Omelia per la Giornata mondiale di preghiera per

Omelia
per
la
Giornata
mondiale di preghiera per le
vocazioni
Alzati ,va’…e non temere
Omelia per la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni
Pontecorvo, 7 maggio 2017
Carissimi amici,
grazie per questa iniziativa della prima “Festa dei
ministranti”. E’ bello condividere con voi questo clima di
festa, di allegria, di gioia. Sono proprio contento di
esserci. Anzi, di partecipare a tutto campo con un
coinvolgimento non solo fisico, ma anche affettivo e
spirituale. State animando questa meravigliosa “domenica del
Buon pastore”, dedicata da ben 54 anni ad una particolare
preghiera per le vocazioni. Se la vita di ciascuno porta con
sé il germe di una specifica vocazione, ciò significa che
ognuno di noi deve misurarsi con la domanda che abbiamo
ascoltato nella liturgia della Parola con il racconto della
prima lettura. Nel giorno della Pentecoste, l’apostolo Pietro,
vinta ogni paura e spalancando le porte del Cenacolo “dove si
trovavano i discepoli per timore dei Giudei” (Gv 20,19), in
pubblica piazza annuncia apertamente “che Dio ha costituito
Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso” (Atti
2,36). A queste parole, i presenti “si sentirono trafiggere il
cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: Che cosa
dobbiamo fare, fratelli?” (Atti 2, 37). Vengono qui delineati
due aspetti: la trafittura del cuore e la domanda su che cosa
fare.
Il cuore ferito
Le persone che ascoltano dalla voce di Pietro l’annuncio della
morte e risurrezione di Gesù si sentono trafiggere il cuore.
Le parole di Pietro spiegano la grandezza dell’amore di Cristo
per ciascuno di noi. Alla nostra cattiveria (rappresentati dal
tradimento di Giuda e dal rinnegamento dello stesso Pietro)
Lui ha risposto. e continua a farlo, con l’amore del dolore e
della Croce, semplicemente perché non rinuncia mai a volerci
bene. La predicazione di Pietro dimostra che Lui è sempre
presente nella nostra esistenza, perché
risorto, e ci
affianca con dolcezza facendo “ardere” il cuore nel petto,
come per i due discepoli incamminati verso il villaggio di
Emmaus (cfr. Lc 24). Il rito pasquale del Cenacolo parla di
corpo spezzato per noi e di sangue versato per i nostri
peccati; la sua morte in Croce parla di tenerezza e di
perdono. Per questo immenso amore “Cristo patì per voi; …
insultato, non rispondeva con insulti, maltrattato, non
minacciava vendetta… Egli portò i nostri peccati nel suo corpo
sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato,
vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati
guariti” (cfr. 1Pt 2). Dinanzi alla certezza di un amore così
grande, come non sentirsi feriti nel cuore? Come restare
indifferenti dinanzi a questa sublime rivelazione della
compassione di Cristo?
In ascolto
“All’udire queste cose…”. La folla dimostra
ascoltare, e per questo sa anche reagire.
di
saper
Cari Ministranti, dimostrate anche voi di saper ascoltare,
perché, siatene certi, l’ascolto puro e umile di Dio sempre
trafigge il nostro cuore. Se sappiamo ascoltare la parola di
Dio senza opporre riserve e paure, condizionamenti e
compromessi, senza pregiudizi, e impedimenti, senza porre
condizioni o scusanti, allora ci mettiamo nudi e liberi
davanti a Lui. Se non opponiamo scudi di difesa e lasciamo
parlare Dio, saremo forti della calda verità che Lui ci rivela
nel cuore donandoci una piacevole pace interiore.
Sorge la domanda: Dio come, e quando parla? Quali sono i
luoghi e i momenti dell’ascolto? Il Signore si rivolge sempre
a noi attraverso la sua Parola viva, che la Chiesa proclama
durante la liturgia, al cui servizio voi siete chiamati per
speciale privilegio. Dio parla anche attraverso la parola di
coloro che predicano Gesù; il Signore parla attraverso le
persone che conosci e, spesso, anche grazie alle persone che
non conosci ma che ti conoscono, perché ti vedono servire
all’altare, parla negli eventi che accadono, nei fatti della
tua storia concreta e quotidiana, le tue vicende familiari, le
tue buone letture, parla attraverso i bisogni delle persone
che invocano un aiuto, parla lungo il pellegrinaggio verso
luoghi sacri, durante una visita a luoghi di dolore e di
fragilità quali un ospedale, una casa di cura, una dimora per
l’accoglienza di persone anziane… Si ascolta il Signore
soprattutto nella preghiera personale, custodita dal tuo
silenzio interiore e dal raccoglimento esteriore. Si ascolta
il Signore attraverso la voce inconfondibile della tua
coscienza, “il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con
Dio, la cui voce risuona nell’intimità propria” (Gaudium et
spes, 16). E nell’intimità della tua anima, ti senti chiamare
per nome: “Le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue
pecore, ciascuna per nome”. Non ti resta che lasciarti
scegliere da Lui e decidere di seguirlo. Come?
Che cosa dobbiamo fare?
Commuove la domanda che la folla rivolge a Pietro: “Che cosa
dobbiamo fare, fratelli?”. E’ come chiedersi: come reagire
alle parole che ci hanno trafitto il cuore?
Cari ministranti, quando si giunge a questa domanda, si pone
al centro dell’attenzione la questione più importanti della
vita: cosa voglio fare della mia vita? cosa desidero
scegliere? per che cosa mi sento chiamato? Come fare? Prendere
una decisione è la cosa più importante, anche se la più
difficile. Per essere nella gioia, anche quando sei provato
dall’incomprensione o dalla solitudine interiore, devi
seguire, amare, rispondere e obbedire a ciò che ha trafitto il
tuo cuore. Quando l’amore di Cristo, buon pastore, ti
appassiona, ti riscalda, di attrae a sé, allora non ti resta
altra cosa da fare che seguire il pastore il quale “cammina
davanti ad esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la
sua voce”.
Non si devono seguire “ladri e briganti”: non si devono
ascoltare cioè coloro che, come briganti, saccheggiano la
vostra felicità. Fanno solo finta di volervi bene, ma
intendono solo finalizzare e deviare le vostre scelte secondo
i loro scopi e desideri. Bisogna saper dire di no a costoro,
fossero anche le persone più care. Altri, poi, come ladri
vorrebbero derubarvi della vostra amicizia e confidenza con il
Signore che vi invita a seguirlo con tutta la vita e per
sempre. Sono persone che hanno paura del vostro discernimento
vocazionale, e di conseguenza vi scoraggiano, vi ricattano,
per indebolire i vostri progetti e rafforzare le loro
aspettative su di voi. Infine il vangelo di oggi parla anche
di “estranei”. Non si devono seguire nemmeno gli “estranei”,
cioè quanti si improvvisano buoni consiglieri ma non vi
conoscono in profondità e non sono in grado di capire e
apprezzare ciò che accade nella vostra mente e nel vostro
cuore. Non possono capire il vostro affetto per il Signore, e
sono fuori da ogni logica di missione, di altruismo, di
carità, di dono e di servizio per gli altri.
Cari amici, ritornando nelle vostre comunità e nelle vostre
case, portate con voi la ricchezza di questa giornata, mettete
a frutto la gioia di servire il Signore, dimostrate con il
vostro servizio che sapete essere vicini al Signore non solo
servendo all’altare ma ascoltando la sua voce di buon pastore.
Vi prego, rispondete solo a Lui, se ve lo chiede, con la
sequela di tutta la vostra vita. Alzati e va’…non temere!
+ Gerardo Antonazzo