Il pensiero politico di Kant: "PER LA PACE PERPETUA" (1795)

Classi quinte - filosofia - Kant : Per la pace perpetua
Il pensiero politico di Kant: "PER LA PACE PERPETUA" (1795)
A.1.) Premessa: l’ opera nel contesto storico e nella produzione kantiana
L’ Illuminismo di Kant si evidenzia anche nel pensiero politico, che pone la Ragion Pratica al
servizio della convivenza civile. Se la felicità resta un ‘dover essere’, la Ragione comanda
comunque la virtù anche in ambito politico, vista essenzialmente come virtù dei Governi nei
confronti dei sudditi.
Già nello scritto del 1784 "Storia universale dal punto di vista cosmopolitico" Kant si pone il
problema dei fini che portano l' uomo ad associarsi in Stato. L' uomo è sottostante alla legalità della
Natura di cui fa parte; la Ragione può però considerare il corso della Storia come orientato a delle
finalità e quindi dotato di ‘senso’. Le idee della Ragione anche qui suggeriscono un filo conduttore
ad un "sistema che altrimenti ci apparirebbe come un informe aggregato di azioni umane" (ivi, VII): l' uomo
come essere sociale è guidato da fini, scopi, valori, e quindi agisce in base a idee della Ragione,
come quella di ‘finalità’. In tal modo l’ ambito del noumeno, espulso dall’ ambito della
conoscenza, si ripresenta nella sfera morale e politica.
1) utilizzo dell’ idea di finalità nello scritto del 1784; 2) differenza Storia/Natura
Analizziamo ora uno scritto posteriore, breve ma importante, che propone una 'Utopia politica'. Lo
scritto del 1795 si intitola "Per la Pace perpetua".
Due sono i fatti di attualità che occasionarono lo scritto: la Rivoluzione Francese da una parte, e le
spartizioni della Polonia, dall’ altra. Kant avanza una proposta di Pacifismo filosofico basato sul
"Dovere intellettuale dell' uomo, in quanto essere pensante, di proclamare l' impossibilità della guerra "
(N.Bobbio,Introduzione a op.cit., Feltrinelli 1991)
L'idea di fondo è ispirata a Rousseau: la guerra è lo ‘Stato di Natura’ dei rapporti internazionali;
come i selvaggi non riconoscono alcuna autorità pubblica, così fanno anche gli Stati nei rapporti
reciproci. Si deve perciò estendere il contratto sociale che unisce gli uomini nello Stato al contesto
più grande delle relazioni internazionali. Lo Stato civile è preferibile a quello di Natura, anche in
campo internazionale. Il contratto tra liberi Stati sarà una "Costituzione" mondiale che regoli le
controversie tra i contraenti, come la legge dello Stato (diritto pubblico) fa tra i privati.
1) disegna due schemi paralleli che sul passaggio contrattuale dallo St. di Natura a quello Civile, scanditi in 3
momenti (prima-durante-dopo), riferiti l’ uno ai singoli uomini,l’ altro agli Stati
A.2.) LE PREMESSE A-PRIORI DEL PACIFISMO KANTIANO
L’ argomentazione kantiana è prettamente filosofica: quali sono le condizioni generali, o le idee a
priori, sulle quali fondare la possibilità della Pace perpetua?
1) "La Ragione, dal suo trono di suprema potenza morale, condanna in modo assoluto la guerra come provvedimento
giuridico, mentre eleva a dovere immediato lo stato di pace"(p.40).
2) La Natura, intesa finalisticamente, garantisce la realizzabilità della Pace perpetua.
3) Cosmopolitismo: il suolo terrestre e le sue risorse sono proprietà indivisa di tutti gli uomini. Ciò
assicura a tutti i popoli il diritto di godere dei frutti della porzione di territorio loro assegnata dalla
Natura stessa, nonché il cosiddetto ‘diritto di visita’, in base a cui chiunque può circolare
liberamente sul globo attraversando Paesi stranieri e fermandovisi a suo piacimento.
1) in che senso queste 3 formulazioni sono ‘Idee della ragione’? 2) in che modo esse sono una nuova
applicazione del metodo trascendentale kantiano?
B) ANALISI DELL’ OPERA (nei suoi punti salienti)
Struttura dell' opera: 6 articoli preliminari, 3 articoli definitivi, 3 garanzie (empirica, Naturale e
morale), breve trattazione trascendentale del diritto pubblico e internazionale.
B.1.) ARTICOLI PRELIMINARI SULLA PACE PERPETUA:
1) "Un trattato di pace non può valere come tale se viene fatto con la segreta riserva di materia per una futura guerra " si tratterebbe di una tregua e non di una pace duratura. Le cause di una futura guerra devono venire
tutte annullate dalla pace stessa, almeno nelle intenzioni.
2) "Nessuno Stato indipendente può venire acquisito da un altro tramite eredità, scambio, vendita o dono " . Il 1795
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è l' anno dell' ultima spartizione della Polonia; Kant critica la concezione settecentesca dello Stato
Patrimoniale (proprietà del Sovrano), causa diretta di molte guerre (di successione spagnola,
polacca, austriaca, guerra dei 7 anni, spartiz. Polonia).
3) "Gli eserciti permanenti devono col tempo sparire del tutto" -Kant produce 2 serie di argomenti: a) Più gli
Stati si armano, e più la guerra diventa una necessità economica; l' inverso vale per la pace. b) il
soldato come tale non è un uomo libero, ma un meccanismo nelle mani dello Stato: ciò contrasta
con la nozione comune di "Umanità", oltre che con la filosofia pratica kantiana.
4) "Non devono essere fatti debiti pubblici in vista della guerra" -Kant si riferisce all' uso, invalso dall' epoca
di Filippo II, di emettere certificati di Stato come finanziamenti dei privati per le spese militari.
Tale meccanismo è sia effetto che causa di guerre. Pensando alla diffusione di questo fenomeno
(dall’ Atene di Pericle alla Germania di Hitler), si capisce la posizione di Kant.
1) differenza pace/tregua; 2) cos’ è il soldato? 3) legame guerra/finanza statale; 4) influenze su Kant dell’
attualità politica del suo tempo
B.2) I TRE ARTICOLI DEFINITIVI
1) "In ogni Stato la costituzione civile deve essere repubblicana" - Essa si deve basare sull' idea di: 1.1. libertà
(obbedire solo a quelle leggi a cui ho potuto dare il mio consenso); 1.2. di eguaglianza (per cui
nessuno può obbligare un altro a qualcosa senza che egli stesso possa essere a sua volta obbligato
dall' altro in modo eguale); 1.3. di dipendenza (di tutti di fronte alla Costituzione); la Repubblica è
l' unico regime che assicuri queste condizioni.1.4. Kant inoltre fa una osservazione empirica: se
tutti sono sovrani, essi non decidono facilmente di fare una guerra; mentre in una monarchia
"decidere la guerra è la cosa più facile, poichè il sovrano non è il comune cittadino, ma il proprietario dello Stato e la
guerra non lo priverà certamente dei suoi banchetti, le sue battute di caccia, i suoi castelli in campagna"(p.34)
Kant intende il termine ‘Repubblica’ senza precisi riferimenti alle Rivoluzioni dell’ epoca
(Americana, Francese), ma come forma di Stato dalla netta separazione tra potere esecutivo
(governo) e legislativo; in ciò si riferisce apertamente alle coeve dottrine di Montesquieu.
1) che tipo di Regime politico pare proporre Kant? 2) ti pare democrazia nel senso di oggi? Motiva la risposta;
3) Condividi l’ osservazione empirica di cui a 1.4. ? Motiva la risp.
2) "Il diritto internazionale deve fondarsi su una Federazione di liberi Stati" - E' l' articolo principale: la
situazione di guerra è come lo 'stato di Natura' hobbesiano, in cui gli Stati possono combattersi in
assenza di una legge superiore. Si condanna l' anarchia all' interno dello Stato, ma poi la si pratica
nei rapporti tra diversi Stati: "come noi disprezziamo l' attaccamento dei selvaggi alla loro sfrenata libertà, che
consiste nell' essere continuamente in lotta tra loro invece che sottoporsi ad una legge stabilita da loro stessi.....così
anche i popoli civili (riuniti in Stati) dovrebbero uscire al più presto da una situazione così abbietta; ma, al contrario,
ogni Stato ripone la propria maestà proprio nel fatto di non essere soggetto a nessuna regola nè legge"
1) spiega l’ analogia tra questa argomentazione e quanto premesso sul pensiero di Rosseau
Secondo Bobbio, Kant è il primo teorico del federalismo internazionale: la sua idea di una Legalità
internazionale sta alla base delle odierne organizzazioni (ONU, UE, OCSE, etc.) che perseguono
(almeno sulla carta) la estensione dei fondamentali diritti dell' uomo a tutta la terra. Infatti scrive
Kant che è impossibile per gli Stati uscire dalla guerra se non “sottomettendosi a pubbliche leggi costrittive
e formando così uno Stato dei popoli che dovrà sempre crescere, per arrivare infine a tutti i popoli della
terra"(op.cit.,commento al 2° articolo)
1) spiega la ‘modernità’ del concetto kantiano di ‘Federazione’
3) "Il diritto cosmopolitico deve essere limitato alle condizioni della ospitalità universale " - La proprietà del
suolo e delle sue risorse è comune; i popoli più fortunati, in tale senso, devono concedere ad ogni
straniero la visita illimitata del proprio Paese. Pensando al problema odierno della immigrazione,
notiamo che così viene a cadere la distinzione tra ‘regolare’ e ‘clandestino’.
1) cosa intende Kant con ‘Cosmopolitismo’? 2) quale conseguenza ne trae?
C - LE GARANZIE
Queste non sono da intendersi in senso stretto, ma piuttosto come degli ulteriori argomenti (di tipo
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strettamente filosofico) a favore della pp.
C.1) GARANZIA EMPIRICA: " ...con la comunanza più o meno stretta fra i popoli della terra si è arrivati ad
un punto che la violazione del diritto compiuta in una parte del mondo viene sentita come tale in tutte le altre parti; in
tal modo la Pace perpetua appare un necessario complemento del codice non scritto verso il diritto pubblico dell' intera
umanità" Questa osservazione pare oggi di grande attualità: assistiamo infatti da una parte ad un
aumento del disordine (conflitti etnici e religiosi, correnti migratorie, sottosviluppo, etc); assistiamo
però ad un allargamento della politica, gestito dall' ONU e soprattutto dai suoi membri più ricchi,
per cui si giustifica un intervento armato internazionale in determinati casi; nel terzo millennio un
conflitto non ha più (o non solo) un carattere locale, ma diventa un problema a livello globale. Si è
creata quindi anche una sorta di ‘polizia mondiale’ che interviene nei casi di minaccia (vera o
presunta) all’ ordine ed alla sicurezza.1 A proposito dei recenti interventi armati dell’ ONU e della
NATO si parla di ‘nuovo ordine mondiale’. Dopo l’11 settembre 2001 la ‘lotta al terrorismo’ ha poi
costituito una ulteriore, inattaccabile giustificazione per tale tipo di interventi. Ciò ci porta al
concetto di globalizzazione, che ha una accezione economica (dei mercati, del capitalismo) ed una
più generale che esprime la interdipendenza di tutte le zone del pianeta, oltreché lo squilibrio tra i
‘mondi’ che compongono il ‘villaggio globale’..
1) parallelismo tra prima garanzia kantiana e politica internazionale di oggi; 2) secondo te Kant approverebbe
gli interventi militari internazionali di oggi intesi come ‘nuovo ordine mondiale’? Motiva la risp.3) sviluppa il
parallelismo implicito esistente tra l’ Illuminismo cosmopolitico di Kant ed il concetto odierno di
‘globalizzazione’.
C.2.) GARANZIA NATURALE O TELEOLOGICA: " Ciò che fornisce questa garanzia è nientemeno
che la grande artefice Natura, dal cui corso meccanico si vede brillare la finalità che dalla discordia tra gli uomini fa
nascere la concordia, anche contro la loro volontà...questa finalità o Provvidenza noi non possiamo conoscerla nè
dedurla, ma dobbiamo aggiungerla con il pensiero, in analogia con le azioni tecniche degli uomini..."
Kant elenca i 'favori' che la Natura ha fatto agli uomini: 1) ha provveduto quasi tutte le regioni
della terra in modo tale che gli uomini potessero viverci2; 2) ha spinto gli uomini, anche tramite la
guerra, in tutti i luoghi, anche inospitali, perché li popolassero; 3) li ha costretti, anche tramite la
guerra, a conoscersi, parlarsi, instaurare rapporti giuridici. La Natura ha fatto di più: ha trasformato
l' esigenza concreta della pace in un dovere morale. la Natura ha insomma acceso la luce della
Ragione, che ci porta ad accettare come dovere ciò che è (teleologicamente) un fatto o decorso della
Natura stessa. Giudizio teleologico in politica significa questo: che l' uomo come essere Naturale (e
quindi soggetto alle leggi animali ed istintuali) è spinto ad agire come essere morale; il che, sul
piano internazionale, porta a realizzare lo stato di Santità, o pp.
Alla fine di questa parte dell' opera, Kant riprende (dalla Critica del Giudizio) la considerazione
che l' uomo è il fine stesso della Natura, e che simmetricamente la pace è il fine della Storia. I
romantici faranno di ciò un dogma, una verità metafisica, e si avrà la Filosofia della Storia; Kant
rimane invece legato al proprio criticismo, percui il Fine (della storia e della Natura) rimane una
Idea, un dover-essere che si pone nell’ aldilà dell’ utopia politica.
1) in che senso la seconda garanzia costituisce un nuovo tipo di Giudizio Teleologico (accanto a quello
intrinseco ed estrinseco)? 2) quali concetti tipicamente kantiani vi sono implicati? 3) come immagine finale
dell’ Uomo, esso appare: a)come essere naturale; b) come essere spirituale e morale; 3) come una linea
continua da a) a b): motiva la scelta
3) garanzia morale: " Le massime dei filosofi sulle condizioni che rendono possibile la pace pubblica devono
essere tenute presenti dagli Stati armati per la guerra". I sovrani dovranno ascoltare i pareri dei filosofi per
decidere di pace e guerra; Kant ammette che il filosofo in sè è disarmato e non può obbligare i
Solo entro a tale quadro può valere il principio, respinto peraltro dalla maggioranza degli Stati Europei, di una ‘guerra
preventiva’ contro la minaccia delle ‘armi di distruzione di massa’ irachene, delle quali a tutt’ oggi, dopo 6 mesi di
occupazione militare america a dell’ Iraq, non si è scoperta alcuna traccia.
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Tale argomentazione è l’ opposto del cosiddetto ‘principio antropico’.
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governanti a seguire i suoi dettami; ciononostante, "...che i sovrani ed i popoli sovrani non facciano tacere i
filosofi e invece li lascino parlare pubblicamente, questo è a tutti e due indispensabile per illuminare le cose ed
addivenire alla migliore legislazione possibile..." Quest' ultima tematica, più delle precedenti, consegna Kant
all' età del dispotismo illuminato (i re che ascoltano i filosofi, come Federico II di Prussia con
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Voltaire). Era peraltro ignota a Kant l’ infelice conclusione del soggiorno prussiano di Voltaire.
CONCLUSIONI: PACE E GUERRA DOPO KANT
Proprio sul tema della guerra si può misurare la distanza tra due generazioni, quella illuminista e
quella romantica, entrambe cresciute in Germania ma sottoposte a stimoli culturali e politici assai
diversi. A differenza di Kant, i filosofi idealisti vissero da vicino gli immani sconvolgimenti della
Rivoluzione e poi dell’ età napoleonica e da Napoleone stesso ricevettero una indelebile
impressione di grandezza. Già Fichte interpreta il kantiano ‘dovere’ come ‘sforzo’ verso la
perfezione assoluta, introducendo una esaltazione dell’ agire-per-l’agire estranea a Kant. L’
attivismo titanico di Fichte concepisce l’ esistenza umana come un immane ‘sforzo’ per liberarsi
dai vincoli del non-io, sia esso Natura, vizio morale, popolo straniero4.
Lo stesso Hegel non sfuggì al fascino del vittorioso generale rivoluzionario occupatore del suolo
tedesco. In un passo assai noto, in cui descrive l’ entrata di Napoleone a Jena dopo la vittoria
francese del 1807, il fuggiasco Hegel riconosce al nemico una sorta di ‘diritto storico’ alla vittoria,
nel momento in cui descrive il “ sentimento meraviglioso alla vista di un tale individuo che, concentrato qui in
un punto, seduto su un cavallo, abbraccia il mondo e lo domina (Lettera privata)”
Successivamente Hegel esalterà la guerra come attività essenzialmente spirituale, e confuterà
esplicitamente (nella Filosofia del diritto, 1821) la 'Pace perpetua'. Vale la pena di riportare l’
argomentazione hegeliana:
“ Poichè il rapporto tra gli Stati ha per principio la loro sovranità, essi sono nello stato di Natura gli uni di fronte agli
altri, ed i loro diritti hanno la loro realtà non in una volontà universale al di sopra di essi, ma bensì nella loro volontà
particolare. Quella volontà universale resta perciò un mero dover essere.(...) Non c’è alcun pretore, arbitro o mediatore
tra gli Stati, ed essi agiscono secondo la volontà particolare. La concezione kantiana d’ una Pace perpetua, mediante una
Confederazione degli Stati, che renda impossibile la decisione per mezzo della guerra, presuppone la umanità degli
Stati, e quindi la loro individualità che, come tale, resta sempre affetta da accidentalità. Quindi, il conflitto tra Stati, in
quanto le loro volontà particolari non sappiano trovare un accomodamento, può essere deciso soltanto dalla
guerra.”(op.cit, parr.333-334)
Altrove (Lezioni di filosofia della storia), Hegel afferma il valore positivo della guerra:
“Dalle guerre risultano certamente rafforzati i popoli , e le nazioni che erano discordi in sè acquistano, mediante
guerre all’ esterno, pace e concordia all’ interno(...) Malgrado le sofferenze, le guerre avvengono quando ciò sia nell’
ordine delle cose; gli Stati crescono di nuovo rigogliosamente, le chiacchiere filosofiche ammutoliscono dinanzi alle
serie repliche della Storia.”
La successiva filosofia della storia, specie tedesca, prosegue questo discorso: da Hegel a Marx a
Nietzsche, la guerra e la violenza vengono viste non tanto come eventi tristi ma inevitabili, ma
piuttosto come un positivo ‘motore’ del divenire storico. L’ esito estremo di tale processo è il
‘tradimento dei chierici’5 con cui gli intellettuali partecipano con entusiasmo alla Prima Guerra
Mondiale.
1) Differenze generali Kant/Romanticismo; 2) differenze specifiche Kant/Hegel sul tema della guerra; 3)
Conclusione: a quale tendenza ti senti più vicino/a e perché? Discutine in classe.
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Vicenda che già conosciamo dall’ anno scorso, in cui è contenuta tutta l’ ambiguità del dispotismo illuminato.
Nei famosi Discorsi alla Nazione tedesca del 1807 Fichte declina il proprio attivismo in direzione della xenofobia
come sentimento di superiorità dei tedeschi verso gli altri popoli.
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Titolo di una celebre saggio del francese Julien Benda del 1921, in cui si descrive il progressivo abbandono dei valori
universali della cultura da parte di intellettuali sempre più coinvolti nella campagna di odio xenofobo che prepara ed
accompagna la IGM.
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