISPR CAS9 permetterà nel prossimo futuro anche di generare modelli animali utili per lo studio di fenotipi complessi, grazie alla sua possibilità di manipolare più geni contemporaneamente (Niu et al., 2014). La facilitazione consentita dalle nuove tecniche di GE nella generazione di modelli in vitro e in vivo per lo studio del ruolo biologico di geni e di regioni cromosomiche importanti per il mantenimento dello stato di salute avrà un sicuro impatto sullo sviluppo di nuove strategie terapeutiche per le malattie umane. Potenziali applicazioni terapeutiche del GE Il campo però in cui il GE ha il più grosso potenziale di applicazione nell’ambito delle biotecnologie mediche è senza dubbio quello terapeutico. Ciò non soltanto per malattie genetiche causate da mutazioni in singoli geni (malattie monogeniche o mendeliane), che rappresentano, in linea di principio, il bersaglio più ovvio ma anche per malattie non genetiche, quali ad esempio le malattie infettive. Esistono dei dati molto incoraggianti al riguardo, di cui saranno riportati solo alcuni casi paradigmatici di seguito (Porteus, 2016). Naturalmente, trattandosi di un campo giovanissimo, c’è ancora una lunga strada da percorrere e molti problemi da risolvere prima di arrivare all’introduzione ufficiale nella pratica medica di protocolli terapeutici basati sull’utilizzo del sistema CRISPR/CAS9. Su quali malattie ha maggiori probabilità di successo un trattamento basato su GE? Il disegno di una strategia terapeutica basata su GE con le maggiori probabilità di successo deve tenere conto di una serie di fattori, il primo dei quali è rappresentato dall’accessibilità spazio-temporale del tessuto/organo bersaglio della malattia da trattare. Alcuni organi e tessuti sono più facilmente accessibili all’introduzione di sistemi CRISPR/CAS9 con obiettivi terapeutici. Tra i tessuti/organi più facilmente “aggredibili” ci sono la cute, il sangue, l’occhio, il muscolo e il fegato. Sono già stati riportati esempi preclinici (in modelli murini oppure in sistemi cellulari umani) di trattamento efficace. A questo riguardo, casi esemplari sono rappresentati da modelli di tirosinemia ereditaria (sul fegato) (Yin et al., 2016), distrofia muscolare di Duchenne (sul muscolo scheletrico) (Long et al., 2016) e talassemia (su sangue) (Xie et al., 2014). Al contrario, altri tessuti, incluso quello cerebrale, sono più difficimente accessibili all’introduzione di un sistema CRISPR/CAS9 a scopi terapeutici. Per questi tessuti, è necessario migliorare l’efficacia e la sicurezza delle metodiche di trasferimento molecolare, prima di potere considerare la fattibilità di un intervento terapeutico basato su GE. Un altro aspetto molto importante da considerare è rappresentato dalla finestra temporale in cui l’intervento di GE può avere delle prospettive di successo. In questo senso una malattia con esordio tardivo e decorso più lento ha delle migliori prospettive rispetto a una malattia a esordio precoce (anche intrauterino) e decorso più rapido. Uso terapeutico dell’inattivazione genica mediata da GE Come precedentemente riportato, il sistema di riparazione del DNA dopo rottura operata da nucleasi, basato su nonhomologous end-joining (Fig. 1) è il più rapido ed efficace nella cellula, ma determina molto facilmente la comparsa di mutazioni con conseguente inattivazione genica. Tuttavia, vi sono delle malattie in cui l’inattivazione specifica di un gene o di un frammento genico (es. esone alternativo) può avere degli effetti terapeutici e questi sono i casi in cui l’applicazione di sistemi di GE può avere delle ottime prospettive di successo. Un esempio eclatante in tal senso è rappresentato da una malattia non genetica, vale a dire l’infezione da virus HIV, per la quale l’inattivazione del gene codificante per la proteina CCR5 sembra avere un effetto terapeutico. CCR5 svolge un ruolo essenziale per l’ingresso del virus nella cellula e pertanto la sua completa inattivazione, mediante GE, svolge un ruolo protettivo/curativo nei confronti della infezione da HIV. Una procedura di inattivazione di CCR5 basata sull’utilizzo di nucleasi a dita di zinco è già in fase I di sperimentazione clinica (Tebas et al., 2014), mentre altri protocolli basati sull’utilizzo di CRISPR/CAS9 stanno dando risultati molto promettenti (Mandal et al., 2014). Un altro esempio di applicazione terapeutica preclinica del sistema di riparazione nonhomologous endjoining è rappresentato da quello praticato in una delle malattie genetiche più frequenti, vale a dire la distrofia muscolare di Duchenne (DMD), causata da mutazioni nel gene codificante per la distrofina e trasmessa con modalità recessiva legata al cromosoma X. Risultati molto promettenti sono stati ottenuti su un modello murino di DMD (modello dmx) con la rimozione, mediante un sistema CRISPR/CAS9 degli esoni contenenti mutazioni deleterie, con conseguente ricostituzione di una distrofina parzialmente funzionante (Long et al, 2016). Infine, un ultimo e importante campo di applicazione di procedure di GE basate su nonhomologous endjoining può essere rappresentato da malattie dominanti, in cui solo uno dei due geni è mutato. In questo caso, la specifica inattivazione della copia mutata del 165 S. Banfi, B. Franco gene avrebbe un effetto curativo della malattia. Il problema da risolvere in questo caso è trovare il modo di agire specificamente sulla copia mutata del gene, lasciando intatta la copia normale. Uso terapeutico del GE con preciso ripristino di una sequenza desiderata Un approccio terapeutico alternativo basato su GE, e anche concettualmente più ovvio rispetto alla inattivazione genica, prevede la vera e propria correzione” della mutazione/i (“correzione genica”) alla base della malattia genetica che s’intende trattare. Per operare una strategia di questo tipo, è necessario ricorrere al sistema di riparazione del DNA basato sulla “ricombinazione omologa” (Fig. 1). In pratica si dovrà generare un RNA guida specifico per la regione di DNA contenente la specifica mutazione da trattare e iniettarlo, insieme alla CAS9, nel tessuto bersaglio della malattia provocata dalla mutazione stessa. L’obiettivo è quello di “cancellare” la mutazione ricostituendo la sequenza genomica normale. Per fare ciò sarà necessario attivare il sistema di riparo della ricombinazione omologa, che sarà stimolato dalla iniezione contestuale all’RNA guida e alla proteina CAS9 di un frammento di DNA stampo che conterrà la sequenza di DNA normale e privo della mutazione da correggere. Il risultato finale sarà una vera e propria cura della malattia nelle cellule iniettate. Questo approccio potrebbe essere ideale per la terapia di malattie genetiche a trasmissione dominante, vale a dire quelle causate da mutazioni in una singola copia di un gene (es. neurofibromatosi o rene policistico). Ma anche le malattie genetiche a trasmissione recessiva, in cui entrambe le copie di un dato gene sono mutate, rappresentano un bersaglio idoneo per un approccio di GE mirato alla correzione di una specifica mutazione. Nella quasi totalità delle malattie recessive è sufficiente la correzione della mutazione di un’unica copia del gene per curare la patologia (come anche dimostrato dal fatto che i portatori di una sola mutazione non presentano in genere alcuna anomalia). Esempi incoraggianti che testimoniano l’efficace applicazione preclinica di GE mirato alla correzione di specifiche mutazioni in malattie autosomiche recessive sono stati riportati per la tirosinemia (Yin H et al, 2016), l’anemia falciforme (Zou et al., 2011) e l’anemia di Fanconi (Osborn et al., 2015) tra gli altri (vedi anche Porteus, 2016). Procedure di correzione genica basate su GE hanno un più ampio potenziale di applicazione in medicina rispetto a quelle, pur utili, di inattivazione genica. Il problema più importante della correzione genica è al momento rappresentato dalla sua più bassa efficienza rispetto ai sistemi di GE mirati all’inattivazione genica. Ciò perché il sistema di riparo del DNA della ricombinazione omologa su cui su basa la correzione genica è molto più complesso e inefficiente a livello cellulare, rispetto al sistema di nonhomologous end166 joining. La percentuale media di cellule che acquisiscono la correzione desiderata, utilizzando le procedure oggi correntemente utilizzate, si aggira su valori insufficienti a generare un significativo effetto terapeutico per una grossa porzione di malattie genetiche bersaglio (Lombardo e Naldini, 2014). Sono pertanto richiesti ulteriori miglioramenti tecnologici per le strategie di somministrazione a cellule e tessuti di sistemi CRISPR/CAS9 per consentire una più diffusa applicazione della correzione genica mediante approccio GE a malattie umane. Vantaggi del GE e problemi da risolvere Futuri approcci terapeutici di malattie genetiche basati su GE presentano indubbiamente molti potenziali vantaggi rispetto a procedure di terapia genica basate sul metodo del trasferimento genico (gene transfer), sviluppate e applicate con successo negli ultimi 10 anni (Trapani et al., 2015). Queste ultime consistono nella introduzione nel tessuto bersaglio di un paziente di una versione normale del gene mutato nel paziente, utilizzando le stesse procedure di trasferimento applicabili a un sistema di GE. In linea generale il trasferimento genico può essere applicato solo a malattie genetiche in cui si debba sostituire un gene non funzionante (più frequentemente malattie recessive). Inoltre il trasferimento genico non riesce a riprodurre un funzionamento fisiologico del gene introdotto, in quanto fornito dall’esterno e pertanto sganciato dalla sua normale regolazione all’interno della cellula. Entrambe queste limitazioni vengono a cadere con gli approcci GE che quindi presentano un campo di applicazione esteso sia alle malattie dovute a inattivazione, che a quelle dovute al funzionamento anomalo di un gene che va inattivato e non sostituito, come precedentemente descritto. Inoltre, come ultima considerazione, è necessario sottolineare che la correzione mirata del genoma mediante GE permette una maggiore preservazione del contesto genomico e, in linea teorica, una migliore conservazione dei meccanismi fisiologici di azione del gene bersaglio. Tuttavia, sono da considerare numerosi aspetti critici per l’utilizzo terapeutico di GE, e in particolare di CRISPR/CAS9. Tra i principali sono da annoverare quelli tecnologici, già precedentemente menzionati, vale a dire la necessità di: 1) migliorare le modalità di somministrazione ad alcuni tessuti più difficilmente accessibili come il cervello e 2) incrementare l’efficacia delle procedure basate sulla correzione genica, al momento ancora insufficienti. Un altro aspetto cruciale è rappresentato dalla ancora scarsa conoscenza dei possibili effetti non-specifici (cosiddetti off-target) del GE sul genoma. Infatti, è stato dimostrato che l’sgRNA può riconoscere in modo erroneo altre regioni del genoma, oltre a quella bersaglio, e pertanto causare un taglio da parte della Genome Editing nella medicina del futuro: opportunità e rischi CAS9 (Kuscu et al., 2014), che potrebbe avere delle conseguenze disastrose nel caso in cui colpisse geni o regioni con ruolo biologico critico nel mantenimento dello stato di benessere. Purtroppo, a fronte di un’enorme facilità di utilizzo del sistema, non è ancora semplice determinare preventivamente, in modo attendibile, se l’sgRNA da utilizzare abbia la possibilità di causare importanti effetti off-target. Sono tuttavia disponibili approcci alternativi di GE basati sull’utilizzo di sgRNA e proteine CAS modificate che dovrebbero portare alla minimizzazione della comparsa di effetti non-specifici operati dai sistemi di GE (Kleinstiver et al., 2016). In ogni caso, una valutazione più puntuale e dettagliata della reale incidenza e significato degli effetti off-target conseguenti all’utilizzo di procedure basate su GE dovrà costituire un requisito essenziale prima della loro introduzione nella partica medica. Implicazioni etiche del GE Lo sviluppo della tecnologia di GE basato sul sistema CRISPS/CAS9 potrebbe determinare, nell’ambito della ricerca biomedica, una rivoluzione, paragonabile a quella provocata alla fine degli anni ’80 del secolo scorso dalla introduzione della Reazione a Catena della Polimerasi (PCR). La sua caratteristica più notevole è che si tratta di una tecnica poco costosa, facile da attuare, alla portata anche di piccoli laboratori di biologia molecolare, senza sofisticate attrezzature scientifiche, né dotati di importanti risorse economiche. Dato che si tratta di una metodica in grado di modificare in modo permanente il genoma di qualsiasi tipo di cellula, si possono aprire degli scenari inquietanti e si stanno già sollevando dibattiti molto accesi sulle implicazioni etiche di un suo uso improprio o incontrollato. Tutte le potenziali applicazioni terapeutiche precedentemente descritte prevedono l’utilizzo del GE su cellule di tessuti già formati, le cui modifiche genomiche non saranno trasmissibili a generazioni successive. Tuttavia, la metodica del CRISPR/CAS9 può essere in teoria applicata a embrioni umani e grande sconcerto ha suscitato la notizia che un gruppo di ricercatori cinesi è stato in grado di modificare il genoma di embrioni umani proprio con questa tecnica (Liang et al., 2015). Pur trattandosi di embrioni umani ottenuti da centri di fertilità, non in grado quindi di sopravvivere a causa di importanti alterazioni cromosomiche, la notizia ha destato grosse preoccupazioni e ha dato inizio a importanti discussioni all’interno della intera comunità scientifica sulla necessità di una regolamentazione dell’uso di queste nuove tecniche di GE (Cyranoski e Reardon, 2015; Ledford, 2015). In conclusione, la scoperta del sistema CRISPR/ CAS9 e la sua applicazione a procedure di GE possono potenzialmente rivoluzionare la ricerca biomedica e la pratica clinica in un futuro non molto lontano. Tuttavia, la risoluzione di alcuni problemi tecnici e una attenta valutazione delle possibili conseguenze di un uso improprio di questa metodica sembrano essere necessari, al fine di un utilizzo più generalizzato. Box di orientamento • Cosa sapevamo prima Prima della scoperta del sistema CRISPR/CAS9, il Genome Editing era considerata una metodica molto complessa utilizzabile solo da laboratori molto attrezzati e specializzati nel settore. • Cosa sappiamo ora Il sistema CRISPR/CAS9 è una procedura molto semplice e poco costosa, alla portata di tutti i laboratori in grado di fare esperimenti di biologia molecolare. Questa tecnica permette di modificare il genoma sia per effettuare studi di ricerca volti alla comprensione dei meccanismi di funzionamento dei geni, che per disegnare potenziali strategie terapeutiche per malattie umane (non esclusivamente di origine genetica). • Quali sviluppi si possono prevedere per il futuro Un’estesa applicazione di queste metodiche per la cura di molte malattie, previa però la risoluzione di alcuni aspetti tecnici e una aperta discussione di alcune possibili implicazioni di natura etica. Bibliografia Barrangou R, Fremaux C, Deveau H, et al. CRISPR provides acquired resistance against viruses in prokaryotes. Science 2007;315:1709-12. *** Una delle prime pubblicazioni in cui viene decifrato il ruolo del sistema CRISPR/CAS9 nella protezione delle cellule batteriche da infezioni virali. Boch J, Scholze H, Schornack S, et al. Breaking the code of DNA binding specificity of TAL-type III effectors. Science 2009;326:1509-12. Bradley A. 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Fanconi anemia gene editing by the CRISPR/Cas9 system. Hum Gene Ther 2015;26:114-26. *** Riassunto delle principali problematiche di natura etica derivanti dall’utilizzo del sistema CRISPR/CAS9. Porteus M. Genome editing: a new approach to human therapeutics. Annu Rev Pharmacol Toxicol 2016;56:163-90. Liang P, Xu Y, Zhang X, et al. CRISPR/Cas9-mediated gene editing in human tripronuclear zygotes. Protein Cell 2015;6:363-72. ** Dettagliata revisione della letteratura sugli iniziali successi, potenziali future applicazioni e problemi da risolvere per l’utilizzo terapeutico del sistema CRISPR/ CAS9. Lombardo A, Naldini L. Genome editing: a tool for research and therapy: targeted genome editing hits the clinic. Nat Med 2014;20:1101-3. Long C, Amoasii L, Mireault AA, et al. Postnatal genome editing partially restores dystrophin expression in a mouse model of muscular dystrophy. Science 2016;351:400-3. Sander JD, Joung JK. CRISPR-Cas systems for editing, regulating and targeting genomes. 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Seamless gene correction of beta-thalassemia mutations in patient-specific iPSCs using CRISPR/Cas9 and piggyBac. Genome Res 2014;24:1526-33. Yin H, Song CQ, Dorkin JR, et al. Therapeutic genome editing by combined viral and non-viral delivery of CRISPR system components in vivo. Nat Biotechnol 2016;34:328-33. Zou J, Mali P, Huang X, et al. Site-specific gene correction of a point mutation in human iPS cells derived from an adult patient with sickle cell disease. Blood 2011;118:4599-608. Corrispondenza Sandro Banfi Genetica Medica, Dipartimento di Biochimica, Biofisica e Patologia Generale, Seconda Università degli Studi di Napoli E-mail: [email protected] Brunella Franco Genetica Medica, Dipartimento di Scienze Mediche Traslazionali, Universita di Napoli Federico II - E-mail: brunella. [email protected] 168