CAPITOLO 12: L’UTILIZZO DI STRUMENTI DERIVATI ED OBBLIGAZIONI STRUTTURATE PER LA CLIENTELA PRIVATE Di Laurent Roussel In collaborazione con Andrea Carniti Negli ultimi anni lo sviluppo di prodotti derivati e strutturati ha subito una fortissima accelerazione. Tali prodotti sono favoriti da una domanda crescente, sia da parte degli investitori professionali che dei privati. Sebbene se ne servano le più diverse tipologie di gestione (gestioni collettive, hedge fund, fondi pensione), il private banking è indubbiamente il settore per sua natura più propenso a ricorrere a questo tipo di prodotti. Questi strumenti consentono infatti di superare una serie di problematiche patrimoniali che non troverebbero soluzione con le classi di prodotti finanziari di tipo tradizionale (azionari, obbligazionari e monetari). Con l’invecchiamento della popolazione, aumenta l’esigenza di provvedere a fonti di reddito supplementari alla pensione. Sfortunatamente, in un contesto caratterizzato da tassi d’interesse ridotti nel tempo, in particolare a causa delle spinte inflazionistiche contenute, le obbligazioni non esercitano più questo ruolo all’interno dei portafogli d’investimento. D’altro canto, dagli studi condotti sull’allocazione delle attività, emerge che la componente azionaria deve rappresentare una quota importante dei portafogli con un orizzonte temporale di lungo termine. Tuttavia, gli ultimi crac delle borse hanno messo nuovamente in luce i rischi di tali strumenti e la necessità di provvedere a meccanismi di protezione del capitale. A ciò va aggiunto che l’allocazione delle attività investite in azioni non può limitarsi ai soli mercati sviluppati, in quanto i paesi emergenti offrono prospettive molto promettenti. I prodotti strutturati, creati su misura in funzione degli obiettivi e dei vincoli degli investitori, possono consentire la quadratura del cerchio. Questi strumenti, grazie soprattutto alle opzioni “esotiche” create dagli esperti di engineering finanziario delle banche, offrono numerosi servizi patrimoniali e stanno diventando sempre più indispensabili nella gestione dei patrimoni private. Tuttavia, i prodotti derivati e strutturati raggruppano profili d’investimento molto diversi tra loro e la loro costruzione può sembrare complessa. Questa sezione contiene una presentazione sistematica delle grandi famiglie di prodotti, di componenti, in particolare le famigerate opzioni esotiche, e di servizi, illustrando anche le competenze richieste alle banche private che intendano procedere alla loro commercializzazione. 12.1 Introduzione: che cos’è un prodotto derivato? Quasi tutti gli strumenti finanziari che non rientrano nelle classi di attivi tradizionali (azionari, obbligazionari e monetari) possono definirsi “prodotti derivati”. Le materie prime, invece, benché da qualche tempo siano considerate come una classe di attività a tutti gli effetti nell’ambito dei portafogli privati, non costituiscono direttamente dei prodotti derivati. In particolare, questi prodotti “derivano” da strumenti finanziari classici, che permangono come investimenti sottostanti di un’opzione scambiata sui mercati a termine o integrata in un altro strumento: warrant, obbligazioni convertibili o prodotti strutturati (tra cui i fondi garantiti). I prodotti derivati utilizzati nel private banking sono prevalentemente legati alle opzioni, ma esistono anche strumenti che non hanno un contenuto opzionale come i tracker (“Exchange Traded Fund” o ETF) e le strategie con “cuscinetto” di protezione del capitale (CPPI). Queste ultime si prefiggono 12. L’utilizzo di strumenti derivati ed obbligazioni strutturate per la clientela private di proteggere il capitale investito attraverso l’applicazione sistematica di un processo di gestione che comprende asset rischiosi (azioni, ecc.) e investimenti non rischiosi (obbligazionari o monetari). La maggior parte dei prodotti derivati presenta un contenuto opzionale. Di conseguenza, prima di affrontare il tema dei vantaggi dei prodotti derivati per le gestioni patrimoniali private, è opportuno comprendere i principi di funzionamento delle opzioni e analizzarne le principali famiglie: opzioni semplici e opzioni esotiche. Infine, a titolo esemplificativo, analizzeremo nel dettaglio la struttura di un fondo garantito indicizzato a un indice di borsa. 12.2 Opzioni semplici e warrant Per opzione semplice si intende un contratto che presenta tre elementi contrattuali: un’azione (o un indice) sottostante, una data di scadenza e un prezzo d’esercizio (in inglese, “strike”). Si tratta di un diritto di acquisto (opzione “Call”) o di vendita (opzione “Put”) di un sottostante a un prezzo fisso, concordato al momento dell’emissione: il prezzo d’esercizio. In cambio l’investitore paga un premio, la quotazione dell’opzione sul mercato a termine. Il detentore dell’opzione eserciterà il suo diritto solo se ne avrà interesse. Ad esempio, se la quotazione di borsa di un’azione è superiore allo Strike di una Call alla scadenza, esercitando l’opzione e rivendendo immediatamente l’azione l’investitore realizzerà un utile pari a: Quotazione dell’azione – Strike – premio corrisposto. Analogamente, il detentore di un’opzione Put eserciterà il suo diritto solo se il valore dell’azione sarà inferiore allo Strike. Egli guadagnerà acquistando l’azione sul mercato e rivendendola esercitando l'opzione in base al prezzo Strike. Il guadagno dell’investitore sarà: Strike – Quotazione dell’azione – premio corrisposto. Per entrambe le tipologie di opzioni, rinunciando a esercitare il suo diritto l’investitore perderà l’importo investito nell’opzione. I due grafici riportati di seguito illustrano i profili di utile e di perdita dell’investitore alla scadenza. Figura 12.1: Profilo utile/perdita alla scadenza per l’acquirente di un’opzione Call Utili Strike Premio Quotazione del sottostante Perdite Figura 12.2: Profilo utile/perdita alla scadenza per l’acquirente di un’opzione Put II - Gli strumenti e soluzioni per la gestione della ricchezza Utili Strike Premio Quotazione del sottostante Perdite I warrant sono opzioni semplici create su misura dalle banche. Contrariamente alle opzioni tradizionali, i warrant non sono contratti creati dai mercati a termine. Si parla pertanto di Call warrant e di Put warrant. Questi strumenti sono classificati come valori mobiliari e possono essere quotati in borsa alla stessa stregua dei titoli azionari. Assimilabili alle opzioni semplici per caratteristiche e modalità di funzionamento, se ne differenziano solo a livello di denominazione e di status giuridico. 12.3 Come stabilire il valore di un’opzione semplice? Come abbiamo appena illustrato, un investitore può calcolare con certezza il valore di un’opzione Call o Put alla scadenza, mentre risulta più complesso stabilirne il valore in altri momenti. Occorre utilizzare un modello di valutazione opzionale, tra cui il più noto è quello di Black e Scholes. Per valutare un’opzione occorre tenere conto di numerosi parametri finanziari: - la quotazione dell’attivo sottostante - la volatilità di tale attivo sottostante - il prezzo d’esercizio dell’opzione - i redditi maturati dall’attivo (ad esempio il dividendo se il sottostante è un’azione) - la durata dell’opzione - il tasso d’interesse corrispondente a tale scadenza. Per semplificare le cose, il valore di un’opzione si può scomporre in due parti: 1/ Il valore intrinseco: il valore che avrebbe l’opzione alla scadenza. Si tratta della differenza tra la quotazione dell’attivo sottostante e il prezzo d’esercizio dell’opzione. Ad esempio, una Call sull’indice S&P Mib con prezzo d’esercizio di 4800 punti quando l’indice ne vale 4950 ha un valore intrinseco pari a 4950-4800=150 punti. 2/ Il valore tempo: si tratta della stima dell’utile atteso e della probabilità di esercizio dell’opzione. Come evidenzia il seguente grafico, si tratta della differenza tra il premio dell’opzione ed il suo valore intrinseco. Ad esempio, la stessa Call sull’indice S&P Mib con un premio di 326€ e un valore intrinseco di 150€ ha un valore tempo di 326-150=176€. Figura 12.3: Andamento del valore (oggi) di un’opzione Call con prezzo d’esercizio 100 in funzione della quotazione di un sottostante 12. L’utilizzo di strumenti derivati ed obbligazioni strutturate per la clientela private 40 Valore tempo 30 20 Valore intrinseco 10 0 50 70 90 110 130 150 Quotazione dell’attivo sottostante Ferme restando tutte le altre condizioni, più il sottostante è volatile o si allunga la durata dell’opzione, più aumenta il valore tempo. Si noti, però, che l’impatto del tempo sul valore tempo non è lineare. Figura 12.4: Andamento del valore tempo in funzione del passare del tempo Numero di mesi trascorsi 0% 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 -20% -40% -60% -80% -100% Costo dell’ultimo quarto di durata Come evidenzia il grafico, l’ultimo quarto della durata di un’opzione può costare il 50% del suo valore tempo. Come vedremo in seguito, alcune strategie sui prodotti derivati e strutturati si prefiggono di cogliere questo valore tempo vendendo le opzioni per ottenerne un rendimento. In questo caso, anche se il sottostante (ad esempio l’indice di borsa) non si rivaluta, il gestore del patrimonio del cliente private può realizzare una performance positiva sugli investimenti. Le “greche” delle opzioni Al fine di determinare il comportamento di un’opzione in funzione dei diversi parametri citati, gli esperti di prodotti derivati definiscono una serie di fattori di sensibilità, rappresentati da una lettera dell’alfabeto greco. Le “greche” si calcolano servendosi di un modello di valutazione opzionale ed II - Gli strumenti e soluzioni per la gestione della ricchezza esprimono la variazione del prezzo dell’opzione per un’unità di variazione del parametro (in euro per le azioni quotate in euro, in giorni per la sensibilità al passare del tempo, ecc.). Le “greche” di un’opzione (su un’azione quotata in euro) - Delta: variazione del prezzo dell’opzione in euro per 1€ di variazione dell’azione - Vega: variazione del prezzo dell’opzione in euro per 1 punto percentuale di variazione della volatilità - Theta: variazione del prezzo dell’opzione in euro per 1 giorno trascorso - Rho: variazione del prezzo dell’opzione in euro per 1 punto percentuale di variazione dei tassi d’interesse. Questi coefficienti di sensibilità, utilizzati dagli esperti di prodotti derivati, rientrano raramente nella gestione quotidiana dei gestori patrimoniali della clientela di tipo private. 12.4 Le opzioni esotiche Nei primi anni Novanta ha fatto la sua comparsa una nuova famiglia di opzioni. A differenza delle opzioni semplici, accessibili direttamente sui mercati a termine (CBOT, Euronext, Liffe, ecc.), queste opzioni di seconda generazione sono definite “esotiche” in quanto sono create su misura esclusivamente dai settori di engineering finanziario degli istituti di credito, sulla base di modelli di valutazione molto complessi. Come le opzioni semplici, è possibile combinarle tra loro per dare vita a prodotti strutturati (vedi il paragrafo “Costruzione di un’obbligazione strutturata”). L’universo delle opzioni esotiche è molto esteso e continua a crescere grazie all’innovazione finanziaria. Esse si possono raggruppare in alcune macrofamiglie: le opzioni basate su un unico sottostante (un’azione, un indice, ecc.), dette anche opzioni esotiche “mono-sottostante”, e le cosiddette opzioni esotiche “multi-sottostante”, relative a panieri di sottostanti, che introducono regole di selezione dei titoli nell’ambito di tali panieri. Principali tipologie di opzioni esotiche basate su un unico sottostante Opzione con barriera (attivante o disattivante) Opzione binaria o “digitale” Opzione asiatica o media Opzione con rimborso anticipato Opzione Cliquet Opzione sul Massimo L’opzione con “barriera” è un’opzione la cui validità inizia o cessa quando il sottostante raggiunge una soglia predeterminata al momento dell’emissione. Ad esempio, un’opzione con barriera di tipo Put Up & In (“In”) al 110% sull’Eurostoxx 50 rappresenta una copertura che inizia ad avere validità se l’indice aumenta del 10%. Per contro, la stessa opzione esotica è molto più economica di un’opzione Put semplice con prezzo di esercizio al 110%. Le opzioni “binarie”, dette anche opzioni digitali, sono opzioni che danno luogo al pagamento di un importo fisso predeterminato in caso di superamento di un certo valore soglia prefissato al momento dell’emissione (strike). Ad esempio, una Call binaria sull’Eurostoxx 50 verserà alla scadenza una cedola elevata purché l’indice abbia superato lo strike. Un’opzione con valutazione in termini di media, o opzione asiatica, consiste in un’opzione in cui il prezzo d’esercizio o la quotazione finale del sottostante si calcolano sulla media delle quotazioni in un determinato periodo di tempo. Ad esempio, un’obbligazione indicizzata all’Eurostoxx 50 a 5 anni il cui prezzo d'esercizio sia calcolato sulla media dei primi 12 mesi. Questa opzione consente di mediare il livello di ingresso. Un’opzione con rimborso anticipato è un’opzione che viene rimborsata automaticamente e prima della scadenza quando il sottostante raggiunge un livello predeterminato. Ad esempio, molte 12. L’utilizzo di strumenti derivati ed obbligazioni strutturate per la clientela private obbligazioni convertibili comportano opzioni di rimborso anticipato esercitabili dall'emittente (o, più raramente, dall’investitore). Le opzioni “Cliquet” garantiscono progressivamente un livello di rimborso minimo, detto “cliquet”, man mano che il sottostante cresce, superando tale livello. Ad esempio, un’opzione che assicuri un rimborso minimo a ogni rialzo del 10% dell’indice Eurostoxx 50. L’opzione “Max” produce alla scadenza la performance calcolata sull’indice tra il livello più alto raggiunto nel corso della durata del prodotto e il suo livello iniziale. Principali tipologie di opzioni esotiche relative a un paniere di più sottostanti Paniere “Best of” Paniere “Worst of” Paniere “Rainbow” Cap & Floor su ogni sottostante Paniere Ristretto Paniere a cristallizzazione Con un’opzione su paniere "Best of” si selezionano solo gli elementi costituitivi del paniere che registrano le migliori performance. Ad esempio, un prodotto basato su un paniere di due indici (EuroStoxx50 e S&P500) che offre in due anni il 100% del capitale garantito + il 70% della performance del migliore tra i due indici. Al contrario, con un’opzione basata su un paniere “Worst of”, si selezionano solo le azioni del paniere che registrano le peggiori performance. Ad esempio, un’obbligazione versa una cedola elevata se nessuno dei titoli che compongono un paniere di 20 azioni è sceso di oltre il 50% dalla data di avvio. Un’opzione basata su un paniere “Rainbow” sovrappesa alla scadenza l’attivo che ha registrato il maggiore incremento, mentre la performance peggiore viene sottopesata. Un paniere ristretto è un paniere di cui, a ciascuna scadenza annuale, si selezionano determinati sottostanti. Ad esempio, un’obbligazione indicizzata assicura alla scadenza la performance di un paniere composto di 20 titoli azionari, tra cui a ogni scadenza annuale sono state selezionate le 2 azioni che hanno registrato rispettivamente la migliore e la peggior performance. Un paniere a “cristallizzazione” fissa progressivamente le migliori performance dei titoli del paniere, e la performance finale corrisponde in genere alla media di tali performance cristallizzate. Ad esempio, un paniere a cristallizzazione sulle materie prime o sui paesi emergenti (vedi oltre la descrizione dei prodotti Lock The Best). 12.4 I tracker I tracker, noti anche come “Exchange Traded Fund” o ETF, sono fondi quotati in borsa che si prefiggono di replicare indici azionari, obbligazionari o di materie prime. Tali strumenti consentono di accedere a numerosi mercati e a più classi di attivi, che non sarebbero accessibili con strumenti finanziari classici. Contrariamente agli altri prodotti derivati illustrati nel capitolo, la gran parte dei tracker non presenta un profilo asimmetrico e non prevede opzioni (eccetto, in alcuni casi, contro i rischi di cambio). Questi prodotti, nati negli Stati Uniti all’inizio degli anni Novanta, sono distribuiti in questo mercato sotto forma di ETF. Dal 1999, i tracker hanno registrato una vera e propria esplosione sui mercati americani, attirando sia gli investitori professionali che i privati. La loro prima comparsa in Italia risale al 2002, anno di nascita del mercato MTF istituito da Borsa Italiana SpA. Si tratta di un II - Gli strumenti e soluzioni per la gestione della ricchezza mercato interamente dedicato ai tracker e ai fondi chiusi, che consente di acquistare questo tipo di fondi sul mercato secondario. Negli ultimi due anni, il mercato ha subito un notevole sviluppo. Oggi i tracker quotati in borsa in Italia sono ben 110 (ETF ed ETC, le Exchange Traded Commodities), dai 20 di inizio 2005. La borsa italiana è diventata leader europeo in termini di volumi di contrattazione su tracker. La diffusione degli ETF è in forte crescita e si calcolano oltre 1000 tracker a livello mondiale. I tracker sono correntemente utilizzati nell’approccio accademico “core-satellite”. In Gran Bretagna, il 60% dei gestori colloca una quota dei propri attivi in strumenti che cercano di replicare gli indici di borsa, il cosiddetto “core”, mentre utilizzano i “satelliti” per cercare di sovraperformare il mercato. Il “core” consente di replicare in modo ottimale la performance dell’indice di riferimento e può, pertanto, essere composto da uno o più tracker con spese di gestione ridotte e un rischio di deviazione molto limitato. Ricorrendo a gestioni di tipo attivo, i “satelliti” si prefiggono di assicurare una sovraperformance, detta “alfa”, sfruttando le tecniche di stock picking o utilizzando prodotti derivati e strutturati. La ripartizione tra “core e satelliti” può essere gestita in modo dinamico. In caso di performance elevate dei satelliti rispetto all’indice di riferimento, la quota destinata a questo tipo di attivi può essere incrementata. Se i satelliti realizzano performance inferiori a quelle dell’indice, la loro quota nell’allocazione viene ridotta al fine di contenere la deviazione del portafoglio rispetto al suo benchmark. 12.5 La costruzione di un’obbligazione strutturata I prodotti a capitale garantito stanno riscontrando un enorme successo dopo lo scoppio della bolla Internet. Molti investitori desiderano infatti assicurarsi un’esposizione ai titoli azionari, specialmente per compensare la minore redditività dei fondi obbligazionari, ma hanno preso coscienza dei rischi insiti in questa tipologia di investimenti. I prodotti strutturati a capitale garantito offrono un’alternativa interessante, pertanto vi proponiamo di delinearne in modo molto schematico il principio strutturale. I prodotti strutturati con protezione del capitale sono in genere costituiti da 2 elementi: a) Una componente obbligazionaria, per garantire o proteggere il capitale investito alla scadenza ed eventualmente distribuire cedole. La garanzia del capitale è assicurata tramite l’acquisto di un’obbligazione zero coupon, selezionando: l’emittente (che talvolta non corrisponde a chi ha strutturato il prodotto), la forma giuridica (EMTN, fondi, Swap, certificati, ecc.) la scadenza, l’importo rimborsato e l’eventuale cedola. b) Una componente opzionale, per generare la performance con formule più o meno complesse. Il sottostante di questa componente opzionale può assumere varie forme: indici azionari, panieri di azioni o di indici, singole azioni, diverse classi di attivi (azionari, immobiliari, materie prime, ecc.), fondi d’investimento. Figura 12.5: Schema di costruzione di un’obbligazione strutturata a capitale garantito 12. L’utilizzo di strumenti derivati ed obbligazioni strutturate per la clientela private Valore Aggiunto Opzione Capitale investito (100%) Zero Coupon Capitale garanti garantito al 100% Emissione Scadenza Esempio (teorico): fondo a capitale garantito indicizzato alla performance finale dell’Eurostoxx 50 L’investitore investe 100€ in un fondo a capitale garantito con scadenza pari a 3 anni, indicizzato alla performance finale dell’indice S&P Mib. Per garantire il capitale al 100%, il team di strutturazione deve acquistare un’obbligazione zero coupon a 3 anni. Questo titolo non prevede il versamento di cedole, ma consente di realizzare un guadagno in quanto viene scambiato a un prezzo inferiore al valore di rimborso. Ad esempio, se il tasso a 3 anni è del 2,8%, la quotazione dell’obbligazione zero coupon si calcolerà come segue: 100% / (1+2,8%)3 = 92% => il guadagno attribuito all’acquisto dell’opzione è pertanto: 100% - 92% = 8% Per assicurare l’indicizzazione, il team di strutturazione deve acquistare un’opzione semplice sull’indice S&P Mib, con scadenza a 3 anni e prezzo d’esercizio pari al livello dell’indice alla data di creazione del prodotto (l’opzione in questo caso è definita “in the money”). Supponendo che il suo costo sia pari al 10%, è possibile acquistare 0,8 opzioni Call, con un guadagno dell’8%. Per concludere, questa obbligazione indicizzata offre alla scadenza: il 100% del capitale garantito + l’80% di indicizzazione al rialzo dell’indice S&P Mib su 3 anni. Le più recenti innovazioni nel campo delle obbligazioni strutturate derivano dalla crescente integrazione di opzioni esotiche nella loro componente opzionale. I team di strutturazione associano più opzioni esotiche tra loro al fine di offrire i servizi richiesti dagli investitori (vedi di seguito). Per questo motivo abbiamo voluto illustrarvi le principali famiglie di opzioni esotiche. 12.6 I fondi con “cuscinetto” di protezione (Constant Proportion Portfolio Insurance) Questi strumenti fanno parte dei fondi strutturati, con la differenza, rispetto ai prodotti precedentemente illustrati, che questo tipo di gestione con protezione del capitale non corrisponde a una formula opzionale, bensì procede all’allocazione sistematica tra attivi a basso rischio (obbligazionari o monetari), che assicurano la protezione del capitale investito, e asset rischiosi II - Gli strumenti e soluzioni per la gestione della ricchezza (azioni, fondi d’investimento, materie prime, ecc.). Alla data di avvio, il capitale investito in questo tipo di fondo viene ripartito tra le due categorie di attivi. Termini principali utilizzati nella gestione CPPI: - “Portafoglio CPPI” (Constant Proportion Portfolio Insurance): si tratta del portafoglio gestito secondo la tecnica del CPPI, con investimenti suddivisi tra un attivo a rischio e un attivo non rischioso (fondo obbligazionario o monetario). - “Retta di protezione”: è inizialmente pari al valore attualizzato della garanzia finale. Alla scadenza, corrisponde alla garanzia finale. In ogni momento, il livello di protezione del capitale si definisce lungo questa retta. - “Cuscinetto": è definita così la differenza tra il valore del Portafoglio CPPI e la Retta di protezione. - “Coefficiente moltiplicatore”: risponde allo scopo di determinare la quota del portafoglio che sarà destinata in asset rischiosi. - “Valore di rimborso”: alla scadenza, il titolare riceve il valore più alto tra il 100% dell’investimento iniziale e il 100% del valore finale del Portafoglio CPPI. Anche se la ripartizione del fondo dipende dalla volatilità osservata sull’attivo rischioso (più questa è elevata, più si riduce la ponderazione dell’attivo a rischio), l’investitore non paga alcun premio opzionale (crescente con la volatilità) e non subisce il passare del tempo. Per tutta la durata dell’investimento e proporzionalmente alla crescita dell’asset a rischio, la sua ponderazione nel fondo aumenta, e viceversa. Nello scenario migliore, quello di un rally dell’asset a rischio dalla data di avvio, l’esposizione a quest’ultimo diventa in breve tempo preponderante e di gran lunga superiore a quella di un prodotto opzionale puro. Per contro, lo scenario peggiore postulabile è quello di una forte correzione, che trasformerà automaticamente il fondo in un prodotto “monetarizzato” che cade nel “bond floor”: la quota del portafoglio investita nell’attivo a rischio diventa marginale e la dinamica del fondo si blocca! Figura 12.6: La ripartizione ideale di un fondo a cuscinetto (esempio) Investimento iniziale Ricchezza Esposizione 100 Livello di protezione iniziale Cuscinetto 18 Investimento nell’attivo a rischio: 2 x 18 =36 Coefficiente moltiplicatore x2 Livello della retta di protezione 82 Tappa 1 Determinazione del cuscinetto Investimento nell’attivo non a rischio: 100 – 36 = 64 Tappa 2 Determinazione dell’esposizione all’attivo a rischio 12.7 Tipologia di prodotti strutturati per il private banking I prodotti strutturati offrono numerosi vantaggi che non si riscontrano negli investimenti di tipo tradizionale (azioni, obbligazioni, ecc.) e introducono un’elevata flessibilità nella gestione patrimoniale private. 12. L’utilizzo di strumenti derivati ed obbligazioni strutturate per la clientela private Si distinguono due grandi famiglie di prodotti, in base all’uso che se ne fa: 1/ I prodotti di allocazione strategica: Posizionati a monte del processo d’investimento, sono utili nella gestione globale dell’attivo. Questi prodotti si presentano in due forme: i prodotti strutturati opzionali e i prodotti gestititi con tecniche di assicurazione del portafoglio (fondi a “cuscinetto”). Essi sono spesso garantiti e in genere sono riferiti a indici o panieri di titoli, al fine di assicurare un buon livello di diversificazione. 2/ I prodotti di stock picking : Sono destinati a ottimizzare lo “stock-picking” della quota azionaria del portafoglio. Si tratta di prodotti strutturati opzionali, che ottimizzano una convinzione fondamentale su un titolo o sul mercato azionario (indice): sentiment di un picco, di un minimo, di un “trading range”, ecc. Tali prodotti rispondono a obiettivi e vincoli specifici degli investitori sui sottostanti: leva, rendimento, protezione. Contrariamente ai prodotti di allocazione strategica, presentano profili standardizzati: formule di rimborso semplici e generiche, scadenze relativamente brevi (inferiori a 18 mesi). 12.8 I vantaggi dei prodotti strutturati nell’allocazione degli attivi I prodotti strutturati di allocazione strategica offrono numerosi vantaggi in termini di gestione globale dell’attivo, secondo 3 grandi tipologie strategiche: 1/ Ottimizzare l’indicizzazione al sottostante ; 2/ Ricevere cedole superiori a quelle versate dai titoli di Stato; 3/ Migliorare la diversificazione del portafoglio. Oltre a queste 3 tipologie di vantaggi, spesso questi prodotti comportano anche una garanzia o una protezione del capitale investito. 12.9 I vantaggi in termini di allocazione degli attivi: ottimizzare l’indicizzazione al mercato Si tratta probabilmente del vantaggio offerto dai prodotti strutturati più noto alle gestioni patrimoniali private: investire in un attivo a rischio proteggendo il capitale investito. Tuttavia, l’introduzione delle opzioni esotiche ha offerto nuove opportunità di protezione della performance. Ecco alcuni quesiti che il gestore privato potrebbe porsi, con la soluzione offerta dai prodotti strutturati: Come assicurare l’indicizzazione a un rialzo temporaneo del mercato azionario, proteggendosi al contempo da uno scenario “a campana”, ossia di un forte rialzo seguito da una forte flessione del sottostante entro l’orizzonte d’investimento? Soluzione: proteggere la performance investendo tramite un’obbligazione indicizzata alla performance massima di un indice di borsa. Figura 12.7: Principio di funzionamento di un’obbligazione indicizzata alla performance Max II - Gli strumenti e soluzioni per la gestione della ricchezza La performance del sottostante è pari alla differenza tra il valore massimo dell’indice di borsa e il suo livello iniziale. L’opzione sul massimo sull’Eurostoxx 50 utilizzata in questo esempio di prodotto strutturato assicura alla scadenza la massima performance registrata dall’indice nel corso della durata del prodotto. Grazie a questa opzione, l’investitore non deve più preoccuparsi del “timing” ideale per disinvestire. Vendere al valore massimo, ossia a meno del 10-15% del massimo, è estremamente difficile. Questo nuovo strumento risulta perciò molto valido, mentre ha un costo che può essere ragionevole in un contesto di bassa volatilità, come quello che ha caratterizzato gli indici di borsa europei tra il 2005 e il 2007. Come ottimizzare i punti di ingresso e di uscita sul sottostante? Soluzione: investire in un’obbligazione indicizzata ad un indice utilizzando il meccanismo “look-back”. Figura 12.8: Principio di funzionamento di un’obbligazione indicizzata con meccanismo “look back” 12. L’utilizzo di strumenti derivati ed obbligazioni strutturate per la clientela private In questo esempio, il “Livello d’ingresso” (prezzo di esercizio) è il livello minimo toccato dall’indice nel corso del primo anno. La performance del sottostante è pari alla differenza tra il valore finale dell’indice di borsa e il livello “look back”. Come investire e disinvestire progressivamente sul mercato azionario per proteggersi dalle fasi di ribasso nelle fasi iniziali e finali dell’investimento? Soluzione: mediare il livello d’ingresso e della performance finale utilizzando prodotti indicizzati e servendosi di medie per calcolare il livello iniziale e finale dell’indice. 12.10 Vantaggi in termini di allocazione patrimoniale: cedole superiori ai titoli di Stato A fronte della riduzione dei tassi d’interesse che ha contraddistinto il settore obbligazionario negli ultimi 5 anni, gli investitori desiderosi di maturare un rendimento si sono rivolti verso i prodotti strutturati. L’universo dei prodotti che si prefiggono di distribuire una cedola superiore a quella dei titoli di Stato è molto esteso e in costante crescita. Di conseguenza, la nostra analisi si limiterà a due grandi famiglie di prodotti: 1) i prodotti a durata variabile in quanto il rimborso avviene non appena conseguito l’obiettivo dell’investimento, con cedola annua fissa (crescente in funzione del numero di anni di presenza in portafoglio del prodotto nella gamma dei “Crescendo”); 2) i prodotti a durata fissa con cedole variabili (in particolare, i prodotti che consentono di versare ogni anno la performance del mercato sotto forma di cedole nella gamma dei prodotti “TIR, il tasso interno di rendimento attuariale); 3) i prodotti a durata fissa con cedole variabili ma con possibilità di trasformarsi in obbligazioni a tasso fisso in base all’andamento del sottostante (gamma dei “Chrysalis”). La tipologia di prodotti di rendimento illustrata è puramente indicativa, poiché ogni banca specializzata in prodotti strutturati sviluppa una propria gamma di titoli strutturati. Prodotti a cedole fisse e durata variabile: un esempio con la gamma dei “Crescendo” Alcune banche definiscono questo tipo di prodotti "Auto Call”, “Perle”, ecc. Exane Derivatives li definisce “Crescendo”. Un Crescendo rimborsa alla scadenza annuale (in corrispondenza della scadenza finale o in momenti precedenti) il capitale investito, cui si aggiunge una cedola fissa nel caso in cui il sottostante superi un determinato livello di riferimento, fermo restando che il sottostante non può essere costituito da indici, singole azioni o panieri di titoli, ecc. Il livello di riferimento è in genere la quotazione del sottostante al momento dell’emissione, ma può anche essere inferiore se il portatore desidera adottare un approccio più difensivo. L’investimento prosegue fino alla comparsa di uno scenario di rialzo o di stabilità. Se, ad esempio, il mercato (indice) è inferiore al livello attuale dopo un anno, il prodotto non viene rimborsato e la sua durata prosegue per un altro anno. In tal caso, la cedola potenziale dopo 2 anni raddoppia, e così via, fino alla scadenza finale. La cedola cresce di fatto proporzionalmente al numero di anni in cui il Crescendo è detenuto in portafoglio. Qualora questo scenario non dovesse mai realizzarsi, il detentore a questa data riceverà il sottostante, ma usufruirà di un “cuscinetto” di protezione. Figura 12.9: Diagramma funzionale di un “Crescendo”: esempio sull’Eurostoxx 50 (a 4 anni) II - Gli strumenti e soluzioni per la gestione della ricchezza Dopo 1 anno EuroStoxx50 Rimborso immediato: 100% + 1 cedola Dopo 2 anni Dopo 3 anni Rimborso immediato. 100% + 2 cedole Rimborso immediato: 100% + 3 cedole Dopo 4 anni Rimborso immediato: 100% + 4 cedole EuroStoxx50 iniziale 100% EuroStoxx50 < EuroStoxx50iniziale Prolungamento di un anno Prolungamento di un anno Prolungamento di un anno Rimborso del 100% se l’indice si è ridotto fino al 30% Altrimenti, rimborso del ’ capitale iniziale meno la riduzione dell’indice Nella maggior parte dei casi, il capitale investito in “Crescendo” non è garantito, ma si avvale di un meccanismo di protezione a determinate condizioni (come il “cuscinetto” sopra descritto) Prodotti a durata fissa con cedole variabili: esempio con la gamma di prodotti “TIR” (Tasso interno di rendimento attuariale) Questi prodotti permettono di ricevere annualmente la performance del mercato sotto forma di cedole. Ad esempio, Exane Derivatives ha creato due prodotti che prevedono il pagamento di una cedola in base alla performance annualizzata (o al tasso di rendimento interno attuariale) di un investimento sull’Eurostoxx 50: Performance Bond e Sérénis. Performance Bond è un prodotto a capitale garantito che versa una cedola variabile pari alla performance annualizzata dell’indice Eurostoxx 50. Ad esempio, nella versione a 8 anni, nei primi 4 anni la cedola variabile non supera il 6%. Successivamente, si calcola la somma delle cedole versate gli anni precedenti: se tale somma supera il 24%, il cap sparisce e le cedole diventano illimitate. Sérénis è un prodotto a capitale garantito che si prefigge di versare sotto forma di cedole il TIR della crescita del mercato, entro un limite del 6%, con un meccanismo che prevede la costruzione di una riserva di distribuzione qualora il TIR superi il 6%. Tale riserva sarà quindi utilizzata negli anni successivi ove il TIR dovesse scendere successivamente sotto il tale percentuale. Prodotti a cedola variabile trasformabili in obbligazioni a tasso fisso: esempio con la gamma dei “Chrysalis” Il “Chrysalis” è un prodotto a capitale garantito che presenta una sequenza di cedole inversa rispetto ai prodotti precedentemente illustrati. Questo prodotto versa inizialmente delle cedole variabili (ad esempio, il 65% della performance dell’indice Eurostoxx 50 registrata nel corso dell’anno). Il Chrysalis può però trasformarsi in un’obbligazione di tipo classico a cedole fisse nel caso in cui l’Eurostoxx 50 superi una soglia massima (pari al 130% in questo esempio). 12.11 Vantaggi in termini di allocazione patrimoniale: maggiore diversificazione del portafoglio I prodotti strutturati possono offrire diverse soluzioni per diversificare i portafogli delle gestioni patrimoniali private: 12. L’utilizzo di strumenti derivati ed obbligazioni strutturate per la clientela private 1) tramite l’accesso a mercati spesso considerati troppo rischiosi (mercati emergenti e materie prime) con una riduzione del rischio, in particolare attraverso l’uso di opzioni esotiche Lock The Best; 2) tramite l’ottimizzazione a posteriori dell’allocazione del portafoglio con i prodotti “Rainbow”; 3) con la creazione di nuove “classi di attivi”: ad esempio la volatilità o la dispersione. Investire nei mercati considerati ad alto rischio (emergenti e materie prime) grazie alle obbligazioni “Lock The Best” Mentre i grandi mercati azionari sviluppati (Europa, Stati Uniti e Giappone) sono sempre più correlati, la crescita dei mercati emergenti non avviene sempre in modo coordinato. A titolo di esempio, i titoli azionari dell’Europa dell’Est, dell’America Latina e dell’India hanno registrato forti aumenti nel 2005, mentre la Cina (indice HSCEI) registrava un lieve incremento. Nel 2006, invece, è stata la Cina a registrare la performance di gran lunga migliore. Nel 2005 lo stesso fenomeno si riscontrava nel settore delle materie prime energetiche e dei metalli rispetto alle materie prime agricole. Come già evidenziato, l’opzione “Lock The Best” è un meccanismo di cristallizzazione che rende progressivamente più sicura la performance di ciascun sottostante di un paniere. L’obbligazione indicizzata “Lock The Best” è molto adatta a questi mercati, in quanto consente di sfruttare il momento più propizio del ciclo economico di un’area o di una materia prima, fissando ogni 2 anni quella che ha registrato la maggiore crescita dall’avvio. Il valore del sottostante viene in tal modo “bloccato” fino alla scadenza. Alla data di osservazione successiva, il paniere fissa nuovamente il migliore dei 3 sottostanti rimanenti (e così via, fino alla scadenza). Il valore finale del paniere corrisponderà alla media dei 4 valori fissati. Con questo tipo di prodotto, l’investitore tutela sia il capitale investito che la performance a fronte di una possibile inversione di tendenza su ciascun sottostante, permette di beneficiare pienamente degli effetti “moda” su determinati titoli e della rotazione dei cicli di crescita spesso osservati su tali mercati a rischio. Infine, questa obbligazione in genere non comporta rischi di cambio per gli investitori della zona Euro. Ottimizzare a posteriori l’allocazione del portafoglio con i prodotti “Rainbow” I prodotti “Rainbow” sono strumenti di overperformance. Come illustrato in precedenza, l’opzione “rainbow” consente di sovrappesare a posteriori il sottostante, realizzando la miglior performance e conservando al contempo i vantaggi della diversificazione. Al momento dell’emissione del prodotto, si definiscono i sottostanti di riferimento, la scadenza, le ponderazioni di ciascun sottostante alla scadenza in funzione della gerarchia di performance. Il gestore patrimoniale private potrebbe, ad esempio, migliorare a posteriori l’allocazione di un portafoglio originariamente investito in modo omogeneo in azioni (rappresentate ad esempio dall’indice Eurostoxx 50), in obbligazioni (rappresentate da un indice obbligazionario) e in titoli immobiliari (rappresentati dall’indice EPRA). Figura 12.10: Schema funzionale di un paniere “Rainbow” II - Gli strumenti e soluzioni per la gestione della ricchezza Paniere iniziale 33% Paniere “Rainbow” 50% Sovraponderazione al 50% del miglior sottostante 30% Ponderazione al 30% del sottostante che ha registrato una performance mediana 20% Sottoponderazione al 20% del peggior sottostante 33% 33% Diversificare il portafoglio investendo in nuove “classi di attivi”: la volatilità o la dispersione. La volatilità non costituisce sempre un ostacolo all’utilizzo dei prodotti strutturati. Essa può persino diventare un supporto d’investimento a tutti gli effetti. La volatilità presenta un comportamento specifico e diverso rispetto a quello delle classi di attivi tradizionali. Proprio per questo, essa consente una migliore diversificazione dei portafogli nella gestione privata. Contrariamente alle azioni, la volatilità si evolve per definizione entro un range di oscillazione e sfrutta un fenomeno di ritorno alla media. La volatilità non può essere bassa o nulla (inferiore al 10%), né restare indefinitamente elevata (superiore al 50%). Presto o tardi, i gestori abbandonerebbero una classe di attivi ritenuta troppo volatile, e la borsa si trasformerebbe in una sorta di gioco d’azzardo. Come evidenzia il seguente grafico, le correzioni di borsa sono spesso accompagnate da un aumento della volatilità. Per contro, i rally si borsa non fanno sempre rima con una flessione della volatilità, come dimostra il rimbalzo delle azioni nipponiche registrato nell’autunno del 2005: la volatilità del Nikkei non ha cessato di crescere nello stesso periodo. I mercati a termine hanno ben compreso il vantaggio di tale comportamento anticiclico e hanno dato origine a contratti a termine basati esclusivamente sulla volatilità. Figura 12.11: Andamento della volatilità implicita del mercato americano (VIX) 12. L’utilizzo di strumenti derivati ed obbligazioni strutturate per la clientela private 60 50 40 30 20 10 0 1986 1989 1992 1995 1998 2001 2004 2007 La dispersione misura i differenziali di performance medi in seno a un portafoglio azionario. Su un portafoglio di 20 titoli, la dispersione si calcola molto facilmente e corrisponde alla differenza tra la performance media delle 10 migliori azioni e la performance media delle 10 peggiori azioni nel periodo d’investimento. Essa evidenzia un comportamento proprio (ritorno alla media) che le conferisce lo stato di classe di attivi a tutti gli effetti e migliora la frontiera efficiente (rapporto rischio/rendimento) di un portafoglio. È possibile costruire prodotti strutturati incentrati esclusivamente sulla volatilità o sulla dispersione al fine di diversificare i portafogli. 12.12 I servizi di stock picking offerti dai prodotti strutturati I prodotti strutturati offrono numerose funzionalità riguardo alla quota di portafoglio investita in azioni, in base a quattro grandi tipologie strategiche: A/ Strategie di rendimento B/ Strategie di leva asimmetrica C/ Strategie difensive D/ Strategie di “cash extraction” Strategie di rendimento: realizzare una performance in mercati stabili Numerosi prodotti consentono di realizzare una performance positiva anche a fronte di titoli azionari stabili o in lieve progresso. I tre prodotti principali in questo senso sono: - Il Discount Equity Certificate (DEC): acquistare un sottostante a sconto - Il Sweet Reverse Convertible: ricevere una “super-cedola” in aggiunta al capitale investito se il sottostante resta al di sotto di una soglia massima - Lo Step-Up Certificate: ricevere una “super-cedola” anche se il titolo permane a livelli invariati. Illustriamo a titolo esemplificativo uno di questi prodotti, il Discount Equity Certificate (gli altri presentano a grandi linee i medesimi principi funzionali). Il DEC è un valore mobiliare con tre elementi contrattuali: un’azione di riferimento, una scadenza e un CAP. Il DEC corrisponde a un’azione acquistata a sconto, con un valore massimo alla scadenza predeterminato al momento dell’emissione (il CAP). Alla scadenza del DEC, possono presentarsi due situazioni tipiche: ① Azione < CAP il titolare del DEC riceve un’azione acquistata molto sotto la pari II - Gli strumenti e soluzioni per la gestione della ricchezza ② Azione CAP il titolare del DEC riceve il CAP in liquidi e l’investitore ha realizzato una buona performance. Nel corso della durata del DEC, la sua valutazione migliora con il trascorrere del tempo e converge verso il profilo alla scadenza. Per concludere, anche se l’azione resta stabile, il gestore patrimoniale private realizza una performance positiva grazie alla riduzione dello sconto. Strategie di leva asimmetrica: leva al rialzo senza aumentare il rischio al ribasso Contrariamente all’acquisto di un’opzione o warrant Call, i prodotti strutturati possono consentire di sfruttare l’effetto leva solo al rialzo. Consideriamo a titolo d’esempio il prodotto creato da Exane Derivatives, il Jump Certificate. Il Jump è uno strumento che raddoppia la performance dell’azione al rialzo, mentre è soggetto a un tetto massimo nel caso in cui il sottostante superi un determinato livello stabilito al momento dell’emissione: il Cap. Questa sovraperformance non ha alcun costo e il valore del Jump alla data di emissione è pari alla quotazione dell’azione (valore iniziale definito “Strike”) Alla scadenza del Jump, possono presentarsi due situazioni tipiche: ① Azione Cap: il titolare riceve il prezzo di rimborso massimo in liquidi ② Strike < Azione < Cap: il titolare realizza una performance doppia rispetto a quella dell’azione (calcolata rispetto allo Strike) e riceve dei liquidi ③ Azione < Strike: il titolare riceve l’azione Nel primo e nel secondo caso, il Jump ha realizzato un enorme progresso grazie al rialzo del titolo. Per contro, nell’ipotesi di un ribasso, il Jump non comporta alcun rischio supplementare rispetto a quello dell’azione. Infine, a differenza dei prodotti a leva di tipo classico (ad esempio il Warrant), il Jump non è penalizzato dal passare del tempo ed è direttamente favorito dalla sua maggiore sensibilità all’azione. Strategie difensive L’obiettivo di questi prodotti consiste nell’investire su un’azione soggetta a un tetto massimo di valutazione. Prendiamo ad esempio il Guaranteed Equity Certificate. Il GEC ha il profilo di un’azione che usufruisce di una protezione. Mentre l’azione non offre alcuna garanzia, il valore del GEC alla scadenza non può essere inferiore a un determinato livello stabilito al momento dell’emissione: il FLOOR. Per contro, il GEC è scambiato a premio rispetto all’azione. Alla scadenza del GEC, possono presentarsi due situazioni tipiche: ① Azione FLOOR il titolare riceve l’azione o l’equivalente in contanti della quotazione dell’azione ② Azione < FLOOR il titolare riceve il FLOOR Il potenziale di performance al rialzo è illimitato, in quanto dipende dal rialzo dell’azione. In caso di ribasso, il GEC usufruisce del suo meccanismo di protezione: Se il valore dell’azione scende, il GEC sovraperforma molto rapidamente l’investimento azionario. Strategie di cash extraction L’obiettivo di questi prodotti consiste nel conservare una certa sensibilità in valore identica a quella dell’azione, ma con un investimento molto più limitato. Consideriamo ad esempio il Jet Equity. 12. L’utilizzo di strumenti derivati ed obbligazioni strutturate per la clientela private Il Jet ha la stessa sensibilità al rialzo dell’azione, ossia un aumento di valore equivalente, ma investendo circa la metà del capitale. A tale scopo, il prezzo d’esercizio (lo “Strike”) corrisponde alla metà del valore dell’azione alla data di emissione del prodotto. Alla scadenza del prodotto, possono presentarsi due situazioni tipiche: ① Azione Strike il titolare riceve la differenza tra la quotazione dell’azione e lo Strike ② Azione < Strike il titolare perde l’importo investito nel Jet (che vale 0) Nel primo caso, il Jet Equity realizza una plusvalenza equivalente a quella dell’azione. Per contro, la minusvalenza massima è limitata all’importo investito nel Jet, mentre può essere superiore rispetto all’azione. Il Jet è poco sensibile al passare del tempo: il “valore tempo” del Jet rappresenta infatti solo il 3 - 5% del valore dell’azione di riferimento. Per concludere la panoramica di questi prodotti finalizzati all’ottimizzazione dello stock picking, ecco una sintesi dei prodotti consigliati in funzione delle problematiche d’investimento del gestore patrimoniale private. Figura 12.12: Tabella di sintesi dei prodotti strutturati di stock picking Esempi di problematiche Come sfruttare il rialzo di un’azione senza essere penalizzati in caso di ribasso? Tipo di strategia Dettagli Prodotto(i) strutturato(i) Protezione del capitale Acquisto di Guaranteed Equity Certificate invece dell’azione Si percepiscono cedole elevate Acquisto di Sweet Reverse Convertible Bond, Discount Equity Certificate o Step-Up Difensiva Come realizzare una performance del 20% su un’azione che resta piuttosto stabile? Rendimento Come far rendere già oggi l'acquisto di un’azione in ribasso? Gestione degli obiettivi di quotazione Acquisto di un’azione a sconto, ottimizzazione della quotazione di vendita Acquisto di Discount Equity Certificate Come dimezzare l’investimento mantenendo lo stesso potenziale di rivalutazione ? Generazione di liquidità nel portafoglio Acquisto di Jet Equity Finanziamento Come realizzare una performance del 20% se l’azione aumenta del 10% ? Leva asimmetrica Amplificazione solo in caso di rialzo Acquisto di Jump Certificate 12.13 Le Obbligazioni Convertibili (OC) Le obbligazioni convertibili non sono prodotti strutturati ma rientrano nella famiglia dei prodotti derivati. Esse sono vantaggiose sia per quanto riguarda l’allocazione degli attivi, in quanto migliorano il profilo rischio / rendimento dei portafogli (la ben nota “frontiera efficiente”), sia in termini di stock picking, grazie al loro profilo asimmetrico espresso dalla “convessità”. Le obbligazioni convertibili permettono così di investire in azioni considerate rischiose. All’inizio del nuovo millennio, gli investitori che avevano preferito le obbligazioni convertibili alle azioni nei comparti tecnologici non se ne sono pentiti (in relativo)! Vi proponiamo pertanto un’illustrazione di questi prodotti nei loro principi di funzionamento essenziali. Un’obbligazione convertibile (OC) è un’obbligazione che, dietro richiesta del titolare, può essere convertita in azione. Questa peculiarità finanziaria fa delle obbligazioni convertibili un classe di attivi a tutti gli effetti, non direttamente assimilabile né alle azioni né alle obbligazioni. II - Gli strumenti e soluzioni per la gestione della ricchezza L’OC offre due vantaggi all’investitore: una partecipazione illimitata al rialzo dell’azione e una protezione in caso di ribasso, con cedole di tipo obbligazionario e/o un premio al rimborso. Queste due peculiarità conferiscono alle obbligazioni convertibili una natura convessa, in virtù della quale hanno una sensibilità maggiore ai rialzi dei titoli azionari che ai ribassi. Alla scadenza dell’obbligazione convertibile, possono presentarsi due situazioni tipiche: ① Azione < Prezzo rembt OC il titolare dell’OC opterà per il rimborso ② Azione Prezzo rembt OC il titolare dell’OC ha la facoltà di convertire le sue obbligazioni convertibili in nuove azioni che incrementano così il capitale dell’emittente. L’attualizzazione, al tasso senza rischi incrementato del rischio di credito dell’emittente, valorizza la quota obbligazionaria che costituisce il tetto obbligazionario, in quanto il calcolo non integra il valore del diritto di conversione. La quota opzionale è la differenza tra il valore dell’OC e quello del suo tetto obbligazionario. Essa rappresenta il prezzo del diritto di conversione integrato nella quotazione dell’OC. Principali criteri di valutazione di un’obbligazione convertibile ① Convessità variazione della quotazione dell’OC a fronte di una variazione di +/- 20% dell’azione ② Premio netto misura il costo aggiuntivo dell’OC rispetto all’azione. ③ Rischio di ribasso misura la distanza dell’OC rispetto al suo tetto obbligazionario ④ Valorizzazione misura il divario tra la quotazione dell’OC e il suo prezzo teorico calcolato in base al modello di valorizzazione che integra i criteri di valorizzazione (volatilità anticipata dell’azione, rischio di credito dell’emittente, stima dei dividendi futuri) 12. L’utilizzo di strumenti derivati ed obbligazioni strutturate per la clientela private Figura 12.13: Evoluzione del profilo di un’obbligazione convertibile in funzione dell’azione sottostante Quotazione dei 2 attivi 3 tipologie di profilo per le obbligazioni convertibili Obbligazione Convertibile Azione Profilo misto: Crescente partecipazione al rialzo con protezione dal ribasso Quasi-obbligazione : Rendimento attuariale ed elevata protezione al ribasso Quasi-azione: ridotto premio di conversione e forte sensibilità all’azione Titolo puramente obbligazionario Azione Le gestioni patrimoniali private che acquistano direttamente obbligazioni convertibili prediligono essenzialmente le OC della zona mista, che rispondono meglio alla gestione del rapporto rischio / rendimento. Le gestioni patrimoniali private possono anche preferire le obbligazioni convertibili alle azioni per continuare a investire in un titolo e, al contempo: coprire il rischio di mercato e/o il rischio specifico del titolo proteggere la performance acquisita sull’azione diminuire la volatilità dell’investimento 12.14 Conclusione Attraverso il presente capitolo abbiamo cercato di presentare le principali famiglie degli strumenti derivati e in particolare dei prodotti strutturati, divenuti uno strumento indispensabile nelle gestioni patrimoniali della clientela private. Il settore, grazie all’illimitata creatività dei mercati a termine e dei team di ingegneria finanziaria delle banche, è in continuo sviluppo e permette di creare dei prodotti con un’ampia varietà di sottostanti e strutture. Per quanto apparentemente complessi, questi prodotti si prefiggono di offrire una soluzione a problematiche patrimoniali che non troverebbero risposta con gli investimenti finanziari di tipo tradizionale e rappresentano quindi una diversa asset class a disposizione dei gestori per prendere delle esposizioni efficienti su dei mercati difficilmente negoziabili.