C. Caltagirone, Diventare ciò che si è. La prospettiva etica come principio di umanizzazione, Aracne Editrice, Roma 2008, pp. 222. Soffermandosi sulla convinzione che la dimensione etica dell’uomo si realizza, fondamentalmente, come pratica e forma di vita completa, il testo di Calogero Caltagirone, ricercatore di Filosofia morale nella Facoltà di Scienze della Formazione della Libera Università Maria SS. Assunta (Lumsa) di Roma e autore di diversi studi e ricerche filosofiche sull’uomo, si sviluppa a partire dalla prospettiva etica come principio di umanizzazione per potere realmente dare vita al transito da “un’etica della legge” ad “un’etica del compimento”. Le riflessioni presenti in questo studio hanno come “lineamenti basilari” le azioni dell’uomo comprese come via per l’autentica costruzione del soggetto. Soggetto che è chiamato ad una vita etica perché vive in un determinato tempo, in un dato spazio, con una certa legislazione, insomma in una particolare storia, la quale non può trascurare la polarità immanenza-trascendenza per determinare e gli spazi di vita interiori, e gli spazi di vita esteriore dell’uomo stesso. Per l’autore, la vita morale è un cammino verso il compimento dell’essere personale, il quale può davvero realizzarsi solo dove vi è libertà, poiché solo con questa si può avere un vero comportamento morale. Ciò implica che la morale debba convertirsi in azione e che debba “possedere” una memoria e un agire facendo ricorso ad essa. Lo sviluppo di pensiero presente in questo lavoro si colloca in un percorso di ricerca-confronto che intende in prima istanza presentare le riflessioni di alcuni autori sul tema della prospettiva etica come principio di umanizzazione come Bernard Lonergan, Romano Guardini, Ignazio Ellacurìa, Emmanuel Mounier, per poi passare all’etica come realizzazione di sé con la prospettiva di Aristotele, Baruch Spinoza e Paul Ricouer. L’opera può essere suddivisa in sette parti che sono oltre all’introduzione e alle confluenze conclusive: il primo capitolo sul concetto di «Autotrascendenza ed etica del compimento in Bernard Lonergan»; il secondo capitolo su «L’etica come tensione verso la pienezza di vita in Romano Guardini»; il terzo capitolo dal titolo «La dimensione etica dell’uomo in Ignacio Ellacurìa»; il quarto capitolo su «L’etica come personalizzazione di sé in Emmanuel Mounier»; infine il quinto capitolo dal titolo «L’etica come realizzazione di sé». Nell’introduzione, Calogero Caltagirone nota come l’etica si configura come realizzazione integrale del soggetto umano, questo per via di un’esistenza nella quale l’uomo incontra non solo eventi, ma anche processi che rendono la vita umana come una realtà che agisce in una continua tensione tra l’essere che si vede e quello che è integrale, dispiegato nella sua interezza. Inoltra l’etica “delimita” il compito dell’uomo, la sua dignità e lo sviluppo della propria soggettualità. In questo contesto l’azione umana deve essere compresa come una costruzione del soggetto che cresce e si realizza con le relazioni con gli altri da sé e con gli eventi. Oltre al nucleo pratico occorre all’uomo anche la comprensione della sua vocazione per realizzarla in pienezza attraverso la vita morale. Comportamento morale, dunque, connesso all’essere persona, nella quale il bene e la coscienza sono elementi fondamentali per la vita etica. Nel primo capitolo, nel quale l’autore presenta la riflessione sull’autotrascendenza e sull’etica in Bernard Lonergan, si descrive il metodo trascendentale come l’ideale della conoscenza per fondare e strutturare la comprensione di se stesso e del mondo. L’esperienza, l’intelligenza, il giudizio e la decisione sono le operazioni con le quali il soggetto è cosciente del suo auto-appropriarsi in quanto soggetto umano consapevole. Il metodo trascendentale permette, così, ad ogni uomo di orientarsi sia per le problematiche pratiche che per quelle teoriche. Per Lonergan la conoscenza umana di fatto, morale o decisionale, si articola in quattro diversi livelli che sono: il livello empirico con il quale noi sentiamo; il livello intellettuale con il quale noi indaghiamo; il livello razionale con il quale noi riflettiamo; infine il livello responsabile con il quale noi scegliamo. La connessione dei diversi livelli è presente alle domande dell’uomo e consente di sperimentare la propria esperienza. Per Lonergan, l’autotrascendenza si riferisce all’andare oltre che permette agli oggetti di essere presenti nell’oggetto. Lo sviluppo della conoscenza avviene, così, comprendendo e realizzando il bene che può essere individuale e sociale. Sulla base di questo, per Lonergan, si può sviluppare un’etica su quello che deve essere fatto e su quello che non deve essere fatto. Nel secondo capitolo, Calogero Caltagirone presenta la riflessione di Romano Guardini sull’etica come tensione verso la pienezza di vita. Per Guardini la dimensione etica si estende verso l’intero volume globale dell’uomo e questa va “attuata” in tutto ciò che può essere definito umano, nelle relazioni, nelle cose, nel rapportarsi con tutta la realtà. Ma l’uomo pur vivendo nel mondo entra in contatto con esso e non scopre solo l’esterno ma anche se stesso, la sua esistenza, il suo io. Così l’essere umano va compreso nella sua globalità e quindi anche nella tensione natura-libertà, finitezza e apertura al novum. Da qui, la polarità immanenza-trascendenza acquista la sua determinazione nello spazio interiore, nell’io dell’uomo. Per descrivere questa relazione, Romano Guardini considera l’essere umano, con il suo vivere, come “realtà” strutturata polarmente, in quanto in continua relazione-opposizione con il mondo e con “il suo sé”. Sotto questo profilo possiamo riscontrare un dentro che costituisce l’interiorità, un sopra che costituisce l’altezza, cioè la trascendenza, che permette il costituirsi della verità. L’autore nota poi che l’altro presupposto antropologico che si pone in relazione con il fenomeno etico è la libertà. Guardini precisa che la libertà nell’uomo significa la capacità di procedere da se stessi, in piena autonomia decisionale. Inoltre, il filosofo tedesco, presenta il bene e la coscienza come “fatti fondamentali” della vita etica, dove l’uno presuppone l’altro e lo porta a alla realizzazione. Il comportamento morale, quindi, comporta, per l’uomo, una tensione per la realizzazione della vita compresa nella sua totalità configurandosi come vita buona. Nel terzo capitolo, l’autore riporta le riflessioni di Ignacio Ellacurìa sulla dimensione etica dell’uomo. Ellacurìa, filosofo e teologo latinoamericano, procede per la costruzione di una filosofia della liberazione critica e alternativa alle istanze filosofiche della modernità, per la realizzazione della verità e della libertà nella storia dell’umanità. Così per il filosofo sudamericano, l’etica appare come una necessità per la realizzazione “liberante e liberata” dell’uomo. La filosofia, infatti, costituisce un momento teorico specifico della prassi storica, e quindi partecipa a pieno titolo alla prassi storica della liberazione. L’esercizio del filosofare è quello di essere esso stesso liberatore in una realtà storica plurale e diversificata. La realtà, in questa visione, si organizza prioritariamente non sulla morale ma sul morale, questo, per Ellacurìa, perché la questione fondamentale dell’etica è una domanda che riguarda l’agire umano. L’uomo è un “animale di realtà”, aperto alla trascendenza che risulta essere il fondamento di ogni possibilità dell’etica. Così la morale appare come un trascendimento della storia, della realtà, dell’organico e come compimento reale dell’umano. Calogero Caltagirone, nel quarto capitolo del suo lavoro, presenta il pensiero di Emmnauel Mounier con la sua “Etica come personalizzazione”. L’autore francese mettendosi a confronto con la concezione individualistica borghese del capitalismo e quella collettivistica di stampo marxista, elabora la sua riflessione nel tentativo di strutturare l’universo personale su cui fondare le istanze etiche per costruire una comunità basata sulla vera rivoluzione e rivelazione della persona. Questo può essere colto a partire dalla vocazione che è insita in ciascun uomo e che risulta essere il principio vivente costitutivo per la persona. L’uomo, infatti, esiste come esistenza incarnata, come storia vissuta, come esistenza personale. L’io esiste “corporalmente” e s’impegna fondamentalmente in tre esercizi che sono: la meditazione, cioè il raccoglimento in se stessi per comprendere la propria vocazione; l’impegno, cioè il modo in cui si realizza la persona ad esempio con il lavoro; la rinuncia, cioè la ricerca di un bene comunitario e non individuale. Se manca uno di questi esercizi la persona è “fallita”, è monca. La persona è così un farsi continuo, dove la vita etica si compie in una dimensione di intersoggettività, nel rapporto io-tu. Nel stabilire questo rapporto vi è la dimensione politica che permette, o dovrebbe sempre più permettere o almeno cominciare a permettere, una responsabilità concreta per l’uomo nell’agire politico, nel quale l’etica è istanza di responsabilità. Nel quinto e ultimo capitolo l’autore dà vita ad un percorso filosofico nel corso della storia, con il quale tramite la presentazione delle riflessioni di Aristotele, Baruch Spinoza e Paul Ricouer, si cerca di comprendere l’etica come realizzazione di sé, dell’uomo. Per il filosofo greco l’etica è la prospettiva di riuscita per la vita umana, dove la felicità non è un momento, un picco, bensì uno stato di vita che può essere raggiunto attraverso la pratica di una “vita buona”. Per Baruch Spinoza l’etica, invece, risulta essere uno sforzo nel tentativo di restare in se stessi, insomma di essere uomini. Spinoza, non ritenendo veritiere le idee innate, parla di Dio come di una causa immanente che coincide con la natura (Deus sive natura), e il conatus ovvero lo sforzo è importante per preservare il proprio essere e per la scoperta di sé. Infine Paul Ricoeur, per il quale l’etica è prospettata come desiderio di essere comunque già insito nell’uomo. Uomo che deve prendere sempre più consapevolezza della propria realtà finita, della propria soggettualità limitata, e del proprio aprirsi al prossimo, alla società. Alla fine di questo lungo percorso, nel quale l’autore Calogero Caltagirone, ha cercato di tracciare con la presentazione di diversi pensatori il progresso-processo del “Diventare ciò che si è”, si può ben dire che certamente la prospettiva etica è principio di umanizzazione per l’uomo. L’etica, lo abbiamo visto, come dono, sforzo, ricerca, intersoggettività, che permette all’uomo di comprendere il sé e l’io con gli altri. Insomma la dimensione etica come parte costitutiva per la realizzazione della propria esistenza nelle “parti” pratiche dell’azione e del fare e nelle realtà della comprensione del proprio io. Etica, infine, come percorso per giungere alla gioia, la quale non è un picco della propria esistenza o qualcosa di irraggiungibile, ma è uno stato di vita che si “possiede”, che si raggiunge riscoprendo se stessi e gli altri e aprendosi alla prospettiva della trascendenza già innata in ciascuno di noi. Rocco Gumina