Economia Panoramica Anni 1990: recessione e stagnazione Negli anni 1990 la Svizzera ha vissuto un cambiamento strutturale doloroso causato dalla crescente globalizzazione dell’economia, che ha comportato la riorganizzazione di molte imprese. Questo processo ha generato elevati costi di natura politico-economica e ha provocato un forte disorientamento dei lavoratori e dei consumatori, con conseguente rallentamento della ripresa economica dopo i dissesti del 1991 e 1993. A questi si è poi aggiunto, nel 1992, un forte indebolimento del franco che si è accompagnato a tassi di inflazione elevati. Parallelamente la disoccupazione è cresciuta in modo sensibile e continuo (cfr. cap. 3). Solo a partire dal 1997, quando la politica monetaria si è rilassata grazie a tassi di inflazione più contenuti, la congiuntura si è ristabilita. Complice il basso valore del franco all’estero, l’economia svizzera ha potuto beneficiare di un forte impulso al proprio settore delle esportazioni, con un notevole aumento del volume delle esportazioni. ECONOMIA Prodotto interno lordo: variazione annua in % G 4.1 7% 6% 5% 4% a prezzi correnti 3% 2% 1% 0% –1% ai prezzi dell'anno precedente –2% –3% 1991 1 1995 2000 PANORAMA 2005 2011p © Ufficio federale di statistica, febbraio 2013 L’evoluzione fino al 2000: cresce il peso del settore finanziario … Con l’introduzione dei Conti economici nazionali rivisti, per la prima volta si sono resi disponibili dati dettagliati sulla produzione economica dei singoli settori istituzionali relativi agli anni 1990. Dai dati è emersa l’enorme importanza delle imprese non finanziarie (incl. le economie domestiche produttive), la cui quota sul prodotto interno lordo (PIL) era tuttavia in costante calo negli ultimi dieci anni, passando dal 78% del 1990 al 72% del 1999. A farla da padrona erano banche e assicurazioni, la cui quota era salita dal 7 all’11% nello stesso periodo. Verso la fine degli anni 1990, a seguito di una politica restrittiva in materia di uscite, anche la quota delle amministrazioni pubbliche era leggermente calata. La crescita che l’economia ha vissuto dalla metà degli anni 1990 è dovuta, oltre al settore finanziario e delle assicurazioni, anche all’impegno delle imprese svizzere all’estero. Il mercato del lavoro, però, si è ripreso solo a partire dal 1998, quando la situazione delle imprese non finanziarie caratterizzate da un lavoro intensivo è migliorata. Valore aggiunto lordo di vari settori G 4.2 In % del PIL 78,0 72,6 Società di capitali non finanziarie 3,6 6,2 Società di capitali finanz.1 Imprese di assicurazione e fondi pensione (S. 125) 3,3 4,2 9,3 9,7 Paese Enti di previdenza sociali 0,0 0,1 1,6 1,9 Organizzazioni private senza scopo di lucro 1 senza S. 125 1990 4,1 5,5 Rettifica 0% 2010p 20% 40% 60% 80% cresce lievemente la domanda interna, boom degli investimenti in impianti e attrezzature Nello stesso periodo, al pari della produzione, anche la domanda interna è cresciuta a un ritmo esitante, spinta principalmente dalle spese per consumi delle economie domestiche private, che costituiscono il 60% del PIL. Agli inizi degli anni 1990 la domanda interna, dopo il boom degli anni 1980, era cresciuta a ritmi ECONOMIA 2 PANORAMA © Ufficio federale di statistica, febbraio 2013 superiori alla media. L’insicurezza delle previsioni future, però, ha provocato un netto rallentamento della crescita. Gli investimenti, dal canto loro, hanno seguito un andamento contrastante: gli investimenti in impianti e attrezzature dal 1994 hanno vissuto una fase di forte crescita, grazie a importazioni a prezzi vantaggiosi. Gli investimenti in costruzioni, invece, sono calati costantemente, ad eccezione degli anni 1994 e 1998, e hanno subito un crollo dei prezzi. Spese di consumo e investimenti 68,5 57,6 di cui economie domestiche 57,4 30,4 Investimenti lordi 20,8 29,1 Investimenti fissi lordi 20,4 15,3 di cui investimenti in beni di equipaggiamento 11,1 1990 13,8 di cui investimenti in costruzioni 2011p 9,3 0% 20% 40% 60% Scomposizione del tasso di crescita del PIL per abitante 80% G 4.4 Tassi di crescita medi annui 3% 2% Stagnazione Espansione Stagn. 1991–1996 1996–2000 2000–03 Espansione Stagn. Espan. Totale 1% 0% –1% –2% –3% –4% Maggiori informazioni: Ufficio federale di statistica (UST), Strukturelle Analyse der Schweizer Wirtschaft, Wachstumsrate des BIP und des BNE pro Einwohner von 1991 bis 2003 (disponibile in francese e tedesco). Neuchâtel 2007. ECONOMIA 68,8 Ultimo consumo Evoluzione moderata del PIL per abitante Il PIL per abitante, usato spesso come indicatore dello standard di vita di un Paese, si compone di due elementi principali1: la produttività in base alle ore lavorate e l’effetto dell’impiego del personale. La produttività in base alle ore lavorate misura l’efficienza con cui viene integrato il fattore lavoro all’interno dell’economia, mentre l’effetto dell’impiego del personale indica il numero medio di ore lavorate da ogni abitante residente nell’area economica considerata. Il grafico G 4.4 illustra l’evoluzione del PIL per abitante e le sue due principali componenti dal 1991 al 2001. Mentre il tasso di variazione annuo medio del PIL per abitante era moderato (+0,8%), nello stesso periodo l’effetto dell’impiego del personale registrava cifre negative (-0,2%). Tale effetto ha in parte annullato l’influsso positivo della produttività in base alle ore lavorate (+1,0%). In Svizzera l’effetto dell’impiego del personale viene definito principalmente dal tempo di lavoro medio e dal tasso di disoccupazione. Il calo registrato tra il 1991 il 1996, 1 G 4.3 In % del PIL, a prezzi correnti 2003–08 08–09 09–11 1991–2011 Produttività in base alle ore lavorate Effetto dell'impiego di personale 3 PANORAMA PIL per abitante © Ufficio federale di statistica, febbraio 2013 per esempio, era dovuto al minore tempo di lavoro (– 0,2%) e al crescente tasso di disoccupazione (passato dall’1,1% del 1991 al 4,7% del 1996). La flessione dimostra, dunque, che la crescita del PIL per abitante non dipende esclusivamente dalla produttività del lavoro ma anche dall’effetto dell’impiego del personale. segnali della crisi finanziaria sull’economia reale2: le difficoltà dei fornitori di servizi finanziari, in particolare le banche, hanno influito sulla crescita, che però ha segnato ancora un tasso del 2,2%, mentre il resto dell’economia ha registrato un leggero calo verso la fine dell’anno, dopo due anni di grande aumento. Questo rallentamento si è acuito nel 2009, quando l’economia svizzera ha registrato un pesante calo del PIL dell’1,9%, dovuto alla combinazione di due fattori: il peggioramento dell’economia che si è ripercosso sulle attività esportatrici, e gli effetti della crisi finanziaria che hanno lasciato strascichi sugli istituti finanziari. Sul fronte della domanda, a un aumento delle spese per i consumi e degli investimenti in costruzioni si è contrapposto il calo degli investimenti in impianti e attrezzature e del commercio estero, particolarmente colpito. Il 2010, invece, si è contraddistinto per una significativa crescita (+3,0%) del PIL, sostenuta da una ripresa degli investimenti in impianti e attrezzature e un nuovo slancio del commercio estero. Nel 2011 il PIL è cresciuto dell’1,9%, rallentato dal settore finanziario che ristagnava in una situazione difficile. L’industria, invece, ha ripreso una crescita vigorosa, gli investimenti hanno ricominciato a fiorire, anche grazie a tassi di interesse bassi, mentre il commercio estero ha stentato a riprendersi, complici il franco forte e le difficoltà del settore bancario. Evoluzione dal 2000 Dopo la forte progressione nel 2000, la crescita ha vissuto una fase inaspettata di rallentamento nei tre anni successivi. Nel 2002 e 2003, infatti, il PIL è stagnato anche a causa della situazione degli istituti finanziari. Dal 2004 l’economia svizzera segue una tendenza positiva, che ha avuto un’unica battuta di arresto nel 2009. Nel 2004 il PIL è cresciuto del 2,4% (se non diversamente indicato, la variazione si intende ai prezzi dell’anno precedente). Tale crescita trae origine in primo luogo dalla domanda interna, che dopo due anni di stagnazione ha ripreso a salire, e in secondo luogo dal contributo estero, che dal 2002 non ha smesso di crescere. Nel 2005 la progressione sostenuta del PIL è proseguita con un vigoroso aumento del + 2,7%, riconducibile principalmente alla forte domanda interna e in particolare agli investimenti. Gli anni 2006 e 2007 hanno fatto registrare una crescita straordinaria del 3,8%, un tasso che, ad eccezione del 2000 in cui la crescita è stata pressapoco la stessa, non si raggiungeva dal 1990. A questi eccezionali risultati hanno contribuito in primo luogo le società di capitali finanziarie e le imprese esportatrici, che hanno visto un forte incremento del proprio valore aggiunto, e in secondo luogo la domanda interna. Nel 2008, invece, si sono manifestati i primi ECONOMIA 2 4 Maggiori informazioni: Bundesamt für Statistik (BFS), Volkswirtschaftliche Gesamtrechnung 2008: Finanzkrise und divergierende Ergebnisse (disponibile in francese e tedesco). Neuchâtel 2009. PANORAMA © Ufficio federale di statistica, febbraio 2013 Tasso di risparmio delle economie domestiche Dal 1990 al 2009 il tasso di risparmio sul reddito disponibile delle economie domestiche svizzere è oscillato tra il 17,5 e il 14,2%. Esso si compone di due elementi: i risparmi forzati e quelli volontari. Per risparmio forzato si intende l’accumulo netto di capitale della previdenza professionale nelle casse pensioni; su questo processo le economie domestiche non hanno potere decisionale, in quanto è obbligatorio. Il risparmio volontario, invece, è a libera scelta delle economie domestiche. Il tasso di risparmio forzato è rimasto relativamente stabile nell’intervallo di tempo, sebbene in lieve calo. Questa tendenza al ribasso è il risultato di più fattori, tra cui l’aumento del numero di pensionati, il calo delle rendite da investimenti di capitale e la riduzione del tasso d’interesse minimo secondo la LPP dopo il 2002. Dal canto suo, il tasso di risparmio volontario, che risente maggiormente dei fattori congiunturali, ha registrato oscillazioni molto ampie: è cresciuto dal 1998 al 2001 e dal 2004 al 2007 come conseguenza del calo del tasso di disoccupati e quindi dell’aumento del reddito disponibile, mentre è calato negli anni in cui è aumentata la disoccupazione (1996/97, 2002/03). La crisi finanziaria nel 2008 ha causato una crescita contenuta dei redditi da capitale rispetto agli anni precedenti, che ha comportato un rallentamento della crescita del reddito disponibile e un calo del tasso di risparmio volontario, malgrado una leggera riduzione della disoccupazione. La crisi del 2008, infine, ha inciso negativamente sull’occupazione degli anni successivi (2009 e 2010), in cui si è assistito a un aumento del tasso di disoccupati. Il tasso di risparmio volontario è calato nel 2009 ma è cresciuto nel ECONOMIA Tasso di risparmio delle economie domestiche e delle ISLED1 G 4.5 Quota sul reddito disponibile lordo 18% 16% 12% 10% 9,7 10,0 10,3 10,2 9,9 9,8 9,8 9,7 9,2 9,0 8,8 8,6 8,7 8,9 7,9 8,1 8,2 8,3 8,5 8,4 8,1 14% 8% 4% 2% 7,3 7,1 6,5 6,5 7,2 7,6 6,2 6,1 6,3 6,8 7,1 7,9 6,7 5,3 5,8 6,2 7,8 9,2 8,4 8,2 8,3 6% 0% 1990 1990 2000 Risparmio forzoso 1 2005 2010p Risparmio volontario Istituzioni privati senza scopo di lucro al servizio delle economie domestiche 2010, grazie all’aumento dei redditi patrimoniali, in particolare dei dividendi riscossi. 5 PANORAMA © Ufficio federale di statistica, febbraio 2013