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L’esercito e la carriera militare
L’ordinamento
Militare
Organizzazione
della legione
La Legione
comandata
dal
CONSOLE
Lo schieramento
in battaglia
Inizialmente
divisione
in 2 fasce
In età arcaica
c’era la
divisione in
3 linee di
fanteria
10 corti
3 Manipoli
10 Decurie
Lessico
Comandanti
e soldati
L’esercito
Esercito permanente
regolamente retribuito
Velites
2 Centurie
Inizialmente 3
tribù
L’evoluzione
dell’esercito
I. Hastati
Equites
107 a.C.
Esercito di
volontari
professionisti
II. Principes
In seguito
Reclutamento su
base censitaria
3x100 Cavalieri
3x1000 Fanti
18 Centurie
Ricchi
III. Triarii
Innovazione
rivoluzionaria
I militari
acquisiscono
un ruolo
60 Centurie
Le prime tre
classi
25 Centurie
Le ultime
due classi
Età Imperiale
Esercito
imponente e
costosissimo
L’ordinamento Militare
La potenza di Roma si basava essenzialmente sul suo esercito. Al tempo della monarchia, esso era
formato su base gentilizia, cioè dai membri della gentes (le grandi famiglie nobiliari), raggruppate
in tre tribù. Ciascuna tribù doveva fornire cento cavalieri e mille fanti (membri della gentes e loro
servi e clienti), armati a propie spese. La legione, termine che in origine indicava appunto la leva
(legio da legere, “raccogliere”), era quindi formata da 3000 fanti e 300 cavalieri.
A quell’epoca però spesso gli scontri militari si risolvevano in una serie di duelli individuali fra i
campioni delle famiglie nobili dei due schieramenti contrapposti (come nel caso degli Orazi e
Curiazi, i tre fratelli romani e albani che si batterono per risolvere il conflitto tra Roma e Alba
Longa).
Come precedentemente detto, solo i patrizi potevano imbracciare le armi in difesa dello stato,
reclutati dalle trenta curiae in cui erano divise le tribù dei Ramnenses, dei Titienses e dei Luceres
(cento uomini per curia, più cento cavalieri per tribù, per un totale di 3300 soldati, numero che sarà
alla base della legione d’età repubblicana); la situazione poi si modificò, in seguito all’introduzione
di un’importante riforma militare, nota come “riforma serviana”, in quanto si ritiene che sia stata
elaborata da Servio Tullio nel VI secolo a.C.
Da allora anche i plebei poterono acquisire proprietà e, secondo la riforma, tutti coloro che avevano
possedimenti erano obbligati a prestare servizio nell’esercito, con un rango corrispondente alla loro
ricchezza. Si trattava della cosiddetta “riforma centuriata”, che distingueva il popolo romano in
cinque fasce censitarie, a loro volta globalmente suddivise in 193 centuriae, costituite da cento
uomini ciascuna; esse erano dunque la base della nuova leva militare, ma l’ordinamento centuriato
funse anche da struttura portante della nuova assemblea popolare – i comitia centuriata – che si
identificava quindi con il popolo in armi: popolo che combatte e popolo che vota e decide non
avrebbero dovuto avere dunque alcuna differenza strutturale.
La nuova organizzazione, privilegiando il censo sull’elemento strettamente nobiliare, preparò il
terreno al conflitto tra patrizi e plebei che si sarebbe aperto nei primi secoli dell’età repubblicana,
alla quale forse è lecito far risalire la riforma stessa, in quanto questa sembrerebbe presupporre una
leva militare numericamente assai più numerosa di quanto non potesse essere quella d’epoca
serviana; inoltre, tale complessità nel computo del censo, per l’esatta ripartizione nelle classi sociali,
parrebbe anacronistica in un periodo tanto arcaico.
Quindi tra la fine del periodo monarchico e i primi due secoli della repubblica si passò a un
reclutamento su base censitaria, determinato cioè dalla ricchezza: l’equipaggiamento militare,
infatti, era a carico dei cittadini, per cui i più ricchi militavano nella cavalleria e nella fanteria
pesante, i più poveri in quella leggera, dotata di un armamento meno costoso. Le classi censitarie
erano cinque: i membri della prima, i più ricchi, fornivano le 18 centurie (1800 uomini) della
cavalleria (equitatus), i cui cavalli però erano forniti dallo stato. I membri delle prime tre classi
costituivano le 60 centurie (6000 uomini) della fanteria pesante (peditatus), mentre quelli dlle
ultime due classi formavano lr 25 centurie (2500 uomini) della fanteria leggera (velites, expediti),
dall’armamento meno costoso.
La seconda e la quarta classe dovevano anche fornire all’esercito cinque centurie (500 uomini) di
carpentieri (fabri) e suonatori di strumenti a fiato (bucinatores, tubicines). I nullatenenti (proletarii
o capite censi) a partire dal 311 a.C. finirono per essere arruolati nella marina, mentre i rematori
erano schiavi o prigionieri di guerra. In genere, gli schiavi venivano reclutati, come soldati, armati a
spese dello stato come i nullatenenti solo in caso di emergenza.
Indice
L’organizzazione della legione
L’unità di base che costituiva l'ossatura dell’esercito romano
era appunto la legione. I legionari erano addestrati all’uso delle
armi, a marciare, ad allestire il proprio campo, a schierarsi ed
infine a manovrare in battaglia.
Con la leva (delectus) si chiamavano alle armi tutti i cittadini
tra i 17 e i 45 anni, mentre quelli dai 46 ai 60 anni restavano
disponibili come riserve, ma l'esercito si formava solo in caso
di guerra ed era costituito da una sola legione.
la legione, comandata dal re, era congedata alla fine del
conflitto, ai suoi ordini erano i tribuni militum, uno per ciascun
contingente di fanteria fornito, ed i tribuni celerum per gli
squadroni di cavalleria. L'armamento doveva essere quello
tipico dell'epoca: corazza, elmo e schinieri di cuoio, scudo di
legno, rinforzato da elementi di metallo, una picca (lancia), e la
spada. Lo schieramento, in battaglia, avveniva con un fronte
compatto, fanti al centro e cavalleria sulle ali, con i combattenti
più capaci e meglio armati nelle prime file, davanti a tutti i
velites (soldati armati di lance, che scagliavano contro il
nemico in avvicinamento per poi ritirarsi dietro lo
schieramento).
In età repubblicana la legione fu divisa in unità minori: dieci
coorti (battaglioni di 600 uomini l’uno), formate ciascuna da
tre manipoli (compagnie di 200 uomini), ognuno suddiviso in
Raffigurazione di un Velites
due centurie (di 100 uomini ciascuna) per ogni centuria
c’era come comandante il centurione. Le centurie erano
associate per tradizione a due a due per formare i
manipoli, nel quale i due centurioni erano detti prior e
posterior. Non è chiaro se a questo corrispondeva
anche una precedenza nel comando, più probabilmente
era riferito allo schieramento di fronte al nemico (prima
o seconda fila).
Le decurie, invece, erano le squadre di cavalieri,
formate da dieci uomini ciascuna. Gli effettivi di una
legione (teoricamente 6000 uomini circa) potevano
arrivare di fatto a una media di 4000-5000 uomini, di
cui circa 300 cavalieri.
Il comando era affidato a un console oppure, in casi di
grave necessità, al dittatore, affiancato dal magister
equitum, il capo della cavalleria; gli altri ufficiali erano
i tribuni militari (tribuni militum).
E’ con la riforma di Mario che l'esercito romano venne
ordinato per Coorti (dal latino cohors cohortis)
abbandonando la tradizionale formazione del manipolo
Elmo romano
che era stata adottata nel corso delle guerre Sannitiche.
In realtà l'introduzione - da parte di Mario - della coorte come suddivisione operativa dell'esercito
è stata un recepimento di tentativi ed esperimenti precedenti. Già prima della sua riforma altri
comandanti ne avevano provato l'utilità (come
Scipione).
Indice
Lo schieramento in battaglia
Suddividendola per ordine di età e di ricchezza, la fanteria romana, composta da 10 manipoli, era
formata da 1200 hastati e 1200 principes - le cui funzioni erano praticamente le stesse, benchè
occupassero posizioni diverse nello schieramento - e da 600 triarii, che potevano essere impiegati
come riserva mobile alle spalle della legione oppure come truppe di supporto per respingere con le
lunghe aste gli attacchi dei cavalieri nemici. I restanti 1200 uomini, i più giovani e più poveri,
costituivano la fanteria leggera dei velites, distribuita tra i vari manipoli.
La cavalleria - in realtà formata piuttosto da fanti che all’occorrenza combattevano a cavallo - era
organizzata in 10 reparti, ciascuno di 30 cavalieri. Alla testa della legione erano posti sei tribuni
militari che rispondevano del proprio operato direttamente al console. A fianco delle legioni romane
si schieravano spesso i contingenti dei socii (gli alleati), soprattutto latini e italici, organizzati
secondo lo stesso schema tattico, ma con una cavalleria generalmente più numerosa, composta da
900 uomini divisi in 30 reparti. Il comando di queste truppe spettava a tre prefetti nominati dal
console. La legione era schierata a scacchiera su tre ordini: il primo era formato dai manipoli degli
hastati, intervallati da uno spazio pari a quello occupato da un manipolo; gli spazi vuoti erano
coperti dai manipoli dei principes, che si schieravano in seconda linea; l’ultimo rango era infine
costituito dai triarii, che coprivano gli intervalli lasciati dai principes e costituivano la riserva della
legione. Talvolta potevano essere usatecome armi offensive l’arcus, l’arco per il lancio delle
sagittae, le frecce in legno, la cui punta di ferro era spesso avvelenata, e la fionda (funda) per il
lancio delle glande, le biglie di piombo scagliate dai frombolieri (funditores).
Durante le prime fasi della battaglia, davanti a questa fanteria pesante venivano schierati i velites.
Quando dunque gli eserciti entravano in contatto, i velites scagliavano i propri giavellotti leggeri e
si ritiravano rapidamente, passando attraverso gli spazi fra i manipoli ed andando a schierarsi dietro
i triarii dell’ultima linea. Compiuta questa manovra preliminare, la grande mobilità della
formazione romana consentiva varie possibilità: i principes della seconda linea potevano andare ad
avanzare e riempire gli spazi tra gli hastati per formare, insieme a questi ultimi, un fronte compatto;
oppure potevano mantenere la posizione a scacchiera, che garantiva maggiore mobilità ed anche
adattabilità al terreno. Talvolta la riserva dei triarii assumeva anche compiti offensivi, andando ad
attaccare sul fianco i nemici impegnati contro le prime due linee dello schieramento. La cavalleria
costituiva usualmente le ali dell’esercito.
Ottaviano Augusto
Indice
L’evoluzione dell’esercito
Il servizio attivo permanente, che durava per i cittadini arruolati mediamente 6 anni, subiva un
importante cambiamento in seguito alla riforma di Gaio Mario, quando lo Stato romano decise di
assumersi l'onere di equipaggiare e rifornire le truppe legionarie, permettendo a tutti, compresi i
nullatenenti di arruolarsi; quindi questa riforma portò alla creazione di un esercito di volontari
professionisti. L'età minima era ora stabilita a 17 anni. I volontari che si arruolavano, entravano a
far parte di un esercito dotato di una disciplina ferrea, invidiato da molti stati mediterranei.
L'organizzazione interna subiva, inoltre, un cambiamento fondamentale: furono eliminate le
divisioni precedenti tra Hastati, Princeps e Triarii, ed apparvero le prime Truppe ausiliarie che
presero strutturalmente il ruolo tattico dei Velites, a supporto dei legionari. Si trattava di unità di
fanteria leggera e/o di cavalleria.
Gli italici potevano arruolarsi nell'esercito regolare, perciò le truppe ausiliarie (auxilia) erano
reclutate nelle province: le coorti romane erano così affiancate da frombolieri iberici e cavalieri
galli. La legione coortale di Mario si schierava su due linee di coorti, a scacchiera. Gli ausiliari
reclutati nelle province militavano in corpi di 500-1000 uomini destinati a sostenere il primo urto
isolatamente.
Tuttavia è da rilevare che le suddette storiche distinzioni restarono a lungo nella tradizione militare
romana anche dopo la riforma mariana, senza avere un valore all'interno dell'organizzazione tattica.
La legione, divisa già dai tempi di Scipione l'Africano, in 10 coorti, erano ora numerate da I a X, e
gli effetti passarono a circa 4800 legionari (chiamati anche coortalii).
Non è certo se nel corso di questa riforma, o forse dal periodo imperiale, la prima coorte di ogni
legione fu raddoppiata nel numero (1.000 circa, chiamata cohors milliaria, a differenza delle altre 9,
quingenarie).
Si trattava della prima forma di un esercito di professionisti dove era abolita la coscrizione per
censo, mentre i soldati veterani, che dall'esercito traevano quotidiano sostentamento, ottennero una
pensione, sotto forma di assegnazioni di terre nelle colonie e,
più tardi, anche della cittadinanza romana.
In età imperiale l’esercito divenne imponente e costosissimo:
sotto Settimio Severo (193-211 d.C.) la sua espansione
raggiunse il culmine, con un organico di ben 33 legioni,
mentre sotto Augusto queste erano state portate a 28.
L'innovazione proposta da Augusto fu quella di introdurre un
esercito di professionisti che rimanessero in servizio non
meno di 16 anni per i legionari, portati a 20 pochi anni più
tardi, e 20-25 per le truppe ausiliarie. In alcuni casi le
famiglie meno abbienti erano incentivate a far arruolare i loro
figli, dando loro la possibilità di acquisire la cittadinanza
romana al termine del servizio (nel caso degli Auxilia; non
nel caso dei legionari, già cittadini romani), un buon
stipendio annuale ed a una paga finale per il congedo (tra cui
appezzamenti di terreno in zone ancora poco romanizzate,
dove solitamente erano fondate colonie di nuovi cittadini
romani).
Settimio Severo
Indice
Lessico
Esercito
Comandanti e soldati
acies, -ei
agmen, -inis
alae, arum
aquila, -ae
arcus, -us
arma, -orum
auxilia, -orum
cassis,-idis
castra, -orum
centuria, -ae
classicum, -I
cohors, -tis
copiae, -arum
cornu, -us
decuria, -ae
delectus, -us
equitatus, -us
exercitus, -us
funda, -ae
gladius, -ii
hasta, -ae
impedimenta, -orum
iter, itineris iustum
iter, itineris maximum
legio, -onis
lorica, -ae
manipulus, -i
manus, -us
militia, -ae
missio, -onis
novissima acies, -ei o
novissimum agmen, -inis
ordo, - inis
paludamentum, -i
parma, -ae
peditatus, -us
pilum, -i
prima acies, -ei
principia, -orum
sarcina, -ae
scutum, -i
sigum, -i
stipendium, -ii
tuba, -ae
turma, -ae
vexillum, -i
vigilia, -ae
aquilifer, -feri
centurio, -onis
commilito, -onis
decurio, -onis
dux, ducis
eques, -itis
expediti, -orum
fabri, -orum
funditores, -um
hastati, -orum
iaculator, -oris
imperator, -oris
legatus, -i
magister, -stri equitum
mercen(n)arius, -ii
miles, -itis
pedes, -itis
primipilus, -i
principes, -um
sagittarius, -ii
signifer, -feri
speculator, -is
tiro, -onis
triarii, -orum
tribunus, -i militum
velites, -um
vexillarius, -ii
vexillifer,- feri
vigilie, -arum
excubiae, -arum
Gladio romano
Indice
Sitografia
http://www.antiqvitas.it/approfondimenti/esercito.1.htm#La%20legione
http://it.wikipedia.org/wiki/Esercito_romano
Indice