La Preistoria 4 milioni di anni fa Paleolitico Nelle savane africane circa 4 milioni di anni fa comparve il primo ominide, l’australopiteco. Nel corso del tempo nacquero altre specie di ominidi, sempre più evolute, e si diffusero per il mondo: prima l’Homo Habilis, poi l’Homo Erectus, in seguito l’Homo Sapiens. Infine, circa 150.000 anni fa, comparve l’Homo Sapiens Sapiens, la specie cui appartengono anche gli uomini attuali. A partire dall’Homo Habilis, l’uomo imparò a fabbricarsi degli strumenti per cacciare: lance, mazze e pietre scheggiate. Proprio da questo tipo di lavorazione della pietra deriva il nome “Paleolitico”, che significa “età della pietra vecchia”. Australopiteco Etiopia In questa zona sono avvenuti i maggiori ritrovamenti di Australopiteco e Homo Habilis. A lungo considerato l’“anello mancante” tra le scimmie e l’uomo, l’australopiteco aveva, come il più tardo genere homo, un’andatura bipede e una dieta onnivora; secondo recenti ritrovamenti era anche in grado di fabbricare e utilizzare oggetti rudimentali. Nell’immagine vediamo a confronto, da sinistra, la ricostruzione della spina dorsale di un Australopithecus Afarensis, di un essere umano e, a destra, di uno scimpanzé, nettamente più curva e funzionale a un’andatura quadrumane. Homo Erectus Giava L’Homo Erectus o Pitecanthropus Erectus aveva una capacità cranica notevolmente più sviluppata rispetto ai suoi predecessori ed era in grado di fabbricare ed utilizzare strumenti più raffinati: fu la prima specie a varcare i confini del continente africano, spingendosi fino all’Asia e all’Europa. I primi e più importanti ritrovamenti, come il cranio che vediamo in questa immagine, provengono dall’isola di Giava. Homo Sapiens Neanderthal I resti di una particolare specie di Homo Sapiens sono stati ritrovati verso la metà dell’Ottocento nella valle di Neander, in Germania. L’uomo di Neanderthal, di cui qui vediamo una ricostruzione del volto, è caratterizzato da un alto livello evolutivo. Possiede ormai un alto grado di socialità: è in grado di usare utensili elaborati per la caccia e la sopravvivenza, indossa abiti fatti di pellicce di animali e pratica riti di sepoltura dei defunti. Homo Sapiens Sapiens Cro-Magnon Qui sono stati ritrovati per la prima volta i resti dell’Homo Sapiens Sapiens nel 1868. Originario dell’Africa orientale, l’Homo Sapiens Sapiens ha popolato presto gran parte del mondo. I fossili Come facciamo a conoscere così tanti aspetti della vita preistorica? Come facciamo a conoscere quali specie di animali e piante vissero prima che l’uomo ne avesse memoria? E ancora, come facciamo a collocarli nel tempo, visto che parliamo di migliaia o milioni di anni fa? A tutte queste domande è possibile rispondere con una parola: i fossili. Parlando di fossili si intendono tutte le testimonianze e le tracce di vita risalenti ad epoche geologiche passate (per capirci: quando ritroviamo un vecchio orologio appartenuto al nonno, quello non è un fossile, anche se possiamo dire che è appartenuto ad un’epoca passata, quella della giovinezza del nonno appunto. Dicendo “epoche geologiche” ci si riferisce a epoche della Terra comprese tra le migliaia e i milioni di anni fa). Sono fossili, per esempio, i resti dei dinosauri, le ossa di animali preistorici oggi estinti, gli scheletri di Australopiteco, Homo Habilis, Homo Erectus, ecc.; sono fossili anche le impronte lasciate sul suolo da uomini o animali, le foglie e i tronchi, i piccoli insetti ritrovati nell’ambra, le conchiglie, le piume. Se paragonata al numero enorme di esseri viventi che hanno popolato la Terra, la quantità di fossili che sono stati ritrovati è davvero minima. Questo perché è molto raro che un essere vivente morto si trasformi in fossile, dato che il processo di decomposizione inizia praticamente subito dopo la morte. Occorrono condizioni particolarissime: ad esempio, che il corpo venga immediatamente ricoperto da sabbia, argilla o lava, oppure che venga imprigionato nei ghiacci o nell’ambra. È famoso, ad esempio, il caso dei mammut ritrovati praticamente integri (addirittura con tracce di peli) grazie all’azione immediata del ghiaccio che li circondava. Già, ma come si fa a capire a quale animale appartiene un resto fossile o a ricavare notizie nuove da un ritrovamento? Questo è il compito della paleontologia, una scienza nata nell’Ottocento, che si occupa di studiare la vita e la sua evoluzione nelle epoche passate. Grazie alla tecnologia avanzata che oggi è disponibile, i paleontologi riescono a stabilire in che epoca visse un esemplare, a calcolarne l’età, l’altezza (qualora non sia disponibile tutto lo scheletro), il peso, la forma del corpo, il sesso, il suo modo di camminare, ecc. Inoltre dai fossili è possibile ricavare informazioni sulla storia della Terra. Sappiamo che la vita di certi animali richiede particolari condizioni: gli ippopotami, ad esempio, hanno bisogno di climi caldi, le conchiglie invece vivono in mare. Per esempio: in molte regioni dove oggi non c’è il mare si ritrovano conchiglie. Da questo si deduce che lì, un tempo, c’era il mare. Il ritrovamento di fossili di ippopotami in Europa, invece, fa supporre che in passato qui ci fossero le condizioni adatte per la vita di questo animale. Al fuoco Sembra facile. Ma provateci un po’ voi ad andare in un bosco, magari un po’ umido, e a accendere un fuoco se non avete i fiammiferi. Da qualche parte avrete letto che si possono battere due pietre assieme provocando delle scintille, però, anche ammesso che troviate le pietre adatte, resta il problema del materiale da incendiare e il bosco, come ho detto prima, è un po’ umido. Si possono anche sfregare due legnetti fino a provocare un piccolo incendio però, di solito, l’unica cosa che si ustiona sono i palmi delle mani. Se poi cercate di farlo con un archetto con la corda scoprirete che non avete la corda. Tutto questo per dire che l’uomo primitivo ci ha messo migliaia di anni prima di padroneggiare le tecniche del fuoco e lo ha fatto passando attraverso diverse fasi. La prima è stata quella della conservazione. Si aspettava che qualcosa si incendiasse, di solito a causa di un fulmine, si raccoglievano i tizzoni, e si cercava di conservarli il più a lungo possibile, alimentando in continuazione le braci. Alcune tribù patagoniche lo facevano ancora nel secolo scorso, prima di essere sterminate dai bianchi. E poiché vivevano in barca, avevano anche trovato il modo di trasportare il fuoco, isolando il fondo delle loro canoe di corteccia con della sabbia. Quella del trasporto, del resto, è stata la seconda fase del fuoco anche per gli uomini primitivi. Mentre la sua produzione è faccenda assai più tarda. In realtà non si sa esattamente dove e quando l’uomo primitivo si sia impadronito delle tecniche necessarie: l’unica certezza, finora, sono soltanto le tracce dei primi bracieri, che risalgono a circa 400 mila anni fa. L’uomo di Neanderthal Gli uomini di Neanderthal non hanno mai goduto di una buona stampa. Per anni sono stati descritti come rozzi, pelosi, vagamente scimmieschi nel comportamento, robusti però arretrati. Niente di paragonabile ai Sapiens, meglio armati e meglio organizzati, che infatti ebbero poche difficoltà a sconfiggerli condannandoli all’estinzione. Tutto questo a partire da poche ossa fossili - le prime furono trovate nella valle di Neander, in Germania - e dai resti di qualche attrezzo. Adesso però sappiamo che non è così, perché i nuovi ritrovamenti - e soprattutto i nuovi studi genetici condotti sulle ossa - ci raccontano una storia molto diversa, sviluppata su un lunghissimo arco di tempo: tra i 200 mila e i 40 mila anni fa. Intanto sembra che fossero piuttosto alti, almeno un metro e sessanta i maschi adulti, e poi erano decisamente abili. Avevano anche un cervello più grande del nostro. Infine, proprio come noi, pare avessero caratteristiche diverse a seconda delle zone. In Europa è probabile che molti fossero con i capelli rossi e con gli occhi chiari. Anche la faccenda dell’estinzione non è poi cosi chiara. Se è vero infatti che noi discendiamo dai Sapiens, sembra che i confini tra i Sapiens e i Neanderthal siano molto meno netti di quello che si era pensato un tempo. Sono state infatti trovate tracce di ibridazione tra le due popolazioni, i Neanderthal e i Sapiens, tra gli ottanta e i cinquantamila anni fa. E alcuni studiosi ritengono che nel nostro patrimonio genetico vi sia una parte “Neanderthal”, se così si può dire, variabile tra l’uno e il quattro per cento. 12-10.000 anni fa Mesolitico Circa 10.000 anni fa terminò l’ultima grande glaciazione. Aumentarono le temperature in tutto il mondo e molti esseri viventi furono obbligati a migrare, mentre altri non si adattarono alle nuove condizioni e si estinsero. Anche gli uomini cambiarono il loro stile di vita: si cominciarono a praticare le prime forme di agricoltura e di allevamento. Lascaux La grotta di Lascaux, definita “La cappella Sistina della Preistoria”, presenta un’enorme serie di dipinti rupestri a carattere magico-rituale: l’Homo Sapiens vi raffigurava, con una tecnica di straordinaria efficacia, gli animali che intendeva cacciare, in modo da propiziarne la cattura. In questa immagine vediamo un cavallo trafitto da frecce. Lascaux Tra le nuove specie animali che compaiono con la fine dell’ultima glaciazione troviamo il cervo: in questo graffito a carboncino della grotta di Lascaux vediamo appunto due cervi nell’atto di attraversare un fiume. Con la fine dell’ultima glaciazione, la flora e la fauna subirono grandi cambiamenti: nelle lande dove brucavano bisonti e renne sorsero grandi foreste temperate, in cui vivevano animali più piccoli come il cervo, la volpe, la lepre. 10.000 a.C. Mesopotamia L’uomo comincia a non uccidere immediatamente le sue possibili prede, preferendo allevarle per usufruirne poi in modo più mirato: inizia ad allevare pecore e capre. Allo stesso tempo impara a gestire e sfruttare la crescita di alcune piante quali l’orzo, il frumento e i legumi. Il nome Mesopotamia deriva dalla sua posizione geografica: in greco, infatti, Mesopotamia significa “in mezzo ai fiumi”. Proprio questa fu la fortuna della regione: le piene del Tigri e dell’Eufrate crearono le condizioni ideali per la nascita dell’agricoltura. Le glaciazioni Quando si parla di glaciazioni ci si riferisce a periodi di tempo più o meno lunghi durante i quali la temperatura diminuì in misura notevole e i ghiacci si estesero, arrivando a coprire anche porzioni di terra molto vaste. Il nostro pianeta ha conosciuto quattro principali Ere glaciali, cioè periodi lunghi milioni di anni in cui si alternavano diminuzioni (periodi glaciali) e aumenti (periodi interglaciali) delle temperature. La prima Era glaciale si situa tra gli 800 e i 600 milioni di anni fa e fu probabilmente la più intensa: gli studiosi ritengono che quasi tutta la Terra fosse ricoperta da uno strato di ghiaccio, assomigliando così ad una palla di neve. La seconda durò dai 460 ai 430 milioni di anni fa, la terza dai 350 ai 260 milioni di anni. La quarta, e ultima, iniziò 40 milioni di anni fa, si intensificò attorno ai 3 milioni di anni e terminò circa 10.000 anni fa. In particolare, per quanto riguarda l’ultima glaciazione, sappiamo che la temperatura si abbassò in media di 10-12 gradi (in Europa si raggiungevano abitualmente i 25° sotto zero) e il livello dei mari scese di oltre 100 metri. Così, durante i periodi glaciali, ampie zone di superficie terrestre furono coperte dai ghiacci e molti fondali marini rimasero asciutti. In questo modo, regioni della terra che prima erano divise dal mare si ritrovarono unite: ciò permise agli uomini di spingersi oltre i confini già raggiunti e diffondersi in zone che, diversamente, sarebbero state inaccessibili. Durante i periodi di glaciazione, ad esempio, la punta orientale dell’Asia era unita alla punta occidentale dell’America del Nord: questo consentì ai primi gruppi di uomini di raggiungere l’inesplorato continente americano. Come è facile immaginare, i cambiamenti climatici causarono enormi sconvolgimenti negli habi- tat naturali, testimoniati, in Europa, dal ritrovamento di resti di diverse specie animali oggi scomparse, quali ad esempio i mammut. Gli uomini riuscirono a sopravvivere grazie alle conquiste tecniche - soprattutto la costruzione di strumenti più perfezionati - che aumentarono le possibilità di procurarsi sempre del cibo, e alla scoperta del fuoco, indispensabile per la vita a temperature tanto basse. 8.000 anni fa Neolitico In Mesopotamia inizia quella che gli storici chiamano “rivoluzione agricola”: si diffusero forme avanzate di agricoltura e allevamento, venne inventata l’arte della tessitura, si costruirono i primi aratri e le prime macine, si cominciarono a lavorare la terracotta e la ceramica. Da nomadi, gli uomini diventarono sedentari: nacquero i primi villaggi. Allo stesso tempo si diffuse una nuova tecnica per lavorare la pietra, che procurò un grande progresso tecnologico: la levigazione. La parola Neolitico, infatti, significa “età della pietra nuova”. India Lungo il corso del fiume Indo sono stati ritrovati resti di comunità neolitiche sedentarie. Cina Il Fiume Giallo fu la culla delle civiltà cinesi, che praticavano l’agricoltura e l’allevamento. Questo monile in giada che raffigura un drago avvolto su se stesso testimonia della raffinatezza della cultura neolitica in Cina. Egitto Le piene stagionali del Nilo permettono la nascita di una fiorente agricoltura, fondamentale per il successivo sviluppo del popolo egizio. Questi territori, insieme alla Mesopotamia, formano la “Mezzaluna fertile”. Medio Oriente Un vaso in ceramica decorata proveniente dalla Mesopotamia o dalla Siria: è la testimonianza della preoccupazione estetica e ornamentale delle culture neolitiche: l’arte si svincola dall’obbligo della rappresentazione e della funzione magica per assumere un valore squisitamente decorativo. Stonehenge Messico Il Cromlech di Stonehenge è forse il più suggestivo monumento del periodo di passaggio tra il neolitico e l’età dei metalli: la sua destinazione originaria è ancora oggetto di dibattito, ma fu usato come sito funerario e forse come osservatorio astronomico. In modo del tutto indipendente da quanto succedeva in Africa e in Asia, anche qui si svilupparono comunità sedentarie che praticavano l’agricoltura e l’allevamento. Il villaggio neolitico I primi insediamenti in cui gli uomini vissero in maniera sedentaria risalgono a circa 10.000 anni fa, ai confini tra il Mesolitico e il Neolitico. Ma fu solamente nel Neolitico, grazie alle conquiste tecniche raggiunte in quel periodo, che un numero crescente di uomini (seppure in modo graduale e lento) cominciò a vivere stabilmente in villaggi. All’inizio i villaggi neolitici erano piccoli raggruppamenti di case che riunivano pochi nuclei familiari (qualche decina di persone in tutto). Mano a mano i villaggi crebbero, diventando, nel giro di qualche migliaio di anni, vere e proprie città. I ritrovamenti hanno permesso di capire che gli uomini neolitici costruirono villaggi di forme differenti. Si andava dalle classiche capanne alle palafitte sui fiumi o sui laghi, da piccole case di forma arrotondata ai suggestivi complessi di abitazioni scavate nei sassi di Matera. Fondamentale, in ogni caso, era la facilità dell’approvvigionamento di acqua: quando non c’era una fonte naturale nelle vicinanze, venivano scavati pozzi e costruite cisterne per raccogliere l’acqua piovana. Con l’affermarsi di uno stile di vita sedentario, si crearono le prime nette differenziazioni nella suddivisione del lavoro. Un’occupazione tipicamente femminile, ad esempio, era la tessitura, nata proprio in questo periodo: con l’invenzione del fuso e del telaio, alle donne toccò il compito di realizzare abiti, coperte e tessuti di vario genere. Un altro lavoro che inizialmente spettò alle donne fu la lavorazione della ceramica, con la quale venivano realizzati recipienti per conservare il cibo, vasi, tazze, ciotole. Nel corso del tempo, però, il progresso agricolo garantì un aumento della quantità di cibo e permise ad alcuni uomini di distaccarsi dalle attività di mera sopravvivenza: nacquero i primi artigiani, cioè persone che, per le loro capacità, venivano esonerate dai lavori agricoli e si dedicavano a produrre manufatti per l’intera comunità, la quale in cambio garantiva loro il cibo. I primi artigiani furono vasai e tessitori, mentre in seguito, nell’età dei metalli, assunse grande importanza la figura del fabbro. Un altro fenomeno tipico del villaggi neolitici fu la nascita del baratto tra una comunità e l’altra. La capacità di produrre più del necessario consentì agli uomini di scambiare oggetti e prodotti di cui abbondavano con altri di cui scarseggiavano: chi non praticava la tessitura, ad esempio, poteva ottenere tessuti in cambio di qualcos’altro di cui fosse ricco. Alcuni tra i primi prodotti ad essere barattati, oltre a quelli alimentari, furono l’ossidiana, una pietra dura molto adatta per ricavarne punte taglienti, e il sale, utilissimo per la conservazione del cibo. 4.000 a. C. L’età dei metalli Fra il 4.000 e il 3.000 a.C. l’uomo imparò a lavorare il metallo. Prima riuscì a fondere e modellare il rame, poi capì che unendo rame e stagno si otteneva una lega più resistente, il bronzo. Infine, attorno al 1.200 a.C., imparò come ricavare il ferro dai metalli che lo contenevano. Questi tre passaggi, fondamentali per lo sviluppo delle civiltà, sono stati chiamati rispettivamente “età del rame”, “età del bronzo”, “età del ferro”. 3000 a.C. Bulgaria A partire dal 3000 a.C. nella regione balcanica la lavorazione del rame ha uno sviluppo importante. 3000 a.C. India Anche in India sono avvenuti ritrovamenti di oggetti in ferro lavorato risalenti a poco più di 3000 anni fa. 3000 a.C. Anatolia La lama di un pugnale in rame del III millennio a.C. I più antichi oggetti in rame furono ritrovati in Anatolia. 1200 a.C. Grecia Le prime tracce della lavorazione del ferro in Europa risalgono al periodo chiamato medioevo ellenico, attorno al 1200 a.C. 1200 a.C. Africa Nord-Occidentale L’Africa Nord-Occidentale fu uno dei primi luoghi in cui si comincia a lavorare il ferro, sempre intorno al 1200 a.C. 1200 a.C. Val Camonica Questa incisione rupestre della Val Camonica, risalente all’età del Ferro e raffigurante due guerrieri impegnati in un duello, testimonia l’uso ormai comune di armi in metallo lavorato. Spunti per approfondire Uno dei siti archeologici europei più importanti per quanto riguarda il Paleolitico si trova a Isernia La Pineta, in Molise. Gli archeologi ritengono che i ritrovamenti risalgano a circa 700.000 anni fa. Questo è il sito dello scavo. http://web.unife.it/progetti/isernia-la-pineta/ Gli storici e gli archeologi ritengono che l’uomo primitivo iniziò a praticare le prime forme d’arte (piccole sculture, incisioni, pitture) circa 30.000 anni fa. Le grotte di Lascaux, nella Francia del sud, e le grotte di Altamira, in Spagna, sono due degli esempi più suggestivi. Si tratta di complessi di caverne decorate da forme di arte rupestre (graffiti, pitture parietali), raffiguranti animali, scene di caccia e di vita quotidiana. L’Unesco le ha dichiarate Patrimonio dell’Umanità. Qui i siti ufficiali, dove sono visibili immagini e animazioni delle pitture delle grotte. http://www.lascaux.culture.fr/#/fr/00.xml http://museodealtamira.mcu.es/ Un’altra forma di arte paleolitica è costituita dalle cosiddette “Veneri”. Si tratta di statuette che rappresentano figure femminili dalle forme molto pronunciate. Ne sono state ritrovate numerosissime. Questo sito ne offre un’ampia galleria. http://www.archeologiasperimentale.it/veneri_paleolitiche.htm Una curiosità: lo scrittore Italo Calvino “intervistò” un uomo di Neanderthal per il programma radiofonico Interviste impossibili, trasmesso da Radio Rai nel 1974. Ecco le tre parti di cui è composta l’intervista. http://www.youtube.com/watch?v=HyQGzpZVZPk http://www.youtube.com/watch?v=UX27NED7PTw&feature=related http://www.youtube.com/watch?v=5mMROH2onno&feature=related Consigli cinematografici 2001 Odissea nello spazio, con Keir Dullea, Gary Lockwood, William Sylvester, di Stanley Kubrick, Gran Bretagna, USA, 1968. La guerra del fuoco, con Everett McGill, Ron Perlman, di Jean-Jacques Annaud, Francia, Canada, 1981. 10 000 a.C., con Steven Strait, Camilla Belle, Cliff Curtis, di Roland Emmerich, USA, Nuova Zelanda, 2008.