LIBERA UNIVERSITA’ MARIA SS. ASSUNTA Dipartimento di Giurisprudenza Programmazione e gestione delle politiche e dei servizi sociali ANALISI DEI FENOMENI DEVIANTI Devianza. Teorie della devianza e della criminalità docente Maurizio BORTOLETTI a.a. 2012 -­‐ 2013 Le teorie della devianza Nove teorie e due correnti di pensiero 1. per una domanda: Perché alcune persone commettono reati ? 2. Non si occupano delle stesse forme di devianza 3. Si pongono interrogativi diversi 4. Seguono strade diverse e giungono a risposte diverse SCUOLA CLASSICA 1. Uomini e donne dotati di libero arbitrio : costi / benefici 2. Violare le norme è un fatto naturale 3. Chi delinque è uguale agli altri SCUOLA POSITIVA 1. Concezione deterministica del comportamento umano 2. Si delinque non per scelta, ma perché si è spinti a farlo sotto la spinta di fattori biologici, psicologici e sociali Le teorie della devianza e della criminalità LE SPIEGAZIONI BIOLOGICHE I comportamenti devianti dipendono dalle caratteristiche fisiche biologiche degli individui e Cesare Lombroso: il delinquente nato presenta delle caratteristiche ataviche simili a quelle degli animali inferiori e dell’uomo primitivo, che rendono impossibile il suo adattamento alla società civile ePiccolo, lo tondeggiante, spingono a commettere reati pelle morbida William Sheldon: esistono tre tipi di costituzione fisica a cui corrispondono tre tipologie differenti di personalità: - tipo endomorfo, carattere socievole, accomodante e indulgente Imponente, robusto, - tipo mesomorfo, attivo dinamico, irrequieto, instabile con molti muscoli - tipo ectomorfo, introverso, nervoso, insonne Magro, fragile, delicato Gli individui mesomorfi sono quelli che, rispetto agli altri, hanno maggiori possibilità di diventare criminali Le teorie della devianza e della criminalità Le spiegazioni biologiche Sindrome XYY: Nei decenni passati ebbe un certo credito la teoria del cromosoma Y soprannumerario. Nel patrimonio genetico umano normale sono presente due cromosomi sessuali: XX nel caso delle femmine e XY nel caso dei maschi. Il cromosoma Y è quindi quello che determina l'acquisizione del sesso maschile. In un certo numero di casi di soggetti ricoverati in manicomi criminali, o incarcerati per gravi reati, si è osservata la presenza della trisomia XYY, cioè la presenza di un cromosoma Y aggiuntivo. Poiché la frequenza statistica dell'anomalia XYY appariva piuttosto elevata tra i soggetti internati e caratterizzati da comportamenti violenti, si è pensato che questa anomalia potesse essere una delle basi della condotta criminale. In realtà, dal punto di vista metodologico, c'era un grosso problema in questi studi: mancava il confronto con un gruppo di controllo di non internati. Può darsi infatti che la frequenza statistica della sindrome XYY sia la stessa nella popolazione generale, in cui non è stata misurata. In assenza del confronto con il gruppo di controllo, non è possibile trarre alcuna conclusione attendibile. Le teorie della devianza e della criminalità SPIEGAZIONI BIOLOGICHE 1. Criminali considerati individui profondamente diversi dagli altri: anormali o inferiori. 2. Cesare LOMBROSO (1835 – 1909), medico e psichiatra: – Brigante Villella: il cd. delinquente nato, con caratteristiche ataviche simili a quelle degli animali e dell’uomo primitivo. – con testa piccola, fronte sfuggente, zigomi pronunciati, occhi mobilissimi ed errabondi, sopracciglia folte e ravvicinate, naso torto. – il cranio, con una fossa “occipitale mediana“. – rivista dopo le critiche: valida solo per 1/3 dei criminali. Le teorie della devianza e della criminalità SPIEGAZIONI BIOLOGICHE Cesare Lombroso: L’uomo delinquente → 1876 ↓ 1. delinquente antropologico (o nato) 2. delinquente occasionale 3. delinquente pazzo Delinquenti si nasce e non si diventa tanto che i delinquenti 4. delinquente per passione appaiono diversi e facilmente 5. delinquente d’abitudine distinguibili dagli esseri umani ordinari ↓ § Atavismo § Inferiorità § Primitivismo Le teorie della devianza e della criminalità SPIEGAZIONI BIOLOGICHE 1. William SHELDON ( 1940 ) : tre tipi di costituzione fisica : – Endomorfo: grasso, soffice, tondeggiante, arti corti, temperamento viscerotomico (socievole, accomodante, indulgente con se stesso) – Mesomorfo : tronco imponente, torace robusto e muscoloso, con temperamento somotomico (attivo , dinamico, irrequieto, instabile, aggressivo) – Ectomorfo: magro, fragile, delicato, con temperamento cerebrotonico (introverso, ipersensibile, nervoso, sofferente di insonnia) 2. Anormalità genetica o sindrome XYY : alcuni individui ne hanno 47 invece dei 46. Se quello in più è un Y – ereditato dal padre – vi è un’altissima probabilità di comportamenti criminali Le teorie della devianza e della criminalità LA TEORIA DELLA DISORGANIZZAZIONE SOCIALE Scuola di Chicago: la divisione della città in cinque cerchi concentrici per studiare le conseguenze sociali di tre grandi processi: industrializzazione, urbanizzazione, immigrazione. Zona dei pendolari Quartieri dei ceti medi Quartieri degli operai specializzati Zona residenziale Zona di case per operai Zona di transizione Centro Presenza di case povere e immigrati di vari gruppi etnici Attività commerciali e industriali Le teorie della devianza e della criminalità LA TEORIA DELLA DISORGANIZZAZIONE SOCIALE Tasso di delinquenza: numero degli autori di reato residenti in un’area totale della popolazione dell’area Applicando questo rapporto alla città di Chicago, gli studiosi videro che il tasso raggiungeva il punto più alto nella zona di transizione e diminuiva man mano che ci si allontanava dal centro. Inoltre il valore assunto dal tasso, nelle varie zone, non dipendeva tanto dalla caratteristiche fisiche individuali di chi le abitava quanto alla struttura e al grado di integrazione e organizzazione sociale. L’assenza di forti legami formali ed informali, l’incapacità ad associarsi, a cooperare e a convivere (disorganizzazione sociale), rendeva più difficile il controllo sociale informale, favorendo la criminalità. Teoria della subcultura: una persona commette un reato perché si è formata in una subcultura criminale. Chi commette un reato lo fa perché si conforma alle aspettative del suo ambiente Le teorie della devianza e della criminalità TEORIA DELLA DISORGANIZZAZIONE SOCIALE 1. Criminalità come caratteristica NON delle persone, MA dei gruppi cui queste appartengono e alla struttura sociale delle aree su cui risiedevano ( grado di integrazione e organizzazione sociale ) 2. Adolphe QUETELET ( 1827 ), esaminando la distribuzione geografica dei reati in Francia : differenze stabili nel tempo; 3. Scuola di Chicago : – Robert PARK e Ernest BURGESS con la suddivisione della città in 5 zone concentriche sulla base dei processi di industrializzazione, urbanizzazione ( dai 4 mila abitanti del 1833 ai 2 milioni del 1910 ), immigrazione • dal centro ( con le attività industriali e commerciali ) per la zona di transizione fino a operaia, residenziale, pendolare Le teorie della devianza e della criminalità TEORIA DELLA DISORGANIZZAZIONE SOCIALE 4. Clifford SHAW e Henry McKAY : tasso di delinquenza calcolato zona per zona ( decrescente verso l’esterno ), immutato negli ultimi 40 anni, nonostante il ricambio abitativo vissuto dalla città ‒ analogo andamento di altri mali sociali ( povertà, alcolismo, tubercolosi, salute mentale, abitazioni inadeguate ) ‒ la criminalità era maggiore – SENZA nessuna relazione diretta tra queste variabili - nelle aree più povere, più eterogenee etnicamente e con una popolazione più instabile e mobile ‒ il nesso diretto era la disorganizzazione sociale • incapacità dei residenti di convivere, di associarsi, di cooperare, l’assenza di forti legami formali ed informali, • ostacolo al formarsi di un sistema di valori comuni Le teorie della devianza e della criminalità TEORIA DELLA TENSIONE L’individuo è un animale morale, che fa proprie le norme della società in cui vive e che è naturalmente portato a seguire . Rispetta la legge non perché ritenga non gli convenga trasgredire, ma perché si ritiene moralmente obbligato a farlo. Una violazione può, quindi, derivare esclusivamente da una fortissima pressione che viene dalla tensione tra struttura culturale e sociale. Le teorie della devianza e della criminalità LA TEORIA DELLA TENSIONE Durkheim: l’assenza di norme, e di norme forti (anomia), favorisce fenomeni di devianza Merton: la devianza è generata dall’anomia, che a loro volta nasce da un contrasto tra struttura sociale e struttura culturale 1. Struttura culturale: definisce le mete verso cui tendere e i mezzi con cui raggiungerle 2. Struttura sociale: rappresenta le effettive opportunità che si hanno nel raggiungimento delle mete prefissate, con i mezzi scelti Errore di prospettiva, se esportata: nella società americana si dà molta più importanza ai fini rispetto ai mezzi Le teorie della devianza e della criminalità LA TEORIA DELLA TENSIONE In caso di tensione tra struttura sociale e struttura culturale nascono forme di comportamento adattivo: 1. conformità: si accettano sia le mete che i mezzi per raggiungerle; tutti gli altri comportamenti saranno devianti 2. innovazione: si aderisce alle mete ma non si accettano i mezzi – imbroglioni, ladri 3. ritualismo: si abbandonano le mete e si rimane fedeli solo alle norme sui mezzi - tipico di chi si accontenta di quello che 4. rinuncia: sia ai fini (le mete culturali) che ai mezzi – i mendicanti 5. ribellione: rifiuto di mete e mezzi con la loro relativa sostituzione Le teorie della devianza e della criminalità LA TEORIA DELLA TENSIONE Cohen: la devianza è strutturale. I giovani delle classi più disagiate sono sottoposti a tensioni più degli altri e la fonte principale di questa tensione è la difficoltà che gli stessi incontrano nel raggiungere la stima e la considerazione sociale e non il successo finanziario, con problemi che iniziano, quindi, quando iniziano ad andare a scuola. Nascono spesso le bande criminali. Le teorie della devianza e della criminalità LA TEORIA DELLA TENSIONE Cloward e Ohlin: la principale fonte di frustrazione per i giovani di classi più basse è la difficoltà nel raggiungere il successo finanziario, ma non tutti quelli che vogliono dedicarsi alle attività criminali vi si possono dedicare con successo. Anche le opportunità criminali sono distribuite in modo diseguale. Tre sono le possibili opportunità illecite 1. quella in cui vi è una subcultura criminale: i giovani entrano a far parte di gang e imparare a commettere furti e rapine 2. quella in cui vi è una subcultura del conflitto:i giovani entrano a far parte di gang che praticano violenza, ma non vengono addestrati 3. quella in cui vi è una subcultura della rinuncia: i giovani tendono a rinchiudersi in gruppi che rinunciano a ogni ambizione di successo economico o di prestigio sociale Le teorie della devianza e della criminalità LA TEORIA DEL CONFLITTO DI CULTURE 1. Thorsten Sellin: alcuni reati vengono commessi quando c’è un conflitto tra norme sociali (conflitti tipici delle moderne società complesse): Conflitti primari: quelli che avvengono tra culture diverse Conflitti secondari: quelli che avvengono nell’ambito della stessa cultura 1. Quando codici diversi entrano in divergenza alla frontiera di zone di culture contigue 2. Quando un gruppo ne conquista un altro e gli impone le proprie regole 3. Quando i componenti di un gruppo emigrano in un altro che abbia norme di condotta diverse Le teorie della devianza e della criminalità TEORIA DEL CONFLITTO DI CULTURE Sono situazioni tipiche di zone di confine, di zone conquistate (ex. colonialismo ), di zone caratterizzate da una fortissima emigrazione (per questo è utile per spiegare alcune forme di criminalità degli immigrati): 1. Detroit, 1930, E. D. BEYNON: sulla comunità ungherese che condannava fermamente la criminalità giovanile dedita ai furti, ma li approvava se rubavano il carbone dalla ferrovia per uso domestico (vecchia regola risalente alla terra d’origine) 2. I reati degli immigrati italiani in Europa settentrionale: ratto di minore per la cd. fuitina 3. I reati degli zingari verso i Gage (i non zingari) Le teorie della devianza e della criminalità TEORIA DEL CONTROLLO SOCIALE • Una concezione pessimistica della natura umana. • Uomo moralmente debole : ciò che va spiegato è la conformità, e non la devianza. Chi non viola la legge, non lo fa perché è frenato da controlli : – sociali esterni : dagli altri per scoraggiare, – interni diretti : colpa e vergogna; – interni indiretti : attaccamento verso gli altri e desiderio di non perdere la loro stima ed il loro affetto. • Alla base delle diverse teorie l’assunto di Durkheim : i bisogni ed i desideri degli esseri umani sono illimitati e se non vengono controllati e regolati dalla società possono produrre varie forme di devianza; Le teorie della devianza e della criminalità LA TEORIA DEL CONTROLLO SOCIALE Perché la maggior parte delle persone non commette reati? L’essere umano è moralmente debole e non commette reati solo se c’è un forte vincolo che lo obbliga a non farlo Controlli esterni: varie forme di sorveglianza istituzionale Controlli interni diretti: sentimenti di colpa, vergogna e imbarazzo Controlli interni indiretti: l’attaccamento emotivo agli altri e il desiderio di non perdere la loro stima Le teorie della devianza e della criminalità LA TEORIA DEL CONTROLLO SOCIALE Travis HIRSCHI ( 1969 ), la “ bonding theory “: solo i legami sociali riescono a bloccare e a contenere l’inclinazione naturale degli individua a violare le norme. Una persona commetterà un reato quanto più debole è il vincolo che lo lega alla società. I legami sociali si possono fotografare attraverso 4 elementi, e basta che anche solo uno di questi si indebolisca perché tutti progressivamente ne abbiano ad indebolirsi. Le teorie della devianza e della criminalità TEORIA DEL CONTROLLO SOCIALE 1. Attaccamento : dimensione affettiva del legame; 2. Impegno : l’elemento materiale dell’attaccamento, il perseguimento degli obiettivi convenzionali e il successo raggiunto; 3. Coinvolgimento nelle attività convenzionali : l’elemento temporale del legame sociale; 4. Credenze : l’elemento morale del legame sociali. La “bonding theory“ è utile soprattutto a spiegare il comportamento degli adolescenti Le teorie della devianza e della criminalità TEORIA DEL CONTROLLO SOCIALE Robert SAMPSON e John LAUB ( 1993 ) : per spiegare anche altre fasi della vita tra le quali vi è : 1. continuità : chi viola le norme da giovane è molto probabile continui a violarle in età adulta; 2. Discontinuità : per mutamenti nelle relazioni fra individuo e società, formarsi di nuovi legami sociali e rottura dei precedenti Le teorie della devianza e della criminalità TEORIA DELL’AUTOCONTROLLO Tendenza ad evitare atti i cui costi a lungo termine sono superiori ai benefici immediati o a breve 1. Caratteristica individuale che non viene ereditata biologicamente, ma che è appresa nei primi 10 anni di vita ( attraverso il sistema delle sanzioni naturali, i cd. controlli interni ) 2. Si apprende se : – I genitori sono presenti, – Se esercitano un controllo effettivo sul comportamento dei figli – Rilevino tempestivamente le violazioni dei figli, – Li puniscano Le teorie della devianza e della criminalità LA TEORIA DELL’AUTOCONTROLLO L’autocontrollo è una caratteristica individuale che non si eredita biologicamente ma che si apprende nei primi dieci anni di vita Le quattro condizioni affinché si acquisisca l’autocontrollo: I genitori devono investire tempo ed energie per vigilare su cosa fanno i figli I genitori devono esercitare un controllo effettivo sui comportamento dei figli Essi devono accorgersi subito dei figli Essi devono immediatamente punire i figli Basta che una di queste condizioni non si verifichi perché il processo di acquisizione dell’autocontrollo non si compia o avvenga in modo imperfetto. Le teorie della devianza e della criminalità TEORIA DELL’AUTOCONTROLLO Ha sei dimensioni : 1. Orientamento temporale verso il presente o verso il futuro 2. Costanza nelle azioni 3. Importanza assunta dall’attività intellettuale e da quella fisica 4. Sensibilità ai bisogni degli altri capacità di tollerare le frustrazioni 5. Capacità di tollerare le frustrazioni 6. Atteggiamento nei confronti dei rischi Le teorie della devianza e della criminalità TEORIA DELL’AUTOCONTROLLO Michael GOTTFREDSON e Travis HIRSCHI (1990) : figlia di quella del controllo sociale (e qualcuno ne ha tentato una integrazione), mira a fornire una spiegazione generale per tutti i delitti e si presenta come una teoria generale sulla devianza. Crime o reato (il singolo reato isolato, l’evento) e criminality o delinquenza o propensione a violare la legge (la caratteristica delle persone a commettere reati). • non basta la delinquenza perché venga commesso un delitto (QUETELET: non basta l’intenzione, occorrono i mezzi e l’occasione); • anche chi ha saldi principi può violare la legge se ne ha l’occasione e non corre rischi. Le teorie della devianza e della criminalità LA TEORIA DELL’AUTOCONTROLLO Gottfredson e Hirschi: Perché anche una persona con saldi principi morali può commettere un reato? Tutto dipende dalle opportunità e dalle occasioni: l’occasione fa l’uomo ladro! Le teorie della devianza e della criminalità TEORIA DELL’ETICHETTAMENTO Non si deve guardare solo alla violazione e al comportamento criminale, ma anche del come le norme vengono create ed applicate, cioè del sistema penale. 1. Frank TANNENBAUM (1938): processo di drammatizzazione del male Le teorie della devianza e della criminalità TEORIA DELL’ETICHETTAMENTO 2. Edwin LEMERT (1951) : il controllo sociale porta alla devianza. Una cosa è commettere un atto deviante, comportamento che quasi tutti prima o poi nella vita compiamo, un’altra cosa è suscitare per questo una reazione sociale, venire accusato di essere un deviante, iniziare a far pensare di aver sempre commesso atti devianti, essere etichettato ‒ Devianza primaria: si violano norme che hanno un rilievo marginale, la violazione viene presto dimenticata, non suscita la reazione degli altri, non viene considerato un deviante. ‒ Devianza secondaria: quando l’atto suscita una reazione di condanna , che lo considerano un deviante e lo obbligano a riorganizzare identità e comportamenti. La stigmatizzazione lo spingerà ai margini della società e sarà spinto ad entrare in contatto con il mondo deviante Le teorie della devianza e della criminalità LA TEORIA DELL’ETICHETTAMENTO. Lemert: una cosa è commettere un reato, un’altra è suscitare per questo una reazione sociale. In questo secondo caso l’individuo viene bollato con un’etichetta e si comincerà a pensare che egli si sia sempre comportato così. In questa prospettiva, esistono due tipi di devianza: Primaria i reati che si compiono hanno rilievo marginale e presto verranno dimenticati Secondaria l’atto compiuto suscita una reazione di condanna da parte degli altri, che lo considerano un deviante; da qui, la persona stigmatizzata riorganizzerà i suoi comportamenti sulla base delle conseguenze prodotte dal suo atto Le teorie della devianza e della criminalità TEORIA DELL’ETICHETTAMENTO 3. Howard BECKER, John KITZUSE, Kai ERICKSON (1962 – 1966). Il processo di creazione della devianza inizia quando le norme vengono prodotte e non quando vengono violate – La devianza non è una qualità dell’azione commessa, ma piuttosto la conseguenza dell’applicazione di regole e sanzioni – Processo di etichettamento prodotto dal PUBBLICO : • società nel suo complesso, • gli altri significativi, le persone con le quali si interagisce più frequentemente, • gli agenti del controllo sociale I gruppi sociali creano la devianza stabilendo le regole la cui infrazione costituisce la devianza e applicando queste regole a persone particolari, definite outsider Le teorie della devianza e della criminalità LA TEORIA DELLA SCELTA RAZIONALE. I reati sono il risultato non di influenze esterne, ma di un’azione intenzionale adottata attivamente dagli individui, alla ricerca di un vantaggio che può essere economico, di piacere, di divertimento, di potere. La messa in atto di un atto deviante è il risultato di un ragionamento razionale rispetto allo scopo (dinamica mezzi-fini). Razionalità limitata Hiroshi Tsutomi è così giunto ad affermare che “ … le persone commettono reati perché sono normali e razionali (capacità di analisi dei costi della devianza), non per cause patologiche o perché sono malvagie” Le teorie della devianza LA TEORIA DELLA SCELTA RAZIONALE 1. i motivi della scelta illecita sono identici a quelli che sono alla base di una scelta lecita. 2. Sono idee già sostenute da Cesare Beccaria e Jeremy Bentham alla fine del 700’ e riprese nell’ultimo ventennio del secolo : chi trasgredisce la legge va incontro a vari tipi di costo : – esterni pubblici : sanzioni legali inflitte e conseguenze sulla reputazione sociale ; – esterni privati : i cd . “ costi di attaccamento “ ( le sanzioni informali degli “ altri significativi “ ); – interni : coscienza e norme interiorizzate. Le teorie della devianza e della criminalità TEORIA DELLA SCELTA RAZIONALE Derek CORNISH e Ronald CLARKE ( 1986 ) : i reati sono atti intenzionali e deliberati che le persone compiono per ricavarne dei vantaggi non solo economici. 1. Non esistono atti criminali gratuiti ed insensati 2. Quella umana è però una razionalità limitata ‒ Criminality : la disponibilità a compiere una carriera delinquenziale, una decisione di fondo, quindi, con tre scelte : • Se iniziare • Se continuare • Se abbandonare ‒ Crimes : la perpetrazione dei singoli reati. Qui le scelte dipendono dal tipo di reato Le teorie della devianza e della criminalità TEORIA DELLA SCELTA RAZIONALE Il processo per fasi : 1. Fattori di fondo ( psicologici – di formazione – sociali ) alla luce dei bisogni generalizzati e delle precedenti esperienze 2. Una valutazione circa le soluzioni considerati e la soluzione percepita ( legittima – illegittima ), con eventualmente la reazione ad eventi fortuiti favorevoli 3. Disponibilità e decisione Le teorie della devianza e della criminalità LA TEORIA DELLE ATTIVITÀ ABITUALI (ROUTINE ACTIVITY APPROACH) Data l’assenza di una qualsivoglia persona che con la propria presenza impedisce l’esecuzione del reato, per il potenziale autore l’interesse di un bersaglio dipende da quattro elementi (VIVA) : 1. visibilità, tutto ciò che facilita l’individuazione dell’oggetto da parte di chi se ne vuole impossessare 2. inerzia, è la resistenza che il soggetto oppone ad essere colpito e tutte le caratteristiche di ciò che serve a proteggere un oggetto 3. valore, la capacità di un oggetto di soddisfare i desideri/bisogni del potenziale autore 4. accessibilità, la facilità con cui l’oggetto/soggetto può essere raggiunto Le teorie della devianza e della criminalità LA TEORIA DELLE ATTIVITÀ ABITUALI (ROUTINE ACTIVITY APPROACH) Lawrence COHEN e Marcus FEDSON ( 1979 – 2002 ) : 1. i reati si verificano quando vi è la convergenza in un dato momento ed in un dato luogo di • Un potenziale autore del reato • Un obiettivo • Un bersaglio interessante ( visibilità, inerzia, valore, accessibilità ) • La mancanza di un guardiano 2. Non si occupa delle motivazioni di chi delinque, ma : • concorda che la scelta di delinquere nasce in una prospettiva costi – benefici • Tutti possono commettere un reato se …. Le tentazioni sono molto forti se …. Le teorie della devianza e della criminalità LA TEORIA DELLE ATTIVITÀ ABITUALI (ROUTINE ACTIVITY APPROACH) Cohen L. e Felson: un reato si verifica quando in un dato luogo e in una dato momento si ha la convergenza di tre elementi: Potenziale autore del reato Mancanza di un guardiano Obiettivo Critica alla pestilence fallacy, per la quale all’origine di un male ( la devianza e la criminalità ) non vi possono che essere altri mali Fine della seconda parte Grazie