Comune di Gibellina Scuola Normale Superiore di Pisa CESDAE Centro Studi e Documentazione sull’Area Elima - Gibellina - SECONDE GIORNATE INTERNAZIONALI DI STUDI SULL’AREA ELIMA (Gibellina, 22-26 ottobre 1994) ATTI I Pisa Gibellina 1997 - ISBN 88-7642-071-1 Volume realizzato con contributo del Consiglio Nazionale delle Ricerche I RAPPORTI POLITICI DI SEGESTA E ALICIE CON ATENE NEL V SECOLO A. C. SILVIO CATALDI 1 su L’esegesi di una problematica testimonianza di Giustino una spedizione dello stratego Lampone in Sicilia a sostegno dei Catanei mi ha condotto a collocare tale missione militare e diplomatica in un’epoca non di molto anteriore a quella di Lachete, precisamente nel 431/02, e a metterla in rapporto con la , 3 stipulazione recente (433/2 a. C.) del trattato tra Atene e Leontini di i Catinienses anche riferimento facessero cui è presumibile che Giustino, specie se in questi fosse da identificare una componente di quegli «alleati dei Leontini» di cui parla Tucidide a proposito . Infatti, durante 4 della successiva spedizione di Lachete in Sicilia delle città calcidesi attrazione di polo il Lampone la spedizione di e delle comunità sicule con cui lo stratego ateniese venne in contatto sembra essere stato proprio Catane, che nel corso della così detta “prima spedizione in Sicilia” (427-424 a. C.) risulta il siculo-calcidese . centro amministrativo di una sorta di lega 5 Sorge ora la domanda se Lampone e Lachete limitassero i loro interessi alla zona orientale della Sicilia o li estendessero anche al settore occidentale, in particolare al mondo elimo. Come punto di partenza per una risposta si può prendere un , la cui analisi mi porta ora a 6 tormentato passo di Tucidide , che gli ambasciatori segestani ad 7 Roos ed altri ritenere, con E. Atene nell’inverno 416/5 ricordassero agli Ateniesi, per indurli ad intervenire in Sicilia, l’alleanza stipulata, o attivata, tra loro stessi Segestani e i Leontini «al tempo di Lachete e della precedente guerra»: espressione quest’ultima, «al tempo della pre cedente guerra», con cui Tucidide intende indicare, a mio avviso, non la così detta “prima spedizione ateniese in Sicilia”, ma la ... 304 S. CATALDI precedente guerra che i Leontini gran parte del demos espulso dalla città, unitosi ad alcuni dnatoi dissidenti fuorusciti da Siracusa— avevano strenuamente condotto dalle fortezze leontinesi di Focee e Bricinnie a partire dal 423 Ca., cioè prima di essere completamente sopraffatti qualche tempo dopo la missione di Feace in Sicilia . 8 Nell’inverno del 416/5 i Segestani pregavano gli Ateniesi d’inviare navi in loro soccorso, adducendo tra i molti argomenti soprattutto questo: «Se i Siracusani rimanevano impuniti e, dopo aver cacciato i Leontini e aver distrutto gli alleati ancora superstiti di questi (aTv), ottenevano il completo potere della Sicilia, vi era pericolo che un giorno intervenendo in quanto Dori con un grande apparato in aiuto di altri Dori secondo il principio dell’ af finità etnica, e insieme in quanto coloni in aiuto dei Peloponnesiaci che in precedenza avevano promosso le spedizioni coloniali, contribuissero ad abbattere la potenza degli Ateniesi (KEvwv). Era invece prudente opporsi ai Siracusani insieme agli alleati ancora superstiti, tanto più che essi (i Segestani) avrebbero fornito anche denaro sufficiente per la guerra». E questa l’interpretazione che sulla scia di Roos, ma in una nuova prospettiva storica’ 0 ora propongo del tormentato passo di Tucidide che, così inteso, farebbe esplicitamente menzione nella prima parte di un’alleanza stipulata o avvenuta di fatto (yEvoivqv)’ tra Segestani e Leontini «al tempo di Lachete e della precedente guerra», ed implicitamentemente nella seconda parte alluderebbe ad una qualche alleanza già esistente tra Atene e Segesta’ . 2 Una conferma di questa interpretazione potrebbe venire dal testo di Diodoro’ , che pur schiaccia cronologicamente sotto 3 l’anno 416 una serie di eventi che vanno invece distesi nel corso di alcuni anni’ : un’operazione esegetica sul testo di Diodoro che 4 va fatta soprattutto ora, alla luce della lettura dell’ arconte Antifonte (418/7) nel decreto di alleanza tra Atene e Segesta (IG, j3, ll)’, lettura peraltro da me verificata e confermata autopticamente nel settembre del 199316. Proprio in virtù ditale acquisizione epigrafica, il testo diodoreo fa ora ritenere che nella prima metà degli anni Dieci del — — — RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C. 305 V secolo, mentre c’era un’unità d’intenti tra Segesta e Leontini, non esisteva invece alcuna recente alleanza formale tra Atene e Segesta almeno fino al 418/7, anno in cui va ora datato in Diodoro il primo invio ad Atene degli ambasciatori segestani insieme agli esuli di Leontini. Questi ultimi, espulsi dalla loro città e dalla loro terra, avevano nel frattempo maturato la decisione di annettersi nuovamente (‘rrciXLv) come alleati gli Ateniesi’ 7 ed erano venuti ad un consiglio comune con i popoli con i quali condividevano gli stessi orientamenti e sentimenti politici (Ovrìcnv oTs auve4pòvllaaI.’): tra questi primi fra tutti, senza dubbio, gli Elimi di Segesta, ma, oltre a loro, anche rappresentanti di altri ethne, tra cui almeno alcuni dei Sicani e dei Siculi rimasti autonomi’ , con 8 i quali gli esuli di Leontini inviarono in comune un’ambasceria agli Ateniesi, per chiedere di prestare aiuto alle loro città angariate e prometterne la collaborazione a sistemare gli affari della Sici . 9 lia’ L’esito di tale comune ambasceria dovette essere la stipulazione del trattato di alleanza tra Atene e Segesta, proposto all’assemblea dal rhetor alcibiadeo Archedemo, cui il feaciano Eufemo fece aggiungere un emendamento, riguardante probabil mente la sollecita ammissione presso la bulé e il demo degli ambasciatori segestani quando questi avessero fatto ritorno ad Atene, recando verosimilmente l’approvazione del trattato da parte dei loro concittadini . 20 D’altra parte che i Segestani nel 416 giungessero nuovamen te ad Atene insieme ai Leontini, risulta dal prosieguo del testo di Diodoro, che a questo punto può aver epitomato la sua fonte, finendo col confondere il primo arrivo degli ambasciatori segestani e leontini ad Atene con un successivo ritorno dei medesimi nell’Attica qualche tempo dopo. Infatti, alla luce della recente datazione del trattato di alleanza tra Atene e Segesta al 418/7 e del conseguente primo arrivo in quest’anno degli ambasciatori di Segesta e Leontini, si può postulare un diverso contesto cronolo gico di Diod., 12, 83,2 rispetto alle notizie offerte da Diodoro nel paragrafo seguente, che può invece riflettere avvenimenti databili, con Tucidide ’, all’autunno-inverno 416/5. 2 SCATALDI 306 Dice infatti Diodoro in 12, 83. 3: «Giunti dunque ad Atene gli ambasciatori, mentre i Leontini prospettavano agli Ateniesi i vincoli di sangue e il trattato di alleanza prima esistente, i Segestani invece promettevano di fornire denaro in abbondanza per il sovvenzionamento della guerra e d i a li e a r s i c o n loro contro Siracusa. Ragionpercuigli Ateniesidecisero d’inviare alcuni dei cittadini più ragguardevoli per esaminare sia . 22 la situazione politica nell’isola sia le condizioni dei Segestani» con quella di Tale testimonianza coincide sostanzialmente 23 che, dal canto suo, parla di numerose assemblee Tucidide svoltesi nel corso dell’inverno 416/5, in cui si presentarono ripetutamente i Segestani per perorare insistentemente un inter vento di Atene a sostegno loro e dei Leontini contro Selinunte e Siracusa, in seguito alle quali scaturì la decisione finale «d’invia re in primo luogo degli ambasciatori a Segesta per verificare se, come essi affermavano, esisteva effettivamente la disponibilità di denaro sia nell’erario che nei santuari, e nello stesso tempo per informarsi sulla situazione relativa alla guerra contro i Selinuntini». Gli ambasciatori inviati da Atene partirono precisa ancora 24 durante lo stesso inverno (416/5) in cui i Lacedemoni Tucidide e i loro alleati, con l’eccezione dei Corinti, fecero una spedizione contro 1’ Argolide. Dal confronto delle testimonianze (di Tucidide con Diodoro e di entrambi con Fodierna datazione di IG, i, 11 all’anno di Antifonte), si può dunque evincere che nell’autunno-inverno del 416 i Segestani insieme ai Leontini ritornassero ad Atene per invocare, forse in concomitanza con la ratifica definitiva del trattato stipulato poco più di un anno prima, l’effettivo aiuto di Atene grazie ad un’ alleanza già contratta, che i Segestani promet tevano ora d’interpretare come orientata militarmente non più : una città, 25 solo contro Selinunte ma anche contro Siracusa quest’ultima, di cui i Segestani avevano inutilmente ricercato l’alleanza qualche anno addietro, dopo averla invano richiesta agli Agrigentini, ben prima ancora di essere costretti a chiederla a Cartagine e infine, su rifiuto di questa, come extrema ratio, ad . Fu infatti per una singolare coincidenza (o UVTPYTÌGE 26 Atene — — RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C. 307 commenta Diodoro (12, 82, 7) che i destini dei Segestani umiliati dai Selinuntini si unirono con quelli degli esuli senza patria e senza terra di Leontini, i quali avevano già deciso, dal canto loro, di esperire il tentativo di annettersi nuovamente al loro fianco come alleati gli Ateniesi, in virtù della loro consangui . 27 neità Onde si può arguire che nel frattempo presumibilmente dopo la stipulazione del trattato tra Atene e Segesta nel 4 18/7 Siracusa si era schierata apertamente al fianco dei Selinuntini, quando questi nota Tucidide «inducendo i Siracusani ad intervenire come loro alleati, stringevano con la guerra i Segestani . 28 sia per terra che per mare» Questo è quanto sembra risultare dalla combinazione delle principali fonti letterarie con l’odierna datazione del documento epigrafico IG, j3, 11, la cui stipulazione nell’anno di Antifonte non osta all’ipotesi, suggerita dalle fonti letterarie, di un succes sivo orientamento anche contro Siracusa del trattato tra Atene e Segesta avvenuto nell’autunno-inverno del 416, forse in connes . 29 sione con la sua ratifica definitiva In tal modo ancor meglio si comprenderebbe quanto dice Tucidide circa lo specioso pretesto con cui gli Ateniesi, nell’in verno del 416/5, intendevano portare aiuto sia alle popolazioni loro affini dal punto di vista etnico che agli alleati di più recente Ta)T6jIaTol’) — — — — — — acquisto (Tois aUTL51) 1XyyEI)&YL Kaì. TO 1TpOayEyEv1vO1 . 30 cu4R.X0LS’) Ma una volta riconosciuto ciò, e posti come perni cronologici della nostra interpretazione delle fonti storiografiche l’anno arcontale di Antifonte e l’inverno 416/5, non è tuttavia da escludere che una minuta di un decreto di alleanza, peraltro mai divenuto operativo, tra Atene e Segesta possa essere rimasta negli archivi per alcuni decenni, fin dalla prima metà degli anni . 31 Cinquanta Oltre a varie considerazioni di ordine storico, m’indurrebbe l’esistenza anche l’arcaicità dei caratteri della scrit postularne a tura del decreto ateniese per i Segestani (IG, j3, 11), messa a confronto con la modernità dei caratteri che presenta il decreto di w 308 S.CATALDI alleanza di Atene con Alicie (IG, i, 12), sottostante al primo sulla medesima stele . Infatti, questa diversità di scrittura difficilmen 32 te può essere interpretata solo come dovuta a due diverse e coeve scuole di scalpellini ; sarei propenso. invece, a ritenere che 33 , 3 l’impiego di caratteri arcaici o arcaizzanti in IG, j 11 possa essere interpretato come strumento sottilmente allusivo e propa gandistico al fine di accreditare ed enfatizzare, nei mesi immedia tamente precedenti l’inizio della grande spedizione in Sicilia, una data ben più antica per l’inizio dei rapporti diplomatici e politici tra Atene e Segesta. D’altra parte, come si è visto sulla scorta delle fonti lettera rie, è ben possibile che per varie ragioni il trattato stipulato nel 418/7 sotto l’arconte Antifonte non entrasse subito in vigore e fosse piuttosto ratificato dopo diversi mesi. magari nell’autunno del 416. Una procedura simile, riguardo alla ratifica e all’entrata in vigore di un trattato di alleanza qualche tempo dopo la sua stipulazione, è attestata, per esempio, da Tucidide nel 418, a proposito del trattato di alleanza tra Sparta e Argo . 34 ratifica Fu solo a avvenuta che gli ambasciatori di Segesta, insieme ad alcuni rappresentanti del popolo senza patria dei Leontini, cominciarono a perorare con più e più insistenza la loro causa comune in molteplici assemblee ateniesi , come propone 35 ambasciatori vano «gli segestani e coloro che insieme a loro peroravano la loro causa» . 36 In questi ultimi si potrebbero riconoscere sia gli oratori ateniesi favorevoli ai Segestani , sia gli esuli di Leontini 37 , i quali 38 già da alcuni mesi stavano intensificando la loro pressione sull’opinione pubblica ateniese: pressione che si fece sentire ancora più fortemente nella primavera del 415, dopo il ritorno ad Atene della delegazione ateniese inviata alcuni mesi prima in . 39 Sicilia Fallito il tentativo di Nicia di condurre una politica di pace con Siracusa , il terzo scopo della spedizione, quello di sistemare 40 la situazione in Sicilia nella maniera che gli strateghi ritenevano migliore per gli Ateniesi , diveniva in realtà il principale 41 : 42 sottomettere possibilmente l’intera Sicilia con una guerra fronta RAPPORTI Dl SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C. 309 . 43 le contro Siracusa e i suoi alleati Tale guerra imperialistica era determinata non tanto dal soccorso offerto ai Segestani, quanto dall’obiettivo di procurare, contro Siracusa e l’assetto di dominio da essa instaurato, il rientro in patria dei Leontini, syngeneis degli Ateniesi ma non più proprio perché non era più formalmente in loro symrnachoi , 46 vigore il preesistente trattato di alleanza tra Atene e Leontini Leontini. di dato che non esisteva più né lapolis né la chora Il problema del ristabilimento in patria dei Leontini finì col costituire, dunque, il vero nodo della spedizione in Sicilia. In tale ottica si potrebbe ritenere che proprio nella primavera del 415, alla vigilia della partenza della grande armata ateniese, fosse anche disposta da parte ateniese la reincisione dei prescritti dei trattati di alleanza difensiva con Reggio e Leontini, con l’aggiunta al prescritto originario della doppia datazione dell’arconte e del primo segretario del Consiglio, per enfatizzarne . 47 la permanente ed epocale validità D’altronde, il tenore strettamente difensivo sia del trattato di alleanza coi Segestani che dei trattati con Reggio e Leontini, e in , 48 genere con altre città occidentali (come, ad esempio, Camarina) era messo in rilievo dallo stesso Alcibiade, quando rispondendo a Nicia, ribatteva che gli Ateniesi avevano l’obbligo d’intervenire in soccorso (nailveLv) degli alleati di Sicilia, dal momento che vi si erano impegnati con i giuramenti (EI81 yE [(al uvwji6aa. 49 p.ei’) Era questa, delle alleanze a carattere formalmente difensivo con città e popoli barbari, una politica antica, particolarmente applicata da Atene dalla fine degli anni Sessanta al termine degli . 50 anni Cinquanta del V secolo Ma se così era, si può pure ammettere che gli Ateniesi, tra la fine degli anni Sessanta e la metà degli anni Cinquanta, abbiano avuto precoci contatti diplomatici e politici anche con la città barbara di Segesta. In effetti, un negoziato per un’alleanza tra Atene e Segesta, , non 51 con un porto appetibile che si affacciava sul Tirreno interesse mostrava dovrebbe stupire in un momento in cui Atene 310 SCATALDI a recepire e a gestire, anche politicamente, la grande eredità ionica in Occidente e quando i Segestani potrebbero aver sentito la necessità di cercare in Atene un surrogato della potenza cartaginese, da cui avevano ricevuto in passato interessata prote : infatti, un’estenuante guerra era in corso in quegli anni 52 zione per il controllo della vallata del Màzaro tra Segesta, coadiuvata dai Lilibei (o dagli Aliciei?), e Selinunte, secondo un passo corrotto e variamente restaurato di Diodoro . 53 D’altra parte ad Atene, troppo occupata nella prima metà degli anni Cinquanta a guadagnare il controllo del golfo Saronico e a sostenere la rivolta egiziana contro la Persia , poteva risultare 54 gradita un’ alleanza concepita in termini generici e poco impegna tivi, che le permettesse di intervenire in aiuto di una città così remota nell’Occidente della Sicilia solo se, e quando, lo ritenesse opportuno. Va comunque osservato che l’influenza di Atene nel golfo corinzio era ancora debole. Se è vero, infatti, che Megara, uscita dalla lega peloponnesiaca per acute divergenze con Corinto, aveva mutato l’orientamento della sua politica estera conceden dole il porto di Pege. con la conseguente apertura sul teatro politico e militare occidentale, e che l’Acaia era sotto il controllo di Atene , è altrettanto vero che essa non aveva ancora stabilito 55 i Messeni a Naupatto 56 e che non aveva ancora alcun punto d’approdo per le sue triremi sul tratto di costa nord-occidentale da Eniade a Corcira , né aveva ancora compiuto il periplo del 57 . 58 Peloponneso E inoltre verosimile che un decreto di alleanza con una città così lontana come Segesta, senza che la flotta avesse contempo raneamente saldi punti di appoggio nello Stretto, suscitasse ad Atene una serie di discussioni sull’opportunità o meno d’interve nire, analogamente a quanto sarebbe avvenuto nell’inverno primavera del 416/5. Sicché, quando in Sicilia occidentale i due eserciti di Segesta e Selinunte vennero a confronto in una battaglia sanguinosa che annoverò cospicue perdite da entrambe le parti lasciando intatta la reciproca rivalità , finì col mancare a Segesta l’aiuto di Atene. 59 RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C. 311 Proprio in seguito a questa battaglia, i Selinuntini vittoriosi poterono ordinare l’epigrafe che, prima su una stele di tufo e poi su un massiccio blocco aureo di sessanta talenti da custodire sull’acropoli nel tempio di Apollo, doveva rendere grazie agli dei protettori dellapolis e insieme garantire con la tesaurizzazione di cospicue riserve la città da future necessità di guerra, non difficili certo da prevedere quando sembrava solo momentaneamente . 60 scongiurato un intervento militare di Atene nell’isola In effetti è ancora storicamente plausibile che fin dagli inizi degli anni Cinquanta del V secolo la minaccia di un possibile intervento di Atene in Sicilia dovesse destare vive preoccupazio ni nelle città doriche di Sicilia, anzitutto a Siracusa, la cui paura di una ingerenza ateniese negli affari sicelioti potè condizionare tutta la politica estera e i sistemi di alleanze, a partire dalla caduta dei Dinomenidi. Intorno alla metà delV secolo, non valeva certo a rasserenare l’atmosfera siciliana, e siracusana in particolare, la spedizione attica di un rincalzo coloniale nella Neapolis tirrenica ormai priva . né l’inquietante avvio di un intenso 61 di presidii siracusani , né la 62 di Atene con l’aristocrazia di Elea politico dialogo supposta longa manus di Pericle nel tentativo di Ducezio d’ instal lare una colonia sicula nell’antica sede ionica di Kalè Akté con l’aiuto del capo siculo Arconida di Erbita, che Tucidide dice : al quale tentativo, subito abortito per la 63 «amico degli Ateniesi» morte di DucezioM, immediatamente seguì la fondazione di Turi 65 e di quella Siris, che come nella pianura della disabitata Sibari . ed era possesso 66 l’elima Segesta vantava ascendenze troiane : il tutto in un arco cronologico di 67 ionico-attico da antico tempo un ventennio, sul finire del quale anche 1’ achea Crotone, smetten do la sua implacabile ostilità a ogni tentativo dei superstiti sibariti , finì per allearsi con Zancle, che 68 diretto a ridar vita alla loro città l’antico nome siculo di &CYKXTÌ ripreso , e 69 aveva nel frattempo che, dopo la crisi succeduta all’incendio dei sinedri pitagorici, finì per riconciliarsi con la calcidese Reggio e avviare rapporti di amicizia con la neo-fondata Turi, grazie all’intervento degli Achei della madrepatria e dei filoateniesi peloponnesiaci presenti — — 312 SCATALDI nella colonia panellenica varata da Pericle proprio nel cuore della Megaie Hellas riscossa da Crotone come eredità di Sibari e rilanciata come ionico-pitagorica da Atene dopo la caduta delle tirannidi siceliote; non a caso, infatti, la legislazione di Turi s’ispirerà a Caronda di Catane, il mitico legislatore unico delle città calcidesi d’Italia e di Sicilia . 70 Questo mutato equilibrio delle forze nel nevralgico settore dello Stretto e tra le città proiettate sul Tirreno, che minacciava di saldarsi in un blocco di interessi ateniesi, elimo-fenici ed etru schi, se da un lato non poteva non tenere all’erta Siracusa, dall’altro ad equilibrare il vuoto di potenza e a sostituire la rete di alleanze lasciati da Cartagine non poteva non indurre Atene, intorno alla metà del V secolo, a tentare rapporti politici e a ricercare occasioni e pretesti per alleanze o amicizie con le città ionico-calcidesi o acheo-ioniche d’Italia e di Sicilia e con quei popoli anellenici, come i Siculi, i Phoinikes di Sicilia e gli Elimi di Segesta, i cui interessi gravitavano intorno allo Stretto e verso il Tirreno. E se, a ragione, può costituire difficoltà pensare che un trattato di alleanza con Segesta nella prima metà degli anni Cinquanta, potesse sostenersi senza un adeguato punto di appog gio nella regione dello Stretto, in questa prospettiva non è affatto da escludere che allora Atene, insieme ai tradizionali rapporti di philia con le città calcidesi e con Reggio in particolare . cercasse 71 anche un saldo punto di approdo alla sua flotta nella parte orientale della Sicilia poco prima che fosse avviato un negoziato di alleanza con Segesta, e che a tal fine privilegiasse della sua attenzione la città di Catane, dotata di un ottimo porto e di un’invidiabile posizione . cogliendo al volo la possibilità di 72 promettere la sua tutela ai Catanei da poco rientrati in patria e bisognosi di rinsaldare il possesso delle loro terre contestate dopo la caduta della tirannide dei Dinomenidi . Onde è plausibile che 73 il ritorno in patria degli esuli catanei sia stato in qualche modo assistito o protetto da Atene, che avrebbe in qualche modo ‘appoggiato’ l’espulsione dei mercenari dorici e la restituzione alla città del suo nome e delle sue istituzioni ioniche, con la — — RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C. 313 connessa esaltazione in chiave panionica del mitico Caronda. In un tale contesto è significativo che, insieme ai Catanei, abbiano per un breve momento partecipato all’espulsione dei mercenari dorici sia i Siracusani testé liberatisi dalla tirannide, che i Siculi capitanati da Ducezio, gli uni e gli altri provvisoria mente alleati da contingenti interessi di recupero delle terre loro usurpate dai Dinomenidi, prima che la loro antica conflittualità riesplodesse più tenace di prima e travolgesse l’intesa momenta . 74 nea volta al reciproco riassetto delle antiche proprietà terriere Si profila, dunque, non solo la possibilità di un’intesa remota tra città calcidesi e alcune popolazioni sicule in qualche modo sostenuta da Atene già sul finire degli anni Sessanta, ma altresì la possibilità che «un’antica alleanza», una TraXaLà u[i[Iaa, quella degli «alleati dei Leontini» avente il proprio fulcro in Catane (forse riattivata al tempo della spedizione di Lampone e ritenuta ‘antica’ nel 427, comunque sicuramente attestata insie me a quella con Segesta come esempio vituperevole dell’ abitudi ne degli Ateniesi ad allearsi con i popoli più deboli anziché con ), fosse già in nuce tra Ateniesi e città calcidesi da una 76 i più forti parte, e tra Ateniesi e Segestani dall’ altra, a partire dai primi anni Cinquanta, con una potenziale aggregazione intorno ai due poli catalizzatori di Catane e di Segesta, rispettivamente, delle popo lazioni sicule e di quelle elimo-puniche, com’è d’altronde inferibile, per Segesta ed Erice, dagli influssi sempre più cospicui . 77 esercitati da Atene sulla loro stessa monetazione Si spiegherebbe in tal modo la generica espressione tucididea O TCV AEOL’TVLOV iqiaoi, in aiuto dei quali gli Ateniesi intervennero all’inizio della guerra del Peloponneso «in virtù di un’antica alleanza e in quanto erano Ioni> (KaTd TE rraXaLàv ui4iaX[w) Ka’L 3TL “I WVE iaav)78. Si trattava di un’alleanza, questa con Catane e con le altre città facenti parte della lega (Leontini, Nasso, Zancle, Reggio), che in qualche modo si estendeva indirettamente anche ad altri ethne collegati con le città calcidesi, come lo erano in una comune funzione antidorica (contro Siracusa-Agrigento e contro Selinunte) alcune autonome popolazioni sicule dell’interno e gli stessi Elimi di Segesta: 314 S.CATALDI un’alleanza che, nei primi anni della guerra del Peloponneso, era percepita da Tucidide non tanto stipulata in antiquo, quanto operante ab antiquo in virtù del principio-dovere della consan . 79 guineità Sulla base di queste considerazioni si prospetta dunque un quadro in cui Atene, fin dall’inizio degli anni Cinquanta, in vario modo strinse, cercò o promise di stringere rapporti politici e diplomatici in Sicilia: da una parte, in virtù del principio della consanguineità, con Reggio, Catane e le altre città calcidesi della Sicilia, attorno a cui gravitava il multiforme mondo siculo; dall’altra, con Segesta e l’unitario ‘sistema’ elimo , di cui in 80 qualche modo potrebbe già aver fatto parte l’autonoma Alicie, tanto più se in essa fosse da vedere, in un tormentato passo di Diodoro, la città alleata di Segesta contro Selinunte intorno alla metà degli anni Cinquanta. Benché questi preludi della politica occidentale di Pericle fossero vanificati dal volgere delle vicende successive di Atene e delle città della Sicilia, che spezzarono il nascente asse d’intesa tra le poleis calcidesi della costa orientale, le genti sicule e le popolazioni indigene della zona occidentale, già in ragione di questi precedenti si potrebbe non escludere a priori che lo stratego e indovino Lampone, accorrendo con una flotta in aiuto dei Catinienses nel 431/O, non limitasse il cerchio delle sue operazioni alla sola parte orientale, ma estendesse le sue inizia tive politiche e diplomatiche verso le plaghe occidentali dell’iso la, nel tentativo di riallacciare il filo di quelle relazioni di alleanza o di amicizia bruscamente interrotto verso la metà del secolo. Potrebbero avvalorare tale ricostruzione storica sia l’esegesi di un frammento superstite da una commedia di Cratino, le paTrTL&s’ (di solito variamente datata tra gli anni Cinquanta e gli anni Quaranta , ma collocabile piuttosto qualche tempo 81 prima della morte di Pericle, tra il 431 e il 42982), sia l’esistenza di un decreto epigrafico assai mutilo, trascritto sotto il decreto di alleanza con i Segestani (IG, 13, 11), che pubblicizza una svtnmachia tra Atene a Alicie (IG, 13, 12) con il ricorso ad un tipo di scrittura di fine-epoca periclea’ documentato assai bene tra la RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C. 315 fine degli anni Trenta e l’inizio degli anni Venti: dunque all’in circa, secondo alcuni insigni seguaci dei vecchi e rigidi criteri epigrafici, tra il 43 3/2 e il 42783. In quest’ottica di una tarda composizione delle pa1TTL6Es di Cratino tra il 431 e il 429, opera comica di un uomo coltivante in epoca periclea ideali arcaici di stampo cimoniano e fiero , acquisterebbe particolare significato quanto 84 avversario di Pericle dice il Coro delle Fuggiasche rivolgendosi a Teseo, re Pandionide «della città dalle pingui zolle: sai di quale parliamo, quella in cui . 85 giocano al cane e alla città» proveniente da una commedia in frammento un di tratta Si cui, come al solito, la rete delle allusioni è da considerare assai complessa e articolata a vari livelli. Infatti, se da una parte la menzione della città p3ù5XaKoS rimanda a una polis che sembra , dall’altro non è escluso che 86 non essere la XETrT6YEWS’ Atene alluda, paradossalmente, alle zolle divenute fertili del Pelargico finora incolto, da poco occupato dalla popolazione rurale dell’Attica e nell’emergenza divenuto arabile, proprio come era . 87 stato anticamente predetto e sanzionato dall’oracolo delfico questa Atene, proprio è Ma se paradossalmente la cittàpLf3Xae è anche la polis dove domina l’pis, la discordia allusivamente termine e dove abbondano non , evocata nella prima parte del 88 tanto le «pingui zolle», quanto gli &nj4oi, che simili a pietruzze (j36iXoi) di un gioco di fanciulli dove la scacchiera è detta TT6XLS 89 determinano pesantemente l’agone politi e le pedine K1ovEs Melesia ° co, eliminando definitivamente uomini come Tucidide di 9 . In questo 91 e minacciando lo stesso Pericle della medesima sorte Fuggiasche si le che fatto il casuale contesto non può essere , il mitico autore del sinecismo 92 rivolgano al basileus Teseo commedia sotto cui è possibile che , , protagonista della 94 93 attico si nasconda il basileus, anzi il tvrannos attuale, ossia Pericle. sinecismo né può essere fortuito che in ; responsabile del nuovo 95 questa commedia sia proprio il vate e indovino Lampone il , forse in connessione 96 principale oggetto dell’attacco del Poeta con il ruolo avuto da Lampone nel presentare, alla vigilia dello scoppio della guerra del Peloponneso, le uy’ypaa( sulle primi— — 316 S.CATALDI zie di grano e di orzo da dedicare alle divinità eleusine, inclusovi l’emendamento, presentato dallo stesso Lampone, relativo al corretto uso del Pelargico e alla prossima presentazione da parte sua di un decreto sulle primizie dell’olio . 97 In questa fitta rete di riferimenti allusivi su più registri, è ancora possibile, a mio avviso, insieme recuperare e rivedere l’acuta intuizione di Santo Mazzarino , nel senso che il riferimento 98 alla «città» e al «cane» possa an c h e, m a n o n s o 1 o, alludere a Segesta, la città anellenica più conosciuta all’ uditorio ateniese fra quelle che in Sicilia annoveravano il culto barbaro e ctonio del cane. Infatti, la stessa distribuzione geografica ditale culto in due gruppi distinti, l’uno nella parte occidentale (Segesta, Erice, Mozia, Panormo, Agrigento), l’altro nella parte orientale (Adrano, Agirio, Centùripe, Piakos) , ci avverte che, se nel frammento 99 della commedia di Cratino era anzitutto un’allusione al culto del cane praticato a Segesta, il riferimento poteva essere esteso dagli ascoltatori anche ad Agrigento in quanto anch’essa «città del cane» e «dalle pingui zolle» , e, per chi sapesse intendere 100 (Pericle e il suo establishment, di cui faceva parte Lampone) , 101 poteva essere allargato ad altre poleis “del cane e dalle pingui zolle” della Sicilia, certo meno note al grande pubblico ma praticanti ugualmente nell’isola tale culto: ossia, alle città sicule etnee della parte orientale gravitanti su Catane, e alle altre comunità indigene (sicule, elimo-sicane, puniche) della parte occidentale, politicamente orientate verso Agrigento e Segesta, con alcune delle quali il vate ed indovino Lampone una delle pedine (K1oL’e) in mano del basileus Pericle nel 431/O può essere entrato in contatto militare o diplomatico al tempo della sua spedizione in Sicilia nel 431/O. Ora, una di queste poleis “del cane e dalle pingui zolle” con cui il pericleo Lampone ebbe rapporti militari e diplomatici può ben essere stata anche la città di Alicie, menzionata nel documen to epigrafico pubblicato sotto il trattato di alleanza tra Atene e Segesta. A quel tempo, infatti, è possibile che risalgano le prime intese dirette di Atene con Alicie, se un qualche senso ideologico — — RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C. 317 e politico si deve pur dare alla scelta in IG, j3, 12 di una scrittura con caratteri peculiari di fine-epoca periclea, anziché di lettere arcaiche come nell’epigrafe per Segesta, al momento della pub blicazione di un decreto di alleanza con Alicie, sicuramente emanato e pubblicato su marmo dopo il 418/7. Senza dubbio l’Alicie in questione è da identificare con la cittadina che Stefano di Bisanzio, citando Teopompo, dice 1TÒXLS , cioè riell’Hinterland a N 2 ZIKEMxLS’ e situa tra Entella e Lilibeo’° di Selinunte. Non c’è alcuna ragione per mettere in dubbio tale ubicazione, anche perché sembra confermata da una notizia di , secondo cui durante la rivolta servile scoppiata nel 103 Diodoro 104 a. C. KaTà T1p) ‘AXLKvaLol cpav, il cpoipiov occupato dai ribelli nella medesima zona fu riconquistato dal governatore di Lilibeo Licinio Nerva grazie al tradimento di un certo Gaio Titinio, soprannominato Fa6ctio’, che, sfuggito alla pena di morte, si aggirava nella zona come brigante: è assai probabile che questo Titinio provenisse proprio dalla vicina Lilibeo, dato che Titinius è un cognome che si riscontra a Lilibeo e che Fa8cxios’ è . 104 anch’esso attestato come un nome semitico Ma l’esatta ubicazione di Alicie, forse lungo il corso di un , non è stata ancora 105 fiume da cui potrebbe aver preso il nome , benché la sua collocazione occidentale, tra Entella 106 individuata e Lilibeo, non possa essere messa in discussione e sia coerente con la parte svolta dalla città durante le campagne di Dionisio il . Si trattava di una comunità che, nonostante la sua 107 Vecchio elimo-sicana’° , ubicazione e quindi la sua probabile cultura 8 . 109 Elimi e/o da Sicani potrebbe non essere stata costituita solo da D’altra parte, non sembra che essa appartenesse tout-court all’ethnos sicano se Diodoro per due volte la distingue da que st’ultimi per il suo comportamento politico fermamente ostile a Dionisio fra il 397 e il 396 a. C.hbo. In realtà, Alicie non è attestata come città elima da nessuna fonte e non dà l’impressione di essere stata una città propriamente sicana. Invero, stando ad alcune fonti, occorre non escludere a priori, benché questo possa sem brare a prima vista strano, che Alicie fosse ancora ritenuta, tra il V e il IV sec. a. C., una città abitata o occupata (anche) da Siculi, 318 SCATALDI e comunque vicina o limitrofa ad un’area da questi controllata. Così, credo, si potrebbe rivisitare una vecchia interpretazione ripresa recentemente, ma forse formulata in maniera troppo rigida e schematica di un ben noto passo di Tucidide, secondo cui gli Aliciei sarebbero stati citati come pendant occidentale dei Centuripini siti all’estremità opposta di un asse viario 6ià Zi KE Xcv e sarebbero stati non Elimi né Sicani, ma appunto Siculi”. Ma qualunque sia l’esatta valenza etnica da dare alla testi monianza tucididea, non è da mettere in dubbio che Alicie, almeno sino alla fine del V secolo, fosse una città autonoma e non facesse parte del koinon elimo egemonizzato da Segesta’ 12, anche se sicuramente rientrava nella sfera d’influenza politica e cultu rale della capitale elima, com’è inferibile sia dalle citazioni diodoree e ciceroniane che mostrano per secoli Alicie operare d’intesa con Segest&’ 3 sia dal documento epigrafico in questione (IG. j3, 12), che riporta un decreto riguardante gli Aliciei nel quale sono menzionati anche i Segestani, nettamente separato dal decreto sovrastante che riporta, sulla medesima stele, il trattato di alleanza tra Atene e Segesta. La stipulazione della symmachia tra Alicie e Atene è senz’altro anteriore al 413, anno in cui Tucidide riferisce che, dopo la presa ateniese del Plemmirio’ 14, i Siracusani inviarono ambasciatori alle città della Sicilia per chiedere rinforzi e aggiunge che questi, conclusa con successo la loro missione’ , si apprestavano a 15 condurre in Siracusa le truppe raccolte, quando Nicia, preventivamente informato, mandò a dire a quei Siculi che controllavano il territorio e che erano alleati di Atene (Centuripini, Aliciei ed altri), di non lasciar passare le forze nemiche, ma di raccogliersi tutti insieme per sbarrare loro il cammino’ 16• In questo luogo di Tucidide la menzione di Alicie accanto a quella di Centùripe, come esempio di una città interessata ad impedire il passaggio delle truppe nemiche di Atene lungo la &o6o collegata con l’insieme dei Siculi che avevano il controllo del territorio, anziché far ritenere che si trattasse di un’ altra Alicie 17 o far ipotizzare una corruzione testuale’ orientale’ 18 è da consi derare piuttosto un indizio chiaro che si trattava della città — — RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C, 319 strategicamente più importante e più degna di essere menzionata insieme a Centùripe: sia l’una che l’altra comunità, in due poli opposti, costituivano due gangli vitali della viabilità all’interno . 19 della Sicilia ed erano nel 413 entrambe alleate degli Ateniesi’ Centùripe, nelle vicinanze di Catane, era stata conquistata da poco (nella buona stagione del 414) all’ alleanza ateniese median ioXoy[a)’ mentre Alicie aveva stipulato 1 (ò . te un accordo di resa 20 un trattato di alleanza con Atene in un’ epoca sicuramente anterio re a tale data, comunque non posteriore all’estate del 415, quando Nicia, per constatare la reale disponibilità finanziaria dei Segestani e raccogliere informazioni sull’entità delle loro divergenze e ostilità con Selinunte, condusse l’unica operazione delle truppe ateniesi nella parte occidentale dell’isola, arrivando con la flotta fino al porto di Segesta e rientrando con l’esercito a Catane per via : è inverosimile, infatti, ritenere che questo trattato di 21 di terra’ alleanza con Alicie sia stato stipulato allora per la prima volta, giacché Nicia, spintosi nell’occidente dell’isola solo per effettua re un’ ispezione e desideroso di rientrare al più presto per via terra nella sua base di Catane, difficilmente avrebbe avuto modo e tempo di stipulare sul momento un accordo militare così impe gnativo da essere poi pubblicato sulla stessa stele dei Segestani. Appare invece plausibile che esso fosse stato stipulato, o ristipulato, qualche mese prima della partenza della flotta ateniese, nel 416/5122, forse più o meno contemporaneamente al decreto di prossenia per i siculi Arconida di Erbita, da lunga data amico degli Ateniesi , e per suo fratello Damone, il futuro dinasta di 123 . 24 Centùrip& Proprio i buoni rapporti esistenti tra Alicie e Segesta, e il suo gravitare da lungo tempo nell’ area d’influenza del sistema elimo, dovettero infatti consigliare, nel 416/5. l’opportunità di incidere anche il trattato di alleanza con la città di Alicie nella parte inferiore della stessa stele su cui era stato recentemente inciso il decreto di alleanza con i Segestani, compreso l’emendamento proposto in assemblea da un certo Bufemo, nel quale è forse da riconoscere l’arconte del 417/6’ e l’ambasciatore ateniese a Camarina del 414126: precisamente, un aristocratico, che potrebbe 320 SCATALDI aver accompagnato Feace come ambasciatore in Sicilia durante la sua missione del 422127. Ditale decreto per gli Aliciei, dopo aver visionato la pietra presso il Museo Epigrafico di Atene, propongo ora la seguente ricostruzione, facendo tesoro degli apporti degli studiosi prece denti. STOIX. 54 [6oxaelv TÈL 3oXÈL [Ka’ TÒL 1IOL [.. èYPcLIII(IdTEUE [Kaì. hcIXt]Kva[o1s’ ‘Ap[... c. 7.... c. 9.... 1TpUTdVEUE c.9 1TEOTdTE c. 11 I ‘AOEVa(oLSJ Ka’L hòpKov KaOciTrEp ‘EyEOTCLOL1 E’LlTE {X0vL’KEf4IEVIU Tà L’[aL auiiiiaLav upòs ‘AO[eva{o” xouIaxav & Ka hòpKov Tòy ypajiij [aTa TÈS }oX àvay[pò4xxctL t {ypaTrTa1 rròXei V T1 a)TÉL OTXEL v hÈl àvayj 1128 KalÌ. rrep’L ‘E[yeaTaLov Decisione del Consiglio e delPopolo. era segretario, Arera presidente, ---propose: tra Ateniesi eAliciei vi sia alleanza e giuramento in conformità agli accordi che sono stati presi dai Segestani con gliAteniesi. Alleanza e giuramento faccia incidere il segretario del Consiglio sull ‘Acropoli nella stessa stele nella quale è stato trascritto anche riguardo ai Segestani --- -- - - -. Così ricostruito, il decreto per gli Aliciei riportava essenzial mente una sola clausola fondamentale, ma assai impegnativa e necessariamente nuova: «tra Ateniesi e Aliciei vi sia un’alleanza e un giuramento in conformità agli accordi stretti dai Segestani con gli Ateniesi» (11. 2-4). Proprio per ciò esso fu trascritto sulla stessa stele dei Segestani, ma, significativamente, adottando un RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C. 321 tipo di scrittura che rievoca nelle forma delle lettere quello di alcune iscrizioni e decreti ateniesi della fine degli anni Trenta e dei primi anni della guerra archidamica’ 29: un tipo di scrittura che, forse non a caso e quasi come un re vivai epigrafico, ritroviamo poi in almeno tre altre iscrizioni ateniesi databili nella prima metà . 30 degli anni Dieci’ Onde, anche sulla base di queste osservazioni di carattere epigrafico, viene ancora da domandarsi se il trattato di alleanza con Alicie fosse stipulato allora per la prima volta o non fosse piuttosto integrato e rafforzato, con una formulazione più vinco lante rispetto a quella di un rapporto di alleanza fino ad allora vigente e contratto in un’epoca anteriore, precisamente verso la fine dell’epoca periclea. Da quanto finora si è detto sulla posizione occidentale di Alicie e sul carattere per lo meno dubbio, e forse composito della sua popolazione (un misto di Siculi e di altri elementi etnici con ) potrebbe emergere una risposta positiva 31 cultura elimo-sicana?’ a questa seconda possibilità. Intanto, se si tiene conto che dopo la morte di Careade nel 427/6, Lachete concordò con i comandanti delle triremi operanti a Camarina il ricongiungimento di tutte le forze ateniesi nelle acque delle Lipari e che tale operazione è più credibile avvenisse navigando attorno alla costa occidentale della Sicilia, piuttosto che lungo la costa orientale passando davanti alle acque territo , è plausibile che un qualche contatto 32 riali della nemica Siracusa’ diplomatico avvenisse con il mondo elimo già nel corso del 426, forse anche grazie ai buoni uffici dei Leontini, alleati dei Segestani, e degli stessi Aliciei, che già a quell’epoca, come gran parte delle autonome comunità sicule della parte orientale dell’isola, potreb bero essere stati fattivamente al fianco degli Ateniesi. Ciò non solo perché da Tucidide sappiamo che nell’inverno 426/5 gli Ateniesi operarono con la flotta uno sbarco nel territorio di Imera, di concerto con i Siculi dell’interno che erano penetrati nelle zone , ma anche perché le varie e autono 33 di confine ditale territorio’ me comunità sicule, almeno agli inizi della suddetta spedizione, pagarono suddivisi in più gruppi una quota ammontante a più di 322 S. CATALDI 170 talenti su una cifra complessiva di 240 talenti, versata per il resto dalle città calcidesi di Nasso, Catane (?) e Reggio’ . Onde 34 è plausibile pensare che anche gli Aliciei, oltre ai Siculi dell’in terno della Sicilia e della zona etnea e a quelli guardanti verso il Tirreno, versassero la loro quota in denaro per il sovvenzionamento della spedizione e che pertanto fossero in qualche modo divenuti alleati di Atene fin dal tempo della spedizione di Lampone, quando le popolazioni sicule autonome si erano nuovamente coagulate attorno alle città calcidesi con cui avevano avuto già in precedenza rapporti di amicizia o di alleanza. Non è da escludere, quindi, che, anziché Lachete nel 426, fosse proprio Lampone nel 431/0 il primo ad esplorare la possibilità che la stipulazione di un rapporto di alleanza con Alicie potesse riaprire la via ad un formale trattato di alleanza con Segesta, forse fallito o disatteso all’inizio degli anni Cinquanta, e perciò ad avviare con la città autonoma di Alicie, limitrofa al sistema elimo, trattative che tendevano a inserirla. con Segesta, nella rete di amicizie e di alleanze che Atene, alla vigilia e allo scoppio della guerra del Peloponneso, andava ritessendo in Sicilia e in Italia Meridionale. Ma tale alleanza con una città presumibilmente posta al l’estremità occidentale dell’asse viario che da Catane portava a Segesta e ad Erice, controllato dall’alto delle colline dai Siculi, lungo una strada che significativamente compare per la prima volta nella storia all’epoca di Ducezio , ben difficilmente poté 135 essere stipulata da Lampone se anche Centùripe, fondamentale nodo di questo asse viario’ , da sola o con altre fortezze sicule 36 della zona etnea (Adrano, Agirio, Piakos, etc.), non fosse entrata almeno momentaneamente nell’orbita politica delle città calcidesi e, sotto la pressione o l’incoraggiamento delle armi ateniesi, insieme ad altre comunità sicule non avesse deciso di scacciare o di eliminare con la forza la guarnigioni siracusane che presumibilmente presidiavano la zona’ . 37 Si spiegherebbe in tal modo perché la fonte di Trogo/ Giustino agganciasse strettamente la spedizione di Lachete e Careade a quella precedente di Lampone, che ne aveva costituito i presupposti militarmente e diplomaticamente positivi, con la RAPPORTI Dl SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C. 323 formula di passaggio, densamente significativa, «quoniam prima fuerant» . initia frequenter caesis hostibus prospera 138 Il buon esito della spedizione di Lampone dovette suonare come un severo monito per Siracusa e Selinunte, città doriche amiche di Sparta, a non intervenire nel conflitto continentale, ma, al contrario, a dedurne la conclusione, una volta partita la flotta at(eniese, che era piuttosto opportuno ai loro interessi insulari concentrare le forze nella difesa e nel perseguimento del loro progetto egemonico, rispettivamente ad oriente ed occidente 1 39• dell’isola Sicché è presumibile che, alla partenza delle forze ttiche capitanate da Lampone, sia Siracusa che Selinunte riprendessero la loro azione espansionistica, riconquistando l’una tutte quante le piazzeforti sicule perse nella zona nord-orientale, continuando l’altra con rinnovato ardore la cronica guerriglia ai danni di Segesta e delle città limitrofe, o afferenti al sistema elimo, come Alicie. Nel 427/6, alla venuta di Lachete e Careade, da una parte ° e quella, 4 entrarono in vigore l’alleanza di Segesta con Leontini’ Alicie con Atene, di 431/O, nel volta stipulata per la prima entrambe indirettamente riattivanti una vecchia intesa d’armi tra Atene e Segesta; dall’altra, sussisteva ancora una qualche lega calcidese-sicula, che faceva di Catane il suo perno politico e orientale Ma negli anni precedenti . amministrativo nella parte 141 l’unico asse (risultante dall’intreccio dei vari vincoli di ciX{a, di aupjiaLa e di alryyveLa, che si era ricostituito con la visita armata di Lampone), tra città calcidesi e comunità indigene filoateniesi dell’oriente e dell’occidente dell’isola si era nel frattem po nuovamente spezzato in due tronconi, con scarse possibilità di collegamento e di mutuo soccorso. In particolare, nel 427/6 era ancora tutta da ricomporre in un’operativa rete di alleanze e di amicizie la connessione tra mondo elimo-sicano da una parte e mondo calcidese-siculo dall’altra. Ma si sa che la permanenza in Sicilia del moderato Lachete, uno dei più cospicui eredi della prudente strategia periclea, fu bruscamente interrotta dall’arrivo dei nuovi strateghi Pitodoro, 324 S. CATALDI Sofocle ed Eurimedonte, che erano espressione della politica di conquista condotta dal gruppo oltranzista dei radicali pervenuti nel frattempo al potere in Atene’ . Costoro, sia per la loro inefficienza 42 che per il sospetto suscitato dalle mire imperialistiche del nuovo gruppo dirigente ateniese , ben presto furono congedati dagli 3 alleati di Sicilia, i quali s’indussero infine a stipulare la Pace di Gela, che sancì l’autonomia delle città siceliote da ogni ingerenza straniera”. Rischiò così di dissolversi il patrimonio di consensi delle città calcidesi e dei popoli anellenici rivali di Siracusa e di Selinunte, abilmente acquisito con le armi e con la diplomazia da Lampone e da Lachete, benché le loro operazioni militari, perfetta esemplicazione della strategia periclea fatta di sbarchi improvvisi nel territori dei nemici e rapidi rientri sulle navi’ , dovettero poi 45 fornire alla storiografia siracusana e all’opposizione interna ateniese l’impressione di una serie monotona di inutili devastazioni . 146 In effetti come già era apparso chiaramente alla storiografia siceliota non solo un unico orientamento strategico, ma anche una sostanziale continuità di linea politica univa la spedizione di Lampone a quella di Lachete, entrambi interpreti e seguaci, veri e propri K1VES’, della politica e della strategia difensiva impostata da Pericle. Un motivo, questo dei K)vEs pendei, evidentemente legato alla così detta “prima spedizione in Sicilia”, nel corso della quale un ruolo-guida era stato esercitato da Catane, la città ‘grattugia’, che aveva avuto la funzione di ‘dispensiera’ dei soldi versati dagli alleati e che forse già nel 425, comunque prima della missione di Feace in Occidente’ —-, potrebbe essere intervenuta come 47 testimone a favore del «cane Labes». ossia di Lachete, in un processo politico intentatogli dai radicali seguaci di Cleone . 148 Ora, se si pensa che questi xpì’±aTa erano stati versati in notevole misura (oltreché da Nasso, Reggio e forse dalla stessa Catane) anche e soprattutto dai Siculi, non c’è da stupirsi se anche Alicie fosse stata annoverata tra i Siculi contribuenti’ . legata 49 com’era a Segesta e facente parte con le città calcidesi del suo stesso sistema di alleanze, quello descritto da Tucidide in 3, 86, 3 come O’L T63V AEOÌJTrI!WV ita<oi. — — — RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C. In tale prospettiva, l’interpretazione di Thuc., 6, 6, 2, Se Si riferisce formalmente all’alleanza di Segesta con Leontini, entra ta in vigore «al tempo di Lachete e della precedente guerra», non esclude che un’intesa, sia pure a livello implicito e indiretto, esistesse già di fatto nel corso della così detta “prima spedizione in Sicilia” tra Atene e Segesta, se è vero che, tra i molti motivi addotti dagli ambasciatori segestani nell’inverno 4 16/5, ilprinci pale era appunto quello quello di non lasciare impuniti i Siracusani che avevano cacciato dalla loro patria i Leontini: l’accordo tra Segesta e gli esuli di Leontini, concretizzatosi intorno al 418 nella decisione di mandare in comune ambasciatori ad Atene a perorar ne l’intervento sia in favore dei profughi di Leontini che di , non era altro che il riflesso e la conseguenza di 150 Segesta un’ intesa tra i due popoli che era già maturata in precedenza. Anche la dizione o TL)1) AEOVT{VWV I)[1[1XOL usata da Tucidide per il 427, ma forse riferibile già al tempo della venuta di , è un indizio della complessiva unitarietà della così 51 Lampon& detta “prima spedizione” ateniese nell’isola, scandita in due fasi cronologicamente distinte, di cui le operazioni di Lampone segna : aggregazio 152 rono, allo scoppio della guerra, il brillante preludio ne con la diplomazia, sostenuta dalla convincente dimostrazione delle armi, delle comunità sicule gravitanti attorno alla zona etnea, tentativo di riattualizzare le vecchie relazioni diplomatiche per un’intesa d’ armi con Segesta mediante la stipulazione di un’alle anza preliminare con l’autonoma Alicie gravitante da antica data intorno al sistema elimo, ma annoverante tra la sua popolazione elementi di origine sicula, o comunque ritenuti tali dalle fonti. In tal modo come dice Plutarco o la sua originaria fonte siceliota, che riguardava in una maniera unitaria la complessiva parabola degli interventi ateniesi nell’isola—, «fin da quando era ancora vivo Pericle gli Ateniesi ponevano il loro sguardo cupido sulla Sicilia e vi mettevano le mani una volta morto, in quanto di volta in volta mandavano i cosiddetti aiuti (orOE.aS’) e contin a coloro che ricevevano soprusi genti di alleanza dai Siracusani (Tois’ IÌ6LKOU[1VOLS’ )Trò ZupaKoua{wv), ponendo . 153 le scale (in3ciOpas’) per la più grande spedizione» — 326 SCATALDI NOTE 4, 3, 4-6. s• CATALDI, Prospettive occidentali allo scoppio della guerra del Peloponneso, Pisa 1990, 140 sgg. Cf. anche L. BURELLI BERGESE, «Catinienses quoque» (Just., lv, 3, 4-4, 3). in «llXoùs ès >ZIKEXtaV. Ricerche sulla seconda 2 spedizione ateniese in Sicilia», a cura di 5. Cataldi, Alessandria 1992,63-79, in part. 66 e 67. Ad una datazione più alta, non lontana dalla spedizione di Lampone a Turi (446 o444 a. C.), pensa invece C. AMPOLO, Lafunzione dello Stretto nella vicenda politica fino al termine della guerra del Peloponneso, in «Lo Stretto crocevia di culture. Atti del XXVI Convegno di studi sulla Magna Grecia, Taranto-Reggio Calabria 1986», Napoli 1993,45-71,67-68: ID., Gli Ateniesi e la Sicilia nel V secolo. Politica e diplomazia, economia e guerra, Opus, XI, 1992, 25-34, 30. Ma i presupposti per la spedizione di Lampone in Sicilia, per la quale erano indispensabili basi portuali di città amiche o alleate che accoglies sero la pur piccola squadra di triremi attiche guidata da Lampone e le facilitas sero con la loro assistenza la traversata al Capo lapigio. poterono essere costituiti proprio dalle felici operazioni condotte attorno alle coste del Peloponneso nell’estate del 431 dalla potentissima flotta attica di cento navi, che comporta rono la fattiva collaborazione oltre che dei Corcirei, degli Zacinti e della maggior parte degli Acamani (THUC., 2. 7, 3; 9. 4; cf. 1. 47, 1) anche dei Cefalleni e dei Leucadi. e procurarono la conquista, sia pure momentanea, di Astaco, vicino ad Eniade, e di Sollio, colonia dei Corinzi (Tuuc., 2, 23, 2; 25; — — 30; cf. 33). IG, i, 54. Cf. 5. CATALDI. I prescritti dei trattati ateniesi con Reggio e Leontini, AAT, CXXI, 1987, 63-72: ID.. o. c., 29 sgg. Contra. con argomentazioni non cogenti e una proposta di datazione assai vaga per la prima stipulazione ditali trattati (anni Quaranta o Cinquanta del V secolo), F. RAVIOLA, Fra continuità e cambiamento. Atene, Reggio e Leontini, in «Hesperìa, 3. Studi sulla Grecità di Occidente a cura di L. Braccesi, Roma 1993, 88-97. THUC., 3, 86, 3. Su questo passo e l’ambiguo significato dell’espres sione Ka-rà [...] iTaXalùI’ up1aav, cf. 5. CATALDI, Tucidide e un’antica alleanza con gli «alleati dei Leontini», Sileno, XIV, 1988, 181-193. Si noti a questo proposito che, secondo una stimolante osservazione di E. Schwartz (Das Geschichtswerk des Thukydides, Bonn 1919, 228 sg.), peraltro non tenuta finora in debita considerazione, l’espressione AeovTivwv [...J uqiaX{av (Tuuc., 6, 6, 2) potrebbe significare la combinazione di Stati di cui i Leontini erano il punto focale, proprio grazie al confronto con la consirnile espressione o T(iV AcovTvwv l4LXOL (Tuuc., 3, 86, 3): dizione, quest’ultima, che ovviamente include i Leontini stessi, ma non è equivalente a AEOVTtVOL Ka i41aOL (Tncc.. 4. 25, lO). Cf. CATALDI. Tucidide... cit.. 182 e n. 4. O’l CATALDI. o. c., 148-156. Cf. BURELLI BERGESE. art. c.. 76-79, che », 327 RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C. apporta a sostegno alcune suggestive, ma non sempre perspicue testimonianze tratte dai Comici: a quelle ivi citate, si aggiunga ARISTOPH., Ach.. 606. Vd. anche G. SCUCCIMARRA. Sui rapporti tra Atene e C’atana fino all’inizio della spedizione in Sicilia de1415 a. C., RSA, XVI, 1986, 17-29, in part. 24 sgg. 6 6, 6, 2: p[Ir]oav ‘Eyaa[wi’ [TE] Hpéa3Eg idXlaTa b’aùToì) Kaì. ITaPÒI)TES yfj d pOTépOV ( 1) [1 ta ÒOVT0 cìXXa a i.’ a1TOòS TLi TOS VTES cì 1) a [11 i i’ TrL KE4x.XaLOV, E. Ka KaTà Ka’L TOE ‘yfi.’ KaTà AclXTlTO TO (3K 01) TE O[ ‘EEGTat0L i) ‘AO ì va ov Tal.LOva1, XéyOVTE T1diavTa vaii Ka Ka AEOVTLVÙJV uoXéov ayòjlE voi. ZUpaKO0OU uoXiqi ‘yEVOiéVTfl.’ T1V a[ai ITOXXà TE ZEXU,’O1)VTL01 O’L Ka’L KaTEipyot’ OciXaaaavcScyTE ‘yàp 1T6XEI01) KaOéaTaaav TTEpI TE ya1LKciv TLV61) Ka’L TEP Laf3TT1T0V, ucous opOL 5 1 TrpOO14lòTEpOv iT1KaX04iEV01. EXLVOUVT[OtS’ ZupaKéaLoL AE O VT . i) O V 5 TE àVaaTcYaVTE5 cìTLIIO)PUTOL EVIOOVTL Ka TOòS’ Xoiuoò iTL viclXovs a i.i T c v òlacPOE[pol’TEs’ aòT0 TÌ]1) cTraaaL’ 6tn’ajiiv Tf Zi.KeXaS KLVÒUVO1) a<]aoua1, Ei.val 11 ITOTE IEydX1 TrapaoKEuÌ wpLi TE ÒKTéjI4JaOi KaTà TÒ VYYEVS Kat éi.i.a dTTOLKOL TOiS TTEX0TrOVVÌ1cTLOLS Bo11OÌaavTE Ka’1 TV KELVWV 8Òvaiiv u’yKaOéXwai.v wpLEOaL aicpov Ò’Ei.i.’ai. IETÒ TJ51) iJ1TOXOTW1-’ iTt vlilicixw1’ cì1)TXELl) TotS’ i TÒT) TréXE10V ’ TE Ka’1 5 ZupaKoaot, éXXw del passo, dove il ni ‘LKavd. Per una rassegna delle varie possibili interpretazio ultimi M. H. cf. da genitivo AEOVT(.VWV può unirsi a TroXiIlov o a u[.LIiaXLav, in the Year Egesta with CHAMBERS R. GALLUCCI P. SPANOS. Athens ‘Alliance anche, Vd. I). (App. 58-60 ofAntiphon, ZPE, 83, 1990, 38-63, in part. 48-55 e ta; Atene-Seges (alleanza sulle tre possibili interpretazioni offerte dal passo e RÌ, Atene ALESSAND S. tini), alleanza Atene-Leontini; alleanza Segesta-Leon Elima, sull’Area Studi di i gli Eli,ni, in «Atti delle Giornate Internazional Gibellina 1991», Pisa-Gibellina 1992, 13-61,43-44, che si pronunzia a favore di un’alleanza tra Atene e Segesta «al tempo di Lachete e della precedente guerra dei Leontini», stipulata nel 427-25. E. Roos, Athens Vertragsverhiiitnis zu Egesta im 5. Jhrh. 1’. C’hr., OA, IV, 1962, 9-29, in pan. 11 sgg. Cf. già J. STEUP. in J. CLAS5EN i. STEUP, Thukydides, erklàrt von J. C. Classen, bearbeitet von J. Steup, Berlin 1905, , 250. Concordo pertanto con quanti ritengono che il genitivo AEOVTLVWV 3 VI vada collegato con v.qw[a1.’ anziché con uoXijaou. Cf.. e. g., THUc., 5, 32, 6: 44, 1; 6, 2. 6; 33, 2. Il fatto che tale genitivo risulti separato da uiIFiaX[av mediante l’inserzione ad arte del soggetto ‘EyETaLOL può essere spiegato in vari modi: sia con la volontà di Tucidide di enfatizzare implicitamente la speciosità dell’argomentazione addotta dagli ambasciatori di Segesta (così K. A. ANDREWES K. J. D0vER. A Historical i. DOVER, in A. W. GOMME C’omtnentary on Thucydìdes, Oxford 1970, IV [dora in poi 1-ICT. IV], 221 acxiiV 1TapEòL’m)v - - - - - 328 S.CATALDI sg.), sia anche, a mio avviso, col desiderio di chiarire chi fossero i partners dell’alleanza dei Leontini qui ricordata, ossia gli stessi Segestani. Quanto alla possibilità di legare l’espressione rrt [...] Tol) TOT0V 1ToX1ov con Ae0VTLVWV anziché con uq1aav (dove Tr6XEpos’ con il genitivo può avere il significato o di «guerra contro» o di «guerra condotta da»), va senz’altro escluso che qui si possa trattare di una «guerra contro i Leontini» proprio perché a parlare e a rievocare agli Ateniesi l’alleanza sono i Segestani, che vogliono indurre gli Ateniesi ad intervenire in Sicilia anche a favore dei Leontini; parimenti va esclusa la seconda possibile interpretazione («guerra condotta dai Leontini»), in quanto nel 427-24 il conflitto contro Siracusa non vide affatto protagonisti o leaders i Leontini, ma, se mai, oltre agli Ateniesi, «gli alleati dei Leontini»: vd. supra, n. 4 e infra, n. 8. THUC 5,4,2-6; cf. DIOD., 12,54,7 e 83, 1. Si noti inTHuc., 5,4,4 l’uso 8 del verbo /uoXiouv. Su questi avvenimenti cf. M. MOGOl, I sinecismi interstatali greci, Pisa 1976, nr. 32, 206-210; J. SEIBERT, Die politischen Flichtinge und Verbannten in der griechischen Geschichte. Darmstadt 1979, 243-245; M. DREHER, La dissoluzione della polis di Leontini dopo la pace di Gela (424 a. C.), ASNP, S. III, XVI, 1986, 639-660, in part. 644-645; 5. BERGER, Great and Smail Poieis in Sicily: Syracuse and Leontinoi Historia, XL, 1991, 129-142, 135-137; ID., Revolution andSociety in GreekSicilvand Southern Italv, Historia Einzelschr. 71. Stuttgart 1992, 25-26. Qui basti osservare che solo considerando l’espressione «al tempo di Lachete e della precedente guerra» come la necessaria indicazione di due fasi cronologiche dell’alleanza tra Segesta e Leontini, nettamente distinte e non contigue fra loro, si può trovare debita spiegazione a tale doppia datazione offerta da Tucidide, della quale altrimenti non ci sarebbe stato affatto bisogno se essa si fosse riferita tout -court alle due fasi consecutive della e. d. “prima spedizione in Sicilia”, quella guidata prima da Lachete e poi dagli strateghi Pitodoro, Sofocle ed Eurimedonte. La doppia datazione si giustifica. appunto, perché Tucidide vuole distinguere tra due momenti completamente diversi di un’al leanza stipulata o intercorsa di fatto (yevoévv) tra Segesta e Leontini in due momenti distinti, dopo un intervallo di profondi rivolgimenti riguardanti l’esistenza stessa della polis di Leontini: un primo momento, «al tempo della spedizione di Lachete» (tra la fine 427 e l’inizio del 425); un secondo, separato dal primo da una netta cesura cronologica e giuridico-istituzionale, successivo alla pace di Gela e al conseguente azzeramento della cittadinanza leontinese, che si ricostituì in qualche modo, e solo provvisoriamente, negli anni del l’estrema resistenza del popolo di Leontini contro Siracusa (dal 423 al 42 1/18 ca), e dunque nettamente posteriore alla c. d. “prima spedizione ateniese in Sicilia (427-424)”. Nell’inverno del 416/5 sarebbe stato peraltro prematuro definire una tale guerra come lTp6Tepos’ 6Xeios’ al fine di distinguerla dal 6eòTEpos- TÒXEios, che in quel momento non era ancora scoppiato (!). Si , RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. c. 329 tenga inoltre presente che nel corso della c. d. “prima spedizione in Sicilia” non sembra che i Leontini abbiano svolto un grande ruolo militare, perché si possa ipotizzare che qui si evochi con una certa cogenza persuasiva da parte dei Segestani l’alleanza allora vigente fra gli Ateniesi e i Leontini: invero, le uniche menzioni dei Leontini in quella guerra ricorrono in THUC., 4, 25, 9-11, mentre non è certo casuale la loro assenza dal novero dei contnbuenti in IG. j3, 291, lista ora convincentemente datata ai tempi della c. d. “prima spedizione in Sicilia” (C. AMPOLO, I contributi alla prima spedizione ateniese in Sicilia, PP, XLII, 1987, 5-1 1). Per le possibili cause ditale mancato impegno dei Leontini, cf. CATALDI, o. c., 141 sg., 154 sg.; BERGER, art. c., 136. Escluso, dunque, che in THUC.,6, 6,2 si possa trattare di un’alleanza tra Atene e Leontini (DOVER, HCT, IV, 221; CHAMBERS-GALLUCCI-SPANOS, art. C., 52-53, 60; ANELLO. art. c., 60), non rimangono che due alternative per l’individuazione dell’alleanza evocata dai Segestani: una presunta svmmachia Atene-Segesta (così recentemente D. W. MADSEN-M. F. MCGREGOR, Thucydides andEgesta, Phoenix, XXIII, 1979, 233-238, e ultimamente ALESSANDRÌ, art. c., 43-45), oppure un’alleanza Segesta-Leontini (STEUP, 1. c.; Roos, art. c. ). Ma siccome noi ora sappiamo che un’alleanza tra Atene e Segesta non fu stipulata ufficialmente prima del 418/7 (IG, i, 11, 1. 3; cf. infra. n. 10) e che, d’altra parte, nessuna alleanza fu nuovamente stipulata o giurata tra Atene e Leontini nel 427 (cf. CATALDI, Tucidide... cit.. 182-183 n. 4) e che anzi la stessa, contratta nel 433/2, risultò scarsamente operativa tra il 427 e il 424, non ci rimane che optare per l’evocazione da parte dei Segestani in THUC., 6, 6, 2 di una svmmachia tra loro stessi e i Leontini, stipulata o attivata (yevolIl11v può avere entrambi i sensi) in due fasi cronologiche e istituzionali completamente differenti, separate dall’estinzione della polis di Leontini tra il 424 e il 423 ca., prima della sua effimera resurrezione nel periodo 423-418 ca. E, a questo proposito, tornano ora assai interessanti alcune osservazioni formulate a suo tempo e riprese di recente da M. Giuffrida (Leon tini, Catane e Nasso dalla seconda spedizione ateniese al 403, in «tXLas àpii’. Miscellanea di studi classici in onore di E. Manni», Roma 1980, 1137-1156, 1141; EAD., Rapporti tra l’area elima e il Mediterraneo orientale, in «Gli Elimi e l’area elima fino all’inizio della prima guerra punica. Atti del seminario di studi, PalermoContessa Entellina 1989», ASS, S. IV, XIV-XV, 1988-1989, 115-131, 126 sg.), la quale, dopo aver avanzato la plausibile ipotesi che gli esuli democratici di Leontini, cacciati dai Siracusani, si rifugiassero almeno in parte presso i Segestani, suffraga ulteriormente la sua precedente ipotesi richiamando il vivo ricordo dei Focidesi citati in THUC., 6,2, 3 come primi coabitatori, ìnsieme agli Elimi, di Segesta dopo i Troikà: secondo la studiosa, tale ricordo altro non sarebbe che una riattualizzazione della presenza nel territorio di Segesta degli esuli provenienti da Leontini, una città un cui chorion era appunto chiamato Phokaia (Tuuc.,5.4,4) e che col suo nome forse registrava la presenza di genti 330 S.CATALDJ focidesi tra i colonizzaton di Leontini. ‘ Giustamente Dover (HCT, IV, 221). a proposito dell’espressione Toì) XoLTroìJs 6TL vijìcixous’ cx1)TÙ3v, osserva: «arrwv cannot refer to Segesta, since we would should expect oqxw». non del tutto convincente lo sforzo di Dover (HCT, IV, 221 sg.) per sostenere contro Roos un’interpretazione diversa (alleanza tra Atene e Leontini), sulla base di osservazioni linguistiche riassumibili in due punti: 1. aòTo5v non sempre è riferito al termine più vicino: 2. KEVWV, palesemente riferito agli Ateniesi nell’espressione KG TV èevwv 5I VCL[ILV, non 5 costituisce di per sé un ostacolo per riferire anche aòTwv agli Ateniesi, anziché ai Leontini, che è il termine etnico più vicino. Infatti, dei passi citati da Dover non mi sembrano congrui, per avvalorare il punto 1., THLJC., 7,25, 9 e ANDOC., 3. 26; per sostenere il punto 2., THUC., 5, 30, 3. Ma se anche i passi addotti da Dover fossero tutti egualmente probanti, non per questo l’interpretazione sopra offerta non sarebbe filologicamente sostenibile. Non sempre in Tucidide il verbo E1 éa0a riferito a via[a (o a òq1aXoL) equivale tout-court al passivo di irouaaa0ai, ossia alla stipulazione formalediun’alleanza(cf.5,22,3;24,2;25, l;27,l;31,l;31,6;40,l;80, 1), bensì può anche indicare una solidarietà d’ armi, «avvenuta» per il solo fatto che i due si sono trovati a combattere da uno stesso lato contro un nemico comune, alla quale poteva precedere, o anche seguire, una stipulazione formale: cf. THUC., 1, 102, 4; 2. 68, 8; 3, 10, 2-3; 6. 75, 3 (dove, con l’espressione KaTà Tip’ èu AdXTÌTOS yevojIévTlv up41ax[av, è fatto riferimento all’alleanza tra Atene e Camarina «avvenuta» per il fatto che gli Ateniesi erano intervenuti nel 427 in aiuto agli «alleati dei Leontini», a fianco dei quali si trovava anche Camarina: cf. THUC., 3, 86, 2-3). 2 Dover (ibid. ) ha senz’altro ragione ad osservare che nella raccoman dazione finale fatta dagli ambasciatori segestani (awcpov 6 ‘ripai 1ETà T(1’ iirroXoilTwv 6 T1 ujq1d<wi’ ?IVT6XEIv Tos’ ZupaKouLois) viene sollecitato un intervento da parte di Atene, e ad inferire di conseguenza che gli alleati ancora superstiti devono qui essere gli alleati di Atene; ma l’insigne studioso compie un’evidente forzatura quando continua: «and this creates a presumption that Toi) 6T1 u4Lc’t)(ou aùwi’ has the same reference, so that aòrcv will be the Athenians». Filologicamente la più immediata interpretazione della precedente espressione Toì)s’ XoiTroÙs’ 6 Ti u Ic’txous aòT(v òLa48e[povTcs’ rimane pur sempre quella di riferire cnni’ ai Leontini appena nominati. Quanto alla frase successiva, che senz’altro fa da pendant logico alla precedente, essa sembra includere fra gli alleati ancora superstiti degli Ateniesi i Segestani stessi, dato che quell’è Ti sembra riferirsi non tanto (o non solo) alla formale alleanza testé stipulata con Atene sotto 1’ arcontato di Antifonte (IG, j3, 11, 1. 3), quanto. sia pure implicitamente, ad un’alleanza più antica di Segesta con Atene. risalente almeno «al tempo di Lachete e della precedente guerra». RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C. 331 E ciò in quanto gli ambasciatori segestani rivendicano anche per se stessi, come alleati dei Leontini «al tempo di Lachete e della precedente guerra», una qualche partecipazione, d a te m p o e d i fatto ad un’(ancora indiretta) alleanza con Atene a sostegno di Leontini, già nel periodo 427-418/7. 12, 82, 7 83, 2. Cf. D. MURATORE, Note sulla seconda spedizione in Sicilia, in «fTXo 4 ‘ Sicilia», a cura di LKeX(.av. Ricerche sulla seconda spedizione ateniese in S. Cataldi, Alessandria 1992, 37-62, 43-52. 15 CHAMBERS-GALLUCCI-SPANOS, art. c.; M. CHAMBERS, The Archon’s j3 11), ZPE, 98, 1993, 171-174, che Naine in the Athens-EgestaAlliance (IG, h a Lzser replica convincentemente alle deboli obiezioni di A. HENRY, Throug j3 1]), ZPE, (I. G. Decree Beam darkly. Space-age Technology and the Egesta 91, 1992, 137-146. Cf. anche le riserve espresse da D. LEWIS, rec. in CR, N. S. XLIII, 1993, 460-461. 16 Cf. S. CATALDI, Note prosopografiche a IG, I 1]: Antifonte, in del suo settantesimo ne occasio in «‘I aTop[Tj. Studi offerti dagli allievi a G. Nenci tavv. LI e LII, Cf. 7-75. 1994,5 a compleanno», a cura di S. Alessandrì, Galatin arconte. dell’ nome il dove alla 1. è particolarmente messo a fuoco Dior’., 12, 83, 1: AEovTi’wv yàp òlTò vpaKoaùJiì K TÌ) nòX€w , - -, upa1) .LETWKLc9.lél)WU Kaì T1p) Tr6XLI) Ka TV aòT(i1) auaTpaévTES KpL1’a1) 1T6IXI1) ci1TOEXì1K6TWi), O’L cPuyci&s cLÙTOò [mss.; ToìJ5 Dindorfj d<ous òl’Tas’ alxyycI’Ets. av 18 discorde comportamento dei Sicani durante la seconda spedizione 5u1 in Sicilia, cf. D. MUSTI, Tradizioni letterarie, Kokalos, XXXIV-XXXV, 19881989, 209-226, 214; P. ANELLO, Gli Eli,ni e le popolazioni “indigene” nella Sicilia occidentale, in «Gli Elimi e l’area elima fino all’inizio della prima guerra punica. Atti del seminario di studi, Palermo-Contessa Entellina 1989», ASS, S. IV, XIV-XV, 1988-1989,55-72,68-69. Sul comportamento dei Siculi in questo periodo, cf. R. VATTUONE, Atene e i Siculi nel 415 a. C. Note a Thuc. VI, 88, 4, RSA, IX. 1979, 1-9. Per altri dati sul comportamento favorevole di alcuni Siculi dell’isola nei riguardi di Atene e delle città calcidesi nel corso del V secolo, cf. 5. CATALDI, La spedizione di Diotimo in Italia e i LKEXo[, RFIC, CXVII, 1989, 129-180, 146 n. 1; ID., o. c., 150 sg. n. 195. 19 DIoD., 12, 83,2: JTEp’L òè TO1)TW1) KOL1’OXO’yqadjn)vOL éOt’iaiv ots ‘AOÌ1vai.ou lTpOoXaBécYOaL auvØpòvaav [mss.; éTrEI.UhJav Trpòs ‘EyeaTa[o1s ‘AOva.ovs, a. àLOVTES Posti Ko1Uj 1Tpéaf3E1 lèl) OT]O1cYaL Tats 1TÒXEaI.v Tà òè GUyKaTEaKEUdaEIJ’ mss., dai tràdita lezione eto la KaTà ZLKEX(xtv lTp&flLcLTa. Accolgo e interpr anziché l’ovvio ma non giustificato emendamento, quasi una lectiofacilior, avanzata da Post. 20 Sull’identità di Archedemo e di Eufemo e i rispettivi orientamenti politici, cf. 5. CATALDI, I proponenti del trattato tra Atene e Segesta e le aùmv d&Koupva1s’, 1TGy’yELXCl41EVO1 S. CATALDI 332 correnti politiche ateniesi, Kokalos, XXXVIII, 1992, 3-3 1. 216, 1, 1: TOO S’aéTOt3 XELIL(1’0S (416/15); cf. 6,6, 3-7, 1. 22 TrapayEl’o1 ft’wv O1’il) E S’ 6 1 T ‘AOL’a TUil! TrpO3EwL’, Ka T(5V S t1) AEOI’TLV(uI) TÌ1 avy’yéL’Elat) TrpOcEpOIIv(Jt’ KU T)U 1TPOU P 1 XOUO TYC TO) av1axiav, T6j1) 6’ ‘EyEcYTa(Wl) i1TOYYEXXOII6VWV XP IciT(LW TE 1TX1)OOS 8LcYE1v EiS TÒV T6XEIO1) Ka avjILaaELI’ KaTà T0I’ upaKoa[wv, ÒOE TOi ‘AOivaio KTrlj14sat T1L’6 Tà KaTà T1V 1RcYO1) Ka’1 23 ToiS miv àpc3TwL’ dv6piii’ KOì 6LaaKJaoOaL ‘EyEaTa{ovS. 6, 6. 2-3. 24671 Si noti in DIoD., 12, 83,3 l’uso del futuro nell’espressione cY4ItIaXÌaE1L’ 25 Cf. MURATORE, art. c.. 50. KaT6 T0L’ ZupaKoo[wv. 26 Dion., 12, 82, 7. 27 DIOD., 12, 83, 1. 28 THUC., 6, 6, 2: ‘X0N KUTEip-yOv O’L CfùTOi)S >EXVOéL’TO TLI TOXI4J upaKoaLovS KUL KaTà TrayòtIEt’o1 )/1) Kc0 KaTà OdXaacyav. 29 Un analogo, ma non del tutto soddisfacente tentativo di armonizzare i dati epigrafici con quelli letterari, fu compiuto da R. VATTUONE, Gli accordifra Atene e Segesta alla vigilia della spedizione in Sicilia del 415 a. C., RSA, IV, 1974, 23-53; ID., Logoi e storia in Tucidide. Contributo allo studio della spedizione ateniese in Sicilia del 415 a. C., Bologna 1978,54 sg.. 84 sg., 119 sg. 30 THUC., 6, 6, 1. Accolgo (con ALESSANDRÌ, art. c., 43) questa lezione riportata da gran parte dei mss., anziché quella TpoyeyEv it’os’ dei mss. E G, M, preferita da Dover (HCT, IV, 220). Per il tema della Yyy6VELO in Tucidide, vd. O. CURTY, La norion de laparenMchezThucydide. MH, LI, 1994. 193197. 31 Cf. ora, in generale, J. P. SICKINGER, Inscriptions and Archives in ClassicaiAthens, Historia, XLIII, 1994, 286-296, 294-295. cf A. E. RAUBITSCHEK. Athens and Halikyai, TAPhA, LXXV, 1944. 32 10-14, 13. Per una fotografia totale di IG, j3, 12 (un piccolo frammento in cui sono inclusi i resti delle ultime due linee di FG. j3 11), da cui risulta palmare la differenza di scrittura con la precedente iscrizione. cf. la tav. LIII, annessa , 11 da 3 a questo saggio. Peri caratteri arcaici di IG, j conseguente ‘ortodossa’ datazione del decreto agli anni Cinquanta del V secolo, cf. D. W. BRADEEN M. F. MCGREGOR, The Ailiance with Egesta in Studies in Fifth-C’enturvAttic Epigraphy, Norman 1973, 71-8 1, in part. 77-79; B. D. MERITT, The Alliance between Athens and Egesta, PAPhS. CXXI, 1977. 439-447. Contra, i nume rosi interventi di H. B. Mattingly, dal suo primo articolo al riguardo (The Athenian Coinage Decree, Historia, X, 1961, 148-188, 149, dove l’insigne studioso si poneva per la prima volta la domanda: «It is really true that three barsigma disappears from Attic epigraphy after445 B. C. ?», al suo più recente - , = RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C. 333 (Epigraphy and theAthenian Empire, Historia, XLI, 1992, 129-138). Per i suoi numerosi interventi sul trattato Atene-Segesta, cf. in particolare H. B. MATTINGLY, The Date ofthe Athenian-Egestan Alliance, CPh, LXXVI. 1981, 118-121 (datazione al 421/O); ID., The Alliance ofAthens with Egesta, Chiron, XVI, 1986, 167-170 (datazione al 4 18/7; altri riferimenti in CATALDI, o. c., 71 n. 7). Addirittura nel 462/1, anno dell’arconte K6t’iw, riteneva ancora di poter datare il decreto per i Segestani O. HANSEN, The Date of the Alliance between Athens and Egesta (Nr. 37M.-L.), Hermes. CXVIII, 1990,376-377. Contem poraneamente, S. CAGNAZZI, Tenden.e politiche ad Atene. L’espansione in Sicilia dal 458 al 415 a. C., Bari 1990, 74-75, pensava invece di poter datare l’epigrafe alla data fino ad allora canonica del 458/7, che sarebbe stato tuttavia l’anno di Bwv, arconte attestatoci da Diodoro (11, 79, 1), e non di”AJ3pwL’. arconte attestato in una tarda e meno attendibile lista agonale (IG, 11,5, nr. 971, fr. f, col. lI, 1. 14). Entrambi gli studiosi non hanno, comunque, fatto in tempo a conoscere i risultati tecnologici pubblicati dall’ quipe americana di Chambers, Gallucci e Spanos (art. c.), risultati che, pur essendo noti a P. J. Rhodes (in The C’ambridgeAncient History, V, Cambridge 19922, 53), non ne hanno modifi cato sostanzialmente la ricostruzione storica relativa alle ambizioni dei demo cratici ateniesi fino all’occidente della Sicilia già all’inizio degli anni Cin quanta quando «possibly», sotto I’ arconte Habron, sarebbe stata per la prima volta stipulata l’alleanza tra Atene e Segesta. Per me, che ho visionato personalmente la pietra presso il Museo Epigrafico di Atene nel settembre 1993, non possono ormai sussistere dubbi che la lettura esatta sia ANTII PON EPXE, come d’altronde emerge chiaramente dalla fotografia parziale della I. 3, allegata al presente articolo (tav. LII). Per le possibili implicazioni del l’espressione èvcu ‘AOrlvawt’ sulla bocca di Nicia in THUC.. 6. 13, 2, che non necessariamente comporta Fesistenza di un’alleanza formale tra Atene e Segesta prima del 4 18/7, cf. MURATORE, art. c., 50-53. J. D. SMART, Athens and Egesta, JHS, XCII, 1972, 128-146, 137 sg. Tnuc., 5. 41, 3. Perla complessa e macchinosa procedura di ratifica dei trattati interstatali mediante lo scambio dei giuramenti dopo la loro stipulazione, cf. R. LONIS, La valeurdu serment dans les accords internationaux en Grèce classique, DHA, VI, 1980, 267-286. THUC.. 6, 6, 2: [.LciX1aTa 6’aèToi)S è&pjniaav ‘EyEOTa[COV [TEj Tepov èTnKaXoéIE1’O1,dove ilTe potrebbe 6 Trpéa3eLs Trap&’Tes’ Ka TrpoOui essere la spia che un altro soggetto (gli ambasciatori dei Leontini, come in DIOD., 12, 83, 3) è caduto dal testo o dall’intenzione originaria di Tucidide: si potrebbe qui congetturare qualcosa come ‘E’yEcYTCLWV TE <icaì AEOVTLVWV> rrpéaeis-. Per le varie congetture, cf. DOVER, HCT. IV, 220. 36 THUC., 6, 6, 3: èv Tat’ èKKXflaaL TOXXdK1 XEyÒVTW1’ T6V T ‘EyeaTaLov Rai TLt1) ui’ayopeu6vrwv. In tal modo, ad es., interpreta ANELLO, Segesta e Atene... cit., 79. 334 SCATALDI 38 Così VATTUONE, Gli accordifra Atene e Segesta... cit., 32-35. che mette a confronto THUC., 6, 19, 1 (che fa esplicita menzione degli esuli di Leontini, peroranti come supplici, solo dopo il ritorno degli ambasciatori ateniesi da Segesta nella primavera del 415) con Dion., 12. 83, 3 (che invece pone l’arrivo degli ambasciatori di Segesta e Leontini a perorare un’alleanza c o n t r o Siracusa giànel4l6). Sinotiche—adifferenzadiTHuc.,6, 19, 1 —inlusr., 4,4, 1-2, la condizione di supplici viene attribuita non agli esuli di Leontini, ma ai Catinienses. Cf. BURELLI BERGESE, ari’. c., 63 sg. È possibile, dunque, che accompagnassero gli ambasciatori di Segesta, oltre ai Leontini di cui forse alcuni esuli non solo a Segesta. ma anche nella vicina Calcide (cf. P. R. FRANKE, Leontinische Phygades in Chalkis?, AA, LXXXI, 1966, 395-407) altri ambasciatori inviati dacittàe popoli della Sicilia, come, ad es., i Catanei (IusT.. 4,4, 1-2, se l’originaria notizia trogiana, epitomata da Giustino, è da riferire ad un periodo di poco anteriore alla grande spedizione; cf. ANDOc., 3, 30) e gli Aliciei (su questi ultimi in particolare, cf. CATALDI, Iproponenti... cit., 14-15 e nn. 72-73). L’ attitudine dei Catanei muterà comunque profondamente nell’esta te del 415 all’arrivo della grande armata ateniese, per l’influenza decisiva esercitata in città da persone favorevoli alla causa dei Siracusani (THUC., 6, 50, 3-51, 2). THUC., 6, 8, 1-2; DI0D., 12, 83, 5. 40 Cf. soprattutto il discorso di Nicia in THuc., 6, 9-14, in part. 6, 11, 2: ZLKEXL6crCLL S’diì ioi. SOKOOGLV, C yE l)ì)V 1 T1 ìv aaov RG SE1ì’Ol ÌL1IÌ yEvaOaL, ci dpciav miTl) ZUpaKòcYLoL &rrcp ol ‘EyEYTGIOL j1dXicxTa j±d’ èKoj3oiaLv. Su Niciaprosseno di Siracusa, Dioo.. 13,27,3: cf. J. R. ELLIS, C’ha racters in the Sicilian Expedition, QS, X, 1979, 39-69, 5960. Su Nicia contrario fin dall’inizio alla spedizione in Sicilia, PLUT.. Nic., 12, 3-4; Alc., 18, 1. Il motivo dell’opposizione di Nicia è ben chiarito da THUC., 6, 8,4: «Nicia, che era stato scelto suo malgrado (cìKoiaLoS’) come comandan te, riteneva che la città avesse preso una decisione sbagliata (oÙK òpO e 3ouXeiaOa) e che sotto un pretesto di poco conto e specioso (Trpoqcìael paxE RaI EirrpElTEt) aspirasse in realtà alla conquista dell’intera Sicilia, un’impresa di grande portata». Cf. MURATORE, art. c., 53-62: L. PIccIRILLI, Nicia in Plutarco, AALig, XLVII, 1990, 352-368, in part. 362-363; ID., in Plutarco. Le Vite di Nicia e di Crasso, a cura di M. G. Angeli Bertinelli, C. Carena, M. Manfredini e L. Piccirilli, Milano 1993, XVII-XXI; CATALDI, I proponenti... cit., 19 e 26. THUC., 6. 8, 2. Cf. E. Roos, Textkritisches zu Thukvdides VI 8, 2, Eranos, LIX. 1961, 8-28. 42 THUC., 6,26, 1; PLUT., Nic., 12,6; PLUT., Alc., 18, 3; Dion., 13, 2, 1. Cf. MURATORE, art. e., 61 sg. 4 THUc.,6,1,1; cf34,le4:78,le4,90,2;9l,3.P 3 eripianistrategici di Alcibiade e Lamaco. ben differenti da quello di Nicia, cf. THIJC., 6, 47-49: — — RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C. 335 PLL:T., Nic.. 14,3. Oltre a Piccirilli (Plutarco. Vita di Nicia... cit., 285 sg.). vd. ora anche G. MADER, Rogues’ Conzedv at Segesta (Thucvdides 6, 46): Alcibìades exposed ?. Hermes, CXXI, 1993, 18 1-195. Cf. THUC., 6. 18. 1. Cf. DIOD., 12, 83, 1 e 3. 46 IG, 13, 54. Cf. CATALDI, I prescritti... cit., 72. Ad una reincisione ditali prescritti già negli anni Venti del V secolo pensava invece H. B. MATTINGLY, The Growth ofAthenian Imperialism, Historia, XIII, 1963, 257-273, 272. Ma la datazione con l’arconte, più che eccezionale, è inusitata nei decreti anteriori al 421. come ha sostenuto in più riprese lo stesso Mattingly (Athens and the Western Greeks, in «La circolazione della moneta ateniese in Sicilia e Magna Grecia. Atti del I Convegno del Centro Internazionale di Studi numismatici. Napoli 1967». AIIN, XII-XIV. Suppl., Roma 1969, 201-222, 216-217; In., Athens andEleusis: Sorne new Idea, in «épos. Tribute to B. D. Meritt», edited by D. W. Bradeen and M. F. McGregor, Locust Valley New York 1974. 99109. 101-109). Cf. A. S. HENRY. Archon-Dating in Ffth-Centurv Attic Decrees, Chiron, IX, 1979. 23-30, il quale. dal canto suo, osserva (30) che «archon-dating is regular, but not mandatory, after42 I B. C.». Per la datazione dei decreti IG, j3, 17 e 18, non sotto l’arcontato di Antidoto (45 1/0) ma di Antifonte (418/7), vd. da ultimo CATALDI, Note prosopografiche... cit., 16-18; ID., I proponenti... cit., 3. Si noti che, all’infuori dei prescritti reincisi dei decreti di alleanza con Reggio e Leontini (IG, j3, 53 e 54), non vi è alcun’altra attestazione con il nome dell’arconte e del primo segretario del Consiglio, fuorché nell’intestazione della lista delle spese degli strateghi per la spedizio ne a sostegno di Corcira contro Corinto nel 433/2 (IG, I, 364,11. 1-2), in virtù di un’ epirnachia che per la prima volta era strettamente legata alla prospettiva di un’apertura di un teatro bellico in Occidente (THUC., 1, 36, 1-2; 44, 2-3; DIOD.. 12, 54, 2; cf. CATALDI. o. c., 12 sgg.). Tale doppia datazione, proprio perché sentita come epocale. dovette essere successivamente mutuata dalla lista e aggiunta nei prescritti dei due decreti di alleanza con Reggio e Leontini: e ciò proprio quando. alla vigilia della grande spedizione in Sicilia, la permanente validità di entrambe le alleanze era ormai tutt’altro che sicura o patentemente obsoleta, come nel caso dei Reggini, riluttanti a schierarsi con Atene (THUC., 6,46,2), e dei Leontini, ormai esuli senza patria (THUC., 6, 12, 1; 19, 1). 48 IG, I, Il; 53; 54. Cf. THUC., 3, 86, 2-3; 6, 6, 2; 47; 75, 3; 88, 2. Tnuc., 6, 18, 1 (Alcibiade), rispondendo a Nicia (6, 13, 2), che a sua 49 volta riecheggia il discorso di Ermocrate al Congresso di Gela (4. 61,4). Cf. G. L. COOPER, Alcibiades Criticism ofNicias at Thuc. 6, 18, 1, TAPhA, CIX, 1979, 29-38. ° Basti pensare, per quanto riguarda i barbari, alle alleanze con Inaro. re - 336 S. CATALDI dei Libii (THUC., 1, 104; DIOD., 11, 71, 4-6; 74, 3-6), e con i dinasti cani (cf. R. MEIGGS, The Athenian Empire, Oxford 1972, 118 e 238). 51 STRABO, 6, 2, 1 e 5; PTOL., 3, 4, 2. 52 Ti-wc., 6, 2, 6. Cf. ultimamente P. ANELLO, Rapporti dei Punici con Elitni, Sicani e Greci, Kokalos, XXXVI-XXXVH. 1990-1991, 175-213, in part. 175-201. Sulla politica estera di Cartagine nel VI e V secolo, cf. L. J. SANDERS. Punic Politics in the Fifth Centurv B. C., Historia, XXXVII, 1988, 72-89; P. BARCELÒ. Zurkarthigischen Oberseepolirikiin VI. und V. Jahrhundert v. Chr., Gymnasium, XCVI, 1989, 13-37: L.-M. GUNTHER. Die karthagische Aristokratie und ihre (iberseepolitik im 6. u. 5. Jh. v. Chr., Klio, LXXV, 1993, 76-84. Dioo., 11,86,2:KaTà 6è T11) ZLKEMXLV ‘EyEaTao1s’ Ka AiXvaLois’ 53 VéOTY1 UOXEjIOS lTep’L xùipaS’ TÌ) 1TPÒS’ TC Madp TroTalI(i’ yEVO1ét’flS’ 6 6è ic1xrìs’ ìoupd avk’é3ì1 iToXXoòs’ uap’ iqorépois àt’aipeOì)vw. Ka XoT11a Xjcn Tàs iìòXus. Solo il codice patmio dà la lezione TfS A1Xu3a[TaS’, mentre gli altri mss. danno AXuSaoLs, corretto in ‘AXLKua[oL da U. Kòhler (Epigraphiscìze Mitteilungen, MDAI(A), IV, 1879, 30-33), aI cui emendamento K. J. Beloch (Sizilisches zu Diodor, Hermes, XXVIII, 1897, 630-634) aggiunse la pur necessaria integrazione <ipòs’ ZE XLL’ovlTLous>. Per la costruzione èvcìi òXE1oS’ con il dativo + rrpò e l’accusativo, che si riscontra costantemente nel testo di Diodoro, mentre non è mai attestatata quella con il doppio dativo senza rrpò e 1’ accusativo, vd. Dion., 11, 52, 1; 78, i (doppio dativo + irpò e l’accusativo); 15, 25, 1; 19,4, 3; 20, 81, 1, dove il dativo (di agente) retto daèvéaTq sembra indicare chi ingaggia le ostilità. Cf., a conferma, Dion., 11, 79, 4: o PwKE1 1EOT1Oa1’To TròXqioL’ 1rpòs’ wpids (cf THUC.. 1, 107, 2); 14, 102, 4: OèEXITp[VWV 6’ dTrooTdl’Twv nòXc1iov 1Tpò aèTo veaTiaavTo (scil. o ‘Pwiatot); 15, 1, 3: T1 6è uoXiou [.1 èI’LaTci{Ievo lTpòS T0òS’ “EXXvag(sciLo’i AaKE6aLIi6L’Lol). La stessa costruzione col dativo + pòs e l’accusativo si riscontra costante mente in Diodoro quando viene usata l’espressione analoga auvéorri uòXe ios’: 2, 34, 2; 11,40, 5 (dativo + ipòs’ e due accusativi); 12, 8, 1; 14, 16, 5; 16, 31, 7; 34, 3; 61, 4; cf. 4, 61, 1. Il doppio dativo per indicare i due contendenti in conflitto è talora attestato con il verbo y(yvolIaL, quando viene in vario modo usata l’espressione TròXEjio èy1’eTo, ma ciò risulta solo nei titoli dei proemi, evidentemente più tardi rispetto al testo e sicuramente non diodorei; così, ad es.. nell’XI e nel XII libro: llrp To) yEVo1l)ou iToXéiov KaTÙ Tì) ZtrrX(ctv ‘EyEaTaLo1 ai A\uBaoi (titolo redatto presumibilmente sulla base del testo già corrotto di Dion., 11, 86, 2, quando era già caduto upòs’ + l’accusativo): ilepi TOli yE1!OII’OU TrOX 10v AaKE6a1iov[ots’ ica ‘AOvaLoi i)Trp T01’ MEYGp WVllÒXElI0 (scil. yéveTo) .kaKe6a1io11o Ka ‘AOrp’aLots’ tnrèp XOXKL6éWV. Ma anche in questo caso, quando in vario modo viene fatto uso dell’espressione TrÒE[1OS’ èyvETo, la costruzione RAPPORTI DI SEGESTA ED ALJCIE CON ATENE NEL V SEC. A. C. 337 unicamente attestata nel testo diodoreo è quella con il dativo + rrpò e l’accusativo(DIoI).. 1.47,6:5,6.4: 12, 37,2:cf.persino I 1,p.,54),cheriflette, evidentemente, il genuino usus scribendi di Diodoro. Sul tormentato passo di DIOD.. 11, 86. 2, cf. recentemente D. MEsTI, La storia di Segesta e di Erice tra il Vie il iii secolo a. C., in «Gli Elimi e l’area elima fino all’inizio della prima guerra punica. Atti del seminario di studi. Palermo-Contessa Entellina 1989», ASS, S. IV, XIV-XV, 1988-1989, 155-171. 160-163, il quale esamina i vari scenari a cui rimandano le diverse letture del testo diodoreo; cf. anche MURATORE, art. c., 44 n. 40 (con bibliografia); ANELLO, Rapporti dei Punici con Elimi... cit., 200-201, con la quale concordo nel ritenere necessaria l’integrazione <rpòs’ Ze vouvT(.0US’>, anche in virtù della sua giusta osser X1aL Tà 1TÒXE is non può che riferirsi alla vazione che Tj 4LXOT1 pi as per il controllo del territorio contiguo e Selinunte lunga rivalità tra Segesta e tra le due città (cf. THUC.. 6. 6, 2; i confini segnava contestato del fiume che vicende e interruzioni, risaliva con alterne che, pur DIOD.. 12, 82, 3-7): rivalità 2-3 (probabilmente da Timeo); cf. 5,9. secolo: DIOD., almeno all’inizio del VI 555 F 1], dove si parla di Elimi e FGrHist. PAUS.. 10. 11, 3 [= ANTI0cH.. Pentatlo e i Capi Lilibeo G. NENCT. Pentatlo (cf. Phonikes combattenti contro ASNP, 10, 11, S. III, XVIII, 1988, 3), 5, 25, 5: e Pachino in Antioco (Paus., Elimi e Phoinikes, d’armi tra solidarietà antica 317-323). Anche per questa all’integrazione rispetto dubbia, <ipòs’ più occorre riconoscere che in di la correzione ‘AX1KUaOLS ALXUilOLS’ ZEXLvouvTouS>, è da considerare proposta da Kòhler, specie se con L. Gallo (Considerazioni sui rapporti elimo punici, in «Atti delle Giornate internaz. di studi sull’area elima, Gibellina 1991», Pisa-Gibellina 1992, 315-340, 322) l’etnico AiXvF3aLois fosse da identificare con Mozia, «il centro a cui era connessa l’area nota già prima del 397 con il nome semitico di Lilibeo»: questo. tuttavia, potrebbe essere un modo un po’ forzoso d’interpretare il testo di Dioo., 22, lO. 4 relativo alla fondazione della polis di Lilibeo da parte dei Cartaginesi al posto di Mozia, catturata da Dionisio il Vecchio nel 397. Ma anche ammesso che l’uso della dizione Lilibei (o Lilibaiti) potesse avere una qualche valenza politica anche per un periodo anteriore al 397. proprio in virtù dei numerosi passi di Diodoro sopra citati a confronto non mi sembra, comunque, che nei Lilibei sia da’ identificare «l’antagonista della polis clima», bensì, piuttosto, il partner dei Segestani, o, a dir meglio, il loro autonomo alleato. Cf. D. M. LEwIs, The Origins of the First Peloponnesian War, in «Classical Contributions. Studies in Honour of M. F. McGregor», Locust Valley-New York 1981, 71-78; A. J. HOLLADAY, The Hellenic Disaster in Egvpt. JHS, CIX, 1989. 176-182. Tnuc., 1, 103.4: cf. Dion., 11,79, 1-2(MegaraePegein mano ateniese 55 a partire dal 458). THuc., 1. 115. 1 con 1, 111.2-3 (Acaia. con Pege, sotto il controllo di Atene fino alla Pace dei Trent’anni e già prima della fallita 338 S.CATALDI spedizione contro Eniade nel 454), Sullo oobpòv [iLaoS allora scoppiato per la prima volta tra Atene e Corinto, che si rinnovò sul finire degli anni Trenta. sempre per la questione megarese e con effetti di larga portata sulla politica occidentale delle due città, cf. CATALDI, o. e., 20 sgg., e ora R. 5. STROUD, Thucydides and Corinth, Chiron, XXIV, 1994, 267-304, 279 sgg. THUC 1, 103, 3. Cf. E. BADIAN, Athens, The Locrians andNaupactus, 56 CQ, N. 5., XL, 1990, 364-3691= ID., From Plataea to Potidaea. Studies in the History and Historiography of the Pentecontaetia, London 1993, 163-1691. THUC.. 1,111,3. 7 58 THUC., 1, 108. 5. Per questi ed altri rilievi. cf. SMART. art. e.. 135. D10D., 11,86.2. 59 60 M.-L., 38, epigrafe dalla datazione incerta, oscillante tra il 450 ca. e il 413. data quest’ultima accolta da W. M. Calder (The inscriptionfrom the Tempie G at Selinus, GRBS Monographs 4, Durham N. C. 1963, 56-62), mentre per una datazione nettamente più alta propende M. T. Manni Piraino (Iscrizioni lapidarie greche del Museo di Palermo, Palermo 1973, nr. 49, 7379, 76 sg., tav. XXIX). Per i suoi caratteri epigrafici, l’iscrizione del tempio G (su tufo) sembra più tarda, ma non di molto, della lex sacra (su piombo e quindi con caratteri più rigidi) pubblicata recentemente e datata, sia pure con una certa approssimazione, nella decade anteriore al 450: cf. M. H. JAMESON-D. R. JORDAN-R. D. KOTANSKY,A LexSacrafrom Selinous. GRBS Monographs 11, Durham N. C. 1993. IX, tavv. 2-5. Per l’esegesi dell’iscrizione del tempio G e il suo significato storico. cf. D. MUSTI, L ‘iscrizione del tempio G di Selinunte, RFIC. CXIII, 1985, 134-157. in part. 53: Io.. Addenduin sull’iscrizione di Selinunte, ibid., 443-445. STRAB0547•cf PLIN.,n.h., 3. 62: VELL. PAT.. 1.4, 1-2. Cf. CATALDI, 61 o. e.. 41e n. 57. 62 PLATO. Alc. 1. 119 a: Pomi.. 126 c, 127 a-d. Cf. E. LEPORE, Elea e l’eredità di Sibari, PP, XXI, 1966. 255-278 [= Io., Colonie greche dell’Oc cidente antico, Firenze 1989, 27-45 1; vd. anche K. RUTTER, Athens and the Western Greeks in the Fifth Century B. C.. in «Kraay Mørkholm Essays. Numismatic Studies in Memory ofC. M. Kraay and O. Mørkholm», Louvain la-Neuve 1989, 245-257, in part. 252. DI0D 12. 8,2; 29, 1; THUC., 7. 1,4. Cf. E. PATS, Storia dell’italia 63 antica e della Sicilia. Torino 1932, 383 sg.; G. MADDOLI. Ducezio e la fondazione di Calatte, AFLP, XV, 1977-1978, 151-156; ID.,il Vie il Vsecolo, in AA. VV., La Sicilia antica, a cura di E. Gabba e G. Vallet. Roma 1980. lI 1, 1-102,67 sg. Debole mi sembra l’obiezione di D. Asheri (Agrigento libera: rivolgimenti interni e problemi costituzionali, Ath. LXXVIII, 1990, 483-501. - 489 n. 17) secondo cui «un Ducezio strumentalizzato da Atene sarebbe divenuto automaticamente un alleato di Agrigento contro il comune nemico». Siracusa. Non è. infatti, necessario pensare ad un’operazione concertata in RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C. 339 maniera apertamente ostile a Siracusa. L’interessamento ateniese, se ci fu, dovette essere comunque implicito e indiretto, fondato com’era, principal mente, sui buoni rapporti delle città calcidesi con i Siculi delle colline e dell’interno, quali sono attestati dal caduceo dei Reggini rinvenuto a Paternò, databile intorno alla metà del V secolo (cf. M. GUARDUCCI, Epigrafia greca, Roma 1970, Il. 461-462; F. CORDANO, (‘Iii erano gli “amici” dei Reggini?, ASMG, N. S. XXI-XXI1I, 1980-1982, 175-179). Per altri dati, cf. CATALDI. o. c.,34en. 24:72en. 12; 150-151 en. l95.Siosservichel’amiciziadiArconida verso Atene doveva essere lungamente provata, perché Atene potesse conce j3, 228). dergli, ai tempi della guerra del Peloponneso, la prossenia (IG, D10D., 12,29,1. 64 D10D., 12, 10-11, su cui G. DE SENSI SESTITO, La fondazione di Sibari 65 Thurii in Diodoro, RIL, CX, 1976, 617-642. 66 Su Siris, cf. D. MusTi, ‘Una città simile a Troia Città troiane da Siri a Lavinio. ArchClass, XXXIII. 1981. 1-26 F ID.. Strabone e la Magna Grecia, Padova 1988, 95-1221; L. MoscATI CASTELNUOVO, Siris. Tradizione storiografica e momenti della storia di una città della Magna Grecia, Bruxelles 1989, 47 sgg.; su Segesta, cf. G. NENCI, Troiani e Focidesi nella Sicilia Occidentale (Thuc., 6. 3, 2; Paus., 5, 2, 5-6), ASNP, 5. III, XVII, 1987, 92 1-933; L. BRACCESI, Gli Elimi e la leggenda troiana, in «Gli Elimi e l’area elima fino all’inizio della prima guerra punica. Atti del seminario di studi, Palermo-Contessa Entellina 1989», ASS, S. TV, XFV-XV, 1988-1989, 107114. Circa le tradizioni troiane relative agli Elimi, potenziate fin dalla metà del V secolo su suggestione degli Ateniesi interessati ad un rapporto anche di carattere diplomatico (e non solo culturale e commerciale), cf. MUSTI, La storia di Segesla e di Erice... cit., 162-163. che pone l’attenzione su una pretenziosa tradizione confluita in Strabone (13, 1. 53, C 608) concernente l’arrivo in Sicilia del troiano Elimo e la sua occupazione di Erice e Lilibeo. Le osservazioni di Musti vanno ovviamente rimodulate alla luce della più recente datazione del trattato tra Atene e Segesta, non al 45 8/7, ma al 418/7. Sui Lilibei (o gli Aliciei ?) quali possibili alleati, forse egemonizzati ma non antagonisti di Segesta in questo periodo, cf. supra, n. 53. 67 HDT., 8, 62, 2; cf. PLUT.. The,n., 32, 2. 68 DIOD., 11. 90, 3; 12, lO, 2 (Sibari III: 453 a. C.). Per Sibari 11(476 a. C.), cf. DI0D., 11,48,4; Schoi. Pind. 01.. 2, 15. 69 Intorno alla metà del V secolo il nome di Zancle sembra essere stato temporaneamente restaurato, probabilmente con l’aiuto di Crotone, a giudicare da una moneta battuta in quest’ultima città con le leggende 9P0 e DA. Infatti la sigla DA. che si ritrova su stateri crotoniati a doppio rilievo col tipo del tripode su entrambi i versi (BMC. Italv. nr. 47). almeno secondo alcuni nurnismatici, sarebbe da svolgere in DANKLAION e potrebbe essere l’espressione di un’alleanza fra Crotone e Zancle, anzi dell’estensione su Zancle dell’egemonia “. 340 SCATALDI crotoniate nel 461/O a. C. Ma la più recente cronologia delle emissioni crotoniati. che pone fra il 450 ed il 440 l’adozione a Crotone della tecnica a doppio rilievo (cf. C. M. KRAAY, Caulonia and South italian Problerns. NC, S. VI. XX, 1960, 53-82; ID., A rchaic and Classical Greek C’oins, London 1976, 170 e 181), se non destituisce di fondamento l’ipotesi, pur messa in dubbio da alcuni, di un’ alleanza fra Crotone e Zancle, costringe comunque a far scendere la presunta intesa politica tra Crotone e Zancle agli anni 450-440. Per dati più completi, cf. De SeNsi SEsTrro, art. e., 52-53 n. 49; N. F. PARISE. Crotone e Temesa. Testimonian ze di una monetazione d’impero, in «Temesa e il suo territorio. Atti del Colloquio, Perugia e Trevi 1981», Taranto 1982, 103-118; S. GARRAFFO, Crotoniensia. Dall’incuso al doppio rilievo, in «Studi per L. Breglia», BNum, III, 1985, nr. 4 Suppi., Roma 1987, 1, 105-117. 70 POLYB., 2,39, 1-5; STRABO. 8, 7, 1, C 384; IAMEL., V. P., 263-264 (per le vicende dei Pitagorici di Crotone, il loro soggiorno a Reggio e la mediazione politico-istituzionale degli Achei della madrepatria per una riconciliazione con Crotone e le altre città achee). DI0D., 12. lO, 4 e 7; 11, 3 (per la presenza di Achei del Peloponneso a Sibari-Turi); 11, 3-4 (per la philia stipulata dalla neofondata Turi con Crotone e l’adozione a Turi della legislazione del cataneseCaronda): cf. ancora ARIST.. Poi., 2, 1274 a23-25;IAMBL., V. P., 33; 129 sg.; 172; 267. Vd. in proposito A. MELE. La Megale Heiiàs pitagorica.’ aspetti politici, economici e sociali, in «Atti del XXI Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Taranto 1981», Taranto 1982. 53-60: ID,, il pitagorismo e le popolazioni anelleniche ditalia, AION (archeol), III, 1981, 61-96. 87 sg. Per altri dati su Caronda, cf. CATALDI, o. c., 158 sg. 71 Cf. THIJC., 6, 46, 2, dove i Reggini sono detti AE0vT(l’wv TE vyyEvE, òi’Ta KR aai’ (agli Ateniesi) ad è1T1Tr)6E[ovs Sull’inter pretazione di questo passo in relazione a quanto è detto in THUC., 3, 86, 2-3. vd. CATALDI, Tucidide... cit.. 181; Io., o. e.. 38-40. 72 Per le fonti relative, cf. la voce Catania, a cura di A. R. MAROTTA D’AGATA, BTCGI, V (1987), 153-177, 153 (Toponomastica, topografia e monumenti). DJ0D., 11,76, 3. 73 Sugli eventi di questi anni. cf. D. ADAMESTEANU. L’ellenizzazione della Sicilia e il momento di Ducezio, Kokalos, VIII, 1962, 167-198; F. P. Rizzo, La repubblica di Siracusa e il momento di Duceio. Palermo 1970, 27 sgg., 99 sgg. IUST., 4,3,4-6, con THUC., 3,86,3 e4, 61,4; cf. ancheIG, I, 291, dove Catane insieme con Reggio, Nasso e alcuni gruppi di Siculi —sembra figurare come contribuente di Atene (per la datazione dell’epigrafe al 427-24 e non al 415/3. cf. AMPOLO, Icontributi... cit., 7). Vd. CATALDI. Tucidide... cit., 184 sg. e n. 7, 192; ID., o. c.. 140 sgg. ANDOC., 3, 30, dove l’oratore, in un discorso composto nel 391 sembra 76 — RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C. 341 riecheggiare le parole di Nicia in THuc., 6, 13, 2. Cf. SCUCCIMARRA, Sui cit., 28-29; BURELLI BERGESE, art. c., 69; rapporti tra Atene e Catana MURATORE, art. c., 52 n. 83. Vd. ora, in questo stesso volume, il contributo di L. PICCIRILLI, L’alleanzafra Atene e Segesta e un progetto di pace siracusano, secondo cui la notizia andocidea di un’ambasceria siracusana recatasi ad Atene per proporre un trattato di amicizia e di pace risalirebbe ad una fonte siceliota, opiù esattamente siracusana, e concernerebbe un evento da collocare a conflitto in atto, nell’ estate del 414 [= ID., Per una nuova lettura di due passi andocidei, QS, XL, 1994, 161-168, 161-164]. Ma cf. supra, n. 38. Cf. A. CUTRONI TUSA, Riflessioni sulla monetazione di Segesta edErice, 77 in «‘AlTapXaL Nuove ricerche e studi sulla Magna Grecia e sulla Sicilia antica in onore di P. E. Arias», Pisa 1982, 239-244: EAD., La ,nonetazione dei centri eii,ni nel corso del Vsecolo, in «Gli Elimi e l’areaelimafino all’inizio della prima guerra punica. Atti del seminario di studi, Palermo-Contessa Entellina 1989», ASS. 5. IV, XTV-XV, 1988-1989, 173-201: la studiosa giustamente sottolinea l’influenza e lo stimolo di lungo periodo che dovette essere esercitato progres sivamente da Atene sul modulo, la tipologia e la stessa leggenda delle monete segestane, quali si evidenziano tardivamente nei didrammi e tetradrammi di Segesta ed Erice emessi a partire dal 420-15, e dei quali si constata la propaga zione persino nell’area punica, soprattutto a Mozia e a Panormos. Della medesima studiosa, cf. in questo stesso volume il contributo: Le emissioni frazionarie di argento di Erice, dove si avverte ancora la propensione a datare l’alleanza formale tra Atene e Segesta (IG. j3, 11) al 458/7. Ma, aldilà di ciò, va comunque osservato che la vasta gamma di relazioni economiche e culturali tra Atene e il mondo elimo, innegabilmente accertate almeno fin dagli inizi degli anni Cinquanta, non può facilmente essere avulsa dal graduale e parallelo sviluppo di specifici rapporti politici e diplomatici, anche se solo a partire da una certa epoca questi si formalizzarono, da un lato, in un decreto e giuramento di . Il), dall’altro, nell’emissione di numerali pesanti segestani di 3 alleanza (IG, i chiara impronta filo-ateniese (L. MILDENBERG, Knnon in the Manner ofSegesta, in «Actes du ge Congr. Int. de Numismatique, New York Washington 1973», Paris-Bàle 1976, 113-121). Sulla difficoltà di separare il momento (o aspetto) economico-culturale dal momento (o aspetto ) politico-diplomatico negli ambi gui esordi della politica periclea in Sicilia, cf. ora l’equilibrata presa di posizione di U. FANTASIA, Grano siciliano in Grecia nel Ve IVsecolo, ASNP, S.III, XXIII, 1993, 9-31. in part. 20, con bibliografia anteriore. Tuuc.. 3. 86, 3. Cf. CATALDI, Tucidide... cit.. 18 1-193. THUC., 3. 86, 4: T1js’ [...] O[KE1òTflTo npo4doEL. Una tale motivazione addotta per giustificare l’intervento armato ateniese in Sicilia, ritorna a proposito della seconda spedizione: cf. Tuuc.. 6, 20, 3. dove Nicia, che si dice assai scettico verso questa TrpOdacI paXE[cL KU EòTrpETrE (Tnuc., 6, 8, 4), spera di poter annettersi come alleate almeno Nasso e Catane . - 342 S.CATALDI KaTà Tò AEOVTLVWv u e1’s.Cf.ancheTHuc.,6,44,3:Kca Trpò [TE]TOiJS’ ‘Piyyi’ou X&yous’ iToL1cyavTo, àLotivTES XaXKa òvTas’ XaXKI6EèaIV oa1 AEovT[voi oqOeti’. Su tale sistema, cf. G. NEt’cl, Per una definizione del/area clima, in «Gli Elimi e l’area clima fino all’inizio della prima guerra punica. Atti del seminano di studi, Palermo-Contessa Entellina 1989», ASS, S. IV, XIV-XV, 1988-1989, 21-26. 81 Cf. R. KASSEL C. AUSTIN, Poetae Comici Graeci [= PCG], Berolini Novi Eboraci 1983, IV, 147-157, con bibliografia. 82 tern?inus ante quem per la composizione della commedia è il 429, anno non solo della morte di Pericle ma anche di Senofonte, il figlio di Euripide Meliteus nominato nella commedia (F 58 K.-A.), generale a Potidea nel 430/ 29 (Trrnc., 2, 70, 1) e caduto a Spartolo all’ inizio dell’estate 429 (THUC., 2,79, i e 7; DJ0D., 12,47, 3). Per la possibile data della commedia tra il 431 e il 429, cf. CATALDI, La spedizione di Diotimo... cit., 14 1-142 n. 3; ID., o. c., 139n. 1, con bibliografia. Cf A. G. W000HEAD. Greeklnscriptions, Hesperia, XLVII, 1958, 60; 83 S. ACCAME. Note storiche su epigrafi attiche del Vsecolo, RFIC, LXXX, 1952, 135 [= Io., Scritti minori, Roma 1990, I, 452), i quali, fondandosi sulla presenza nel decreto per gli Aliciei di un tipo di scrittura assai più evoluto rispetto alle lettere arcaiche presenti nel decreto per i Segestani (datato al 458/ 7), pensavano ad un’alleanza tra Atene e Alicie nel 433/2, in connessione con la ristipulazione dei trattati con Reggio e Leontini. Cf. anche K. STROHEKER, Die Karthagergesandtschaft in Athen 406v. Chr., Historia, III, 1954, 166-167 e H. BENGTSON, Die Staatsvertrdge des Altertums, Mùnchen 1962, Il, nr. 174, 93, i quali, dal canto loro, sempre datando il decreto per Segesta al 458/7, ritenevano più plausibile una sua stipulazione ai tempi della c. d. “prima spedizione in Sicilia” guidata da Lachete. Cf. infra, n. 129. 84 Cf. G. BONA. Per un ‘interpretazione di Cratino, in «La polis e il suo teatro/2», acuradiE. Corsini. Padova 1988, 181-211. 85 F. 61 K.- A., PCG, IV, 152: llav&ov(a TÒXEWS’ 3CLcYLXEt / TflS’ t’ Xyoiev, / Kcil KÌVC Ka TrÒXLV f 1 p1cXaKos’, oTaO’ f v Tral(ovaLv. 1 THUC 1.2,5. 86 THUC 2, 17. 1-3; H. W. PARKE D. E. WORMELL, The Delphic Oracle, 87 Il, The Oracular Responses, Oxford 1956, nr. I, dove con G. NENCI. li ‘Pelargico’ (THUC., lI, 17, 2-3; Parke-Wormell, Delphic Oracle, Im. 1) e la ‘zona di rispetto’ nelle città greche arcaiche, in «‘Awapa(.. Nuove ricerche e studi sulla Magna Grecia e sulla Sicilia antica in onore di P. E. Arias», Pisa 1982, 35-43,40 sgg. —è da leggere yais’ iv Tdmy Tò TIeXap-yieòt’ àpIòv àieivov. A questo contesto storico sarebbe da riferire, a mio avviso, l’emen damento proposto da Lampone in IG, I, 78, Il. 54-59, databile alla tarda primavera-inizio estate del 431 a. C.: cf. CATALDI, o. c., 132 sgg. e infra, n. 97. - - — RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C. 343 :Toì ()ÒE lIòi’OL’ oTamcjovTas K&. 8 ..PCG,IV,15l 8 Cf.i1F59K.-A TE OVXOjJ.I’OVS’ TLvà dl)C(L, con THUC., 2, 21, 3: KnTÒ voTcinELs essere volevano che «coloro ytyi’6p.evoi èv TroXXj ipL5l. aav. Quanto a qualcuno» è probabile che il riferimento sia agli homines novi emergenti poco prima della morte di Pericle, cioè a quelli che poi furono chiamati i demagoghi: uomini che, come dice Tucidide (2, 65, 10), alla morte di Pericle si trovarono su un piano di maggiore uguaglianza tra loro e aspiravano ciascuno a prendere il suo posto come primo tra i cittadini. Di costoro, alcuni si erano già resi responsabili di quei processi intentati contro gli amici di Pericle (cf. CATALDI, o. e., 52-54, con fonti e bibliografia), i quali costituirono la fase preliminare di quel giudizio contro Pericle stesso emanato nel 430 (THUC., 2, 65. 3; PLUT., Per., 35,4; DI0D., 12.45,4: cf. PLATO, Gorg.. 516 a) e preparato dal decreto di Dracontide, poi emendato da Agnone (PLUT., Per., 32, 4): non è, tuttavia. da mettere in dubbio che la responsabilità fondamentale, almeno dei processi agli amici di Pericle, sia da addebitare ai KaXo KcìyaOo{ (cf. PLATO, Gorg., 515 e), i quali, comunque, potevano valersi anche di uomini come Cleone, per il quale non mancano indizi di una sua iniziale militanza o convergenza nelle file oligarchiche (PLUT., Mor., 806 f- 807 a). Su Pericle detto nei Cheirones di Cratino «Zeus figlio di Crono e della Discordia», vd. il F 258 K.-A., PCG, IV, 253, su cui cf. V. TAMMARO, Note a Cratino, MC, XIX-XX, 1984/1985, 41-42; B0NA, art. e., 204-205; M. HEATH, Aristophanes andhisRivals, G&R, N. S. XXXVII, 1990, 148. Di Cratino cf. anche il F 73 K.-A., PCG, IV, 159 (dalle Thraittai). Di Teleclide cf. il F 47 K.-A., PCG. VII, 686. Pa 6 6ì 6ià TroXÀLì’ 1LU1) TraLÒtà 1TXLvOOV OT[. xc POLL., 9,98: 89 TÒ1V L, X 6 u KaXEiTCLL 1TXIVOLOV .Iè) TÒ Ka’L èv ypaj4lcLfs’ f)ov 6LaKELIVaS” KaTÒ .frcwv TL31) SÒo 8 t’ E’LS KÒW1)’ 6LflpTfi/v(» 8Ò iicwv KÒLTTÌ TÒxL’fl T1 1TULòLd’ cYTL TrEp1X5EL Toil) ÒÒo qiìwv òiop6wv «Ilav&ot’iÒa, TÒ èTEpéXpOOl’ c’WCXLpEIL’. O0E1) KCL’L KpaT’qJ TTE1TaIKTaI TròXlv, ipi KcL’L iv XÒyoJ.Ev, citoO’ , TrÒXEWS’ aaLXe1) / TjS’ pL(ÒXaKos’ xpòas Cf. in proposito A. MEINEKE. Fragmenta Comicorum Graecorum, Berolini 1839, Il. 45: «Lapides lusorios etiam 3cXous’ dictos fuisse intelligitur ex Diogeniani, Prov.,VII 95... eo igitur fortasse referendum est illud èpLuXcJ5>. ARISTOPH., Ach.,703 sgg.; Vesp.,946-948, e Schol., ad Vesp.,947. Cf. 90 D. KIENAST, Der innenpolitische Kampf in Athen von der Riiekkehr des Thukvdides bis zu Perikles’ Tod. Gymnasium, LX, 1953, 217-221; M. V. MOLITOR, The Third Scholium on Vespae 947, Hermes, CXIV, 1986,306-314. Secondo Platone (Gorg.. 516 a) l’accusa processuale rivolta a Pericle nel 430 fu di KXoTn. cioè di appropriazione indebita di fondi pubblici: cf. Tnvc., 2. 65, 3: PLUT.. Per., 35,4: DJOD., 12. 45,4, dove Pericle appare colpito da una pesante ammenda in denaro. 92 Cf. J. N. DAVIE. Theseus the King in Fifth-Centurv Athens, G&R, XXIX, 1982, 25-34. dove anche si trovano interessanti notazioni sull’equiva i-ra[Covaiv». 344 S. CATALDI lenza monarchia-tirannide. THUC., 2, 14-17, su cui cf. ora P. J. RHODES, Thucydides’ History Il, with Transi. & Comm., Warminster 1988, 199-202: S. HORNBLOWER, A C’ommentarv in Thucydides, i: Books I-Ui, Oxford 1991, 259-271. F 66 K.-A., PCG, IV, 154-155, dove Lampone è detto d’yEpaLKl3TX1, 96 «sacrificatore questuante»; F 62 K.-A., PCG, IV, 152-153: di Lampone si dice che «nessun fiammeggiante voto dei mortali può allontanarlo dal banchetto degli amici», dove l’allusione può essere al decreto di esclusione contro i Megaresi e alle successive decisioni di guerra prese dall’assemblea ateniese: secondo Aristofane (Pax. 605-6 11), con tale decreto Pericle, per sfuggire ai processi intentati contro i suoi amici e Fidia in particolare, «mise fuoco alla città gettandovi una piccola scintilla». Per le altre fonti. cf. G. F. HILL, Sources for Greek History between the Persian and Peloponnesian Wars, new edn. by R. Meiggs and A. Andrewes. Oxford 1951,347. Per la datazione ditale decreto nella primavera del 432 e per i suoi effetti. cf. CATALDI, o. c., 59-63. 1G, i, 78, lI. 4-7,47 sgg., 59-61, su cui CATALDI, o. c., 132-135. Per una 97 datazione di questo decreto (in cui sono ancora nominati gli hieropoioi qualche ) tempo prima del 432/1 (nel quale anno sarebbero da datare sia IG, j3, 32 che IG, j3, 395. dove è fatto riferimento alla commissione degli epistatai la cui nomina è stabilita alle 11. 10-13 di IG, j3, 32), cf. K. CLINTON, The Date of the classical Telesterion atAthens, in «Studies G. E. Mylonas», Athens 1986-1989.11, 254262, il quale adotta la datazione e le considerazioni in precedenza avanzate da M. B. CAVANAUGH, Eleusis and Athens. Documents in Finance, Religion and Politics in the Second Ha lf ofthe Fifth Century B. C., Diss. Ann Arbor, Cornell University 1980. 101-139 (cf. SEG XXXVI. 7, 12, 33). La datazione più comunemente accolta per 1G. j3, 78 è invece quella del 422 ca. Per l’esame dei motivi eleusini presenti nella commedia di Cratino e la loro connessione con il decreto sulle primizie, cf. R. H. TANNER, The parrTL&S of Cratinus and the Eleusinian Tax Decree. CPh, Xl. 1916.65-94, che però data la commedia— come del resto la quasi totalità dei commentatori all’epoca dell’ostracismo di Tucidide di Melesia e preferisce nel F 3 Meineke [= 56 Kock 61 K.-A., PCG, IV, 152] l’impossibile lettura ‘cpoK6XaKos’, tramandata dal codice A, anziché èpLXaKoS’, attestata da tutti gli altri mss. In quest’ottica di stretta connessione di IG, i, 78 con le paiéT1&s’ di Cratino. si può concordare con Th. Bergk (C’ommentationuin de reliquiis comediae Atticae antiquae libri duo, Lipsiae 1838,48) nell’assegnare alle pa1T1òes il F 315 Kock= 352 K.-A.. PCG. IV. 293 (ycLXx[&t KLKXTOKOUO1. OeoL 5i’pe òè KÙ3flXI1’), dove si ha un altro riferimento a Lampone come OòTl1s e 1IàI’TLS’ questuante (cf. il composto àyepa1K143nXs’, tramandatoci da Esichio come appartenente alle paTréT1&s, nel F 66 K.-A.. PCG. IV, 154-155). Forse alla medesima commedia appartiene anche il fr. adespota 321 Kock = 359 K.-A. PCG. IV, 296: Kaip’ L) XPUÒKEP(U a3dKTa K1Xw1’, / 113w, HEXaayIKÒI àpyòE) IaTEòwv. — RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C. 345 9t cronologia della spedicione “periclea “in Sicilia. BSC, XI-XII, Per/a 1946-47, 5-15. Cf. S. CATALDI. Popoli e città del lupo e de/cane in Italia meridionale 99 e in Sicilia tra realtà e immagine, CISA, XVIII. 1992, 72-82, con bibliografia. Cf. ora anche A. DUBOURDIEU, Le chien de Segeste, Kokalos, XXXVIXXXVII, 1990-1991 [1994], 51-83. 2 Oxford 1911, 121; P. R. FRANKE °°Cf. B. V. HEAD, Historia Numnorumn M. HIRMER. Die griechische Miinzen, Miinchen 1964, tav. 60, nr. 175: Scilla con aspetto di cane su un tetradramma d’argento datato 420-415. Per la fertilità del suolo di Agrigento, cf. Dion., 11,25, 5 (al tempo di Terone); DI0D., 13, 81, 4-5 (negli ultimi decenni del V secolo); POLYB.. 9, 27, 10 (da STEPH. Byz., s. v. ‘AKpdyat’Tes”[...] HoX1Lo 8 TÒ1’ rroTaIlòv rai ìp’ Tr6XU’ àTrÒ TÌ)S xpas o’ojidaOcn ‘Arpày ÒLà Tò Eì7EWU). Su Pericle “adunatore di teste vd. di Cratino il F 73 K.-A., PCG. IV. 159 (dalle Tra ittai. ap. PLUT., Per., 13, 9) e il F 258 K. -A., PCG, IV, 253 (dai Cheirones, ap. PLUT.,Per., 3,5). Su Lampone esecutore della politica periclea, cf. CATALDI. o. c., 137 sgg. 102 STEPI-I. Byz.. s. v. ‘AXLKÌ3aL 1T6XLS ZircX[a. OEòToi1To [= IETa KE11IL’rì ‘EvTXXflS rai MXuSa[ov. TÒ FGrHist, 115 F 365]. Erroneamente la secondaparte del lemma ruaia. èOvi ròt’ ‘AXLIcuaio raì ‘AXi e, non è attribuita da Jacoby a all’ubicazion relativa di Stefano Bizantino, si riferisce probabilmente ai tre Chio di storico Teopompo. La menzione dello degli affari di Sicilia trattavano che libri delle Filippiche (XLI-XLIII), e di Dionisio il all’espulsion Vecchio il di Dionisio dall’inizio della tirannide vd. A. D. Teopompo, di siciliani libri Sui 3). Giovane (DI0D.. 16, 71, lI, 1954. Historia. ’ Phi/ippica, Thepomnpus Books of WESTLAKE, The Sicilian Duris, Théopompe, mconnus: historiens PÉDECH, Trois P. 288-307; cf. inoltre Historian, the ON, Theopompus SCHRIMPT G. Phylarque, Paris 1989, 126; Montreal-London-Buffalo 1991, 86-88. Cf. supra, 183-204, il saggio di P. BUTTI DE LIMA, Stefano di Bisanzio e l’area clima. di cui ho avuto modo di leggere il dattiloscritto grazie alla cortesia dell’Autore. I03 36, 3. 4-6. 04 a Lilibeo: SEG XXXIV, 953 (I sec. a. C.); CIL, X, 7248. Per ‘ Titinius Fa&Ltos nome semitico, cf. R. PAYNE SMITH, Thesaurus Syriacus, Oxonii 1879, I, s. v. Gaddi; H. WUTHNOW, Die semitìsche Personennamen, Berlin 1930, s. v. Gaddi; W. BAUMGARTNER, Lesicon in Veteris Testamenti libros. Supplementum, Leiden 1858, s. v. Gaddi; J. K. STARK. Persona! Names in Pa/myrene Jnscriptions, Oxford 1971. s. v. GDY’; F. L. BENZ, Persona! Names in the Phoenician and Punic Inscriptions, Roma 1972, s. v. GD; M. H. SiLVERMAN, Religious Values in the Jewish Proper Names at E/ephantine, Neukirchen Vluyn 1985, s. v. GD. Debbo queste indicazioni alla gentilezza del collega torinese Prof. F. Pennacchietti. e dei dott. J. Curbera e P. Arata - - 346 S.CATALDI Mantovani, cui va il mio grazie più sentito. 105 SThPH. Byz., s. v. ‘AKpàyavTes” TrÒXELS’ 1TVTE. ZIKEX{IXS’, ài-rò yàp oupis [FGrHist, 76 F 59] 5T a TTXEIaTOI TC1I’ ZKCX1KWL’ [>AKEXCiI’ P] TTOEU)L’ K TWL’ 1ToTal1Jl) Ò1)OjlCl4Ol’Tat, ZvpaKomias [Xai’ ‘I iépav ZEXI1’oiii’Ta iccil c1O1vLKOvvTu Kat ‘Epi»cv Ka KcqIIKÒL’ ‘AX1KIaS [corr. Meineke: ‘AXUKÒV PQVA:àXi R]Te KU eépiov [eepd?] aì Ka1apu’aL’, dz Ka v ‘1 TaXa1. KTX. La correzione di Meineke non è del tutto sicura, perché il nome che precede è KaIflK6t’. mentre ‘AXUKÒV che segue. concordemente attestato nella tradizione manoscritta, è proprio il fiume sul quale sorgeva Camico. Comunque, A. Berkel (Stephani Byzantini Gentilicia per epitomen antehac De Urbibus inscripta, Lugduni Batavorum 1688) attribuiva all’epitomatore la responsabilità della confusione creata dalla sostituzione di nomi di città con nomi di fiumi, mentre, dal canto suo, già Ph. Cluverius (Sicilia Antiqua, in J. G. GRAEVIUS P. BURMANNIJS, Thesaurus antiquitaturn et historiaru,n nobilissi,naru,n insularu,n Lugduni Batavorum 1723, 219-220. 229,379-380), in ragione di questa notizia di Stefano Bizantino, aveva postulato l’esistenza di due fiumi di nome Alico, in modo da poter situare Alicie sul fiume omonimo, identificandolo con il Fiume delle Arene. Onde A. Holm (Storia della Sicilia, trad. il., Torino 1896, 1, 80 n. 86, 83), accogliendo la correzione del Meineke. propose di distinguere dall’Halykos/Platani un fiume Halikyai, accettando l’identificazione del Cluverius. Cf. anche K. ZIEGLER, S. V. Lykos nr. 3. RE, XIII 2, 1927,2389-2390; E. MANNI, Geografiafisica e politica della Sicilia antica, Roma 1981, 107 (che colloca Alicie «nel bacino del fiume Grande-Delia»); L. M. HANS, Lvkos und Halykos, Chiron, XII, 1982,211-216, in part.212 n. 14. È qui degno di notache tale informazione, circa le città siciliane che prendevano nomi dai fiumi (in realtà anche da stagni o bagni). provenga da Duride di Samo, che, lungo la linea Filisto-Eforo-Dunde, potrebbe anche essere stata la fonte ultima da cui attinse Pompeo Trogo/Giustino (4, 3. 4 4,3) per narrare la spedizione di Lampone in Sicilia e le due successive grandi spedizioni: cf. BURELLI BERGESE, “Catiniense quoque”... cit., 71-75. 106 Per l’identificazione di Alicie con Salemi, vd. HOLM, o. c., 1,61 e 37; B. PACE, Arte e civiltà della Sicilia antica, Milano 1958, 12, 116; L. PARETI, Sicilia antica, Palermo 1959,72. A Monte Castellazzo di Poggioreale pensava invece D. ADAMESTEANU, Note su alcune vie siceliote dipenetrazione, Kokalos, VIII, 1962, 199 sgg.; ID., s. v. Sicilia. Alicie. EAA, VII (1966), 262. Oggi, gli ulteriori progressi della ricerca archelogica in molteplici siti della zona non ancora identificati con i toponimi antichi, inducono ad una maggiore pruden za, in attesa di una revisione topografica completa dell’intera regione. Cf. la voceAlicie, curata da G. BEJOR. BTCGI. III (1984). 168-171. 107 DIOD., 14, 48, 4-5; 55, 7. Cf. K. ZIEGLER, s. v. Halikyai, RE. VII 2 (1912), 2265-2266. Sull’allargamento del raggio di azione della cultura clima, attestato da 1TOTc1IOU TrapcLppéovTos 4crì. - - RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. c. 347 ceramica di tipo elimo-sicano, a centri come Monte Castellazzo di Poggioreale. Monte lato, Montelepre, Monte Bonifato, Monte Polizzo (a circa 2, 5 1Km. in linea d’aria da Salemi), Monte Marineo, Monte Maranfusa, cf. la bibliografia citata da ANELLO, Gli Eii.ini e le popolazioni “indigene” cit., 62-64. Su questi siti cf. ora l’utile aggiornamento bibliografico redatto da F. FRISONE, Distribu zione delle necropoli in area clima, in Materiali illustrativi delle carte tematiche dell’area clima. Pisa-Gibellina 1994, 18-21. con l’aggiunta, per noi particolar mente interessante, di Mokarta. montagna situata nell’alta valle del Fiume Grande, a circa 5 Km. a S di Salemi e a una ventina di Km. dal mare di Mazara del Vallo, dove sono stati rinvenuti elementi riconducibili alla facies di Cassibile: cf. soprattutto 5. TUSA. Preistoria e protostoria nel territorio degli Eli,ni: la genesi di un ethnos e di una cultura, in «Gli Elimi e l’area elima fino all’inizio della prima guerra punica. Atti del seminario di studi, PalermoContessa Entellina 1989», ASS, S.IV, XIV-XV, 1988-1989,31-54,38 sgg.; G. MANNTNO F. SPATAFORA, Materiale preistorico dal territorio di Salemi, in «Atti delle Giornate Internaz. di Studi sull’Area Elima, Gibellina 1991», Pisa Gibellina 1992, 567-575. Per altri siti con elementi di cultura sicula individuati nella valle del Belice, cf. infra, n. 111. 109 Per l’elimicità di Alicie si pronunziano: F. G. UNGER, Die Z.ahl der Ely,nersttidte, Ph, XXXV, 1876, 210-213, 212: ID., Rò’tnische-punische Vertriige, RhM, XXXVII, 1882, 210 sgg.; con qualche dubbio, E. MANNI, “Indigeni” e colonizzatori nella Sicilia preromana, in «Assimilation et vie résistence à la culture gréco-romaine dans le monde ancien. Travaux du sg.; 183 1976. sti Congrès international d’Études classiques», Paris-Bucure ID., o. c., 178; con sicurezza G. NENCI, Per una definizione dell’area clima... cit., 21 (fondandosi anche sull’assai dubbia integrazione (haXi]rua[ois’ ‘EX[iiois alla 1. 3 di IG, j2 20 [= IG. I, 121, dove com’è evidente dalle fotografie riportate alle tavv. LIII e LIV è tutt’altro che sicuro che l’asta verticale dei resti dell’ultima lettera leggibile, tracciata proprio sul lato sinistro del quadrato in cui era inscritta. debba es sere interpretata come l’inizio di un lambda calcidese, e non piuttosto, e preferibilmente, di un nv): GALLO. Alcune considerazioni cit., 317 sg., 328 n. 3; 5. STORTI, I/problema di Alicie (in questo stesso volume). Alicie è invece sicana per HOLM, o. e., 61, e per E. A. FREEMAN, The History of Sicilvfro,n the eariiest Times. Oxford 1891, I. 122; clima o sicana per ?vIUSTI, La storia di Segesta e Erice... cit., 162 n. 14. DIoD., 14,48,4(397a.C.):ZLKavriL p±v oiiv zr i’ TE s’ Ei)Xa3ol4±Evo 110 TÒ JÒyEOOS Tfi ÒUVÒ4IEWS’ upoaEX(ÒPflaav TOÌ Zuparoa[ois, TL1I) 6 ilXXwv IT6XE 0)1’ 1TEVTE jévov òiieit’at’ L’ T TPÒS’ Kapq6ov{ous’ tX aÒTa & ioav ‘AXKla1 [mss. ‘AyKvpal], oXoG’, AyEaTa, TTdvop±o, “EVTEXXa (città puniche: Solunto e Panormo; città elime: Segesta e, con qualche dubbio, Entella). DI0D., 14, 55, 6-7 (396 a. C.): T o s’ ‘ è’ ... - — — ... — Zi r a vo — TrEiOE KaTaXIT[EÌI’ TàS TrÒXELS KCLT TÒ TrapÒv rai IET’aÙTO 348 S. CATALDI 66 aTpaTEùccrOav àvT T TOÙTWL’ 61Tflyy6XXETO ÒJJEYEiL’ irXiOei X(PC’ 3EXT[ova KCt’ 1TapaTrXTÌoav Ka’L JET6 TV To6 6 1TOX I IOV KaT6XUcRV KaTciELv T065 3ovXoiévou’ Ei Tà5 TrcLTp[6a’. T () v 66 >. I K a I’ ( 1 ÒX{yoi, KaTaTrXayéL’TES I11PTOTE ch’TLXéyovTE 6ICLp1TcLcTO6KYII) iYITÒ Tu1’ aTpaTIwTLv , alxyKaTéOEvTo TOLS’ TcIpaTrXflcxtwS àiOuiiévoi’ Ka fITÒ ‘AXIKUCIIO IOI’UcTfOV. Ò1T G 6 TT1OELV 66 Ka IT ILI)5UL’TES’ 1TP6cY2EIS’ E TÒ 6 T(ut’ KCLPXT6Ot’l’ aTpcLT6lTeòov vaal’ iiTo11aavTo. Cf. ZIEGLER, 5. V. Halikyai, RE... cit., 2266; DOVER, HCT, IV, 412. Per Manni (“Indigeni cit., 184 n. 30), se il primo passo sembra escludere dal novero dei Sicani gli Aliciei. il secondo, «forse corrotto, sembra includere gli Aliciei fra i Sicani contrappo nendoli agli òXyoi ». Ma proprio l’uso dell’avverbio uapairXioiws’, distinguen do gli Aliciei dal comportamento politico della minoranza dei Sicani e assimi landolo analogicainente a quello della maggioranza, potrebbe far inferire, anche alla luce del passo precedente, che gli Aliciei non fossero stricto sensu Sicani. 11 ‘ THUC ., 7.32, 1:6 Niida’ TpoTvOÒlievoS’ TT6IITrEL 6 mii’ ZLKEXTÌ TOì) Tìlv 6[o6oi.’ oi’Tas’ rai a4[o UIj1 OVS, REL’Tòp1Tr6t TE ‘AXLKvatov Ka 6lXou, 6XX6 o666 TclpÒaeLi” ‘AKpaya1’TvoL yàp 06K 66[Soaav bLu T 6avmiv 666v. Cf. in questo senso ZIEGLER, s. v. Halikvai... cit.. 2265; G. BEJOR, Tucidide 7,32 e le vie Sià ZLKEX6iL’ nel settentrione della Sicilia, ASNP, S. III. 111, 1973, 741-765. che sviluppa l’interpretazione di di A. E. Raubitschek (Athens and Halikyai... cit., 13), secondo cui Tucidide avrebbe voluto indicare nominativamente soltanto le due città alleate più importanti come centri di comunicazione-chiave, rispettivamen te ad oriente (lungo la strada che da Catane s’inoltrava verso l’interno) e ad occidente dell’isola (sulla via che da Segesta portava a Selinunte, Mazara, Lilibeo). Contra. E. MANNI, Su alcune recenti proposte di identificazione di centriantichidella Sicilia, in «Mélanges offerts àJ. Heurgon. L’Italiepréromaine et la Rome républicaine», Rome 1976,610-611, per il quale non si può forzare il passo di Tucidide fino ad includere Alicie fra le città dei Siculi. Ma che Alicie fosse una città, se non sicula, almeno sorgente in una zona occidentale della Sicilia abitata o controllata dai Siculi. si potrebbe anche inferire. per esclusione, dalla stessa notizia di Stefano Bizantino, che, citando Teopompo. dà Alicie come TÒXL ZLKE,\JaS’ (cf. supra, n. 99). Infatti, delle sette città della Sicilia citate in StefanodaTeopompo(FGrHist 11SF 189; 190: 196:197: 198; 365;371),quelle sicane (MLOKEpcv TÒXIS’ ZLKGT’(as’ e ‘1v6bpa Ziraviii’ TÒX1 [= FGrJ-Iist 11SF 198 e 371 J) sono ben distinte dalle altre, delle quali tre sono dette TÒXIs lKEXiaS’ (Lxn’[a. “lirrro’, ‘AXIKòGL [= FGrHist 115 FF 190, 197. 365]). un’altra. TaXap[a, è detta TTÒXLS’ >vpaKoaLjv (= FGrHist 11SF 196), mentre un ultimo sito, MEpoÒaIov detto nei mss. semplicemente xwpov, ii 8EéTronro (= FGrfIist 115 F 189 ) dovrebbe essere inteso come xpiov upaK0a(w>. anziché ZLKEX[aS>. che è un’integrazione erronea di Berkel. VTpa6VTE l6 rLus’ pi rwXtiowai 6LEXOEI’ 61a4pcrwaL iiXÀ — — yàp TOì)S’ a1,Toì) TOXEIilOUS’, RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C. 349 se è vero che esso distava solo settanta stadi da Siracusa. Onde, da tale lista di città siciliane elencate da Stefano citando Teopompo, si potrebbe forse inferire che lo storico di Chio, nel narrare le imprese di Dionisio il Vecchio negli anni 397/6, distinguesse le città facenti parte integrante dello Stato di Siracusa (Talaria e Merousion), le città sicule della parte orientale (Xifonia e Hippos) e le città sicane (Miskera e Indara), alle quali ultime potrebbe essere stata accostata, per la sua ubicazione occidentale e forse anche per il suo atteggiamen to politico la città di Alicie, che però non è detta da Teopompo come le altre città occidentali rr6Xi Z1Kavias o ZLKaviT’, bensì nòXis Z1KEX(.aS, ossia specificamente e più pregnantemente, con un uso analogo o anche ricalcato su quello di THUC., 7,32, 1— «città della Sikelìa», ovverosia sorgente in un territorio ro ancora occupato o controllato dai Siculi. D’altronde, che i Siculi raggiungesse del valle della centri grandi dei occidentali con la valle del Belice posizioni più Platani interessati alla cultura di 5. Angelo Muxaro e di Polizzello. non dovrebbe stupire se centri siculi si sono rinvenuti, per es., a Partanna e a 5. Margherita sul Belice, e se elementi della cultura di Pantalica si sono ritrovati nelle vallate gravitanti sul Belice, per es. a Monte Adranone: anche per questo non è da escludere che l’occidentale Halikyai. sia pure presumibilmente intrisa di cultura materiale elimo-sicana, potesse ancora essere considerata come una delle città dei Siculi da fonti autorevoli del Ve IV secolo, come Tucidide e Teopompo. Per Partanna, cf. G. MANNINO. Le necropoli e le tombe preistoriche del Palermitano. Ubicazione e stato attuale dei monumenti, AAPa1, 5. V. Il, 1981-1982. 583617;S. TusA, Partanna nella preistoria dell’area mediterranea, Palermo 1989; 39. Per 5. ID., Preistoria e protostoria nel territorio degli Elimi... cit., Siculi, Sicani, Sicilia. della zioni Le popola Margherita Belice, cf. V. LA ROSA, CAMERATA R. 42; 1989, , Milano parens m Elimi, in Italia omnium terraru SCOVAZZO, in «Atti della TI riunione scientifica della Scuola di Perfezionamento in Archeologia Classica dell’ Università di Catania», CASA, XVII, 1978,67-69; ali e documenti EAD., Ricerche nel territorio di 5. Margherita Belice. Materi La Colonizaciòn Z, DOMINGIJE A. 128-155; inediti, Kokalos, XXIV, 1978, a: Interacci6n Arcaic Sicilia la en inicos nasyPi Griega en Sicilia. Griegos, Ind(ge DE MIRO, E. cf. Adranone, Monte Per sg. yAculturaciòn, Oxford 1989,11,406 E. DE 180-185; 1967, XIII, Kokalos, greca, età M. Adranone, antico centro di Sicilia tà della antichi alle a endenz della ità soprint MIRO E. FIORENTINI, L’attiv centro-meridionale negli anni 1968-1972, Kokalos. XVIII-XIX, 1972-1973, 228-250, in part. 230 e 241-244; IID.,Relazione sull ‘attività della Soprintenden za alle antichità di Agrigento 1972 -1976, Kokalos, XXII-XXIII, 1976-1977, 451-455; G. FIORENTINI. Ricerche archeologiche nella Sicilia centro meridiona le, Kokalos, XXVI-XXVII, 1980-1981. 581 sg.; V. GIusToLIsI, Nakone ed Entella, Palermo 1985, che propone di identificare l’antico centro di M. Adranone con Nakone. 112 Tucidide (6,2, 3), che scrive alla fine del V secolo e verosimilmente — — — - 350 SCATALDI attinge da Antioco, le uniche poleis degli Elimi. quindi tali da poter essere autonomi soggetti politici a livello interstatale, erano Erice e Segesta. o a dir meglio la sola Segesta, a cui il santuario di Erice di fatto apparteneva. Cf. MUsT1, storia di Segesta ed Erice... cit., 158-159. Per un’epoca più tarda, ma forse non posteriore alla fine del IV secolo, giustamente G. Bejor (Città di Sicilia nei decreti di Entella, ASNP, S. III, XII, 1982, 83 8-9) rileva che nelle eccezionali iscrizioni provenienti da Entella Halikyai non compare, nemmeno in quella dei centri che concorrono direttamente al sinecismo di Entella (ossia nella nr. V): potrebbe trattarsi ancora di un’indicazione in negativo per noi interessante, «pericolosa in quanto cx silentio. ma che non può andare del tutto trascurata’>. DIoD 14,48.4-5(397 a. C.); 54,2(396 a. C.: in questo caso, 113 il diverso comportamento di Alicie rispetto a Segesta. ossia la richiesta di alleanza a Dionisio, è meramente opportunistico e imposto dal desiderio di salvarsi dalle conseguenze della disfatta): 55, 4 e 7 (ancora 396 a. C.: questa volta, invece , impossibilitata ad agire è Segesta; Alicie invia a Cartagine un’ambasceria per chiedere aiuto contro Dionisio, proprio a causa della presenza nei dintorn i di Segesta dell’esercito siracusano): DI0D., 22. 10, 2 (277 a. C.: dopo la resa di Selinunte. Alicie e Segesta si consegnano a Pirro): Dioo., 23,5, 1(263/2 a. Alicie passa, insieme a Segesta, ai Romani); Cic., Verr., 2, 2, 166: 2, 3, 13: 9192 (Alicie con Segesta e Centùripe oggetto delle ruberie di Vene e inserita nel novero delle cinque città sinefoedere immunes ac liberae); PL1N., n. h., 3, 91 (Segesta annoverata tra le civitates latinae condicionis, Alicie tra le città sripendiariae ). 114 Tuuc., 7, 24. Thuc., 7, 25, 9; 32,1. 115 16 7,32. 1.Periltestocf.supra,n. 111. ‘ THUC W. KAHRSTEDT, Die Geschichte der Elvrner, WJA. Il. 1947,28-30: E. 7 MANNL. Quattro note filologico-topografiche. 1V Due Halikv ai, ASS, S. IV, Il, 1976, 16-17; 1D.,Alcune recenti proposte di identificazione... cit., 611; ID., o. c.. 178. E questa la vecchia ipotesi avanzata da P. CLUVERIUS, Sicilia Antiqua, 8 “ Leidae 1619, 388, che propose di emendare ‘AX1Kua[ous in ‘A’yupLI’a(o vs. Per le varie lezioni. cf. CLASSEN STEUP, Thukvdides... cit.. VII. 79 n. 119 Per un tentativo di ricostruzione dell’asse viario alla cui estremità occidentale era Alicie. cf. BEJOR, Tucidide 7, 32... cit., 74 1-765, in part. 741743, dove però lo studioso si pronunzia troppo perentoriamente sulla siculità di Alicie, che egli tende a collocare, con Adamesteanu (cf. supra, n. 106), nell’alta valle del Belice sinistro (zona di Poggioreale). 120 THIJC., 6, 94, 3. ri THuc., 6. 62. 122 All’inv erno del 416/5, quando gli Ateniesi erano nei dintorni di Segesta per indagare quali fossero le risorse finanziarie della città (Tnuc., 6, - RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. c. 351 6,3; 7, 1; 46,3-4), pensa Smart (art. c., 133) come «a suitable opportunity» per l’avvio dei negoziati che portarono all’alleanza con Alicie. 123 THUC.. 7, 1,4. Cf. CATALDI. o. c.. 34. 24 i, 228, un’iscrizione del 385/4, che ripubblica un decreto di prossenia ‘ 1G databile tra il 435 e il 415: cf. M. B. WALBANK, Athenian Proxenies of the Ffth C’enturv B. C, Toronto 1978, nr. 66, 354-358. Su Damone, dinasta siculo di Centùripe nel 396 a. C. in lotta contro Dionisio il Vecchio, DI0D., 14, 78, 7. 125 DI0D.. 12. 81, 1; ATHEN.. 5, 2l6f- 217b: JG, i, 86 (trattato traAtene j3, 472.1.20; IG, 1111112. 4960,1. 18. Cf. R. DEVELIN, e Argo dell’estate4l 6); !G, Athenian Officials 684-321 B. C., Cambridge 1989, 146. 126 THUC.. 6, 75. 4. Per il suo discorso a Camarina. THUC.. 6, 8 1-87: cf. CATALDI, Iproponenti... cit.. 17 sgg. 127 Cf. THUC., 5, 4, 1. Per la partecipazione di Eufemo all’ambasceria guidata da Feace. SMART. cui. e., 135-136 n. 55. Sulla sua identità e sequela politica, CATALDI, Iproponenti... cit.. 16 sgg. LL 1-2: U. KÒFILER, EpigraphischeMittheilungen I, MDAI(A), IV, 128 1879, 30-35 (= JG, I, Suppi., 58-59). praeter ‘AOE1’a(oLs quod supplevit Woodhead, Hesperia, XVII, 1948, 59-60. L. 2: ‘AP[XE.LOS’ è1TEaTdTE. exempli gratia proposui (Kokalos, XXXVIII, q16aTpaTO (?) EITrE ..9 1992, 15 n. 73). L. 3: [Kaì. haXL1Kua[o1 i’[ai Smart. iuxta Manni Piraino; h6piot’ Smart; [Kaì haXL]KuaioL ‘EX[iiois] Raubitschek: m441a4a1’ Ka Tà KCXT XOVh/KE(1EV1a 3-4: LL. 4x>Jav KO xavicLxav t’ai Woodhead. d[ÀXos’ s’ Trpòs’ ixi a xIau1’po1vT Raubitschek, Woodhead; KaTdTrep èaT[V ‘EyeaTaois’ hEt àtoi’ Manni Piraino: L. 4: TrpòS’ ‘AO[’cdos’ Woodhead; bè TaiTct est; rusticuni graece m Woodhead, sed hoc supplernentu Ò TÒV 6è hòpKoL’ Manni Piraino; TÒ Òè o4ta.ia TÒÒE Smart. LL. 4-5: 6way[pc1oa[ joi\Ès’ TÒt’ a ms’ ypa4.iaTeiN 6 ms’ t’ei TÒl’ ypaiiaT Kòhler. LL. 5-6: Raubitschek, Woodhead; 6vay[pÒ4eiv 6v Ta1,T61 GT6XEL aELa16va XiOitei 6v h6i] Manni Piraino. L. 6: EO.)I TrEpì. ‘EyeaTa(.ov Tà ‘EyearcÒ.ot’ TrEpì ho hòpt’os’] [t’ai roi 66ioi Raubitschek, Woodhead; 6va’yc’ypai6i’os’ èaTfv Manni Piraino; xavviiax(.a t’ai hòpt’og TrpÒs’ ‘AOEI’aios’ I e. g. propono. 29 Notevole, e per noi particolarmente indicativa di un certo gusto epigrafico di stampo pericleo rinnovatosi alla vigilia della grande spedizione in Sicilia, è la rassomiglianza nella forma delle lettere fra JG. I, 12 (il nostro decreto per Alicie) e una serie di iscrizioni attiche, opera di «a distinctiv Attic Hand» (H. T. WADE-GERY, AUle Inscriptions of the Fifth Centurv. ABSA, XXXIII. 1932-1933, 122-135). Tale mano, che operava con tre diversi scalpelli e forniva dei prodotti epigrafici di grande eleganza, è stata recentemente confermata da H. B. Mattingly (Some Fifth-Centurv Attic Epigraphic Hands, ZPE, 83, 1990, 113-115). Si tratta di iscrizioni le cui datazioni sembrano catalizzarsi, appunto, tra la fine dell’epoca periclea e i primi anni della guerra . . - -- 352 SCATALDI archidamica. Ricordiamo in modo particolare: IG, i, 49, databile al 430 Ca. (ATL TI, tav. XIV); IG, i. 50 (fotogr. in B. D. MERJTT, Attic lnscriptions of the Fiflh Century. The Eleusinians Mysteries. Hesperia. XIV. 1945, 61-133, 90-91), forse dall’Eleusinion di Atene, e JG, 13, 58 (fotogr. in WADE-GERY, Attic Inscriptions... cit., 125, 128. 129), che H. B. Mattingly(Rec. aD. Lewis. Editor. Inscriptiones Graecae AJPh, CV. 1984,340-357,354) suggerisce possano essere due copie di un unico decreto con lo stesso numero di lettere emanato dopo lo scoppio della guerra del Peloponneso, com’è inferibile dalla seconda iscrizio ne; IG, 13, 131, sul vitto perpetuo nel pritaneo, databile per la forma delle lettere (fotogr. in WADE-GERY,AttiC Inscriptions... cit., 124, fig. 11) anch’essa in questo periodo (cf. W. E. THOMPSON, The Date ofthe Prytaneion Decree, PACA, XIII, 1975, 1-8: peri! proponente, cf. M. J. OSBORNE, Rec. a IG, j3, CR. XXXII, 1982, 255-258. 257 [= SEG XXXII, 4]). benché H. B. Mattingly (Athens, Delphi and Eleusis in the Late 420s, PACA, IX, 1966, 6 1-96, 63-65; Some Fijfth-Century Attic Epigraphical Hands... cit., 114) abbia suggerito una data vicina ai Cavalieri di Aristofane: IG. j3, 158. decreto in onore di un cittadino di Corinto, databile intorno al 430 (fotogr. in WADE-GERY, Attic Inscriptions... cit., 132, fig. 15); IG, j3, 187, un frammento epigrafico con bellissime lettere, che può essere datato anch’esso al 430 ca (fotogr. inD. M. LEwIs. Greeklnscriptionsfro,n the Athenian Agora, Hesperia. XLIV. 1975, 379-395, tav. 85, 1); IG. j3, 255, decreto per i sacrifici in onore di certi dei ed eroi venerati a Calcide, alcuni dei quali con valenza occidentale (Xuto, Apollo Pizio, Ninfe. Acheloo). datato al 430 ca. (fotogr. in G. A. PAPABASILEIOU, ‘ETr1ypacaì. K XaXK(òoS. 1. ‘I EpÒS N6io, ‘ApX. ‘E4)., 1902, 30-40, 29-30). Inoltre, particolarmente impressio nante è la rassomiglianza tra le forme delle lettere di IG, j3, 12 (la nostra iscrizione di Alicie in comuni lettere attiche) e quelle elegantissime di JG, 12, 944 [= Agora XVII, 17 = IG, i, 1180], la cui datazione oscilla tra il 431 (C. W. CLAIRMONT, New Light on Some PublicAthenian Docurnents ofthe 5th and4th Century, ZPE, 36, 1979, 123-130; ID., Patrios Nonios, Oxford 1983. 1. nr. 43, 178-180; lI, tavv. 56-57 e 63) e il 435 Ca. (cf. recentemente W. K. PRITCHETr. The Greek State at War, Berkeley-Los Angeles-London 1985, IV, 153-158, che, da una parte, accoglie alla 1. 3 la lettura èv [ZLv]6TrEL, ora riproposta da Clairmont grazie al rinvenimento nel Museo del Ceramico di un nuovo frammento, e il ricollegamento con la spedizione pontica di Pericle [PLUT., Per., 20, 1-2]; dall’altra ne respinge la teoria delle «multiple years casualty lists», che portereb be lo studioso francese a datare al 431. anziché al 435, la lista dei caduti in guerra riportata in IG. 12, 944). Infine, è per noi significativo notare che per un impareggiabile conoscitore della forma delle lettere delle epigrafi attiche quale A. Wilhelm (JOEAI, Il, 1899, 221-227, 226-227) era possibile instaurare un confronto tra le lettere dell’attuale JG, j3, 12 (iscrizione perAlicie) e quelle di un altro frammento epigrafico ora andato perduto (IG. 12, 946 = Agora XVII, 18 = IG, i, 1181), che lo stesso Wilhelm brillantemente identificò e restaurò con RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C. 353 l’epigramma dell’Anth. Pa!., 7, 254, datandolo però alla metà circa degli anni Cinquanta, dopo la battaglia di Tanagra (art. c., 226), seguito da numerosi moderni (tra cui, da ultimo, CLAIRMONT, o. c., I, 138-139, nr. 21 c): a torto, tuttavia, dato che l’epigramina può essere messo più cogentemente in relazione con lo scontro di cavalleria avvenuto nel 431 (Tuuc., 2, 22, 2; cf. PAUS., 1. 29, 6), come felicemente già proponeva A. von Domaszewski (Der Staatsfriedhof , 12 è 3 der Athener, SHAW, 1917. 18) ed è ora inferibile dal fatto che IG, I j2, sicuramente da datare dopo il 418/7. Non è detto, comunque, che IG, 946 sia da combinare con IG, j2, 944, come pure si sforzò di dimostrare A. E. Raubitschek (The First Athenian Casualty List of the Peloponnesian War, j2, Hesperia, XII, 1943, 25-27), la cui datazione di IG, 946 al 431 fu comunque accettatata daD. W. Bradeen (Notes on Athenian Casualty Lists ZPE, 34, 1979, 240-246, 244 = SEG XXIX, 60) in una rassegna delle iscrizioni funerarie destinate a far parte del secondo fascicolo di IG, i. Cf. a questo proposito quanto già osservava lo stesso Raubitschek (Athens and Haliìcai... cit.. 14 n. 10): «More recently. IG. j2, 946 has been dated in 431 B. C. (Hesperia, XII. 1943, 25-26), and IO, j2, 20 may belong to the same period». Sulla datazione di IG, 12, 20 j3, 12] Raubitschek evidentemente si sbagliava, ma il suo confronto = IG, formale con un’iscrizione databile al 431 ca. è tuttora da considerare sano. 30 12, 149 = B. D. MERITT. Greek Jnscriptions, Hesperia, XXI, 1952, ‘ 1G, 340-380, 344-346 D. W. BRADEEN M. F. MCGREGOR, Studies in Ffth Century Mdc Epigraphy, Norman 1973, 100-105 (tav. XV), sulla cui lettura della 1. 3, accolta anche in IG, i, 167, cf. quanto osservo nel saggio I proponenti... cit., 22 n. 125, dove—con H. B. Mattingly (The Growth ofAthenian Imperialism... cit., 272 n. 3) propongo di interpretare il nome Eufemo come il nome del proponente del decreto, preceduto dal nome dell’arconte del 420/19 con la ‘AaTxtaXos, anziché come il nome di uno degli stranieri onorati del Argo 12, Atene e tra concessione della prossenia; JG, 96 IG. i, 86 (trattato Century. Ffth the of 417/6; fotogr. dei frr. g ed in MERITT, Attic Inscriptions j3, The Eleusinian Mvsteries... cit., 126, 122 ); IG. 289, lista dei tributi ateniesi del 416/5 (fotogr. in ATL, I, 104; Il. 37). Fu Raubitschek (The FirstAthenian Casualty List... cit., 27 n. 57) a richiamare l’attenzione su queste due iscrizioni, ponendosi sulla scia del Wade-Gery (Attic Jnscriptions... cit., 135), secondo cui 2 75 and 96 «I.G. j [= IG. I, 59 e 86] are very much less dose, but use perhaps the same chisels» delle altre iscrizioni attribuibili alla stessa mano. A convalida di quanto si è suggerito nel testo (un ritorno nella prima metà degli anni Dieci di un tipo di scrittura di moda verso la fine dell’epoca periclea), è qui per noi interessante notare che mentre IG. I, 86 appartiene con sicurezza al 416 (cf. TFWC., 5. 82, 5), IG, i, 59 è invece normalmente datato al 430 ca. 131 Un confronto analogico, ma certo inverso nei comportamenti politici rispetto ad Alicie, potrebbe farsi con Hykkara, che è detta sicana da Tucidide (6,62, 3) e sicula dalla fonte di Diodoro (13, 6, 1). Cf. ANELLO, Gli Elimi e le , - — 354 S.CATALDI popolazioni ‘indigene cit. 68 sg. 132 p, 5. 1. XII, 1283 (= Pack , 1343), e. I, 11. 11-19, comunemente 2 attribuito a Filisto. Cf. B. BOSWORTH, Athens’ First Intervention in Sicilv: Thucvdides and the Sicilia,i Tradition, CQ, N. S. XLII, 1992, 45-55. 53. 33 3, 115, 1 Cf. H. WENTKER, Sizilien undAthen. Die Begegnung ‘ THuc., derattischen Machtmitden Westgriechen, Heidelberg 1956, 113; ALESSANDRÌ, Atene e gli Elimi... cit.. 37. 134 IG, i, 291, su cui AMPOLO. I contributi... cit., 9-11. 35 ADAMESTEANIJ, L’ellenizzazione della Sicilia... cit., 169-174. ‘ Cf. 136 Cf. BEJOR. Tucidide... cit., 744 sgg. 137 Cf. CATALDI. Prospettive occidentali... cit., 34 sgg e 150 sgg. Qui basti ricordare i punti fermi, ricordati dalle fonti: Morgantina era stata conquistata da Ducezio nel 458 (DI0D., 11,78,5) e, come tutte le altre città dei Siculi ad eccezione di Trinakia. era poi caduta nuovamente nelle mani di Siracusa dopo la sconfitta e la morte di Ducezio (DI0D.. 12, 29, 2): Siracusa nella Pace di Gela ne riconobbe la proprietà a Camarina dietro il pagamento di un indennizzo (THUC., 4, 65, 1); Aitna/Inessa era divenuta possesso siracusano nel 461 (DI0D., 11,76,3), mentre la sua acropoli fu invano attaccata nel 426 dagli Ateniesi e dai Siculi loro alleati, che, prima sottomessi con la forza dai Siracusani, se n’erano staccati (THUC., 3, 103, 1): Centùripe, messa e Ibla risultano essere state nelle mani di Siracusa nel 415 (Tnuc.. 6. 94. 3). 138 IUST., 4, 3. 6. 139 THUC,, 2, 9, 2 con 3. 86, 2. Cf. I. MoxoN, Sicilv and Jtaly in the Peloponnesian War, Mnemosyne, 5. IV, XXXVIII, 1980, 288-291, il quale dimostra che nessuna formale alleanza fu stipulata tra Sparta e le città dorizzanti d’Italia e di Sicilia all’inizio della guerra del Peloponneso. Sul Diktat spartano alle città occidentali (THuc., 2, 7, 2), cf. CATALDI, Prospettive occidentali... cit., 120 sgg. 140 THUC., 6, 6. 2. con l’interpretazione offerta supra. 303-304. 141 Cf. CATALDI. o. c., 155-156 e n. 220. THUC 3, 115,2-5; 4,2,2; 65. 3. Sugli orientamenti politici di Lachete 142 e dei tre strateghi Pitodoro Sofocle ed Eurimedonte, che lo sostituirono nell’inverno 426. cf. A. B. WEST. Pericles’ Political Heirs. L lI, CPh, XIX. 1924, 124-146, 145-146 e 201-228: Io., Notes oii certainAthenian Generals of the Year 424-3 B. C., AJPh, XLV, 1924, 151-156. Sugli obiettivi della spedizione nella prima e seconda tse strategica. cf. H. D. WESTLAKE, Athenian Aims in Sicilv. 427-424 B. C.. Historia, IX 1960. 385-402: G. SCUCCIMARRA, Note sulla prima spedizione ateniese in Sicilia (427-424 a. RSA, XV. 1985, 23-52; A. SERVELLO, La prima spedizione ateniese in Sicilia, Magna Graecia. XXIII. 9-10. 1988. 18-20: BOSWORTH, aii. c.. 46-55. 143 T[Juc., 4, 65, 3: 4, 60. 1: 61. 3-4 (discorso di Ermocrate a Gela); ARISTOPH., Eq., 1302-1304, su cui CATALDI, Iproponenti... cit., 23 n. 127. “. . . RAPPORTI DI SEGESTA ED ALICIE CON ATENE NEL V SEC. A. C. 44 355 THVC., 4. 65, 1-2; cf. 4,61, 1-2 e 7. Cf. J. S. OBER, Thucvdides, Pericles and the Strategv of Defense, in «Essays in HonourofC. G. Starr», Lanham 1985, 171-188. , 1343), comunemente 2 146 Sia il papiro fiorentino (P. SI., XII, 1283 = Pack attribuito aFilisto, siaTucidide (3,88; 99; 103,3) ci attestano una serie di sbarchi devastaton effettuati nel 427/6 dalla flotta di Lachete contro la Locride. Giustamente S. Mazzarino (Tucidide e Filisto sulla prima spedizione ateniese in Sicilia, BSC. IV, 1939.23 sgg.) osservavache il secco racconto di auoSaeL offerto dal papiro implica il negativo punto di vista della storiografia siracusana sulla c. d. prima spedizione ateniese. Un’analoga impressione doveva circolare ad Atene negli ambienti vicini a Cleone, soprattutto per quanto concerneva la strategia ritenuta inconcludente di Lachete. la cui figura è adombrata nelle Vespe di Aristofane, laddove si accusa il cane Labes, ossia Lachete, che appare in qua1itàdieiryc>v (vv. 893,899, 1000), diessersi rifugiato, scappando (àuobpcis). in un angolo (Reggio?) e di aver ‘sicilizzato’ un grosso formaggio (vv. 910 sg.); e, ancor più, gli si imputa di aver navigato (TrEpL1TXE&3asj in giro al mortaio, rosicchiando il gesso (ossia i contributi in denaro) dalle città alleate (vv. 924925). Per il processo a Lachete, cf. infra, n. 148. 47 5,4-5. Cf. AMPOLO, GliAteniesielaSicilia... cit., 27; CATALDI, ‘ Tuuc., Iproponenti... cit., 5-9. 17, 19-21. 28-29, e, in questo stesso volume, M. GIANGIuLI0, Atene e la Sicilia occidentale dal 424 al 415. ARIsT0pH Vesp., 964 sgg.; cf. PmLocH., FGrHist 328 F 127; SCHOL. 148 ARISTOPH., Vesp., 240 a. Cf. P. CLOCHÉ. Lesprocès des stratèges athéniens, REA, XXVII, 1927. 97-118, 103; CATALDI, o. c., 156, n. 220; BURELLI BERGESE. art. c., 76 sgg., dove sono riportate altre testimonianze sulla ‘grattugia’. Per un recente tentativo d’interpretazione non in senso storicopolitico degli utensili da cucina citati come testimoni, vd. J. GRIFFITH, The Witnesses at the Trial of the Dog Labes in the Wasps of Aristophanes, in «Festinat Senex. Essays in Greek and Latin Literature and Archaeology», Oxford 1988. 31-35. Sul discusso problema della realtà storica del processo a Lachete. cf. M. MASTROMARCO. Storia di una commedia di Atene, Firenze 1975,55 sgg. e, recentemente, I. MONETE, lipresunto processo contro Lachete, CCC, XIV, 1993,245-253. Su questo argomento ritorno in CISA, XXII, 1996, 37-63. 49 j3, 291, dove, sulla base delle cifre superstiti, i tre gruppi di Siculi, ‘ 1G, distintamente rappresentati (lI. 17. 21, 27). pagano in un caso non meno di 160 talenti e in un altro, presumibilmente, assai di più della cifra tuttora leggibile di Il talenti. Questa suddivisione dei Siculi contribuenti in tre gruppi, potrebbe corrispondere ai Siculi dell’interno (Touc., 3, 115, 1: Tc3v ifvuOev), delle colline (THUC., 4, 25, 9: iJTrèp TCV àKpwv ) e della parte occidentale (Siculi della zona di Alicie: THUC., 7, 32. 1). Il che potrebbe essere confermato dal passo tucidideo immediatamente successivo alla menzione degli Aliciei (7. 145 356 S.CATALDI 32, 2), dove si dice che i Siculi, conformemente alle richieste degli Ateniesi, tesero poi un’imboscata in tre punti diversi (Tplxj). Ma l’avverbio è riportato solo da alcuni codici e potrebbe riferirsi soltanto allo svolgimento tattico dell’agguato, senza implicare necessariamente postazioni di Siculi assai lontane tra loro: cf. BEJOR, Tucidide... cit., 150 DI0D., 12, 83, 1-2. Cf. MURATORE, art. e., 38 sgg. e supra, 303 sgg. 151 CATALDI, Tucidide... cit., 182 -183 n. 4; ID., o. c., 142- 143. 152 Nello stesso senso MADDOLI, Il Vie il Vseeolo... cit., 72. 153 PLUT.. Alc., 17, 1; cf. PLUT.. Per., 20, 4, su cui P. STADTER, A Co,nmentar on Plutarch’s Pericles. Chapell Hill London 1989, 221. È possibile che fonte immediata di Plutarco, almeno nel passo citato della Vita di Aicibiade (al termine di una lunga tradizione storiografica che potrebbe essere stata costituita da Filisto-Eforo-Timeo), fosse Duride di Samo, che si vantava di essere discendente del grande Alcmeonide: potrebbe trattarsi della stessa fonte immediata utilizzata da Pompeo Trogo in IUST., 4, 3, 4 4, 3. Cf. BURELLI BERGESE, art. e., 7 1-75. - - Fotografia to&e di iG, 1. Il. ‘i + 4, i r 4 - t 4 PI e Fotografia pariiale delle prime sei linee di 1(3. l. Il. in cui alla 1. 3 è messo particolarmente a fuoco il oome dellarconte. li t — H TAv. LIII Fotografia totale di IG. j3, 12 (incluse le ultime due linee della sovrastante JG, r. Il). TAV. LIV Fotografia parna]e di JG. I. I 2. in cui è mcsa particolarmente a fuoco la 1. 4.