Programma - Liceo Classico DANTE

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“Le donne,
i cavallier,
l’arme,
gli amori”
PROGRAMMA DI SALA
I LUNEDI’ DEL DANTE
PERCORSI ARIOSTESCHI
Ideazione e coordinamento
Luisa Sineo
13
Marzo
Ore 18.00
Alunni della classe IV A in ordine di apparizione
Chiara Aguzzoli
Francesco Izzo
Teresa Brach
Gabriele Memoli
Chiara Giugliano
Emanuele Grasso
Giovanni Giannelli
Veronica Scerra
Musiche originali Veronica Scerra
Stagione 2017
Un episodio dell’ Orlando tanto amato dai musicisti
Musiche di Chopin, Rachmaninov e pianoforte a quattro mani
S. Thalberg
C. Blyton
N. Rubinstein
Danza Sorrentina
The Return of Bulgy Gogo
Tarantella
F. Chopin
F. Chopin
F.Chopin
F. Chopin
Notturno op. Postuma in mi minore
Notturno op. 55 n. 1 in fa min.
Studio
op 10 n°1
Preludio op 45
Linda Berdicchia
Yana Zhurakivska
Wu Dahai
Luca Balderi
Rachmaninov
Preludio op. 3 n 2
Francesco Solenni
Angela Zheng e Chiara Boldrini
Classi di pianoforte dei proff. R. Del Santo, V. Moggi, M.T.Valastro, S.Zagara.
Note di sala
Riflessioni e curiosità a cura delle classi di storia
della musica della prof.ssa Letizia Putignano
Un luogo virtuosistico, la cadenza
In una serata che vede avvicendarsi pagine di Chopin e di Rachmaninov non poteva mancare una
riflessione sul virtuosismo pianistico. Abbiamo trovato uno spunto in un saggio di Piero Rattalino,
studioso del pianoforte e del suo repertorio, che analizza un particolare luogo virtuosistico, la cadenza.
La famosa cadenza finale di un concerto per pianoforte e orchestra può essere interpretata come una
lunga parentesi o digressione della cadenza armonica perfetta con la quale si chiude il brano.
L’orchestra si interrompe bruscamente su un accordo e il pianoforte solista esegue un passo a solo, la
cadenza.
La cadenza si può trovare già nei concerti di Bach o di Mozart, dove ci sono talvolta anche dei semplici
punti di sospensione del discorso in cui è ammessa una cadenza brevissima detta ‘fermata’.
Nel Settecento, nella cadenza diventa un elemento caratteristico l’improvvisazione. Il
compositore/esecutore sviluppava la cadenza dimostrando le proprie capacità improvvisative, oltre
all’abilità nel saper intuire cosa sarebbe piaciuto all’uditorio. Secondo la concezione del tempo si
concedeva ampio spazio di libertà al pianista, anche per la realizzazione di ornamentazioni
improvvisate. Ma non appena questo spazio cominciò a restringersi, e ciò avvenne già con Beethoven,
le cadenza nei concerti di Mozart divennero un problema che si rivelò sempre più spinoso…
Nel periodo di furoreggiante successo e diffusione europea del nuovo spettacolo teatrale-musicale nato a
Firenze nell’Ottobre 1600, il melodramma, furoreggiavano altresì i soggetti operistici tratti dall’Orlando
furioso. Senza troppe remore filologiche, il poema fu ‘saccheggiato’ da librettisti in cerca di sicura
affermazione e da impresari senza scrupoli, certi che quegli eroi, i loro incantesimi, le loro drammatiche
vicende avrebbero avvinto tutti pubblici di qualsiasi teatro. Per questo fu tanto amata la vicenda della maga
Alcina... Eccone tre esempi.
La liberazione di Ruggiero dall’isola di Alcina fu rappresentata il 3 Febbraio 1625 alla villa
Medicea di Poggio Imperiale per la venuta a Firenze del principe Ladislao di Polonia. Il testo della “favola”
avrebbe dovuto essere scritto da Andrea Salvadori, poeta mediceo, ma alcuni malanimi tra il poeta e la
compositrice fecero sì che ella si rivolgesse a Francesco Saracinelli di Volterra.
Sì, sì, si trattò proprio di una compositrice! La grande Francesca Caccini, detta Cecchina, nata a Firenze il
18 Settembre 1587, cantatrice e figlia del famoso Giulio, che contese al Peri il primato della realizzazione
della prima opera in musica.
Ma che ci faceva Ladislao di Polonia a Firenze? Presto detto, si informava su come portare l’opera italiana in
Polonia. Solo nel 1628 che egli poté realizzare il suo sogno e la prima opera rappresentata fu proprio quella
della Cecchina, cantata da virtuosi in lingua italiana. Successivamente il libretto fu tradotto in polacco.
L’Alcina di Handel fu definita dagli storici della musica l’ultimo grande successo operistico del compositore.
Si tratta di un dramma in 3 atti su libretto anonimo originariamente scritto da Antonio Marchi.
La prima rappresentazione avvenne il 16 Aprile 1735 al Royal Theatre di Londra suscitando tanto interesse
da far replicare l’opera per ben 18 volte nella stagione. Non si allontana certo, questo lavoro, dai canoni
del melodramma, contenendo quegli elementi tipici che attiravano l’interesse del grande pubblico. Si
susseguono infatti equivoci favoriti da elementi magici, evocazioni di spiriti infernali mentre gli intrecci
amorosi danno adito ad infinite peripezie. I tasselli di una vicenda complicatissima si moltiplicano come per
horror vacui e a fatica sembrano compatibili tra loro obbedendo non alla logica ma all’obiettivo di stupire e
impressionare proprio del melodramma del tempo. La vendetta è il tratto dominante di Alcina, ma sarà il
valore di Ruggiero, che riuscirà a ripristinare la pace e la serenità, ad essere decisivo nel realizzare l’atteso,
perfetto, ‘armonioso’ finale di una perfetta opera settecentesca.
Il Ruggiero di Johann Adolph Hasse, su libretto di Metastasio, andrà in scena il 16 Ottobre 1771,
suggellando per l’età tardiva degli autori una collaborazione lunga e articolata (Hasse musicò più volte
ognuno dei 27 libretti del poeta arcadico!).
Gli ultimi tre canti dell’Orlando sono perfetti per esprimere il tipico districarsi nell’eroe metastasiano nel suo
bivio esistenziale: compiere un atto valoroso o lasciarsi trasportare dalla passione amorosa. Ruggiero si
trova nel dubbio se seguire l’amore per Bradamente o acconsentire alla richiesta del suo signore Leone di
combattere contro la stessa amata. La peripezia si concluderà con la mano di Bradamante lasciata per
magnanimità di Leone al suo paladino Ruggiero. Ciò risponde all’etica e all’ideale politico di Metastasio, che
dipinge la figura del monarca come leale e attento ai valori morali, esaltando implicitamente la monarchia
come forma di governo ideale.
Cosimo Macchia, Lorenzo Filippa, Tommaso Torrigiani 3C
Chiara Bolognesi, Leonardo Novi, Dario Cerisano 4C
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