Castello di Pietrarossa - Storia di Caltanissetta

Castello di Pietrarossa - Storia di Caltanissetta - La Piccola Atene
I ruderi del Castello di Pietrarossa testimoniano quello che fu uno dei più importanti Castelli
della Sicilia dalla venuta dei Normanni fino alla lunga dominazione Spagnola. Il periodo certo in
cui venne costruito non è noto, ma dagli scritti del geografo arabo
al-Idrisi
e dello storico Goffredo Malaterra
sappiamo che il castello era già esistente nel 1086, quando re Ruggero conquistò Caltanissetta.
Il castello quindi sarebbe stato costruito dagli Arabi come un luogo fortificato circondato da
estese coltivazioni dove vivevano circa 300 nuclei familiari e un presidio di 70 armati con le
rispettive famiglie. Lo stesso nome di Caltanissetta deriverebbe proprio dal Qal'at an-nisah, il
castello delle donne, come venne definita l'area, alludendo al fatto che il castello veniva abitato
per un lungo periodo dell'anno solo dalle donne poichè gli uomini vivevano nei campi.
{phocamaps view=link|id=20|text=Costruito su una serra calcarea che domina la valle del
Salso} viene identificato nel linguaggio popolare come "murra di l’Anciuli", (il termine murra in
dialetto siciliano sta ad indicare la sabbia o la pietra rossa, e Anciuli è un chiaro riferimento alla
vicina chiesa “Santa Maria degli Angeli”).
All'interno delle sue mure si svolsero importanti vicende della storia siciliana.
Nella primavera del 1282 scoppiò la rivolta contro gli Angioini ( Guerra del Vespro ) e il castello
venne saccheggiato dai cittadini che cacciarono tutti i rappresentanti del sovrano angioino.
L'assemblea dei cittadini costituì il "Libero Comune di Caltanissetta" nominando tre notabili
della città capi della communitas.
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A Settembre dello stesso anno Pietro III re d'Aragona , nuovo re di Sicilia e primo re della lunga
dominazione iberica nell'isola, restaurò "l'ordine" e costrinse i comuni "autogovernati" a
rimettersi al volere del re. Il castello, divenuto di proprietà del nuovo regno, fu restituito al
sovrano, ma di tutti i beni saccheggiati non vi era più traccia. Fu nominato castellano di
Caltanissetta un cavaliere catalano, Bernardo de Sarrià.
Durante il periodo aragonese il castello raggiunse il massimo del suo prestigio, essendo stato
scelto come sede di tre Parlamenti generali siciliani.
Nel 1295, il re Giacomo , sentendosi minacciato dagli angioini, offrì la Sicilia come merce di
scambio per avere la Sardegna e la Corsica. Alcuni nobili Siciliani si sentirono traditi da
Giacomo e offrirono a Federico, terzogenito di Giacomo, il regno. A Caltanissetta, dovendo il
castellano Bernardo de Sarrià seguire il re in Spagna, prese le redini del castello Ramon
Almany. Questi, assieme a molti altri nobili fedeli a Giacomo, si rifugiarono nel castello per
opporsi
all'incoronazione di Federico. Ma al castello vennero Ruggero di Lauria, Vinciguerra Palizzi e
altri grandi del regno che con abile trattativa convinsero i fedeli a re Giacomo ad accettare
pacificamente l'investitura di Federico III di Aragona .
Nel 1361, in piena lotta di potere fra la fazione latina e quella catalana del regno, Federico IV
detto il semplice
, che viaggiava con la neo sposa Costanza d'Aragona da Catania verso Palermo, si fermò per
un paio di giorni al Castello. Da questa fortezza sicura il re scrisse a tutti i nobili e feudatari del
Regno che venissero a rendergli omaggio. Francesco Ventimiglia e Federico Chiaromonte,
della fazione latina, temendo l'eccessiva egemonizzazione dell'isola da parte dei catalani, non
vollero fare atto di sottomissione e nei primi giorni di Novembre assaltarono il Castello per
uccidere il re. La lotta fu cruenta ma la rocca resistette all'attacco, aumentando in questo modo
la sua fama di Castello inespugnabile.
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Nel 1378, alla morte di Federico IV, vi si riunirono i quattro Vicari, Guglielmo Peralta, Artale
Aragona, Francesco Ventimiglia e Manfredi Chiaramonte, per spartirsi il governo dell’Isola.
L'evento è passato alla storia come il governo dei Quattro Vicari.
Nel 1407 il castello venne concesso in feudo da re Martino a Matteo II Moncada (primo conte di
Caltanissetta) e ai suoi eredi, nelle mani dei quali rimase fino alla soppressione del
Feudalesimo. Matteo Moncada, capitano generale della cavalleria, ospitò la regina Bianca di
Navarra per difenderla dagli oppositori che non volevano che fosse lei l'erede legittima del
regno a favore di Bernardo de Chiabrera.
Nella notte del 27 Febbraio 1567, forse per una scossa di terremoto o per una frana, il castello
crollò. Rimasero in piedi solo un muro diroccato, una torre di guardia in pietra viva, terrapieni,
bastioni ed un ponte di comunicazione.
Da un elenco di spese effettuate per conto del principe Moncada del 1591 si evince che parte
del castello viene conservata con lavori di manutenzione e che contemporaneamente però
inizia l'utilizzo della rocca come cava di pietra da costruzione.
Nel corso del XVII secolo continuerà la demolizione del castello, parzialmente crollato. La pietra
verrà utilizzata per le principali costruzioni dell'epoca, per la costruzione del convento dei
francescani, le cappelle del cimitero, le abitazioni del quartiere Angeli e nel 1827 il decurionato
di Caltanissetta delibera che per la costruzione della via del Monastero di Santa Croce la pietra
dovrà "sbarbicarsi e tagliarsi dalla parte meridionale del castello di Pietrarossa".
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Il castello, {phocamaps view=link|id=20|text=ubicato al margine orientale del centro storico di
Caltanissetta}, si trova all'estremità inferiore del quartiere Angeli, primo nucleo dell'attuale
abitato urbano di Caltanissetta. Era accessibile, attraverso un ripido percorso, esclusivamente
dal fronte rivolto verso la città. La sua posizione geografica consentiva il controllo di
un'importante via di comunicazione interna, qual era il fiume Salso, ed il collegamento visivo
con il castello di Pietraperzia.
Nei musei vaticani, nei grandi affreschi della galleria delle carte geografiche che
rappresentano le varie zone d'Italia, è riprodotta l'immagine di Caltanissetta che suggerisce la
forma del castello prima che crollasse. Adibito esclusivamente a funzioni militari, inadeguato
come residenza nobiliare, decadde rapidamente con l'avvento dei Moncada, responsabili del
successivo abbandono.
Planimetricamente il ruderi del castello mostrano uno sviluppo a più livelli e delle tre torri
originarie, collegate da cortine murarie, oggi sono visibili soltanto i resti di quella che
anticamente doveva avere un’altezza di 25 metri circa e della torre di vedetta nord. La torre
centrale era costruita su una roccia solcata da una profonda fenditura longitudinale. Nel lato sud
sono visibili una feritoia in pietra da taglio e più in basso un’apertura con arco a sesto acuto che
doveva essere presumibilmente preceduta da una scala di accesso esterna oggi non più
esistente.
Il fianco sud-ovest è rinforzato da un cantonale in pietra da taglio, probabilmente eseguito nel
XVI secolo dopo un parziale crollo della parte superiore della torre; tale tesi è supportata
dall'esistenza nel cantonale di conci tagliati a sguincio, facenti parte in origine di una finestra
ubicata in sommità, lato ovest, della quale restano solo il davanzale ed uno stipite.
In cima alla torre è ubicata una cisterna per liquidi rivestita con intonaco che ingloba frammenti
ceramici di invetriate piombifere verdi a decorazione solcata e invetriate a decorazione dipinta,
databili tra la fine del XII secolo ed i primi del XIII. Ai suoi piedi è stato rinvenuto un ambiente
del quale non è riconoscibile l’originaria ampiezza a causa del crollo della parete ovest. Lo
scavo in tale area ha consentito il rinvenimento di ceramica da fuoco che testimonia una fase
abitativa del XIII secolo. Alla fine del percorso d'accesso al castello, resti di murature addossate
alla roccia fanno pensare all'originaria presenza di ambienti di servizio coperti con strutture
lignee; poco distante è sita una profonda ed ampia cisterna intonacata, interamente interrata.
La Soprintendenza BB.CC.AA. di Caltanissetta ha restaurato la torre centrale e la torretta nord
negli anni 1993-1997.
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http://www.castelli-sicilia.com
Piano
territoriale
paesaggistico
della
provincia
diinsieme
Fonte:
"Storia
di
Caltanissetta",
Rosanna
Zaffuto
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