C A P I TO L O MANISH PARIKH, MICHEL GAGNER ALFONS POMP Diversione biliopancreatica laparoscopica con switch duodenale La diversione biliopancreatica laparoscopica con switch duodenale (DBP-SD) è uno degli interventi attualmente più efficaci in chirurgia bariatrica. Il calo ponderale a breve e lungo termine che si può ottenere con questa procedura è superiore a quello indotto da qualsiasi altro intervento bariatrico. La DBP-DS è un’evoluzione della DBP classica, introdotta nel 1979 da Nicola Scopinaro per il trattamento dell’obesità patologica. La DBP di Scopinaro combinava la componente restrittiva con quella malassorbitiva: gastrectomia orizzontale (con tasca gastrica di 200-300 mL) e ansa a Y secondo Roux di 200 cm, con tratto assorbente comune di 50 cm e anastomosi gastroileale (Fig. 9.1) Il dimagrimento indotto dalla DBP secondo Scopinaro era soddisfacente, ma le complicanze a lungo termine (carenze proteiche e vitaminiche, demineralizzazione ossea e ulcere marginali) erano problematiche, in gran parte dovute all’esclusione del piloro e del duodeno prossimale dal canale digerente e alla relativa brevità del tratto assorbente comune. Per ridurre le complicanze della DBP senza inficiare il calo ponderale, Hess e Marceau modificarono indipendentemente la DBP di Scopinaro, introducendo lo switch duodenale e allungando il tratto assorbente comune. Lo “switch duodenale”, descritto inizialmente dal gruppo di DeMeester, era una duodenodigiunostomia sovrapapillare secondo Roux, usata per trattare la gastrite da reflusso biliare senza creare uno stato ulcerogenico né rallentare lo svuotamento gastrico. Questi autori osservarono che la conservazione del duodeno prossimale riduceva l’incidenza di ulcere digiunali. La DBP-SD, come è noto, comprende una sleeve di 150-200 mL (gastrectomia longitudinale), un’anastomosi duodenoileale e una lunga ansa a Y secondo Roux, con ansa alimentare da 150 cm e tratto assorbente comune da 100 cm (Fig. 9.2). La caratteristica di questo intervento è la riduzione della massa delle cellule parietali con conservazione della piccola curvatura, dell’antro, del piloro, della prima porzione duodenale e dell’innervazione vagale. Questa configurazione migliora la digestione rispetto al precedente intervento, riducendo il rischio di dumping syndrome e di ulcere marginali. Inoltre, spostando l’anastomosi ileoileale 100 cm (anziché 50, come nella DBP classica) a monte della valvola ileocecale, le alterazioni metaboliche e le revisioni chirurgiche per malnutrizione e diarrea sono diventate meno frequenti. La DBP-SD laparoscopica induce nei grandi obesi un dimagrimento equivalente a quello indotto dalla DBP-SD a cielo aperto, ma con i vantaggi della ridotta morbilità propria della chirurgia laparoscopica. I dati sulla DBP-SD laparoscopica sono ancora preliminari, ma è ragionevole ritenere che i vantaggi degli altri interventi bariatrici laparoscopici (riduzione dei tempi di ricovero, del consumo di © 2011 Elsevier Srl. Tutti i diritti riservati. 9 analgesici, delle complicanze della ferita e dei tempi di recupero) si applichino anche in questo caso. INDICAZIONI E CONTROINDICAZIONI CHIRURGICHE Vari studi hanno dimostrato che la chirurgia bariatrica è l’unica strategia efficace per indurre il dimagrimento dei grandi obesi e mantenerlo nel tempo, aumentando così l’aspettativa di vita del paziente. Secondo le linee guida della Consensus Development Conference dei National Institutes of Health (NIH-CDC), la chirurgia bariatrica è indicata nei grandi obesi con indice di massa corporea (BMI) superiore a 40 kg/m2 o con BMI superiore a 35 kg/m2 e gravi comorbilità legate all’obesità. Secondo gli autori però, la DBP-SD non è indicata negli obesi con BMI inferiore a 40 kg/m2, perché causa malassorbimento; gli autori, infatti, operano solo pazienti con BMI superiore a 40 kg/m2. La DBP-SD è particolarmente indicata, invece, nei superobesi (BMI superiore a 50 kg/m2) e nei supersuperobesi (BMI superiore a 60 kg/m2), nei quali è dimostrato che la DBP-SD è più efficace del by-pass gastrico (RYGB). La DBP-SD trova indicazione anche nei pazienti che rifiutano le restrizioni dietetiche e quantitative imposte dal RYGB, poiché lascia al paziente una tasca gastrica molto più ampia. L’intervento potrebbe inoltre essere indicato nei pazienti candidati al by-pass gastrico in terapia cronica con FANS (ad es. affetti da artrite grave). I FANS, infatti, sono gastrolesivi e quindi controindicati sia nel RYGB sia nella DBP, data la fragilità della mucosa della gastroenterostomia. In questi pazienti, la DBP-SD ha il vantaggio di essere meno ulcerogenica. Un’altra indicazione all’intervento è la necessità di controlli gastrici periodici (ad es. infezioni da Helicobacter pylori, gastrite, ulcere, neoplasie e metaplasia intestinale), poiché tutto lo stomaco resta accessibile per la gastroscopia con questo intervento. La conversione alla DBP-SD può trovare indicazione, infine, nei pazienti nei quali altri interventi di chirurgia bariatrica (la gastroplastica verticale, il bendaggio gastrico e il by-pass gastrico) non abbiano dato i risultati sperati. La DBP-SD è controindicata, invece, nei pazienti allettati, nei vegetariani stretti (che devono assumere almeno 80-100 g di proteine al giorno), nei pazienti con gastrectomia pregressa e nei pazienti con malattie infiammatorie croniche intestinali. L’intervento inoltre è controindicato nei pazienti colectomizzati, che hanno la tendenza alla diarrea. Nei grandi obesi con reflusso gastroesofageo grave, il RYGB (un eccellente intervento antireflusso) è più indicato della DBP-SD, anche perché dopo la gastrectomia 77 78 SEZIONE II Stomaco longitudinale diventa impossibile eseguire un intervento antireflusso. Anche l’esofago di Barrett è una controindicazione alla DBPSD; in questi pazienti, infatti, bisogna conservare la grande curvatura, casomai si rendesse necessaria l’esofagectomia. Una possibile alternativa negli ultimi due gruppi di pazienti è il bendaggio gastrico regolabile laparoscopico con switch duodenale, che non prevede la gastrectomia longitudinale. VALUTAZIONE PREOPERATORIA, STUDIO E PREPARAZIONE Oltre a ottenere il nulla osta internistico all’intervento, i pazienti devono essere sottoposti a valutazione psichiatrica e informati da un dietologo/nutrizionista abilitato. L’aderenza alla terapia e alla dieta è essenziale per ridurre il rischio di alterazioni metaboliche dopo la chirurgia bariatrica, specie con la DBP-SD; per questo lo screening e l’informazione dei candidati prima dell’intervento sono essenziali. Gli autori prevedono sempre un’endoscopia per escludere patologie gastroduodenali (ad es. infezione da H. pylori). In caso di infezione da H. pylori, il paziente va trattato prima dell’intervento. Tutti i pazienti sopra i 50 anni devono sottoporsi alla colonscopia. La polisonnografia è utile per valutare l’apnea ostruttiva notturna. Il giorno prima dell’intervento il paziente assume una dieta idrica; la preparazione intestinale non è necessaria. POSIZIONAMENTO DEL PAZIENTE FIGURA 9.1 Diversione biliopancreatica classica secondo Scopinaro: gastrectomia orizzontale, anastomosi gastroileale, lunga ansa a Y secondo Roux con ansa alimentare di 200 cm e tratto comune di 50 cm. E INTRODUZIONE DEI TROCAR FIGURA 9.2 Diversione biliopancreatica laparoscopica con switch duodenale: gastrectomia a sleeve, duodenoileostomia e lunga ansa a Y secondo Roux, con ansa alimentare di 150 cm e tratto comune di 100 cm. FIGURA 9.3 Il paziente è disposto a gambe divaricate, il chirurgo sta in piedi tra le gambe del paziente; il primo assistente (telecamera/divaricatore epatico) si trova a destra del paziente e il secondo assistente a sinistra. Il paziente è in posizione “francese” (gambe divaricate e abdotte, ma non flesse) e assicurato al tavolo operatorio (Fig. 9.3). Il chirurgo opera stando in piedi tra le gambe del paziente; il primo assistente (divaricatore epatico e telecamera) si dispone a destra del paziente e CAPITOLO 9 Diversione biliopancreatica laparoscopica con switch duodenale FIGURA 9.4 Posizione dei trocar. Per l’accesso sottocostale sinistro può essere necessario un Versaport da 5-15 mm, in base al tipo di suturatrice usata per la gastrectomia longitudinale (sleeve). il secondo assistente a sinistra. Gli autori usano tavoli operatori Alphastar con supporti per i piedi. Per questo intervento servono sette trocar (Fig. 9.4). Si accede al cavo peritoneale in aperto, attraverso l’accesso ombelicale. Dopo avere indotto il pneumoperitoneo insufflando CO2 a 15 mmHg, si introduce l’ottica 30° da 10 mm e si esegue la laparoscopia esplorativa. Si inseriscono poi due trocar da 10 mm, uno in epigastrio sinistro, in posizione paramediana, e l’altro sotto l’arcata costale destra lungo l’emiclaveare (per il divaricatore epatico). Si inseriscono quindi i due accessi da 5 e 12 mm, uno in posizione sottoxifoidea e l’altro lungo l’emiclaveare sinistra, 4 dita circa al di sotto dell’arcata costale. L’accesso sottocostale sinistro può essere da 5-15 mm, in base alla suturatrice usata per la gastrectomia longitudinale. Un accesso da 5 mm si posiziona lungo l’ascellare anteriore sinistra, lateralmente all’accesso da 5-12 mm. Infine si posiziona l’accesso da 5-15 mm lungo l’emiclaveare destra, subito sopra l’ombelico. Si collega un secondo insufflatore per facilitare il mantenimento del pneumoperitoneo, qualora sia necessario usare l’aspiratore. TECNICA OPERATORIA Gastrectomia longitudinale Gli autori preferiscono iniziare con la sleeve (gastrectomia longitudinale) piuttosto che con l’ileoileostomia distale, perché alcuni pazienti non tollerano il pneumoperitoneo e occorre pertanto abbreviare i tempi dell’intervento. In questi casi, si esegue solo la gastrectomia longitudinale, intervento efficace di per sé, senza compromettere le condizioni del paziente. Qualche mese dopo (ottenuto un dimagrimento significativo), il paziente può far ritorno in sala operatoria per completare l’intervento con lo switch duodenale. Si dispone il paziente in anti-Trendelenburg inclinata, con il tavolo operatorio inclinato con il lato destro in basso per esporre la giunzione esofagogastrica. Si introduce in addome il laparoscopio attraverso il trocar paramediano da 10 mm in epigastrio sinistro. Se lo stomaco è disteso, l’anestesista lo decomprime con un sondino orogastrico (OG), che viene rimosso subito dopo la decompressione. Con un divaricatore epatico a ventaglio da 10 mm inserito nell’accesso sottocostale destro, si sposta anteriormente il fegato, espo- 79 nendo tutto lo stomaco e la giunzione esofagogastrica. Il chirurgo usa l’accesso sottoxifoideo e quello sottocostale sinistro da 5-12 mm. Con una pinza intestinale inserita nell’accesso laterale sinistro da 5 mm, il secondo assistente sposta di lato l’omento. Con il bisturi a ultrasuoni si inizia a liberare il tratto distale della grande curva gastrica, sezionando i rami dell’arteria gastroepiploica in prossimità della parete gastrica. È importante fare attenzione a non ledere i vasi gastroepiploici, onde evitare emorragie omentali che oscurerebbero i piani di dissezione. Si devascolarizza la grande curvatura fino al pilastro sinistro. Il secondo assistente sposta frequentemente la pinza più in alto per allontanare il più possibile l’omento. Con il procedere della dissezione in direzione della milza e del pilastro sinistro, l’esposizione diventa difficile, specie nei soggetti di sesso maschile con parete addominale spessa e abbondante grasso mesenteriale. Il secondo assistente afferra con una pinza le pliche laterali dell’omento (al centro del legamento gastrosplenico), spostandolo verso la milza. Per aumentare l’esposizione si possono eseguire varie manovre: aumentare temporaneamente la pressione del pneumoperitoneo a 20 mmHg, aumentare al massimo l’inclinazione in anti-Trendelenburg, accentuare l’inclinazione a destra del paziente e mantenere una curarizzazione adeguata. Si sezionano i legamenti posteriori che uniscono lo stomaco al pancreas, prestando attenzione a non ledere l’arteria splenica. Per esporre questi legamenti, il secondo assistente afferra con la pinza la regione posteriore del fondo gastrico, spostandolo verso la spalla destra del paziente. La mancata sezione dei legamenti posteriori aumenta il rischio di lacerazioni ed emorragie durante la sutura. Il chirurgo, però, deve fare attenzione in prossimità della piccola curvatura, perché la sleeve gastrica è irrorata solo dai vasi della piccola curva. Si solleva lo stomaco in avanti e si visualizza il pilastro sinistro. Si sezionano i legamenti che uniscono lo stomaco al diaframma. Si asporta il grasso perigastrico anteriore, subito a sinistra della giunzione esofagogastrica, per ridurre al minimo il tessuto da comprimere tra le ganasce della suturatrice. Il chirurgo deve evitare di sezionare i tessuti a destra della giunzione esofagogastrica per non ledere il nervo vago. Se è presente un’ernia iatale, questa va ridotta e riparata; le ernie misconosciute del fondo gastrico possono inficiare la gastrectomia longitudinale (la sleeve risulta troppo grande e non si verifica il calo ponderale). Si libera poi la grande curva gastrica distalmente fino a un punto situato 2 cm oltre il piloro. Il secondo assistente sposta la grande curva in avanti e verso la spalla destra del paziente. Il chirurgo, con la pinza manovrata dalla mano sinistra (introdotta attraverso l’accesso sull’emiclaveare destra), sposta in basso il grasso del legamento gastrocolico. Con il bisturi a ultrasuoni manovrato dalla mano destra, il chirurgo seziona il resto del legamento gastrocolico, tra l’antro e l’arcata gastroepiploica. Il chirurgo deve prestare attenzione a evitare lesioni e ustioni dell’antro gastrico, specialmente durante la dissezione della faccia posteriore, dato che l’antro è di importanza vitale per lo svuotamento gastrico. Con una sonda palpatoria si conferma la posizione del piloro. Si inizia la gastrectomia longitudinale circa 6-8 cm a monte del piloro (a livello dell’ultimo ramo dei vasi della piccola curva, subito a valle dell’incisura angolare, Fig. 9.5). Se la sleeve inizia a meno di 6 cm di distanza dal piloro l’antro è compromesso, con conseguenti problemi di svuotamento gastrico. Il chirurgo con la mano sinistra manovra la suturatrice lineare (cartuccia da 60 × 4,8 mm) inserita nell’accesso da 5-12 mm sull’emiclaveare destra, mentre il secondo assistente sposta il corpo dello stomaco verso sinistra (del paziente). In passato si usavano punti metallici da 3,5 mm, ma al momento gli autori ritengono più sicuro usare punti metallici da 4,8 mm per tutta la gastrectomia longitudinale, perché la parete dello stomaco dei grandi obesi è piuttosto spessa. La suturatrice va orientata in modo che 80 SEZIONE II Stomaco FIGURA 9.5 Prima applicazione della suturatrice per la gastrectomia longitudinale (sleeve). almeno 2 cm della sierosa anteriore dello stomaco siano visibili tra la suturatrice e la piccola curvatura. Si applicano le prime due cartucce a circa 2 cm di distanza dalla piccola curvatura. Le prime due cartucce vanno applicate lentamente, perché lo spessore della parete gastrica è massimo in quest’area. Se il tessuto è troppo spesso per la suturatrice, possono essere necessarie altre suture. Gli autori generalmente usano un materiale di rinforzo per suture a punti metallici simile alla sutura Maxon, interposto a sandwich tra, sopra e sotto la parete gastrica anteriore e posteriore. Il rinforzo bioassorbibile riduce le emorragie delle linee di sutura e probabilmente anche le deiscenze. Si è abbandonato l’uso del pericardio bovino come materiale di rinforzo quando alcuni pazienti le hanno vomitate dopo che erano migrate nel lume. Eseguite le prime due suture con la suturatrice, l’anestesista introduce una sonda luminosa orogastrica da 60 F e, sotto guida laparoscopica, la fa passare nel duodeno, spostandosi medialmente lungo la piccola curva gastrica. Con l’ausilio di due pinze intestinali, si posiziona la sonda luminosa posteriormente, in corrispondenza della piccola curva della sleeve, in direzione del piloro. Inserendo la sonda dopo le prime due applicazioni della suturatrice è più facile allinearla lungo la piccola curvatura (Fig. 9.6). Attualmente gli autori usano la sonda luminosa da 60 F come sonda calibratrice in tutti gli interventi di DBP-SD, per avere la certezza che la sleeve gastrica confezionata sia sufficientemente ampia da garantire il necessario apporto proteico; per la gastrectomia longitudinale primaria, invece, gli autori utilizzano una sonda luminosa da 32-40 F. La gastrectomia longitudinale si completa con ulteriori applicazioni sequenziali della suturatrice lineare (con punti metallici da 4,8 mm) lungo la sonda luminosa, in direzione dell’angolo di His (Fig. 9.7). Il chirurgo manovra la suturatrice con la mano destra (attraverso l’accesso da 5-12 mm sull’emiclaveare sinistra), in direzione del pilastro sinistro; mentre con una pinza (introdotta nell’accesso sottoxifoideo) manovrata dalla mano sinistra sposta la parete anteriore dello stomaco verso destra (del paziente). Con una pinza il secondo assistente sposta la parete posteriore dello stomaco verso sinistra (del paziente). A livello della giunzione esofagogastrica, la linea di sezione si discosta leggermente dalla sonda luminosa, onde evitare l’insorgenza di stenosi. Per la confezione della sleeve sono necessarie circa 5-6 applicazioni della suturatrice. Durante la sutura, l’anestesista deve controllare che la sonda luminosa non si sposti e che la sua punta non resti intrappolata nella linea di sutura. Confezionata la sleeve, l’anestesista rimuove la sonda luminosa e il chirurgo applica dei punti di sutura in Maxon 3-0 a forma di 8 nei punti a rischio di deiscenza: l’apice della gastrectomia longitudinale, le intersezioni delle linee di sutura e le estremità distali della linea di sutura. Per esporre l’apice della sleeve, il secondo assistente sposta lo stomaco verso destra (del paziente). Se l’integrità della linea di sutura è dubbia, si esegue un test con il blu di metilene prima di procedere alla fase successiva. In breve, il chirurgo clampa la manica in prossimità del piloro e l’anestesista instilla circa 120 mL di blu di metilene in soluzione fisiologica attraverso un sondino OG da 18 F. Per verificare l’integrità della sleeve si può anche inserire l’endoscopio e ricercare visivamente eventuali leakage (ed emorragie intraluminali) insufflando aria; questa manovra, però, non è ideale: l’aria tende infatti ad attraversare il piloro, distendendo il tenue. Verificata l’integrità delle suture, si allarga l’accesso sull’emiclaveare destra e si dilata CAPITOLO 9 Diversione biliopancreatica laparoscopica con switch duodenale FIGURA 9.6 La sonda luminosa viene appoggiata lungo la piccola curvatura, esercitando pressione anteriormente e posteriormente. FIGURA 9.7 Confezione della sleeve laparoscopica, mediante applicazioni sequenziali della suturatrice (cartucce da 60 × 4,8 mm) lungo una sonda luminosa da 60 F. A livello della giunzione esofagogastrica, la linea di sutura si discosta leggermente dalla sonda luminosa per evitare l’insorgenza di stenosi. 81 82 SEZIONE II Stomaco la parete addominale con una pinza atraumatica (questo accesso servirà poi per la suturatrice circolare) per introdurre un ampio sacchetto impermeabile ed estrarre il pezzo operatorio. L’estrazione è più facile e richiede una minore dilatazione della parete addominale se si afferra l’estremità della sleeve da una linea di sutura, tirando con gradualità. Amputazione del duodeno e preparazione alla duodenoileostomia Con una sonda palpatoria laparoscopica si palpano il piloro e la prima porzione duodenale. Con il bisturi a ultrasuoni si sezionano i restanti rami dell’arcata gastroepiploica diretti all’antro e al piloro. La legatura dei vasi si arresta generalmente subito dopo il plesso vascolare sottopilorico. È importante evitare le clip emostatiche in quest’area (specie dal lato duodenale) che potrebbero restare intrappolate nella linea di sutura. La manovra di Kocher non è generalmente necessaria. Eventuali aderenze duodenali derivate da una pregressa colecistectomia vanno sezionate a questo punto. Con il bisturi a ultrasuoni si sezionano i legamenti retro- e sovraduodenali. Il secondo assistente sposta lo stomaco di lato e in avanti per esporre la grande curvatura e la faccia posteriore dello stomaco per la dissezione retroduodenale. L’arteria gastroduodenale, che decorre posteriormente, tra la prima e la seconda porzione duodenale, segna il limite distale della dissezione. Con un dissettore da 10 mm ad angolo retto, il chirurgo crea una finestra da 1 cm (per consentire l’introduzione della suturatrice lineare) posterosuperiormente alla prima porzione del duodeno, medialmente alla via biliare principale (Fig. 9.8). Teoricamente, la finestra sovraduodenale dovrebbe trovarsi tra la sierosa duodenale e i rami pilorici dell’arteria gastrica destra, per garantire la massima irrorazione della futura anastomosi. Con la suturatrice lineare (con cartuccia da 60 × 3,5 mm con rinforzo bioassorbibile), si amputa il duodeno, lasciando un moncone di 2-5 cm; la suturatrice si introduce nell’accesso da 5-12 mm sull’emiclaveare sinistra (Fig. 9.9). Per facilitare l’amputazione duodenale il secondo assistente sposta l’antro verso sinistra (del paziente). Il materiale di rinforzo dovrebbe ovviare alla necessità di aggiungere altre suture al moncone duodenale. Se il chirurgo non riesce a completare la finestra sovraduodenale, può amputare i due terzi inferiori del duodeno con la suturatrice lineare, completare la finestra sovraduodenale e amputare poi il resto del duodeno applicando nuovamente la suturatrice. Per la duodenoileostomia, gli autori preferiscono la suturatrice circolare da 21 mm, in particolare la CEEA 21; una suturatrice da 25 mm sarebbe troppo grande per l’ileo e lacererebbe l’intestino durante l’introduzione in addome. Per via transaddominale si introduce l’incudine della suturatrice da 21 mm, attraverso il trocar sull’emiclaveare destra. Non è facile introdurre l’incudine della suturatrice da 21 mm per via transorale con il sistema del sondino NG modificato a cui si ancora l’incudine (come per il bypass gastrico convenzionale); l’incudine della suturatrice da 21 mm, infatti, non è flessibile durante l’attraversamento del piloro. Introdotta l’incudine nell’addome, con il bisturi a ultrasuoni si asportano i primi 1-2 cm prossimali della linea di sutura duodenale, si introduce poi la base dell’incudine nel lume duodenale e si àncora l’incudine con una sutura a borsa di tabacco in Prolene 3-0 (Fig. 9.10). Il chirurgo verifica poi che l’ileo possa essere unito al duodeno in direzione antecolica senza tensione. Se l’omento è voluminoso, il chirurgo lo incide lungo il suo terzo laterale destro per favorire lo spostamento dell’ileo verso il duodeno. L’omento va inciso sul lato destro (non a sinistra, come per il by-pass gastrico); una linea obliqua, infatti, decorre dalla valvola ileocecale al piloro. Misurazione del tenue Il chirurgo e il primo assistente si spostano a sinistra del paziente, che viene messo in Trendelenburg, inclinato a sinistra per esporre la regione ileocecale. Inserito il laparoscopio nel trocar paramediano in epigastrio sinistro, il chirurgo, che usa l’accesso sottoxifoideo e ombelicale, contrassegna con clip mesenteriali un punto dell’ileo situato circa 100 cm a monte della valvola ileocecale (sede della futura anastomosi del tratto comune). La distanza si misura con un nastro ombelicale da 50 cm applicato al margine antimesenterico dell’intestino; gli autori preferiscono la misurazione con il nastro ombelicale, che è più affidabile di quella con la pinza. Eventuali aderenze che ostacolino la misura (ad es. interventi pregressi addominali o pelvici) vengono sezionate. Si contrassegna nuovamente l’intestino tenue 250 cm a monte della valvola ileocecale (futura ansa alimentare). In corrispondenza di questo secondo FIGURA 9.8 Creazione della finestra retroduodenale (dietro la I porzione duodenale), medialmente al legamento epatoduodenale e all’arteria gastroduodenale. CAPITOLO 9 Diversione biliopancreatica laparoscopica con switch duodenale 83 FIGURA 9.9 Amputazione del duodeno con la suturatrice lineare. Anastomosi duodenoileale Si applica un punto di sutura al perforatore della suturatrice circolare da 21 mm per facilitarne l’identificazione. Con strip adesive si applica alla suturatrice un telo di plastica (dispositivo di protezione della ferita) e la si introduce in addome attraverso il trocar sull’emiclaveare destra. Si triangola l’estremità aperta dell’ileo con tre pinze. Si introduce poi la suturatrice nel tratto distale dell’ileo e, ruotandola in senso orario, si sposta cranialmente in direzione del moncone duodenale contenente l’incudine (Fig. 9.11). Si rimuovono poi due delle FIGURA 9.10 L’incudine è introdotto nel duodeno prossimale e fissato con una sutura a borsa di tabacco. contrassegno, con una pinza da 10 mm ad angolo retto, si crea una finestra nel mesentere ileale, a circa 1 cm di distanza dalla parete intestinale. A questo punto si amputa l’ileo con la suturatrice lineare (con punti metallici da 2,5 mm, cartuccia da 45 mm e rinforzo bioassorbibile) inserita nell’accesso da 5-12 mm sull’emiclaveare sinistra. Con il bisturi a ultrasuoni si seziona per altri 1-2 cm il mesentere ai lati dell’intestino amputato; sezionare più di 1-2 cm di mesentere non è necessario ed espone la futura anastomosi a rischio di ischemia. Con la pinza si tiene fermo il tratto distale dell’intestino (con il nastro ombelicale) per conservare il giusto orientamento. Per consentire il passaggio della suturatrice circolare da 21 mm, si asporta poi dal tratto distale dell’ileo la linea di sutura con il relativo rinforzo riassorbibile. Si rimuove il nastro ombelicale. Il chirurgo verifica che non ci siano torsioni mesenteriali e si accerta di aver identificato correttamente l’ansa intestinale, ricontrollando tutto il tenue, dalla valvola ileocecale all’ileo amputato. FIGURA 9.11 Confezione della duodenoileostomia con la suturatrice circolare (CEEA 21). 84 SEZIONE II Stomaco tre pinze, mentre con la terza si continua a esercitare una trazione sull’ileo dalla posizione ore 6, in modo che la suturatrice non scivoli fuori dall’intestino. È essenziale che sia l’ileo a raggiungere il duodeno (e non viceversa), senza tensione o con una tensione minima. Questa manovra è più facile se si seziona l’omento, come già descritto. Introdotta la suturatrice, il primo assistente si sposta tra le gambe del paziente, mentre il chirurgo rimane a sinistra del paziente (il secondo assistente resta a destra per spostare il fegato). Si fa avanzare il perforatore di plastica della suturatrice circolare da 21 mm lungo la parete antimesenterica dell’ileo fino a 6-7 cm a valle dell’estremità aperta. Quindi si rimuove il perforatore tirando il punto di sutura (unito a esso). La suturatrice si unisce poi all’incudine, contenuto nel duodeno. Il chirurgo controlla che tra l’ileo e il duodeno non siano presenti altri tessuti e che la parete intestinale non resti presa tra l’incudine e la suturatrice (cosa che produrrebbe un’occlusione). Si aziona quindi la suturatrice confezionando un’anastomosi terminoterminale. La suturatrice circolare da 21 mm non ha la testina flessibile e quindi bisogna eseguire due o tre rotazioni e una controtrazione sull’antro per estrarla dall’anastomosi. Quando si estrae la suturatrice dal trocar, si rimuovono le strip adesive dal dispositivo di protezione della ferita, che viene spostato in avanti a coprire la punta della suturatrice, per evitare contaminazioni della ferita. Il chirurgo torna a posizionarsi tra le gambe del paziente e il primo assistente torna a destra del paziente. Si reinserisce il trocar da 5-12 mm nell’accesso sull’emiclaveare destra. Si ispeziona l’apertura dell’ansa ileale per individuare eventuali emorragie; qualsiasi sanguinamento dell’enterotomia può indicare un’emorragia della duodenoileostomia e va pertanto indagato. In assenza di segni di emorragia dall’ansa aperta, con una suturatrice lineare da 2,5 mm (caricata con il rinforzo bioassorbibile) inserita nell’accesso sottoxifoideo da 5-12 mm sull’emiclaveare sinistra, si chiude l’ansa cieca dell’ileo. Per sigillare completamente l’ileo, le punte della suturatrice devono trovarsi nel mesentere ileale. Si estrae quindi il pezzo operatorio attraverso l’accesso sull’emiclaveare destra. Si rinforza la linea di sutura della duodenoileostomia (compresi gli angoli superiore e inferiore) per mezzo di una sutura Maxon continua 3-0. Gli autori preferiscono usare un filo di sutura riassorbibile monofilamento; le suture non riassorbibili (ad es. seta), infatti, si associano a ulcere marginali e stenosi. Una manovra utile a esporre l’angolo superiore dell’anastomosi (facilmente soggetto a deiscenza), consiste nello spostare a sinistra (del paziente) l’antro con una pinza manovrata dal secondo assistente, tirando così l’anastomosi verso la linea mediana. Per esporre la superficie posteriore della linea di sutura, il secondo assistente dovrebbe afferrare la parete posteriore dell’antro con una pinza, spostandola delicatamente verso la spalla destra del paziente. Terminata la duodenoileostomia, l’anestesista introduce un sondino OG da 18 F subito a monte dell’anastomosi e instilla circa 120 mL di blu di metilene in soluzione fisiologica mentre il chirurgo clampa l’ileo a valle dell’anastomosi. Per facilitare l’individuazione di eventuali stravasi di blu di metilene, l’area intorno all’anastomosi viene irrigata con soluzione fisiologica. Verificata l’assenza di leakage, si aspira completamente la sleeve gastrica e si rimuove il sondino OG. Ileoileostomia distale Il chirurgo e il primo assistente tornano a sinistra del paziente e si introduce il laparoscopio nel trocar paramediano, in epigastrio sinistro. Si dispone il tavolo operatorio in lieve Trendelenburg, inclinandolo a sinistra. Il chirurgo controlla l’ansa alimentare a partire dalla duodenoileostomia fino alle clip applicate sul mesentere ileale (100 cm a monte della valvola ileocecale). Per l’ileoileostomia gli autori ricorrono alla tecnica della tripla sutura a M, che consente di confezionare un’anastomosi completamente automatica con un lume ampio, che evita restringimenti del lume durante la chiusura dell’enterotomia (Fig. 9.12). Rimosse le clip sul mesentere ileale, con il bisturi a ultrasuoni si pratica un’enterotomia sul lato antimesenterico dell’ileo nel punto contrassegnato (ileo distale). Un’ulteriore enterotomia si esegue poi a circa 1-2 cm di distanza dall’estremità suturata dell’ileo prossimale. L’ileo prossimale suturato (ansa biliopancreatica) dovrebbe trovarsi sul lato sinistro del paziente e l’ileo distale (ansa alimentare) sul lato destro. Verificata l’assenza di torsioni mesenteriche, il chirurgo introduce nell’addome la suturatrice lineare (cartuccia da 60 × 2,5 mm) attraverso l’accesso sottoxifoideo da 5-12 mm, orientandola verso la pelvi; la ganascia più grande della suturatrice viene introdotta nell’ileo prossimale e quella più piccola nell’ileo distale. Quindi si applica la suturatrice lungo il margine antimesenterico delle due anse, creando una classica anastomosi laterolaterale tra l’ansa biliopancreatica e l’ansa alimentare, che confluirà nel tratto comune da 100 cm. Attraverso la stessa enterotomia, si applica nuovamente la suturatrice lineare (cartuccia da 60 × 2,5 mm) per confezionare l’anastomosi tra l’ansa alimentare e il tratto comune. Si applica infine per la terza volta la suturatrice lineare (introdotta nell’accesso da 5-12 mm sull’emiclaveare sinistra) per chiudere trasversalmente l’enterotomia. Si rimuove quindi il pezzo operatorio facendo attenzione a non contaminare la ferita. L’enterotomia si può anche chiudere con una sutura continua in filo di seta 2-0, in uno o due strati. Chiusura dei difetti mesenterici Si raccomanda di chiudere completamente tutti i difetti mesenterici onde evitare eventuali ernie interne e le relative complicanze. Dalla stessa posizione (il chirurgo e il primo assistente a sinistra del paziente), si chiude il difetto mesenterico dell’ileoileostomia con una sutura continua in filo di seta 2-0. Nell’ultimo punto di sutura, si incorpora la sierosa ileale. Il chirurgo ritorna quindi a prendere posizione tra le gambe del paziente per chiudere il difetto di Petersen (Fig. 9.13). Si dispone il tavolo operatorio in lieve anti-Trendelenburg; a volte è necessario inserire un altro trocar da 5 mm nel quadrante inferiore sinistro in modo da ottimizzare l’angolo di sutura. Si sposta in alto l’omento e, con una pinza, il primo assistente sposta cranialmente il colon trasverso, facendo presa su un’appendice epiploica. Si chiude poi lo spazio tra il mesocolon trasverso e il mesentere ileale con una sutura continua in filo di seta 2-0. Gli autori preferiscono suturare da sinistra del paziente: da questa angolazione, infatti, l’esposizione è migliore e si vede il legamento di Treitz, e il chirurgo riesce a evitare di incorporare il digiuno prossimale nella sutura. L’ultimo punto di sutura deve unire la sierosa ileale a quella del colon trasverso; un’eventuale sutura che incorpora il solo grasso mesenterico, infatti, va incontro a deiscenza nel momento in cui il paziente dimagrisce. È importante perciò chiudere meticolosamente tutti questi difetti, specie quelli alla radice del mesentere; i piccoli difetti, infatti, tendono più dei grandi a produrre incarceramenti. Ispezione e chiusura Si ispezionano la sleeve, la duodenoileostomia e l’ileoileostomia per individuare eventuali emorragie e deiscenze delle linee di sutura. La conformazione anatomica definitiva è mostrata nella Figura 9.2. L’ansa biliopancreatica deve trovarsi a sinistra (del paziente) e l’ansa alimentare e il tratto comune devono trovarsi a destra. Generalmente non si posizionano né drenaggi né sondino nasogastrico (NG). I difetti fasciali superiori a 5 mm si chiudono con la suturatrice fasciale con filo Vicryl 0. La ferita ombelicale si sutura generalmente sotto osservazione diretta con Prolene 1. Le incisioni cutanee si chiudono con suture sottocutanee riassorbibili monofilamento. CAPITOLO 9 Diversione biliopancreatica laparoscopica con switch duodenale FIGURA 9.12 Confezione dell’ileoileostomia con la tecnica di “sutura a tripla-M”. A e B. Tipica anastomosi laterolaterale tra l’ansa biliopancreatica e gli ultimi 100 cm dell’ileo distale (tratto comune). C. Attraverso la stessa enterotomia si applica la suturatrice lineare per unire l’ansa alimentare e il tratto comune. D. Con la terza applicazione della suturatrice lineare si chiude l’enterotomia. E. Aspetto definitivo dell’ileoileostomia, si evidenzia in sezione trasversa l’anastomosi a M ampiamente pervia. 85 86 SEZIONE II Stomaco COMPLICANZE SPECIFICHE DELLA PROCEDURA FIGURA 9.13 Chiusura del difetto di Petersen. GESTIONE POSTOPERATORIA Occorre monitorare i parametri vitali dei pazienti per almeno 6 ore. In caso di OSA accertata o presunta, i pazienti vanno sottoposti a ventilazione non invasiva a pressione positiva continua (CPAP). Si somministrano liquidi in vena per garantire una diuresi di almeno 0,5-1 mL/kg/ora. È essenziale che il paziente riprenda precocemente la deambulazione; nella maggior parte dei nostri pazienti ciò avviene la sera stessa dell’intervento. Gli autori eseguono la radiografia postoperatoria del digerente (I tratto) con mezzo di contrasto solo in casi selezionati: in caso di problemi tecnici di qualsiasi tipo verificatisi durante l’intervento (ad es. test al blu di metilene positivo che abbia richiesto suture supplementari) e in presenza di segni e sintomi di deiscenza delle linee di sutura (febbre oltre i 38,5 °C, con tachicardia, tachipnea, sonnolenza e scadimento delle condizioni generali). Nei primi 2 giorni è generalmente necessaria l’analgesia con pompa ACP controllata dal paziente. In 1a giornata i pazienti assumono una dieta idrica; se va tutto bene, si rimuove il catetere di Foley e si sospende la somministrazione di liquidi in vena. Il giorno successivo si passa alla dieta semiliquida (puree). Dopo l’intervento tutti i pazienti vengono seguiti dal nutrizionista. La dimissione avviene generalmente in 3a giornata, con una dieta semiliquida e analgesici per os. A 4 settimane dalla dimissione è previsto il primo controllo e si prescrive una dieta iperproteica. I pazienti devono inoltre assumere 2 volte al giorno supplementi multivitaminici, calcio, ferro e vitamine liposolubili. Se la colecisti è presente, viene prescritta la profilassi per la colelitiasi con 300 mg di acido ursodesossicolico 2 volte al giorno per 6 mesi. A 3 mesi dall’intervento si esegue una valutazione nutrizionale completa: emocromo completo con formula, sideremia, ferritina, vitamina B12, folati, protidemia totale e albuminemia, paratormone, calcio, fosforo, fosfatasi alcalina, zinco, selenio, assetto lipidico e vitamine A e D. La mortalità complessiva dell’intervento di DBP-SD a cielo aperto è dello 0,5-1,6% nelle casistiche più ampie. A mano a mano che i chirurghi completano la curva di apprendimento, ci si aspetta una notevole riduzione della mortalità con l’intervento laparoscopico. La complicanza più temibile è la deiscenza della linea di sutura delle anastomosi (della sleeve gastrica, della duodenoileostomia e dell’ileoileostomia). Come per tutti gli interventi bariatrici, in presenza di segni di deiscenza anastomotica (tachicardia, febbre, dolori addominali severi, alterazioni dello stato di coscienza) bisogna procedere immediatamente a una laparoscopia esplorativa. Si è già detto che i materiali di rinforzo delle linee di sutura a punti metallici (ad es. Seamguard) riducono le emorragie e le deiscenze anastomotiche e quindi vi si ricorre routinariamente. È anche importante eseguire di routine il test intraoperatorio della tenuta della duodenoileostomia (con il blu di metilene) per diagnosticare eventuali deiscenze anastomotiche e ripararle prima di terminare l’intervento. La principale causa di deiscenza anastomotica è l’eccesso di tensione dell’anastomosi. Per ridurre la tensione si può sezionare l’omento, lungo la sua faccia laterale destra sopra il colon trasverso, e legare alcuni vasi sovrapilorici. Nel sezionare i vasi sovrapilorici, però, occorre fare attenzione a non compromettere l’irrorazione dell’anastomosi. Gli autori non ritengono necessaria la duodenoileostomia retrocolica e di solito evitano gli interventi retrocolici che frequentemente aumentano il rischio di ernie interne. Nei pazienti ad alto rischio (ad es. superobesi), si deve prendere in considerazione l’intervento in due tempi. Nelle prime casistiche degli autori di DBP-SD laparoscopica si è riscontrato che, stratificando il rischio in base al BMI, il tasso di complicanze era del 38% nei pazienti con BMI oltre i 65 kg/m2 e dell’8% in quelli con BMI inferiore a 65 kg/ m2. Pertanto, la separazione dei due aspetti dell’intervento – restrittivo e malassorbitivo – in due tempi operatori (gastrectomia a sleeve laparoscopica in un primo tempo, e duodenoileostomia e ileoileostomia laparoscopica dopo 6-12 mesi) riduce la mortalità e le complicanze rispetto all’intervento tradizionale in un tempo unico. Altre indicazioni all’intervento in due tempi sono: intolleranza al pneumoperitoneo, aderenze addominali estese che prolungano i tempi operatori e spazio di lavoro insufficiente nonostante il pneumoperitoneo ad alta pressione. In genere si preferisce che la durata dell’intervento sia contenuta al di sotto delle 4 ore, per evitare i rischi associati all’anestesia generale prolungata (embolia polmonare, tromboembolismo venoso e rabdomiolisi), specie nella popolazione bariatrica ad alto rischio. Gli effetti collaterali metabolici della DBP-SD esistono, ma sono molto ridotti rispetto alla DBP classica. La maggior parte dei parametri metabolici (sideremia, calcemia, fosfatasi alcalina, protidemia totale e albuminemia, AST, ALT e bilirubinemia) resta nei limiti. Solo l’emoglobina e il paratormone sono generalmente mossi, ma possono entrambi normalizzarsi con l’assunzione di supplementi calcio-vitaminici. È essenziale che il tratto comune della DBP-SD sia lungo almeno 100 cm, con un tratto comune di 50 cm si verificano effetti collaterali metabolici (analoghi a quelli della DBP classica). Le ernie interne hanno un’incidenza del 2-3% dopo DBP-SD laparoscopica. Per evitare le ernie interne e le complicanze correlate si raccomanda di chiudere tutti i difetti mesenterici. Inoltre, generalmente si incorpora una porzione superficiale di sierosa intestinale nell’ultimo punto di sutura; la sutura del solo mesentere, infatti, può allentarsi (con la riduzione del grasso mesenteriale), dando luogo a ernie interne. È essenziale, quindi, chiudere bene i difetti mesenteriali, specie quelli alla radice del mesentere, poiché i piccoli difetti, più dei grandi, tendono a incarcerare le anse intestinali. CAPITOLO 9 Diversione biliopancreatica laparoscopica con switch duodenale RISULTATI E OUTCOME Tra tutti gli interventi bariatrici, la DBP-SD eseguita correttamente è l’intervento che garantisce il maggiore dimagrimento a lungo termine. I dati disponibili riguardano in gran parte la DBP-SD a cielo aperto. In una casistica di oltre 1.400 pazienti sottoposti a DBP-SD a cielo aperto, il calo ponderale a 10 anni è stato pari al 75% del peso in eccesso (nel 92% dei casi) e superiore al 50% nel 94% dei pazienti. Entro 6 mesi tutti i pazienti diabetici hanno sospeso la terapia. Le complicanze sono state: deiscenza anastomotica (0,7%), mortalità (0,6%) e revisioni chirurgiche (3,7%). La maggior parte delle revisioni chirurgiche era dovuta a eccesso di dimagrimento e carenze proteiche (che hanno richiesto un allungamento del tratto comune). In un’altra casistica di 701 pazienti sottoposti a DBP-SD a cielo aperto con BMI medio di 53 kg/m2 la morbilità e mortalità sono state del 2,9 e dell’1,4%, rispettivamente, e il calo ponderale a 1, 2 e 3 anni è stato pari al 69, 73 e 66% del peso in eccesso, rispettivamente. La media delle scariche intestinali era inferiore a tre al giorno. A 3 anni l’albuminemia era normale nel 98% dei pazienti, l’emoglobina nel 52% e la calcemia nel 71%. Nessun paziente riferiva sindrome di dumping e non si sono riscontrate ulcere marginali. Complessivamente, il livello di soddisfazione dei pazienti riguardo alla DBP-SD è elevato, fino all’86% in alcune casistiche. Nella propria casistica pubblicata di pazienti (n = 40, BMI mediano 60 kg/m2) sottoposti a DBP-SD laparoscopica, gli autori hanno osservato un calo ponderale a 9 mesi pari al 58% del peso in eccesso, una mortalità del 2,5% (n = 1), una morbilità del 15% e un tempo medio di degenza ospedaliera di 4 giorni. La maggioranza delle complicanze perioperatorie era legata a sanguinamenti della linea di sutura della gastrectomia, che si sono ridotti con l’uso routinario del materiale di rinforzo della linea di sutura della gastrectomia a sleeve e rivedendo la profilassi antitrombotica con eparina. Recentemente gli autori hanno riesaminato la propria casistica di 248 pazienti sottoposti a DBP-SD laparoscopica, con un BMI medio di 54 kg/m2. Due deiscenze sono state individuate e corrette durante l’intervento. Si è inoltre resa necessaria una conversione all’intervento a cielo aperto a causa di estese aderenze secondarie a pregressa colecistectomia. Nel 15% dei pazienti si sono verificate gravi complicanze (soprattutto sepsi e occlusione intestinale); la mortalità a 30 giorni è stata dello 0,8% (n = 2; entrambi per insufficienza respiratoria, in pazienti di sesso maschile con BMI superiore a 60 kg/m2). La maggior parte dei pazienti è stata dimessa entro la 3a giornata. Questi dati suggeriscono che l’intervento laparoscopico è fattibile e si associa a una morbilità accettabile. Purtroppo sono poche le casistiche che abbiano confrontato l’intervento di DBP-SD con il RYGB. In un’estesa metanalisi che ha con- 87 frontato tutti gli interventi bariatrici, la DBP (con e senza SD ) è stata confrontata con il RYGB, con i seguenti risultati (rispettivamente): calo ponderale 70 versus 62% del peso in eccesso; mortalità a 30 giorni, 1,1 versus 0,5%; scomparsa del diabete, 99 versus 84%; scomparsa dell’iperlipemia, 99 versus 97%; scomparsa dell’ipertensione, 83 versus 68%; e scomparsa dell’apnea ostruttiva notturna, 92 versus 80%. Statisticamente, la DBP ± DS è pertanto risultata più efficace del RYGB. In particolare, la DBP-SD si è dimostrata più efficace del RYGB nell’indurre il dimagrimento dei superobesi. La DBP-SD è attualmente tra gli interventi bariatrici più efficaci e i suoi effetti a lungo termine sono comprovati. Molti chirurghi, perciò, hanno adottato questo approccio. I pazienti, d’altra parte, devono comprendere che l’intervento si associa a malassorbimento di alcuni elementi nutritivi e quindi è essenziale sottoporsi a controlli periodici e assumere regolarmente i supplementi minerali e multivitaminici. Fatte queste premesse, gli autori ritengono che la DBP-SD sia da considerare come l’intervento di elezione in pazienti bariatrici selezionati, specie nei superobesi. Letture consigliate Anthone G, Lord R, DeMeester T, et al: The duodenal switch operation for the treatment of morbid obesity. Ann Surg 2003;238:618–628. Buchwald H, Avidor Y, Braunwald E, et al: Bariatric surgery. 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