Comunicazione senza confini: come il web

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Comunicazione senza confini:
come il web cambia l’italiano
La comunicazione, e quindi anche la scrittura, ha un unico scopo fondamentale:
trasmettere un messaggio da un emittente a un ricevente attraverso un codice e
un canale. Il problema di qualunque persona che comunica, e quindi anche dello
scrittore, è verificare che il messaggio sia arrivato correttamente.
Quello che la maggior parte degli scrittori, compresi coloro che scrivono manuali
di scrittura, spesso non sanno è che non esiste una formula universale per
assicurarsi che il messaggio arrivi correttamente, perché il successo di ogni forma
di comunicazione dipende anche da una variabile che è raramente presa in
considerazione: la cultura.
Linguaggio e comunicazione infatti non sono un’entità a se stanti ma
generate attraverso il cervello e il pensiero, ed esiste una correlazione di
influenza reciproca tra pensiero (come vediamo il mondo) e linguaggio (come lo
comunichiamo): se la visione del mondo non è condivisa, il messaggio rischia di
non essere compreso.
Focus sullo scrittore o focus sul lettore?
Ogni cultura ha una visione diversa del ruolo dello scrittore.
Per alcune culture, ad esempio l’inglese e le lingue scandinave, il focus della
comunicazione deve essere sul lettore ed è responsabilità dello scrittore
trasmettere il messaggio in modo chiaro.
Per altre culture, come il giapponese, il cinese ed altre lingue orientali, il focus
deve essere sullo scrittore ed è responsabilità del lettore impegnarsi per
comprendere il messaggio.
Questo può portare a notevoli incomprensioni, in quanto un lettore inglese può
sentirsi frustrato dal discorso eccessivamente indiretto o “infiocchettato” di un
orientale, così come un lettore cinese può considerare offensivo il modo di
comunicare molto diretto di un nordico.
E l’italiano?
In questa scala di valori l’italiano ha tradizionalmente un asse spostato verso il
polo delle lingue orientali e della responsabilità al lettore.
Questo orientamento è chiaro sia nel nostro modo di scrivere saggistica (frasi
lunghe, digressioni, paragrafi introduttivi) sia nel nostro tradizionale concetto di
“letteratura”, che tende ad essere più facilmente applicato ad opere oscure e di
difficile lettura.
Tuttavia oggi, nella comunicazione come nella letteratura, in Italia sono
presenti due influenze contrastanti.
Dall’italiano all’itanglish
L’Italia della comunicazione oggi si trova divisa tra una spinta al cambiamento e
una forte reazione di alcune istituzioni e dei tradizionalisti.
Mentre, infatti, nelle università si insegna ancora a scrivere nel modo
arzigogolato e indiretto che è proprio dell’italiano, sul web si richiede una
comunicazione di tipo anglosassone, chiara, diretta e facile da leggere.
Si richiede cioè all’italiano di prendere le forme comunicative dell’inglese e forse
in questo si può rintracciare anche una delle cause della diffusione capillare di
inglesismi, parole spesso più concise ed efficaci per esprimere concetti complessi.
Evoluzione o involuzione?
Queste spinte stanno influenzando anche il mondo della letteratura.
Se gli addetti ai lavori continuano ad assurgere a vera letteratura solo un certo
tipo di scrittura, l’universo lettori va sempre più spesso alla ricerca di testi
semplici, immediati, che garantiscano intrattenimento senza grande sforzo
intellettuale – basti considerare i grandi successi editoriali degli ultimi anni.
Molti considerano questo fenomeno una decadenza della nostra letteratura, molti
altri vedono solo la naturale trasformazione evolutiva della cultura dovuta alla
crescente globalizzazione.
Qual è la verità?
Meglio richiamare ancora una volta le parole di un autore che sicuramente
metterà tutti d’accordo: “Ai posteri l’ardua sentenza“.
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