Riflessioni sul solstizio
d’inverno
Carlo Gentile
Più che celebrare la Festa della Luce, il Solstizio d'Inverno ripropone
agli uomini la problematica dell'Attesa. In quanto Stazione del Sole, esso
contiene un interrogativo di stasi, di regresso, di morte, che poi
felicemente si scioglie nella ripresa del cammino ascensionale dell'astro.
E' dunque indispensabile prendere atto dei contenuti umani di questa
tappa simbolica. La eventualità della fine della Vita adombrata nel
sopravvanzare delle Tenebre sulla luce del giorno, traduce il principio
della Dialettica universale.
Comprensibile è allora, sul piano psicologico; la molteplicità delle
personificazioni della Luce discesa in terra, insieme allo sforzo di
attribuire al principio luminoso una nascita diversa da quella degli altri
esseri e del tutto indipendente rispetto alla causalità naturale.
Attis - nella Frigia - perviene alla vita fuori del comune concepimento;
Bacab -nello Yucatan - fu partorito da Chiribirias senza intervento di
uomo;
Krishna - nell'India - nacque da Devaki vergine;
Budda fu concepito dalla vergine Maia;
Sching-Schin si manifestò - in Cina - passando attraverso una vergine
in stato di spiritualità assoluta;
Osiride - in Egitto - venne da Noith “la immacolata”;
Tammuz - in Babilonia - fu concepita dalla Regina del Cielo;
Oro Bal - nel mondo nordico – fu riposto in braccio alla Luna
(eredwyn)ed ebbe una madre-nutrice celeste;
Gesu Cristo apparve al mondo attraverso Maria Vergine.
Gli aspetti mitici della problematica e della speranza solare,
rispondendo allo stato d'animo dell'attesa di popoli e generazioni,
conducono dalla personificazione al culto. Il simbolo raccoglie e
tramanda le immagini. La riflessione ne ricava gli elementi di un modello
etico universale, ogni volta che l'uomo si ripiega su se stesso. Nella
coscienza dell'individuo si compie il collegamento organico con la Luce.
La solennità del Solstizio diventa allora veramente festiva: gli uomini
arrivano a scorgere le linee di un destino comune.
L'attesa della Luce e lo sforzo di ricominciare il cammino significano
che è difficile essere liberi, mentre più facili sono il sonno, 1'oscurità,
1'alienazione. La conoscenza simbolica del Solstizio coincide con la
convinzione che la Luce, per manifestarsi, ha bisogno degli uomini; ha
bisogno cioè che gli esseri risvegliati si rendano disponibili ad accoglierla
e divengano pietre viventi di un edificio in perenne rinnovazione. Esso
compare nella misura della tradizione, ora il Tempio dell'Altissimo, ora il
Tempio dell'Umanità!
La Luce incomincia ad emergere dalla Pietra per autonoma opera di
escavazione e rispetto ad essa il Solstizio potrà intendersi appunto, stasi
e solennità: sinteticamente riposo festivo. In quel momento inoltre,
l'uomo sarà in grado di ripetere a se stesso il dettato della saggezza
antica: NON VIVERE PER TE SOLO MA PER L'ETERNO (La Luce sul
sentiero).
“Eterno” che cosa significa? Chi sicuramente si trova vicino all'Eternità?
La Eternità dovrà avere comunque un volto accessibile, affinché 1'individuo
possa, per qualche parte, ritrovarsi. La prima pagina de “La leggenda dei
secoli” svolge 1'Eterno nella rappresentazione di tutto il Bene e di tutto il
Male del mondo, di Dio e della Fatalità, di una massa informe proiettata in
mezzo a una cascata perenne di stelle. Tra la Morte e la Speranza, con 1'Idea
vestita di cielo e le rovine di Babele, si profila la storia degli uomini.
E' un muro senza termine, elevato da innumerevoli operai oscuri.
Riconosciamo ad essi la qualità di pietre vive; altrimenti 1'eternità sarebbe
solo un immenso vuoto ove 1'individuo potrebbe camminare senza mai
fermarsi, ma al prezzo finale della follia. L'eternità e nella vita degli altri, in
quella che ci ha preceduto e in quella che non conosciamo ancora. Ad essa
noi non abbiamo nulla da insegnare nel senso comune della parola: immersi
nel suo flusso vivente, dobbiamo invece testimoniare che la Luce e di tutti:
allo stesso modo in cui la speranza del Sole si leva, dopo ogni battaglia, sui
morti e sui superstiti, sui vincitori e sui vinti: sul campo di Valmy nella
profezia di Goethe.
L' impegno di percorrere la strada del rischio e della rinascita solare
permette all' iniziato di tradurre la problematica del Solstizio nella Festa
della Luce: in funzione del significato inconfondibile della Massoneria. L'Arte
non avrà mai bisogno di far coincidere il Natale con le feste dei Brumali o
con il giorno del Sole invitto per saldare le nuove conquiste alla catena
psicologica di vecchie abitudini. Di conseguenza, se la Massoneria ha un
“patrimonio intangibile” ed un “segreto”,1'uno e 1'altro si rispecchiano nella
parola di Giordano Bruno, valida a chiarire, in definitivo concetto, la
problematica e la festività solstiziale.
“La verità è la cosa più sincera, più divina di tutte, anzi la divinità e la
sincerità, bontà e bellezza de le cose è la verità: la quale né per violenza si
toglie, né per antiquità si corrompe, né per occultazione si sminuisce, né per
comunicazione si disperde: perché senso non la confonde, tempo non
1'arruga, luogo non la nasconde, notte non 1'interrompe, tenebra non 1a
vela; anzi con 1'essere più e più impugnata, più e più risuscita e cresce”.
Solstizio d'Invero 1974