la corsa in età adulta

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LA CORSA NELL’ETÀ ADULTA.
E’ ormai noto a tutti che svolgere una sana e continua attività fisica probabilmente non ti
allunga la vita ma sicuramente ti fa vivere meglio.
Bisogna ricordarsi però che in età adulta la mente ha grosse capacità di sopportare i
carichi ma il fisico non lo consente più come in età giovane.
Con il passare degli anni si ha un cambiamento delle funzioni dell’organismo verso una
condizione di risparmio dell’energia e un progressivo rallentamento delle funzioni psicofisiche dell’individuo. Questa progressiva riduzione di alcune funzioni fisiologiche inizia
all’incirca verso i 30 anni.
Le cause principali sono le seguenti:
- accumulo del grasso sottocutaneo a causa del rallentamento del metabolismo
basale;
- riduzione della gittata cardiaca (meno sangue) con conseguente aumento delle
pulsazioni provocando un sovraccarico al cuore;
- riduzione del volume di aria che i polmoni riescono a inspirare e espirare a causa
della ridotta elasticità degli stessi. Le alterazioni dei capillari polmonari riducono lo
scambio tra ossigeno e anidride carbonica.
La sommatoria di questi fattori, determina una sostanziale perdita dell’elasticità con
conseguente riduzione della coordinazione motoria, e l’aumento del tessuto fibroso
associato ad una riduzione delle fibre muscolari creano problemi ai tendini, ai legamenti ed
alle cartilagini possono causando disturbi generalizzati all’apparato articolare e scheletrico.
Per tutte queste ragioni occorre una programmazione dell’attività fisica: in tal caso, l’attività
può rallentare l’invecchiamento.
Un corretto programma di allenamento deve tener conto di esercizi atti a migliorare il
trofismo e la forza muscolare, l’elasticità, una corretta postura e puntare alla riduzione
della massa grassa e all’incremento della massa magra.
Questi sono alcuni degli elementi fondamentali che sicuramente porteranno il fisico ad una
risposta positiva. Numerosi studi hanno evidenziato come la comparsa di malattie
importanti quali l’ipertensione arteriosa, la cardiopatia ischemica, il diabete ed altre
malattie metaboliche, è molto più frequente in persone sedentarie rispetto a chi pratica
una qualche forma di attività fisica.
Uno degli effetti del movimento è una migliorata capacità fibrinolitica del sangue:
l’organismo, cioè, diventa più efficiente nello sciogliere i coaguli di sangue che si possono
formare in maniera spontanea nel torrente circolatorio (i cosiddetti trombi, da cui derivano
malattie importanti come l’infarto, l’ictus, ecc.): questo è uno dei meccanismi attraverso i
quali l’allenamento riduce il rischio di queste patologie.
La corsa inoltre, provoca un aumento della produzione di endorfine: queste sostanze
producono sul cervello un’azione euforizzante e migliorano la cinetesi (percezione del sé
corporeo) e il tono dell’umore. L’attività fisica regolare favorisce la socializzazione e può
avere un’importante azione antistress e antidepressiva.
Il programma ed i carichi, però, devono tener conto dell’età e delle condizioni fisiche
individuali.
La gradualità all’incremento dei carichi è la base prioritaria di un programma.
Un corretto programma di allenamento per una persona che non è molto in soprappeso e
in assenza di problemi di salute, potrebbe articolarsi in 3/4 sedute settimanali costituite da
una prima fase di circa 30’ di attività anaerobica (rafforzamento muscolare, ginnastica
generale ed esercizi articolari) abbinata a 30’ di attività aerobica (corsa o cammino veloce
ecc.).
In ogni caso, prima di intraprendere qualsiasi attività fisica chiedere consiglio al medico.
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