Contributi pratici Aggiornamento sulla rabbia nel mondo Con la presente nota si vuole fornire un quadro sintetico della situazione della rabbia nel mondo sulla base di quanto emerso nella conferenza internazionale “Rabies in the Americas” tenutasi a Philadelphia, PA, USA, dal 19 al 24 ottobre 2003 AMERICA LATINA L’Organizzazione Panamericana della Sanità (PAHO) collabora con numerosi stati nei programmi di eliminazione della rabbia. Nel 2002 i paesi latino-americani hanno registrato, attraverso il sistema di sorveglianza epidemiologica regionale per la rabbia nella Americhe, 35 casi di rabbia nell’uomo. Il numero totale di casi segnalati rappresenta una diminuzione pari al 42% rispetto ai 60 registrati nel 2001 continuando il trend in diminuzione iniziato nel 1996. Di questi 35 casi la specie responsabile della trasmissione dell’infezione è nota per 26, e precisamente 14 casi trasmessi dal cane (53,8%), 8 da pipistrelli ematofagi (30,8%), 3 da pipistrelli non ematofagi (11,5%) e in un caso da animale selvatico non identificato (3,8%). I casi di rabbia umana trasmessi dal cane mostrano anch’essi un trend in diminuzione nel corso degli ultimi 5 anni (136 casi nel 1996, 14 casi nel 2002). Questo trend non si è riscontrato invece nei casi di rabbia umana trasmessi da pipistrello. Il trend negativo della rabbia umana trasmessa dal cane è legato alla forte diminuzione dei casi di rabbia nel cane (dai 5.074 casi del 1996 ai 1.176 del 2002). In questo periodo la riduzione annua media dei casi di rabbia canina è stata pari al 21,3% e simile alla percentuale di riduzione media della rabbia umana (22,8%). La rabbia negli animali da reddito è causata principalmente da pipistrelli ematofagi della specie Desmodus rotundus. Le informazioni disponibili sulla rabbia negli animali da reddito si riferisce al numero di animali con dia- gnosi clinica o di laboratorio segnalata dai servizi veterinari degli stati e non necessariamente alla ricerca e alle osservazioni della fonte dell’infezione o dei focolai. Il sistema di sorveglianza epidemiologica ha registrato 3.537 diagnosi di rabbia negli animali nel corso del 2002. I casi di rabbia degli animali da reddito ammon- 68 Il Progresso Veterinario 2/2004 Franco Mutinelli Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie tano al 56,7% dei casi segnalati. Per quanto riguarda la rabbia negli animali selvatici dell’America Latina nel periodo 1996-2002 si è rilevato un aumento da 92 nel 1996 a 205 nel 2002 del numero di pipistrelli positivi (ematofagi, non ematofagi e di specie non determinata). Nel corso del 2002 sono stati diagnosticati rabidi 94 selvatici fra cui manguste, procioni, scimmie, roditori, skunk e volpi. Le principali strategie per il controllo della rabbia sono: trattamento profilattico delle persone morsicate, vaccinazione di cani e gatti e sorveglianza epidemiologica. Per quanto riguarda il trattamento post esposizione delle persone a rischio di infezione, sono disponibili vaccini prodotti da cervello di topo lattante e in colture cellulari. Nel 2001 sono stati utilizzati sei milioni di dosi del primo (88%) e circa 800.000 del secondo. Nei casi più gravi si è fatto ricorso a siero iperimmune eterologo (86%) e siero omologo.A questo proposito l’orientamento è quello di una progressiva sostituzione del vaccino prodotto a partire da cervello di topo lattante con quello ottenuto da colture cellulari. Circa il 35% delle persone che necessitavano di trattamento a seguito di esposizione ad animali sospetti sono state effettivamente curate. In questo contesto sono state circa 65.000 le strutture coinvolte nel trattamento post esposizione nel corso del 2001. Si stima che nel 2001 la popolazione canina in America Latina abbia raggiunto i 60 milioni di soggetti, di cui 42 milioni vaccinati, 247.000 che avevano aggredito ed erano stati sottoposti ad osservazione, ed 841.000 che sono stati Contributi pratici soppressi. Le attività di sorveglianza e controllo delle popolazioni di pipistrelli ematofagi sono svolte in collaborazione con le Agenzie dei servizi sanitari e agricoli dei diversi stati. In conclusione si può dire che nonostante siano stati sviluppati sistemi per prevenire la rabbia nell’uomo e che questi abbiano effettivamente diminuito i casi, la rabbia rappresenta ancora un importante problema di sanità pubblica. La maggior parte degli stati dell’America Latina presenta un trend in diminuzione dei casi di rabbia, anche se in alcuni casi il tasso di mortalità per rabbia umana è ancora rilevante. Tuttavia, solo un’applicazione costante delle strategie per il controllo della rabbia consentirà di eliminare nell’arco di pochi anni la rabbia umana trasmessa dal cane. BRASILE Scopo delle autorità brasiliane è eliminare la rabbia trasmessa dal cane. Il Ministero della salute ha quindi investito le proprie risorse nello sviluppo di un sistema di sorveglianza ed in azioni dirette al controllo della rabbia negli animali, nonché nella profilassi antirabbica dell’uomo. I maggiori risultati nel controllo della rabbia sono stati raggiunti negli ultimi 10 anni con una riduzione dell’80% del numero di casi nell’uomo. Le azioni principali sono state: vaccinazione antirabbica annuale dei cani, controllo dei focolai di rabbia individuati, sorveglianza di laboratorio sui lyssavirus circolanti, miglioramento della rete dei laboratori diagnostici, espansione dei servizi antirabbici destinati all’uomo. Nel 1993 erano stati diagnosticati 50 casi di rabbia nell’uomo, nel 2002 sono scesi a 10. Il numero totale di casi in questo intervallo di tempo è stato 265. Nel 1993 dei 27 stati del Brasile, 20 segnalavano la presenza della rabbia, nel 2002 la malattia è presente solo in sette. La regione del nordest è responsabile del 44,7% dei casi, seguita da quella del nord con 28,7%, del sud-est con 15,8% e centro-occidentale con 10,6%. Non sono segnalati casi nella regione meridionale. Le persone colpite sono prevalentemente maschi, di età inferiore a 15 anni, che vivono nell’area urbana. Caratteristiche comuni ai casi descritti sono difficile accesso al trattamento di profilassi, protocollo di trattamento inadeguato, interruzione del trattamento e mancanza di conoscenza del rischio costituito dalla aggressione da parte degli animali. Nel periodo 1998-2002, il numero medio annuo di persone esposte al rischio di infezione che hanno fatto ricorso all’assistenza sanitaria è stato 420.715 ed il trattamento profilattico è stato prescritto al 60,8% di queste. Fra il 1993 ed il 2002 è stata ottenuta una copertura vaccinale degli animali pari all’80% circa. Inoltre è migliorata anche la sorveglianza sulla circolazione dei virus della rabbia, con un aumento annuale del numero di campioni inviati al laboratorio, da 12.096 nel 1995 a 21.895 nel 2002. Nel 1990 i campioni positivi sono risultati l’8,4%, nel 2000 il 4,2%. Oltre al controllo della rabbia negli animali da reddito, l’interesse si è rivolto anche alla rabbia del cane e successivamente a quella del pipistrello e di altri animali selvatici. Le tecniche di biologia molecolare hanno consentito di individuare le varianti 2, 3, 4 e 6, una nuova variante in un primate non umano nello stato del Cearà ed altre due in pipistrelli insettivori. L’analisi filogenetica ha rivelato la presenza di diverse varianti genetiche legate ai pipistrelli insettivori ed una legata a pipistrelli ematofagi e frugivori. Quest’ultimo riscontro suggerisce la possibilità di trasmissione interspecie o il mantenimento della stessa variante da parte di due specie diverse. Questi risultati dimostrano la varietà di specie che possono essere potenzialmente coinvolte nella trasmissione della rabbia all’uomo in tutte le regioni del Brasile, anche se la trasmissione attraverso il cane rimane la più frequente. Alla luce delle attuali conoscenze è necessario aumentare ulteriormente gli sforzi per eliminare la rabbia canina e sviluppare adeguate strategie per la sorveglianza ed il controllo della rabbia nei selvatici. MESSICO Nel periodo 1996-2003 il Sistema nazionale di osservazione epidemiologica ha raccolto ed elaborato i dati provenienti dai 58 laboratori che eseguono la diagnosi di rabbia in Messico. Dei 3.346 casi di rabbia il 60,4% erano bovini, 30,9% cani, 3,7% gatti, 2,98% equini, 1,1% ovini, 0,5% suini e solo 0,3% caprini. Gli anni con il maggior 69 Il Progresso Veterinario 2/2004 numero di casi segnalati sono stati: 1998 con 595, 1999 con 554, 2002 con 492 e 2001 con 432. Fino al luglio 2003 sono stati diagnosticati 186 casi di rabbia negli animali. La diagnosi è effettuata con l’immunofluorescenza e l’istologia. Nel periodo 1996-2003 sono stati diagnosticati 2.023 casi di rabbia nel bovino ripartiti fra 28 stati, di cui i più interessati sono Veracruz (34%, 689), Chiapas (14,9%, 302) e San Luis Potosì (10,7%, 217). Cinque stati non hanno mai registrato casi di rabbia nel bovino. Sono stati diagnosticati 1.034 casi di rabbia nel cane. Gli stati più colpiti hanno fatto registrare da 80 a circa 200 casi per un totale di 26 stati interessati. Sette stati non segnalano casi di rabbia canina. Minore è il numero di casi diagnosticati nel gatto pari a 124 per un totale di 22 stati interessati. Quarantotto casi sono stati diagnosticati negli ovicaprini, 17 nel suino e 100 nel cavallo. Va sottolineato il fatto che esistono stati in cui non sono segnalati casi di rabbia nei bovini, nei cani o nei selvatici, ma la malattia è presente negli animali da reddito come il suino ed il cavallo. Inoltre il numero di casi che restano non segnalati è ritenuto ancora molto elevato. Per quanto riguarda il controllo della rabbia canina, negli ultimi anni sono state realizzate importanti campagne di vaccinazione su scala nazionale (la settimana della vaccinazione realizzata due volte all’anno) che hanno consentito di ridurre in modo drastico il numero di casi nel cane. Nella trasmissione della rabbia rivestono notevole importanza i chirotteri ematofagi e talvolta non ematofagi che colpiscono soprattutto i bovini. Tuttavia, la loro importanza in questo senso sta aumentando in quanto costituiscono un pericolo anche per altre specie animali e per l’uomo. La rabbia silvestre interessa diverse specie fra cui scoiattolo, coyote, tasso, volpe, lupo, skunk, procione e opossum che concorrono al suo mantenimento nel territorio. USA Nel 2002, 49 stati e Porto Rico hanno segnalato 7.967 casi di rabbia negli animali e tre nell’uomo, con un incremento rispetto ai 7.436 casi negli animali ed uno nell’uomo registrati nel 2001. Più del 92% (7.375) ha interessa- Contributi pratici to animali selvatici, mentre il 7,4% (592) riguardava animali domestici (93,3% selvatici e 6,7% domestici nel 2001). Rispetto ai casi segnalati nel 2001 si è osservato un aumento dei casi in tutte le principali specie ad eccezione di suini, roditori e lagomorfi. Fra le prime ricordiamo: procione (36,3%, 2.891 casi), skunk (30,5%, 2.433), pipistrelli (17,2%, 1.373), volpi (6,4%, 508), gatto (3,86%, 299), cane (1,2%, 99) e bovini (1,5%, 116). In 13 dei 19 stati in cui la rabbia associata al procione è endemica è stato segnalato un aumento del numero di casi. Fra gli stati che hanno attivato programmi di lotta alla rabbia silvestre, in Ohio si è registrato un caso di rabbia nel procione (variante procione) ed uno in un cavallo (variante pipistrello), rispetto ai due casi di rabbia di animali terricoli segnalati nel 2001. Nel Texas non si sono registrati casi associati alla variante cane-coyote (1 caso nel 2001), mentre 65 sono stati quelli legati alla variante volpe grigia, Urocyon cinereoargenteum (con un aumento del 225% rispetto ai 20 casi del 2001). Massachussets e Rhode Island, stati con rabbia enzootica del procione, hanno fatto registrare un maggior numero di casi nello skunk per il sesto anno consecutivo. Nel Tennessee è stato diagnosticato un solo caso di rabbia nel procione (un procione da compagnia) proveniente da una zona settentrionale della Georgia. Su scala nazionale il numero di casi di rabbia nello skunk nel 2002 è aumentato del 6,6% rispetto al 2001. Nel 2002 il Texas ha registrato il numero più elevato di casi nello skunk (740) ed anche quello più elevato di casi (1.049). I 1.373 casi di rabbia nel pipistrello nel 2002 hanno superato quelli registrati l’anno precedente (1.281) che è anche la cifra più elevata mai registrata per questi mammiferi. I casi registrati nel gatto (229), bovino (116) e cane (99) sono aumentati del 10,7, 41,5 e 11,2% rispettivamente. La rabbia nelle pecore e capre è aumentata del 400%, da 3 casi nel 2001 a 15 nel 2002, mentre nel cavallo e mulo del 13,7% (da 51 casi nel 2001 a 58 nel 2002). I casi segnalati nella mangusta a Porto Rico sono diminuiti del 4,3% (da 70 a 67), mentre nel cane sono aumentati del 7,7% (da 13 a 14). Nel 2002 sono stati diagnosticati tre casi di rabbia nell’uomo in California, Tennessee e Iowa rispettivamente, tutti causati da infezione trasmessa da pipistrello. Durante i primi sei mesi del 2003 sono stati diagnosticati 2.327 casi di rabbia (erano 3.515 nello stesso periodo del 2002). Sono stati registrati due casi nell’uomo, uno in Virginia (diagnosi tardiva) che è il primo caso legato alla variante procione; l’altro a Porto Rico trasmesso dal cane, alla cui morsicatura non è seguito alcun trattamento post esposizione della persona interessata. EUROPA In Europa il numero di casi di rabbia negli animali è sensibilmente diminuito nel corso degli ultimi 10 anni. Tutti i paesi dell’Europa centro-occidentale ed in parte anche di quella orientale hanno notevolmente ridotto il loro numero di casi. Questa diminuzione generalizzata è stata ottenuta mediante il largo ricorso alla vaccinazione orale delle volpi. Circa il 70% di tutti i casi di rabbia sono stati riscontrati in animali selvatici e la volpe rossa (Vulpes vulpes) rimane ancora la specie principale responsabile della trasmis- 70 Il Progresso Veterinario 2/2004 sione dell’infezione.Tuttavia il numero di casi tra i selvatici diversi dalla volpe è aumentato nel corso degli ultimi anni. La casistica derivante dal sistema di sorveglianza e la tipizzazione molecolare indicano che il racoon dog (Nyctereutes procionoydes) è diventato un reservoir selvatico della rabbia indipendente e questo aspetto dovrà essere ulteriormente approfondito. Attualmente la rabbia è presente in particolare negli Stati baltici, in Russia e nel sud-est dell’Europa. In Turchia la rabbia mediata dal cane rimane il problema principale. È necessario quindi che vengano identificate appropriate strategie di controllo per gli stati in cui c’è ancora un’elevata incidenza di questa malattia. Nelle aree indenni da rabbia, la salvaguardia nei confronti della reinfezione della rabbia silvestre è di particolare importanza. Dal 1979 ad oggi in Europa sono stati diagnosticati 13 casi di rabbia del cane a seguito dell’introduzione di soggetti a rischio. Il verificarsi di questi casi sottolinea l’importanza che rivestono le informazioni per i viaggiatori relativamente al rischio di importare animali con stato di vaccinazione sconosciuto, della necessità di un coordinamento delle autorità competenti per la sanità pubblica nell’Unione Europea e di una rigida applicazione delle misure sanitarie ai confini. La rabbia dei pipistrelli è presente nella maggior parte dell’Europa. Gli studi molecolari hanno dimostrato una differenziazione genetica fra i lyssavirus responsabili della rabbia nei pipistrelli europei che sono stati classificati in due genotipi, 5 e 6, EBLV1 e EBLV2 rispettivamente.Tuttavia nonostante le ricerche fino ad oggi condotte, la conoscenza della prevalenza dell’epidemiologia dell’EBLV è ancora limitata. Delle 33 specie di pipistrelli insettivori presenti in Europa, circa il 95% dei casi ha interessato Eptesicus serotinus. Tuttavia molte altre specie di pipistrelli sembrano coinvolte nell’epidemiologia dell’EBLV. Il ruolo di questi pipistrelli rimane tuttavia ancora da definire. L’infezione da lyssavirus dei pipistrelli ha Contributi pratici fatto emergere importanti problemi di salute pubblica come la persistenza del virus in pipistrelli clinicamente sani, l’eliminazione a lungo termine del virus nella saliva, la gestione delle persone morsicate e l’efficacia del vaccino. Relativamente al salto della barriera di specie sembra che questa si verifichi raramente. Fino ad oggi infatti l’EB LV1 è stato riscontrato in 4 pecore in Danimarca ed una faina in Germania. In Europa sono stati segnalati quattro casi nell’uomo associati ad esposizione a pipistrelli.Le indagini molecolari eseguite in tre di questi casi hanno evidenziato un EBLV1 e due EBLV2. Va sottolineato che i tentativi per evitare l’infezione rabida dei pipistrelli non deve necessariamente condurre alla distruzione dei pipistrelli stessi. Relativamente all’infezione nell’uomo fra il 1993 ed il 2002 sono stati diagnosticati 117 casi. Questi si sono verificati come casi autoctoni soprattutto nei paesi dell’Europa orientale, mentre negli stati indenni da rabbia si è trattato principalmente di casi di importazione. In conclusione si può dire che l’epidemiologia della rabbia in Europa ha subito dei cambiamenti negli ultimi anni. Infatti negli stati dell’Europa centro-occidentale si è raggiunto il controllo e l’eliminazione della rabbia negli animali domestici e selvatici. Tuttavia si è evidenziata l’emergenza o la riemergenza di varianti di lyssavirus ed alla comparsa di rischi inattesi e non valutati per la salute pubblica. Come conseguenza sono emersi nuovi interrogativi in merito ai metodi utilizzati per il controllo della rabbia. ASIA La rabbia è una malattia di origine animale sempre fatale per l’uomo se non sottoposto ad adeguato trattamento post esposizione. In generale quasi tutte le morti di persone attribuite alla rabbia sono causate da morso di cane e circa il 90% si verificano in Asia. Attualmente 3,11 miliardi di persone vivono in 15 stati dell’Asia dove la rabbia del cane è endemica. In questi stati si stima che i casi di rabbia nell’uomo nel corso del 2000 siano stati circa 37.000 (12 per milione di abitanti). Più del 95% di questi sono dovuti al morso di cane rabido. La maggior parte di queste morti riguardano soggetti che non sono stati sottoposti ad alcun trattamento o non hanno ricevuto alcuna vaccinazione post esposizione. I trattamenti effettuati ammontano a 7,6 milioni per anno, ma la richiesta supera i 15 milioni se solo le persone avessero la possibilità di accedere ai centri di vaccinazione. Negli stati in cui sono disponibili dati relativi alla sorveglianza, i bambini fra i 5 e i 15 anni di età costituiscono il 40% delle persone esposte al morso di cane nelle aree con rabbia canina endemica. La maggior parte delle morsicature che interessano i bambini non sono segnalate e rimangono quindi sconosciute sia ai genitori sia al servizio sanitario. Di conseguenza, i bambini esposti spesso non ricevono un trattamento post esposizione tempestivo e completo. È probabile quindi che la proporzione di bambini che contraggono l’infezione e che muoiono per rabbia non diagnosticata sia di molto superiore anche alle stime più pessimistiche per l’Asia. Per la prevenzione della rabbia nell’uomo, l’OMS promuove strategie che mirano a fornire trattamenti post esposizione adeguati utilizzando i moderni vaccini ottenuti da colture cellulari o da embrione di pollo, con regimi vaccinali intradermici multisito per ridurre il costo del trattamento, migliorando le possibilità di produzione locale di vaccini antirabbici, ed in particolare di immunoglobuline, con programmi di educazione permanente degli operatori sanitari e veterinari per il controllo e la prevenzione della rabbia. Per il controllo e l’eventuale eliminazione della rabbia del cane sono favorite le campagne di vaccinazione di massa, la gestione della popolazione canina attraverso la riduzione dei cani randagi,il controllo del commercio e della movimentazione dei cani, la riduzione delle popolazioni attraverso la sterilizzazione, le strategie di educazione di sanità pubblica. Le attività di cooperazione internazionale con gli stati dell’Asia dovrebbero essere ulteriormente rafforzate per consentire l’accesso ai moderni vaccini per l’uomo e l’applicazione di nuovi trattamenti post esposizione economicamente sostenibili, per migliorare la sorveglianza della rabbia a 71 Il Progresso Veterinario 2/2004 livello regionale e nazionale, per promuovere la collaborazione intersettoriale per il controllo della rabbia del cane e la ricerca e lo sviluppo di nuovi strumenti per il trattamento, la prevenzione e il controllo di questa malattia. AFRICA La rabbia sostenuta dal lyssavirus genotipo 1 è probabilmente la zoonosi virale più importante nel mondo e a questo proposito il continente africano non costituisce una eccezione. La storia della rabbia in questo continente è tuttavia frammentaria e sebbene l’Africa sia gravemente interessata dalla rabbia, la malattia è stata scarsamente studiata. Sono stati documentati alcuni casi di introduzione della rabbia nel periodo di colonizzazione europea, ma poco si sa della presenza della rabbia prima del XIX secolo. Si sa che gli stati sub-sahariani sono caratterizzati dalla presenza di una notevole diversità di lyssavirus e che in nessun altra parte del mondo la variazione biologica fra i virus di genotipo 1 è al momento più evidente che in questo continente. Qui l’epidemiologia molecolare ha dimostrato che la rabbia associata alla specie canina (cani, sciacalli e volpi) è strettamente legata alle linee di virus europeo o cosmopolita. È presente anche un altro virus della rabbia diverso da quello del cane epidemiologicamente associato a specie ospiti quali manguste e suricati, carnivori della sottofamiglia Viverrinae. Il confronto con virus di origine cosmopolita suggerisce che questi virus (Viverridi) hanno probabilmente una storia di un esteso adattamento evoluzionistico in quest’area geografica. Inoltre, i rapporti filogenetici fra isolati virali da Viverridi indica l’esistenza di sottogruppi genetici distinti che possono essere correlati con specifiche aree geografiche del Sud Africa. In termini di salute animale e umana sono tuttavia più importanti i virus associati alle epidemie del cane. A questo proposito i tentativi di controllare la malattia in Africa hanno avuto molto meno successo rispetto all’Europa ed alle Americhe. Povertà, mancanza di infrastrutture, accesso limitato ai mezzi di prevenzione e la mancanza di priorità della rabbia rispetto all’AIDS, malaria, tubercolosi Contributi pratici sono alcune evidenti ragioni dell’incapacità di un migliore controllo della rabbia in Africa. I virus Lagos bat, Mokola, Duvenhage sono i lyssavirus appartenenti al genotipo 2, 3 e 4. Questi sono i cosiddetti lyssavirus africani in quanto sono stati segnalati solo in questo continente. L’isolamento di questi virus è stato segnalato occasionalmente solo in pochi stati africani dove è stato possibile realizzare adeguate indagini.I virus africani rabbia-correlati hanno ricevuto attenzione a causa della loro curiosità scientifica e per l’interesse a particolari aspetti della loro epidemiologia e patogenicità o come modelli in virologia molecolare, ad esempio la costruzione di virus chimerici e studi di particelle interferenti difettive o ancora studi di immunogeneticità e sviluppo di vaccini. Considerata l’abbondanza di virus rabidi ed i gravi problemi associati alla rabbia classica negli animali selvatici, in quelli domestici e nell’uomo in tutto il continente, ai virus rabbia-correlati è stata attribuita una posizione di secondo piano nell’ambito della ricerca sui lyssavirus. Il virus Duvenhage sembra il più raro fra i lyssavirus africani. Sono noti solo tre isolati e sembra il più strettamente correlato all’EBLV1 (genotipo 5). Il prototipo è stato isolato in Sud Africa da una persona in cui aveva causato una encefalite fatale nel 1970. Il secondo e il terzo isolati provengono da pipistrelli insettivori del Sud Africa (1981) e dello Zimbabwe (1986). Il virus Mokola è il solo lyssavirus mai isolato dai pipistrelli. È stato isolato da un range di ospiti piuttosto ampio se si considera il numero limitato di isolati virali. La maggior parte degli isolamenti fino ad oggi proviene da gatti rabidi (15 isolati) o da piccoli mammiferi (toporagno 5 isolati, roditori 1 isolato). Il primo isolamento del virus risale al 1968 (Nigeria, toporagno). Gli isolamenti più recenti sono stati effettuati da gatti domestici in Sud Africa fra il 1995 ed il 1998. Di tutti i genotipi di lyssavirus, il Mokola è quello geneticamente più distante dal virus della rabbia e la variazione genetica di isolati di Mokola eguaglia la variazione fra i più diversi isolati del virus della rabbia classica da diverse specie ospiti in tutto il mondo.Si può inoltre osservare una forte influen- za geografica sul questo virus, considerata la lontananza genetica dal virus della rabbia classica, non sorprende che i vaccini antirabbici non forniscano protezione dall’infezione del virus Mokola. Il virus Lagos bat è stato isolato per la prima volta dal pipistrello frugivoro a Lagos (Nigeria) nel 1956 e successivamente nel 1974, sempre in un pipistrello frugivoro nella Repubblica Centrafricana. Fra il 1980 e il 1990 sono stati registrati 9 isolamenti: Etiopia (cane), Senegal (due pipistrelli), Sud Africa (due pipistrelli, un gatto), Zimbabwe (un gatto). Questi virus appaiono più strettamente correlati al Mokola, ma non abbastanza rispetto al virus della rabbia classico. Si tratta del solo virus rabbia-correlato che non è stato isolato dall’uomo. Nel giugno del 2003 è stato ottenuto il più recente isolamento di questo genotipo virale da un pipistrello frugivoro in Sud Africa, si tratta del primo isolamento dal 1990 e la sua caratterizzazione molecolare è tuttora in corso. AUSTRALIA Nel maggio 1996 è stato identificato un lyssavirus precedentemente sconosciuto in un pipistrello frugivoro (Pteropus alecto) in Australia. Questo riscontro ha causato una certa preoccupazione nella pubblica opinione dal momento che l’Australia è indenne da rabbia classica ed era ritenuta indenne anche da tutti i lyssavirus. L’Australian Bat Lyssavirus (AB LV) presenta spiccata somiglianza genetica e antigenica con il virus classico della rabbia e tuttavia ne è filogeneticamente distinto. Esso costituisce un nuovo genotipo di lyssavirus (genotipo 7). Sono stati inoltre segnalati due casi di infezione nell’uomo. Nell’ottobre 1996 in Australia una persona che accudiva i selvatici ha sviluppato una malattia fatale simile alla rabbia un mese circa dopo essere stato morsicato da un pipistrello insettivoro (Saccolaimus flaviventris, Microchiroptera). Una seconda persona è deceduta nel dicembre 1998, 27 mesi dopo un morso da parte di un pipistrello frugivoro (Pteropus alecto, Megachiroptera). La sorveglianza condotta sulla popolazione dei pipistrelli che vivono in libertà ha permesso di rilevare pipistrelli positivi per antigene o anticorpi in tutte 72 Il Progresso Veterinario 2/2004 le quattro specie di Pteropus ed in cinque delle sei famiglie di microchiroptera presenti in Australia (terraferma). Soggetti positivi sono stati individuati in popolazioni geograficamente lontane nell’est, nord e sud Australia. Il confronto genetico di isolati provenienti dalle specie Pteropus e S. flaviventris ha rivelato la presenza di differenze a livello delle sequenze nucleotidiche e aminoacidiche, definendo la presenza di almeno due diversi gruppi filogenetici nei pipistrelli australiani.ABLV non è stato individuato in nessuna specie diversa dal pipistrello, ad eccezione dell’uomo. Gli studi epidemiologici e molecolari fanno pensare che l’ABLV non sia di recente introduzione nei chirotteri dell’Australia. Da quanto esposto emerge chiaramente che, nonostante i successi ottenuti nel controllo e nella eradicazione della rabbia, questa malattia costituisce ancora un grave problema sia per gli animali sia per l’uomo. Se in alcune aree come l’Europa centro-occidentale la rabbia urbana è stata da tempo eradicata e quella silvestre è presente solo in focolai residui, in altre aree la malattia è ancora presente in modo rilevante e si è ben lontani dalla sua eradicazione. Inoltre, il range degli ospiti si è allargato o meglio le nostre conoscenze in merito sono cresciute, aprendo la strada a nuove problematiche in termini di genotipi/varianti del lyssavirus, epidemiologia e possibilità di diffusione dell’infezione ad altre specie,uomo compreso.È il caso ad esempio dei pipistrelli in Europa e nelle Americhe, piuttosto che del racoon dog nell’est europeo o dello skunk e del procione negli USA. Ancora si devono constatare le difficoltà che il controllo della rabbia, se di controllo si può parlare, incontra in Asia dove il tributo di vite umane annuo stimato è superiore a 35.000. In conclusione si rileva quindi la necessità di approfondire le conoscenze epidemiologiche sulla rabbia in funzione delle specie ospiti e, per quanto riguarda gli aspetti zoonosici, quella di estendere e migliorare l’accesso e la disponibilità delle conoscenze e dei presidi destinati alla profilassi pre e post esposizione.