Trimestrale di informazione e discussione culturale a cura dell’Archeoclub di Roma – n. 1 gennaio-marzo 2016 Ospitalità a pagamento Il Comune di Roma ha deciso di “aprire le porte” di una dozzina di biblioteche comunali, dotate di sale capaci di ospitare dalle trenta alle novanta persone, ad associazioni e privati cittadini desiderosi di realizzare “eventi e iniziative”. Per potere usufruire, però, della “beneficenza” – è stato precisato – a meno che non si tratti di assemblee studentesche o di sindacati capitolini e di organismi di volontariato (iscritti nel registro regionale) ci sarà da pagare un canone di concessione, il cui importo va dai 100/120 ai 150 euro, a seconda dei giorni e delle ore. La decisione è stata presentata – e salutata – come una “iniziativa innovativa che cambia di fatto l’ottica, fin qui prettamente conservativa, della cultura capitolina”. Peccato che associazioni di provata e indiscussa serietà e autorevolezza – come l’Archeoclub, ad esempio, che di cultura ne fa, per nove mesi l’anno, da oltre quarant’anni – vivendo delle modeste quote dei soci, non possano permettersi – abitualmente – di pagare le sale dove, magari settimanalmente, organizzano conferenze, lezioni, presentazioni, dibattiti, corsi, ecc. E siano quindi costrette a continuare a rivolgersi, con richieste di ospitalità gratuita, a enti privati, fondazioni, conventi e parrocchie (sulle quali ultime, peraltro, grava poi, ancora, qualche anacronistica accusa di arretratezza e oscurantismo). “RESIDUATI BELLICI” DI VENTIQUATTRO SECOLI FA VEIO Pianta della città La notizia, comunicata dalla Soprintendenza archeologica del Lazio e dell’Etruria meridionale, della scoperta di quelli che potremmo chiamare “residuati bellici”, verosimilmente risalenti a ventiquattro secoli fa, nei pressi di una delle porte urbane dell’antica Veio, è di quelle che vanno sottolineate e commentate. Sia pure brevemente. Potrebbe infatti trattarsi di un esplicito quanto inatteso e insperato riferimento a un avvenimento storico di straordinaria importanza quale fu la conquista romana della più meridionale delle città etrusche e, in ordine cronologico, la prima delle grandi antagoniste di Roma. A meno di venti chilometri di distanza l’una dall’altra, entrambe gravitanti sulla bassa valle del Tevere, Roma e Veio, protese al controllo dei guadi del fiume, delle vie di comunicazione che correvano lungo le due sponde fluviali e delle saline (le uniche di tutta la costa tirrenica) che s’estendevano presso la foce tiberina, non potevano non entrare in conflitto tra loro. Fin da subito. Tant’è vero che la tradizione vuole l’inizio della contesa già al tempo di Romolo, il quale, con una serie di operazioni, avrebbe tolto alla città rivale una serie di piccoli “presidi” (ricordati col nome di septem pagi), al di là della riva destra del Tevere indicata dai Romani, non a caso, come ripa veientana. Veio, tuttavia, dovette mantenere a lungo una certa sua supremazia, continuando ad appoggiarsi, pur tra alterne vicende, sull’avamposto di Fidenae (presso l’odierna Castel Giubileo), alla sinistra del Tevere dove nel fiume confluiva il torrente Cremera (quello che col suo percorso cingeva per circa due terzi il perimetro urbano della stessa Veio). Proprio al Cremera, nel 479 a.C., i Veienti sterminarono i trecento membri (familiari, servi, “clienti”) della potente “casata” romana dei Fabii i quali, forse per la contiguità delle loro terre con quelle della città nemica, avevano messo in atto contro di essa una sorta di “guerra privata” (come la definisce Tito Livio). Nel corso del V secolo, la pressione dei Romani si fece via via crescente al punto A N N O X X X V 2 da indurre Veio a chiedere aiuto alla Lega Etrusca la quale lo rifiutò col pretesto che la città era tornata a darsi un anacronistico e ormai universalmente aborrito regime monarchico. In realtà, piuttosto per il timore di una incombente minaccia dei Galli. La definitiva conquista di Fidene da parte dei Romani, nel 426 a.C., segnò un deciso ribaltamento della situazione e l’inizio della fase finale dello scontro. Il quale si concluse con l’assedio di Veio e la sua conquista, da parte di Roma, nel 396 a.C. Proprio di quell’assedio – protrattosi per dieci anni, con una serie di operazioni delle quali c’informa minuziosamente ancora Livio (nei primi 23 capitoli del libro V della sua “Storia”) – potrebbero essere testimonianza i reperti dai quali siamo partiti: si tratta infatti di settanta punte di frecce in bronzo e di una decina di “ghiande missili” di piombo, i micidiali proiettili scagliati dalle fionde dei frombolieri. Di fronte ad essi e, pur senza escludere, naturalmente, altre possibilità, il pensiero corre immediatamente proprio al racconto di Livio. Lo storico, infatti, parla (nel cap. 19) di procursationes, ossia di “scaramucce”, che avvenivano “spesso, e sconsideratamente” (a parere del dictator romano, Furio Camillo, che aveva preso il comando delle operazioni), tra assediati e assedianti, nel poco spazio che intercorreva tra le mura della città assediata e il vallum, la linea fortificata allestita dagli assedianti tutt’attorno ad essa, contro le sortite dei nemici (mentre un’altra linea, esterna, aveva il compito di intercettare e distruggere eventuali soccorsi agli assediati). Sempre Livio scrive (nel cap. 13) di “molti nemici uccisi”, mentre cercavano scampo nella città, “davanti alle porte”, precipitosamente richiuse per il timore che ne potessero approfittare i Romani. E le scoperte odierne sono avvenute non molto lontano da una delle porte della città (la Porta nordovest), che, oltretutto, sembra essere stata chiusa, proprio agli inizi del IV secolo a.C., da un singolare doppio muro trasversale di sbarramento. Così, i “residuati bellici” sarebbero anche una conferma della veridicità di quanto riferito dallo storico patavino circa gli scontri che precedettero l’assalto finale dei Romani, favorito – sempre stando al resoconto liviano – dallo scavo di una galleria che dall’esterno delle mura riuscì a penetrare fin nel cuore della città assediata. QUANDO IN SIRIA ERANO DI STANZA LE LEGIONI Avendo risolto a suo favore, con la vittoria riportata su Annibale a Zama, nel 202 a.C., il lungo “duello” con Cartagine, e diventata pertanto “grande potenza” mediterranea, Roma finì con l’essere inevitabilmente coinvolta nelle vicende che, nel II secolo a.C., resero particolarmente “irrequieta” tutta l’area del Vicino Oriente. In essa, a dominare la situazione era la politica espansionistica del regno di Siria, nato, alla fine del secolo III, dalla disgregazione dell’impero di Alessandro Magno ed esteso dall’Asia Minore alla Palestina, in Mesopotamia e fino ai confini con la Persia. Le mire siriache sulla Grecia entrata nella sfera d’influenza romana dopo la guerra vittoriosa condotta da Flaminino contro Filippo V di Macedonia, portarono ineluttabilmente a un “incontro” che, dopo alcuni tentativi di intesa (come avvenne, ad esempio, in occasione dei Giochi Istmici di Corinto, nel 196), e un iniziale precario equilibrio – di fatto, piuttosto “guerra fredda” – non poté che trasformarsi in uno scontro. Tanto più che, di fronte alla minaccia espansionistica della Siria, avevano chiesto l’aiuto di Roma, Smirne, il piccolo regno di Pergamo e la repubblica marinara di Rodi. La guerra scoppiò quando il re Antioco III sbarcò col suo esercito in Grecia. Battuto dai Romani alle Termopili, nel 191, e costretto a ritirarsi in Asia Minore, fu lì definitivamente sconfitto, l’anno 189, nella battaglia campale di Magnesia al Sipilo e costretto ad accettare, con la pace, un vistoso ridimensionamento di territori e di potenza. I rapporti rimasero, tuttavia, a lungo conflittuali, anche per la sopraggiunta alleanza tra Roma e i Tolomei, sovrani dell’Egitto, tradizionali rivali e nemici dei Seleucidi che sedevano sul trono siriano. Tutto si concluse con la conquista romana della Siria a seguito delle guerre asiatiche condotte via via da Lucullo, da Silla e infine da Pompeo, e con la trasformazione, nel 63 a.C., dell’antico regno ellenistico in una provincia romana. Il suo territorio – soggetto, nel corso dei secoli, a variazioni e aggiornamenti – abbracciava un’area che dalla catena del Tauro e dall’Amano, a nord, andava al deserto d’Arabia, a sud e dalle rive del Mediterraneo, a ovest, a quelle dell’Eufrate, a est. Trovandosi, quindi, all’estremo limite orientale dell’impero, ebbe sempre una rilevante importanza strategica, tanto che il suo governatore – un Legatus Augusti propretore nominato dall’imperatore e da lui direttamente dipendente – rappresentava uno dei traguardi più ambiti, se non il più ambito, del cursus honorum, ossia della carriera senatoria. Ma si trattò pure d’una provincia notevolmente importante anche dal punto di vista economico e culturale. Ebbe infatti rilevanti attività industriali (come quelle della porpora e del vetro) e traffici intensi che dall’Oriente (India e Cina), per le città carovaniere, raggiungevano i terminali dei porti mediterranei. Quanto alla vita culturale, ricca ed intensa, favorita dal fecondo incontro di influenze greche, romane e semitiche, basterebbe ricordare il grande architetto di Traiano, Apollodoro di Damasco, e scrittori, giuristi, pensatori come Luciano, Libanio e Ammiano Marcellino; Papiniano, Ulpiano e Porfirio; Giovanni Crisostomo e lo stesso san Paolo presente ad Antiochia dove i seguaci della nuova religione furono per la prima volta chiamati Cristiani. A partire dall’età augustea, nella provincia era stanziato il cosiddetto exercitus syriacus costituito da quattro e anche cinque legioni e completato da una flotta (la classis syriaca) di base a Seleucia, porto della capitale Antiochia. Le legioni furono la III Gallica, la III Cyrenaica, la IV Scythica, la VI Ferrata e la X Fretensis. La loro situazione era del tutto particolare; per certi versi, privilegiata. Esse infatti, non erano acquartierate (come, ad esempio, quelle del Reno o del Danubio) in castra fortificati, isolati lungo il confine, bensì in centri urbani o nelle loro immediate vicinanze, sulle grandi vie di comunicazione: a Cyrrus, Raphaneae, Bostra, Capacotna. Ciò che rese il servizio militare dei legionari, reclutati per lo più in loco o nelle Insegna della Legione III Gallica 3 altre province orientali, meno pesante che altrove. Anche perché, all’immediato contatto con ogni forma di vita cittadina e al “godimento” di questa (almeno nel tempo libero), s’aggiungevano per essi il clima piacevole, la possibilità di arrotondare lo stipendium con piccoli affari, la relativa “leggerezza” del compito loro assegnato che, di norma, era quello di mantenere la pace interna (e di svolgere lavori di pubblica utilità) piuttosto che di difendere la provincia da pericoli esterni. Non mancarono, tuttavia, impegni più gravosi. Come quando, tutte intere o con distaccamenti, vennero coinvolte nelle varie guerre contro i Parti, in Mesopotamia (con Domizio Corbulone sotto Nerone, con Traiano, quando furono conquistate Ninive e Babilonia, con Marco Aurelio e con Settimio Severo) e nella repressione delle rivolte giudaiche (con Vespasiano e Tito, con Traiano e con Adriano che, avendo annesso alla Siria quella che per la prima volta fu chiamata “ufficialmente” Palestina, insediò la X Fretensis a Gerusalemme, “ribattezzata” Aelia Capitolina). Quanto a “missioni” particolari, tra le tante – in tanti secoli – se ne possono ricordare solo alcune. Almeno una in Africa settentrionale. Quando un distaccamento della VI Ferrata, fu inviato da Antonino Pio, a reprimere una sommossa, nel 145, in Numidia (l’odierna Algeria), dove, dopo aver riportato l’ordine, aprì la strada che, tagliata nella roccia, dai monti dell’Aurès scendeva – e tutt’ora scende – fino al deserto. Un’altra volta si trattò dei Balcani, quando fu un distaccamento della X Fretensis, a combattere, con Marco Aurelio, sul confine del Danubio. La stessa VI Ferrata aveva partecipato, con Traiano, nel 105, alla sottomissione del regno dei Nabatei in Cisgiordania dove tornò, nel 273, la III Gallica, con Aureliano, per la riconquista di Palmira contro la regina Zenobia. Ma ci sono anche da ricordare due episodi di partecipazione diretta ad eventi concernenti il vertice stesso dell’impero. La III Gallica e la VI Ferrata, agli ordini del governatore Muciano appoggiarono vittoriosamente Vespasiano contro Vitellio. Ma quando, nel 193, con altre legioni d’Oriente, acclamarono imperatore il governatore Pescennio Nigro, furono sconfitte da Settimio Severo. Il quale, avendo sposato Giulia Domna (appartenente a una famiglia principesca di Emesa, l’odierna Homs) aprì la strada a una “dinastia siriana” che, dal 211 al 235, portò successivamente al trono di Roma, oltre a Caracalla, Elagabalo e Severo Alessandro, figli di due cugine dello stesso Caracalla, Giulia Soemiade e Giulia Mamea, a loro volta figlie della sorella di Giulia Domna, Giulia Mesa. Tutte donne che, avendo, di fatto, governato – non senza una certa “disinvoltura” – al posto dei loro giovanissimi rampolli, hanno fatto parlare di un “impero delle Siriane”. R.A. Staccioli Nihil sub sole novi L’ALTARE DAVANTI AL TEMPIO (SIA PURE IN OCCASIONI SPECIALI) UN ALTRO… RITORNO ALL’ANTICO LATINORUM Che ci siano parole (ed espressioni) latine che continuiamo ad usare quotidianamente, spesso senza nemmeno farci caso, è a tutti noto. Ce ne siamo occupati – quanto a origine e significato – altre volte, anche su queste pagine (v. ArcheoRoma 2000 n.2 p.2; n.3 p.6; n.4, p.6; 2009 n.4, p.6; 2014 n.2, p.3). Meno noto, anzi, pressoché del tutto ignorato è che, spesso, il latino che ancora usiamo è solo… presunto. Se non addirittura “inventato”. O meglio, impiegato in maniera distorta e alterata. Con significati diversi o solo parzialmente pertinenti oppure riconducibili al valore originario solo per vie traverse. Tanto che un antico romano ne rimarrebbe sconcertato. Solo per fare qualche esempio (seguendo E. Mandruzzato, nel suo “Il piacere del latino), potremo dire di sponsor cui diamo il significato di “finanziatore” e invece significa “garante”, o di alibi che significa “in altro luogo”, di referendum, “cose da riferire”, repulisti, “cacciasti”, placebo, “piacerò”. E, ancora, deficit, usato come “disavanzo” e invece significa “viene meno”, video e audio, forme verbali che significano “io vedo” e “io ascolto”, diventate sostantivi, così come gli imperativi fac totum e fac simile, “fai tutto” e “fai qualcosa di simile” (mentre, per rendere il significato che diamo noi, i vocabolari suggeriscono, rispettivamente, omnium rerum transactor e scriptum similibus litteris !). E, che dire di brevi manu, che, letteralmente, vuol dire “con mano corta”, di una tantum, espressione quanto meno pleonastica, visto che una significa già “una sola”, e, giusto in fine, di dulcis in fundo dove non si capisce cosa ci sia di “dolce” nell’”appezzamento di “terreno” o “podere” che sia (o, per l’appunto “fondo”, ma in senso… agricolo!)? anno trenta 1982 2001 1982 2005 1984 1989 Presentando il primo numero di ArcheoROMA – all’inizio dell’ormai lontano 1982 – scrivevamo della decisione di aggiungere a quello che fino ad allora era stato un semplice “notiziario” dei programmi e delle attività dell’Archeoclub di Roma, una sia pur modesta “rivistina” che intendeva rivolgersi – citiamo – al “grande campo dell’archeologia romana, cioè dell’archeologia cittadina: dei suoi monumenti, dei suoi problemi, delle sue necessità, dei suoi avvenimenti, dei suoi riflessi. Di tutto ciò che, legato direttamente o indirettamente, alle testimonianze del passato, alla loro tutela, alla loro valorizzazione, al loro trasformarsi in fatto di cultura e di vita quotidiana, implica l’interesse e la partecipazione di tutti i cittadini (e non soltanto degli ‘addetti ai lavori’ e delle autorità, scientifiche e amministrative). In primo luogo di quei cittadini che, soci dell’Archeoclub, riconoscono in quell’interesse e in quella partecipazione lo scopo primario della loro associazione.” Aggiungevamo che si trattava “di un modo di dare concretezza – e ‘voce’ – ad un impegno sociale e personale. E anche di dare ulteriore possibilità di arricchi- 1990 cinquesimo mento culturale, di conoscenze e approfondimenti…” Iniziando il trentacinquesimo anno di vita che, salvo una pausa di poco più di un anno, tra il 1991 e il 1992 (per difficoltà economiche), è stata ininterrotta, ci sembra legittimo riconoscere d’aver dato pienamente seguito al nostro intento dichiarato. Di aver assolto il compito che ci si era proposto, compatibilmente con le scarse risorse a disposizione, ma con la tenacia, la passione, lo spirito di sacrificio e la volontà di continuare ad essere presenti che non sono mai mancate. Non possiamo non constatare come ArcheoROMA – con “veste” e consistenza alterni (fino a ridursi a un semplice “bollettino” oppure ad assumere per qualche tempo l’aspetto e la sostanza di una vera e propria “rivista”) – abbia contribuito all’informazione e alla formazione di quanti – non solo soci – hanno sfogliato e letto le sue centinaia di pagine e, al tempo stesso, sia stata, per quanto possibile, la “voce” dell’Archeoclub di Roma (che, di anni, intanto ne compie quarantacinque) su molti dei tanti avvenimenti e dei tanti problemi che hanno avuto via via a che fare con la città e con il suo patrimonio storico e archeologico. 1991 2010 1999 2006 1998 1994 1995 45° panorama / calendario delle manifestazione dell’Archeoclub di Roma Anno sociale quarantacinquesimo - gennaio-marzo 2016 ATTENZIONE: Tutte le attività in programma - comprese le conferenze - sono riservate ai Soci e ai loro Familiari, Amici o Ospiti. Per tutte le attività - tranne che per le conferenze - è richiesta l’adesione con prenotazione in segreteria, anche telefonicamente (06.48.18.839). gennaio LUNEDI 11 Riapertura della SEGRETERIA con le consuete modalità degli Etruschi e dei Romani – Fondazione Besso, largo di Torre Argentina 11 – ore 16.30 di Afrodisia, Le avventure di Cherea e Calliroe, a cura della dott.ssa Laura Trellini – presso la Sede sociale, via Pietro Cossa 41 (V piano) – ore 16.30 SABATO SABATO 16 Brindisi per il Nuovo Anno, in 23 visita guidata SABATO Campidoglio – Caffè Caffarelli, ore alla Mostra Le vie del cibo – ore 10.30 al 30 visita guidata 11,30 piazzale della Stazione Tiburtina, riven- dal prof. Romolo dita biglietti e giornali GIOVEDI 21 conferenza inaugurale del XLV MERCOLEDI 27 Letture a voce alta anno sociale prof. Romolo A. Staccioli: I Giubilei Testi e Autori di ieri e di oggi: Caritone A. Staccioli, alla Mostra Symbola. Il potere dei simboli – ore 10.30 in piazza di Tor Sanguigna 13 (Stadio di Domiziano – piazza Navona) febbraio GIOVEDI SABATO GIOVEDI 4 Invito al Salotto Romano 13 escursione dell’intera giornata 18 Letture a voce alta Incontro mensile per gli appassionati di a ORTE per la visita della Città sotterra- Testi e Autori di ieri e di “romanità” (con rubrica di R. A. Staccioli: I puntini sulle i) – Palazzo dei Domenicani, Sala capitolare – piazza della Minerva, 42 (Pantheon) – ore 16,30 SABATO 6 visita guidata dal dott. Maurizio Vignuda al Ponte Nomentano e ai Sepolcri del III miglio della via Nomentana – ore 10,30 alla fermata Nomentana-Valdossola (bus 60 da p. Venezia, 60L, 82, 90 da Termini) LUNEDI 8 Archeosimposio di Carnevale Ristorante Orazio, piazzale Numa nea e del Museo Archeologico – Partenza ore 8.00 dal piazzale dei Partigiani (Stazione Ostiense) – pranzo libero MARTEDI 16 Ateneo di Archeoroma Inizio del Corso seconda parte materiali, strumenti, macchine, tecniche, uomini e mezzi della architettura romana. quattro lezioni del prof. Romolo A. Staccioli oggi: Erodoto, “Storie”, Il ponte di barche sull’Ellesponto, a cura della prof. Rossana Razzola Borgia – presso la Sede sociale, via Pietro Cossa 41 (V piano) – ore 16.30 SABATO 20 visita guidata alle Catacombe dei SS. Marcellino e Pietro (e al Mausoleo di Sant’Elena) – ore 10,45 in via Casilina 641 (bus 105 da Termini, 409 da Stazione Tiburtina) – massimo 25 persone Pompilio – ore 13,00 – prenotazione obbligatoria MARTEDI 23 Ateneo di Archeoroma Seconda lezione del Corso Aedificare GIOVEDI 11 conferenza del ciclo AICC. Prof. Marcello Nobili: GIOVEDI 25 visita guidata dal dott. Giandomenico Spinola agli Leggere Catullo, oggi – Liceo Giulio Cesare, corso Trieste 45 – ore 16,00 presso la Sede sociale, via P. Cossa, 41 - ore 16.30 Scavi sotto la Basilica di San Giovanni (Caserma degli Equites singulares) – ore Archeoclub d’Italia SEDE DI ROMA CONTRIBUTI E INTERVENTI Via Pietro Cossa, 41 (00193) tel. 06.48.18.839 (con segreteria telefonica e fax) c.c.p. 77897007 (intestato: Archeoclub di Roma) SEGRETERIA: lunedì, mercoledì, venerdì ore 10-12 15,45 presso il Battistero Lateranense (piazza di S. Giovanni in Laterano) LUNEDI 29 conferenza del ciclo AICC. Prof. Francesco Ursini: Leggere oggi Tibullo e Properzio – Liceo Giulio Cesare, corso Trieste, 45 – ore 16,00 marzo MARTEDI 1 Ateneo di Archeoroma Terza lezione del Corso Aedificare GIOVEDI 3 Invito al Salotto Romano Incontro mensile per gli appassionati della “romanità” (con rubrica di R. A. Staccioli: I puntini sulle i) – Palazzo dei Domenicani, Sala capitolare – piazza della Minerva, 42 (Pantheon) – Ore 16,30 SABATO 5 sopralluogo guidato dal dott. Antonio Insalaco a: I Fori Imperiali nel prossimo futuro. Una proposta “sul campo” – ore 10.30 presso la Colonna Traiana MARTEDI 8 Ateneo di Archeoroma Quarta lezione del Corso Aedificare MERCOLEDI 9 visita guidata dalla dott.ssa Laura Trellini Marino al Monastero di Tor de’ Specchi (Santa Francesca Romana) – ore 9.45 in via del Teatro di Marcello, 40 VENERDI 11 Letture a voce alta Testi e Autori di ieri e di oggi: Aulo Il Tempio della Fortuna “di questo giorno” L’Area sacra di Largo Argentina ospita i resti di quattro templi edificati in epoche diverse, ma tutti risalenti alla Roma repubblicana. Il Tempio B, l’unico a pianta circolare, è forse da identificare con la Aedes Fortunae huiusce diei, votata da Quinto Lutazio Catulo, console nel 101 a.C., prima della battaglia da lui vinta, insieme con Caio Mario, contro i Cimbri presso Vercelli. La Fortuna era considerata arbitra del destino degli uomini, avvicinata al concetto del Fato, ineluttabile, non modificabile neanche attraverso l’intervento degli oracoli e dei sacerdoti, al quale tutti e, presumibilmente, anche gli dèi dovevano inchinarsi. Più di altri, pure testimoniati (come nel caso della Fortuna Virile o della Fortuna Reduce o della Fortuna Primigenia), l’appellativo dato alla Fortuna del tempio di largo Argentina colpisce particolarmente. Quella “Fortuna di questo giorno” o, meglio, “di questo giorno qui”, appare come una divinità forse “minore” e forse proprio per questo più affascinante, più commovente. Si tratterebbe della protettrice del “giorno d’oggi”, cui rivolgere umili preghiere limitate a quello che ci aspetta ogni mattina, senza la pretesa di estendere la divina protezione ad un futuro illimitato, sperando di risolvere i problemi quotidiani. Il suo significato si può avvicinare al vero significato del carpe diem di Orazio che non è quello ritenuto da molti di “cogli l’occasione”, ma quello umile di “contentati di questo giorno”. Non c’è in questo concetto semplice l’impegno nobile e virile della virtus, fondamento di vittoria, di conquista, di giustizia, ma c’è solo una quotidianità di intenti che avvicina i nostri grandi antenati ai piccoli problemi dell’uomo di oggi e di tutti i tempi. La virtus, quella di Catone Uticense, è, ancora citando Orazio, nella fine della seconda satira del secondo libro: … quocirca vivite fortes, fortiaque adversis opponite pectora rebus. “… perciò vivete da forti e con animo saldo affrontate le avversità”. Giovanna De Paola Gellio, Notti attiche – a cura del dott. Maurizio Vignuda – presso la Sede sociale, via P. Cossa, 41 (V piano) – ore 16,30 MARTEDI 15 Invito alla rievocazione delle Idi di Marzo nell’”Area sacra di Largo Argentina”, a cura del Gruppo Storico Romano – programma in Segreteria SABATO 19 escursione dell’intera giornata a POMPEI per la visita alla Fullonica di Stephanos e alle Domus di via dell’Abbondanza restaurate e riaperte al pubblico – partenza alle ore 8,00 dal piazzale dei Partigiani (Stazione Ostiense) – pranzo libero MERCOLEDI 16 conferenza del ciclo AICC. Prof. Aroldo Barbieri: Perché leggere Petronio oggi – Liceo Giulio Cesare, corso Trieste, 45 – ore 16,00 VA C A N Z E D I PA S Q UA 8 ArcheoROMA 2015 - XXXIIII INDICE GENERALE appunti e disappunti sulla Città dei nostri giorni Il Centro servizi del Colosseo Il proposito di liberare il Colosseo dagli “impianti di servizio” (biglietterie, bookshop, toilette, caffetteria, accoglienza e didattica) ci sembrò, a suo tempo, da salutare con soddisfazione. Continua, invece, a non convincerci il proposito – conseguente (e ribadito recentemente, dopo essere stato condiviso dalla Commissione ministeriale per l’area archeologica centrale) – di costruire un vero e proprio “Centro servizi” sulla collinetta tra l’Anfiteatro e la via Celio Vibenna, fino a qualche tempo fa caratterizzata dal grande pino poi abbattuto per motivi di sicurezza. Diciamo pure, senza tentennamenti, che non ci sembra affatto, quella, “di gran lunga la migliore soluzione possibile”, come, secondo notizie di stampa, avrebbe dichiarato il Presidente del Consiglio Superiore per i beni culturali. Si tratterebbe, infatti, di una vistosa intrusione tra gli antichi monumenti (c’è anche, a ridosso, l’Arco di Costantino !) e di un altrettanto vistoso guasto di tutto il “paesaggio” circostante. Perché non studiare, piuttosto, la possibilità di realizzare quel “Centro” in basso, “fuori panorama”, dove corre la parte più alta del grande muraglione di contenimento delle estreme pendici del Celio, proprio lungo la via Celio Vibenna? Noi, dieci anni fa (v. ArcheoRoma 2005 nn. 2 e 3; 2006 n. 1), suggerimmo di prendere in considerazione quella possibilità per dare adeguata e discreta sede – al posto delle bancarelle all’aperto – alle rivendite di libri, cartoline, oggetti ricordo, ecc. Forse, si potrebbe trovare posto per tutti… gli album di 3 EDIZIONI DI ARCHEOROMA novità i rilievi dell’ARCO DI COSTANTINO Rivolgersi alla Segreteria dell’Archeoclub Tel. 06 4818839 Editoriali Olimpiadi “diffuse”, 1,1 Roma capitale e Rome & you, 2,1 Gratuità inopportuna (e… dannosa), 3,1 I pellegrini… a piedi, 4,1 Articoli Romolo A. Staccioli, L’oro di Napoli, 1,2 Breve storia del comprensorio di via dei Fori imperiali, 2,1 Romolo A. Staccioli, Venti secoli fa… e pare oggi, 3,2 Romolo A. Staccioli, Suburbium, 4,2 Note e discussioni Un bimillenario sotto silenzio, 1,1 “Persiche” a km 0, 1,3 Ancora sul Colosseo e… dintorni, 1,3 Vincenzo Di Gioia, L’az(z)eramento di via Alessandrina, 3,1 Fantarcheologia, 3,3 ArcheoRoma all’… avanguardia, 3,6 Il XVII centenario dell’Arco di Costantino, 4,1 Continua lo scandaloso silenzio sulla Collezione Torlonia, 4,6 Dalla Mostra al Museo, 4,6 Roma antica per la strada, 4,8 Questa ene Roma Repetita, 1,7 Pietà per un Museo, 3,7 “Cancellate” le dediche del Vittoriano, 3,7 Colonne… infami, 4,7 Il Pantheon nuovamente profanato, 4,7 Contributi e interventi Maurizio Vignuda, Archeoemozioni: Il Museo Barracco, 1,6 Giovanna De Paola, Il latino e l’informatica, 2,6 Maurizio Vignuda, Archeoemozioni: I Castra Praetoria, 3,6 Maurizio Vignuda, Archeoemozioni: Quando Pompei incanta, 4,5 Necrologi G.D.P, Paola Barone, 1,5 Archeorama Panorama/calendario delle manifestazioni dell’Archeoclub di Roma, 1,4/5; 2,4/5; 3,4/5; 4,4/5 Pubblicazione riservata ai soci dell’Archeoclub, distribuzione gratuita. (propr. Staccioli) dirett. resp. Gastone Obino. Via Pietro Cossa, 41 00193 Roma, telefono 06.48.18.839 - Autorizz. Tribunale di Roma n. 00565/92 del 27-10-1992 - Roma - Stampa: 1-2016 Borgia s.r.l., Roma