struttura e funzioni degli insetti

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STRUTTURA E FUNZIONI DEGLI INSETTI
La prima caratteristica degli Insetti è
quella di possedere un corpo
segmentato
infatti
la
parola
“Insetto” significa diviso in sezioni.
Il corpo di un insetto è diviso in tre
sezioni indicate rispettivamente
come:
1 ) capo;
2) torace;
3) addome.
Il capo porta due grossi occhi
“composti” cioè formati da migliaia
di unità semplici dette ommatidi.
Tra i due occhi, nella maggioranza
dei casi, sono presenti due o tre
occhi semplici detti ocelli.
Fig.1. Schema generale di un Insetto
Nel capo, in posizione ventrale rispetto agli
occhi, è presente l’apparato boccale. Esso
assume forme diverse in funzione della dieta
adottata dall’animale quindi, abbiamo
“bocche” atte alla masticazione, nel qual caso
si parla di apparato masticatore, altre più
consone a “succhiare” e in questo caso
l’apparato boccale
prende il nome di
lambente o succhiante e altre forme ancora
adatte a penetrare tessuti consistenti per
ricavarne cibo. Un buon esempio in riguardo
è rappresentato dagli Afidi, anche noti come
pidocchi delle piante, che devono penetrare il
tronco degli alberi per prelevare la linfa
zuccherina che in esso scorre. In questo caso
l’apparato boccale prende il nome di
“pungente-succhiatore”. Esistono poi una
serie infinita di combinazioni delle tre forme
citate che verranno analizzate caso per caso.
Fig.2. In alto: capo con occhi e ocelli (in rosso gli
ocelli, in rosa le antenne, labbro superiore verde,
labbro inferiore giallo, mascella blu).
In basso: particolare di un occhio composto.
Fig.3. Diverse tipologie
di antenne:
A filiforme;
B cilindrica;
C clavata;
D pettinata;
E piumata;
F,G,H varie
Oltre a occhi e bocca il capo porta le antenne che assolvono a importanti funzioni sensoriali
come l’individuazione di una fonte di cibo, di un imminente pericolo o di una femmina
disposta alla riproduzione. Come visto per la bocca, anche le antenne assumono forme
diverse in rapporto alla funzione che svolgono: abbiamo cosi antenne rese “piumose” da una
fitta serie di “peluzzi” olfattivi, altre lunghissime che ne sono prive e infine antenne corte e
tozze.
Il torace è formato da tre segmenti recanti, ognuno, un paio di zampe e, quando presenti,
anche le ali. Queste ultime possono essere in numero di due o di quattro e sono portate dal
secondo e terzo segmento toracico. Anche le ali hanno forme molto variabili e possono
essere membranose come quelle delle libellule, vellutate come quelle delle farfalle o
addirittura diventare simili a “ scudi” rigidi come accade nei coleotteri.
L’addome è diviso in undici segmenti e le
appendici che porta sono spesso in relazione
all’atto riproduttivo. Qualche volta tuttavia,
l’addome reca vere e proprie armi di difesa i
di offesa come il pungiglione di api e vespe.
Un’altra caratteristica degli Insetti è quella di
possedere un “ esoscheletro” ossia la struttura
portante, che sostiene l’animale, è esterna al
corpo. Si tratta di un involucro rigido che
protegge l’insetto da ferite accidentali e
previene la perdita di acqua impedendo la
morte per disidratazione. Questo scheletro
esterno racchiude in sé tutti gli organi e i
muscoli dell’animale ed è formato da un
materiale che, per molti aspetti, assomiglia ad
una cera indurita. La consistenza oleosa di
questo materiale, noto come Chitina,
permette
all’esoscheletro
di
essere
impermeabile.
Fig.4. La figura mostra la deposizione delle uova
da parte di un Insetto che utilizza un’appendice
dell’addome.
Se da un lato avere uno scheletro rigido e impermeabile costituisce un enorme
vantaggio, dall’altro esso non consente all’animale di accrescersi così,ogni
insetto deve, periodicamente, liberarsi del suo rivestimento per aumentare di
dimensioni. Questa operazione, detta muta, avviene sotto lo stimolo di
sostanze chimiche, prodotte dall’insetto stesso, note come ormoni della
crescita. La muta rappresenta un evento molto rischioso per gli insetti che,
senza la loro corazza, risultano facilmente predabili.
Il sistema digerente degli Insetti è piuttosto semplice e può essere immaginato
come un tubo chiuso che inizia a livello della bocca e prosegue come esofago,
intestino e apertura anale.
Gli Insetti respirano attraverso un intricata rete di tubicini dette trachee che si
aprono sui lati di addome e torace e si diramano, nel loro versante interno, in
tutto il corpo. Questo sistema respiratorio seppur funzionale, rappresenta uno
dei fattori limitanti per le dimensioni del corpo. In pratica gli Insetti
rimangono di ridotte dimensioni perché il loro sistema respiratorio finirebbe
con il collassare in animali più grandi.
Il sistema circolatorio è semplice e consta di un cuore tubulare, munito di appositi
muscoli, che riceve linfa da aperture dette ostii e la spinge in vasi detti arterie. Le arterie
terminano in lacune localizzate tra gli organi e dalle lacune la linfa torna al cuore per un
effetto di “ aspirazione” esercitato dal cuore stesso. Negli Insetti non si parla di sangue ma
di linfa perché il sistema circolatorio non è proprio chiuso e in relazione a ciò il liquido
circolatorio si mescola con i liquidi di organi e tessuti perdendo, in parte, le sue proprietà.
La linfa poi non ha un colore rosso ma verde-azzurro perché contiene rame anziché ferro.
Il sistema nervoso consta di un “cervello” o cerebro, accolto nel capo e di una fitta rete di
fibre nervose che si diramano in tutto il corpo.
La riproduzione avviene, nella maggioranza dei casi, per l’incontro e l’unione di un
maschio e una femmina. Gli Insetti sono ovipari cioè producono uova. Le uova possono
essere deposte separatamente o in gruppi. Solitamente le uova vengono protette da
eventuali predatori secondo due modalità:
1) vengono deposte in luoghi sicuri e poco raggiungibili;
2) vengono deposte entro “contenitori”, detti ooteche, che prevengono anche la
disidratazione.
Posto che nessuno dei metodi adottati è efficace al 100% si capisce perché molti
animali decidano di produrre un elevato numero di uova che garantisca loro una più
alta probabilità di successo.
La riproduzione (segue):
Dalle uova esce un “giovane insetto” che non possiede gli organi sessuali ma
che è munito di un efficientissimo apparato digerente; questo gli consente di
procurarsi, attivamente, la quantità di cibo necessaria all’accrescimento. Da
tutto ciò si capisce bene perché siano le forme giovanili ad essere le più
dannose a orti e coltivi. L’aspetto del giovane Insetto può essere simile a quello
di un adulto in miniatura, caso dei grilli e delle cavallette, oppure può esserne
completamente diverso come accade nelle farfalle. Tale diversità, è bene
sottolinearlo, non riguarda unicamente l’aspetto esteriore ma riguarda, nella
maggioranza dei casi, anche le abitudini alimentari e lo stile di vita. Così, ad
esempio, i bruchi sono dei vivaci divoratori di foglie e erbe mentre le farfalle si
nutrono prevalentemente di nettari e pollini.
Quando siamo davanti ad una forma giovanile simile ad un adulto
in miniatura si parla di sviluppo incompleto o imperfetto mentre
nel secondo caso di sviluppo completo o perfetto.
Fig. 5a
Fig. 5b
Nella figura accanto (Fig. 5a) è mostrata una
sintesi del concetto di metamorfosi. Nel primo
caso è illustrato uno sviluppo imperfetto o
incompleto. La larva è simile ad un adulto in
miniatura dal quale differisce unicamente per
la mancanza degli organi sessuali e per le
dimensioni. Larva e adulto hanno le stesse
abitudini alimentari e il medesimo stile di vita.
La larva diventa ninfa solo aumentando le
proprie dimensioni quindi, andando incontro a
una o più mute. Anche il secondo caso (Fig.
5b) si occupa di uno sviluppo imperfetto nel
quale però la larva è morfologicamente
diversa dall’adulto e possiede organi che non
verranno mantenuti a completamento dello
sviluppo. Ciò che rende diverso questo
esempio dallo sviluppo perfetto di molti
Lepidotteri è che l’adulto sfarfallerà dalla
larva senza attraversare una fase di immobilità
(ninfosi). La larva, in questo secondo caso,
prende il nome di neanide.
Fig. 6: esempio di sviluppo completo o perfetto.
Nel terzo caso abbiamo un esempio di sviluppo completo o perfetto rappresentato
da una farfalla. La larva, normalmente chiamata bruco, è erbivora, ha un apparato
masticatore molto sviluppato ed è una divoratrice di foglie e altro materiale dal
quale ricava energia per accrescersi. Nel culmine dello sviluppo dimensionale la
larva perde la capacità di nutrirsi e di muoversi divenendo una ninfa (anche detta
pupa, nel caso delle mosche o crisalide come in alcuni ordini di Lepidotteri).
Dopo un certo periodo di “ dormienza” dal bozzolo in cui si è isolata la ninfa
sfarfallerà un adulto del tutto diverso dal bruco. L’adulto ha un apparato
riproduttore completo e vivrà pochi giorni per effettuare l’accoppiamento e
deporre le uova.
COME SI CLASSIFICANO LI INSETTI
APTERIGOTI ( senza ali)
C
A
B
B2
D
B1
Fig. 7. Esempi dei quattro ordini di Apterigoti:
A Proturo;
B, B1, B2 Collemboli;
C. Dipluro;
D. Tisanuro
La parola “apterigoti” significa privo
di ali e serve per indicare quegli
Insetti che non hanno mai volato. Si
tratta di animali molto primitivi, già
presenti 375 milioni di anni fa nel
Carbonifero. Il grado di evoluzione,
molto limitato, è dall’assenza
testimoniato
di una vera metamorfosi in quanto le
forme
giovanili non si differenziano in modo
particolare
dagli
adulti. In genere sono Insetti di ridotte
dimensioni e scarsamente colorati.
Attualmente questa Classe di Insetti è
suddivisa in quattro ordini dei quali
seguirà una breve descrizione.
PROTURI: è l’ordine più primitivo fra quelli annunciati ed ha alcuni
particolari caratteristiche quali: la mancanza di antenne e di occhi.
L’apparato buccale è succhiante. Le zampe anteriori sono più lunghe delle
altre e svolgono un’importante funzione tattile. Vivono nei luoghi umidi
fra i vegetali in decomposizione.
COLLEMBOLI: nei Collemboli è presente, nel segmento addominale, un
organo adesivo essi sono inoltre in grado di saltare attraverso
un’appendice, sita nella porzione terminale dell’addome, detta furca che
funziona come un trampolino di lancio. sono Collemboli le Pulci d’acqua.
DIPLURI: sono animali completamente ciechi che vivono in luoghi ombrosi
e umidi come lo strato di Humus che si trova nel sottobosco.
TISANURI: il Tisanuro più noto è il Pesciolino d’argento che vive
comunemente nelle librerie. I Tisanuri comprende gli Apterigoti più
evoluti caratterizzati da un corpo appiattito e fusiforme
PTERIGOTI (con ali)
Questa classe comprende tutti e soli gli Insetti che
allo stadio adulto sono muniti di ali. In alcuni casi,
tipo quello dei pidocchi umani e pollini, le ali
possono mancare per un adattamento secondario
alla vita parassitaria che le rende superflue alla
sopravvivenza. Si tratta di una classe che
comprende numerosissimi ordini che di seguito
verranno presentati in ordine di evoluzione
crescente.
EFEMENOTTERI: si tratta di Insetti a sviluppo
imperfetto. Le forme giovanili conducono vita
acquatica mentre gli adulti vivono nell’ambiente
terrestre. Le larve possono vivere fino atre anni e si
nutrono di detriti vegetali di vario genere. La loro
morfologia dipende dallo stile di vita e come
mostrato in fig. 7 possono avere appendici adatte
ad una locomozione terrestre o essere natanti, con
appendici utili al nuoto.
Fig. 8: Larve di efemenotteri. Nel caso A e
B le larve conducono vita terrestre e sono
adatte alla “ marcia” mentre nel caso C la
larva è natante.
EFEMEROTTERI
Lo sfarfallamento avviene a pelo
d’acqua e non è definitivo infatti gli
adulti sono il prodotto di un’ulteriore
muta che alleggerirà le ali e donerà
all’adulto colori molto vivaci. Lo scopo
principale
degli
adulti
è
la
riproduzione. Essi non possiedono
apparato boccale e non sono in grado
di
nutrirsi
cosicché,
avvenuto
l’accoppiamento, muoiono.
Fig. 9. Adulto di efemenottero. La
freccia indica caratteristiche appendici
addominali dette CERCI.
Fig. 10 a
Fig. 10 b
Fig. 10. Adulto di Aeschna cyanea (a)
ed in particolare un maschio (b). Da
notare che un fusto emerso cha fa da
appiglio all’animale. mentre la figura 9
a mostra una larva-ninfa acquatica.
ODONATI (libellule): anche gli Odonati sono legati all’ambiente acquatico e anche
loro hanno uno sviluppo imperfetto. Le larve vivono in acqua mentre gli adulti sono
ottimi volatori. Si tratta di Insetti predatori. Una caratteristica delle larve di Libellula è
la presenza di una “ maschera” costituita da uno straordinario sviluppo del labbro
superiore. Tale maschera è spesso dotata di “ pinze” che sono fondamentali nella
cattura della preda. Le modalità di accoppiamento sono spesso “ forzate” infatti, è il
maschio che afferra e costringe la femmina all’ atto riproduttivo dopodiché se ne
separa. La femmina provvederà poi a deporre le uova fra vegetali acquatici. Dalla
schiusa delle uova si otterrà una forma detta PRENEANIDE.
La preneanide è strutturata in modo tale da liberarsi facilmente dell’uovo e del materiale
vegetale che la circonda; ha vita brevissima ed effettua la prima muta quasi subito dopo la
fuoriuscita dall’uovo. La larva “ neonata” vive e si accresce per un tempo variabile, a
seconda delle specie, da uno a cinque anni durante i quali si espone per lassi di tempo
crescenti all’ambiente aereo; è infatti richiesto un graduale adattamento alla respirazione
aerea. L’ultima metamorfosi si compie fuori dall’acqua, in genere su un fusto emerso, e da
essa si libera la forma alata.
L’ Aeschna cyanea ha 10 cm di apertura alare ed è un’instancabile divoratrice di Insetti
molesti come mosche e tafani per ciò è considerata un importante anello della catena
alimentare nell’ecosistema cui appartiene. Nelle nostre zone le Libellule sono scomparse o
quasi a causa della lotta contro le zanzare. Queste ultime, come le amiche Libellule,
depongono uova in acque stagnanti e in particolare nei canali di irrigazione ad uso agricolo.
Il Comune per limitare il fastidio estivo dovuto alle Zanzare (Pipiens culens) decise di
colpire le uova spargendo
DDT
in acqua nei mesi
antecedenti la schiusa. Il
DDT
purtroppo non è selettivo e ha colpito entrambe gli Insetti. Oggi il sistema non è più in uso
perché esperimenti hanno dimostrato la tossicità del DDT nei confronti dell’uomo e questo,
congiuntamente ad altri fattori, ha permesso un aumento del numero di Libellule
MANTOIDEI
Fig. 11 Femmina adulta di Mantis religiosa
comune, assieme ad altre sette specie, in Italia.
I Mantoidei hanno un apparato boccale di
tipo masticatorio perché sono predatori e
carnivori,
possiedono
due
ali
membranose e antenne filiformi. Lo
sviluppo è imperfetto. Caratteristiche
esclusive di questi Insetti sono la speciale
conformazione del primo paio di zampe,
modificate in vere e proprie strutture
prensili, la testa piuttosto piccola rispetto
al corpo ed un torace erettile. In Italia
sono presenti sette specie fra le quali la
più conosciuta è la Mantis religiosa. Si
tratta di un bellissimo Insetto che
raggiunge i 7,5 cm . di lunghezza di
colore verde brillante reperibile in luoghi
aridi a fine estate.
QUANDO AMARSI FA MALE……
La copula ha durata di un paio di ore durante le quali la
femmina divora il maschio per ottenere energia
indispensabile alla produzione delle uova.
Queste ultime vengono deposte su pietre o su rametti avvolte da una
sostanza bianca e schiumosa che a contatto con l’aria indurisce
formando un’efficace protezione contro il disseccamento. Le uova
sono destinate a superare l’inverno e si schiuderanno l’estate
successiva alla deposizione. Dalla schiusa si avrà una larva primaria
che dovrà subire numerose mute prima di completare lo sviluppo.
Esso risulterà definitivo verso il mese di agosto.
ISOTTERI ( termiti)
Le Termiti appaiono nel lontano Terziario
(250-1,6 mya)
e rimangono all’oggi
pressoché immutate. Vivono in società
suddivise in caste riproduttive e in caste
sterili. Gli individui sessuati hanno il
compito di fondare nuove colonie o, se
immaturi, di sostituire gli individui sessuati
che vengono a mancare. Gli individui
sterili, con organi maschili o femminili
atrofizzati, svolgono i più svariati ruoli che
vanno dalla difesa della colonia alla ricerca
del cibo senza mai passare per la
riproduzione che è un privilegio della casta
riproduttiva. All’interno della casta sterile
si distinguono soldati, preposti alla difesa
del termitaio, e operai che svolgono
mansioni varie.
Fig. 12. Uno spezzato di termitaio dove
le frecce blu evidenziano due soldati,
quella rossa alcune operaie e la bianca
un alato fondatore di nuovi termitai.
LA VITA IN UNA COLONIA:
diversità di ruoli, diversità di forme
La diversità del ruolo all’interno della colonia è sottolineata anche da una diversità
morfologica che consente l’individuazione immediata delle due caste e degli operai
rispetto ai soldati. I membri della casta riproduttiva sono dotati di occhi, ocelli e di ali
(che cadranno dopo l’accoppiamento), mentre i soldati e gli operai sono
completamente ciechi e privi di ali. I soldati poi acquisiscono mandibole robuste che
ben si adattano alla difesa.
Le Termiti appaiono nel lontano Terziario (250-1,6 mya) e rimangono all’oggi
pressoché immutate. Vivono in società suddivise in caste riproduttive e in caste sterili.
Gli individui sessuati hanno il compito di fondare nuove colonie o, se immaturi, di
sostituire gli individui sessuati che vengono a mancare. Gli individui sterili, con organi
maschili o femminili atrofizzati, svolgono i più svariati ruoli che vanno dalla difesa
della colonia alla ricerca del cibo senza mai passare per la riproduzione che è un
privilegio della casta riproduttiva. All’interno della casta sterile si distinguono soldati,
preposti alla difesa del termitaio, e operai che svolgono mansioni varie.
COME SI COSTRUISCE UN NIDO
E COME SI FA A DIGERIRE IL LEGNO
Tutte le Termiti vivono in nidi ricavati nel legno o assemblati nel detrito usando la
saliva come cementante. La vita si svolge sempre nell’ombra e nell’isolamento più
assoluto del termitaio che viene posto in comunicazione con l’esterno, tramite fori,
solo quando una coppia “ reale” è pronta a fondare una nuova colonia. Una volta
terminato il volo dei fondatori e di una piccola dotazione di soldati e operai, i fori
vengono subito richiusi. La dieta di una Termite è basata sulla cellulosa che questi
Insetti ricavano dal legno. Si tratta di una sostanza zuccherina che, opportunamente
demolita, permette di ricavare amido e glucosio. Purtroppo le Termiti non sono in
grado di effettuare questa trasformazione in modo autonomo e si servono, per farlo, di
piccoli batteri flagellati che accolgono nella porzione mediana dell’intestino. In
cambio del “servizio” ricevuto, le Termiti offrono una parte della Cellulosa ingerita ai
piccoli batteri che possono così nutrirsi senza dover cercare cibo. Quando tra due
animali si instaura un rapporto di mutuo aiuto si parla di simbiosi e quello citato ne
rappresenta un buon esempio. La simbiosi fra le Termiti e i Batteri degradatori di
cellulosa è tanto indispensabile per le Termiti, che dopo la muta, esse divorano il
proprio esoscheletro per essere sicure di non perdere i simbionti
ORTOTTERI oltre alla Cicala,
gli Ortotteri sono gli unici Insetti a
saper cantare. Gli Ortotteri sono
Insetti terrestri aventi ali anteriori
notevolmente sclerificate, note
come tegmini, e ali posteriori
membranose. Le tegmini svolgono
due ruoli: da un lato proteggono le
ali membranose, utilizzate per il
volo, dall’altro possono essere
utilizzate per produrre richiami
sessuali canori.
In molti casi è dallo sfregamento
delle tegmini che si ottiene il
caratteristico “canto”mentre in
altri lo stesso risultato è
prodotto dallo sfregamento dei
due femori.
Fig. 13. Grillus campestris
Ö Gli organi auditivi sono portati sulle tibie. Le zampe posteriori sono
robuste e, nella maggioranza dei casi, adatte al salto. Il capo è grande e poco
mobile. Gli occhi sono composti e la loro attività è coadiuvata dalla presenza
di ocelli. Le antenne sono ben sviluppate.
Ö L’apparato boccale è masticatore dato il regime alimentare prettamente
vegetariano.
Ö Lo sviluppo è imperfetto e dalla schiusa delle uova si ottiene una forma
giovanile del tutto simile all’adulto. Il passaggio dalle forme giovanili a
quella adulta è segnato dalla comparsa, dopo l’ultima muta, di organi sessuali
funzionanti. L’ordine degli Ortotteri è suddiviso in più famiglie fra le quali
citiamo solo quella dei
GRILLIDI, dei GRILLOTALPIDI e dei
TETTIGONIDI, di cui fa parte la cavalletta.
La famiglia dei
Grillidi è ben rappresentata
dal Grillo campestre, o degli orti, e dal Grillo
domestico. Gli appartenenti a questa famiglia
ottengono i loro canti d’amore sfregando le
tegmini. Il periodo degli accoppiamenti del
Grillo campestre va da maggio fino a luglio
inoltrato. Le femmine depongono uova nel
terreno che alla schiusa danno luce ad un
giovane che dovrà effettuare ben dieci mute
prima di raggiungere lo stadio adulto. Il Grillo
campestre usa proteggersi da eventuali
predatori scavando delle gallerie a fondo cieco
nel terreno. Durante gli accoppiamenti la
femmina abbandona il proprio rifugio per
cedere alle lusinghe del suo corteggiatore. Il
canto dei grilli è da sempre ritenuto
propiziatorio perché, nei nostri climi, annuncia
l’arrivo della bella stagione.
Fig. 14. Grillus domesticus
Come dice il nome stesso, il
Grillo domestico, vive nelle
abitazioni, nei magazzini e nelle
panetterie dove si tiene, di norma,
ben nascosto all’uomo. Il Grillo
domestico esce dal suo riparo
durante la notte solo per cantare
parole d’amore alla femmina.
La
famiglia
dei
Grillotalpidi
è
rappresentata dal Grillotalpa le cui zampe
anteriori sono modificate a pala e i cui denti,
rivolti all’avanti e irrobustiti, servono a scavare
gallerie nel terreno. Il Grillotalpa si nutre di
larve di altri Insetti, di vermi e di altro ancora.
È un proverbiale nemico degli agricoltori
perché durante la ricerca di cibo lacera tuberi e
radici provocando danni al raccolto. Gli
accoppiamenti avvengono a inizio estate e
durante la ricerca della femmina è il maschio a
emettere il caratteristico stridio. Le femmine,
aiutate
dal maschio, scavano una fonda galleria nel
terreno e vi depongono le uova. La schiusa
avviene un mese dopo la deposizione ma il
raggiungimento dello stadio adulto si verifica
solo all’estate successiva.
Fig. 15. Gryllotalpa gryllotalpa
La famiglia dei Tettigonidi è ricca di molte tipologie
animali ma le più note sono sicuramente le Cavallette.
Fra esse la specie più comune in Italia è la Cavalletta
verde (Tettigonia vividissima) . di notevoli dimensioni,
fino a quattro centimetri, è di un bel colore verde vivace
e vive nei prati dove si ciba di erbe e insetti. Lo stridio
tipico dell’amore si fa sentire verso la fine dell’estate e
talvolta non è raro al giungere dei primi freddi. Le uova
si schiudono dopo l’inverno e i giovani devono
effettuare ben cinque mute prima di divenire adulti. Non
è raro confondere questi esemplari poco dannosi con le
voracissime Locuste. Si tratta di un’altra famiglia
appartenete all’ordine degli Ortotteri fra le quali la
specie più dannosa è rappresentata dalla Locusta
migratoria. Questa è una forma gregaria a cui si
attribuisce una delle sette piaghe bibliche. Le
devastazioni sono di portata gigantesche in Africa e in
Asia ma sono, fortunatamente rare in Italia, dove
prevale la forma solitaria.
Fig. 16. Tettigonia viridissima
DERMATTERI ( forbici)
A quest’ordine appartiene, in Italia, la
famosa
famiglia
dei
FORFICULIDI. Si tratta di Insetti
di piccole dimensioni, dal corpo
appiattito, aventi due tegmini che
nascondono e proteggono due ali
membranose.
La
caratteristica
peculiare è la presenza di due
appendici addominali, cerci, aventi
forma di forcipe. Tali appendici,
totalmente innocue per l’uomo, sono
usate dall’Insetto per la propria
difesa. La comune Forbice è un
insetto che sfugge alla luce, predilige
ambienti umidi e si ciba di foglie. Le
Forbici hanno molta cura delle
proprie larve.
Fig. 17. Forficula auricolaria
ANOPLURI
Rappresentano i ben noti pidocchi dei
mammiferi fra i quali ne è afflitto anche
l’uomo. Piccoli, appiattiti, di colore
grigiastro, hanno apparato boccale
pungente e zampe munite di unghie che
facilitano l’adesione all’ospite. Le specie
parassite dell’uomo sono due: abbiamo la
Pediculus humanus corporis è il
pidocchio del corpo, anche noto come
Piattola. Rappresenta una specie attiva
che
raggiunge
il
suo
ospite
dinamicamente (spesso trasferendosi da
abiti o tessuti), con una capacità di
proliferazione elevata; lo sviluppo dei
giovani infatti, si esplica in soli venti
giorni trascorsi i quali l’adulto è già in
grado di riprodursi.
Fig. 18. Pediculus humanus corporis (anche
noto come piattola)
I PIDOCCHI DEI CAPELLI
La seconda specie è Pediculus humanus capitis e rappresenta il comune
pidocchio dei capelli. Contrariamente a ciò che si pensa è un Insetto
piuttosto sedentario che, insediatosi sul suo ospite, vi rimane attaccato per
l’intero svolgersi del ciclo. Le epidemie da pidocchi che si sviluppano nelle
nostre scuole non sono provocate dal “salto” dei pidocchi che , come
abbiamo visto non si muovono quasi mai, ma dal fatto che i bambini
giocano vicini portando le teste a contatto anche per tempi prolungati.
Affrontando questo ordine di Insetti occorre spendere due parole sul
concetto di parassitismo. Il termine “parassitismo” si riferisce ad un
rapporto che si instaura tra organismi di specie diversa (ma anche di regno
diverso basti pensare ai pidocchi delle piante) all’interno del quale uno dei
due, detto parassita, vive a spese dell’altro, definito ospite.
Il parassita, pur arrecando un danno al suo ospite, raramente ne provoca la
morte perché questo comporterebbe la messa in pericolo della sua stessa
esistenza.
UNA POSSIBILE CLASSIFICAZIONE DEI PARASSITI
Il criterio classificativo più immediato per distinguere i parassiti è quello che li vede divisi
in
MICROPARASSITI
e in
MACROPARASSITI.
Esempi tipici di
microparassitismo sono rappresentati da virus, batteri e protozoi. È un virus il morbillo, è
provocato da un batterio il tifo e da un protozoo la malaria. I macroparassiti sono
rappresentati da zecche, pulci e pidocchi. Un altro aspetto da sottolineare parlando di
parassitismo è l’adattamento alla condizione di parassita. Vediamo alcuni aspetti:
a) Molti Insetti parassiti perdono le ali perché non è necessario spostarsi né per cercare cibo
né per cercare una femmina;
b) l’ospite rappresenta senza ombra di dubbio un ambiente privilegiato e costante;
c) non di rado i parassiti perdono il colore, soprattutto quelli che come il verme solitario
vivono all’interno dell’ospite, perché mimetizzarsi diventa superfluo;
d) in numerosi casi si assiste alla perdita parziale o totale di molti organi di senso come gli
occhi o l’udito perché non rappresenta un reale vantaggio una vista acuta o un udito
sensibile per un organismo che compia il proprio ciclo vitale su un altro organismo;
e) raramente i parassiti rischiano di essere predati e anche questo fa si che
determinati sensi e organi siano piuttosto rudimentali;
f) risultano invece esaltate le attività riproduttive che si esplicano attraverso
cicli di sviluppo brevi, con larve mobili e attive nella ricerca di un nuovo
ospite;
g) qualora esso non fosse immediatamente reperibile le larve possono
sopravvivere a lunghi periodi difficili e sono capaci di riprendere
prontamente tutte le attività alla comparsa della propria risorsa;
h) l’apparato boccale è trasformato in un organo di adesione munito di
uncini, dentelli e ventose atte a far persa sull’ospite;
i) il tratto digerente è spesso semplificato perché il parassita sfrutta il suo
ospite anche per ciò che concerne la digestione e si nutre di sostanze già
elaborate dall’ospite stesso.
EMITTERI ( cimice):
Quest’ordine accomuna Insetti acquatici e terrestri
aventi apparato boccale pungente-succhiante,
ottenuto dalla modificazione del labbro inferiore in
un rostro. Il rostro assomiglia ad una specie di
“doccia” che racchiude mandibole e mascelle
trasformate a loro volta in lunghe setole retrattili
(Fig.19) .
Il rostro in posizione di riposo è tenuto ripiegato
sotto al ventre dell’Insetto. L’apparato boccale è
adatto a succhiare la linfa dei vegetali rendendo
molti Emitteri dannosi per le piante. Le ali sono
quattro e possono presentare due situazioni:
1) essere tutte membranose;
2) oppure presentare due ali, le superiori, sclerificate
alla base (semieltrite) e le rimanenti due
membranose.
Fig. 19. Palomene vividissima in un
disegno che mostra il rostro in posizione
d’uso.
Fig. 20. Palomene viridissima
Lo sviluppo è imperfetto
L’ordine degli Emitteri, annoverando numerosi Insetti, è suddiviso in sottordini e
questi sono, a loro volta, suddivisi in famiglie.
Nel sottordine degli Eterotteri troviamo specie vegetariane, che si nutrono di linfa,
e specie che si nutrono di sangue. Nel sottordine degli Eterotteri occupa un posto
di rilievo la famiglia dei Pentaomidi dove troviamo le “cimici delle piante”. Si tratta
di Insetti vegetariani, muniti di un rostro ben sviluppato che utilizzano per aspirare
la linfa dai fusti; il corpo è approssimativamente pentagonale, dotato di due
semielitre e di due ali membranose. Il rostro è munito di ghiandole che secernono il
tipico odore fetido al quale si associa univocamente il gruppo animale. È a questa
famiglia che appartiene la Palomene viridissima mostrata in figura 20.
Si tratta di una frequentatrice abituale delle Ombrellifere quindi di prezzemolo,
finocchio, carota, sedano ecc.; altri appartenenti a questa famiglia sono le cimici
nere a strisce rosse (Graphosoma italicum).
Anche questo sottordine vanta una
specie parassita rappresentata dalla nota
cimice dei letti (Cimex lectularius). È
una specie ematofaga che si nutre del
sangue di uccelli e mammiferi. Da
sottolineare che questo parassita, come
già accennato, perde le ali come
adattamento alla fig. 21
Cimex
lectularis cimice dei letti condizione di
vita parassitaria e viene ad assomigliare
molto ad un pidocchio.
Fig. 21. Cimex lectularis (cimice dei letti)
Tale fenomeno prende, in zoologia, il nome di CONVERGENZA
ADATTATIVA. Si tratta di un argomento molto ampio che
conquista molto i ragazzi. Ne sono un esempio i mammiferi
nuotatori, che pur essendo mammiferi, assomigliano molto ai
pesci; i rapaci diurni e quelli notturni che, pur appartenendo a
ordini diversi, vengono ad assumere caratteristiche simili come il
becco ricurvo, le unghie trasformate in artigli ecc. E’ infine una
convergenza adattativa quella che vede nel Ghepardo e nel
Leopardo lo sviluppo dello stesso tipo di pelliccia .
Anche i Reduvidi appartengono al sottordine degli Eterotteri. Si
tratta di predatori carnivori di medie dimensioni che vivono
abitualmente in magazzini e dispense, cibandonsi di molti Insetti
dannosi, come le mosche. Nella figura 22 è mostrato un esemplare
di questa famiglia che, in Italia, rappresenta anche il più grande
reduvide conosciuto. Essendo predatori, i Redividi hanno spesso le
zampe anteriori modificate in organi raptatori, il capo è piccolo e
reca un rostro arcuato. Ha abitudini notturne e le sue larve si
nascondono alla vista grazie ad un denso strato di muco che le
avvolge e cattura polvere e sporco rendendole indistinguibili
dall’ambiente circostante.
Fig. 22. Redivius personatus
Fra gli Emitteri sono annoverate diverse
famiglie che hanno abitudini prevalentemente
acquatiche. Fra queste la famiglia delle
Idrometidi è caratteristica
perché i suoi
appartenenti hanno la capacità di camminare
sul pelo dell’acqua. Le Idrometidi hanno
lunghe ed esili zampe che permettono loro di
distribuire il peso del corpo come se fossero
su un galleggiante. Anche lo Scorpione
d’acqua è un Emittero. In questo Insetto le
zampe anteriori sono veri e propri organi
raptatori, molto simili a quelli della Mantide
religiosa per intenderci tuttavia, la sua
caratteristica peculiare è rappresentata dalla
presenza di un sifone respiratorio posto nella
parte terminale dell’addome che consente la
respirazione in acque stagnanti.
Fig. 23. Gerris paludum appartiene alla famiglia dei Gerridi che condividono le abitudini delle Idrometidi
Dopo aver lungamente illustrato il sottordine
degli Eterotteri veniamo a descrivere
il
sottordine degli Omotteri. Si tratta di Insetti
fitofagi aventi tutte e quattro le ali membranose
anche se, non di rado, vi appartengono anche
Insetti atteri.
Gli
Omotteri più famosi sono le Cicale che
appartengono alla famiglia dei Cicadidi. Le
Cicale sono di dimensioni medio-grandi e sono
note per il loro stridio che, nei lunghi pomeriggi
estivi, invade l’aria.
Ad emettere il ♫ “canto” ♫ è il
maschio che possiede, centralmente
al primo segmento addominale, un
organo stridulatore. ♪
Fig. 24. Organo stridulatore in cicala: si tratta di un
organo costituito da una membrana elastica nel mezzo
della quale è fissato un muscolo che, contraendosi, la
appiattisce. Quando il muscolo si decontrae la
membrana torna, bruscamente, alla posizione iniziale
emettendo il tipico stridio. Il suono è poi amplificato
da camere di risonanza (colorate in rosso).
Le cicale compaiono in piena estate
accompagnate dal loro stridio. Gli
adulti succhiano la linfa attraverso il
rostro e le femmine depongono le uova
incidendo i rami più teneri con
l’ovopositore. Si tratta di un’appendice
addominale molto robusta, sita nella
porzione terminale dell’addome stesso.
Le larve nascono alla fine dell’estate e
si portano ai piedi dell’albero per
affondarsi nel terreno dove vivono a
spese delle radici. Lo sviluppo può
durare anche diversi anni. Sono attere e
hanno zampe adatte a scavare. Al
momento della metamorfosi escono dal
terreno per portarsi a livello del tronco.
Lo farfallamento comporta l’uscita
dell’insetto perfetto da una fenditura
posta sul dorso della ninfa.
Fig. 25. La freccia rossa evidenza l’uscita, dal dorso,
dell’insetto perfetto mentre quella verde pone in
trasparenza la ninfa.
Fig. 26. Cicada orni
Altri Omotteri tristemente famosi sono gli
Afidi, comunemente indicati come “pidocchi
delle piante” che tutti abbiamo osservato,
almeno una volta, sulle nostre rose o in
giardino su altre piante coltivate. Sono Insetti
di piccole dimensioni di costumi gregari. Le
specie conosciute sono moltissime e si tratta di
animali polimorfi, aventi cioè forme attere e
alate, dagli sviluppi complicatissimi. Le attere
hanno il compito di dare alla luce numerosi
piccole mentre le alate hanno il compito di
fondare nuove colonie. È interessante notare
come le alate compaiano in ragione di stimoli
dovuti all’affollamento dell’ospite.
Fig. 27. Macrosiphum rosae (afide delle rose)
Caratteristica comune a tutti gli Afidi
sono la presenza di due sifoni posti ai lati
dell’addome capaci di emettere un liquido
zuccherino
noto come
MELATA.
L’ultimo segmento addominale è foggiato
a codicola. Gli Afidi sono noti anche con il
nome di “VACCHE delle FORMICHE”
perché contraggono con le ultime dei
rapporti di simbiosi. Le formiche, infatti,
si nutrono volentieri della melata prodotta
dagli Afidi e con le antenne li stimolano a
produrne
ingenti
quantità.
Questa
operazione è indicata come “mungere gli
afidi”. In cambio del dolce pasto le
formiche proteggono le colonie di Afidi. È
facile comprendere perché ogni contadino
o amante dei fiori odi tanto le formiche!!
Altri Omotteri dannosi per le piante sono quelli che appartengono alla
famiglia dei
Coccidi o cocciniglie.
Si tratta di Insetti piccoli che
presentano uno spiccato dimorfismo sessuale:
i maschi sono alati. Le ali anteriori sono grandi e membranose mentre
quelle posteriori sono ridotte a bilanceri. Sono sprovvisti di apparato
boccale e la loro vita ha breve durata tanto da essere definiti addirittura rari;
le femmine sono attere, quasi totalmente prive di zampe e di segmenti
corporei ma aventi un apparato boccale sviluppatissimo. Si tratta di un
apparato pungente succhiatore munito di numerose ghiandole che
producono una sorta di seta grezza. Si tratta di un materiale di protezione
detto “scudetto”. Senza spostarsi la femmina depone le uova che troveranno
riparo nello scudetto. Le cocciniglie più famose sono quelle che attaccano il
Gelso e gli agrumi. In quest’ultimo caso è facile notare la loro presenza
perché è abbastanza frequente trovare su arance e mandarini una macchia
nerastra a forma di virgola che altri non è se non lo scudetto della
cocciniglia.
LEPIDOTTERI:
I Lepidotteri o farfalle sono sempre dotate, allo stadio
adulto, di quattro ali membranose ricoperte di minutissime squamette dalle quali
traggono i bellissimi colori che le rendono tanto gradevoli. Gli organi boccali sono
trasformati in una lunga proboscide che è funzionale al tipo di dieta. È noto, infatti,
che le farfalle si nutrono di pollini e néttari. L’apparato boccale così modificato
prende il nome di SPIRITROMBA. Le farfalle hanno sviluppo perfetto e depongono
uova, singole o in gruppi numerosi, su foglie che costituiranno il nutrimento delle
giovani larve. Queste sono dette bruchi ed hanno aspetto vermiforme. I bruchi
possiedono tre paia di zampe toraciche e cinque paia di false zampe addominali. Le
false zampe terminano con una ventosa. Al contrario degli adulti i bruchi sono
dotati di un apparato boccale masticatore e sono degli erbivori incalliti. Dopo
quattro mute i bruchi si trasformano in crisalidi protette, in altre parole aventi le
zampe aderenti al corpo. La crisalide può essere libera o racchiusa da un bozzolo di
materiale setoso prodotto dalla quarta forma larvale. Il materiale setoso è tessuto
dalla larva, prima della metamorfosi, grazie ad una “filiera” posta nel labbro
inferiore. L’adulto sfarfalla dopo un periodo, di durata variabile, che prende il
nome di ninfosi.
La prima famiglia che ci sentiamo in obbligo di
citare è quella dei TINEIDI.
Ad essa appartengono le tarme le cui larve
rodono i tessuti di lana.
Fig. 28. Tineola bissellina. La figura mostra l’adulto e
una larva nel suo astuccio.
La famiglia dei
TORTRICIDI
annovera il
“baco della mela” ossia quel piccolo Lepidottero
di colore grigiastro che depone le uova su
peduncoli fiorali del melo garantendo alla larva
un abbondante fonte di cibo.
È bene abituare i bambini a non indicare i bruchi
come vermi perché si finisce con il creare un
equivoco difficile da recuperare.
Fig. 29. Carpocapsa pomonella. La figura mostra l’adulto e una larva.
All’interno
PIRALIDI
della
famiglia
dei
troviamo Lepidotteri di
piccola taglia molto dannosi per le derrate
alimentari. Nel linguaggio comune sono
indicate come Tignole o Camole. Non è
raro vedere lo sfarfallamento nella farina o
nel riso. Una famiglia piuttosto singolare è
quella dei GEOMETRIDI così indicati
per il modo di incedere dei bruchi. Essi si
muovono, con l’uso delle zampe toraciche
e delle pseudozampe ventrali, come se
misurassero
il
terreno.
Un’altra
caratteristica della famiglia dei Geometrici
è l’elevato grado di mimetismo mostrato
sia dai bruchi che dagli adulti. Le farfalle,
per esempio, si confondono con i tronchi
d’alberi mentre i bruchi si rendono uguali a
piccoli rametti.
Fig. 30. Bruco di Biston betularia
La famiglia dei
NOTTUIDI
comprende
Lepidotteri di piccole-medie dimensioni e dai
colori poco appariscenti. Le larve sono glabre
e hanno abitudini notturne. Il passaggio dalla
forma larvale del bruco a quella della crisalide
avviene sottoterra. Una specie, Catocala
nupta, fa eccezione per avere dimensioni
notevoli. Un’altra caratteristica di questo
Lepidottero è di possedere colori mimetici
durante il riposo
e di divenire molto
appariscente nel volo. Questo effetto si ottiene
grazie alla diversità delle ali anteriori e
posteriori. Le prime sono poco appariscenti
mentre le seconde sono di un colore rosso
brillante. Gli etologi concordano nell’asserire
che si tratta di una tecnica di sorpresa che
consente di confondere, per pochi istanti, un
eventuale predatore permettendo alla farfalla
di guadagnare il tempo di trarsi d’impiccio.
Posizione di riposo:
mimetismo
Durante il volo, la
farfalla è appariscente.
Fig. 31. Catocala nupta
Alla
famiglia
delle
TAUMETOPEIDI
appartengono
le
Processionarie così chiamate
per le abitudini gregarie dei
bruchi che, muovendosi
assieme e in fila indiana,
ricordano le processioni
religiose. I bruchi sono
coperti di piccoli peli
urticanti e tessono bozzoli
serigeni per ripararsi durante
il giorno. Al calar del sole i
bruchi
escono
in
“processione” per procurarsi
cibo.
Fig. 32. Thaumetopoea pityocampa è la Processionaria di
pino. In evidenza un nido serigeno.
La famiglia dei
SATURNIDI annovera la più
grande farfalla italiana rappresentata dalla specie
Saturnia pyri avente 17 centimetri di apertura alare.
Un esperimento eseguito per la prima volta nel 1800
da H. Fabre, mostrò la capacità delle femmine di
attirare i maschi anche a notevole distanza. Il signor
Fabre pose una femmina con antenne piumate
Saturnia pyri entro una gabbietta e attese.
Di lì a pochi minuti comparvero moltissimi
maschi attirati dalla femmina in estro. Fabre chiamò
“ormoni sessuali” le sostanze volatili che avevano
richiamato i maschi e utilizzò il concetto del
richiamo sessuale per spiegare la diversa morfologia
delle antenne nei due sessi. Secondo l’ipotesi di
Fabre, le femmine possiedono antenne filiformi
perché non le usano per localizzare i maschi mentre,
questi ultimi, dovendo ricevere il richiamo sessuale,
hanno antenne pettinate o piumate. Ogni
biforcazione dell’antenna, infatti, ne aumenta il
potere recettivo.
Fig 33. Saturnia pyri
Gli ormoni sessuali sono oggi usati per
la lotta biologica degli Insetti dannosi.
Si costruiscono vere e proprie trappole
ad ormoni che attirano i maschi e
consentono il controllo delle nascite.
Altre trappole ad ormoni hanno come
obiettivo
l’allontanamento
delle
femmine, soprattutto se gravide, e
utilizzano ormoni maschili di sintesi.
La famiglia dei
BOMBICIDI
è
nota per il Baco da seta. Si tratta di una
specie asiatica importata nel nostro
paese nell’epoca dei grandi viaggi allo
scopo di ricavarne seta pregiata.
Gli esemplari più belli e gradevoli
appartengono senza dubbio alla
famiglia
dei
PAPILLONIDI
che, nelle nostre zone, è nota per il “
macaone” farfalla coloratissima e
amatissima. I bruchi, anche loro dotati
di livree coloratissime, si rendono
repellenti al nemico emettendo dal
torace un odore disgustoso.
Fig. 34. Papilo machaon bruco ( sopra) e
adulto (sotto).
Le comuni Cavolaie di un colore bianco sporco,
fanno parte della famiglia delle
PIERIDI.
I
bruchi compaiono tra aprile e maggio sui cavoli e
procurano gravi danni alla pianta. Le crisalidi sono
libere e si riconoscono per una protuberanza
cefalica che le fissa alla pianta ospite. Nella stessa
famiglia troviamo anche le “ limonine” vale a dire
quelle farfalle giallo limone che volano nei pressi
degli agrumi. Le ben note Vanesse appartengono
invece
alla
famiglia
dei
NINFALIDI
caratterizzata dal mostrare solo quattro zampe. Il
primo paio è, infatti, atrofizzato e riposto a
contatto con il corpo. La Vanessa io possiede,
sulle ali, grandi ocelli simili a quelli che si vedono
nella livrea del Pavone. Questi Lepidotteri sono
cosmopoliti e tra la primavera e l’autunno
compiono grandi migrazioni. Il bruco della
Vanessa vive su piante spontanee come i Cardi o
le Ortiche. Hanno abitudini gregarie.
Fig. 35. Vanessa cardui
DITTERI il termine “ ditteri” significa aventi due sole
ali ed è questa la peculiarità degli Insetti appartenenti
all’ordine dei Ditteri. Le due suddette ali sono
membranose, colme di nervature e trasparenti; esistono
però, fissate al torace, altre due ali, spesso filiformi e poco
visibili, dette bilanceri. I bilanceri, lo dice il nome,
stabilizzano il volo. I Ditteri hanno apparato buccale
pungente-succhiante, il capo molto mobile recante due
grandi occhi composti. Lo sviluppo è perfetto e le larve
apode, sono bianchicce, cilindriche e non di rado cieco. Le
pupe possono essere libere o protette da un involucro
indurito detto astuccio. Si tratta di un ordine molto vasto
suddiviso in due sottordini e in numerose famiglie. Il
sottordine dei NEMATOCERI è caratteristico perché i
suoi appartenenti sono dotati di lunghe antenne. In questo
sottordine sono annoverate numerose famiglie fra le quali
tratteremo solo le più rappresentative.
La famiglia dei TIPULIDI comprende quelli che, nel
linguaggio comune, sono indicati come ZANZARONI
DELL’ORTO.
Fig. 36. Tipula oleracea cerchiati in
rosso i bilanceri.
I Tipulidi vivono nei prati umidi e nelle
marcite. Le larve si evolvono nel terreno
o nell’acqua e sono assai dannose per le
radici e i germogli. La Tipula oleracea,
mostrata in figura 35, è attratta dalla luce
e spesso, durante l’estate, entra nelle case
provocando un timore ingiustificato dal
momento che, pur somigliando ad un
enorme zanzara, è innocua.
Alla
famiglia
dei
CULICIDI
appartiene invece la zanzara comune. Si
tratta di un insetto di piccole dimensioni
avente apparato pungente succhiatore e
dieta, nelle femmine gravide, ematofaga.
Le zanzare depongono numerose uova in
acque basse e stagnanti dalle quali
fuoriesce una larva che vive a pelo
d’acqua nutrendosi di plancton. Alla fase
larvale
succede
la
pupa
che
sostanzialmente non cambia abitudini di
vita. Lo sfarfallamento avviene al limite
terra-aria
una
settimana
dopo
l’impupamento. La nostra avversione per
questi insetti non deriva unicamente dal
fastidio che ci provocano le loro punture
ma dal fatto che spesso essi rappresentano
i vettori di malattie pericolose.
Fig. 37. Culex pipiens
L’Anopheles maculipennis ad esempio trasmette la malaria.
Questa zanzara era presente anche in Italia meridionale fino a
non molto tempo fa. Nella nostra regione, nel decennio 19701980, è stata intrapresa un’autentica lotta alle zanzare che ha
avuto gravi conseguenze sia sull’uomo che sull’ambiente. Nei
rivoli d’acqua che costeggiavano i coltivi veniva, infatti,
sparso un veleno, noto come DDT, che eliminava le larve
riducendo molto del fastidio arrecato dagli adulti. Il DDT è
oggi riconosciuto cancerogeno e il suo uso è vietato. Dal
punto di vista della sua efficacia poi, si è arrivati alla
conclusione che, non essendo selettivo, il suo utilizzo provoca
la morte indistinta d’Insetti utili e d’Insetti dannosi motivo
per questo oggi è stato sostituto con altri mezzi di lotta.
Il sottordine dei BRACHICERI
comprende Ditteri di grosse
dimensioni,
aventi
aspetto
robusto e un forte apparato
pungente succhiatore. La prima
famiglia appartenente a questo
sottordine
è
quella
dei
TABANIDI.
Le femmine del noto Tafano
bovino si nutrono del sangue di
molti mammiferi inferendo loro
punture dolorosissime. Le larve
vivono nel terreno dove si
nutrono d’altri Insetti e dove
s’impupano
subito
dopo
l’inverno.
Fig. 38. Tabanus bovinus
La famiglia dei TRIPETIDI comprende Insetti dal corpo delicato che,
avendo dieta vegetariana, sono dannosi per molte colture. Ne sono un
esempio la Mosca delle olive che depone numerose uova nei giovani frutti
lasciandoli rodere dalle larve, la Mosca delle arance e quella delle ciliegie. Il
frutto a maturazione, in tutti e tre i casi, è abitato da piccoli vermetti bianchi
o rosa e diventa immangiabile.
La Mosca domestica appartiene alla famiglia dei MUSCIDI. Il suo
sviluppo è caratteristico perché è fulmineo, infatti, dall’uovo all’adulto
possono intercorrere meno d’otto giorni. Questo insetto ha una dieta molto
varia e si posa su moltissime sostanze dalle quali ricava nutrimento. La più
parte delle volte si tratta di marciume e sporco che poi distribuisce un po’
dappertutto. L’adattamento ad ogni ambiente e la resistenza a molti insetticidi
rendono le mosche in sostanza ineliminabili. L’unica difesa efficace è la
pulizia dei locali che tiene a debita distanza questi sgradevoli Insetti.
I
CALLIFORIDI
comprendono Insetti di grosse
dimensioni le cui larve si nutrono
di carni morte o di sostanze in
decomposizione. Il Moscone
azzurro della carne, ad esempio,
depone le uova su carogne
d’animali e da loro si schiudono
delle larve vermiformi bianche
che si nutrono della carne
marcescente. Dal pasto traggono
l’energia
sufficiente
per
impuparsi in qualche giorno. Un
altro appartenente a questa
famiglia è il moscone grigio
della carne che depone le sue
uova nei cadaveri
Fig. 39. Calliphora erythrocephala detta moscone azzurro della
carne.
AFANITTERI:
Sono Insetti parassiti di
molti vertebrati uomini
compresi. Si nutrono di
sangue che si procurano
dal
loro
ospite
inferendogli piccole ferite.
La pulce canina e la pulce
umana non sono di per sé
pericolose
ma,
come
accade per molti parassiti,
rappresentano i vettori di
malattie e virosi.
Fig. 40. Pulex irritans
COLEOTTERI:
il termine “Coleottero”
indica la presenza di due ali sclerificate note
come ELITRE. Di norma, ad indurire, è il
primo paio d’ali che, in condizioni di riposo,
ricopre e protegge le ali atte al volo. I Coleotteri
sono Insetti a sviluppo perfetto dotati
d’apparato buccale masticatore. Ancora una
volta ci troviamo ad avere a che fare con un
ordine molto vasto che è pertanto suddiviso in
due sottordini. Il primo è il sottordine degli
ADEFAGI che comprende i Coleotteri
predatori, mentre il secondo è quello dei
POLIFAGI che annovera Coleotteri dalle
abitudini più disparate. La serie degli Adefagi si
apre con la famiglia dei CARABIDI. Trai i
Coleotteri, i Carabidi sono noti per le splendide
livree dai colori metallici che n’ornano il corpo
e ne fanno brillare il dorso tuttavia, per onor del
vero, non sono rare le specie completamente
colorate di nero fumo.
Fig. 41. Calosoma sycophanta.
La Calosoma sycophanta è uno dei pochi
Carabidi in grado di volare ed è proprio
grazie al volo che raggiunge le sue prede. La
Calosoma è un insetto utilizzato in lotta
biologica perché si nutre di larve di
Processionaria che, come abbiamo già detto,
sono dannose per pini e abeti.
Non mancano specie
rappresentate dai
acquatiche
DITISCIDI.
Nel genere Dytiscus in particolare,
larve e adulti sono predatori ed
entrambe vivono in acqua.
Il Dytiscus marginalis, mostrato in
figura 42, si avvicina alla superficie
dell’acqua unicamente per respirare.
Il corpo ha forma lenticolare e si
presenta nero ornato di giallo. La
lunghezza complessiva è di circa tre
centimetri e le zampe posteriori
sono, convenientemente, trasformate
in “remi”.
Fig. 42. Dytiscus marginalis
Il sottordine dei POLIFAGI è suddiviso in numerose
famiglie fra le quali la più caratteristica è sicuramente
quella delle
SILFIDI
cui appartengono i ben noti
necrofori. I Necrofori sono ottimi volatori e
possiedono un olfatto finissimo che consente loro di
individuare un cadavere anche a molti chilometri di
distanza. Hanno abitudini gregarie e quando
individuano la carcassa di un Vertebrato accorrono
numerosi ed iniziano a scavare sotto il corpo in modo
da farlo affondare nel terreno. Finita l’inumazione,
iniziano il pasto, terminato il quale, lasciano il
cadavere ad una sola coppia. A quel punto, la
femmina depone le uova e cura le giovani larve che,
dopo aver mangiato, iniziano la ninfosi nel terreno. Le
silfidi sono larghe e depresse, la testa è piccola ed è
nascosta dal protorace che qui prende il nome di
corsaletto. Dato l’esiguo spessore corporeo, il termine
“silfide” è entrato nel linguaggio comune come
l’espressione figurata che identifica una persona
magra.
Fig. 43. Silfidi tra il pelame di un vertebrato.
La figura mostra diverse specie.
Silpha
obscura
Necrophourus
vespillo
Necrophourus
humator
I Carabidi hanno un apparato buccale molto potente
rafforzato da due enormi mandibole e completato da
un paio di zampe adatte a trattenere una preda.
Apparato buccale potente e arti anteriori raptatori
fanno dei Carabidi degli ottimi predatori.
Le abitudini carnivore inoltre, accomunano gli adulti
con le larve. Una caratteristica dei Carabidi è
l’inettitudine al volo dovuta alla mancanza delle ali
membranose.
La famiglia dei
COCCINELLIDI
è
usata nella lotta biologica per contrastare Afidi
e Cocciniglie perché sia gli adulti che le larve si
cibano di questi Insetti. Appartengono a questa
famiglia Coleotteri semisferici dalle colorazioni
vivaci che erroneamente sono indicati come
maggiolini. La Coccinella sectempuntata, nota
anche come Gallinella della Madonna, è
conosciuta nel linguaggio comune come “ il
maggiolino portafortuna”. I veri maggiolini
appartengono alla famiglia dei
MELOIDI.
Questi Coleotteri hanno elitre molto ridotte e
addome voluminoso. La loro peculiarità è
l’ipermetamorfosi. Questo fenomeno si ha
quando Insetti a sviluppo perfetto cambiano
completamente forma più di una volta nel corso
della vita. Nei maggiolini questo avviene per
ben tre volte e prima dell’ultima metamorfosi si
passa attraverso una fase di pseudocrisalide.
Fig. 44. Melontha melontha è il vero maggiolino
La famiglia degli SCARABEIDI annovera bellissimi Insetti di grandi
dimensioni. Molte specie si nutrono di sterco risultando fondamentali nei
cicli di mineralizzazione naturale, grazie ai quali, il carbonio in forma
semplice (CO2) è liberato dalla sostanza organica. Questa fase consente la
continua disponibilità di carbonio e il perdurare della vita. Per comprendere
a pieno l’importanza dei cicli di ripristino del carbonio basti pensare che
non più tardi di dieci anni fa il Texas importò, a caro prezzo, gli stercorari a
cui affidò lo smaltimento delle scorie degli allevamenti di bovini riducendo
enormemente l’impatto ecologico di tale attività. Uno Scarabeide famoso è
lo scarabeo rinoceronte mostrato in figura 45. Il “corno”, posseduto
unicamente dai maschi, è un’arma d’offesa e uno strumento di
corteggiamento. I maschi usano i loro corni per competere fra loro al fine di
potersi accoppiare con una o più femmine e, allo stesso modo, essi lo usano
per costruire “pallottole fecali” che dimostrano alle medesime la loro
bravura. Di solito si accoppia il maschio più forte e, a parità di forza, quello
più abile nella costruzione di “pallottole fecali”.
Fig. 45. Oryctes nasicornis o scarabeo rinoceronte
Maschio, riconoscibile dal corno;
Femmina, priva del tipico corno;
Larva: sono dannosi per le colture,
infatti, le larve si accrescono nel
terreno, a spese di tuberi e radici, per
ben tre anni .
Un altro notissimo Scarabeide è la mosca d’oro. Nel linguaggio scientifico è indicata come
CETONIA ed è un insetto impollinatore per molte piante da fiore tra le quali predilige le bellissime
magnolie. Le Cetonie hanno un corpo tozzo, due elitre ben sviluppate e un paio d’ali membranose
adatte al volo. Il corpo è di bel un verde metallico mentre le larve sono vermiformi e bianchicce;
vivono nel terreno e sono inarcuate a “C”, caratteristica che ci permette di individuare le larve di
Coleottero fra mille altre. Esse sono frequentatrici abituali dei nostri suoli e chi avesse orti o coltivi
può eliminarle per evitare danni alle radici tuttavia, chi non avesse questa necessità deve lasciare
vive le larve per non turbare l’equilibrio naturale di quel suolo o di quel appezzamento.
Alcuni Coleotteri, allo stadio adulto, sono esclusivamente vegetariani e sono chiamati
“FITOFAGI”. Rappresentati da tre famiglie, sono sicuramente i più odiati dagli agricoltori. La
prima famiglia è quella dei CERAMBICIDI. Ad essa appartengono Coleotteri ben riconoscibili
infatti, solo i Cerambici posseggono antenne la cui lunghezza supera di molto quella del corpo. I
Cerambici allo stadio larvale si nutrono di legno e impiegano circa cinque anni a diventare adulti.
Terminato lo sviluppo, si portano a ridosso della corteccia dove costruiscono un bozzolo ed entrano
in ninfosi. Compiuta l’ultima metamorfosi si ha un adulto che si nutre di foglie arrecando gravi
danni alle chiome. Il Cerambice più grande in Italia è il Crambyx cedro che vive a spese delle
querce. La seconda famiglia è quella dei CRISOMELIDI dove larve e adulti si nutrono di foglie.
L’ultima delle famiglie dei litofagi è quella dei BRUCHICIDI. Appartengono a questa ultima il
Tonchio del pisello e del fagiolo. Queste specie rodono il seme dall’interno e poi lo rompono
completamente al termine del periodo di ninfosi.
IMENOTTERI:
il termine “ imenottero” indica gli Insetti muniti di quattro ali
membranose ed in particolar aventi il primo paio d’ali più grande del secondo; il capo è ben
sviluppato e reca, oltre ad un paio d’occhi composti, tre ocelli semplici. L’apparato buccale
può essere lambente, masticatore-lambente o addirittura pungente. Le antenne sono filiformi
e il mesotorace è globoso. Il corpo può essere fittamente peloso o glabro mentre le
dimensioni sono assai variabili. Lo sviluppo è perfetto. Tutti gli Imenotteri sono considerati
ad ALTO GRADO DI EVOLUZIONE e per questo motivo rappresentano gli Insetti più
studiati in etologia. (ramo della zoologia che studia il comportamento animale). L’ordine
degli Imenotteri è così suddiviso:
1. SINFITI: comprende specie fitofaghe con addome non peduncolato e larve vermiformi;
2. APOCRITI: comprende specie con larve apode ed è a sua volta suddiviso in due sezioni.
2a TEREBRANTI;
2b ACULEATI.
I primi possiedono un organo ovodedositore fatto a trivella noto come tenebra, mentre i
secondi sono caratterizzati dal possedere un aculeo addominale per la difesa.
Al sottordine dei Sinfisi appartiene la
famiglia delle TENTREDINI si tratta di
specie litofaghe che vivono a spese di rose,
salici, faggi e olmi a seconda delle specie. Le
larve sono vermiformi e, come gli adulti, si
nutrono di foglie. Lo sfarfallamento avviene
in un bozzolo ovoidale costruito con
materiale setoso. La più grossa tentredine
italiana è rappresentata della Cimbex
femorata.
Le larve della Cimbex femorata (evidenziate
sul lato della figura dalle frecce) vivono a
spese di faggi e salici. Le foglie di questi
alberi costituiscono il nutrimento delle
giovani larve che, giunte a maturità,
scendono lungo i tronchi, costruiscono
bozzoli fra le cortecce e attendono lo
sfarfallamento. Le forme adulte sono
completamente nere e raggiungono i 25
millimetri.
Fig. 46. Cimbex femorata
La sezione dei Terebranti, appartenente al
sottordine degli Apocriti, comprende
specie che parassitano altri Insetti. La
famiglia delle ICNEUMONADI ad
esempio, sono parassiti di larve xilofaghe
di altri Insetti. Con l’aiuto della propria
terebra, l’Icneumonade raggiunge la sua
vittima, la paralizza con apposite
secrezioni e nei suoi tessuti depone un
uovo. Alla schiusa dell’uovo anche le larve
vivranno a spese dell’ospite. Alcune specie
depongono uova sulle larve di Lepidottero,
altre all’interno di larve di Coleottero ecc.
Altra famiglia assai interessante è quella
dei CINIPIDI. Si tratta di Imenotteri di
piccolissime dimensioni che depongono le
loro uova all’interno dei tessuti vegetali
provocandone un rigonfiamento noto come
GALLA.
Fig. 47. Cynipis kollari all’interno della galla avviene
l’impupamento. La Cynipis kollari produce galle
sferiche sulle querce.
All’interno
degli
Aculeati
esistono
Imenotteri
molto
evoluti e a noi tutti noti.
Iniziamo con la famiglia dei
FORMICIDI. Sono Imenotteri
di modeste dimensioni che
vivono in complesse società
matriarcali suddivise in caste.
Il corpo è affusolato, l’addome
diviso in due sezioni: la più
anteriore è detta peduncolo
mentre la posteriore è detta
gastro.
Fig. 48. Cerchiato in
rosso il gastro.
IL FORMICAIO
I formicai sono ricavati nel terreno, nei detriti o nei tronchi d’albero; essi ospitano
società altamente organizzate costituite da una sola femmina Regina, da una casta di
operaie, da una di soldati e da un’effimera generazione di maschi fertili.
Le femmine Regine sono alate fino al volo nuziale. Il loro compito è quello di produrre
le uova che, alla schiusa, daranno vita ad un nuovo formicaio. Fra queste uova esiste una
differenza: solo un limitato numero è fecondato dai maschi fertili mentre, la
maggioranza non viene fecondata. Nelle formiche è la femmina Regina e decidere il
sesso del nascituro prima della fecondazione in modo tale, da poter avere un’ altra e
unica femmina Regina cui affidare un nuovo formicaio. Dalle uova fecondate, esclusa
quella che darà la nuova Regina, sortiranno i maschi fertili che sono più piccoli delle
caste di femmine e sono alati mentre, dalle uova non fecondate, usciranno le caste di
operaie e di soldati. In un formicaio c’è posto per una sola Regina ma al suo servizio ci
sono migliaia di femmine sterili dette operaie e di altre dette soldati. Le prime
provvedono a tutte le esigenze del formicaio mentre le seconde sono addette alla sua
difesa.
Fig. 49. Qui viene mostrata una sezione di
formicaio. In rosa è messo in evidenza un
uovo. Esso giace all’interno di una cella dove
le operaie confinano numerose prede in modo
tale che la giovane larva, al momento della
schiusa, possa trovare tutto il cibo che le serve
allo sviluppo.
I soldati sono caratterizzati dal
possedere un potentissimo paio di
mandibole trasformate in vere e
proprie armi d’offesa. Grazie alle
mandibole infatti, i soldati possono
ferire o uccidere chiunque minacci il
formicaio. Altra peculiarità della
casta dei soldati è la perdita della
capacità di masticare e di nutrirsi
come conseguenza dell’indurimento
delle mandibole. Per evitare la morte
dei
soldati e la distruzione
dell’intero formicaio, le operaie
masticano e rigurgitano il cibo,
parzialmente digerito, nella bocca
dei soldati.
Si può dire che le operaie sono “l’intelligenza” del formicaio infatti, oltre
all’approvvigionamento di cibo e alla sopravvivenza dei soldati, si
occupano delle larve nutrendole e spostandole nei vari piani del
formicaio a seconda della luce e della temperatura. Questa operazione
consente a tutte le larve di godere delle condizioni ottimali per lo
sviluppo.
Le larve, dopo un periodo che varia a seconda delle specie, si impupano
per dare le forme adulte. Dallo sfarfallamento delle pupe si ottengono:
una sola Regina alata, una casta di maschi fertili alati e due caste di
femmine sterili rappresentate da soldati e operaie. Le giovani operaie
vengono istruite dalle vecchie operaie mentre i maschi e la Regina si
preparano al volo nuziale. Esso avviene in piena estate e prende il nome
di sciamatura. Al termine del volo nuziale la regina perde le ali e fonda
un nuovo formicaio. I maschi, compiuto l’atto sessuale, muoiono
miseramente.
La
famiglia
dei
VESPIDI
comprende sia specie sociali che specie
solitarie. Le Vespe si riconoscono
facilmente per due caratteristiche: il
corpo è ornato di giallo e nero e tra
torace e addome è presente una
“strozzatura” che nel linguaggio
comune è detta “vitino di vespa” e che
nel parlato indica le donne con la vita
sottile; in posizione di riposo le ali sono
tenute parallele ai lati del corpo anziché
essere raccolte sul dorso. Tra adulti e
larve esiste una differenza di regime
alimentare: i primi si nutrono di polline
mentre, le seconde sono carnivore e
vengono nutrite dagli adulti con prede
premasticate. Le femmine poi sono
dotate di pungiglione.
Fig. 49. La figura mostra un nido di Polistes
gallicus; il cerchio evidenzia una cella con
coperchio contenente una larva
Le femmine appartenenti alla famiglia delle Vespe solitarie (Eumenidi), nidificano in
vecchi muri e sono note, nelle nostre zone, come Vespe muraiole. Ogni nido accoglie
poche larve accompagnate da una serie di prede anestetizzate che fungeranno da
nutrimento. Il nido è spesso costruito a partire da fango, muco e salive ma molto
soventemente è arricchito con carta e sassolini. Le Vespe sociali appartengono alla
famiglia dei Polistini e in Italia la specie più rappresentata è Polistes gallicus.
Fig. 50. La figura mostra una Vespa vulgaris operaia che
strappa a pezzetti una corteccia per farne “cartone” per il
nido.
Polistes gallicus assomiglia molto alle Vespe che pungono ma è totalmente
inoffensivo. Si tratta di una forma di mimetismo che sfrutta una caratteristica di
una specie pericolosa a scopo difensivo. Ad un primo sguardo non siamo in grado
di stabilire se la Vespa che abbiamo davanti è un Polistes gallicus o una Vespa
con pungiglione e, onde evitare un male peggiore, lo lasciamo in pace.
Le Vespe sociali vivono in gruppi matriarcali molto simili a quelli delle formiche.
La società è fondata da una sola femmina, la Regina, che è aiutata da numerose
caste sterili. La Regina decide il sesso del nascituro prima dell’atto sessuale e,
quando il maschio feconda le uova, la dinastia della Regina è già stata decisa.
Dall’atto sessuale si originano solo maschi fertili e la Regina mentre le operaie
vengono prodotte dalla schiusa di uova non fecondate. I maschi, dopo aver
fecondato la Regina, vengono uccisi e compariranno solo l’anno seguente alla
schiusa delle uova fecondate. Le uova e le larve vengono curate dalle operaie che
sono responsabili di tutta l’attività del nido. Alcune si occupano
dell’approvvigionamento del cibo, altre della difesa e altre ancora della cura delle
uova. Adottano questa strategia di sopravvivenza anche i calabroni (Vespa
calabro) e la vespa comune (Vespa vulgaris).
Fig. 50a. Bombus lapidarius
Un’altra grande famiglia è quella degli
APIDI
cui
appartengono
l’ape
comune e il bombo. Non esistono
sostanziali differenze rispetto alla
modalità di vita seguita dalle Vespe
infatti, anche le Api si distinguono in
solitarie e in sociali. Nell’ultimo caso
la società è matriarcale e divisa in
caste. Le larve tuttavia vengono nutrite
da pollini che le api dispensiere
bottinaio sui fiori e trasportano
all’alveare grazie a numerose setole
site sulle zampe. I Bombus sono grossi
Apidi dal corpo peloso ornato di giallo
e nero che vivono in società numerose
a regime annuo. In pratica ad ogni
autunno muoiono sia i maschi che le
operaie e il nido è portato avanti dalla
sola Regina
fino alla primavera
successiva.
Fig. 50b. Bombus terrestris
L’Apis mellifera è l’ape da cui l’uomo ottiene il miele. Si tratta di
una specie proveniente dall’India che l’uomo ha diffuso in tutto
il mondo. Il miele è un materiale prodotto per l’alveare che
l’uomo preleva per i più svariati utilizzi. In genere un alveare
produce più miele di quanto realmente necessita tuttavia, ad ogni
prelievo, corrisponde una nuova produzione. Le api sono
considerate importanti indicatori dell’inquinamento ed è oggi uso
assai abituale mettere alcuni alveari sotto filari e coltivi per
dimostrare che la pratica agricola utilizzata non prevede l’uso di
sostanze chimiche o veleni se così fosse infatti, le api non
potrebbero sopravvivere.
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