PARROCCHIA MARIA SS. DELLA MEDAGLIA MIRACOLOSA – SALERNO – SPIEGAZIONE DELL’ALTARE DELLA REPOSIZIONE “LA CHIESA: LA BARCA GUIDATA DA CRISTO CHE CONDUCE ALLA SALVEZZA” L’altare della reposizione rappresentato quest’anno ha come tema di fondo il logo dell’Anno della Fede, inaugurato da Papa Benedetto XVI l'11 ottobre scorso, a ricordo del cinquantesimo del Concilio Vaticano II, e allo scopo di approfondire la conoscenza di una fede che talvolta sembra solo sopravvivere, tra l'ignoranza dei contenuti e della Sacra Scrittura, la generale indifferenza, l'agnosticismo, l'oscurità dell'ateismo, e l'incoerenza di un cristianesimo senza concretezza. Molto opportunamente il logo raffigura la barca, immagine della Chiesa in navigazione sui flutti. Nella traduzione graficamente moderna dell'antico simbolo, l'albero maestro è una croce che issa delle vele che, con dei segni dinamici, realizzano il trigramma di Cristo, IHS (Iesus Hominum Salvator). Sullo sfondo delle vele è rappresentata una forma circolare che, da una parte richiama il sole che, associato al trigramma, rimanda all'Eucaristia, ma per il colore rosso che la forma circolare riporta, richiama anche le vele gonfie del vento dello Spirito che conduce la Chiesa a navigare al largo, nei mari della storia per approdare al porto sicuro della salvezza conducendovi gli uomini, ‘pescati’ da Pietro e dunque condotti in salvo. La nave è un simbolo ricco di significato, molto noto e diffuso nei popoli precristiani mediterranei per i quali è simbolo del viaggio della morte e dell'immortalità. Nel cristianesimo sin dalle origini, nel II-III secolo, la nave appare nelle opere catacombali e negli scritti dei Padri dei primi tre secoli. Anche in Palestina, tra i simboli cristiani arcaici degli ossari appare la barca. Nella letteratura ebraica, la tempesta è data dalle prove, sia personali sia collettive, la cui liberazione puó venire solo dalla potenza di Dio e dalla preghiera. La nave è vista nell'ottica della salvezza dal naufragio; l'arca in cui Noè trovó rifugio lui e i suoi, indica anche il viaggio felice dell'anima in questa vita verso l'eternità. I cristiani, nei monumenti funerari, hanno ripreso il simbolismo della nave come segno di speranza e di eternità, utilizzandolo subito per esprimere due temi precisi: la Chiesa e la Croce. Il simbolismo ecclesiale della nave risale ai sec II-III. Tertulliano è il primo a farne un simbolo esplicito della Chiesa, identificando nella nave in tempesta (Mc. 4,35-41) la Chiesa delle origini, travagliata dalle persecuzioni. Nello Pseudo Clemente (sec III) si dice: 'Il corpo intero della Chiesa è come una grande nave che trasporta uomini di provenienza molto diversa' segue poi una lunga allegoria in cui Dio è proprietario della nave, Cristo il timoniere, il vescovo la vedetta, i presbiteri sono i marinai, i diaconi i capi rematori, i catechisti gli aiutanti. Uno scritto del sec II precisa: 'Cristo è il pilota esperto... La prua (della nave) è verso l'oriente la sua poppa verso l'occidente, la sua carena verso il mezzogiorno. Ha come timoni i due testamenti. Ha marinai a destra e sinistra come angeli custodi che la proteggono. I cavi che collegano alla cima dell'albero sono come gli ordini dei profeti, dei martiri, degli apostoli...'. L'altra ben nota simbologia della nave è la Croce che appare sin dal II secolo. L'antenna orizzontale che taglia l'albero gli dà la forma della croce; probabilmente è il significato più antico della nave che persisterà anche quando questa sarà identificata con la Chiesa; l'albero della nave-chiesa rimarrà simbolo della Croce di Cristo, come la cita Giustino, sec II, nell'Apologia. Il tema della Barca come immagine della Chiesa universale è stato richiamato anche da Papa Benedetto XVI in una delle sue ultime udienze, in cui ha spiegato la coraggiosa decisione di rinunciare al ministero petrino. Egli si esprimeva con queste parole: «Quando, il 19 aprile di quasi otto anni fa, le parole che sono risuonate nel mio cuore sono state: Signore, perché mi chiedi questo e che cosa mi chiedi? E’ un peso grande quello che mi poni sulle spalle, ma se Tu me lo chiedi, sulla tua parola getterò le reti, sicuro che Tu mi guiderai, anche con tutte le mie debolezze. E otto anni dopo posso dire che il Signore mi ha guidato, mi è stato vicino, ho potuto percepire quotidianamente la sua presenza. E’ stato un tratto di cammino della Chiesa che ha avuto momenti di gioia e di luce, ma anche momenti non facili; mi sono sentito come san Pietro con gli Apostoli nella barca sul lago di Galilea: il Signore ci ha donato tanti giorni di sole e di brezza leggera, giorni in cui la pesca è stata abbondante; vi sono stati anche momenti in cui le acque erano agitate ed il vento contrario, come in tutta la storia della Chiesa, e il Signore sembrava dormire. Ma ho sempre saputo che in quella barca c’è il Signore e ho sempre saputo che la barca della Chiesa non è mia, non è nostra, ma è sua. E il Signore non la lascia affondare; è Lui che la conduce, certamente anche attraverso gli uomini che ha scelto, perché così ha voluto. Questa è stata ed è una certezza, che nulla può offuscare. (DALL’ULTIMA UDIENZA DI MERCOLEDÌ 27 FEBRRAIO 2013) La Chiesa non è di Pietro, ma di Cristo, senza il quale il timoniere della barca sarebbe un marinaio perduto tra le tempeste della storia. Basta leggere il Vangelo, è tutto scritto lì: c’è un mare agitato, un Pietro che non sa che fare e c’è Cristo che placa i venti: Attraverso questa caduta Pietro – e con lui ogni suo Successore – deve imparare che la propria forza da sola non è sufficiente per edificare e guidare la Chiesa del Signore. Nessuno ci riesce soltanto da sé. Per quanto Pietro sembri capace e bravo – già nel primo momento della prova fallisce». La Chiesa va al di là delle persone dei papi: di Angelo Giuseppe Roncalli, di Giovanni Battista Montini, di Albino Luciani, di Karol Wojtyla, di Joseph Ratzinger… La Chiesa continua, al di l… delle persone, e quello che continua è l’ufficio di Pietro, il vicario di Cristo che oggi è affidato a Papa Francesco. Preghiera Sali sulla mia barca, Signore! Tante volte ho avuto l'impressione che la mia vita sia come una notte trascorsa in una pesca fallita. Allora mi assale la delusione, mi prende il senso dell'inutilità. Sali sulla mia barca Signore, per dirmi da che parte devo gettare le reti, per dare fiducia ai miei gesti, per capire che non devo lavorare da solo, per convincermi che il mio lavoro vale niente senza di Te, senza la Tua presenza. Sali sulla mia barca Signore, per donare calma e serenità. Prendi Tu il timone: accetto di essere tuo pescatore. Insieme pescheremo, Signore, e giungeremo sicuri al porto della vita.