IL LAVORO DI SEBASTIANO RICCI
A PALAZZO MARUCELLI-FENZI
Il palazzo
Il palazzo Marucelli-Fenzi è uno dei più
importanti palazzi post-rinascimentali a Firenze.
Venne costruito per la famiglia Castelli; i lavori
terminarono nel 1634. In seguito all’estinzione
della famiglia il palazzo passò in eredità ai
Marucelli. Grazie a loro nel Settecento il palazzo
visse il periodo di maggior splendore e venne
arricchito di importanti affreschi nelle sale al
pian terreno, tra i quali spiccano le opere di
Sebastiano Ricci, risalenti al 1706-1707; inoltre si
iniziò la costruzione della Biblioteca
Marucelliana che per la prima volta venne aperta al pubblico. Dopo che anche la
famiglia dei Marucelli si estinse, il Palazzo fu acquistato ne primi anni del XIX secolo
da Emanuele Fenzi; in questo periodo venne diviso in due parti adibite a funzionalità
diverse. Attualmente è sede dell'Università degli Studi di Firenze.
Sebastiano Ricci
Nasce a Belluno e inizia a studiare arte con i maggiori maestri del tempo. Lavorò in
numerose città partendo da Bologna e Parma, arrivando a Torino, dall’Inghilterra
all’Austria, dove lavorò nel castello di Schönbrunn. Fra le sue mete toccò anche
Firenze dove raggiunse l’apice della sua carriera.
Egli dipinse un ampio complesso decorativo nel palazzo Marucelli-Fenzi. Gli affreschi
si articolano in cinque camere a pianterreno che formano un appartamento autonomo:
due sono situate sul lato sud-ovest, verso il giardino, tre su quello nord-ovest verso via
San Gallo. Nei dipinti si legge un programma allegorico basato sull’antitesi di vizi e
virtù; esso, con tutta probabilità, è stato elaborato e definito dall’artista con
l’intervento consultivo del committente. ***I primi due locali celebrano la vittoria della
Pace sulla Guerra e del Vizio sulla Virtù con i relativi esempi del loro effetto benefico
sulla società; le successive due anticamere sono dedicate al trionfo della Castità sulla
Passione e della Saggezza sull'Ignoranza; la quinta stanza è il culmine del ciclo, si
tratta della Sala d'Ercole dove vengono celebrate le fatiche dell'eroe, intese come
esempio di virtù morali e civiche.
Un disegno per l’Ercole e Anteo riporta scritto: “Addì 25 ottobre1707 questo è di mano
Sebastiano Ricci pittore veneziano andò in opera i sigre Marucelli lo donò a Giuseppe
Tonelli”. Il documento citato suffraga le ipotesi relative alla cronologia.
La prima stanza: “L’età dell’ oro”
Al centro del soffitto è affrescato il rifiuto della
guerra e i benefici derivanti dall’età dell’oro,
entrambi i temi sono rappresentati da figure
divine: Marte e Saturno. Al centro sono
raffigurate due figure femminili identificate
con l’Abbondanza (regge la cornucopia) e la
Pace (on l’olivo e lo palma in mano). Il
riquadro è contornato da un’elaborata cornice
in stucco che ai lati riporta due motti latini,
mentre in basso è presente la figura di Marte.
Lo scomparto centrale è circondato da altri con
raffigurazioni allegoriche: la Furia della
guerra, una figura alata in ginocchio, dei putti.
Infine alcune figure a stucco bianco nei
quattro lati completano la decorazione dando
una piacevole mescolanza di pittura e scultura.
[Vittoria di Pace e Abbondanza su Marte]
La seconda stanza: “La giovinezza al bivio”
Il tema presentato in questa stanza non è altro che l’evoluzione del precedente. Il
soffitto è intercalato da figure tridimensionali; il fulcro è il gruppo al centro, esso è
composto da una giovane donna (la Gioventù) insieme con la Saggezza e da un
satiro(il Vizio) che addita un gruppo di persone dedite a sensuali delizie. Al centro si
trovano i simboli delle Virtù: Prudenza, Diligenza, Integrità, Fama e Sapienza. Le
figure in stucco principali reggono un cartiglio che riporta un motto latino, intorno
invece si dipana l’allegoria dei piaceri terreni.
[Anteros punisce Eros]
Quarta stanza: “Trionfo della sapienza e delle arti
sull’ignoranza”
Il tema presentato in questa stanza potrebbe essere interpretato
come una celebrazione dell’importanza politica e culturale dei
Medici. Ci potrebbe essere una personificazione del granducato di Toscana data dalla
figura femminile in alto. Essa è incoronata d’oro e d’alloro e sta accettando l’omaggio
di Minerva, la quale è sorretta da una figura marziale e scortata dalle arti liberali
(Musica e Poesia). Infine l’Ignoranza precipita nell’Ade dove vediamo Caronte ad
attenderla tra le anime dei dannati.
Quinta stanza: “Sala d’Ercole”
Si tratta della sala che chiude
il percorso. Troneggia una
complessa decorazione a
fresco basata su finte
strutture architettoniche
determinanti tre aperture ad
arco sulle pareti e una quarta,
ovale, sul soffitto. Il ciclo è
completato da medaglioni e
figure al naturale il cui
archetipo può essere
individuato a Roma. Questo
capolavoro probabilmente è
stato realizzato contando
sull’aiuto di Giuseppe Tonelli
per quanto riguarda le
architetture,
di Marco Ricci per i paesaggi di fondo
e di G.A. Pellegrini.
[Ercole e Caco]
(Rielaborazione di Mariachiara Giaccai)