STIPSI
IN QUALI CONDIZIONI SI PUÒ PARLARE DI STITICHEZZA?
La stipsi, é un sintomo, con il quale il paziente denuncia una
insoddisfazione per la propria evacuazione. Costituisce uno spettro
estremamente variegato di condizioni cliniche, ad un estremo del
quale vi sono quei casi in cui l’evacuazione é rara, avviene cioè
ogni 4,6,8, addirittura 20 giorni, ma in seguito ad una percezione
spontanea dello stimolo e senza difficoltà espulsive; all’estremo
opposto, vi sono quei casi in cui la percezione dello stimolo alla
defecazione é presente anche più volte al giorno, ma nonostante gli
strenui tentativi adottati dal paziente, l’espulsione risulta
difficile, incompleta, a volte proprio impossibile. Tra questi due
estremi, vi sono tutte le combinazioni possibili perché, appunto, i
parametri con cui si definisce questa patologia non sono solo la
frequenza della percezione dello stimolo e la consistenza aumentata
delle feci, ma anche il grado di efficienza e di completezza del
meccanismo espulsivo.
Tutte queste situazioni possono essere ricondotte a due quadri: la
Stipsi da disfunzione del colon e quella da defecazione ostruita.
COSA SI INTENDE PER DISFUNZIONE DEL COLON?
Per maggior chiarezza potremmo pensare al grosso intestino come un
“contenente” che deve trasportare e espellere all’esterno un
“contenuto”. Normalmente quando si parla di stipsi è sempre stato
preso in considerazione il “contenente”, cioé il colon: si valuta se
questo sia troppo lungo (dolicocolon), o se troppo dilatato
(megacolon), se presenta delle patologie (stenosi, diverticoli,
polipi), oppure se, in assenza di patologie, non è in grado di
trasportare, di far progredire il suo “contenuto”, contenuto su cui
al contrario si é poco studiato e su cui spesso vi sono delle idee
non corrette. Le feci non sono costituite dagli “scarti” dei
processi digestivi, dai residui di quel che mangiamo, ma il loro
peso, esclusa ovviamente l’acqua, é rappresentato per l’80% da
batteri vivi; nel colon, infatti e, in particolar modo in quello
destro, vivono normalmente ben 200 miliardi di batteri “buoni” per
cm², costituiti da circa 400 specie diverse; nell’intestino abbiamo
circa 1,5 kg. di batteri, la cosiddetta flora batterica residente,
che si moltiplica continuamente e che costituisce un vero e proprio
“ecosistema” all’interno del tubo digerente che é fondamentale per
la sua regolazione e il suo funzionamento. Ogni squilibrio,
impoverimento della flora batterica non può non influenzare la
funzione del “contenente”, il colon appunto, in un circolo vizioso
che è alla base della stragrande maggioranza dei casi di
stitichezza.
CHE COS’È CHE PUÒ ALTERARE GLI EQUILIBRI O IMPOVERIRE LA FLORA
BATTERICA INTESTINALE?
Farmaci, antibiotici in particolare, maldigestione e malassorbimento
e, come si é detto, disordini della motilità alterano, in varia
misura, gli equilibri dell’ecosistema intestinale. Certamente pero’
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il fattore più importante é l’alimentazione: si potrebbe dire che la
flora batterica diminuisce, perché non la nutriamo correttamente,
cioè non mangiamo in maniera adeguata. La flora batterica
intestinale, che è diversa da individuo ad individuo, come le
impronte digitali, nel corso dell’evoluzione, si è abituata a quella
che era l’alimentazione semplice, ma varia dei nostri antenati.
Negli ultimi 50 anni l’uomo ha completamente sconvolto le proprie
abitudini alimentari, sia in termini di rapporti tra nutrienti, che
di modalità di conservazione dei cibi. Per il primo aspetto, non si
fa altro che ribadire che dovremmo tornare ad una alimentazione
adeguata che non significa mangiare molto, ma mangiare di tutto
secondo le combinazioni che la nostra gastronomia ci ha insegnato;
eliminare infatti anche solo un tipo di alimento, pone le premesse
per uno squilibrio della flora. Per il secondo aspetto, bisogna
ricordare che i nostri antenati mangiavano cibi ricchi di batteri,
specie lattici e bifidi, del tipo che oggi noi chiamiamo probiotici.
La conservazione con il freddo e la preparazione industriale del
cibo fà sì che oggi noi consumiamo cibi quasi sterili, e ciò non può
non condizionare l’equilibrio della nostra flora batterica. E`
proprio nel disadattamento della flora batterica che ormai si
riconosce uno, se non il più importante, meccanismo eziologico di
tutte le malattie occidentali, tra cui appunto la stipsi. Quindi
mangiamo male, in tempi inaccettabili e abbiamo trasportato il
pasto più importante alla sera, con la conseguenza che noi dormiamo
digerendo. Tipo di cibo, modalità di assunzione, spostamenti di
orari, tutto questo crea alterazioni di quel delicato equilibrio dei
miliardi di cellule batteriche. La fibra alimentare, che é
certamente efficace nella prevenzione e nel trattamento di molte
forme di stipsi, non agisce “formando massa”, come molti pensano ma
in quanto costituisce uno dei substrati nutrizionali più importanti
per lo sviluppo della flora del colon, meccanismo indispensabile a
quello che potremmo definire un vero e proprio processo di
“formazione”, “produzione” della massa fecale, il “contenuto” che il
“contenente”, il colon, trasporta permettendo un adeguato
riempimento rettale, premessa indispensabile per un corretto
meccanismo espulsivo.
LA STIPSI PUÒ DIPENDERE DA ALTERAZIONI DELLA MOTILITÀ DEL COLON?
Vi sono turbe di natura meccanica, legati al funzionamento del
colon, come un errato comportamento motorio del colon stesso, quindi
la sua dismotilità, la sua alterazione nel trattenere, nel
segmentare e frazionare le feci, favorendone il processo di
disidratazione. Normalmente il contenuto del colon deve essere
trasportato in un certo lasso di tempo dal colon destro a quello
sinistro per poter mantenere inalterato il suo volume. Se questo non
avviene c’è stitichezza. E questo è ancora una volta, conseguenza di
uno squilibrio sul piano alimentare, perché in presenza di un
contenuto inadeguato anche il colon funziona in maniera errata.
Infatti, tutta l’attività motoria del colon viene per così dire
stimolata dal contenuto e se il colon è vuoto non può funzionare
regolarmente. Vi sono poi una minoranza dei casi in cui tale
funzionamento non corretto è dovuto a patologie, quali alterazioni
della tiroide o disfunzioni endocrine.
QUAL È L’ALTRA CAUSA PIÙ FREQUENTE CHE DETERMINA STITICHEZZA?
Si tratta della stipsi da defecazione ostruita che può essere
causata o da anomalie anatomiche, come il prolasso mucoso
(scivolamento della mucosa del retto sugli strati muscolari più
profondi), il rettocele, una discesa patologica del piano perineale
durante lo sforzo evacuativo, tutti fattori che vanno a costituire
un ostacolo per la normale funzione evacuativa e sono frequenti
soprattutto nella donna che ha avuto molti parti o che è in età
avanzata; ma può essere anche causata da meccanismi che non sono
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solo anatomici. Normalmente una volta che il retto, la parte finale
del colon, si è riempito ed é insorto il bisogno di evacuare e si è
nelle condizioni adatte per poterlo fare, alcuni muscoli si
rilasciano e altri si contraggono, per cui si riesce ad espellere il
contenuto fecale senza problemi. Può accadere invece che il
pavimento pelvico e i muscoli che lo compongono, vengano stimolati
in maniera non corretta, si crea quindi una dissinergia, per cui
invece di espellere le feci, queste vengono trattenute: si tratta
quindi di anomalie dinamiche (spesso riconoscono cause
psicologiche). In molti casi le anomalie anatomiche si associano a
quelle dinamiche.
COME SI FA LA DIAGNOSI DI STITICHEZZA?
Una volta escluse, attraverso la colonscopia, il clisma opaco e gli
esami di laboratorio quelle cause dovute a patologie o a problemi
anatomici di cui abbiamo parlato, si procede con una serie di esami
molto efficaci che vanno ad esplorare la funzione del colon.
Innanzitutto lo studio del Tempo di Transito Intestinale, indagine
molto semplice che si effettua ingerendo dei marcatori radiopachi
durante uno o più pasti e che ci consente, seguendone il tragitto,
attraverso delle lastre radiologiche, di vedere se il transito è
normale o rallentato ed eventualmente in quale segmento. Se il
transito è normale, si può procedere con una manometria rettale, un
esame ambulatoriale che si effettua mediante l’introduzione di una
sonda piccolissima; una parte di questa sonda è costituita da un
palloncino che va a riprodurre il riempimento rettale, un’altra
invece registra l’attività muscolare riflessa che deve esserci
quando il retto si riempie. La manometria consente di individuare le
eventuali anomalie dinamiche . Infine la defecografia, un esame
radiologico che permette di visualizzare l’anatomia della regione
ano-rettale a riposo e durante l’atto espulsivo e quindi poter
riconoscere anomalie come il rettocele o il prolasso.
COME SI CURA LA STIPSI?
La cura della stitichezza si basa sul tornare ad uno stile di vita
per così dire normale. Il colon risponde infatti a tre stimoli, come
se fossero tre “interruttori” che accendono la sua motilità: il
risveglio al mattino, la deambulazione e l’ingestione di un pasto,
ma questi “interruttori” funzionano solo in presenza di
un’alimentazione adeguata. Quando le modificazioni dello stile di
vita non sono sufficienti, ci si può aiutare, intanto, con gli
integratori alimentari a base di fibre, i prebiotici. Normalmente
bisognerebbe introdurre circa 16 gr. di fibra al giorno che
corrispondono più o meno a 300 gr. di crusca, impossibile da
mangiare, allora ci sono questi ottimi prodotti dell’industria in
cui la fibra è concentrata e solubile. I prebiotici sono delle
macromolecole che non vengono digerite e costituiscono il substrato
di crescita dei batteri residenti normalmente nel colon, sono in
pratica il loro elemento nutrizionale. Ai prebiotici si associano i
probiotici, ossia i batteri stessi, perché va ricordato che le fibre
da sole non servono a nulla, vanno cioè utilizzate solo dopo aver
garantito una ripopolazione di batteri e un recupero della flora
batterica esistente. Infine la nuova frontiera è costituita dai
sinbiotici, ossia la combinazione di un prebiotico con un
probiotico. Nella stragrande maggioranza dei casi l’aver riportato
alla normalità l’alimentazione, il camminare e l’assunzione degli
integratori, sono sufficienti a guarire la stitichezza, ma è una
terapia lunga, con scarsi risultati iniziali, perché si tratta di
una vera e propria riabilitazione viscerale.
Al di là di questi integratori alimentari, sulla cui efficacia
devono comunque ancora essere dimostrate molte cose, sul piano
squisitamente farmacologico si sono fatti pochi reali passi avanti:
sui procinetici ad esempio, sostanze in grado di stimolare la
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motilità propulsiva del colon, ripeto, che non é l’unico fattore in
gioco nella stipsi, ma che certamente ha un ruolo rilevante, si é
molto investito in ricerca a livello mondiale, ma molte sostanze
sono state immesse sul mercato e anche ritirate, per cui di fatto,
non abbiamo strumenti sicuri e potenti in questo senso. Vi sono
numerosi altri farmaci che vengono impiegati in casi particolari
(prostaglandine, anticolinergici, prostigmina ecc. ecc), ma
rivestono un ruolo marginale e devono essere prescritti da
specialisti di questo tipo di disturbo. Vi é poi un ruolo per un
approccio chirurgico al problema stipsi.