Chi è Zika? Il virus Zika non è l’ultimo arrivato. Venne isolato in Uganda nel 1947 ( dagli scienziati
della Rockfeller) e si trasmette tramite delle banali punture di zanzara: il vettore sono quelle della
specie Aedes. C’è stato un caso negli Stati Uniti di sospetta trasmissione per via sessuale, ma non è
stato confermato e sembra molto dubbio. Piccole epidemie recenti sono state rilevate - passando in
sordina - nel 2007 e nel 2013 in Micronesia e nella Polinesia francese. Poi nel 2015 si è verificata
un’impennata che perdura ancora oggi nell’America del Sud: Brasile (dove potrebbe essere arrivato
prima, nel 2014 durante i Mondiali di calcio) e Colombia; in Africa e, ma in modo più sporadico, in
altre aree delle Americhe.
Come ha fatto Zika a spostarsi dall’Africa? Senza scadere nelle ricostruzioni da B-Movie offerte da
Messora, è molto probabile che sia un effetto del ‘mondo globale’: virus e malattie viaggiano
insieme a persone e merci. Una situazione che va certamente tenuta sotto osservazione e combattuta
(qualsiasi epidemia non è mai a costo zero), ma che è anche normale che accada, è accaduto sempre
ogni volta che l’uomo si è spostato.
L’allarme è per la microcefalia. Fino a pochi mesi fa non destava molte preoccupazioni: pur non
essendoci un vaccino, né una cura specifica, i suoi sintomi non sono molto diversi da quelli di una
normale influenza e così viene efficacemente curata anche ora. Però in Brasile pare abbia portato a
conseguenze gravissime sui nascituri: secondo l’Oms c’è un fortissimo sospetto che possa causare
microcefalia o altri problemi neurologici nei bambini nati da madri che sono state infettate. Il
sospetto nasce anche perché è stato appurato che il virus è in grado di oltrepassare la barriera della
placenta, anche se neppure questo fattore è conclusivo. Per questo (non per l’epidemia in sé) è
scattato l’allarme mondiale. C’è però un altro problema, e non è di poco conto. La microcefalia si
diagnostica in prima battuta misurando la circonferenza della testa del bambino e confrontandola
con dei parametri standard. Solo che non esistono dei veri e propri standard. In poche parole: manca
un criterio di classificazione valido per tutti.
Nel regno dell’incertezza. In tutta questa vicenda c’è una sola cosa certa: l’espansione del contagio
da Zika virus. Le sue gravi conseguenze sono, al momento, solo sospetti, definiti forti dagli esperti,
e per questo l’Oms ha deciso di far suonare la campana d’allarme in via cautelativa, correndo il
rischio di fare una brutta figura ma prevenendo l’accusa di non essersi mossa per tempo nel caso il
pericolo si rivelasse reale. È un gioco di complessi bilanciamenti: nell’incertezza meglio spostare il
peso sulla precauzione, anche se magari sarebbe stato meglio evitare paroloni come “esplosiva”
parlando dei modi in cui si starebbe diffondendo il virus.
Un pallone destinato a sgonfiarsi? Probabilmente le paure su Zika e i suoi tremendi effetti sui
bambini sono destinati ad essere ampiamente ridimensionati man mano che si acquisiranno
maggiori informazioni. Già a pochi giorni dal lancio dell’emergenza da parte dell’Oms i primi
dubbi sulla reale correlazione tra contagio e sviluppo di danni neurologici nei neonati sono
emersi. Nella seconda metà del 2015, quando è scattata l’attenzione, in Brasile si sono moltiplicate
le segnalazioni di microcefalie in tutto il Paese, soprattutto negli stati del Nord. Al 2 febbraio il
Ministero della salute stava esaminando 3.670 casi sospetti di microcefalia o altri danni neurologici,
poco meno dell’80% di tutti i casi notificati (che sono stati 4.783 al 30 gennaio). Di questi solo 404
sono stati confermati e 17 sono stati messi in relazione con il virus Zika. 709 sono stati invece
scartati. Questo è un dato già di per sé interessante: solo una (relativamente) piccola parte dei casi
sospetti si è rivelati reale. E infatti non manca chi ha osservato che tutto possa nascere da un
‘eccesso’ di segnalazione di casi sospetti, dovuti, da una parte, alla richiesta del Governo brasiliano
una volta avanza l’ipotesi di un collegamento tra le malformazioni e il contagio da Zika, dall’altro, a
delle difformità nei vari sistemi di notificazione adottato dai diversi Stati.
Poco dopo l’allarme lanciato dall’Oms nei primi di febbraio, lo Stato di Pernambuco, che è quello
in cui sono state registrate più segnalazioni, ha emanato un bollettino sull’andamento dell’epidemia
e dei casi di microcefalia che è davvero curioso: nelle ultime settimane considerate i casi segnalati
di microcefalia sono calati drasticamente, fino a tornare a livelli ‘normali’ .
L’attesa per la sperimentazioni su larga scala di possibili vaccini contro il virus Zika durerà almeno
un anno e mezzo, mentre entro un paio di mesi si conosceranno gli esiti delle indagini sulla
correlazione tra il virus, la microcefalia e la sindrome neurologica di Guillain-Barre. Lo ha
annunciato l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) affievolendo le speranze di un antidoto in
tempi brevi per l’epidemia che ha colpito i Paesi sudamericani, in particolare il Brasile.
Secondo il vicedirettore per il sistema sanitario dell’Oms, Marie-Paule Kieny, 15 aziende o gruppi
hanno già iniziato a lavorare su un vaccino per il virus, la cui epidemia è stata definita
un’emergenza su scala globale. «Il contesto sta evolvendo molto rapidamente - ha detto - e i dati
cambiano ogni giorno». Due, comunque, sono i possibili vaccini che al momento sembrano più
sviluppati: un vaccino a Dna dello statunitense National Institute for Health e un prodotto
disattivato della Bharat Biotech, in India. Ma serve ancora tempo «vista l’attuale assenza di modelli
animali e reagenti».
«La nostra relativamente scarsa conoscenza del virus Zika - ha evidenziato l’esperta -rappresenta
una serie di sfide per il lavoro di ricerca e sviluppo. Tuttavia, sulla base della nostra esperienza
durante l’epidemia di Ebola in Africa occidentale, stiamo procedendo molto rapidamente. Dopo
Ebola, infatti, abbiamo iniziato a elaborare un piano generale, sia per prepararci per le emergenze
sanitarie, sia per essere in grado di dare una rapida risposta nella ricerca in caso di necessità. Questo
piano si chiama `R&S Blueprint´ e ha lo scopo di accelerare la disponibilità di contromisure
mediche durante le epidemie e di limitare il più possibile i danni. Abbiamo dunque già identificato
un gran numero di produttori e istituti di ricerca coinvolti nello sviluppo di strumenti medici contro
il virus Zika, o interessate a intraprendere questo tipo di ricerca».
Il virus Zika è sospettato di provocare gravi malformazioni del feto in casi da madri contagiate
durante la gravidanza, e in particolare microcefalia, anche se a riguardo non esistono ancora prove
scientifiche inconfutabili. Intanto è arrivato a colpire anche in Venezuela dove il presidente Nicolas
Maduro ha detto ieri sera che almeno tre persone sono morte a causa di complicazioni per il virus
portato dalle zanzare.