Cellule staminali - Liceo Ariosto

PROGETTO “LEGGERE E...NON SOLO”
Anno Scolastico 2008/2009
“Cellule staminali”: unione delle due culture per il bene
comune
Articolo di approfondimento per il mensile “Le Scienze”
di Beatrice Pizzarotti
“È vietata qualsiasi sperimentazione su ciascun embrione umano.”
(Legge n° 40 del 19 febbraio 2004, cap. VI, art. 13, comma 1)
Il grande scontro ideologico tra cultura umanistica e scientifica è ormai secolare, anche se negli
ultimi decenni ha assunto toni sempre più accesi. Questo ha ostacolato la soluzione di quei problemi
che potrebbero essere affrontati con la collaborazione tra le due culture. Gli ambiti in cui sarebbe
possibile una cooperazione sono parecchi e tra questi si colloca il “caso staminali”.
Il grande dibattito etico che riguarda la ricerca sulle cellule staminali vede il mondo scientifico
scontrarsi con le posizioni della Chiesa. Naturalmente questi due schieramenti non sono rigidi,
poiché all’interno di ognuno ci sono posizioni contrapposte a quella della maggioranza. Importante
è anche l’opinione del governo nei vari Stati: le istituzioni si trovano profondamente divise non solo
fra le diverse nazioni, ma all’interno di uno stesso Paese, e la loro posizione influenza grandemente
le possibilità di ricerca. Su questo argomento si trovano opposte cultura umanistica e scientifica, a
causa della difficoltà di comprendere le posizioni diverse dalla propria e spesso della scarsa
conoscenza dell’argomento trattato. Per poter capire a fondo “il caso staminali” bisogna analizzare
le funzioni di queste cellule, i loro possibili impieghi e in seguito i problemi etici che nascono dal
loro utilizzo: in questo modo è possibile schierarsi e cercare una soluzione che riesca a far
comunicare le due opposte fazioni.
Le cellule staminali sono cellule indifferenziate con grande capacità proliferativa, che danno vita sia
a cellule specializzate che ad altre cellule staminali. Ciò avviene grazie alla capacità di queste
cellule di dividersi sia simmetricamente sia asimmetricamente. Nella divisione simmetrica dalla
cellula madre si originano due cellule uguali, che possono essere specializzate (simmetrica
differenziativa) o staminali (simmetrica proliferativa); in questo modo in un gruppo di staminali si
mantiene l’equilibrio tra cellule staminali e specializzate e in caso di condizioni anomale si può
incrementare la produzione di un tipo di cellule. Invece con la divisione asimmetrica si generano
una cellula specializzata e una staminale che va ad occupare il posto della cellula madre.
Per l’organismo queste cellule sono di fondamentale importanza, poiché producono le cellule che
sostituiscono quelle usurate, così da mantenere l’equilibrio interno. Le cellule staminali adulte, cioè
“tessuto specifiche”, si trovano negli strati più interni di un tessuto, dove sono raggiunte da segnali
chimici provenienti dagli strati più esterni del tessuto, grazie ai quali sono in grado di indirizzare le
nuove cellule prodotte.
La loro capacità di differenziamento varia secondo la loro origine. Dalla formazione dello zigote
fino a 4-5 giorni successivi l’embrione è formato da cellule chiamate blastomeri che sono
totipotenti, cioè in grado di differenziarsi in tutte le linee cellulari necessarie a formare l’embrione
completo. Dal quinto al sesto giorno dopo la fecondazione allo stadio di Blastocisti si forma una
cavità sferica al cui interno si trovano le cellule che formeranno l’embrione: queste sono cellule
staminali pluripotenti, che in coltura danno vita alle “cellule staminali embrionali”, le quali sono in
grado di dare origine a qualsiasi tipo cellulare, mancano solo della capacità di dar vita a un
embrione. Le cellule staminali sono presenti anche in alcuni tessuti, in particolare in quelli labili, le
cui cellule subiscono un ricambio continuo, ma alcuni studi hanno dimostrato la loro presenza
anche in tessuti stabili e perenni. Queste cellule sono multipotenti, capaci di produrre cellule
differenziate solo di alcuni tipi.
L’utilizzo medico di cellule staminali porterebbe grandi progressi e migliorerebbe la condizione di
molti malati, dando anche la possibilità di totale guarigione, come è già successo a un bambino
talassemico e a una donna paralizzata che ha ripreso a camminare. Queste cellule se trasformate
sono in grado di produrre determinate sostanze che potrebbero essere introdotte in un organo
malfunzionante per la carenza delle sostanze stesse. Altre strategie prevedono la riparazione
cellulare tramite la riprogrammazione delle cellule staminali per il trattamento di alcune malattie.
Inoltre lo studio su queste cellule permetterebbe una miglior comprensione dei meccanismi alla
base dei tumori, poiché talvolta alla loro origine c’è la degenerazione di un gruppo di staminali.
Possono essere prelevate da varie fonti:
1. da alcuni tipi di tessuti si ricavano cellule adulte multipotenti, ma queste sono di difficile
reperibilità e dopo alcune divisioni tendono a perdere la loro multipotenzialità;
2. da embrioni di tre giorni provenienti da fecondazioni in vitro costituiti da otto cellule e poi
lasciati sviluppare fino allo stadio di blastocisti; le cellule da queste derivate sono
pluripotenti;
3. da feti abortiti all’ottava settimana, dai quali si prelevano alcune cellule della linea
germinale che daranno vita a ovuli e spermatozoi;
4. dal sangue del cordone ombelicale e della placenta, come cellule multipotenti con funzione
emopoietica; da pochi anni c’è la possibilità di conservare in apposite strutture il sangue del
cordone dei nuovi nati, da cui in caso di necessità è possibile prelevare le staminali;
Tuttavia queste potenzialità comportano anche certi rischi: la ricerca deve compiere ancora molti
passi in avanti, e talvolta l’utilizzo terapeutico delle staminali può causare crisi di rigetto o veicolare
delle malattie. Proprio per questi motivi e per non illudere molti malati che confidano in questa
terapia è doveroso incentivare la ricerca e fornirle i mezzi per chiarire sempre di più il
funzionamento di queste cellule; l’utilizzo di cellule staminali embrionali gioverebbe a ciò, poiché
indubbiamente quelle staminali sono le più indifferenziate, ma il loro prelievo da embrioni ha
suscitato grandi proteste.
In primo luogo la Chiesa si è dichiarata fermamente contraria all’utilizzo di embrioni, poiché vede
l’inizio della vita umana al momento della formazione dello zigote. Per difendere la propria
posizione la Santa Sede ha ribadito che la questione va esaminata in base ai risultati scientifici
concreti, che finora non ci sono stati. Il cardinale Lozano Barragan, presidente del Consiglio
pontificio per la pastorale della Salute, ha duramente affermato che “finora le cellule staminali non
servono a nulla e non c’è mai stata una guarigione” e che col prelievo di cellule staminali
embrionali verrebbe colpito il diritto alla vita, poiché questa operazione correrebbe il rischio di
uccidere l’embrione stesso.
A queste convinzioni il mondo scientifico è pronto a rispondere che l’embrione va considerato
persona solo quando compaiono le facoltà superiori, quindi il sistema nervoso, al quattordicesimo
giorno dalla fecondazione, quindi in seguito allo stadio di Blastocisti in cui sarebbero prelevate le
staminali. Inoltre gli embrioni da cui si otterrebbero le staminali sarebbero sovrannumerati
provenienti da fecondazioni assistite, che dopo cinque anni non possono più essere impiantati
nell’utero poiché sono più a rischio di malformazioni, quindi destinati a essere eliminati. Alcuni
medici sarebbero favorevoli alla clonazione terapeutica, la creazione di embrioni al solo fine di
produrre staminali, ma questo è visto non solo dal mondo cattolico come una strumentalizzazione
della vita. Infine l’utilizzo terapeutico delle cellule staminali embrionali ha già portato risultati
concreti, ma indubbiamente per conoscerne meglio le potenzialità ed ottenere maggiori risultati la
ricerca non va fermata, anzi l’utilizzo di cellule embrionali favorirebbe questi studi. Come ha
dichiarato l’ex ministro della Ricerca Fabio Mussi “la ricerca sulle cellule staminali embrionali,
condotta con paletti rigorosi, non rappresenta un attentato alla dignità umana, bensì un elemento di
speranza per milioni di malati”.
Tuttavia è importante considerare che ci sono anche “voci fuori dal coro” all’interno della comunità
scientifica, tra cui quella di Angelo Vescovi, professore dell’università Bicocca e condirettore
dell’Istituto di ricerca sulle staminali del San Raffaele di Milano, che si dichiara contrario all’uso
degli embrioni umani per la ricerca sulle staminali, preferendo indirizzare il proprio lavoro
all’utilizzo delle staminali provenienti da tessuti adulti, in particolare da quello nervoso, da lui già
largamente studiate.
A questo acceso dibattito la politica non può restare estranea, nonostante le risposte dei ministri
siano molto diverse tra loro. L’Unione Europea prevede che si possa finanziare la ricerca condotta
su staminali embrionali già esistenti, quindi non create tramite la clonazione terapeutica, e su quelle
adulte. In Italia si è assistito in pochi anni ad un grosso cambiamento riguardo a questo problema.
Col precedente governo Prodi si era verificata un’apertura verso la ricerca, ma tutto è stato bloccato
col governo Berlusconi, che già si era schierato contro il testo firmato a Bruxelles che consente gli
studi sulle staminali. La Gran Bretagna si è mostrata molto più aperta, favorendo anche gli studi
sulla clonazione terapeutica umana. Ma il caso più emblematico sono gli Stati Uniti col
neopresidente Barak Obama, che ha aperto le frontiere alla ricerca sulle staminali, in forte antitesi
con il vecchio governo del presidente Bush, e generando il dissenso della Chiesa cattolica.
In questo groviglio di opinioni è difficile orientarsi, ma quello che appare evidente è che si assiste
ancora una volta principalmente all’opposizione tra Chiesa e scienza, cultura umanistica e
scientifica. Si tratta di opposizioni ideologiche, schieramenti netti che non sono disponibili al
dialogo e alla comprensione della tesi contraria alla propria. A causa di quest’incomunicabilità alla
ricerca non è permesso di progredire e si acuisce solamente questo conflitto di pensiero. Per trovare
una soluzione bisogna tenere a mente le parole del presidente della Casa Bianca: “Penso che siamo
chiamati a prenderci cura gli uni degli altri e a lavorare per alleviare le sofferenze umane.” È
necessario superare il conflitto ideologico e pensare solo al bene dell’uomo. Se l’utilizzo delle
staminali embrionali offre maggiori potenzialità, proibirne l’utilizzo è solo cancellare le speranze di
vita di molti malati. Naturalmente la ricerca va condotta seguendo regole severe, per non correre il
rischio di abusare delle possibilità delle staminali, e va rispettata la coscienza di ogni individuo,
quindi non si deve imporre questo tipo di terapia a chi la considera una violazione del diritto alla
vita. Questo argomento supera la divisione scientifica-umanistica e coinvolge la coscienza di
ognuno. I miglioramenti alla vita umana che porterebbero queste cellule sono troppo significativi
perché vengano bloccati dal conflitto tra le due culture, le quali dovrebbero abbattere la loro
secolare opposizione a favore del bene comune.
BIBLIOGRAFIA
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“La grande enciclopedia medica”, la Biblioteca di Repubblica-L’espresso
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Niente fondi agli studi che comportano la distruzione umani in Il Corriere della Sera 25 luglio 2006
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Silvia Garagna, Carlo Alberto Redi e Martino Zuccotti, Cellule sempre nuove in Le Scienze
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