ATTI I - Laboratorio di Scienze dell`Antichità

Comune di Gibellina
Scuola Normale Superiore di Pisa
CESDAE
Centro Studi e Documentazione sull’Area Elima
-
Gibellina
-
SECONDE
GIORNATE INTERNAZIONALI DI
STUDI SULL’AREA ELIMA
(Gibellina, 22-26 ottobre 1994)
ATTI
I
Pisa Gibellina 1997
-
ISBN 88-7642-071-1
Volume realizzato con contributo del Consiglio Nazionale delle Ricerche
I RAPPORTI POLITICI DI SEGESTA E ALICIE
CON ATENE NEL V SECOLO A. C.
SILVIO CATALDI
1 su
L’esegesi di una problematica testimonianza di Giustino
una spedizione dello stratego Lampone in Sicilia a sostegno dei
Catanei mi ha condotto a collocare tale missione militare e
diplomatica in un’epoca non di molto anteriore a quella di
Lachete, precisamente nel 431/02, e a metterla in rapporto con la
,
3
stipulazione recente (433/2 a. C.) del trattato tra Atene e Leontini
di
i
Catinienses
anche
riferimento
facessero
cui è presumibile che
Giustino, specie se in questi fosse da identificare una componente
di quegli «alleati dei Leontini» di cui parla Tucidide a proposito
. Infatti, durante
4
della successiva spedizione di Lachete in Sicilia
delle città calcidesi
attrazione
di
polo
il
Lampone
la spedizione di
e delle comunità sicule con cui lo stratego ateniese venne in
contatto sembra essere stato proprio Catane, che nel corso della
così detta “prima spedizione in Sicilia” (427-424 a. C.) risulta il
siculo-calcidese
.
centro amministrativo di una sorta di lega 5
Sorge ora la domanda se Lampone e Lachete limitassero i
loro interessi alla zona orientale della Sicilia o li estendessero
anche al settore occidentale, in particolare al mondo elimo.
Come punto di partenza per una risposta si può prendere un
, la cui analisi mi porta ora a
6
tormentato passo di Tucidide
, che gli ambasciatori segestani ad
7
Roos
ed altri
ritenere, con E.
Atene nell’inverno 416/5 ricordassero agli Ateniesi, per indurli
ad intervenire in Sicilia, l’alleanza stipulata, o attivata, tra loro
stessi Segestani e i Leontini «al tempo di Lachete e della precedente guerra»: espressione quest’ultima, «al tempo della pre
cedente guerra», con cui Tucidide intende indicare, a mio avviso,
non la così detta “prima spedizione ateniese in Sicilia”, ma la
...
304
S. CATALDI
precedente guerra che i Leontini gran parte del demos espulso
dalla città, unitosi ad alcuni dnatoi dissidenti fuorusciti da
Siracusa— avevano strenuamente condotto dalle fortezze leontinesi
di Focee e Bricinnie a partire dal 423 Ca., cioè prima di essere
completamente sopraffatti qualche tempo dopo la missione di
Feace in Sicilia
.
8
Nell’inverno del 416/5 i Segestani pregavano gli Ateniesi
d’inviare navi in loro soccorso, adducendo tra i molti argomenti
soprattutto questo: «Se i Siracusani rimanevano impuniti e, dopo
aver cacciato i Leontini e aver distrutto gli alleati ancora superstiti
di questi (aTv), ottenevano il completo potere della Sicilia, vi
era pericolo che un giorno intervenendo in quanto Dori con un
grande apparato in aiuto di altri Dori secondo il principio dell’ af
finità etnica, e insieme in quanto coloni in aiuto dei Peloponnesiaci
che in precedenza avevano promosso le spedizioni coloniali,
contribuissero ad abbattere la potenza degli Ateniesi (KEvwv).
Era invece prudente opporsi ai Siracusani insieme agli alleati
ancora superstiti, tanto più che essi (i Segestani) avrebbero
fornito anche denaro sufficiente per la guerra».
E questa l’interpretazione che sulla scia di Roos, ma in una
nuova prospettiva storica’
0 ora propongo del tormentato passo di
Tucidide che, così inteso, farebbe esplicitamente menzione nella
prima parte di un’alleanza stipulata o avvenuta di fatto (yEvoivqv)’
tra Segestani e Leontini «al tempo di Lachete e della precedente
guerra», ed implicitamentemente nella seconda parte alluderebbe
ad una qualche alleanza già esistente tra Atene e Segesta’
.
2
Una conferma di questa interpretazione potrebbe venire dal
testo di Diodoro’
, che pur schiaccia cronologicamente sotto
3
l’anno 416 una serie di eventi che vanno invece distesi nel corso
di alcuni anni’
: un’operazione esegetica sul testo di Diodoro che
4
va fatta soprattutto ora, alla luce della lettura dell’ arconte Antifonte
(418/7) nel decreto di alleanza tra Atene e Segesta (IG, j3, ll)’,
lettura peraltro da me verificata e confermata autopticamente nel
settembre del 199316.
Proprio in virtù ditale acquisizione epigrafica, il testo
diodoreo fa ora ritenere che nella prima metà degli anni Dieci del
—
—
—
RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C.
305
V secolo, mentre c’era un’unità d’intenti tra Segesta e Leontini,
non esisteva invece alcuna recente alleanza formale tra Atene e
Segesta almeno fino al 418/7, anno in cui va ora datato in Diodoro
il primo invio ad Atene degli ambasciatori segestani insieme agli
esuli di Leontini. Questi ultimi, espulsi dalla loro città e dalla loro
terra, avevano nel frattempo maturato la decisione di annettersi
nuovamente (‘rrciXLv) come alleati gli Ateniesi’
7 ed erano venuti ad
un consiglio comune con i popoli con i quali condividevano gli
stessi orientamenti e sentimenti politici (Ovrìcnv oTs
auve4pòvllaaI.’): tra questi primi fra tutti, senza dubbio, gli Elimi
di Segesta, ma, oltre a loro, anche rappresentanti di altri ethne, tra
cui almeno alcuni dei Sicani e dei Siculi rimasti autonomi’
, con
8
i quali gli esuli di Leontini inviarono in comune un’ambasceria
agli Ateniesi, per chiedere di prestare aiuto alle loro città angariate
e prometterne la collaborazione a sistemare gli affari della Sici
.
9
lia’
L’esito di tale comune ambasceria dovette essere la
stipulazione del trattato di alleanza tra Atene e Segesta, proposto
all’assemblea dal rhetor alcibiadeo Archedemo, cui il feaciano
Eufemo fece aggiungere un emendamento, riguardante probabil
mente la sollecita ammissione presso la bulé e il demo degli
ambasciatori segestani quando questi avessero fatto ritorno ad
Atene, recando verosimilmente l’approvazione del trattato da
parte dei loro concittadini
.
20
D’altra parte che i Segestani nel 416 giungessero nuovamen
te ad Atene insieme ai Leontini, risulta dal prosieguo del testo di
Diodoro, che a questo punto può aver epitomato la sua fonte,
finendo col confondere il primo arrivo degli ambasciatori segestani
e leontini ad Atene con un successivo ritorno dei medesimi
nell’Attica qualche tempo dopo. Infatti, alla luce della recente
datazione del trattato di alleanza tra Atene e Segesta al 418/7 e del
conseguente primo arrivo in quest’anno degli ambasciatori di
Segesta e Leontini, si può postulare un diverso contesto cronolo
gico di Diod., 12, 83,2 rispetto alle notizie offerte da Diodoro nel
paragrafo seguente, che può invece riflettere avvenimenti databili,
con Tucidide
’, all’autunno-inverno 416/5.
2
SCATALDI
306
Dice infatti Diodoro in 12, 83. 3: «Giunti dunque ad Atene
gli ambasciatori, mentre i Leontini prospettavano agli Ateniesi i
vincoli di sangue e il trattato di alleanza prima esistente, i
Segestani invece promettevano di fornire denaro in abbondanza
per il sovvenzionamento della guerra e d i a li e a r s i c o n
loro contro Siracusa. Ragionpercuigli Ateniesidecisero
d’inviare alcuni dei cittadini più ragguardevoli per esaminare sia
.
22
la situazione politica nell’isola sia le condizioni dei Segestani»
con
quella di
Tale testimonianza coincide sostanzialmente
23 che, dal canto suo, parla di numerose assemblee
Tucidide
svoltesi nel corso dell’inverno 416/5, in cui si presentarono
ripetutamente i Segestani per perorare insistentemente un inter
vento di Atene a sostegno loro e dei Leontini contro Selinunte e
Siracusa, in seguito alle quali scaturì la decisione finale «d’invia
re in primo luogo degli ambasciatori a Segesta per verificare se,
come essi affermavano, esisteva effettivamente la disponibilità
di denaro sia nell’erario che nei santuari, e nello stesso tempo per
informarsi sulla situazione relativa alla guerra contro i Selinuntini».
Gli ambasciatori inviati da Atene partirono precisa ancora
24 durante lo stesso inverno (416/5) in cui i Lacedemoni
Tucidide
e i loro alleati, con l’eccezione dei Corinti, fecero una spedizione
contro 1’ Argolide.
Dal confronto delle testimonianze (di Tucidide con Diodoro
e di entrambi con Fodierna datazione di IG, i, 11 all’anno di
Antifonte), si può dunque evincere che nell’autunno-inverno del
416 i Segestani insieme ai Leontini ritornassero ad Atene per
invocare, forse in concomitanza con la ratifica definitiva del
trattato stipulato poco più di un anno prima, l’effettivo aiuto di
Atene grazie ad un’ alleanza già contratta, che i Segestani promet
tevano ora d’interpretare come orientata militarmente non più
: una città,
25
solo contro Selinunte ma anche contro Siracusa
quest’ultima, di cui i Segestani avevano inutilmente ricercato
l’alleanza qualche anno addietro, dopo averla invano richiesta
agli Agrigentini, ben prima ancora di essere costretti a chiederla
a Cartagine e infine, su rifiuto di questa, come extrema ratio, ad
. Fu infatti per una singolare coincidenza (o UVTPYTÌGE
26
Atene
—
—
RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C.
307
commenta Diodoro (12, 82, 7) che i destini dei
Segestani umiliati dai Selinuntini si unirono con quelli degli esuli
senza patria e senza terra di Leontini, i quali avevano già deciso,
dal canto loro, di esperire il tentativo di annettersi nuovamente al
loro fianco come alleati gli Ateniesi, in virtù della loro consangui
.
27
neità
Onde si può arguire che nel frattempo presumibilmente
dopo la stipulazione del trattato tra Atene e Segesta nel 4 18/7
Siracusa si era schierata apertamente al fianco dei Selinuntini,
quando questi nota Tucidide «inducendo i Siracusani ad
intervenire come loro alleati, stringevano con la guerra i Segestani
.
28
sia per terra che per mare»
Questo è quanto sembra risultare dalla combinazione delle
principali fonti letterarie con l’odierna datazione del documento
epigrafico IG, j3, 11, la cui stipulazione nell’anno di Antifonte
non osta all’ipotesi, suggerita dalle fonti letterarie, di un succes
sivo orientamento anche contro Siracusa del trattato tra Atene e
Segesta avvenuto nell’autunno-inverno del 416, forse in connes
.
29
sione con la sua ratifica definitiva
In tal modo ancor meglio si comprenderebbe quanto dice
Tucidide circa lo specioso pretesto con cui gli Ateniesi, nell’in
verno del 416/5, intendevano portare aiuto sia alle popolazioni
loro affini dal punto di vista etnico che agli alleati di più recente
Ta)T6jIaTol’)
—
—
—
—
—
—
acquisto (Tois aUTL51) 1XyyEI)&YL Kaì. TO 1TpOayEyEv1vO1
.
30
cu4R.X0LS’)
Ma una volta riconosciuto ciò, e posti come perni cronologici
della nostra interpretazione delle fonti storiografiche l’anno
arcontale di Antifonte e l’inverno 416/5, non è tuttavia da
escludere che una minuta di un decreto di alleanza, peraltro mai
divenuto operativo, tra Atene e Segesta possa essere rimasta negli
archivi per alcuni decenni, fin dalla prima metà degli anni
.
31
Cinquanta
Oltre a varie considerazioni di ordine storico, m’indurrebbe
l’esistenza anche l’arcaicità dei caratteri della scrit
postularne
a
tura del decreto ateniese per i Segestani (IG, j3, 11), messa a
confronto con la modernità dei caratteri che presenta il decreto di
w
308
S.CATALDI
alleanza di Atene con Alicie (IG, i, 12), sottostante al primo sulla
medesima stele
. Infatti, questa diversità di scrittura difficilmen
32
te può essere interpretata solo come dovuta a due diverse e coeve
scuole di scalpellini
; sarei propenso. invece, a ritenere che
33
,
3
l’impiego di caratteri arcaici o arcaizzanti in IG, j
11 possa
essere interpretato come strumento sottilmente allusivo e propa
gandistico al fine di accreditare ed enfatizzare, nei mesi immedia
tamente precedenti l’inizio della grande spedizione in Sicilia, una
data ben più antica per l’inizio dei rapporti diplomatici e politici
tra Atene e Segesta.
D’altra parte, come si è visto sulla scorta delle fonti lettera
rie, è ben possibile che per varie ragioni il trattato stipulato nel
418/7 sotto l’arconte Antifonte non entrasse subito in vigore e
fosse piuttosto ratificato dopo diversi mesi. magari nell’autunno
del 416. Una procedura simile, riguardo alla ratifica e all’entrata
in vigore di un trattato di alleanza qualche tempo dopo la sua
stipulazione, è attestata, per esempio, da Tucidide nel 418, a
proposito del trattato di alleanza tra Sparta e Argo
.
34
ratifica
Fu solo a
avvenuta che gli ambasciatori di Segesta,
insieme ad alcuni rappresentanti del popolo senza patria dei
Leontini, cominciarono a perorare con più e più insistenza la loro
causa comune in molteplici assemblee ateniesi
, come propone
35
ambasciatori
vano «gli
segestani e coloro che insieme a loro
peroravano la loro causa»
.
36
In questi ultimi si potrebbero riconoscere sia gli oratori
ateniesi favorevoli ai Segestani
, sia gli esuli di Leontini
37
, i quali
38
già da alcuni mesi stavano intensificando la loro pressione
sull’opinione pubblica ateniese: pressione che si fece sentire
ancora più fortemente nella primavera del 415, dopo il ritorno ad
Atene della delegazione ateniese inviata alcuni mesi prima in
.
39
Sicilia
Fallito il tentativo di Nicia di condurre una politica di pace
con Siracusa
, il terzo scopo della spedizione, quello di sistemare
40
la situazione in Sicilia nella maniera che gli strateghi ritenevano
migliore per gli Ateniesi
, diveniva in realtà il principale
41
:
42
sottomettere possibilmente l’intera Sicilia con una guerra fronta
RAPPORTI Dl SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C.
309
.
43
le contro Siracusa e i suoi alleati
Tale guerra imperialistica era determinata non tanto dal
soccorso offerto ai Segestani, quanto dall’obiettivo di procurare,
contro Siracusa e l’assetto di dominio da essa instaurato, il
rientro in patria dei Leontini, syngeneis degli Ateniesi ma non più
proprio perché non era più formalmente in
loro symrnachoi
,
46
vigore il preesistente trattato di alleanza tra Atene e Leontini
Leontini.
di
dato che non esisteva più né lapolis né la chora
Il problema del ristabilimento in patria dei Leontini finì col
costituire, dunque, il vero nodo della spedizione in Sicilia.
In tale ottica si potrebbe ritenere che proprio nella primavera
del 415, alla vigilia della partenza della grande armata ateniese,
fosse anche disposta da parte ateniese la reincisione dei prescritti
dei trattati di alleanza difensiva con Reggio e Leontini, con
l’aggiunta al prescritto originario della doppia datazione
dell’arconte e del primo segretario del Consiglio, per enfatizzarne
.
47
la permanente ed epocale validità
D’altronde, il tenore strettamente difensivo sia del trattato di
alleanza coi Segestani che dei trattati con Reggio e Leontini, e in
,
48
genere con altre città occidentali (come, ad esempio, Camarina)
era messo in rilievo dallo stesso Alcibiade, quando rispondendo
a Nicia, ribatteva che gli Ateniesi avevano l’obbligo d’intervenire in
soccorso (nailveLv) degli alleati di Sicilia, dal momento che vi
si erano impegnati con i giuramenti (EI81 yE [(al uvwji6aa.
49
p.ei’)
Era questa, delle alleanze a carattere formalmente difensivo
con città e popoli barbari, una politica antica, particolarmente
applicata da Atene dalla fine degli anni Sessanta al termine degli
.
50
anni Cinquanta del V secolo
Ma se così era, si può pure ammettere che gli Ateniesi, tra la
fine degli anni Sessanta e la metà degli anni Cinquanta, abbiano
avuto precoci contatti diplomatici e politici anche con la città
barbara di Segesta.
In effetti, un negoziato per un’alleanza tra Atene e Segesta,
, non
51
con un porto appetibile che si affacciava sul Tirreno
interesse
mostrava
dovrebbe stupire in un momento in cui Atene
310
SCATALDI
a recepire e a gestire, anche politicamente, la grande eredità
ionica in Occidente e quando i Segestani potrebbero aver sentito
la necessità di cercare in Atene un surrogato della potenza
cartaginese, da cui avevano ricevuto in passato interessata prote
: infatti, un’estenuante guerra era in corso in quegli anni
52
zione
per il controllo della vallata del Màzaro tra Segesta, coadiuvata
dai Lilibei (o dagli Aliciei?), e Selinunte, secondo un passo
corrotto e variamente restaurato di Diodoro
.
53
D’altra parte ad Atene, troppo occupata nella prima metà
degli anni Cinquanta a guadagnare il controllo del golfo Saronico
e a sostenere la rivolta egiziana contro la Persia
, poteva risultare
54
gradita un’ alleanza concepita in termini generici e poco impegna
tivi, che le permettesse di intervenire in aiuto di una città così
remota nell’Occidente della Sicilia solo se, e quando, lo ritenesse
opportuno.
Va comunque osservato che l’influenza di Atene nel golfo
corinzio era ancora debole. Se è vero, infatti, che Megara, uscita
dalla lega peloponnesiaca per acute divergenze con Corinto,
aveva mutato l’orientamento della sua politica estera conceden
dole il porto di Pege. con la conseguente apertura sul teatro
politico e militare occidentale, e che l’Acaia era sotto il controllo
di Atene
, è altrettanto vero che essa non aveva ancora stabilito
55
i Messeni a Naupatto
56 e che non aveva ancora alcun punto
d’approdo per le sue triremi sul tratto di costa nord-occidentale da
Eniade a Corcira
, né aveva ancora compiuto il periplo del
57
.
58
Peloponneso
E inoltre verosimile che un decreto di alleanza con una città
così lontana come Segesta, senza che la flotta avesse contempo
raneamente saldi punti di appoggio nello Stretto, suscitasse ad
Atene una serie di discussioni sull’opportunità o meno d’interve
nire, analogamente a quanto sarebbe avvenuto nell’inverno
primavera del 416/5.
Sicché, quando in Sicilia occidentale i due eserciti di Segesta
e Selinunte vennero a confronto in una battaglia sanguinosa che
annoverò cospicue perdite da entrambe le parti lasciando intatta
la reciproca rivalità
, finì col mancare a Segesta l’aiuto di Atene.
59
RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C.
311
Proprio in seguito a questa battaglia, i Selinuntini vittoriosi
poterono ordinare l’epigrafe che, prima su una stele di tufo e poi
su un massiccio blocco aureo di sessanta talenti da custodire
sull’acropoli nel tempio di Apollo, doveva rendere grazie agli dei
protettori dellapolis e insieme garantire con la tesaurizzazione di
cospicue riserve la città da future necessità di guerra, non difficili
certo da prevedere quando sembrava solo momentaneamente
.
60
scongiurato un intervento militare di Atene nell’isola
In effetti è ancora storicamente plausibile che fin dagli inizi
degli anni Cinquanta del V secolo la minaccia di un possibile
intervento di Atene in Sicilia dovesse destare vive preoccupazio
ni nelle città doriche di Sicilia, anzitutto a Siracusa, la cui paura
di una ingerenza ateniese negli affari sicelioti potè condizionare
tutta la politica estera e i sistemi di alleanze, a partire dalla caduta
dei Dinomenidi.
Intorno alla metà delV secolo, non valeva certo a rasserenare
l’atmosfera siciliana, e siracusana in particolare, la spedizione
attica di un rincalzo coloniale nella Neapolis tirrenica ormai priva
. né l’inquietante avvio di un intenso
61
di presidii siracusani
, né la
62
di Atene con l’aristocrazia di Elea
politico
dialogo
supposta longa manus di Pericle nel tentativo di Ducezio d’ instal
lare una colonia sicula nell’antica sede ionica di Kalè Akté con
l’aiuto del capo siculo Arconida di Erbita, che Tucidide dice
: al quale tentativo, subito abortito per la
63
«amico degli Ateniesi»
morte di DucezioM, immediatamente seguì la fondazione di Turi
65 e di quella Siris, che come
nella pianura della disabitata Sibari
. ed era possesso
66
l’elima Segesta vantava ascendenze troiane
: il tutto in un arco cronologico di
67
ionico-attico da antico tempo
un ventennio, sul finire del quale anche 1’ achea Crotone, smetten
do la sua implacabile ostilità a ogni tentativo dei superstiti sibariti
, finì per allearsi con Zancle, che
68
diretto a ridar vita alla loro città
l’antico nome siculo di &CYKXTÌ
ripreso
, e
69
aveva
nel frattempo
che, dopo la crisi succeduta all’incendio dei sinedri pitagorici,
finì per riconciliarsi con la calcidese Reggio e avviare rapporti di
amicizia con la neo-fondata Turi, grazie all’intervento degli
Achei della madrepatria e dei filoateniesi peloponnesiaci presenti
—
—
312
SCATALDI
nella colonia panellenica varata da Pericle proprio nel cuore della
Megaie Hellas riscossa da Crotone come eredità di Sibari e
rilanciata come ionico-pitagorica da Atene dopo la caduta delle
tirannidi siceliote; non a caso, infatti, la legislazione di Turi
s’ispirerà a Caronda di Catane, il mitico legislatore unico delle
città calcidesi d’Italia e di Sicilia
.
70
Questo mutato equilibrio delle forze nel nevralgico settore
dello Stretto e tra le città proiettate sul Tirreno, che minacciava di
saldarsi in un blocco di interessi ateniesi, elimo-fenici ed etru
schi, se da un lato non poteva non tenere all’erta Siracusa,
dall’altro ad equilibrare il vuoto di potenza e a sostituire la rete
di alleanze lasciati da Cartagine non poteva non indurre Atene,
intorno alla metà del V secolo, a tentare rapporti politici e a
ricercare occasioni e pretesti per alleanze o amicizie con le città
ionico-calcidesi o acheo-ioniche d’Italia e di Sicilia e con quei
popoli anellenici, come i Siculi, i Phoinikes di Sicilia e gli Elimi
di Segesta, i cui interessi gravitavano intorno allo Stretto e verso
il Tirreno.
E se, a ragione, può costituire difficoltà pensare che un
trattato di alleanza con Segesta nella prima metà degli anni
Cinquanta, potesse sostenersi senza un adeguato punto di appog
gio nella regione dello Stretto, in questa prospettiva non è affatto
da escludere che allora Atene, insieme ai tradizionali rapporti di
philia con le città calcidesi e con Reggio in particolare
. cercasse
71
anche un saldo punto di approdo alla sua flotta nella parte
orientale della Sicilia poco prima che fosse avviato un negoziato
di alleanza con Segesta, e che a tal fine privilegiasse della sua
attenzione la città di Catane, dotata di un ottimo porto e di
un’invidiabile posizione
. cogliendo al volo la possibilità di
72
promettere la sua tutela ai Catanei da poco rientrati in patria e
bisognosi di rinsaldare il possesso delle loro terre contestate dopo
la caduta della tirannide dei Dinomenidi
. Onde è plausibile che
73
il ritorno in patria degli esuli catanei sia stato in qualche modo
assistito o protetto da Atene, che avrebbe in qualche modo
‘appoggiato’ l’espulsione dei mercenari dorici e la restituzione
alla città del suo nome e delle sue istituzioni ioniche, con la
—
—
RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C.
313
connessa esaltazione in chiave panionica del mitico Caronda.
In un tale contesto è significativo che, insieme ai Catanei,
abbiano per un breve momento partecipato all’espulsione dei
mercenari dorici sia i Siracusani testé liberatisi dalla tirannide,
che i Siculi capitanati da Ducezio, gli uni e gli altri provvisoria
mente alleati da contingenti interessi di recupero delle terre loro
usurpate dai Dinomenidi, prima che la loro antica conflittualità
riesplodesse più tenace di prima e travolgesse l’intesa momenta
.
74
nea volta al reciproco riassetto delle antiche proprietà terriere
Si profila, dunque, non solo la possibilità di un’intesa remota
tra città calcidesi e alcune popolazioni sicule in qualche modo
sostenuta da Atene già sul finire degli anni Sessanta, ma altresì la
possibilità che «un’antica alleanza», una TraXaLà u[i[Iaa,
quella degli «alleati dei Leontini» avente il proprio fulcro in
Catane (forse riattivata al tempo della spedizione di Lampone e
ritenuta ‘antica’ nel 427, comunque sicuramente attestata insie
me a quella con Segesta come esempio vituperevole dell’ abitudi
ne degli Ateniesi ad allearsi con i popoli più deboli anziché con
), fosse già in nuce tra Ateniesi e città calcidesi da una
76
i più forti
parte, e tra Ateniesi e Segestani dall’ altra, a partire dai primi anni
Cinquanta, con una potenziale aggregazione intorno ai due poli
catalizzatori di Catane e di Segesta, rispettivamente, delle popo
lazioni sicule e di quelle elimo-puniche, com’è d’altronde
inferibile, per Segesta ed Erice, dagli influssi sempre più cospicui
.
77
esercitati da Atene sulla loro stessa monetazione
Si spiegherebbe in tal modo la generica espressione tucididea
O TCV AEOL’TVLOV iqiaoi, in aiuto dei quali gli Ateniesi
intervennero all’inizio della guerra del Peloponneso «in virtù di
un’antica alleanza e in quanto erano Ioni> (KaTd TE rraXaLàv
ui4iaX[w) Ka’L 3TL “I WVE iaav)78. Si trattava di un’alleanza,
questa con Catane e con le altre città facenti parte della lega
(Leontini, Nasso, Zancle, Reggio), che in qualche modo si
estendeva indirettamente anche ad altri ethne collegati con le città
calcidesi, come lo erano in una comune funzione antidorica
(contro Siracusa-Agrigento e contro Selinunte) alcune autonome
popolazioni sicule dell’interno e gli stessi Elimi di Segesta:
314
S.CATALDI
un’alleanza che, nei primi anni della guerra del Peloponneso, era
percepita da Tucidide non tanto stipulata in antiquo, quanto
operante ab antiquo in virtù del principio-dovere della consan
.
79
guineità
Sulla base di queste considerazioni si prospetta dunque un
quadro in cui Atene, fin dall’inizio degli anni Cinquanta, in vario
modo strinse, cercò o promise di stringere rapporti politici e
diplomatici in Sicilia: da una parte, in virtù del principio della
consanguineità, con Reggio, Catane e le altre città calcidesi della
Sicilia, attorno a cui gravitava il multiforme mondo siculo;
dall’altra, con Segesta e l’unitario ‘sistema’ elimo
, di cui in
80
qualche modo potrebbe già aver fatto parte l’autonoma Alicie,
tanto più se in essa fosse da vedere, in un tormentato passo di
Diodoro, la città alleata di Segesta contro Selinunte intorno alla
metà degli anni Cinquanta.
Benché questi preludi della politica occidentale di Pericle
fossero vanificati dal volgere delle vicende successive di Atene
e delle città della Sicilia, che spezzarono il nascente asse d’intesa
tra le poleis calcidesi della costa orientale, le genti sicule e le
popolazioni indigene della zona occidentale, già in ragione di
questi precedenti si potrebbe non escludere a priori che lo
stratego e indovino Lampone, accorrendo con una flotta in aiuto
dei Catinienses nel 431/O, non limitasse il cerchio delle sue
operazioni alla sola parte orientale, ma estendesse le sue inizia
tive politiche e diplomatiche verso le plaghe occidentali dell’iso
la, nel tentativo di riallacciare il filo di quelle relazioni di alleanza
o di amicizia bruscamente interrotto verso la metà del secolo.
Potrebbero avvalorare tale ricostruzione storica sia l’esegesi
di un frammento superstite da una commedia di Cratino, le
paTrTL&s’ (di solito variamente datata tra gli anni Cinquanta e
gli anni Quaranta
, ma collocabile piuttosto qualche tempo
81
prima della morte di Pericle, tra il 431 e il 42982), sia l’esistenza
di un decreto epigrafico assai mutilo, trascritto sotto il decreto di
alleanza con i Segestani (IG, 13, 11), che pubblicizza una
svtnmachia tra Atene a Alicie (IG, 13, 12) con il ricorso ad un tipo
di scrittura di fine-epoca periclea’ documentato assai bene tra la
RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C.
315
fine degli anni Trenta e l’inizio degli anni Venti: dunque all’in
circa, secondo alcuni insigni seguaci dei vecchi e rigidi criteri
epigrafici, tra il 43 3/2 e il 42783.
In quest’ottica di una tarda composizione delle pa1TTL6Es
di Cratino tra il 431 e il 429, opera comica di un uomo coltivante
in epoca periclea ideali arcaici di stampo cimoniano e fiero
, acquisterebbe particolare significato quanto
84
avversario di Pericle
dice il Coro delle Fuggiasche rivolgendosi a Teseo, re Pandionide
«della città dalle pingui zolle: sai di quale parliamo, quella in cui
.
85
giocano al cane e alla città»
proveniente da una commedia in
frammento
un
di
tratta
Si
cui, come al solito, la rete delle allusioni è da considerare assai
complessa e articolata a vari livelli. Infatti, se da una parte la
menzione della città p3ù5XaKoS rimanda a una polis che sembra
, dall’altro non è escluso che
86
non essere la XETrT6YEWS’ Atene
alluda, paradossalmente, alle zolle divenute fertili del Pelargico
finora incolto, da poco occupato dalla popolazione rurale
dell’Attica e nell’emergenza divenuto arabile, proprio come era
.
87
stato anticamente predetto e sanzionato dall’oracolo delfico
questa
Atene,
proprio
è
Ma se paradossalmente la cittàpLf3Xae
è anche la polis dove domina l’pis, la discordia allusivamente
termine e dove abbondano non
,
evocata nella prima parte del 88
tanto le «pingui zolle», quanto gli &nj4oi, che simili a pietruzze
(j36iXoi) di un gioco di fanciulli dove la scacchiera è detta TT6XLS
89 determinano pesantemente l’agone politi
e le pedine K1ovEs
Melesia
°
co, eliminando definitivamente uomini come Tucidide di 9
. In questo
91
e minacciando lo stesso Pericle della medesima sorte
Fuggiasche si
le
che
fatto
il
casuale
contesto non può essere
, il mitico autore del sinecismo
92
rivolgano al basileus Teseo
commedia sotto cui è possibile che
,
, protagonista della 94
93
attico
si nasconda il basileus, anzi il tvrannos attuale, ossia Pericle.
sinecismo né può essere fortuito che in
;
responsabile del nuovo 95
questa commedia sia proprio il vate e indovino Lampone il
, forse in connessione
96
principale oggetto dell’attacco del Poeta
con il ruolo avuto da Lampone nel presentare, alla vigilia dello
scoppio della guerra del Peloponneso, le uy’ypaa( sulle primi—
—
316
S.CATALDI
zie di grano e di orzo da dedicare alle divinità eleusine, inclusovi
l’emendamento, presentato dallo stesso Lampone, relativo al
corretto uso del Pelargico e alla prossima presentazione da parte
sua di un decreto sulle primizie dell’olio
.
97
In questa fitta rete di riferimenti allusivi su più registri, è
ancora possibile, a mio avviso, insieme recuperare e rivedere
l’acuta intuizione di Santo Mazzarino
, nel senso che il riferimento
98
alla «città» e al «cane» possa an c h e, m a n o n s o 1 o, alludere
a Segesta, la città anellenica più conosciuta all’ uditorio ateniese fra
quelle che in Sicilia annoveravano il culto barbaro e ctonio del
cane.
Infatti, la stessa distribuzione geografica ditale culto in due
gruppi distinti, l’uno nella parte occidentale (Segesta, Erice,
Mozia, Panormo, Agrigento), l’altro nella parte orientale (Adrano,
Agirio, Centùripe, Piakos)
, ci avverte che, se nel frammento
99
della commedia di Cratino era anzitutto un’allusione al culto del
cane praticato a Segesta, il riferimento poteva essere esteso dagli
ascoltatori anche ad Agrigento in quanto anch’essa «città del
cane» e «dalle pingui zolle»
, e, per chi sapesse intendere
100
(Pericle e il suo establishment, di cui faceva parte Lampone)
,
101
poteva essere allargato ad altre poleis “del cane e dalle pingui
zolle” della Sicilia, certo meno note al grande pubblico ma
praticanti ugualmente nell’isola tale culto: ossia, alle città sicule
etnee della parte orientale gravitanti su Catane, e alle altre
comunità indigene (sicule, elimo-sicane, puniche) della parte
occidentale, politicamente orientate verso Agrigento e Segesta,
con alcune delle quali il vate ed indovino Lampone una delle
pedine (K1oL’e) in mano del basileus Pericle nel 431/O può
essere entrato in contatto militare o diplomatico al tempo della
sua spedizione in Sicilia nel 431/O.
Ora, una di queste poleis “del cane e dalle pingui zolle” con
cui il pericleo Lampone ebbe rapporti militari e diplomatici può
ben essere stata anche la città di Alicie, menzionata nel documen
to epigrafico pubblicato sotto il trattato di alleanza tra Atene e
Segesta. A quel tempo, infatti, è possibile che risalgano le prime
intese dirette di Atene con Alicie, se un qualche senso ideologico
—
—
RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C.
317
e politico si deve pur dare alla scelta in IG, j3, 12 di una scrittura
con caratteri peculiari di fine-epoca periclea, anziché di lettere
arcaiche come nell’epigrafe per Segesta, al momento della pub
blicazione di un decreto di alleanza con Alicie, sicuramente
emanato e pubblicato su marmo dopo il 418/7.
Senza dubbio l’Alicie in questione è da identificare con la
cittadina che Stefano di Bisanzio, citando Teopompo, dice 1TÒXLS
, cioè riell’Hinterland a N
2
ZIKEMxLS’ e situa tra Entella e Lilibeo’°
di Selinunte. Non c’è alcuna ragione per mettere in dubbio tale
ubicazione, anche perché sembra confermata da una notizia di
, secondo cui durante la rivolta servile scoppiata nel
103
Diodoro
104 a. C. KaTà T1p) ‘AXLKvaLol cpav, il cpoipiov occupato
dai ribelli nella medesima zona fu riconquistato dal governatore
di Lilibeo Licinio Nerva grazie al tradimento di un certo Gaio
Titinio, soprannominato Fa6ctio’, che, sfuggito alla pena di
morte, si aggirava nella zona come brigante: è assai probabile che
questo Titinio provenisse proprio dalla vicina Lilibeo, dato che
Titinius è un cognome che si riscontra a Lilibeo e che Fa8cxios’ è
.
104
anch’esso attestato come un nome semitico
Ma l’esatta ubicazione di Alicie, forse lungo il corso di un
, non è stata ancora
105
fiume da cui potrebbe aver preso il nome
, benché la sua collocazione occidentale, tra Entella
106
individuata
e Lilibeo, non possa essere messa in discussione e sia coerente
con la parte svolta dalla città durante le campagne di Dionisio il
. Si trattava di una comunità che, nonostante la sua
107
Vecchio
elimo-sicana’°
,
ubicazione e quindi la sua probabile cultura 8
.
109
Elimi
e/o da Sicani
potrebbe non essere stata costituita solo da
D’altra parte, non sembra che essa appartenesse tout-court
all’ethnos sicano se Diodoro per due volte la distingue da que
st’ultimi per il suo comportamento politico fermamente ostile a
Dionisio fra il 397 e il 396 a. C.hbo. In realtà, Alicie non è attestata
come città elima da nessuna fonte e non dà l’impressione di essere
stata una città propriamente sicana. Invero, stando ad alcune
fonti, occorre non escludere a priori, benché questo possa sem
brare a prima vista strano, che Alicie fosse ancora ritenuta, tra il
V e il IV sec. a. C., una città abitata o occupata (anche) da Siculi,
318
SCATALDI
e comunque vicina o limitrofa ad un’area da questi controllata.
Così, credo, si potrebbe rivisitare una vecchia interpretazione
ripresa recentemente, ma forse formulata in maniera troppo
rigida e schematica di un ben noto passo di Tucidide, secondo
cui gli Aliciei sarebbero stati citati come pendant occidentale dei
Centuripini siti all’estremità opposta di un asse viario 6ià Zi KE Xcv
e sarebbero stati non Elimi né Sicani, ma appunto Siculi”.
Ma qualunque sia l’esatta valenza etnica da dare alla testi
monianza tucididea, non è da mettere in dubbio che Alicie,
almeno sino alla fine del V secolo, fosse una città autonoma e non
facesse parte del koinon elimo egemonizzato da Segesta’ 12, anche
se sicuramente rientrava nella sfera d’influenza politica e cultu
rale della capitale elima, com’è inferibile sia dalle citazioni
diodoree e ciceroniane che mostrano per secoli Alicie operare
d’intesa con Segest&’
3 sia dal documento epigrafico in questione
(IG. j3, 12), che riporta un decreto riguardante gli Aliciei nel quale
sono menzionati anche i Segestani, nettamente separato dal
decreto sovrastante che riporta, sulla medesima stele, il trattato di
alleanza tra Atene e Segesta.
La stipulazione della symmachia tra Alicie e Atene è senz’altro
anteriore al 413, anno in cui Tucidide riferisce che, dopo la presa
ateniese del Plemmirio’ 14, i Siracusani inviarono ambasciatori
alle città della Sicilia per chiedere rinforzi e aggiunge che questi,
conclusa con successo la loro missione’
, si apprestavano a
15
condurre in Siracusa le truppe raccolte, quando Nicia,
preventivamente informato, mandò a dire a quei Siculi che
controllavano il territorio e che erano alleati di Atene (Centuripini,
Aliciei ed altri), di non lasciar passare le forze nemiche, ma di
raccogliersi tutti insieme per sbarrare loro il cammino’ 16•
In questo luogo di Tucidide la menzione di Alicie accanto a
quella di Centùripe, come esempio di una città interessata ad
impedire il passaggio delle truppe nemiche di Atene lungo la
&o6o collegata con l’insieme dei Siculi che avevano il controllo
del territorio, anziché far ritenere che si trattasse di un’ altra Alicie
17 o far ipotizzare una corruzione testuale’
orientale’
18 è da consi
derare piuttosto un indizio chiaro che si trattava della città
—
—
RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C,
319
strategicamente più importante e più degna di essere menzionata
insieme a Centùripe: sia l’una che l’altra comunità, in due poli
opposti, costituivano due gangli vitali della viabilità all’interno
.
19
della Sicilia ed erano nel 413 entrambe alleate degli Ateniesi’
Centùripe, nelle vicinanze di Catane, era stata conquistata da
poco (nella buona stagione del 414) all’ alleanza ateniese median
ioXoy[a)’ mentre Alicie aveva stipulato
1
(ò
.
te un accordo di resa 20
un trattato di alleanza con Atene in un’ epoca sicuramente anterio
re a tale data, comunque non posteriore all’estate del 415, quando
Nicia, per constatare la reale disponibilità finanziaria dei Segestani
e raccogliere informazioni sull’entità delle loro divergenze e
ostilità con Selinunte, condusse l’unica operazione delle truppe
ateniesi nella parte occidentale dell’isola, arrivando con la flotta
fino al porto di Segesta e rientrando con l’esercito a Catane per via
: è inverosimile, infatti, ritenere che questo trattato di
21
di terra’
alleanza con Alicie sia stato stipulato allora per la prima volta,
giacché Nicia, spintosi nell’occidente dell’isola solo per effettua
re un’ ispezione e desideroso di rientrare al più presto per via terra
nella sua base di Catane, difficilmente avrebbe avuto modo e
tempo di stipulare sul momento un accordo militare così impe
gnativo da essere poi pubblicato sulla stessa stele dei Segestani.
Appare invece plausibile che esso fosse stato stipulato, o
ristipulato, qualche mese prima della partenza della flotta ateniese,
nel 416/5122, forse più o meno contemporaneamente al decreto di
prossenia per i siculi Arconida di Erbita, da lunga data amico
degli Ateniesi
, e per suo fratello Damone, il futuro dinasta di
123
.
24
Centùrip&
Proprio i buoni rapporti esistenti tra Alicie e Segesta, e il suo
gravitare da lungo tempo nell’ area d’influenza del sistema elimo,
dovettero infatti consigliare, nel 416/5. l’opportunità di incidere
anche il trattato di alleanza con la città di Alicie nella parte
inferiore della stessa stele su cui era stato recentemente inciso il
decreto di alleanza con i Segestani, compreso l’emendamento
proposto in assemblea da un certo Bufemo, nel quale è forse da
riconoscere l’arconte del 417/6’ e l’ambasciatore ateniese a
Camarina del 414126: precisamente, un aristocratico, che potrebbe
320
SCATALDI
aver accompagnato Feace come ambasciatore in Sicilia durante
la sua missione del 422127.
Ditale decreto per gli Aliciei, dopo aver visionato la pietra
presso il Museo Epigrafico di Atene, propongo ora la seguente
ricostruzione, facendo tesoro degli apporti degli studiosi prece
denti.
STOIX. 54
[6oxaelv
TÈL 3oXÈL [Ka’ TÒL 1IOL
[..
èYPcLIII(IdTEUE
[Kaì.
hcIXt]Kva[o1s’
‘Ap[...
c. 7....
c. 9.... 1TpUTdVEUE
c.9
1TEOTdTE
c. 11
I
‘AOEVa(oLSJ
Ka’L hòpKov KaOciTrEp
‘EyEOTCLOL1
E’LlTE
{X0vL’KEf4IEVIU Tà
L’[aL
auiiiiaLav
upòs ‘AO[eva{o” xouIaxav &
Ka
hòpKov Tòy ypajiij
[aTa TÈS }oX àvay[pò4xxctL t
{ypaTrTa1
rròXei
V T1
a)TÉL OTXEL
v hÈl àvayj
1128
KalÌ. rrep’L ‘E[yeaTaLov
Decisione del Consiglio e delPopolo.
era segretario, Arera presidente, ---propose: tra Ateniesi eAliciei vi sia alleanza
e giuramento in conformità agli accordi che sono stati presi dai
Segestani con gliAteniesi. Alleanza e giuramento faccia incidere
il segretario del Consiglio sull ‘Acropoli nella stessa stele nella
quale è stato trascritto anche riguardo ai Segestani
---
--
-
-
-.
Così ricostruito, il decreto per gli Aliciei riportava essenzial
mente una sola clausola fondamentale, ma assai impegnativa e
necessariamente nuova: «tra Ateniesi e Aliciei vi sia un’alleanza
e un giuramento in conformità agli accordi stretti dai Segestani
con gli Ateniesi» (11. 2-4). Proprio per ciò esso fu trascritto sulla
stessa stele dei Segestani, ma, significativamente, adottando un
RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C.
321
tipo di scrittura che rievoca nelle forma delle lettere quello di
alcune iscrizioni e decreti ateniesi della fine degli anni Trenta e
dei primi anni della guerra archidamica’ 29: un tipo di scrittura che,
forse non a caso e quasi come un re vivai epigrafico, ritroviamo
poi in almeno tre altre iscrizioni ateniesi databili nella prima metà
.
30
degli anni Dieci’
Onde, anche sulla base di queste osservazioni di carattere
epigrafico, viene ancora da domandarsi se il trattato di alleanza
con Alicie fosse stipulato allora per la prima volta o non fosse
piuttosto integrato e rafforzato, con una formulazione più vinco
lante rispetto a quella di un rapporto di alleanza fino ad allora
vigente e contratto in un’epoca anteriore, precisamente verso la
fine dell’epoca periclea.
Da quanto finora si è detto sulla posizione occidentale di
Alicie e sul carattere per lo meno dubbio, e forse composito della
sua popolazione (un misto di Siculi e di altri elementi etnici con
) potrebbe emergere una risposta positiva
31
cultura elimo-sicana?’
a questa seconda possibilità.
Intanto, se si tiene conto che dopo la morte di Careade nel
427/6, Lachete concordò con i comandanti delle triremi operanti
a Camarina il ricongiungimento di tutte le forze ateniesi nelle
acque delle Lipari e che tale operazione è più credibile avvenisse
navigando attorno alla costa occidentale della Sicilia, piuttosto
che lungo la costa orientale passando davanti alle acque territo
, è plausibile che un qualche contatto
32
riali della nemica Siracusa’
diplomatico avvenisse con il mondo elimo già nel corso del 426,
forse anche grazie ai buoni uffici dei Leontini, alleati dei Segestani,
e degli stessi Aliciei, che già a quell’epoca, come gran parte delle
autonome comunità sicule della parte orientale dell’isola, potreb
bero essere stati fattivamente al fianco degli Ateniesi. Ciò non
solo perché da Tucidide sappiamo che nell’inverno 426/5 gli
Ateniesi operarono con la flotta uno sbarco nel territorio di Imera,
di concerto con i Siculi dell’interno che erano penetrati nelle zone
, ma anche perché le varie e autono
33
di confine ditale territorio’
me comunità sicule, almeno agli inizi della suddetta spedizione,
pagarono suddivisi in più gruppi una quota ammontante a più di
322
S. CATALDI
170 talenti su una cifra complessiva di 240 talenti, versata per il
resto dalle città calcidesi di Nasso, Catane (?) e Reggio’
. Onde
34
è plausibile pensare che anche gli Aliciei, oltre ai Siculi dell’in
terno della Sicilia e della zona etnea e a quelli guardanti verso il
Tirreno, versassero la loro quota in denaro per il sovvenzionamento
della spedizione e che pertanto fossero in qualche modo divenuti
alleati di Atene fin dal tempo della spedizione di Lampone,
quando le popolazioni sicule autonome si erano nuovamente
coagulate attorno alle città calcidesi con cui avevano avuto già in
precedenza rapporti di amicizia o di alleanza. Non è da escludere,
quindi, che, anziché Lachete nel 426, fosse proprio Lampone nel
431/0 il primo ad esplorare la possibilità che la stipulazione di un
rapporto di alleanza con Alicie potesse riaprire la via ad un
formale trattato di alleanza con Segesta, forse fallito o disatteso
all’inizio degli anni Cinquanta, e perciò ad avviare con la città
autonoma di Alicie, limitrofa al sistema elimo, trattative che
tendevano a inserirla. con Segesta, nella rete di amicizie e di
alleanze che Atene, alla vigilia e allo scoppio della guerra del
Peloponneso, andava ritessendo in Sicilia e in Italia Meridionale.
Ma tale alleanza con una città presumibilmente posta al
l’estremità occidentale dell’asse viario che da Catane portava a
Segesta e ad Erice, controllato dall’alto delle colline dai Siculi,
lungo una strada che significativamente compare per la prima
volta nella storia all’epoca di Ducezio
, ben difficilmente poté
135
essere stipulata da Lampone se anche Centùripe, fondamentale
nodo di questo asse viario’
, da sola o con altre fortezze sicule
36
della zona etnea (Adrano, Agirio, Piakos, etc.), non fosse entrata
almeno momentaneamente nell’orbita politica delle città calcidesi
e, sotto la pressione o l’incoraggiamento delle armi ateniesi,
insieme ad altre comunità sicule non avesse deciso di scacciare o
di eliminare con la forza la guarnigioni siracusane che
presumibilmente presidiavano la zona’
.
37
Si spiegherebbe in tal modo perché la fonte di Trogo/
Giustino agganciasse strettamente la spedizione di Lachete e
Careade a quella precedente di Lampone, che ne aveva costituito
i presupposti militarmente e diplomaticamente positivi, con la
RAPPORTI Dl SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C.
323
formula di passaggio, densamente significativa, «quoniam prima
fuerant»
.
initia frequenter caesis hostibus prospera 138
Il buon esito della spedizione di Lampone dovette suonare
come un severo monito per Siracusa e Selinunte, città doriche
amiche di Sparta, a non intervenire nel conflitto continentale, ma,
al contrario, a dedurne la conclusione, una volta partita la flotta
at(eniese, che era piuttosto opportuno ai loro interessi insulari
concentrare le forze nella difesa e nel perseguimento del loro
progetto egemonico, rispettivamente ad oriente ed occidente
1 39•
dell’isola
Sicché è presumibile che, alla partenza delle forze ttiche
capitanate da Lampone, sia Siracusa che Selinunte riprendessero
la loro azione espansionistica, riconquistando l’una tutte quante
le piazzeforti sicule perse nella zona nord-orientale, continuando
l’altra con rinnovato ardore la cronica guerriglia ai danni di
Segesta e delle città limitrofe, o afferenti al sistema elimo, come
Alicie.
Nel 427/6, alla venuta di Lachete e Careade, da una parte
° e quella,
4
entrarono in vigore l’alleanza di Segesta con Leontini’
Alicie con Atene,
di
431/O,
nel
volta
stipulata per la prima
entrambe indirettamente riattivanti una vecchia intesa d’armi tra
Atene e Segesta; dall’altra, sussisteva ancora una qualche lega
calcidese-sicula, che faceva di Catane il suo perno politico e
orientale Ma negli anni precedenti
.
amministrativo nella parte 141
l’unico asse (risultante dall’intreccio dei vari vincoli di ciX{a, di
aupjiaLa e di alryyveLa, che si era ricostituito con la visita
armata di Lampone), tra città calcidesi e comunità indigene filoateniesi dell’oriente e dell’occidente dell’isola si era nel frattem
po nuovamente spezzato in due tronconi, con scarse possibilità di
collegamento e di mutuo soccorso. In particolare, nel 427/6 era
ancora tutta da ricomporre in un’operativa rete di alleanze e di
amicizie la connessione tra mondo elimo-sicano da una parte e
mondo calcidese-siculo dall’altra.
Ma si sa che la permanenza in Sicilia del moderato Lachete,
uno dei più cospicui eredi della prudente strategia periclea, fu
bruscamente interrotta dall’arrivo dei nuovi strateghi Pitodoro,
324
S. CATALDI
Sofocle ed Eurimedonte, che erano espressione della politica di
conquista condotta dal gruppo oltranzista dei radicali pervenuti nel
frattempo al potere in Atene’
. Costoro, sia per la loro inefficienza
42
che per il sospetto suscitato dalle mire imperialistiche del nuovo
gruppo dirigente ateniese
, ben presto furono congedati dagli
3
alleati di Sicilia, i quali s’indussero infine a stipulare la Pace di
Gela, che sancì l’autonomia delle città siceliote da ogni ingerenza
straniera”. Rischiò così di dissolversi il patrimonio di consensi
delle città calcidesi e dei popoli anellenici rivali di Siracusa e di
Selinunte, abilmente acquisito con le armi e con la diplomazia da
Lampone e da Lachete, benché le loro operazioni militari, perfetta
esemplicazione della strategia periclea fatta di sbarchi improvvisi
nel territori dei nemici e rapidi rientri sulle navi’
, dovettero poi
45
fornire alla storiografia siracusana e all’opposizione interna ateniese
l’impressione di una serie monotona di inutili devastazioni
.
146
In effetti come già era apparso chiaramente alla storiografia
siceliota non solo un unico orientamento strategico, ma anche
una sostanziale continuità di linea politica univa la spedizione di
Lampone a quella di Lachete, entrambi interpreti e seguaci, veri
e propri K1VES’, della politica e della strategia difensiva impostata
da Pericle.
Un motivo, questo dei K)vEs pendei, evidentemente legato
alla così detta “prima spedizione in Sicilia”, nel corso della quale
un ruolo-guida era stato esercitato da Catane, la città ‘grattugia’,
che aveva avuto la funzione di ‘dispensiera’ dei soldi versati dagli
alleati e che forse già nel 425, comunque prima della missione
di Feace in Occidente’
—-, potrebbe essere intervenuta come
47
testimone a favore del «cane Labes». ossia di Lachete, in un
processo politico intentatogli dai radicali seguaci di Cleone
.
148
Ora, se si pensa che questi xpì’±aTa erano stati versati in
notevole misura (oltreché da Nasso, Reggio e forse dalla stessa
Catane) anche e soprattutto dai Siculi, non c’è da stupirsi se anche
Alicie fosse stata annoverata tra i Siculi contribuenti’
. legata
49
com’era a Segesta e facente parte con le città calcidesi del suo
stesso sistema di alleanze, quello descritto da Tucidide in 3, 86,
3 come O’L T63V AEOÌJTrI!WV ita<oi.
—
—
—
RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C.
In tale prospettiva, l’interpretazione di Thuc., 6, 6, 2, Se Si
riferisce formalmente all’alleanza di Segesta con Leontini, entra
ta in vigore «al tempo di Lachete e della precedente guerra», non
esclude che un’intesa, sia pure a livello implicito e indiretto,
esistesse già di fatto nel corso della così detta “prima spedizione
in Sicilia” tra Atene e Segesta, se è vero che, tra i molti motivi
addotti dagli ambasciatori segestani nell’inverno 4 16/5, ilprinci
pale era appunto quello quello di non lasciare impuniti i Siracusani
che avevano cacciato dalla loro patria i Leontini: l’accordo tra
Segesta e gli esuli di Leontini, concretizzatosi intorno al 418 nella
decisione di mandare in comune ambasciatori ad Atene a perorar
ne l’intervento sia in favore dei profughi di Leontini che di
, non era altro che il riflesso e la conseguenza di
150
Segesta
un’ intesa tra i due popoli che era già maturata in precedenza.
Anche la dizione o TL)1) AEOVT{VWV I)[1[1XOL usata da
Tucidide per il 427, ma forse riferibile già al tempo della venuta di
, è un indizio della complessiva unitarietà della così
51
Lampon&
detta “prima spedizione” ateniese nell’isola, scandita in due fasi
cronologicamente distinte, di cui le operazioni di Lampone segna
: aggregazio
152
rono, allo scoppio della guerra, il brillante preludio
ne con la diplomazia, sostenuta dalla convincente dimostrazione
delle armi, delle comunità sicule gravitanti attorno alla zona etnea,
tentativo di riattualizzare le vecchie relazioni diplomatiche per
un’intesa d’ armi con Segesta mediante la stipulazione di un’alle
anza preliminare con l’autonoma Alicie gravitante da antica data
intorno al sistema elimo, ma annoverante tra la sua popolazione
elementi di origine sicula, o comunque ritenuti tali dalle fonti.
In tal modo come dice Plutarco o la sua originaria fonte
siceliota, che riguardava in una maniera unitaria la complessiva
parabola degli interventi ateniesi nell’isola—, «fin da quando era
ancora vivo Pericle gli Ateniesi ponevano il loro sguardo cupido
sulla Sicilia e vi mettevano le mani una volta morto, in quanto di
volta in volta mandavano i cosiddetti aiuti (orOE.aS’) e contin
a coloro che ricevevano soprusi
genti di alleanza
dai Siracusani (Tois’ IÌ6LKOU[1VOLS’ )Trò ZupaKoua{wv), ponendo
.
153
le scale (in3ciOpas’) per la più grande spedizione»
—
326
SCATALDI
NOTE
4, 3, 4-6.
s• CATALDI, Prospettive occidentali allo scoppio della guerra del
Peloponneso, Pisa 1990, 140 sgg. Cf. anche L. BURELLI BERGESE, «Catinienses
quoque» (Just., lv, 3, 4-4, 3). in «llXoùs ès >ZIKEXtaV. Ricerche sulla seconda
2
spedizione ateniese in Sicilia», a cura di 5. Cataldi, Alessandria 1992,63-79, in
part. 66 e 67. Ad una datazione più alta, non lontana dalla spedizione di Lampone
a Turi (446 o444 a. C.), pensa invece C. AMPOLO, Lafunzione dello Stretto nella
vicenda politica fino al termine della guerra del Peloponneso, in «Lo Stretto
crocevia di culture. Atti del XXVI Convegno di studi sulla Magna Grecia,
Taranto-Reggio Calabria 1986», Napoli 1993,45-71,67-68: ID., Gli Ateniesi e
la Sicilia nel V secolo. Politica e diplomazia, economia e guerra, Opus, XI,
1992, 25-34, 30. Ma i presupposti per la spedizione di Lampone in Sicilia, per
la quale erano indispensabili basi portuali di città amiche o alleate che accoglies
sero la pur piccola squadra di triremi attiche guidata da Lampone e le facilitas
sero con la loro assistenza la traversata al Capo lapigio. poterono essere costituiti
proprio dalle felici operazioni condotte attorno alle coste del Peloponneso
nell’estate del 431 dalla potentissima flotta attica di cento navi, che comporta
rono la fattiva collaborazione oltre che dei Corcirei, degli Zacinti e della
maggior parte degli Acamani (THUC., 2. 7, 3; 9. 4; cf. 1. 47, 1) anche dei
Cefalleni e dei Leucadi. e procurarono la conquista, sia pure momentanea, di
Astaco, vicino ad Eniade, e di Sollio, colonia dei Corinzi (Tuuc., 2, 23, 2; 25;
—
—
30; cf. 33).
IG, i, 54. Cf. 5. CATALDI. I prescritti dei trattati ateniesi con Reggio
e Leontini, AAT, CXXI, 1987, 63-72: ID.. o. c., 29 sgg. Contra. con
argomentazioni non cogenti e una proposta di datazione assai vaga per la prima
stipulazione ditali trattati (anni Quaranta o Cinquanta del V secolo), F.
RAVIOLA, Fra continuità e cambiamento. Atene, Reggio e Leontini, in «Hesperìa,
3. Studi sulla Grecità di Occidente a cura di L. Braccesi, Roma 1993, 88-97.
THUC., 3, 86, 3. Su questo passo e l’ambiguo significato dell’espres
sione Ka-rà [...] iTaXalùI’ up1aav, cf. 5. CATALDI, Tucidide e un’antica
alleanza con gli «alleati dei Leontini», Sileno, XIV, 1988, 181-193. Si noti a
questo proposito che, secondo una stimolante osservazione di E. Schwartz
(Das Geschichtswerk des Thukydides, Bonn 1919, 228 sg.), peraltro non
tenuta finora in debita considerazione, l’espressione AeovTivwv [...J uqiaX{av
(Tuuc., 6, 6, 2) potrebbe significare la combinazione di Stati di cui i Leontini
erano il punto focale, proprio grazie al confronto con la consirnile espressione
o T(iV AcovTvwv l4LXOL (Tuuc., 3, 86, 3): dizione, quest’ultima, che
ovviamente include i Leontini stessi, ma non è equivalente a AEOVTtVOL Ka
i41aOL (Tncc.. 4. 25, lO). Cf. CATALDI. Tucidide... cit.. 182 e n. 4.
O’l
CATALDI. o. c., 148-156. Cf. BURELLI BERGESE. art. c.. 76-79, che
»,
327
RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C.
apporta a sostegno alcune suggestive, ma non sempre perspicue testimonianze
tratte dai Comici: a quelle ivi citate, si aggiunga ARISTOPH., Ach.. 606. Vd.
anche G. SCUCCIMARRA. Sui rapporti tra Atene e C’atana fino all’inizio della
spedizione in Sicilia de1415 a. C., RSA, XVI, 1986, 17-29, in part. 24 sgg.
6 6, 6, 2:
p[Ir]oav ‘Eyaa[wi’ [TE] Hpéa3Eg
idXlaTa b’aùToì)
Kaì.
ITaPÒI)TES
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1T6XEI01) KaOéaTaaav TTEpI TE ya1LKciv TLV61) Ka’L TEP
Laf3TT1T0V,
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1
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TotS’
i TÒT) TréXE10V
’ TE Ka’1
5
ZupaKoaot, éXXw
del
passo, dove il
ni
‘LKavd. Per una rassegna delle varie possibili interpretazio
ultimi M. H.
cf.
da
genitivo AEOVT(.VWV può unirsi a TroXiIlov o a u[.LIiaXLav,
in the Year
Egesta
with
CHAMBERS R. GALLUCCI P. SPANOS. Athens ‘Alliance
anche,
Vd.
I).
(App.
58-60
ofAntiphon, ZPE, 83, 1990, 38-63, in part. 48-55 e
ta;
Atene-Seges
(alleanza
sulle tre possibili interpretazioni offerte dal passo
e
RÌ,
Atene
ALESSAND
S.
tini),
alleanza Atene-Leontini; alleanza Segesta-Leon
Elima,
sull’Area
Studi
di
i
gli Eli,ni, in «Atti delle Giornate Internazional
Gibellina 1991», Pisa-Gibellina 1992, 13-61,43-44, che si pronunzia a favore
di un’alleanza tra Atene e Segesta «al tempo di Lachete e della precedente
guerra dei Leontini», stipulata nel 427-25.
E. Roos, Athens Vertragsverhiiitnis zu Egesta im 5. Jhrh. 1’. C’hr., OA,
IV, 1962, 9-29, in pan. 11 sgg. Cf. già J. STEUP. in J. CLAS5EN i. STEUP,
Thukydides, erklàrt von J. C. Classen, bearbeitet von J. Steup, Berlin 1905,
, 250. Concordo pertanto con quanti ritengono che il genitivo AEOVTLVWV
3
VI
vada collegato con v.qw[a1.’ anziché con uoXijaou. Cf.. e. g., THUc., 5, 32,
6: 44, 1; 6, 2. 6; 33, 2. Il fatto che tale genitivo risulti separato da uiIFiaX[av
mediante l’inserzione ad arte del soggetto ‘EyETaLOL può essere spiegato in
vari modi: sia con la volontà di Tucidide di enfatizzare implicitamente la
speciosità dell’argomentazione addotta dagli ambasciatori di Segesta (così K.
A. ANDREWES K. J. D0vER. A Historical
i. DOVER, in A. W. GOMME
C’omtnentary on Thucydìdes, Oxford 1970, IV [dora in poi 1-ICT. IV], 221
acxiiV 1TapEòL’m)v
-
-
-
-
-
328
S.CATALDI
sg.), sia anche, a mio avviso, col desiderio di chiarire chi fossero i partners
dell’alleanza dei Leontini qui ricordata, ossia gli stessi Segestani. Quanto alla
possibilità di legare l’espressione rrt [...] Tol) TOT0V 1ToX1ov con
Ae0VTLVWV anziché con uq1aav (dove Tr6XEpos’ con il genitivo può avere
il significato o di «guerra contro» o di «guerra condotta da»), va senz’altro
escluso che qui si possa trattare di una «guerra contro i Leontini» proprio
perché a parlare e a rievocare agli Ateniesi l’alleanza sono i Segestani, che
vogliono indurre gli Ateniesi ad intervenire in Sicilia anche a favore dei
Leontini; parimenti va esclusa la seconda possibile interpretazione («guerra
condotta dai Leontini»), in quanto nel 427-24 il conflitto contro Siracusa non
vide affatto protagonisti o leaders i Leontini, ma, se mai, oltre agli Ateniesi,
«gli alleati dei Leontini»: vd. supra, n. 4 e infra, n. 8.
THUC 5,4,2-6; cf. DIOD., 12,54,7 e 83, 1. Si noti inTHuc., 5,4,4 l’uso
8
del verbo /uoXiouv. Su questi avvenimenti cf. M. MOGOl, I sinecismi
interstatali greci, Pisa 1976, nr. 32, 206-210; J. SEIBERT, Die politischen
Flichtinge und Verbannten in der griechischen Geschichte. Darmstadt 1979,
243-245; M. DREHER, La dissoluzione della polis di Leontini dopo la pace di
Gela (424 a. C.), ASNP, S. III, XVI, 1986, 639-660, in part. 644-645; 5.
BERGER, Great and Smail Poieis in Sicily: Syracuse and Leontinoi Historia,
XL, 1991, 129-142, 135-137; ID., Revolution andSociety in GreekSicilvand
Southern Italv, Historia Einzelschr. 71. Stuttgart 1992, 25-26. Qui basti
osservare che solo considerando l’espressione «al tempo di Lachete e della
precedente guerra» come la necessaria indicazione di due fasi cronologiche
dell’alleanza tra Segesta e Leontini, nettamente distinte e non contigue fra
loro, si può trovare debita spiegazione a tale doppia datazione offerta da
Tucidide, della quale altrimenti non ci sarebbe stato affatto bisogno se essa si
fosse riferita tout -court alle due fasi consecutive della e. d. “prima spedizione
in Sicilia”, quella guidata prima da Lachete e poi dagli strateghi Pitodoro,
Sofocle ed Eurimedonte. La doppia datazione si giustifica. appunto, perché
Tucidide vuole distinguere tra due momenti completamente diversi di un’al
leanza stipulata o intercorsa di fatto (yevoévv) tra Segesta e Leontini in due
momenti distinti, dopo un intervallo di profondi rivolgimenti riguardanti
l’esistenza stessa della polis di Leontini: un primo momento, «al tempo della
spedizione di Lachete» (tra la fine 427 e l’inizio del 425); un secondo, separato
dal primo da una netta cesura cronologica e giuridico-istituzionale, successivo
alla pace di Gela e al conseguente azzeramento della cittadinanza leontinese,
che si ricostituì in qualche modo, e solo provvisoriamente, negli anni del
l’estrema resistenza del popolo di Leontini contro Siracusa (dal 423 al 42 1/18
ca), e dunque nettamente posteriore alla c. d. “prima spedizione ateniese in
Sicilia (427-424)”. Nell’inverno del 416/5 sarebbe stato peraltro prematuro
definire una tale guerra come lTp6Tepos’ 6Xeios’ al fine di distinguerla dal
6eòTEpos- TÒXEios, che in quel momento non era ancora scoppiato (!). Si
,
RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. c.
329
tenga inoltre presente che nel corso della c. d. “prima spedizione in Sicilia” non
sembra che i Leontini abbiano svolto un grande ruolo militare, perché si possa
ipotizzare che qui si evochi con una certa cogenza persuasiva da parte dei
Segestani l’alleanza allora vigente fra gli Ateniesi e i Leontini: invero, le
uniche menzioni dei Leontini in quella guerra ricorrono in THUC., 4, 25, 9-11,
mentre non è certo casuale la loro assenza dal novero dei contnbuenti in IG.
j3, 291, lista ora convincentemente datata ai tempi della c. d. “prima spedizione
in Sicilia” (C. AMPOLO, I contributi alla prima spedizione ateniese in Sicilia,
PP, XLII, 1987, 5-1 1). Per le possibili cause ditale mancato impegno dei
Leontini, cf. CATALDI, o. c., 141 sg., 154 sg.; BERGER, art. c., 136. Escluso,
dunque, che in THUC.,6, 6,2 si possa trattare di un’alleanza tra Atene e Leontini
(DOVER, HCT, IV, 221; CHAMBERS-GALLUCCI-SPANOS, art. C., 52-53, 60;
ANELLO. art. c., 60), non rimangono che due alternative per l’individuazione
dell’alleanza evocata dai Segestani: una presunta svmmachia Atene-Segesta
(così recentemente D. W. MADSEN-M. F. MCGREGOR, Thucydides andEgesta,
Phoenix, XXIII, 1979, 233-238, e ultimamente ALESSANDRÌ, art. c., 43-45),
oppure un’alleanza Segesta-Leontini (STEUP, 1. c.; Roos, art. c. ). Ma siccome
noi ora sappiamo che un’alleanza tra Atene e Segesta non fu stipulata
ufficialmente prima del 418/7 (IG, i, 11, 1. 3; cf. infra. n. 10) e che, d’altra
parte, nessuna alleanza fu nuovamente stipulata o giurata tra Atene e Leontini
nel 427 (cf. CATALDI, Tucidide... cit.. 182-183 n. 4) e che anzi la stessa,
contratta nel 433/2, risultò scarsamente operativa tra il 427 e il 424, non ci
rimane che optare per l’evocazione da parte dei Segestani in THUC., 6, 6, 2 di
una svmmachia tra loro stessi e i Leontini, stipulata o attivata (yevolIl11v può
avere entrambi i sensi) in due fasi cronologiche e istituzionali completamente
differenti, separate dall’estinzione della polis di Leontini tra il 424 e il 423 ca.,
prima della sua effimera resurrezione nel periodo 423-418 ca. E, a questo
proposito, tornano ora assai interessanti alcune osservazioni formulate a suo
tempo e riprese di recente da M. Giuffrida (Leon tini, Catane e Nasso dalla
seconda spedizione ateniese al 403, in «tXLas àpii’. Miscellanea di studi
classici in onore di E. Manni», Roma 1980, 1137-1156, 1141; EAD., Rapporti
tra l’area elima e il Mediterraneo orientale, in «Gli Elimi e l’area elima fino
all’inizio della prima guerra punica. Atti del seminario di studi, PalermoContessa Entellina 1989», ASS, S. IV, XIV-XV, 1988-1989, 115-131, 126
sg.), la quale, dopo aver avanzato la plausibile ipotesi che gli esuli democratici
di Leontini, cacciati dai Siracusani, si rifugiassero almeno in parte presso i
Segestani, suffraga ulteriormente la sua precedente ipotesi richiamando il vivo
ricordo dei Focidesi citati in THUC., 6,2, 3 come primi coabitatori, ìnsieme agli
Elimi, di Segesta dopo i Troikà: secondo la studiosa, tale ricordo altro non
sarebbe che una riattualizzazione della presenza nel territorio di Segesta degli
esuli provenienti da Leontini, una città un cui chorion era appunto chiamato
Phokaia (Tuuc.,5.4,4) e che col suo nome forse registrava la presenza di genti
330
S.CATALDJ
focidesi tra i colonizzaton di Leontini.
‘
Giustamente Dover (HCT, IV, 221). a proposito dell’espressione
Toì) XoLTroìJs 6TL vijìcixous’ cx1)TÙ3v, osserva: «arrwv cannot refer to
Segesta, since we would should expect oqxw».
non del tutto convincente lo sforzo di Dover (HCT, IV, 221 sg.)
per sostenere contro Roos un’interpretazione diversa (alleanza tra Atene e
Leontini), sulla base di osservazioni linguistiche riassumibili in due punti: 1.
aòTo5v non sempre è riferito al termine più vicino: 2. KEVWV, palesemente
riferito agli Ateniesi nell’espressione KG TV èevwv 5I
VCL[ILV, non
5
costituisce di per sé un ostacolo per riferire anche aòTwv agli Ateniesi, anziché
ai Leontini, che è il termine etnico più vicino. Infatti, dei passi citati da Dover
non mi sembrano congrui, per avvalorare il punto 1., THLJC., 7,25, 9 e ANDOC.,
3. 26; per sostenere il punto 2., THUC., 5, 30, 3. Ma se anche i passi addotti da
Dover fossero tutti egualmente probanti, non per questo l’interpretazione
sopra offerta non sarebbe filologicamente sostenibile.
Non sempre in Tucidide il verbo E1 éa0a riferito a via[a (o a
òq1aXoL) equivale tout-court al passivo di irouaaa0ai, ossia alla stipulazione
formalediun’alleanza(cf.5,22,3;24,2;25, l;27,l;31,l;31,6;40,l;80,
1), bensì può anche indicare una solidarietà d’ armi, «avvenuta» per il solo fatto
che i due si sono trovati a combattere da uno stesso lato contro un nemico
comune, alla quale poteva precedere, o anche seguire, una stipulazione
formale: cf. THUC., 1, 102, 4; 2. 68, 8; 3, 10, 2-3; 6. 75, 3 (dove, con
l’espressione KaTà Tip’ èu AdXTÌTOS yevojIévTlv up41ax[av, è fatto
riferimento all’alleanza tra Atene e Camarina «avvenuta» per il fatto che gli
Ateniesi erano intervenuti nel 427 in aiuto agli «alleati dei Leontini», a fianco
dei quali si trovava anche Camarina: cf. THUC., 3, 86, 2-3).
2
Dover (ibid. ) ha senz’altro ragione ad osservare che nella raccoman
dazione finale fatta dagli ambasciatori segestani (awcpov 6 ‘ripai 1ETà T(1’
iirroXoilTwv 6
T1 ujq1d<wi’ ?IVT6XEIv Tos’ ZupaKouLois) viene sollecitato
un intervento da parte di Atene, e ad inferire di conseguenza che gli alleati
ancora superstiti devono qui essere gli alleati di Atene; ma l’insigne studioso
compie un’evidente forzatura quando continua: «and this creates a presumption
that Toi) 6T1 u4Lc’t)(ou aùwi’ has the same reference, so that aòrcv will
be the Athenians». Filologicamente la più immediata interpretazione della
precedente espressione Toì)s’ XoiTroÙs’ 6
Ti u Ic’txous aòT(v òLa48e[povTcs’
rimane pur sempre quella di riferire cnni’ ai Leontini appena nominati.
Quanto alla frase successiva, che senz’altro fa da pendant logico alla
precedente, essa sembra includere fra gli alleati ancora superstiti degli Ateniesi
i Segestani stessi, dato che quell’è Ti sembra riferirsi non tanto (o non solo) alla
formale alleanza testé stipulata con Atene sotto 1’ arcontato di Antifonte (IG, j3,
11, 1. 3), quanto. sia pure implicitamente, ad un’alleanza più antica di Segesta
con Atene. risalente almeno «al tempo di Lachete e della precedente guerra».
RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C.
331
E ciò in quanto gli ambasciatori segestani rivendicano anche per se stessi, come
alleati dei Leontini «al tempo di Lachete e della precedente guerra», una
qualche partecipazione, d a te m p o e d i fatto ad un’(ancora indiretta)
alleanza con Atene a sostegno di Leontini, già nel periodo 427-418/7.
12, 82, 7 83, 2.
Cf. D. MURATORE, Note sulla seconda spedizione in Sicilia, in «fTXo
4
‘
Sicilia», a cura di
LKeX(.av. Ricerche sulla seconda spedizione ateniese in
S. Cataldi, Alessandria 1992, 37-62, 43-52.
15 CHAMBERS-GALLUCCI-SPANOS, art. c.; M. CHAMBERS, The Archon’s
j3 11), ZPE, 98, 1993, 171-174, che
Naine in the Athens-EgestaAlliance (IG,
h a Lzser
replica convincentemente alle deboli obiezioni di A. HENRY, Throug
j3 1]), ZPE,
(I.
G.
Decree
Beam darkly. Space-age Technology and the Egesta
91, 1992, 137-146. Cf. anche le riserve espresse da D. LEWIS, rec. in CR, N. S.
XLIII, 1993, 460-461.
16 Cf. S. CATALDI, Note prosopografiche a IG, I
1]: Antifonte, in
del
suo settantesimo
ne
occasio
in
«‘I aTop[Tj. Studi offerti dagli allievi a G. Nenci
tavv. LI e LII,
Cf.
7-75.
1994,5
a
compleanno», a cura di S. Alessandrì, Galatin
arconte.
dell’
nome
il
dove alla 1. è particolarmente messo a fuoco
Dior’., 12, 83, 1: AEovTi’wv yàp òlTò vpaKoaùJiì K TÌ) nòX€w
,
-
-,
upa1)
.LETWKLc9.lél)WU Kaì T1p) Tr6XLI) Ka TV
aòT(i1) auaTpaévTES KpL1’a1) 1T6IXI1)
ci1TOEXì1K6TWi), O’L cPuyci&s
cLÙTOò
[mss.;
ToìJ5
Dindorfj
d<ous òl’Tas’ alxyycI’Ets.
av
18 discorde comportamento dei Sicani durante la seconda spedizione
5u1
in Sicilia, cf. D. MUSTI, Tradizioni letterarie, Kokalos, XXXIV-XXXV, 19881989, 209-226, 214; P. ANELLO, Gli Eli,ni e le popolazioni “indigene” nella
Sicilia occidentale, in «Gli Elimi e l’area elima fino all’inizio della prima
guerra punica. Atti del seminario di studi, Palermo-Contessa Entellina 1989»,
ASS, S. IV, XIV-XV, 1988-1989,55-72,68-69. Sul comportamento dei Siculi
in questo periodo, cf. R. VATTUONE, Atene e i Siculi nel 415 a. C. Note a Thuc.
VI, 88, 4, RSA, IX. 1979, 1-9. Per altri dati sul comportamento favorevole di
alcuni Siculi dell’isola nei riguardi di Atene e delle città calcidesi nel corso del
V secolo, cf. 5. CATALDI, La spedizione di Diotimo in Italia e i LKEXo[, RFIC,
CXVII, 1989, 129-180, 146 n. 1; ID., o. c., 150 sg. n. 195.
19 DIoD., 12, 83,2: JTEp’L òè TO1)TW1) KOL1’OXO’yqadjn)vOL éOt’iaiv ots
‘AOÌ1vai.ou lTpOoXaBécYOaL
auvØpòvaav
[mss.;
éTrEI.UhJav Trpòs
‘EyeaTa[o1s
‘AOva.ovs,
a.
àLOVTES
Posti
Ko1Uj
1Tpéaf3E1
lèl) OT]O1cYaL Tats 1TÒXEaI.v
Tà
òè GUyKaTEaKEUdaEIJ’
mss.,
dai
tràdita
lezione
eto
la
KaTà ZLKEX(xtv lTp&flLcLTa. Accolgo e interpr
anziché l’ovvio ma non giustificato emendamento, quasi una lectiofacilior,
avanzata da Post.
20 Sull’identità di Archedemo e di Eufemo e i rispettivi orientamenti
politici, cf. 5. CATALDI, I proponenti del trattato tra Atene e Segesta e le
aùmv d&Koupva1s’, 1TGy’yELXCl41EVO1
S. CATALDI
332
correnti politiche ateniesi, Kokalos, XXXVIII, 1992, 3-3 1.
216, 1, 1: TOO S’aéTOt3 XELIL(1’0S (416/15); cf. 6,6,
3-7, 1.
22 TrapayEl’o1
ft’wv O1’il) E
S’ 6
1
T ‘AOL’a TUil! TrpO3EwL’, Ka T(5V
S
t1) AEOI’TLV(uI) TÌ1 avy’yéL’Elat) TrpOcEpOIIv(Jt’ KU T)U
1TPOU
P
1
XOUO
TYC
TO)
av1axiav, T6j1) 6’ ‘EyEcYTa(Wl) i1TOYYEXXOII6VWV
XP IciT(LW TE 1TX1)OOS
8LcYE1v EiS TÒV T6XEIO1) Ka avjILaaELI’ KaTà T0I’ upaKoa[wv,
ÒOE
TOi
‘AOivaio
KTrlj14sat T1L’6
Tà KaTà T1V 1RcYO1) Ka’1
23
ToiS
miv
àpc3TwL’ dv6piii’ KOì 6LaaKJaoOaL
‘EyEaTa{ovS.
6, 6. 2-3.
24671
Si noti in DIoD., 12, 83,3 l’uso del futuro nell’espressione cY4ItIaXÌaE1L’
25
Cf. MURATORE, art. c.. 50.
KaT6 T0L’ ZupaKoo[wv.
26
Dion., 12, 82, 7.
27
DIOD., 12, 83, 1.
28
THUC., 6, 6, 2:
‘X0N
KUTEip-yOv
O’L
CfùTOi)S
>EXVOéL’TO
TLI TOXI4J
upaKoaLovS
KUL
KaTà
TrayòtIEt’o1
)/1)
Kc0
KaTà
OdXaacyav.
29 Un analogo,
ma non del tutto soddisfacente tentativo di armonizzare i
dati epigrafici con quelli letterari, fu compiuto da R. VATTUONE, Gli accordifra
Atene e Segesta alla vigilia della spedizione in Sicilia del 415 a. C., RSA, IV,
1974, 23-53; ID., Logoi e storia in Tucidide. Contributo allo studio della
spedizione ateniese in Sicilia del 415 a. C., Bologna 1978,54 sg.. 84 sg., 119 sg.
30 THUC.,
6, 6, 1. Accolgo (con ALESSANDRÌ, art. c., 43) questa lezione
riportata da gran parte dei mss., anziché quella TpoyeyEv it’os’ dei mss. E
G, M, preferita da Dover (HCT, IV, 220). Per il tema della Yyy6VELO in
Tucidide, vd. O. CURTY, La norion de laparenMchezThucydide. MH, LI, 1994. 193197.
31 Cf. ora,
in generale, J. P. SICKINGER, Inscriptions and Archives in
ClassicaiAthens, Historia, XLIII, 1994, 286-296, 294-295.
cf A. E. RAUBITSCHEK. Athens and Halikyai, TAPhA, LXXV, 1944.
32
10-14, 13. Per una fotografia totale di IG, j3, 12 (un piccolo frammento in cui
sono inclusi i resti delle ultime due linee di FG. j3 11), da cui risulta palmare
la differenza di scrittura con la precedente iscrizione. cf. la tav. LIII, annessa
, 11 da
3
a questo saggio. Peri caratteri arcaici di IG, j
conseguente ‘ortodossa’
datazione del decreto agli anni Cinquanta del V secolo, cf. D. W. BRADEEN
M. F. MCGREGOR, The Ailiance with Egesta in Studies in Fifth-C’enturvAttic
Epigraphy, Norman 1973, 71-8 1, in part. 77-79; B. D. MERITT, The Alliance
between Athens and Egesta, PAPhS. CXXI, 1977. 439-447. Contra, i nume
rosi interventi di H. B. Mattingly, dal suo primo articolo al riguardo (The
Athenian Coinage Decree, Historia, X, 1961, 148-188, 149, dove l’insigne
studioso si poneva per la prima volta la domanda: «It is really true that
three
barsigma disappears from Attic epigraphy after445 B. C. ?», al suo più recente
-
,
=
RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C.
333
(Epigraphy and theAthenian Empire, Historia, XLI, 1992, 129-138). Per i suoi
numerosi interventi sul trattato Atene-Segesta, cf. in particolare H. B.
MATTINGLY, The Date ofthe Athenian-Egestan Alliance, CPh, LXXVI. 1981,
118-121 (datazione al 421/O); ID., The Alliance ofAthens with Egesta, Chiron,
XVI, 1986, 167-170 (datazione al 4 18/7; altri riferimenti in CATALDI, o. c., 71
n. 7). Addirittura nel 462/1, anno dell’arconte K6t’iw, riteneva ancora di poter
datare il decreto per i Segestani O. HANSEN, The Date of the Alliance between
Athens and Egesta (Nr. 37M.-L.), Hermes. CXVIII, 1990,376-377. Contem
poraneamente, S. CAGNAZZI, Tenden.e politiche ad Atene. L’espansione in
Sicilia dal 458 al 415 a. C., Bari 1990, 74-75, pensava invece di poter datare
l’epigrafe alla data fino ad allora canonica del 458/7, che sarebbe stato tuttavia
l’anno di Bwv, arconte attestatoci da Diodoro (11, 79, 1), e non di”AJ3pwL’.
arconte attestato in una tarda e meno attendibile lista agonale (IG, 11,5, nr. 971,
fr. f, col. lI, 1. 14). Entrambi gli studiosi non hanno, comunque, fatto in tempo
a conoscere i risultati tecnologici pubblicati dall’ quipe americana di Chambers,
Gallucci e Spanos (art. c.), risultati che, pur essendo noti a P. J. Rhodes (in The
C’ambridgeAncient History, V, Cambridge 19922, 53), non ne hanno modifi
cato sostanzialmente la ricostruzione storica relativa alle ambizioni dei demo
cratici ateniesi fino all’occidente della Sicilia già all’inizio degli anni Cin
quanta quando «possibly», sotto I’ arconte Habron, sarebbe stata per la prima
volta stipulata l’alleanza tra Atene e Segesta. Per me, che ho visionato
personalmente la pietra presso il Museo Epigrafico di Atene nel settembre
1993, non possono ormai sussistere dubbi che la lettura esatta sia ANTII PON
EPXE, come d’altronde emerge chiaramente dalla fotografia parziale della I.
3, allegata al presente articolo (tav. LII). Per le possibili implicazioni del
l’espressione èvcu ‘AOrlvawt’ sulla bocca di Nicia in THUC.. 6. 13, 2, che non
necessariamente comporta Fesistenza di un’alleanza formale tra Atene e
Segesta prima del 4 18/7, cf. MURATORE, art. c., 50-53.
J. D. SMART, Athens and Egesta, JHS, XCII, 1972, 128-146, 137 sg.
Tnuc., 5. 41, 3. Perla complessa e macchinosa procedura di ratifica
dei trattati interstatali mediante lo scambio dei giuramenti dopo la loro
stipulazione, cf. R. LONIS, La valeurdu serment dans les accords internationaux
en Grèce classique, DHA, VI, 1980, 267-286.
THUC.. 6, 6, 2: [.LciX1aTa 6’aèToi)S è&pjniaav ‘EyEOTa[COV [TEj
Tepov èTnKaXoéIE1’O1,dove ilTe potrebbe
6
Trpéa3eLs Trap&’Tes’ Ka TrpoOui
essere la spia che un altro soggetto (gli ambasciatori dei Leontini, come in
DIOD., 12, 83, 3) è caduto dal testo o dall’intenzione originaria di Tucidide: si
potrebbe qui congetturare qualcosa come ‘E’yEcYTCLWV TE <icaì AEOVTLVWV>
rrpéaeis-. Per le varie congetture, cf. DOVER, HCT. IV, 220.
36 THUC., 6, 6, 3: èv Tat’ èKKXflaaL TOXXdK1 XEyÒVTW1’ T6V T
‘EyeaTaLov Rai TLt1) ui’ayopeu6vrwv.
In tal modo, ad es., interpreta ANELLO,
Segesta e Atene...
cit., 79.
334
SCATALDI
38
Così VATTUONE, Gli accordifra Atene e Segesta... cit., 32-35. che mette
a confronto THUC., 6, 19, 1 (che fa esplicita menzione degli esuli di Leontini,
peroranti come supplici, solo dopo il ritorno degli ambasciatori ateniesi da
Segesta nella primavera del 415) con Dion., 12. 83, 3 (che invece pone l’arrivo
degli ambasciatori di Segesta e Leontini a perorare un’alleanza c o n t r o
Siracusa giànel4l6). Sinotiche—adifferenzadiTHuc.,6, 19, 1 —inlusr.,
4,4, 1-2, la condizione di supplici viene attribuita non agli esuli di Leontini, ma
ai Catinienses. Cf. BURELLI BERGESE, ari’. c., 63 sg. È possibile, dunque, che
accompagnassero gli ambasciatori di Segesta, oltre ai Leontini di cui forse
alcuni esuli non solo a Segesta. ma anche nella vicina Calcide (cf. P. R. FRANKE,
Leontinische Phygades in Chalkis?, AA, LXXXI, 1966, 395-407)
altri
ambasciatori inviati dacittàe popoli della Sicilia, come, ad es., i Catanei (IusT..
4,4, 1-2, se l’originaria notizia trogiana, epitomata da Giustino, è da riferire ad
un periodo di poco anteriore alla grande spedizione; cf. ANDOc., 3, 30) e gli
Aliciei (su questi ultimi in particolare, cf. CATALDI, Iproponenti... cit., 14-15 e
nn. 72-73). L’ attitudine dei Catanei muterà comunque profondamente nell’esta
te del 415 all’arrivo della grande armata ateniese, per l’influenza decisiva
esercitata in città da persone favorevoli alla causa dei Siracusani (THUC., 6, 50,
3-51, 2).
THUC., 6, 8, 1-2; DI0D., 12, 83, 5.
40 Cf.
soprattutto il discorso di Nicia in THuc., 6, 9-14, in part. 6, 11, 2:
ZLKEXL6crCLL S’diì ioi. SOKOOGLV, C yE l)ì)V
1 T1 ìv aaov
RG
SE1ì’Ol ÌL1IÌ yEvaOaL, ci dpciav miTl) ZUpaKòcYLoL &rrcp ol ‘EyEYTGIOL
j1dXicxTa j±d’ èKoj3oiaLv. Su Niciaprosseno di Siracusa, Dioo.. 13,27,3:
cf. J. R. ELLIS, C’ha racters in the Sicilian Expedition, QS, X, 1979, 39-69, 5960. Su Nicia contrario fin dall’inizio alla spedizione in Sicilia, PLUT.. Nic., 12,
3-4; Alc., 18, 1. Il motivo dell’opposizione di Nicia è ben chiarito da THUC.,
6, 8,4: «Nicia, che era stato scelto suo malgrado (cìKoiaLoS’) come comandan
te, riteneva che la città avesse preso una decisione sbagliata (oÙK òpO e
3ouXeiaOa) e che sotto un pretesto di poco conto e specioso (Trpoqcìael
paxE RaI EirrpElTEt) aspirasse in realtà alla conquista dell’intera Sicilia,
un’impresa di grande portata». Cf. MURATORE, art. c., 53-62: L. PIccIRILLI,
Nicia in Plutarco, AALig, XLVII, 1990, 352-368, in part. 362-363; ID., in
Plutarco. Le Vite di Nicia e di Crasso, a cura di M. G. Angeli Bertinelli, C.
Carena, M. Manfredini e L. Piccirilli, Milano 1993, XVII-XXI; CATALDI, I
proponenti... cit., 19 e 26.
THUC., 6. 8, 2. Cf. E. Roos, Textkritisches zu Thukvdides VI 8, 2,
Eranos, LIX. 1961, 8-28.
42 THUC.,
6,26, 1; PLUT., Nic., 12,6; PLUT., Alc., 18, 3; Dion., 13, 2, 1.
Cf. MURATORE, art. e., 61 sg.
4
THUc.,6,1,1;
cf34,le4:78,le4,90,2;9l,3.P
3
eripianistrategici
di Alcibiade e Lamaco. ben differenti da quello di Nicia, cf. THIJC., 6, 47-49:
—
—
RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C.
335
PLL:T., Nic.. 14,3. Oltre a Piccirilli (Plutarco. Vita di Nicia... cit., 285 sg.). vd.
ora anche G. MADER, Rogues’ Conzedv at Segesta (Thucvdides 6, 46):
Alcibìades exposed ?. Hermes, CXXI, 1993, 18 1-195.
Cf. THUC., 6. 18. 1.
Cf. DIOD., 12, 83, 1 e 3.
46 IG, 13, 54.
Cf. CATALDI, I prescritti... cit., 72. Ad una reincisione ditali prescritti
già negli anni Venti del V secolo pensava invece H. B. MATTINGLY, The
Growth ofAthenian Imperialism, Historia, XIII, 1963, 257-273, 272. Ma la
datazione con l’arconte, più che eccezionale, è inusitata nei decreti anteriori al
421. come ha sostenuto in più riprese lo stesso Mattingly (Athens and the
Western Greeks, in «La circolazione della moneta ateniese in Sicilia e Magna
Grecia. Atti del I Convegno del Centro Internazionale di Studi numismatici.
Napoli 1967». AIIN, XII-XIV. Suppl., Roma 1969, 201-222, 216-217; In.,
Athens andEleusis: Sorne new Idea, in «épos. Tribute to B. D. Meritt», edited
by D. W. Bradeen and M. F. McGregor, Locust Valley New York 1974. 99109. 101-109). Cf. A. S. HENRY. Archon-Dating in Ffth-Centurv Attic
Decrees, Chiron, IX, 1979. 23-30, il quale. dal canto suo, osserva (30) che
«archon-dating is regular, but not mandatory, after42 I B. C.». Per la datazione
dei decreti IG, j3, 17 e 18, non sotto l’arcontato di Antidoto (45 1/0) ma di
Antifonte (418/7), vd. da ultimo CATALDI, Note prosopografiche... cit., 16-18;
ID., I proponenti... cit., 3. Si noti che, all’infuori dei prescritti reincisi dei
decreti di alleanza con Reggio e Leontini (IG, j3, 53 e 54), non vi è alcun’altra
attestazione con il nome dell’arconte e del primo segretario del Consiglio,
fuorché nell’intestazione della lista delle spese degli strateghi per la spedizio
ne a sostegno di Corcira contro Corinto nel 433/2 (IG, I, 364,11. 1-2), in virtù
di un’ epirnachia che per la prima volta era strettamente legata alla prospettiva
di un’apertura di un teatro bellico in Occidente (THUC., 1, 36, 1-2; 44, 2-3;
DIOD.. 12, 54, 2; cf. CATALDI. o. c., 12 sgg.). Tale doppia datazione, proprio
perché sentita come epocale. dovette essere successivamente mutuata dalla
lista e aggiunta nei prescritti dei due decreti di alleanza con Reggio e Leontini:
e ciò proprio quando. alla vigilia della grande spedizione in Sicilia, la
permanente validità di entrambe le alleanze era ormai tutt’altro che sicura o
patentemente obsoleta, come nel caso dei Reggini, riluttanti a schierarsi con
Atene (THUC., 6,46,2), e dei Leontini, ormai esuli senza patria (THUC., 6, 12,
1; 19, 1).
48 IG, I, Il; 53; 54. Cf. THUC., 3, 86, 2-3; 6, 6, 2; 47; 75, 3; 88, 2.
Tnuc., 6, 18, 1 (Alcibiade), rispondendo a Nicia (6, 13, 2), che a sua
49
volta riecheggia il discorso di Ermocrate al Congresso di Gela (4. 61,4). Cf.
G. L. COOPER, Alcibiades Criticism ofNicias at Thuc. 6, 18, 1, TAPhA, CIX,
1979, 29-38.
° Basti pensare, per quanto riguarda i barbari, alle alleanze con Inaro. re
-
336
S. CATALDI
dei Libii (THUC., 1, 104; DIOD., 11, 71, 4-6; 74, 3-6), e con i dinasti cani (cf.
R. MEIGGS, The Athenian Empire, Oxford 1972, 118 e 238).
51 STRABO, 6, 2, 1
e 5; PTOL., 3, 4, 2.
52 Ti-wc., 6, 2, 6. Cf.
ultimamente P. ANELLO, Rapporti dei Punici con
Elitni, Sicani e Greci, Kokalos, XXXVI-XXXVH. 1990-1991, 175-213, in
part. 175-201. Sulla politica estera di Cartagine nel VI e V secolo, cf. L. J.
SANDERS. Punic Politics in the Fifth Centurv B. C., Historia, XXXVII, 1988,
72-89; P. BARCELÒ. Zurkarthigischen Oberseepolirikiin VI. und V. Jahrhundert
v. Chr., Gymnasium, XCVI, 1989, 13-37: L.-M. GUNTHER. Die karthagische
Aristokratie und ihre (iberseepolitik im 6. u. 5. Jh. v. Chr., Klio, LXXV, 1993,
76-84.
Dioo., 11,86,2:KaTà 6è T11) ZLKEMXLV ‘EyEaTao1s’ Ka AiXvaLois’
53
VéOTY1 UOXEjIOS lTep’L xùipaS’ TÌ) 1TPÒS’ TC Madp TroTalI(i’ yEVO1ét’flS’
6
6è ic1xrìs’ ìoupd avk’é3ì1 iToXXoòs’ uap’ iqorépois àt’aipeOì)vw. Ka
XoT11a
Xjcn Tàs iìòXus. Solo il codice patmio dà la lezione
TfS
A1Xu3a[TaS’, mentre gli altri mss. danno AXuSaoLs, corretto in ‘AXLKua[oL
da U. Kòhler (Epigraphiscìze Mitteilungen, MDAI(A), IV, 1879, 30-33), aI cui
emendamento K. J. Beloch (Sizilisches zu Diodor, Hermes, XXVIII, 1897,
630-634) aggiunse la pur necessaria integrazione <ipòs’ ZE XLL’ovlTLous>. Per
la costruzione èvcìi òXE1oS’ con il dativo + rrpò e l’accusativo, che si
riscontra costantemente nel testo di Diodoro, mentre non è mai attestatata
quella con il doppio dativo senza rrpò e 1’ accusativo, vd. Dion., 11, 52, 1; 78,
i (doppio dativo + irpò e l’accusativo); 15, 25, 1; 19,4, 3; 20, 81, 1, dove il
dativo (di agente) retto daèvéaTq sembra indicare chi ingaggia le ostilità. Cf.,
a conferma, Dion., 11, 79, 4: o PwKE1 1EOT1Oa1’To TròXqioL’ 1rpòs’
wpids (cf THUC.. 1, 107, 2); 14, 102, 4: OèEXITp[VWV 6’ dTrooTdl’Twv
nòXc1iov 1Tpò aèTo veaTiaavTo (scil. o ‘Pwiatot); 15, 1, 3: T1 6è
uoXiou [.1 èI’LaTci{Ievo lTpòS T0òS’ “EXXvag(sciLo’i AaKE6aLIi6L’Lol).
La stessa costruzione col dativo + pòs e l’accusativo si riscontra costante
mente in Diodoro quando viene usata l’espressione analoga auvéorri uòXe ios’:
2, 34, 2; 11,40, 5 (dativo + ipòs’ e due accusativi); 12, 8, 1; 14, 16, 5; 16, 31,
7; 34, 3; 61, 4; cf. 4, 61, 1. Il doppio dativo per indicare i due contendenti in
conflitto è talora attestato con il verbo y(yvolIaL, quando viene in vario modo
usata l’espressione TròXEjio èy1’eTo, ma ciò risulta solo nei titoli dei proemi,
evidentemente più tardi rispetto al testo e sicuramente non diodorei; così, ad
es.. nell’XI e nel XII libro:
llrp
To)
yEVo1l)ou
iToXéiov
KaTÙ
Tì)
ZtrrX(ctv ‘EyEaTaLo1 ai A\uBaoi (titolo redatto presumibilmente sulla
base del testo già corrotto di Dion., 11, 86, 2, quando era già caduto upòs’ +
l’accusativo): ilepi TOli yE1!OII’OU TrOX 10v AaKE6a1iov[ots’ ica
‘AOvaLoi i)Trp T01’ MEYGp WVllÒXElI0 (scil. yéveTo) .kaKe6a1io11o
Ka ‘AOrp’aLots’ tnrèp XOXKL6éWV. Ma anche in questo caso, quando in vario
modo viene fatto uso dell’espressione TrÒE[1OS’ èyvETo, la costruzione
RAPPORTI DI SEGESTA ED ALJCIE CON ATENE NEL V SEC. A. C.
337
unicamente attestata nel testo diodoreo è quella con il dativo + rrpò e
l’accusativo(DIoI).. 1.47,6:5,6.4: 12, 37,2:cf.persino I 1,p.,54),cheriflette,
evidentemente, il genuino usus scribendi di Diodoro. Sul tormentato passo di
DIOD.. 11, 86. 2, cf. recentemente D. MEsTI, La storia di Segesta e di Erice tra
il Vie il iii secolo a. C., in «Gli Elimi e l’area elima fino all’inizio della prima
guerra punica. Atti del seminario di studi. Palermo-Contessa Entellina 1989»,
ASS, S. IV, XIV-XV, 1988-1989, 155-171. 160-163, il quale esamina i vari
scenari a cui rimandano le diverse letture del testo diodoreo; cf. anche
MURATORE, art. c., 44 n. 40 (con bibliografia); ANELLO, Rapporti dei Punici
con Elimi... cit., 200-201, con la quale concordo nel ritenere necessaria
l’integrazione <rpòs’ Ze vouvT(.0US’>, anche in virtù della sua giusta osser
X1aL Tà 1TÒXE is non può che riferirsi alla
vazione che Tj 4LXOT1 pi as
per il controllo del territorio contiguo e
Selinunte
lunga rivalità tra Segesta e
tra le due città (cf. THUC.. 6. 6, 2;
i
confini
segnava
contestato del fiume che
vicende e interruzioni, risaliva
con
alterne
che,
pur
DIOD.. 12, 82, 3-7): rivalità
2-3
(probabilmente da Timeo); cf.
5,9.
secolo:
DIOD.,
almeno all’inizio del VI
555
F
1], dove si parla di Elimi e
FGrHist.
PAUS.. 10. 11, 3 [= ANTI0cH..
Pentatlo e i Capi Lilibeo
G.
NENCT.
Pentatlo
(cf.
Phonikes combattenti contro
ASNP,
10,
11,
S. III, XVIII, 1988,
3),
5,
25,
5:
e Pachino in Antioco (Paus.,
Elimi e Phoinikes,
d’armi
tra
solidarietà
antica
317-323). Anche per questa
all’integrazione
rispetto
dubbia,
<ipòs’
più
occorre riconoscere che
in
di
la
correzione
‘AX1KUaOLS
ALXUilOLS’
ZEXLvouvTouS>, è da considerare
proposta da Kòhler, specie se con L. Gallo (Considerazioni sui rapporti elimo
punici, in «Atti delle Giornate internaz. di studi sull’area elima, Gibellina
1991», Pisa-Gibellina 1992, 315-340, 322) l’etnico AiXvF3aLois fosse da
identificare con Mozia, «il centro a cui era connessa l’area nota già prima del
397 con il nome semitico di Lilibeo»: questo. tuttavia, potrebbe essere un
modo un po’ forzoso d’interpretare il testo di Dioo., 22, lO. 4 relativo alla
fondazione della polis di Lilibeo da parte dei Cartaginesi al posto di Mozia,
catturata da Dionisio il Vecchio nel 397. Ma anche ammesso che l’uso della
dizione Lilibei (o Lilibaiti) potesse avere una qualche valenza politica anche
per un periodo anteriore al 397. proprio in virtù dei numerosi passi di Diodoro
sopra citati a confronto non mi sembra, comunque, che nei Lilibei sia da’
identificare «l’antagonista della polis clima», bensì, piuttosto, il partner dei
Segestani, o, a dir meglio, il loro autonomo alleato.
Cf. D. M. LEwIs, The Origins of the First Peloponnesian War, in
«Classical Contributions. Studies in Honour of M. F. McGregor», Locust
Valley-New York 1981, 71-78; A. J. HOLLADAY, The Hellenic Disaster in
Egvpt. JHS, CIX, 1989. 176-182.
Tnuc., 1, 103.4: cf. Dion., 11,79, 1-2(MegaraePegein mano ateniese
55
a partire dal 458). THuc., 1. 115. 1 con 1, 111.2-3 (Acaia. con Pege, sotto il
controllo di Atene fino alla Pace dei Trent’anni e già prima della fallita
338
S.CATALDI
spedizione contro Eniade nel 454), Sullo oobpòv [iLaoS allora scoppiato per
la prima volta tra Atene e Corinto, che si rinnovò sul finire degli anni Trenta.
sempre per la questione megarese e con effetti di larga portata sulla politica
occidentale delle due città, cf. CATALDI, o. e., 20 sgg., e ora R. 5. STROUD,
Thucydides and Corinth, Chiron, XXIV, 1994, 267-304, 279 sgg.
THUC 1, 103, 3. Cf. E. BADIAN, Athens, The Locrians andNaupactus,
56
CQ, N. 5., XL, 1990, 364-3691= ID., From Plataea to Potidaea. Studies in the
History and Historiography of the Pentecontaetia, London 1993, 163-1691.
THUC.. 1,111,3.
7
58 THUC., 1, 108. 5.
Per questi ed altri rilievi. cf. SMART. art. e.. 135.
D10D., 11,86.2.
59
60 M.-L.,
38, epigrafe dalla datazione incerta, oscillante tra il 450 ca. e
il 413. data quest’ultima accolta da W. M. Calder (The inscriptionfrom the
Tempie G at Selinus, GRBS Monographs 4, Durham N. C. 1963, 56-62),
mentre per una datazione nettamente più alta propende M. T. Manni Piraino
(Iscrizioni lapidarie greche del Museo di Palermo, Palermo 1973, nr. 49, 7379, 76 sg., tav. XXIX). Per i suoi caratteri epigrafici, l’iscrizione del tempio G
(su tufo) sembra più tarda, ma non di molto, della lex sacra (su piombo e quindi
con caratteri più rigidi) pubblicata recentemente e datata, sia pure con una certa
approssimazione, nella decade anteriore al 450: cf. M. H. JAMESON-D. R.
JORDAN-R. D. KOTANSKY,A LexSacrafrom Selinous. GRBS Monographs 11,
Durham N. C. 1993. IX, tavv. 2-5. Per l’esegesi dell’iscrizione del tempio G
e il suo significato storico. cf. D. MUSTI, L ‘iscrizione del tempio G di Selinunte,
RFIC. CXIII, 1985, 134-157. in part. 53: Io.. Addenduin sull’iscrizione di
Selinunte, ibid., 443-445.
STRAB0547•cf PLIN.,n.h., 3. 62: VELL. PAT.. 1.4, 1-2. Cf. CATALDI,
61
o. e.. 41e n. 57.
62 PLATO. Alc. 1. 119 a: Pomi.. 126 c, 127 a-d. Cf. E.
LEPORE, Elea e
l’eredità di Sibari, PP, XXI, 1966. 255-278 [= Io., Colonie greche dell’Oc
cidente antico, Firenze 1989, 27-45 1; vd. anche K. RUTTER, Athens and the
Western Greeks in the Fifth Century B. C.. in «Kraay Mørkholm Essays.
Numismatic Studies in Memory ofC. M. Kraay and O. Mørkholm», Louvain
la-Neuve 1989, 245-257, in part. 252.
DI0D 12. 8,2; 29, 1; THUC., 7. 1,4. Cf. E. PATS, Storia dell’italia
63
antica e della Sicilia. Torino 1932, 383 sg.; G. MADDOLI. Ducezio e la
fondazione di Calatte, AFLP, XV, 1977-1978, 151-156; ID.,il Vie il Vsecolo,
in AA. VV., La Sicilia antica, a cura di E. Gabba e G. Vallet. Roma 1980. lI
1, 1-102,67 sg. Debole mi sembra l’obiezione di D. Asheri (Agrigento libera:
rivolgimenti interni e problemi costituzionali, Ath. LXXVIII, 1990, 483-501.
-
489 n. 17) secondo cui «un Ducezio strumentalizzato da Atene sarebbe
divenuto automaticamente un alleato di Agrigento contro il comune nemico».
Siracusa. Non è. infatti, necessario pensare ad un’operazione concertata in
RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C.
339
maniera apertamente ostile a Siracusa. L’interessamento ateniese, se ci fu,
dovette essere comunque implicito e indiretto, fondato com’era, principal
mente, sui buoni rapporti delle città calcidesi con i Siculi delle colline e
dell’interno, quali sono attestati dal caduceo dei Reggini rinvenuto a Paternò,
databile intorno alla metà del V secolo (cf. M. GUARDUCCI, Epigrafia greca,
Roma 1970, Il. 461-462; F. CORDANO, (‘Iii erano gli “amici” dei Reggini?,
ASMG, N. S. XXI-XXI1I, 1980-1982, 175-179). Per altri dati, cf. CATALDI. o.
c.,34en. 24:72en. 12; 150-151 en. l95.Siosservichel’amiciziadiArconida
verso Atene doveva essere lungamente provata, perché Atene potesse conce
j3, 228).
dergli, ai tempi della guerra del Peloponneso, la prossenia (IG,
D10D., 12,29,1.
64
D10D., 12, 10-11, su cui G. DE SENSI SESTITO, La fondazione di Sibari
65
Thurii in Diodoro, RIL, CX, 1976, 617-642.
66 Su Siris, cf. D. MusTi, ‘Una città simile a Troia
Città troiane da Siri
a Lavinio. ArchClass, XXXIII. 1981. 1-26 F ID.. Strabone e la Magna Grecia,
Padova 1988, 95-1221; L. MoscATI CASTELNUOVO, Siris. Tradizione
storiografica e momenti della storia di una città della Magna Grecia,
Bruxelles 1989, 47 sgg.; su Segesta, cf. G. NENCI, Troiani e Focidesi nella
Sicilia Occidentale (Thuc., 6. 3, 2; Paus., 5, 2, 5-6), ASNP, 5. III, XVII, 1987,
92 1-933; L. BRACCESI, Gli Elimi e la leggenda troiana, in «Gli Elimi e l’area
elima fino all’inizio della prima guerra punica. Atti del seminario di studi,
Palermo-Contessa Entellina 1989», ASS, S. TV, XFV-XV, 1988-1989, 107114. Circa le tradizioni troiane relative agli Elimi, potenziate fin dalla metà del
V secolo su suggestione degli Ateniesi interessati ad un rapporto anche di
carattere diplomatico (e non solo culturale e commerciale), cf. MUSTI, La
storia di Segesla e di Erice... cit., 162-163. che pone l’attenzione su una
pretenziosa tradizione confluita in Strabone (13, 1. 53, C 608) concernente
l’arrivo in Sicilia del troiano Elimo e la sua occupazione di Erice e Lilibeo. Le
osservazioni di Musti vanno ovviamente rimodulate alla luce della più recente
datazione del trattato tra Atene e Segesta, non al 45 8/7, ma al 418/7. Sui Lilibei
(o gli Aliciei ?) quali possibili alleati, forse egemonizzati ma non antagonisti di
Segesta in questo periodo, cf. supra, n. 53.
67 HDT., 8, 62, 2; cf. PLUT.. The,n., 32, 2.
68 DIOD., 11. 90, 3; 12, lO, 2 (Sibari III: 453 a. C.). Per Sibari 11(476 a.
C.), cf. DI0D., 11,48,4; Schoi. Pind. 01.. 2, 15.
69 Intorno alla metà del V secolo il nome di Zancle sembra essere stato
temporaneamente restaurato, probabilmente con l’aiuto di Crotone, a giudicare
da una moneta battuta in quest’ultima città con le leggende 9P0 e DA. Infatti la
sigla DA. che si ritrova su stateri crotoniati a doppio rilievo col tipo del tripode
su entrambi i versi (BMC. Italv. nr. 47). almeno secondo alcuni nurnismatici,
sarebbe da svolgere in DANKLAION e potrebbe essere l’espressione di
un’alleanza fra Crotone e Zancle, anzi dell’estensione su Zancle dell’egemonia
“.
340
SCATALDI
crotoniate nel 461/O a. C. Ma la più recente cronologia delle emissioni crotoniati.
che pone fra il 450 ed il 440 l’adozione a Crotone della tecnica a doppio rilievo
(cf. C. M. KRAAY, Caulonia and South italian Problerns. NC, S. VI. XX, 1960,
53-82; ID., A rchaic and Classical Greek C’oins, London 1976, 170 e 181), se non
destituisce di fondamento l’ipotesi, pur messa in dubbio da alcuni, di un’ alleanza
fra Crotone e Zancle, costringe comunque a far scendere la presunta intesa
politica tra Crotone e Zancle agli anni 450-440. Per dati più completi, cf. De
SeNsi SEsTrro, art. e., 52-53 n. 49; N. F. PARISE. Crotone e Temesa. Testimonian
ze di una monetazione d’impero, in «Temesa e il suo territorio. Atti del
Colloquio, Perugia e Trevi 1981», Taranto 1982, 103-118; S. GARRAFFO,
Crotoniensia. Dall’incuso al doppio rilievo, in «Studi per L. Breglia», BNum,
III, 1985, nr. 4 Suppi., Roma 1987, 1, 105-117.
70 POLYB., 2,39,
1-5; STRABO. 8, 7, 1, C 384; IAMEL., V. P., 263-264 (per
le vicende dei Pitagorici di Crotone, il loro soggiorno a Reggio e la mediazione
politico-istituzionale degli Achei della madrepatria per una riconciliazione
con Crotone e le altre città achee). DI0D., 12. lO, 4 e 7; 11, 3 (per la presenza
di Achei del Peloponneso a Sibari-Turi); 11, 3-4 (per la philia stipulata dalla
neofondata Turi con Crotone e l’adozione a Turi della legislazione del
cataneseCaronda): cf. ancora ARIST.. Poi., 2, 1274 a23-25;IAMBL., V. P., 33;
129 sg.; 172; 267. Vd. in proposito A. MELE. La Megale Heiiàs pitagorica.’
aspetti politici, economici e sociali, in «Atti del XXI Convegno di Studi sulla
Magna Grecia, Taranto 1981», Taranto 1982. 53-60: ID,, il pitagorismo e le
popolazioni anelleniche ditalia, AION (archeol), III, 1981, 61-96. 87 sg. Per
altri dati su Caronda, cf. CATALDI, o. c., 158 sg.
71
Cf. THIJC., 6, 46, 2, dove i Reggini sono detti AE0vT(l’wv TE
vyyEvE, òi’Ta KR aai’ (agli Ateniesi) ad è1T1Tr)6E[ovs Sull’inter
pretazione di questo passo in relazione a quanto è detto in THUC., 3, 86, 2-3.
vd. CATALDI, Tucidide... cit.. 181; Io., o. e.. 38-40.
72
Per le fonti relative, cf. la voce Catania, a cura di A. R. MAROTTA
D’AGATA, BTCGI, V (1987), 153-177, 153 (Toponomastica, topografia e
monumenti).
DJ0D., 11,76, 3.
73
Sugli eventi di questi anni. cf. D. ADAMESTEANU. L’ellenizzazione
della Sicilia e il momento di Ducezio, Kokalos, VIII, 1962, 167-198; F. P.
Rizzo, La repubblica di Siracusa e il momento di Duceio. Palermo 1970, 27
sgg., 99 sgg.
IUST., 4,3,4-6, con THUC., 3,86,3 e4, 61,4; cf. ancheIG, I, 291, dove
Catane insieme con Reggio, Nasso e alcuni gruppi di Siculi —sembra figurare
come contribuente di Atene (per la datazione dell’epigrafe al 427-24 e non al
415/3. cf. AMPOLO, Icontributi... cit., 7). Vd. CATALDI. Tucidide... cit., 184 sg.
e n. 7, 192; ID., o. c.. 140 sgg.
ANDOC., 3, 30, dove l’oratore, in un discorso composto nel 391 sembra
76
—
RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C.
341
riecheggiare le parole di Nicia in THuc., 6, 13, 2. Cf. SCUCCIMARRA, Sui
cit., 28-29; BURELLI BERGESE, art. c., 69;
rapporti tra Atene e Catana
MURATORE, art. c., 52 n. 83. Vd. ora, in questo stesso volume, il contributo di
L. PICCIRILLI, L’alleanzafra Atene e Segesta e un progetto di pace siracusano,
secondo cui la notizia andocidea di un’ambasceria siracusana recatasi ad
Atene per proporre un trattato di amicizia e di pace risalirebbe ad una fonte
siceliota, opiù esattamente siracusana, e concernerebbe un evento da collocare
a conflitto in atto, nell’ estate del 414 [= ID., Per una nuova lettura di due passi
andocidei, QS, XL, 1994, 161-168, 161-164]. Ma cf. supra, n. 38.
Cf. A. CUTRONI TUSA, Riflessioni sulla monetazione di Segesta edErice,
77
in «‘AlTapXaL Nuove ricerche e studi sulla Magna Grecia e sulla Sicilia antica
in onore di P. E. Arias», Pisa 1982, 239-244: EAD., La ,nonetazione dei centri
eii,ni nel corso del Vsecolo, in «Gli Elimi e l’areaelimafino all’inizio della prima
guerra punica. Atti del seminario di studi, Palermo-Contessa Entellina 1989»,
ASS. 5. IV, XTV-XV, 1988-1989, 173-201: la studiosa giustamente sottolinea
l’influenza e lo stimolo di lungo periodo che dovette essere esercitato progres
sivamente da Atene sul modulo, la tipologia e la stessa leggenda delle monete
segestane, quali si evidenziano tardivamente nei didrammi e tetradrammi di
Segesta ed Erice emessi a partire dal 420-15, e dei quali si constata la propaga
zione persino nell’area punica, soprattutto a Mozia e a Panormos. Della
medesima studiosa, cf. in questo stesso volume il contributo: Le emissioni
frazionarie di argento di Erice, dove si avverte ancora la propensione a datare
l’alleanza formale tra Atene e Segesta (IG. j3, 11) al 458/7. Ma, aldilà di ciò,
va comunque osservato che la vasta gamma di relazioni economiche e culturali
tra Atene e il mondo elimo, innegabilmente accertate almeno fin dagli inizi degli
anni Cinquanta, non può facilmente essere avulsa dal graduale e parallelo
sviluppo di specifici rapporti politici e diplomatici, anche se solo a partire da una
certa epoca questi si formalizzarono, da un lato, in un decreto e giuramento di
. Il), dall’altro, nell’emissione di numerali pesanti segestani di
3
alleanza (IG, i
chiara impronta filo-ateniese (L. MILDENBERG, Knnon in the Manner ofSegesta,
in «Actes du ge Congr. Int. de Numismatique, New York Washington 1973»,
Paris-Bàle 1976, 113-121). Sulla difficoltà di separare il momento (o aspetto)
economico-culturale dal momento (o aspetto ) politico-diplomatico negli ambi
gui esordi della politica periclea in Sicilia, cf. ora l’equilibrata presa di posizione
di U. FANTASIA, Grano siciliano in Grecia nel Ve IVsecolo, ASNP, S.III, XXIII,
1993, 9-31. in part. 20, con bibliografia anteriore.
Tuuc.. 3. 86, 3. Cf. CATALDI, Tucidide... cit.. 18 1-193.
THUC., 3. 86, 4: T1js’
[...] O[KE1òTflTo npo4doEL. Una tale
motivazione addotta per giustificare l’intervento armato ateniese in Sicilia,
ritorna a proposito della seconda spedizione: cf. Tuuc.. 6, 20, 3. dove Nicia,
che si dice assai scettico verso questa TrpOdacI paXE[cL KU EòTrpETrE
(Tnuc., 6, 8, 4), spera di poter annettersi come alleate almeno Nasso e Catane
.
-
342
S.CATALDI
KaTà Tò AEOVTLVWv u
e1’s.Cf.ancheTHuc.,6,44,3:Kca
Trpò [TE]TOiJS’
‘Piyyi’ou X&yous’ iToL1cyavTo, àLotivTES XaXKa òvTas’ XaXKI6EèaIV
oa1 AEovT[voi oqOeti’.
Su tale sistema, cf. G. NEt’cl, Per una definizione del/area clima, in
«Gli Elimi e l’area clima fino all’inizio della prima guerra punica. Atti del
seminano di studi, Palermo-Contessa Entellina 1989», ASS, S. IV, XIV-XV,
1988-1989, 21-26.
81 Cf.
R. KASSEL C. AUSTIN, Poetae Comici Graeci [= PCG], Berolini
Novi Eboraci 1983, IV, 147-157, con bibliografia.
82
tern?inus ante quem per la composizione della commedia è il 429,
anno non solo della morte di Pericle ma anche di Senofonte, il figlio di Euripide
Meliteus nominato nella commedia (F 58 K.-A.), generale a Potidea nel 430/
29 (Trrnc., 2, 70, 1) e caduto a Spartolo all’ inizio dell’estate 429 (THUC., 2,79,
i e 7; DJ0D., 12,47, 3). Per la possibile data della commedia tra il 431 e il 429,
cf. CATALDI, La spedizione di Diotimo... cit., 14 1-142 n. 3; ID., o. c., 139n. 1,
con bibliografia.
Cf A. G. W000HEAD. Greeklnscriptions, Hesperia, XLVII, 1958, 60;
83
S. ACCAME. Note storiche su epigrafi attiche del Vsecolo, RFIC, LXXX, 1952,
135 [= Io., Scritti minori, Roma 1990, I, 452), i quali, fondandosi sulla
presenza nel decreto per gli Aliciei di un tipo di scrittura assai più evoluto
rispetto alle lettere arcaiche presenti nel decreto per i Segestani (datato al 458/
7), pensavano ad un’alleanza tra Atene e Alicie nel 433/2, in connessione con
la ristipulazione dei trattati con Reggio e Leontini. Cf. anche K. STROHEKER,
Die Karthagergesandtschaft in Athen 406v. Chr., Historia, III, 1954, 166-167
e H. BENGTSON, Die Staatsvertrdge des Altertums, Mùnchen 1962, Il, nr. 174,
93, i quali, dal canto loro, sempre datando il decreto per Segesta al 458/7,
ritenevano più plausibile una sua stipulazione ai tempi della c. d. “prima
spedizione in Sicilia” guidata da Lachete. Cf. infra, n. 129.
84 Cf.
G. BONA. Per un ‘interpretazione di Cratino, in «La polis e il suo
teatro/2», acuradiE. Corsini. Padova 1988, 181-211.
85 F.
61 K.- A., PCG, IV, 152: llav&ov(a TÒXEWS’ 3CLcYLXEt / TflS’
t’ Xyoiev, / Kcil KÌVC Ka TrÒXLV f
1
p1cXaKos’, oTaO’ f
v Tral(ovaLv.
1
THUC 1.2,5.
86
THUC 2, 17. 1-3; H. W. PARKE D. E. WORMELL, The Delphic Oracle,
87
Il, The Oracular Responses, Oxford 1956, nr. I, dove con G. NENCI. li
‘Pelargico’ (THUC., lI, 17, 2-3; Parke-Wormell, Delphic Oracle, Im. 1) e la
‘zona di rispetto’ nelle città greche arcaiche, in «‘Awapa(.. Nuove ricerche
e studi sulla Magna Grecia e sulla Sicilia antica in onore di P. E. Arias», Pisa
1982, 35-43,40 sgg. —è da leggere yais’ iv Tdmy Tò TIeXap-yieòt’ àpIòv
àieivov. A questo contesto storico sarebbe da riferire, a mio avviso, l’emen
damento proposto da Lampone in IG, I, 78, Il. 54-59, databile alla tarda
primavera-inizio estate del 431 a. C.: cf. CATALDI, o. c., 132 sgg. e infra, n. 97.
-
-
—
RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C.
343
:Toì ()ÒE lIòi’OL’ oTamcjovTas K&.
8
..PCG,IV,15l
8
Cf.i1F59K.-A
TE
OVXOjJ.I’OVS’ TLvà dl)C(L, con THUC., 2, 21, 3: KnTÒ voTcinELs
essere
volevano
che
«coloro
ytyi’6p.evoi èv TroXXj ipL5l. aav. Quanto a
qualcuno» è probabile che il riferimento sia agli homines novi emergenti poco
prima della morte di Pericle, cioè a quelli che poi furono chiamati i demagoghi:
uomini che, come dice Tucidide (2, 65, 10), alla morte di Pericle si trovarono
su un piano di maggiore uguaglianza tra loro e aspiravano ciascuno a prendere
il suo posto come primo tra i cittadini. Di costoro, alcuni si erano già resi
responsabili di quei processi intentati contro gli amici di Pericle (cf. CATALDI,
o. e., 52-54, con fonti e bibliografia), i quali costituirono la fase preliminare di
quel giudizio contro Pericle stesso emanato nel 430 (THUC., 2, 65. 3; PLUT.,
Per., 35,4; DI0D., 12.45,4: cf. PLATO, Gorg.. 516 a) e preparato dal decreto
di Dracontide, poi emendato da Agnone (PLUT., Per., 32, 4): non è, tuttavia.
da mettere in dubbio che la responsabilità fondamentale, almeno dei processi
agli amici di Pericle, sia da addebitare ai KaXo KcìyaOo{ (cf. PLATO, Gorg.,
515 e), i quali, comunque, potevano valersi anche di uomini come Cleone, per
il quale non mancano indizi di una sua iniziale militanza o convergenza nelle
file oligarchiche (PLUT., Mor., 806 f- 807 a). Su Pericle detto nei Cheirones
di Cratino «Zeus figlio di Crono e della Discordia», vd. il F 258 K.-A., PCG,
IV, 253, su cui cf. V. TAMMARO, Note a Cratino, MC, XIX-XX, 1984/1985,
41-42; B0NA, art. e., 204-205; M. HEATH, Aristophanes andhisRivals, G&R,
N. S. XXXVII, 1990, 148. Di Cratino cf. anche il F 73 K.-A., PCG, IV, 159
(dalle Thraittai). Di Teleclide cf. il F 47 K.-A., PCG. VII, 686.
Pa
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TròXlv, ipi
KcL’L
iv
XÒyoJ.Ev,
citoO’
,
TrÒXEWS’ aaLXe1) / TjS’ pL(ÒXaKos’
xpòas
Cf. in proposito A. MEINEKE. Fragmenta Comicorum Graecorum,
Berolini 1839, Il. 45: «Lapides lusorios etiam 3cXous’ dictos fuisse intelligitur
ex Diogeniani, Prov.,VII 95... eo igitur fortasse referendum est illud èpLuXcJ5>.
ARISTOPH., Ach.,703 sgg.; Vesp.,946-948, e Schol., ad Vesp.,947. Cf.
90
D. KIENAST, Der innenpolitische Kampf in Athen von der Riiekkehr des
Thukvdides bis zu Perikles’ Tod. Gymnasium, LX, 1953, 217-221; M. V.
MOLITOR, The Third Scholium on Vespae 947, Hermes, CXIV, 1986,306-314.
Secondo Platone (Gorg.. 516 a) l’accusa processuale rivolta a Pericle
nel 430 fu di KXoTn. cioè di appropriazione indebita di fondi pubblici: cf.
Tnvc., 2. 65, 3: PLUT.. Per., 35,4: DJOD., 12. 45,4, dove Pericle appare colpito
da una pesante ammenda in denaro.
92
Cf. J. N. DAVIE. Theseus the King in Fifth-Centurv Athens, G&R,
XXIX, 1982, 25-34. dove anche si trovano interessanti notazioni sull’equiva
i-ra[Covaiv».
344
S.
CATALDI
lenza monarchia-tirannide.
THUC., 2, 14-17, su cui cf. ora P. J. RHODES, Thucydides’ History Il,
with Transi. & Comm., Warminster 1988, 199-202: S. HORNBLOWER, A
C’ommentarv in Thucydides, i: Books I-Ui, Oxford 1991, 259-271.
F 66 K.-A., PCG, IV, 154-155, dove Lampone è detto d’yEpaLKl3TX1,
96
«sacrificatore questuante»; F 62 K.-A., PCG, IV, 152-153: di Lampone si dice
che «nessun fiammeggiante voto dei mortali può allontanarlo dal banchetto
degli amici», dove l’allusione può essere al decreto di esclusione contro i
Megaresi e alle successive decisioni di guerra prese dall’assemblea ateniese:
secondo Aristofane (Pax. 605-6 11), con tale decreto Pericle, per sfuggire ai
processi intentati contro i suoi amici e Fidia in particolare, «mise fuoco alla
città gettandovi una piccola scintilla». Per le altre fonti. cf. G. F. HILL, Sources
for Greek History between the Persian and Peloponnesian Wars, new edn. by
R. Meiggs and A. Andrewes. Oxford 1951,347. Per la datazione ditale decreto
nella primavera del 432 e per i suoi effetti. cf. CATALDI, o. c., 59-63.
1G, i, 78, lI. 4-7,47 sgg., 59-61, su cui CATALDI, o. c., 132-135. Per una
97
datazione di questo decreto (in cui sono ancora nominati gli hieropoioi qualche
)
tempo prima del 432/1 (nel quale anno sarebbero da datare sia IG, j3, 32 che IG,
j3, 395. dove
è fatto riferimento alla commissione degli epistatai la cui nomina
è stabilita alle 11. 10-13 di IG, j3, 32), cf. K. CLINTON, The Date of the classical
Telesterion atAthens, in «Studies G. E. Mylonas», Athens 1986-1989.11, 254262, il quale adotta la datazione e le considerazioni in precedenza avanzate da
M. B. CAVANAUGH, Eleusis and Athens. Documents in Finance, Religion and
Politics in the Second Ha lf ofthe Fifth Century B. C., Diss. Ann Arbor, Cornell
University 1980. 101-139 (cf. SEG XXXVI. 7, 12, 33). La datazione più
comunemente accolta per 1G. j3, 78 è invece quella del 422 ca. Per l’esame dei
motivi eleusini presenti nella commedia di Cratino e la loro connessione con il
decreto sulle primizie, cf. R. H. TANNER, The parrTL&S of Cratinus and the
Eleusinian Tax Decree. CPh, Xl. 1916.65-94, che però data la commedia— come
del resto la quasi totalità dei commentatori
all’epoca dell’ostracismo di
Tucidide di Melesia e preferisce nel F 3 Meineke [= 56 Kock 61 K.-A., PCG,
IV, 152] l’impossibile lettura ‘cpoK6XaKos’, tramandata dal codice A, anziché
èpLXaKoS’, attestata da tutti gli altri mss. In quest’ottica di stretta connessione
di IG, i, 78 con le paiéT1&s’ di Cratino. si può concordare con Th. Bergk
(C’ommentationuin de reliquiis comediae Atticae antiquae libri duo, Lipsiae
1838,48) nell’assegnare alle pa1T1òes il F 315 Kock= 352 K.-A.. PCG. IV.
293 (ycLXx[&t KLKXTOKOUO1. OeoL 5i’pe òè KÙ3flXI1’), dove si ha un altro
riferimento a Lampone come OòTl1s e 1IàI’TLS’ questuante (cf. il composto
àyepa1K143nXs’, tramandatoci da Esichio come appartenente alle paTréT1&s,
nel F 66 K.-A.. PCG. IV, 154-155). Forse alla medesima commedia appartiene
anche il fr. adespota 321 Kock = 359 K.-A. PCG. IV, 296: Kaip’ L) XPUÒKEP(U
a3dKTa K1Xw1’, / 113w, HEXaayIKÒI àpyòE)
IaTEòwv.
—
RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C.
345
9t cronologia della spedicione “periclea “in Sicilia. BSC, XI-XII,
Per/a
1946-47, 5-15.
Cf. S. CATALDI. Popoli e città del lupo e de/cane in Italia meridionale
99
e in Sicilia tra realtà e immagine, CISA, XVIII. 1992, 72-82, con bibliografia.
Cf. ora anche A. DUBOURDIEU, Le chien de Segeste, Kokalos, XXXVIXXXVII, 1990-1991 [1994], 51-83.
2 Oxford 1911, 121; P. R. FRANKE
°°Cf. B. V. HEAD, Historia Numnorumn
M. HIRMER. Die griechische Miinzen, Miinchen 1964, tav. 60, nr. 175: Scilla
con aspetto di cane su un tetradramma d’argento datato 420-415. Per la fertilità
del suolo di Agrigento, cf. Dion., 11,25, 5 (al tempo di Terone); DI0D., 13, 81,
4-5 (negli ultimi decenni del V secolo); POLYB.. 9, 27, 10 (da STEPH. Byz., s.
v. ‘AKpdyat’Tes”[...] HoX1Lo 8 TÒ1’ rroTaIlòv rai ìp’ Tr6XU’ àTrÒ TÌ)S
xpas o’ojidaOcn ‘Arpày ÒLà Tò Eì7EWU).
Su Pericle “adunatore di teste vd. di Cratino il F 73 K.-A., PCG. IV.
159 (dalle Tra ittai. ap. PLUT., Per., 13, 9) e il F 258 K. -A., PCG, IV, 253 (dai
Cheirones, ap. PLUT.,Per., 3,5). Su Lampone esecutore della politica periclea,
cf. CATALDI. o. c., 137 sgg.
102 STEPI-I. Byz.. s. v. ‘AXLKÌ3aL
1T6XLS ZircX[a. OEòToi1To [=
IETa
KE11IL’rì ‘EvTXXflS rai MXuSa[ov. TÒ
FGrHist, 115 F 365].
Erroneamente la secondaparte del lemma
ruaia.
èOvi ròt’ ‘AXLIcuaio raì ‘AXi
e, non è attribuita da Jacoby a
all’ubicazion
relativa
di Stefano Bizantino,
si riferisce probabilmente ai tre
Chio
di
storico
Teopompo. La menzione dello
degli affari di Sicilia
trattavano
che
libri delle Filippiche (XLI-XLIII),
e di Dionisio il
all’espulsion
Vecchio
il
di
Dionisio
dall’inizio della tirannide
vd. A. D.
Teopompo,
di
siciliani
libri
Sui
3).
Giovane (DI0D.. 16, 71,
lI, 1954.
Historia.
’
Phi/ippica,
Thepomnpus
Books
of
WESTLAKE, The Sicilian
Duris,
Théopompe,
mconnus:
historiens
PÉDECH,
Trois
P.
288-307; cf. inoltre
Historian,
the
ON,
Theopompus
SCHRIMPT
G.
Phylarque, Paris 1989, 126;
Montreal-London-Buffalo 1991, 86-88. Cf. supra, 183-204, il saggio di P.
BUTTI DE LIMA, Stefano di Bisanzio e l’area clima. di cui ho avuto modo di
leggere il dattiloscritto grazie alla cortesia dell’Autore.
I03 36, 3. 4-6.
04 a Lilibeo: SEG XXXIV, 953 (I sec. a. C.); CIL, X, 7248. Per
‘
Titinius
Fa&Ltos nome semitico, cf. R. PAYNE SMITH, Thesaurus Syriacus, Oxonii
1879, I, s. v. Gaddi; H. WUTHNOW, Die semitìsche Personennamen, Berlin
1930, s. v. Gaddi; W. BAUMGARTNER, Lesicon in Veteris Testamenti libros.
Supplementum, Leiden 1858, s. v. Gaddi; J. K. STARK. Persona! Names in
Pa/myrene Jnscriptions, Oxford 1971. s. v. GDY’; F. L. BENZ, Persona! Names
in the Phoenician and Punic Inscriptions, Roma 1972, s. v. GD; M. H.
SiLVERMAN, Religious Values in the Jewish Proper Names at E/ephantine,
Neukirchen Vluyn 1985, s. v. GD. Debbo queste indicazioni alla gentilezza
del collega torinese Prof. F. Pennacchietti. e dei dott. J. Curbera e P. Arata
-
-
346
S.CATALDI
Mantovani, cui va il
mio grazie più sentito.
105 SThPH. Byz.,
s. v. ‘AKpàyavTes” TrÒXELS’ 1TVTE. ZIKEX{IXS’,
ài-rò
yàp oupis [FGrHist, 76 F 59] 5T a
TTXEIaTOI TC1I’ ZKCX1KWL’ [>AKEXCiI’ P] TTOEU)L’ K TWL’ 1ToTal1Jl) Ò1)OjlCl4Ol’Tat,
ZvpaKomias [Xai’ ‘I iépav ZEXI1’oiii’Ta iccil c1O1vLKOvvTu Kat ‘Epi»cv Ka
KcqIIKÒL’ ‘AX1KIaS [corr. Meineke: ‘AXUKÒV PQVA:àXi R]Te KU eépiov
[eepd?] aì Ka1apu’aL’, dz Ka v ‘1 TaXa1. KTX. La correzione di Meineke
non è del tutto sicura, perché il nome che precede è KaIflK6t’. mentre ‘AXUKÒV
che segue. concordemente attestato nella tradizione manoscritta, è proprio il
fiume sul quale sorgeva Camico. Comunque, A. Berkel (Stephani Byzantini
Gentilicia per epitomen antehac De Urbibus inscripta, Lugduni Batavorum
1688) attribuiva all’epitomatore la responsabilità della confusione creata dalla
sostituzione di nomi di città con nomi di fiumi, mentre, dal canto suo, già Ph.
Cluverius (Sicilia Antiqua, in J. G. GRAEVIUS P. BURMANNIJS, Thesaurus
antiquitaturn et historiaru,n nobilissi,naru,n insularu,n Lugduni Batavorum
1723, 219-220. 229,379-380), in ragione di questa notizia di Stefano Bizantino,
aveva postulato l’esistenza di due fiumi di nome Alico, in modo da poter situare
Alicie sul fiume omonimo, identificandolo con il Fiume delle Arene. Onde A.
Holm (Storia della Sicilia, trad. il., Torino 1896, 1, 80 n. 86, 83), accogliendo la
correzione del Meineke. propose di distinguere dall’Halykos/Platani un fiume
Halikyai, accettando l’identificazione del Cluverius. Cf. anche K. ZIEGLER, S. V.
Lykos nr. 3. RE, XIII 2, 1927,2389-2390; E. MANNI, Geografiafisica e politica
della Sicilia antica, Roma 1981, 107 (che colloca Alicie «nel bacino del fiume
Grande-Delia»); L. M. HANS, Lvkos und Halykos, Chiron, XII, 1982,211-216,
in part.212 n. 14. È qui degno di notache tale informazione, circa le città siciliane
che prendevano nomi dai fiumi (in realtà anche da stagni o bagni). provenga da
Duride di Samo, che, lungo la linea Filisto-Eforo-Dunde, potrebbe anche essere
stata la fonte ultima da cui attinse Pompeo Trogo/Giustino (4, 3. 4 4,3) per
narrare la spedizione di Lampone in Sicilia e le due successive grandi spedizioni:
cf. BURELLI BERGESE, “Catiniense quoque”... cit., 71-75.
106 Per l’identificazione
di Alicie con Salemi, vd. HOLM, o. c., 1,61 e 37;
B. PACE, Arte e civiltà della Sicilia antica, Milano 1958, 12, 116; L. PARETI,
Sicilia antica, Palermo 1959,72. A Monte Castellazzo di Poggioreale pensava
invece D. ADAMESTEANU, Note su alcune vie siceliote dipenetrazione, Kokalos,
VIII, 1962, 199 sgg.; ID., s. v. Sicilia. Alicie. EAA, VII (1966), 262. Oggi, gli
ulteriori progressi della ricerca archelogica in molteplici siti della zona non
ancora identificati con i toponimi antichi, inducono ad una maggiore pruden
za, in attesa di una revisione topografica completa dell’intera regione. Cf. la
voceAlicie, curata da G. BEJOR. BTCGI. III (1984). 168-171.
107 DIOD., 14,
48, 4-5; 55, 7. Cf. K. ZIEGLER, s. v. Halikyai, RE. VII 2
(1912), 2265-2266.
Sull’allargamento del raggio di azione della cultura clima, attestato da
1TOTc1IOU
TrapcLppéovTos
4crì.
-
-
RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A.
c.
347
ceramica di tipo elimo-sicano, a centri come Monte Castellazzo di Poggioreale.
Monte lato, Montelepre, Monte Bonifato, Monte Polizzo (a circa 2, 5 1Km. in
linea d’aria da Salemi), Monte Marineo, Monte Maranfusa, cf. la bibliografia
citata da ANELLO, Gli Eii.ini e le popolazioni “indigene” cit., 62-64. Su questi
siti cf. ora l’utile aggiornamento bibliografico redatto da F. FRISONE, Distribu
zione delle necropoli in area clima, in Materiali illustrativi delle carte tematiche
dell’area clima. Pisa-Gibellina 1994, 18-21. con l’aggiunta, per noi particolar
mente interessante, di Mokarta. montagna situata nell’alta valle del Fiume
Grande, a circa 5 Km. a S di Salemi e a una ventina di Km. dal mare di Mazara
del Vallo, dove sono stati rinvenuti elementi riconducibili alla facies di
Cassibile: cf. soprattutto 5. TUSA. Preistoria e protostoria nel territorio degli
Eli,ni: la genesi di un ethnos e di una cultura, in «Gli Elimi e l’area elima fino
all’inizio della prima guerra punica. Atti del seminario di studi, PalermoContessa Entellina 1989», ASS, S.IV, XIV-XV, 1988-1989,31-54,38 sgg.; G.
MANNTNO F. SPATAFORA, Materiale preistorico dal territorio di Salemi, in «Atti
delle Giornate Internaz. di Studi sull’Area Elima, Gibellina 1991», Pisa
Gibellina 1992, 567-575. Per altri siti con elementi di cultura sicula individuati
nella valle del Belice, cf. infra, n. 111.
109 Per l’elimicità di Alicie si pronunziano: F. G. UNGER, Die Z.ahl der
Ely,nersttidte, Ph, XXXV, 1876, 210-213, 212: ID., Rò’tnische-punische
Vertriige, RhM, XXXVII, 1882, 210 sgg.; con qualche dubbio, E. MANNI,
“Indigeni” e colonizzatori nella Sicilia preromana, in «Assimilation et
vie
résistence à la culture gréco-romaine dans le monde ancien. Travaux du
sg.;
183
1976.
sti
Congrès international d’Études classiques», Paris-Bucure
ID., o. c., 178; con sicurezza G. NENCI, Per una definizione dell’area clima...
cit., 21 (fondandosi anche sull’assai dubbia integrazione (haXi]rua[ois’
‘EX[iiois alla 1. 3 di IG, j2 20 [= IG. I, 121, dove com’è evidente dalle
fotografie riportate alle tavv. LIII e LIV è tutt’altro che sicuro che l’asta
verticale dei resti dell’ultima lettera leggibile, tracciata proprio sul lato sinistro
del quadrato in cui era inscritta. debba es sere interpretata come l’inizio di un
lambda calcidese, e non piuttosto, e preferibilmente, di un nv): GALLO. Alcune
considerazioni cit., 317 sg., 328 n. 3; 5. STORTI, I/problema di Alicie (in
questo stesso volume). Alicie è invece sicana per HOLM, o. e., 61, e per E. A.
FREEMAN, The History of Sicilvfro,n the eariiest Times. Oxford 1891, I. 122;
clima o sicana per ?vIUSTI, La storia di Segesta e Erice... cit., 162 n. 14.
DIoD., 14,48,4(397a.C.):ZLKavriL p±v oiiv zr i’ TE s’ Ei)Xa3ol4±Evo
110
TÒ JÒyEOOS Tfi ÒUVÒ4IEWS’ upoaEX(ÒPflaav TOÌ Zuparoa[ois, TL1I) 6
ilXXwv IT6XE 0)1’ 1TEVTE jévov òiieit’at’ L’ T TPÒS’ Kapq6ov{ous’
tX aÒTa & ioav ‘AXKla1 [mss. ‘AyKvpal], oXoG’, AyEaTa,
TTdvop±o, “EVTEXXa (città puniche: Solunto e Panormo; città elime: Segesta e,
con qualche dubbio, Entella). DI0D., 14, 55, 6-7 (396 a. C.): T o s’ ‘ è’
...
-
—
—
...
—
Zi
r a vo
—
TrEiOE KaTaXIT[EÌI’ TàS TrÒXELS KCLT TÒ TrapÒv rai IET’aÙTO
348
S. CATALDI
66
aTpaTEùccrOav àvT
T
TOÙTWL’ 61Tflyy6XXETO ÒJJEYEiL’
irXiOei
X(PC’ 3EXT[ova
KCt’
1TapaTrXTÌoav Ka’L JET6 TV To6 6
1TOX
I
IOV KaT6XUcRV KaTciELv
T065 3ovXoiévou’ Ei Tà5 TrcLTp[6a’. T () v
66 >. I K a I’ ( 1 ÒX{yoi,
KaTaTrXayéL’TES I11PTOTE ch’TLXéyovTE 6ICLp1TcLcTO6KYII) iYITÒ Tu1’ aTpaTIwTLv
,
alxyKaTéOEvTo
TOLS’
TcIpaTrXflcxtwS
àiOuiiévoi’
Ka
fITÒ
‘AXIKUCIIO
IOI’UcTfOV.
Ò1T
G
6
TT1OELV
66
Ka IT
ILI)5UL’TES’ 1TP6cY2EIS’ E TÒ
6
T(ut’ KCLPXT6Ot’l’ aTpcLT6lTeòov vaal’ iiTo11aavTo.
Cf. ZIEGLER, 5. V.
Halikyai, RE... cit., 2266; DOVER, HCT, IV, 412. Per Manni (“Indigeni
cit.,
184 n. 30), se il primo passo sembra escludere dal novero dei Sicani gli Aliciei.
il secondo, «forse corrotto, sembra includere gli Aliciei fra i Sicani contrappo
nendoli agli òXyoi ». Ma proprio l’uso dell’avverbio uapairXioiws’, distinguen
do gli Aliciei dal comportamento politico della minoranza dei Sicani e assimi
landolo analogicainente a quello della maggioranza, potrebbe far inferire, anche
alla luce del passo precedente, che gli Aliciei non fossero stricto sensu Sicani.
11
‘
THUC
., 7.32, 1:6 Niida’ TpoTvOÒlievoS’ TT6IITrEL 6 mii’ ZLKEXTÌ
TOì) Tìlv 6[o6oi.’ oi’Tas’ rai a4[o UIj1
OVS, REL’Tòp1Tr6t TE
‘AXLKvatov
Ka
6lXou,
6XX6
o666 TclpÒaeLi”
‘AKpaya1’TvoL yàp 06K 66[Soaav bLu T 6avmiv 666v.
Cf. in questo senso
ZIEGLER, s. v. Halikvai... cit.. 2265; G. BEJOR, Tucidide 7,32 e le vie Sià ZLKEX6iL’
nel settentrione della Sicilia, ASNP, S. III. 111, 1973, 741-765. che sviluppa
l’interpretazione di di A. E. Raubitschek (Athens and Halikyai... cit., 13),
secondo cui Tucidide avrebbe voluto indicare nominativamente soltanto le due
città alleate più importanti come centri di comunicazione-chiave, rispettivamen
te ad oriente (lungo la strada che da Catane s’inoltrava verso l’interno) e ad
occidente dell’isola (sulla via che da Segesta portava a Selinunte, Mazara,
Lilibeo). Contra. E. MANNI, Su alcune recenti proposte di identificazione di
centriantichidella Sicilia, in «Mélanges offerts àJ. Heurgon. L’Italiepréromaine
et la Rome républicaine», Rome 1976,610-611, per il quale non si può forzare
il passo di Tucidide fino ad includere Alicie fra le città dei Siculi. Ma che Alicie
fosse una città, se non sicula, almeno sorgente in una zona occidentale della
Sicilia abitata o controllata dai Siculi. si potrebbe anche inferire. per esclusione,
dalla stessa notizia di Stefano Bizantino, che, citando Teopompo. dà Alicie come
TÒXL ZLKE,\JaS’ (cf. supra, n. 99). Infatti, delle sette città della Sicilia citate
in
StefanodaTeopompo(FGrHist 11SF 189; 190: 196:197: 198; 365;371),quelle
sicane (MLOKEpcv TÒXIS’ ZLKGT’(as’ e ‘1v6bpa Ziraviii’ TÒX1
[= FGrJ-Iist
11SF 198 e 371 J) sono ben distinte dalle altre, delle quali tre sono dette TÒXIs
lKEXiaS’ (Lxn’[a. “lirrro’, ‘AXIKòGL [= FGrHist 115 FF 190, 197.
365]).
un’altra. TaXap[a, è detta TTÒXLS’ >vpaKoaLjv (= FGrHist 11SF 196), mentre
un ultimo sito, MEpoÒaIov
detto nei mss. semplicemente xwpov, ii
8EéTronro (= FGrfIist 115 F 189
) dovrebbe essere inteso come xpiov
upaK0a(w>. anziché ZLKEX[aS>. che è un’integrazione erronea
di Berkel.
VTpa6VTE
l6
rLus’
pi
rwXtiowai 6LEXOEI’
61a4pcrwaL
iiXÀ
—
—
yàp
TOì)S’
a1,Toì)
TOXEIilOUS’,
RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C.
349
se è vero che esso distava solo settanta stadi da Siracusa. Onde, da tale lista di
città siciliane elencate da Stefano citando Teopompo, si potrebbe forse inferire
che lo storico di Chio, nel narrare le imprese di Dionisio il Vecchio negli anni
397/6, distinguesse le città facenti parte integrante dello Stato di Siracusa
(Talaria e Merousion), le città sicule della parte orientale (Xifonia e Hippos) e
le città sicane (Miskera e Indara), alle quali ultime potrebbe essere stata
accostata, per la sua ubicazione occidentale e forse anche per il suo atteggiamen
to politico la città di Alicie, che però non è detta da Teopompo come le altre
città occidentali rr6Xi Z1Kavias o ZLKaviT’, bensì nòXis Z1KEX(.aS, ossia
specificamente e più pregnantemente, con un uso analogo o anche ricalcato su
quello di THUC., 7,32, 1— «città della Sikelìa», ovverosia sorgente in un territorio
ro
ancora occupato o controllato dai Siculi. D’altronde, che i Siculi raggiungesse
del
valle
della
centri
grandi
dei
occidentali
con la valle del Belice posizioni più
Platani interessati alla cultura di 5. Angelo Muxaro e di Polizzello. non dovrebbe
stupire se centri siculi si sono rinvenuti, per es., a Partanna e a 5. Margherita sul
Belice, e se elementi della cultura di Pantalica si sono ritrovati nelle vallate
gravitanti sul Belice, per es. a Monte Adranone: anche per questo non è da
escludere che l’occidentale Halikyai. sia pure presumibilmente intrisa di cultura
materiale elimo-sicana, potesse ancora essere considerata come una delle città
dei Siculi da fonti autorevoli del Ve IV secolo, come Tucidide e Teopompo. Per
Partanna, cf. G. MANNINO. Le necropoli e le tombe preistoriche del Palermitano.
Ubicazione e stato attuale dei monumenti, AAPa1, 5. V. Il, 1981-1982. 583617;S. TusA, Partanna nella preistoria dell’area mediterranea, Palermo 1989;
39. Per 5.
ID., Preistoria e protostoria nel territorio degli Elimi... cit.,
Siculi,
Sicani,
Sicilia.
della
zioni
Le
popola
Margherita Belice, cf. V. LA ROSA,
CAMERATA
R.
42;
1989,
,
Milano
parens
m
Elimi, in Italia omnium terraru
SCOVAZZO, in «Atti della TI riunione scientifica della Scuola di Perfezionamento
in Archeologia Classica dell’ Università di Catania», CASA, XVII, 1978,67-69;
ali e documenti
EAD., Ricerche nel territorio di 5. Margherita Belice. Materi
La
Colonizaciòn
Z,
DOMINGIJE
A.
128-155;
inediti, Kokalos, XXIV, 1978,
a:
Interacci6n
Arcaic
Sicilia
la
en
inicos
nasyPi
Griega en Sicilia. Griegos, Ind(ge
DE MIRO,
E.
cf.
Adranone,
Monte
Per
sg.
yAculturaciòn, Oxford 1989,11,406
E. DE
180-185;
1967,
XIII,
Kokalos,
greca,
età
M. Adranone, antico centro di
Sicilia
tà
della
antichi
alle
a
endenz
della
ità
soprint
MIRO E. FIORENTINI, L’attiv
centro-meridionale negli anni 1968-1972, Kokalos. XVIII-XIX, 1972-1973,
228-250, in part. 230 e 241-244; IID.,Relazione sull ‘attività della Soprintenden
za alle antichità di Agrigento 1972 -1976, Kokalos, XXII-XXIII, 1976-1977,
451-455; G. FIORENTINI. Ricerche archeologiche nella Sicilia centro meridiona
le, Kokalos, XXVI-XXVII, 1980-1981. 581 sg.; V. GIusToLIsI, Nakone ed
Entella, Palermo 1985, che propone di identificare l’antico centro di M.
Adranone con Nakone.
112
Tucidide (6,2, 3), che scrive alla fine del V secolo e verosimilmente
—
—
—
-
350
SCATALDI
attinge da Antioco, le uniche poleis degli Elimi. quindi tali da poter essere
autonomi soggetti politici a livello interstatale, erano Erice e Segesta. o a dir
meglio la sola Segesta, a cui il santuario di Erice di fatto apparteneva. Cf. MUsT1,
storia di Segesta ed Erice... cit., 158-159. Per un’epoca più tarda, ma forse
non posteriore alla fine del IV secolo, giustamente G. Bejor (Città di Sicilia
nei
decreti di Entella, ASNP, S. III, XII, 1982, 83 8-9) rileva che nelle eccezionali
iscrizioni provenienti da Entella Halikyai non compare, nemmeno in quella dei
centri che concorrono direttamente al sinecismo di Entella (ossia nella nr. V):
potrebbe trattarsi ancora di un’indicazione in negativo per noi interessante,
«pericolosa in quanto cx silentio. ma che non può andare del tutto trascurata’>.
DIoD 14,48.4-5(397 a. C.); 54,2(396 a. C.: in questo caso,
113
il diverso
comportamento di Alicie rispetto a Segesta. ossia la richiesta di alleanza
a
Dionisio, è meramente opportunistico e imposto dal desiderio di salvarsi dalle
conseguenze della disfatta): 55, 4 e 7 (ancora 396 a. C.: questa volta, invece
,
impossibilitata ad agire è Segesta; Alicie invia a Cartagine un’ambasceria per
chiedere aiuto contro Dionisio, proprio a causa della presenza nei dintorn
i di
Segesta dell’esercito siracusano): DI0D., 22. 10, 2 (277 a. C.: dopo la resa di
Selinunte. Alicie e Segesta si consegnano a Pirro): Dioo., 23,5, 1(263/2 a.
Alicie passa, insieme a Segesta, ai Romani); Cic., Verr., 2, 2, 166: 2, 3, 13: 9192 (Alicie con Segesta e Centùripe oggetto delle ruberie di Vene e inserita nel
novero delle cinque città sinefoedere immunes ac liberae); PL1N., n. h., 3,
91
(Segesta annoverata tra le civitates latinae condicionis, Alicie tra le città
sripendiariae ).
114 Tuuc.,
7, 24.
Thuc., 7, 25, 9; 32,1.
115
16 7,32. 1.Periltestocf.supra,n. 111.
‘
THUC
W. KAHRSTEDT, Die Geschichte der Elvrner, WJA. Il. 1947,28-30: E.
7
MANNL. Quattro note filologico-topografiche. 1V Due Halikv
ai, ASS, S. IV,
Il, 1976, 16-17; 1D.,Alcune recenti proposte di identificazione... cit., 611; ID.,
o. c.. 178.
E questa la vecchia ipotesi avanzata da P. CLUVERIUS, Sicilia Antiqua,
8
“
Leidae 1619, 388, che propose di emendare ‘AX1Kua[ous in ‘A’yupLI’a(o
vs.
Per le varie lezioni. cf. CLASSEN STEUP, Thukvdides... cit.. VII. 79 n.
119 Per
un tentativo di ricostruzione dell’asse viario alla cui estremità
occidentale era Alicie. cf. BEJOR, Tucidide 7, 32... cit., 74 1-765, in part. 741743, dove però lo studioso si pronunzia troppo perentoriamente sulla siculità
di Alicie, che egli tende a collocare, con Adamesteanu (cf. supra, n. 106),
nell’alta valle del Belice sinistro (zona di Poggioreale).
120 THIJC.,
6, 94, 3.
ri THuc.,
6. 62.
122 All’inv
erno del 416/5, quando gli Ateniesi erano nei dintorni di
Segesta per indagare quali fossero le risorse finanziarie della città (Tnuc., 6,
-
RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A.
c.
351
6,3; 7, 1; 46,3-4), pensa Smart (art. c., 133) come «a suitable opportunity» per
l’avvio dei negoziati che portarono all’alleanza con Alicie.
123 THUC.. 7, 1,4. Cf. CATALDI. o. c.. 34.
24 i, 228, un’iscrizione del 385/4, che ripubblica un decreto di prossenia
‘
1G
databile tra il 435 e il 415: cf. M. B. WALBANK, Athenian Proxenies of the Ffth
C’enturv B. C, Toronto 1978, nr. 66, 354-358. Su Damone, dinasta siculo di
Centùripe nel 396 a. C. in lotta contro Dionisio il Vecchio, DI0D., 14, 78, 7.
125 DI0D.. 12. 81, 1; ATHEN.. 5, 2l6f- 217b: JG, i, 86 (trattato traAtene
j3, 472.1.20; IG, 1111112. 4960,1. 18. Cf. R. DEVELIN,
e Argo dell’estate4l 6); !G,
Athenian Officials 684-321 B. C., Cambridge 1989, 146.
126
THUC.. 6, 75. 4. Per il suo discorso a Camarina. THUC.. 6, 8 1-87: cf.
CATALDI, Iproponenti... cit.. 17 sgg.
127
Cf. THUC., 5, 4, 1. Per la partecipazione di Eufemo all’ambasceria
guidata da Feace. SMART. cui. e., 135-136 n. 55. Sulla sua identità e sequela
politica, CATALDI, Iproponenti... cit.. 16 sgg.
LL 1-2: U. KÒFILER, EpigraphischeMittheilungen I, MDAI(A), IV,
128
1879, 30-35 (= JG, I, Suppi., 58-59). praeter ‘AOE1’a(oLs quod supplevit
Woodhead, Hesperia, XVII, 1948, 59-60. L. 2: ‘AP[XE.LOS’ è1TEaTdTE.
exempli gratia proposui (Kokalos, XXXVIII,
q16aTpaTO (?) EITrE ..9
1992, 15 n. 73). L. 3: [Kaì. haXL1Kua[o1 i’[ai Smart. iuxta Manni Piraino;
h6piot’ Smart;
[Kaì haXL]KuaioL ‘EX[iiois] Raubitschek: m441a4a1’ Ka
Tà
KCXT
XOVh/KE(1EV1a
3-4:
LL.
4x>Jav KO xavicLxav t’ai Woodhead.
d[ÀXos’ s’
Trpòs’
ixi
a
xIau1’po1vT
Raubitschek, Woodhead; KaTdTrep
èaT[V
‘EyeaTaois’
hEt
àtoi’ Manni Piraino: L. 4: TrpòS’ ‘AO[’cdos’
Woodhead;
bè
TaiTct
est;
rusticuni
graece
m
Woodhead, sed hoc supplernentu
Ò
TÒV 6è hòpKoL’ Manni Piraino; TÒ Òè o4ta.ia TÒÒE Smart. LL. 4-5:
6way[pc1oa[
joi\Ès’
TÒt’
a
ms’
ypa4.iaTeiN 6 ms’ t’ei TÒl’ ypaiiaT
Kòhler. LL. 5-6: Raubitschek, Woodhead; 6vay[pÒ4eiv 6v Ta1,T61 GT6XEL
aELa16va
XiOitei 6v h6i] Manni Piraino. L. 6: EO.)I TrEpì. ‘EyeaTa(.ov Tà
‘EyearcÒ.ot’
TrEpì
ho
hòpt’os’]
[t’ai
roi 66ioi Raubitschek, Woodhead;
6va’yc’ypai6i’os’ èaTfv Manni Piraino; xavviiax(.a t’ai hòpt’og TrpÒs’
‘AOEI’aios’ I e. g. propono.
29
Notevole, e per noi particolarmente indicativa di un certo gusto
epigrafico di stampo pericleo rinnovatosi alla vigilia della grande spedizione in
Sicilia, è la rassomiglianza nella forma delle lettere fra JG. I, 12 (il nostro
decreto per Alicie) e una serie di iscrizioni attiche, opera di «a distinctiv Attic
Hand» (H. T. WADE-GERY, AUle Inscriptions of the Fifth Centurv. ABSA,
XXXIII. 1932-1933, 122-135). Tale mano, che operava con tre diversi scalpelli
e forniva dei prodotti epigrafici di grande eleganza, è stata recentemente
confermata da H. B. Mattingly (Some Fifth-Centurv Attic Epigraphic Hands,
ZPE, 83, 1990, 113-115). Si tratta di iscrizioni le cui datazioni sembrano
catalizzarsi, appunto, tra la fine dell’epoca periclea e i primi anni della guerra
.
.
-
--
352
SCATALDI
archidamica. Ricordiamo in modo particolare: IG, i, 49, databile al 430 Ca. (ATL
TI, tav. XIV); IG, i. 50 (fotogr. in B. D. MERJTT, Attic lnscriptions of the Fiflh
Century. The Eleusinians Mysteries. Hesperia. XIV. 1945, 61-133, 90-91),
forse dall’Eleusinion di Atene, e JG, 13, 58 (fotogr. in WADE-GERY, Attic
Inscriptions... cit., 125, 128. 129), che H. B. Mattingly(Rec. aD. Lewis. Editor.
Inscriptiones Graecae
AJPh, CV. 1984,340-357,354) suggerisce possano
essere due copie di un unico decreto con lo stesso numero di lettere emanato dopo
lo scoppio della guerra del Peloponneso, com’è inferibile dalla seconda iscrizio
ne; IG, 13, 131, sul vitto perpetuo nel pritaneo, databile per la forma delle lettere
(fotogr. in WADE-GERY,AttiC Inscriptions... cit., 124, fig. 11) anch’essa in questo
periodo (cf. W. E. THOMPSON, The Date ofthe Prytaneion Decree, PACA, XIII,
1975, 1-8: peri! proponente, cf. M. J. OSBORNE, Rec. a IG, j3, CR. XXXII, 1982,
255-258. 257 [= SEG XXXII, 4]). benché H. B. Mattingly (Athens, Delphi and
Eleusis in the Late 420s, PACA, IX, 1966, 6 1-96, 63-65; Some Fijfth-Century
Attic Epigraphical Hands... cit., 114) abbia suggerito una data vicina ai
Cavalieri di Aristofane: IG. j3, 158. decreto in onore di un cittadino di Corinto,
databile intorno al 430 (fotogr. in WADE-GERY, Attic Inscriptions... cit., 132, fig.
15); IG, j3, 187, un frammento epigrafico con bellissime lettere, che può essere
datato anch’esso al 430 ca (fotogr. inD. M. LEwIs. Greeklnscriptionsfro,n the
Athenian Agora, Hesperia. XLIV. 1975, 379-395, tav. 85, 1); IG. j3, 255,
decreto per i sacrifici in onore di certi dei ed eroi venerati a Calcide, alcuni dei
quali con valenza occidentale (Xuto, Apollo Pizio, Ninfe. Acheloo). datato al
430 ca. (fotogr. in G. A. PAPABASILEIOU, ‘ETr1ypacaì. K XaXK(òoS. 1. ‘I EpÒS
N6io, ‘ApX. ‘E4)., 1902, 30-40, 29-30). Inoltre, particolarmente impressio
nante è la rassomiglianza tra le forme delle lettere di IG, j3, 12 (la nostra
iscrizione di Alicie in comuni lettere attiche) e quelle elegantissime di JG, 12, 944
[= Agora XVII, 17 = IG, i, 1180], la cui datazione oscilla tra il 431 (C. W.
CLAIRMONT, New Light on Some PublicAthenian Docurnents ofthe 5th and4th
Century, ZPE, 36, 1979, 123-130; ID., Patrios Nonios, Oxford 1983. 1. nr. 43,
178-180; lI, tavv. 56-57 e 63) e il 435 Ca. (cf. recentemente W. K. PRITCHETr. The
Greek State at War, Berkeley-Los Angeles-London 1985, IV, 153-158, che, da
una parte, accoglie alla 1. 3 la lettura èv [ZLv]6TrEL, ora riproposta da Clairmont
grazie al rinvenimento nel Museo del Ceramico di un nuovo frammento, e il
ricollegamento con la spedizione pontica di Pericle [PLUT., Per., 20, 1-2];
dall’altra ne respinge la teoria delle «multiple years casualty lists», che portereb
be lo studioso francese a datare al 431. anziché al 435, la lista dei caduti in guerra
riportata in IG. 12, 944). Infine, è per noi significativo notare che per un
impareggiabile conoscitore della forma delle lettere delle epigrafi attiche quale
A. Wilhelm (JOEAI, Il, 1899, 221-227, 226-227) era possibile instaurare un
confronto tra le lettere dell’attuale JG, j3, 12 (iscrizione perAlicie) e quelle di un
altro frammento epigrafico ora andato perduto (IG. 12, 946 = Agora XVII, 18 =
IG, i, 1181), che lo stesso Wilhelm brillantemente identificò e restaurò con
RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C.
353
l’epigramma dell’Anth. Pa!., 7, 254, datandolo però alla metà circa degli anni
Cinquanta, dopo la battaglia di Tanagra (art. c., 226), seguito da numerosi
moderni (tra cui, da ultimo, CLAIRMONT, o. c., I, 138-139, nr. 21 c): a torto,
tuttavia, dato che l’epigramina può essere messo più cogentemente in relazione
con lo scontro di cavalleria avvenuto nel 431 (Tuuc., 2, 22, 2; cf. PAUS., 1. 29,
6), come felicemente già proponeva A. von Domaszewski (Der Staatsfriedhof
, 12 è
3
der Athener, SHAW, 1917. 18) ed è ora inferibile dal fatto che IG, I
j2,
sicuramente da datare dopo il 418/7. Non è detto, comunque, che IG, 946 sia
da combinare con IG, j2, 944, come pure si sforzò di dimostrare A. E.
Raubitschek (The First Athenian Casualty List of the Peloponnesian War,
j2,
Hesperia, XII, 1943, 25-27), la cui datazione di IG, 946 al 431 fu comunque
accettatata daD. W. Bradeen (Notes on Athenian Casualty Lists ZPE, 34, 1979,
240-246, 244 = SEG XXIX, 60) in una rassegna delle iscrizioni funerarie
destinate a far parte del secondo fascicolo di IG, i. Cf. a questo proposito quanto
già osservava lo stesso Raubitschek (Athens and Haliìcai... cit.. 14 n. 10): «More
recently. IG. j2, 946 has been dated in 431 B. C. (Hesperia, XII. 1943, 25-26),
and IO, j2, 20 may belong to the same period». Sulla datazione di IG, 12, 20
j3, 12] Raubitschek evidentemente si sbagliava, ma il suo confronto
= IG,
formale con un’iscrizione databile al 431 ca. è tuttora da considerare sano.
30 12, 149 = B. D. MERITT. Greek Jnscriptions, Hesperia, XXI, 1952,
‘
1G,
340-380, 344-346 D. W. BRADEEN M. F. MCGREGOR, Studies in Ffth
Century Mdc Epigraphy, Norman 1973, 100-105 (tav. XV), sulla cui lettura
della 1. 3, accolta anche in IG, i, 167, cf. quanto osservo nel saggio I
proponenti... cit., 22 n. 125, dove—con H. B. Mattingly (The Growth ofAthenian
Imperialism... cit., 272 n. 3) propongo di interpretare il nome Eufemo come
il nome del proponente del decreto, preceduto dal nome dell’arconte del 420/19
con la
‘AaTxtaXos, anziché come il nome di uno degli stranieri onorati
del
Argo
12,
Atene
e
tra
concessione della prossenia; JG, 96 IG. i, 86 (trattato
Century.
Ffth
the
of
417/6; fotogr. dei frr. g ed in MERITT, Attic Inscriptions
j3,
The Eleusinian Mvsteries... cit., 126, 122 ); IG. 289, lista dei tributi ateniesi
del 416/5 (fotogr. in ATL, I, 104; Il. 37). Fu Raubitschek (The FirstAthenian
Casualty List... cit., 27 n. 57) a richiamare l’attenzione su queste due iscrizioni,
ponendosi sulla scia del Wade-Gery (Attic Jnscriptions... cit., 135), secondo cui
2 75 and 96
«I.G. j
[= IG. I, 59 e 86] are very much less dose, but use perhaps
the same chisels» delle altre iscrizioni attribuibili alla stessa mano. A convalida
di quanto si è suggerito nel testo (un ritorno nella prima metà degli anni Dieci di
un tipo di scrittura di moda verso la fine dell’epoca periclea), è qui per noi
interessante notare che mentre IG. I, 86 appartiene con sicurezza al 416 (cf.
TFWC., 5. 82, 5), IG, i, 59 è invece normalmente datato al 430 ca.
131 Un confronto analogico, ma certo inverso nei comportamenti politici
rispetto ad Alicie, potrebbe farsi con Hykkara, che è detta sicana da Tucidide
(6,62, 3) e sicula dalla fonte di Diodoro (13, 6, 1). Cf. ANELLO, Gli Elimi e le
,
-
—
354
S.CATALDI
popolazioni ‘indigene
cit. 68 sg.
132
p, 5. 1. XII, 1283 (= Pack
, 1343), e. I, 11. 11-19, comunemente
2
attribuito a Filisto. Cf. B. BOSWORTH, Athens’ First Intervention in Sicilv:
Thucvdides and the Sicilia,i Tradition, CQ, N. S. XLII, 1992, 45-55. 53.
33 3, 115, 1 Cf. H. WENTKER, Sizilien undAthen. Die Begegnung
‘
THuc.,
derattischen Machtmitden Westgriechen, Heidelberg 1956, 113; ALESSANDRÌ,
Atene e gli Elimi... cit.. 37.
134 IG, i,
291, su cui AMPOLO. I contributi... cit., 9-11.
35 ADAMESTEANIJ, L’ellenizzazione della Sicilia... cit., 169-174.
‘
Cf.
136 Cf. BEJOR.
Tucidide... cit., 744 sgg.
137
Cf. CATALDI. Prospettive occidentali... cit., 34 sgg e 150 sgg. Qui
basti ricordare i punti fermi, ricordati dalle fonti: Morgantina era stata
conquistata da Ducezio nel 458 (DI0D., 11,78,5) e, come tutte le altre città dei
Siculi ad eccezione di Trinakia. era poi caduta nuovamente nelle mani di
Siracusa dopo la sconfitta e la morte di Ducezio (DI0D.. 12, 29, 2): Siracusa
nella Pace di Gela ne riconobbe la proprietà a Camarina dietro il pagamento
di un indennizzo (THUC., 4, 65, 1); Aitna/Inessa era divenuta possesso
siracusano nel 461 (DI0D., 11,76,3), mentre la sua acropoli fu invano attaccata
nel 426 dagli Ateniesi e dai Siculi loro alleati, che, prima sottomessi con la
forza dai Siracusani, se n’erano staccati (THUC., 3, 103, 1): Centùripe, messa
e Ibla risultano essere state nelle mani di Siracusa nel 415 (Tnuc.. 6. 94. 3).
138 IUST.,
4, 3. 6.
139 THUC,,
2, 9, 2 con 3. 86, 2. Cf. I. MoxoN, Sicilv and Jtaly in the
Peloponnesian War, Mnemosyne, 5. IV, XXXVIII, 1980, 288-291, il quale
dimostra che nessuna formale alleanza fu stipulata tra Sparta e le città
dorizzanti d’Italia e di Sicilia all’inizio della guerra del Peloponneso. Sul
Diktat spartano alle città occidentali (THuc., 2, 7, 2), cf. CATALDI, Prospettive
occidentali... cit., 120 sgg.
140 THUC.,
6, 6. 2. con l’interpretazione offerta supra. 303-304.
141
Cf. CATALDI. o. c., 155-156 e n. 220.
THUC 3, 115,2-5; 4,2,2; 65. 3. Sugli orientamenti politici di Lachete
142
e dei tre strateghi Pitodoro Sofocle ed Eurimedonte, che lo sostituirono
nell’inverno 426. cf. A. B. WEST. Pericles’ Political Heirs. L lI, CPh, XIX.
1924, 124-146, 145-146 e 201-228: Io., Notes oii certainAthenian Generals
of the Year 424-3 B. C., AJPh, XLV, 1924, 151-156. Sugli obiettivi della
spedizione nella prima e seconda tse strategica. cf. H. D. WESTLAKE,
Athenian Aims in Sicilv. 427-424 B. C.. Historia, IX 1960. 385-402: G.
SCUCCIMARRA, Note sulla prima spedizione ateniese in Sicilia (427-424 a.
RSA, XV. 1985, 23-52; A. SERVELLO, La prima spedizione ateniese in Sicilia,
Magna Graecia. XXIII. 9-10. 1988. 18-20: BOSWORTH, aii. c.. 46-55.
143 T[Juc.,
4, 65, 3: 4, 60. 1: 61. 3-4 (discorso di Ermocrate a Gela);
ARISTOPH., Eq., 1302-1304, su cui CATALDI, Iproponenti... cit., 23 n. 127.
“.
.
.
RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C.
44
355
THVC., 4. 65, 1-2; cf. 4,61, 1-2 e 7.
Cf. J. S. OBER, Thucvdides, Pericles and the Strategv of Defense, in
«Essays in HonourofC. G. Starr», Lanham 1985, 171-188.
, 1343), comunemente
2
146 Sia il papiro fiorentino (P. SI., XII, 1283 = Pack
attribuito aFilisto, siaTucidide (3,88; 99; 103,3) ci attestano una serie di sbarchi
devastaton effettuati nel 427/6 dalla flotta di Lachete contro la Locride.
Giustamente S. Mazzarino (Tucidide e Filisto sulla prima spedizione ateniese
in Sicilia, BSC. IV, 1939.23 sgg.) osservavache il secco racconto di auoSaeL
offerto dal papiro implica il negativo punto di vista della storiografia siracusana
sulla c. d. prima spedizione ateniese. Un’analoga impressione doveva circolare
ad Atene negli ambienti vicini a Cleone, soprattutto per quanto concerneva la
strategia ritenuta inconcludente di Lachete. la cui figura è adombrata nelle Vespe
di Aristofane, laddove si accusa il cane Labes, ossia Lachete, che appare in
qua1itàdieiryc>v (vv. 893,899, 1000), diessersi rifugiato, scappando (àuobpcis).
in un angolo (Reggio?) e di aver ‘sicilizzato’ un grosso formaggio (vv. 910 sg.);
e, ancor più, gli si imputa di aver navigato (TrEpL1TXE&3asj in giro al mortaio,
rosicchiando il gesso (ossia i contributi in denaro) dalle città alleate (vv. 924925). Per il processo a Lachete, cf. infra, n. 148.
47 5,4-5. Cf. AMPOLO, GliAteniesielaSicilia... cit., 27; CATALDI,
‘
Tuuc.,
Iproponenti... cit., 5-9. 17, 19-21. 28-29, e, in questo stesso volume, M.
GIANGIuLI0, Atene e la Sicilia occidentale dal 424 al 415.
ARIsT0pH Vesp., 964 sgg.; cf. PmLocH., FGrHist 328 F 127; SCHOL.
148
ARISTOPH., Vesp., 240 a. Cf. P. CLOCHÉ. Lesprocès des stratèges athéniens,
REA, XXVII, 1927. 97-118, 103; CATALDI, o. c., 156, n. 220; BURELLI
BERGESE. art. c., 76 sgg., dove sono riportate altre testimonianze sulla
‘grattugia’. Per un recente tentativo d’interpretazione non in senso storicopolitico degli utensili da cucina citati come testimoni, vd. J. GRIFFITH, The
Witnesses at the Trial of the Dog Labes in the Wasps of Aristophanes, in
«Festinat Senex. Essays in Greek and Latin Literature and Archaeology»,
Oxford 1988. 31-35. Sul discusso problema della realtà storica del processo a
Lachete. cf. M. MASTROMARCO. Storia di una commedia di Atene, Firenze
1975,55 sgg. e, recentemente, I. MONETE, lipresunto processo contro Lachete,
CCC, XIV, 1993,245-253. Su questo argomento ritorno in CISA, XXII, 1996,
37-63.
49 j3, 291, dove, sulla base delle cifre superstiti, i tre gruppi di Siculi,
‘
1G,
distintamente rappresentati (lI. 17. 21, 27). pagano in un caso non meno di 160
talenti e in un altro, presumibilmente, assai di più della cifra tuttora leggibile
di Il talenti. Questa suddivisione dei Siculi contribuenti in tre gruppi, potrebbe
corrispondere ai Siculi dell’interno (Touc., 3, 115, 1: Tc3v ifvuOev), delle
colline (THUC., 4, 25, 9: iJTrèp TCV àKpwv ) e della parte occidentale (Siculi
della zona di Alicie: THUC., 7, 32. 1). Il che potrebbe essere confermato dal
passo tucidideo immediatamente successivo alla menzione degli Aliciei (7.
145
356
S.CATALDI
32, 2), dove si dice che i Siculi, conformemente alle richieste degli Ateniesi,
tesero poi un’imboscata in tre punti diversi (Tplxj). Ma l’avverbio è riportato
solo da alcuni codici e potrebbe riferirsi soltanto allo svolgimento tattico
dell’agguato, senza implicare necessariamente postazioni di Siculi assai
lontane tra loro: cf. BEJOR, Tucidide... cit.,
150
DI0D., 12, 83, 1-2. Cf. MURATORE, art. e., 38 sgg. e supra, 303 sgg.
151
CATALDI, Tucidide... cit., 182 -183 n. 4; ID., o. c., 142- 143.
152 Nello stesso
senso MADDOLI, Il Vie il Vseeolo... cit., 72.
153 PLUT.. Alc., 17,
1; cf. PLUT.. Per., 20, 4, su cui P. STADTER, A
Co,nmentar on Plutarch’s Pericles. Chapell Hill London 1989, 221. È
possibile che fonte immediata di Plutarco, almeno nel passo citato della Vita
di Aicibiade (al termine di una lunga tradizione storiografica che potrebbe
essere stata costituita da Filisto-Eforo-Timeo), fosse Duride di Samo, che si
vantava di essere discendente del grande Alcmeonide: potrebbe trattarsi della
stessa fonte immediata utilizzata da Pompeo Trogo in IUST., 4, 3, 4 4, 3. Cf.
BURELLI BERGESE, art. e., 7 1-75.
-
-
Fotografia to&e di iG, 1. Il.
‘i
+
4,
i
r
4
-
t
4
PI
e
Fotografia pariiale delle prime sei linee di 1(3. l. Il. in cui alla 1. 3 è messo particolarmente a fuoco il oome dellarconte.
li
t
—
H
TAv. LIII
Fotografia totale di IG.
j3,
12 (incluse le ultime due linee della sovrastante JG,
r. Il).
TAV. LIV
Fotografia parna]e di JG. I. I 2. in cui è mcsa particolarmente a fuoco la 1. 4.