Mátraverebély-Szentkút, Santuario nazionale dell’Ungheria Mátraverebély-Szentkút ė situato vicino alla frontiera ungaro-slovacca, in una regione abitata da varie etnie come numerosi altri santuari gestititi dai francescani, conventi multietnici, teatri da sempre degli incontri dei popoli e di predicazioni in lingue locali (Szentantal, Máriaradna /Romania/, Baja /Ungheria Meridionale/, Frauenkirchen /Austria) La tradizione vuole che nel 1091-92 il re San Ladislao, fuggendo dai nemici giunse sul ciglio di un precipizio dove era impensabile proseguire la marcia ma lui fece un salto col cavallo e dove il piede del cavallo toccò la roccia sgorgò un sorgente d’acqua. La leggenda nasconde una bella immagine poetica della letteratura ungherese vale a dire San Ladislao che fa scaturire l’acqua dalla roccia come nuovo Mosė e che con le sue leggi crea i fondamenti della vita degli ungheresi come fece il profeta con il popolo di Israele. La prima guarigione miracolosa si ebbe probabilmente nel XII. secolo, quando la Vergine con Gesù bambino nelle braccia apparve per un pastore muto di Verebély comandadogli di scavare e di bere dall’acqua sorgiva. Il ragazzo obbedì e riebbe la parlata subito. Nel 1210 per la massiccia presenza dei pellegrini fu eretta una chiesa nel villaggio di Mátraverebély da dove si organizzarono processioni alla sorgente situata nella valle di Szentkút (Fonte Sacra appunto). La chiesa ebbe il privilegio dell’indulgenza già nel 1258. A partire dal Quattrocento il luogo di pellegrinaggio ebbe i gli stessi privilegi di indulgenza dei maggiori santuari. Nel 1700 il papa Clemente XI fece esaminare alcune guarigioni miracolose avvenute a Szentkút e ne accettò l’autenticità. La prima cappella di pietra fu costruita nel 1705. L’attuale chiesa fu fatta erigere da János Almásy per la sua guarigione straordinaria con l’aiuto del prete ed eremita di Szentkút Ádám Antal Bellágh tra il 1758 ed il 1763 con un convento annesso. Nel 1970 papa Paolo VI insignì la chiesa del titolo di “basilica minor”. Le grotte di Szentkút situate sulle pendici del monte sopra l’attuale chiesa furono abitate da eremiti si dal XIII. secolo. L’ultimo eremita locale Jozafát Dobát morì nel 1767 e fu sepolto nella basilica. La chiesa fu a lungo officiata da monaci cistercensi, ma fin dai tempi dell’occupazione turca anche i frati minori parteciparono nella guida dei gruppi di pellegrini e nel servizio pastorale. Infatti sono loro a officiare il Santuario dal 1772, ma il loro insediamento definitivo avvenne soltanto nel XIX. secolo. Dopo i tempi del giuseppinismo il Santuario ebbe una nuova fioritura negli anni venti del Novecento, ma lo sviluppo fu ostacolato dal successivo comunismo. Nel 1950 la dittatura comunista cacciò via i frati, nazionalizzò il convento e lo adibì a casa di cura per anziani. I minori sono tornati nel Santuario nel 1989. Hanno fatto restaurare l’esterno della basilica e hanno riacquistato le loro proprietà terriere per creare le basi dei successivi sviluppi. La tradizione dei pellegrinaggi di cammino si era gradualmente rafforzato a partire dall’inizio degli anni novanta. Oggi arrivano gruppi di pellegrini non soltanto dai villaggi vicini, ma anche da località situate a una distanza di 70km. Tra il 15 ed il 20 agosto nell’occasione del Pellegrinaggio Giovanile Francescano circa 200-250 giovani fanno una distanza di quasi 150km a piedi in preghiera. Alla festa della Madonna del 2006 il cardinale primate Péter Erdő ha promosso il Santuario come il più importante dell’Ungheria a Santuario Nazionale. La festa principale si ha la domenica più vicina a Ferragosto. Nell’epoca comunista il nostro Santuario non poteva avere uno sviluppo pari a quello di altri santuari nazionali dell’Europa. Ma le bellezze naturali del luogo, l’incontro col Padre Misericordioso nella Santa Messa, nelle confessioni e nelle predicazioni e l’esperienza dell’amore materno della Vergine Maria sembrano supplire a tale manchevolezza. Oggi abbiamo un affluenza di circa 150. 000 pellegrini all’anno. Arrivano numerosi pellegrini, tra slovacchi e ungheresi, anche dalla Slovacchia del Sud. I frati minori vorrebbero che il Santuario fosse il luogo della rinascita. Vorremmo che la bontà divina avuta nei sacramenti creasse i legami di pace, perdono e solidarietà tra gli uomini. È per questo che cerchiamo di accogliere ognuno con amore fraterno.