QUADERNO DICULTURAAERONAUTICA CORSO DI CULTURA AERONAUTICA Edizioni E.C.A.R. - Roma STATO MAGGIORE AEl=<DNAUT!CA UFFICIO DOCUMENTAZIONE E A.P. LEZIONE PRIMA Il volo propriamente detto, cioè quello de­ gli uccelli e della maggior parte delle mac­ chine che l'uomo ha inventato per emular­ li, è reso possibile dall'esistenza dell'aria. Se l'aria non esistesse, si potrebbero rea­ lizzare soltanto il VOLO BALISTICO (cioè quello dei proiettili, che vengono lanciati in alto da una spinta impressa loro dall'ester­ no), e quello dei razzi, dei missili e di alcuni tipi di aeromobili a GETTOSOSTENTAZIO­ NE, che volano in virtù di una spinta inter­ na che può essere prodotta e utilizzata sen­ za il concorso dell'aria. Per poter comprendere il fenomeno del volo occorre quindi considerare prima di tut­ to le caratteristiche dell'aria, le forze che essa può generare, ed i loro effetti sui corpi ai quali vengono applicate. In questa prima lezione esaminerem_o le principali caratteristiche dell'aria e trattere­ mo di una forza generata dal moto relativo fra l'aria e gli altri corpi, che riveste una par­ ticolare importanza per il volo: la RESI­ STENZA AERODINAMICA. L'aria è un fluido gassoso o corpo aeri­ forme, costituito da un miscuglio di gas (azo­ to, ossigeno, anidride carbonica ed altri) e formato, come tutti i corpi, da una miriade di minuscole particelle, che sono le molecole. In un centimetro cubo d'aria si contano ben trenta miliardi di miliardi di molecole, ma nonostante ciò esse sono distanziate fra loro e libere di muoversi; infatti sono ani- mate da un incessante moto naturale e nel loro movimento si urtano continuamente tra loro ed urtano tutti i Corpi con cui vengono a contatto. Da questa libertà di cui godono le sue mo­ lecole, si deduce che l'aria è un fluido di tenue densità, poichè la densità di un flui­ do dipende dal numero di molecole presenti nell'unità di volume e dalle loro caratteristi­ che fisiche. Al livello del mare la densità· mg per/ QUOTA s.sooc:~/'\ 0,645 La densità d~ll'aria varia in. misura apprezzabile di 500. in 500 metri; al livello del mare è massima (l,29 milli­ grammi per centimétro ·cu­ bo); a 5.500 metri di quota risulta dimezzata (Or645 mil­ ligrammi per centimetro cubo LIVELLO DEL MARE fig. 1 1 Quando un corpo si muove velocemente attraverso l'aria ferma, oppure è fermo e viene investito da' una corrente d'aria, si hanno in entrambi i casi gli stessi effetti; ciò perchè, sia nell'uno che nell'altro caso, esi­ ste un MOTO RELATIVO fra il corpo e l'a­ ria; vale a dire che il corpo risulta in moto rispetto al corpo, entrambi alla stessa aviazione, perchè permette di sperimenta­ re le caratteristiche degli aerei per mezzo di modelli che vengono posti in appositi tun-. nel detti GALLERIE AERODINAMICHE, dove sono investiti dal vento prodotto da potenti ventilatori. Così un modello di veli­ volo, immobile nella galleria aerodinamica e investito da un vento avente la velocità di velocità. 300 chilometri orari, si comporia esattamen­ È questo il PRINCIPIO DI RECIPROCI­ TÀ, o di RELATIVITÀ, molto sfruttato in te come se stesse volando a quella velocità PUNTO DI APPLICAzlONE INTENSITÀ DIREZIONE VERSO 119. 6 (fig. 5). sono essere rappresentate graficamente da simboli chiamati VETTORI, nei quali la lun­ ghezza indica l'intensità, la posizion: (oi:,iz­ zontale, verticale, obliqua) indica la d1rez10· ne la freccia indica il senso o verso ed il ce;chietto indica il punto di applicazione della forza (fig. 6). La RESISTENZA è una forza che agisce nella direzione del moto ed in senso con­ trario a quello del moto, opponendosi al­ l'avanzamento dei corpi attraverso l'aria (fig. 7). t '''->·,···· DIREZIONE DEL MOTO fig. 5 llg.7 Schema di galleria aerodinamica Se un corpo è immobile o si muove len­ tamente, quasi non avverte la pressione del­ l'aria sulla sua superficie; ciò è dovuto alla tenue densità dell'aria ed al fatto che la PRESSIONE STATICA dell'atmosfera, co­ me già detto, è bilanciata, perchè si eserci­ ta su tutte le parti dei corpi. Se invece un corpo si muove rapidamen­ te, a causa della sua velocità è soggetto fron­ talmente ad un urto e lateralmente ad un attrito, da parte delle molecole dell'aria che irìcontra, da cui deriva un'azione frenante. La pressione esercitata dalle moleco· le dell'aria· su un corpo in movimento, a causa della velocità, costituisce la PRESSIONE DINAMICA, cui \lbbiamo già accennato; essa genera una FORZA chiamata RESISTENZA AERODINAMI· CA, o semplicemente RESISTENZA. Si chiama FORZA qualunque agente ca­ pace di alterare lo stato di quiete o di moto di un corpo; ogni forza ha una INTENSI­ TÀ, una DIREZIONE, un SENSO e un PUNTO DI APPLICAZIONE. Le forze pos- La resistenza varia iA dipendenza di alcu­ ni fattori, che sono i seguenti: a) La densità de6l'awia Già sappiamo che la densità dell'ari_a di­ minuisce con l'aumentare della quota. E ov­ vio che quanto minore è la densità dell'aria tanto minore è anche la resistenza che essa oppone all'avanzamento dei corpi; perciò anche la resistenza diminuisce con l'aumen­ tare della quota. Più è estesa la superficie di un corpo, più grande è la massa d'aria con cui esso viene in contatto, e maggiore è quindi la resisten­ za opposta dall'aria al suo avanzamento. c) La fo.-ma del corpo Più un corpo in movimento ha una for­ ma tozza e irregolare, più «fatica» ad aprirsi · 1a strada attraverso l'aria. 5 4 f) La vefocitii MAGGIORE RESISTENZA ALL'AVANZAMENTO MINORE RESISTENZA flg. 8 Un aereo con la prua affuso:ata Incontra la minima resistenza alla penetrazione attraverso l'aria Infatti, se è tozzo nella parte anteriore, pre­ senta all'urto frontale dell'aria una superfi­ cie molto maggiore di un corpo affusolato (fig. 8). Se ha le pareti laterali gibbose o angolo­ se, queste presentano un profilo disconti­ nuo che non favorisce lo scorrimento del­ !'aria su di esse. Se è tozzo nella parte posteriore, l'aria, dopo il passaggio del corpo non può richiu­ dersi immediatamente dietro di esso; si for­ ma così a tergo del corpo, una SCIA costi­ tuita da vortici e da risucchi d'aria, che eser­ cita un'azione frenante sul corpo stesso, au­ mentando la resistenza al suo ava·nzamento È appunto per limitare la resistenza do: vuta alle suddette cause, che si cerca di da­ re agli aerei, ed anche agli altri veicoli, una forma il più possibile affusolata, detta FOR­ MA DI BUONA PENETRAZIONE O FOR­ MA AERODINAMICA. Più la superficie di un corpo è levigata, più favorisce lo scorrimento dell'aria su di essa. Unii superficie scabra, rugosa, al con- · trario, ostacola Io scorrimento dell'aria, au­ mentando la resistenza opposta da quest'ul­ tima all'avanzamento del corpo e fa nasce­ re una quantità di piccoli vortici, che poi si riversano nella scia, accrescendone la turbolenza. 6 e) La posàzéorrne dleB ieri Forma di massima resistenza del lenti aerei di un tempo e forma di massima penetrazione dei ve­ loci aviogetti di oggi. oggi ICOlf'JPO Se immaginiamo una lastra che si muova nell'aria in senso normale al suo piano, cioè esponendo all'urto frontale dell'aria una del­ le superfici maggiori, possiamo comprende­ re facilmente come essa incontri una mas­ sa d'aria, e quindi una resistenza molto più grande che non se si muovesse in senso pa­ rallelo al suo piano, cioè di taglio, esponen­ do all'urto dell'aria soltanto la superficie la­ terale (fig. 9). Se ne deduce che la resistenza che incon­ tra un corpo in movimento dipende anche dalla sua posizione rispetto all'aria che lo in­ veste, cioè della sua giacitura nello spazio. flg. 9 Se si raddoppia la velocità di un corpo, raddbppia la forza con cui esso si scontra con le molecole dell'aria, e ciò causa il rad­ doppio della resistenza opposta dall'aria al suo avanzamento. Inoltre raddoppia la mas­ sa d'aria incontrata dal corpo nell'unità di tempo, e ciò causa un altro raddoppio del­ la reSistenza. P-ertanto, se si raddoppia la velocità la re­ sistenza diventa quadrupla; se si triplica la velocità, la resistenza diventa nove volte più intensa. Se ne deduce che la resistenza è pro­ porzionale al quadrato della velocità. Nella resistenza totale opposta dall'aria ad un corpo in movimento si possono distin­ guere le seguenti tre specie di resistenza: È la resistenza che si oppone direttamen­ te alla penetrazione del corpo attraverso l'a­ ria. Essa dipende dalla forma del corpo e dalla superficie delle sue parti esposte fron­ talmente all'urto dell'aria. Come già accennato, negli aerei si cerca di limitare tale tipo di resistenza adottando per la fusoliera una forma aerodinamica e ricoprendo con carenature aerodinamiche le parti sporgenti, ç:>ppure facendo in modo che scompaiano all'interno quando non de­ vono essere impiegate (come avviene, ad esempio, per i carrelli retrattili) (fig. 10). flg. 10 vimento (fig. 11). Gli aerei sono soggetti ad. un particolare tipo di resistenza di scia det­ ta RESISTENZA INDOTTA, sulla quale ri­ torneremo nelle prossime lezio.ni. I -- ..... _ È la resiste.nza dovuta alla pressione eser­ citata dall'aria lungo la superficie del corpo, mentre questo scorre attraverso di essa. È maggiore se le superfici sono scabre, mino­ re se sono levigate. flg. 11 È la resistenza dovuta ai vortici e ai risuc­ chi che si formano a tergo dei corpi in mo- La resistenza dovuta alla scia può essere ridotta adottando delle forme affusolate posteriorment.e. 7 LEZIONE SECONDA La resistenza è quindi una forza di natura aerodinamica e dipende da - un coefficiente numerico, detto coeffi­ ciente di resistenza (Cr) che tiene conto della forma del corpo, della velocità della superficie e della posizione o incidenza del corpo rispetto alla direzione del moto; - della densità (d) dell'aria e quindi della quota di volo; dalla estensione della superficie (S) dell'ala; - dal quadrato della velocità (V') del velivolo. Infatti la formula della resistenza è: - R=CrdSV 2 LA Ora che abbiamo esaminato le caratteri­ stiche generali dell'aria e la resistenza che essa oppone al movimento dei corpi, po­ tremo comprendere finalmente il principio fisico su cui si basa la sostentazione degli ae­ rei e renderci conto di quei fenomeni che, consentendo ad un velivolo di sostenersi in aria sfidando la legge di gravità, rendono possibile il volo. Consideriamo anzitutto un fatto elemen­ tare. Se solleviamo un oggetto più pesante dell'aria e poi lo abbandoniamo, esso cade perchè è soggetto ad una forza che lo tra­ scina verso il basso: questa forza è il PESO. Il peso è una forza che agisce in direzione verticale, nel senso dall'alto in basso; il pun­ to in cui essa è applicata ai corpi si dice CENTRO DI GRAVITÀ; la sua intensità si esprime in chilogrammi. Anche l'aeroplano ha un peso, ma riesce a sostenersi in aria. Perchè? Perchè l'aeroplano può disporre di una forza capace di contrastare il suo peso, di equilibrarlo; una forza agente in direzione verticale, nel senso dal basso in alto, di in­ tensità sufficiente ad uguagliare e superare la forza del peso: questa forza si chiama PORTANZA, ed è quella che assicura la so­ stentazione del velivolo (fig. 13). PORTANZA Terminiamo questa lezione sulla resisten­ za esaminando un altro principio fisico che riguarda il movimento dei corpi· attraverso l'aria. Si tratta del PRINCIPIO DI SIMILITU­ DINE, secondo il quale ogni corpo ha una sua propria caratteristica di resi­ stenza, dovuta esclusivamente alla for­ ma e indipendentemente dalle dimensioni Tale caratteristica - che non va confusa con la resistenza generale del corpo, che di­ pende anche dalle dimensioni, cioè dalla sua superficie - consente di sperimentare il comportamento dei velivoli e delle loro parti per mezzo di modellini in scala posti nelle gallerie aerodinamiche, di cui abbia­ mo già parlato. La caratteristica di resistenza di un cOrpo è espressa da un numero detto COEFFI­ CIENTE DI FORMA, che è uguale per tutti i corpi di qualsiasi grandezza purchè siano geometricamente simili, e cioè abbiano la stessa forma e le loro dimensioni siano in scala (fig. 12). 8 Questi due cilindri hanno la stessa fonna e le di­ mensioni in scala: il coefficiente di forma ha il me· desimo valore. RAGGIO m 4 ALTEZZA m 32 COEFFICIENTE DI FORMA 0,510 RAGGIO m 2 ALTEZZA m 16 COEFFICIENTE DI FORMA 0,510 fig. 12 'I lig. 13 l Come nasce la portanza? Diciamo prima di tutto che essa, come la resistenza, nasce dalla reazione dell'aria al movimento dei corpi. Se un corpo qualsiasi si muove veloce­ mente nell'aria, l'unica forza che scaturisce dal suo movimento è la resistenza; essa ha soltanto l'effetto negativo di ostacolare l'a­ vanzamento del corpo, poichè si comporta come una forza agente nella stessa direzio­ PESO ne del movimento, ed in sens.o contrario ad esso. Ma se al posto di un corpo qualsiasi po­ niamo un oggetto di forma particolare, con­ statiamo che la reazione dell'aria su di esso fa nascere una forza diversa dalla resisten­ za, la cui direzione forma un certo angolo con l?i direzione del movimento e il cui sen­ so è rivolto verso l'alto. Tale forza, che possiamo indicare con il 9 p F simbolo «F», è formata da due componen­ ti, nelle quali può essere geometricamente suddivisa, tracciando il cosidetto •parallelo­ gramma delle forze•; si vede allora che es­ sa risulta costituita da una forza perpendi­ colare alla direzione del moto e agente dal basso verso l'alto, che è la POR­ TANZA e da un'altra forza disposta nella stessa direzione del moto, ma agente in sen­ so contrario, che è la RESISTENZA (fig. 14). La PORTANZA, questa nuova forza che possiamo considerare generata a spese della Jlg. 1 4 resistenza, è dovuta ad un complesso di fe­ nomeni aerodinamici che interessano lala dell'aeroplano, e che ora esamineremo dettagliatamente.· sulla superficie inferiore, che è piana, come accade quando un fluido scorrente in un tu­ bo incontra una strozzatura. Poiché per legge fisica (PRINCIPIO DI BERNOULLI) all'aumento di velocità di un fluido corrisponde una diminuzione di pres­ sione e viceversa, si verifica allora che lai:or­ rente che scorre sulla superficie superiore periore e piana nella parte inferiore: uno dei dell'ala esercita una pressione minore di tipi più comuni fra quelli esistenti in .. quella esercitata dalla corrente che scorre sulla superficie inferiore. aviazione. Per converso, la corrente che scorre sulla Vediamo ora che cosa succede quando quest'ala si muove velocemente attraverso superficie inferiore, esercita una pressione l'aria, tenendo presente il principio di reci­ maggiore di quella esercitata dalla corrente procità enunciato nella prima lezione, se­ che scorre sulla superficie superiore. condo il quale anziché considerare il movi­ Fra queste due pressioni, pertanto, mento dell'ala rispetto all'aria, possiamo in­ esiste una differenza i-elativa; inoltre es.. differentemente considerare il movimento se risultano rispettivamente minore e. relativo dell'aria rispetto all'ala. maggiore della pressione statica Notiamo allora che al passaggio dell'ala dell'atmosfera. si forma nelle sue immediate adiacenze una Di conseguenza, l'ala viene ASPIRATA forte corrente d'aria divisa in due parti che dall'alto, a causa della DEPRESSIONE, che scorrono l'una sulla superficie superiore, l'al­ si è venuta a creare sopra di essa, e con­ tra sulla Superficie inferiore dell'ala stessa, temporaneamente viene SPINTA dal bas­ esercitando entrambe una certa PRESSIO­ so a causa della SOVRAPRESSIONE che NE sulle rispettive superfici di contatto. si è venuta a creare sotto di essa; ne risulta Avviene però che la corrente che scorre una forza diretta dal basso verso l'alto, ca­ sulla superficie superiore dell'ala, incontran­ pace di equilibrare ed anche di superare in do la curvatura del profilo alare, acquista intensità il peso del velivolo, che è appunto una velocità maggiore di quella che scorre quella forza chiamata PORTANZA. Come La figura 14 mostra l'ala di un aeroplano vista in sezione, cioè tagliata secondo un piano perpendicolare alla sua lunghezza. Questo disegno si chiama PROFILO ALA­ RE e la sua forma costituisce la caratteristi­ ca più importante dell'ala. Noi abbiamo di­ S'egnato un'ala dal profilo piano-convesso, cioè un'ala che è convessa nella parte su­ abbiamo visto, essa nasce a causa della DIS­ SIMMETRIA che si viene a creare fra T le pressioni alle quali sono sottoposte le due superfici dell'ala, e che deriva, a sua volta, dalla ASIMMETRIA geometrica esistente fra la superficie superiore (curva) e quella infe­ riore (piana) dell'ala stessa. Si deve notare che l'effetto di aspirazione è maggiore di quello di pressione, per cui l'ala di un aeroplano In volo, al contrario di quanto si crede generalmente, risulta piut­ tosto risucchiata dall'alto che spinta dal bas­ so (fig. 15). Si deve pure tenere presente che la por­ tanza non è sempre diretta verticalmente verso l'alto. Essa, come abbiamo visto, è perpendicolare alla traietto_ria di volo dell'~e­ reo, e pertanto risulta verticale se tale traiet­ toria è orizzontale, oppure rispettivamente inclinata in avanti o all'indietro, se l'aereo segue una traiettoria in discesa o in salita. DEPRESSIONE I I I I I I I , I PRESSIONE I I ~, jig.15 La portanza è sempre per­ pendicolare alla direzione dell'aria che investe l'ala fig. 16 Oltre a quella che abbiamo dato, la por­ tanza ha altre spiegazioni, che non contra­ stano fra di loro, ma rappresentano manie­ re diverse d'interpretare il fenomeno. Una di queste spiegazioni è quella della CIRCUITAZIONE, secondo la quale, du- rante il volo, I~ STRATO LIMITE aderente all'ala, per il fenomeno della viscosità, tra­ scina con sé gli strati d'aria adiacer:iti,. eque­ sti, favoriti dalla particolare forma del profi­ lo alare, assumono un moto rotatorio intor­ no all'ala stessa, la cui velocità, nella parte 11 10 superiore dell'ala, si somma a quella della corrente d'aria portata dal moto (avendo lo stesso senso), mentre nella parte inferiore dell'ala si sottrae alla velocità di tale corren­ te (avendo senso contrario). L'effetto che ne risulta è anche in questo caso una de­ pressione sulla parte superiore dell'ala ed una sovrapressione suila parte inferiore, da cui deriva la portanza. Il fenomeno della circuitazione si verifica anche su un cilindro che ruoti·velocemente su se stesso, ad esempio in senso orario, e che nello stesso tempo venga investito da una forte corrente d'aria proveniente daila sinistra di chi l'osserva. L'effetto di portan­ za che ne deriva è denominato EFFETTO MAGNUS (fig. 17). EFFETTO MAGNVS /lg.. 17 Portansa per clrculttulone p Un'altra spiegazione della portanza è la seguente: La corrente d'aria provocata dal movi­ mento del velivolo, dopo aver attraversato l'ala, se ne stacca, e, a causa della partico­ lare forma del profilo alare, viene proietta-· ta verso il basso ed esercita una spinta sulla massa d'aria che si trova sotto l'aereo; que­ sta, per reazione, imprime all'ala una spin­ ta verso l'alto (fig. 18). Prima di passare alla lezione successiva, dobbiamo ora esaminare alcune caratteristi­ che dell'ala, considerata sia di profilo che in pianta, cioè vista dall'alto, per poter poi ren­ derci conto dell'influenza di tali caratteristi­ che sulla portanza. li profilo alare può presentare le diverse forme mostrate dalla Figura 19, tra cui quel­ la piano-convessa che già conosciamo. I profili nei quali la parte superiore e quella inferiore sono geometricamente uguali so­ no detti SIMMETRICI; quelli in cui le due parti sono disuguali sono detti ASIMMETRICI. 12 .flg.. 18 Portansa per reaione - - Sono SIMMETRICI i profili: PIANO BICONVESSO SIMMETRICO Sono ASIMMETRICI i profili: PIANO CONVESSO CONCAVO CONVESSO BICONVESSO ASIMMETRICO Nella figura 20, sul profilo alare notiamo: IL BORDO DI ENTRATA o DI AT­ TACCO, che è quello anteriore, che 'taglia> l'aria durante il moto dell'aereo; IL BORDO DI USCITA, che è quelo posteriore, dal quale l'aria «esce» dopo aver attraversato l'ala; """'" LA CORDA ALARE, retta immagina­ ria che unisce il bordo di attacco al bor­ do di uscita; - la superficie superiore, detta DOR· SO o SUPERFICIE DORSALE; - I~ superficie inferiore, detta VENTRE o SUPERFICIE VENTRALE. Nella figura 21, sull'ala vista in pianta no­ tiamo i'APERTURA ALARE, cioè la lun­ ghezza, e la PROFONDITA' ALARE, cioè la larghezza; il rapporto tra l'apertura alare e la profondità è detto ALLUNGAMENTO. L'ala può essere unica, cioè in un solo pezzo, oppure divisa in due SEMIALI, se­ parate dalla fusoliera; in questo caso, l'estre­ mità con la quale ciascuna semiala è unita alla fusoliera è detta RADICE DELL'ALA. Tale distinzione non riguarda però tanto la costruzione dell'ala, quanto il suo aspetto ~steriore:'infatti, un'ala in un solo pezzo può apparire divisa in due semiali soltanto per­ ché attraversa la fusoliera da parte a parte. Anche in un'ala unica si usa distinguere con il termine di semiala la parte destra e quella sinistra dell'ala stessa, viste dal po­ sto di pilotaggio; così pure, nel caso di ali divise, si parla indifferenterriente di ala de­ stra e ala sinistra, anziché di semiali; in en­ trambi i casi, le parti terminali dell'ala ven­ gono chiamate ESTREMITA' ALARI. L'ala è dotata di superfici mobili, che so­ r.io di due specie: gli ALETTONI, di cui par-' leremo in seguito, e gli IPERSOSTENTA­ TORI o FLAP. I FLAP, sono alette mobili ricavate nella superficie alare presso il bordo di uscita (in qualche caso presso il bordo di entrata) op­ pure applicate sotto l'ala, nella stessa posi­ zione; esse, durante il volo, possono esse­ re fatte ruotare verso il basso, in modo da conferire al profilo alare una forma curva, vale a dire convessa nella parte dorsale e concava in quella ventrale (o maggiormen­ te concavo-convessa, se è già tale). Esisto­ no anche dei FLAP consistenti in fessure che si aprono nell'ala presso il bordo di en­ trata, mettendone la superficie ventrale in comunicazione con quella dorsale: ne spie­ gheremo più avanti la funzione (fig. 22). Termirliamo questa lezione sulla portan­ za sciogliendo la riserva fatta nella preceden- VARIE FORME DI PHOFIU AIAHI flg. 19 Profilo concavo convesso sottile. Profilo concavo convesso. Profilo piano convesso. Profilo biconvesso asimmetrico. Profilo biconvesso simmetrico. Profilo laminare. Profilo supercritico per alte velocità subsoniche Profilo romboidale per velocità supersoniche flg. 20 DORSO BORDO D'ATTACCO CORDA VENTRE BORDÒ D'USCITA 13 Jig. 23 a te proposito della RESISTENZA INDOTTA. Questo tipo di resistenza è provocato dal fatto che l'aria in pressione che si trova sot­ si trasformanO in due scie vorticose dette co­ munemente , TRECCE DI BERENICE> (fig. 23). La resistenza all'avanzamento provocata esiste una depressione; si formano così, al­ le estremità alari, dei piccoli vortici, che a da queste scie è detta «indotta» per signifi­ care che essa è causata dai fenom~fiT ·or" pressione e di depressione da cui deriva la portanza e che quindi, in definitiva, è do· causa del moto di traslazione del velivolo, vuta alla portanza stessa. to la parte ventrale dell'ala, alle estremità alari tende a passare nella parte dorsale, ove Jig. 21 PRQFONDITÀ ALARE i L·-----1-----: FLAP. ALETTONE: Si dimostra praticamente che la resisten­ za indotta è di notevole entità nei veliv91l più lenti (fino a circa 600 km/orari). Non si può eliminare poiché è collegata al fenomeno della portanza e c'è sempre quando l'aero­ plano si sostiene. Si può però ridurre mal- tissimo aumentando l'allungamento alare cioè il rapporto fra l'apertura dell'ala e la sua profondità media. Il che corrisponde a co­ struire, apari(à di superficie e di profilo, ali più strette e più lunghe. VARI TIPI DI IPERSOSTENTATORI O FLAP -s Allungamento di B = - - - = s~ I A parità degli alt!I fattori la resistenza Indotta è mln~re .In B perché è maggiore l'allungamento e I \'.Orfici sono plu stretti. Jig. 22 15 14 LEZIONE TERZA il WMM64t,ifll llg.24 CORDA ALARE La PORTANZA, essendo una forza ae­ rodinamica che ha le medesime origini del­ la resistenza, è determinata dagli stessi fat­ tori di quest'ultima che abbiamo già esami­ nato nella prima lezione; essi, riferiti speci­ ficamente all'ala di un aeroplano, sono i seguenti: •f• = forma del profilo alare; «i» = angolo di incidenza; come vedre­ mo meglio fra poco, è l'angolo relativo alla posizione dell'ala rispetto alla direzione della corrente d'aria che la riveste; «S» Superficie dell'ala; «d» densità dell'aria •V'• quadrato della velocità. Poiché la portanza, come la resistenza, è in proporzione diretta con tutti i suoi fattori (cioè aumenta con l'aumentare del loro va­ lore), per calcolarne l'entità basta fare il pro­ dotto dei fattori stessi: agli effetti di questo calcolo, i fattori ,f. (forma del profilo alare) ed •i• (angolo di incidenza) si conglobano in un unico coefficiente che si indica con il simbolo •Cp». La formula per il calcolo della portanza è pertanto la seguente: p = Cp X s X d X V' Tale formula fornisce il valore della por­ tanza espresso in chilogrammi. Esaminiamo ora uno per uno i suddetti fattori, per comprendere in qual modo e in quale misura concorrono a determinare la portanza. a = ANGOLO DI INCIDENZA Si dice angolo d'incidenza quello forma­ to dalla corda alare con la direzione della corrente d'aria che investe l'ala; è altrettan­ to esatto. dire che esso è l'angolo formato dalla corda alare con la traiettoria del veli­ volo, poiché questa ha la stessa direzione . e senso contrario della corrente d'aria che investe l'ala (Fig. 24). · L'angolo d'incidenza non va confuso con altri angoli relativi alla posizione dell'ala, che sono i seguenti: . Hg. 25 lllifllWBBfiÌli1!1iM Nella lezione precedente, abbiamo detto che la portanza nasce a causa della DISSIM­ METRIA che si viene a creare durante il mo­ to del velivolo tra le pressioni alle quali so­ no sottoposte la superficie dorsale e quella ventrale dell'ala; dissimmetria che deriva, a sua volta, dall'ASIMMETRIA geometrica, esistente fra la superficie superiore e quella inferiore dell'ala. Si comprende quindi che, quanto più il profilo alare è asimmetrico tanto più è fa­ vorevole al generarsi della portanza: in ef­ fetti; il. profilo concavo-convesso, essendo il più àsimmetrico, risulta il più «portante», seguito dal profilo piano-convesso e dal bi­ convesso asimmetrico. Le ali che hanno tali profili sono però anche quelle che presen­ tano la maggiore resistenza all'avanza­ mento. 16 I profili simmetrici, invece, (piano e bicon­ vesso simmetrico) sono i meno favorevoli allo sviluppo della portanza, ma sono an­ che quelli che presentano la minore resisten­ za all'avanzamento. Si comprende anche come l'azione degli IPERSOSTENTATORI o FLAP, accen­ tuando la curvatura verso il basso e quindi l'asimmetria del profilo alare, aumenti la portanza dell'ala; questa è appunto la fun­ zione cui sono destinati tali organi in parti­ colari condizioni di volo, che fra breve esamineremo. In conclusione, la forma del profilo alare influisce sulla portanza in virtù del suo par­ ticolare diseg;io ed in misura dipendente da~la sua asimmetria, la quale può essere variata entro certi limiti anche durante il volo. A seconda del modo in cui l'ala è monta­ ta sul velivolo, la corda alare forma un cer­ to angolo, aperto verso la prua, con l'asse longitudinale dell'aereo, che è la retta im­ maginaria che unisce _I' estremità di prua al­ l'estremità di poppa: tale angolo è detto AN­ GOLO DI CALETTAMENTO. Quando l'a­ la è montata parallelamente all'asse longi­ tudinale del velivolo, l'angolo di calettamen­ to ovviamente è di 0° (Fig. 25). Un aereo in volo, visto di fianco, prés~,n­ ta, rispetto ad un piano orizzontale di riferì-. mento, una determinata posizione che può essere orizzontale (cioè parallela a tale pia­ no) oppure obliqua, cioè con la prua rivol­ ta verso l'alto o verso il basso. L'angolo che l'asse longitudinale del velivolo forma col piano orizzontale di riferimento è detto AN­ GOLO DI POSIZIONE o anche ANGOLO DI PENDENZA o ANGOLO DI ELEVA­ ZIONE. Tale angolo, come quelli che se­ guono, talvolta è detto «angolo di assetto», ma questo termine definisce più propria­ mente gli angoli formati dall'ala e dalle al­ tre parti del velivolo con la corrente d'aria che le investe, fra cui l'angolo di incidenza (fig. 26). 17 TRAIETTORIA llg.26 ra clii abbiamo accennato, consente di al­ lo~tanare il pericolo di stallo quando l'ae­ reo vola ad una incidenza superiore a quel­ la che sarebbe la sua incidenza critica senza l'uso di tali dispositivi. Infatti, attraverso la fessura che si apre te d'aria, proveniente dalla superficie infe­ riore all'ala, passa su quella superiore e ne lambisce il profilo, trascinando con sé Io stra­ to d'aria aderente a tale superficie ed impe­ dendogli di distaccarsi dall'ala e di divenire turbolento. presso il bordo di entrata, una forte corren­ a d idMMiWMiji ANGOLO DI POSIZIONE b ANGOLO DI DISCESA \ a Angoli di discesa e di salita o di rampa L'aereo, durante il volo, segue una de­ terminata direzione o traiettoria, che può es­ sere orizzontale oppure inclinata verso l'al­ to o verso il basso, ma che può anche non coincidere con la posizione del velivo lo. L'aereo infatti può salire ·o scendere mantenendo una posizione pressoché orizzontale, ma seguendo una traiettoria inclinata. L'angolo che la linea della traiet­ 00 toria forma con un piano orizzontale di rife­ trico si trova in tale posizione, la corrente d'aria relativa scorre sulla sua superficie su­ periore con maggiore velocità e minore pressione che non sulla superficie inferiore, analogamente a quanto accade per le ali a profilo asimmetrico. Per far sì che ciò av­ venga anche quando l'aereo sta volando con posizione e traiettoria coincidenti, le ali a profilo simmetrico devono essere monta­ . te con un angolo di calettamento superiore rimento a terra è detto ANGOLO DI SALl­ TA (se l'aereo sta salendo) o ANGOLO DI DISCESA (se sta scendendo), oppure AN­ GOLO DI RAMPA (positivo in salita, nega­ a 0°. tivo in discesa). decresce rapidamente e si annulla. Ciò è do­ Ritornando all'angolo di incidenza, osser­ viamo che esso varia quando varia la traiet­ toria dell'aereo rispetto alla sua posifione; quando la traiettoria e la posizione éoinci­ dono, (cioè quando l'aereo segue una traiet-i toria parallela al suo asse longitudinale) l'an­ La portanza alare aumenta con l'aumen­ vuto al fatto che quando l'ala assume una incidenza superiore a quella suddetta, la cor­ .r ete d'aria ad essa aderente, se ne distacca bruscamente e lo strato limite assume un an­ damento turbolento; vengono allora a ces­ sare gli effetti di pressione e depressione sul­ golo di incidenza rimane costante e corri­ la superficie dell'ala che danno luogo alla portanza, e in pari tempo aumenta grande­ ali a profilo asimmetrico la portanza si ge­ nera, sia pure in misura minima, anche con sa all'avanzamento. L'incidenza di massima portanza è detta profilo simmetrico, invece, .la portanza na­ sce soltaiido quando esse volano con una incidenza superiore a 0°, cioè quando la lo­ ro corda forma un certo angolo con la dire­ zione della corrente d'aria che le investe; in­ fatti solo quando un'ala dal profilo simme: 18 cie alare. Si deve tuttavia osservare che a parità di quanto minore è la profondità alare; per conseguenza, agli effetti della resistenza in­ dotta, un'ala stretta e lunga risulta più van­ taggiosa di un'ala corta e larga. Notiamo per inciso che esistono alcuni ti­ superficie le ali con un forte ALLUNGA­ MENTO (che come sappiamo è il rapporto pi di ipersostentatori ad aletta, i quali, quan­ , fra l'apertura e la profondità alare), offrono do vengono messi in funzione, oltre a ruo­ tare verso il basso, si spostano all'indietro un migliore rendimento aerodinamico. In­ oltre il bordo di uscita, determinando un ef­ fatti, i vortici che si verificano lungo le estre­ fettivo seppure modestissimo aumento della mità, e che danno luogo alla resistenza in­ superficie alare. dotta, risultano tanto più limitati quanto mi­ nore è l'estensione di tali estremità, cioè Altreitanto intuitiva è la ragione per cui la portanza, essendo prodotta dall'aria, di­ minuisce col diminuire della densità atmo­ sferica, esattamente come accade per la re­ sistenza, che ha le medesime origini. Di conseguenza, la densità dell'aria si può definire come un fattore che è in proporzio­ ne diretta con· la portanza, ed il cui valore varia in ragione _inversa della quota. tare del valore dell'angolo di incidenza fino ad un massimo di 15-18 gradi, dopo di che sponde all'angolo di calettamento dell'ala. A tale proposito occorre notare che sulle un angolo di incidenza di 0°, grazie appunto alla loro asimmetria geometrica. Sulle ali a È del tutto intuibile che la portanza è tan­ to maggiore quanto più estesa è la superfi­ mente la resistenza incontrata dall'ala stes­ La portanza, come la resistenza, è diret­ tamente proporzionale al quadrato della velocità .. ad una velocità inferiore a quella che sareb­ be la sua velocità critica senza l'uso dei flap, ma è soggetto ad andare in stallo ad una La velocità di un aereo non può scende­ re al disotto di un limite minimo, diverso da incidenza inferiore a quella che sarebbe la sua incidenza critica senza l'uso dei flap. velivolo a velivolo a seconda delle caratte­ ristiche costruttive, altrimenti la portanza di­ Esiste una stretta interdipendenza fra la velocità e l'incidenza; essa dipende dal fat­ to che entrambe sono fattori della portanza e che pertanto, diminuendo l'uno oltre cer­ venta insufficiente ad assicurarne la sosten­ tazione. La velocità minima di un aereo, al disotto della quale la portanza diventa in­ sufficiente è detta VELOCITA' CRITICA; a ti limiti occorre aumentare l'altro affinchè la portanza non diventi insufficiente. Inoltre, l'aumento dell'incidenza comporta un au­ INCIDENZA CRITICA, appunto perché su­ velocità inferiore a quella critica si verifica perandola viene a cessare la portanza; la condizione in cui avviene il distacco della lo STALLO, analogamente a quanto avvie­ mento della resistenza dell'ala, che limita ne alle incidenze superiori a quella critica. L'impiego dei flap o ipersostentatori ad inevitabilmente la velocità. Pertanto, la minima velocità di un aereo corrisponde necessariamente alla massima incidenza utile, mentre la massima velocità corrisponde necessariamente alla minima corrente fluida dall'ala è detta STALLO, e se non viene rapidamente modificata con una "diminuzione dell'incidenza, provoca la caduta del velivolo. L'impiego degli ipersostentatc;>ri a fessu­ alette, aumentando la portanza alare, ab­ bassa il limite di velocità critica; occorre pe­ rò notare che un aereo con i flap di questo tipo abbassati, può cons~rvare la portanza incidenza (fig. 27-28) 19 lig. 27 LEZIONE QUARTA VELOCITÀ 80 km/h INCIDENZA 15 GRADI TRAIETTORIA Massima incidenza minima velocità Si deve però tener presente che al disot­ to della velocità critica la portanza diviene insufficiente anche se l'incidenza è la più fa­ vorevole; così pure, mentre è possibile vo­ lare alla massima velocità con una inciden­ za minima, al disopra dell'incidenza critica la portanza viene a cessare quale che sia la velocità, che peraltro è ridotta al minimo dalla resistenza dell'ala. Il limite minimo di velocità di un aereo di­ pende anche dalla densità dell'aria, e quin­ di dalla quota; se la velocità minima di so­ stentazione di un velivolo a livello del mare è di 175 km/h, a 6.000 metri di quota non può essere inferiore a 230 .km/h. Quando un aereo ha raggiunto una quo­ ta alla quale la sua massima velocità corri­ sponde alla velocità minima di sostentazio­ ne, esso ha anche raggiunto il suo limite di quota, perchè tutta la portanza di cui può disporre gli consente appena di sostenersi in volo e quindi non può salire più in alto. Tale quota è detta QUOTA DI TANGEN­ ZA TEORICA, perchè di fatto non viene mai raggiunta. È detta invece QUOTA DI TANGENZA PRATICA quella alla quale l'aereo dispone ancora di una minima- ca­ pacità ascensionale (circa metri O,5 al secondo). lig. 28 Finora abbiamo parlato spesso della ve­ locità, indicandola come uno dei fattori della resistenza e della portanza Ma la velocità non nasce da sola: come tutti sanno, l'aereo è dotato di un sistema motopropulsore costituito da uno o più mo­ tori ad elica o a reazione, il quale gli forni­ sce una trazione, o, più propriamente, una SPINTA, che a sua volta assicura al velivo­ lo la velocità. La spinta, quale che sia il tipo e la siste­ mazione del motopropulsore, è sempre una forza che si esercita nella direzione dell'as­ se longitudinale del velivolo e nel senso del moto; essa pertanto si oppone direttamen­ te alla resistenza incontrata dal velivolo. nel­ l'avanzamento, che ha la stessa direzione e senso contrario (fig. 29). La spinta, determinando la velocità del­ l'aereo, concor-e a fornirgli la portanza e quindi ad assicurarne la SOSTENTAZIO­ NE; nello stesso tempo ne assicura la TRASLAZIONE. Esamineremo a suo tempo i Vari tipi di motopropulsori ed i principi secondo i qua­ li producono la spinta. VELOCITÀ 250 km/h INCIDENZA 3 GRADI /ig. 29 TRAIETTORIA RESISTENZA SPINTA INCIDENZA Massima velocità minima incidenza 20 21 Dai diagrammi possiamo osservare che i coefficienti di Portanza (e quindi la Portan­ A questo punto possiamo riassumere tutte le forze agenti sul velivolo, che abbiamo esa­ minato finora; esse sono: - LA PORTANZA - LA RESISTENZA - LA SPINTA - IL PESO Queste quattro forze sono tutte applicate in un punto del velivolo detto CENTRO DI PRESSIONE; esse formano due coppie, ciascuna delle quali è composta da due forze contrapposte: la portanza e il peso, la spinta e la resistenza. Consideriamo ades­ so alcuni interessanti relazioni intercorrenti fra tali..forze. 1 - Nel volo orizzontale a quota e velo­ cità costanti, la portanza e il peso si equili­ brano, e così pure la spinta e la resistenza. Infatti, se la portanza fosse maggiore del pe­ so, l'aereo salirebbe, se il peso fosse mag­ giore della portanza, scenderebbe; se la spinta fosse maggiore della resistenza, il mo­ to del velivolo non sarebbe più uniforme, ma accelerato; se la resistenza fosse mag­ giore della spinta, la velocità del velivolo si annullerebbe e con ciò cesserèbbe la portanza. 2 -;-Nel volo in salita, il peso si scinde in due componenti, l'una delle quali è con­ trapposta alla portanza come nel volo oriz­ zontale, mentre l'altra si somma alla resisten- Il valore della Portanza e della Resistenza za. In questa condizione di volo, rispetto a quella del volo orizzontale, la portanza ne­ cessaria è minore perchè deve equilibrare solo una componente del peso, mentre la spinta occorrente è maggiore, perché deve equilibrare, oltre che la resistenza, anche l'al­ tra componente del peso che si somma a quest'ultima. 3 - Nell'opposta condizione del volo in discesa, il peso si scinde pure in due com­ ponenti, l'una contrapposta alla portanza come nel caso precedente, l'altra che si somma alla spinta. Anche in questo caso, rispetto al volo orizzontale, la portanza ne­ cessaria è minore, dovendo equilibrare so­ lo·una componente del peso; inoltre, anche la spinta occorrente è minore, perchè ad es­ sa si somma l'altra componénte del peso. za P = Cp _1_ p V'S) assumono valori 2 muni Velivoli, quando scendono a motore spento. Pertanto, un aereo al quale' venga a mancare il motore, precipita per mancan­ za di velovità e quindi di portanza, ma as­ sume una traiettoria inclinata nella quale la velocità è assicurata dalla spinta fornita dalla componente del peso. p CP = _!_p V'S che si generano su un'ala vengono calcola­ te sperimentalmente, ponendo un modello mente al quale avviene la brusca diminuzio­ ne del Cp viene detta incidenza di stallo. crescenti con l'aumentare dell'incidenza fi­ Mil.E!4t.flfeJfMd Dai diagrammi del Cp è Cr osserviamo che ad. alti valori di Cp comprendono an­ che alti valori di Cr e viceversa che per bas­ si valori di Cr, il Cp tende ad annullarsi. Pèr ottenere il miglior rendimento di un'a­ so per ogni kg di Resistenza incontrata. Ana­ logamente si può dire che un velivolo con la bisogna quindi ricercare un compromes­ so phe permetta di ottenere buoni valori di Portanza con esigui valori di Resistenza. E = 50 necessita di 1 kg di spinta ogni 50 kg di peso. Il valore dell'efficienza massima può es­ sere inoltre utile per determinare, nel volo planato, quale può essere la massima di­ stanza percorribile (D) mantenendo una cer­ Eseguendo per vari valori dell'incidenza il rapporto tra il Cp e il Cr, rilevandoli dai. ta incidenza ed avendo una determinata quota (H). Infatti si ha che due diagrammi precedenti, si ottiene il dia­ gramma dell'efficienza Esiste una condizione· particolare di volo, nella quale la componente del peso sosti­ tuisce, completamente la spinta fornita dal motopropulsore; è quella del VOLO LI­ BRATO o PLANATO, che è proprio degli ALIANTI, e che si verifica anche con i co­ no ad un valore massimo (Cp Max) oltre al quale decadono bruscamente. Il valore dell'incidenza corrispondente­ E = .f_ ,,:, R . Cp Cr H x E= D cioè, se ad esempio un aereo inizia la di­ di un'ala in funzione de:ll'incidenza. Da tale diagramma si può così rilevare quale sia il scesa da una quota di 1000 m con una effi­ valore di incidenza (e quindi di Portanza e a Resistenza} per la quale si ottiene la massi­ ma Efficienza e cioè il migliore rendimento aerodinamico. · Ali di notevole allungamento (minore re­ sistenza indotta} e profili accurati possono raggiungere efficienze mas,sime di 35 : 50 .. Cioè possono sostenere 35 : 50 di kg di pe­ .. cienza pari a 50, percorre una distanza pari 1000 X 50 = 50.000 m = 50 km In genere si possono raggiungere efficienze da 25 a 50 per gli alianti da 5 a 10 per aerei, da caccia e da 10 a 20 per quelli commerciali. ·-------­ 2 in galleria aerodinamica e rilevando i valori di P e R con degli strumenti di misura delle forze (dinamometri). Il rapporto tra la Portanza misurata e il pro­ Analogamente si ottiene il coefficiente di re­ sistenza (Cr) CR = dotto della pressione dinamica (_l_ p V') ·2 R 2.pV'S 2 a ~ui viene assoggetiato il modello dell'ala e la superficie di questa, fornisce un nume­ ro adimensionale, detto coefficie~te di por­ tanza (Cp) cioè; 22 fig. 91/a $1.l(g,, fig.SO Dando diversi valori di incidenza al model­ lo si ottengono I diagrammi in figura (fig. 30, 31, 31/a, 32). 23 LEZIONE QUINTA LE Ora che conosciamo i principi teorici del volo, è venuto il momento di prendere in · esame l'aeroplano, per renderci finalmente conto di come sia fatto e come funzioni in tutte le sue parti, e di come faccia pratica­ mente a volare. Esamineremo quindi dettagliatamente tut­ te le parti principali dell'aereo, che sono le ·seguenti: - ALA - FUSOLIERA -ORGANI DI GOVERNO .., Dell'ala abbiamo già descritto il PROFI­ LO e le diverse forme che esso può presen­ tare (PIANO, PIANO-CONVESSO, BI­ CONVESSO SIMMETRICO e ASIMME­ TRICO, CONCAVO-CONVESSO), la PROFONDITÀ, L'APERTURA ALARE e la CORDA ALARE, le parti in cui si distingue (SEMIALA DESTRA e SINISTRA, RADI­ CE, ESTREMITÀ, DORSO e VENTRE, BORDO DI ATTACCO o di ENTRATA e BORDO di USCITA) e gli IPERSOSTEN­ TATORl o FLAP. . - GRUPPO MOTOPROPULSORE ORGANI DI ATTERRAGIO O DI AMMARAGGIO -ORGANI DI COMANDO - STRUMENTI DI BORDO Nel trattare dell'ala e della fusoliera, pren­ deremo in esame anche gli organi di gover­ no che ne fanno parte e gli organi di atter­ raggio; nel trattare degli organi di coman­ do, esamineremo anche brevemente le prin­ cipali manovre del velivolo. Abbiamo anche accennato agli ALETTO­ NI, che sono delle superfici mobili situate presso il bordo di uscita, alle due estremità dell'ala. A differenza dei flap, che ruotano entram­ bi verso il basso incurvando il profilo alare e aumentandone favorevolmente l'asimme­ tria e quindi la portanza, gli alettoni si muovono di moto coniugato, vale a di­ re che mentre uno di essi ruota verso il basso, l'altro contemporaneamente ruo­ ta verso lalto e viceversa, sempre, na- flg. 34 Movimento ed effetto degli alettoni 26 turalniente, a comando del pilota. Tale movimento fa si che la semiala cui appartiene l'alettone che ruota ver· so il basso, assuma un profilo concavo nella parte inferiore, come accade per l'azione dei flap, e acquisti una maggio­ re portanza, che ne provaca l'innalza.. mento; mentre la semiala che ha I' alet· tone che ruota verso l'alto assume un profilo concavo nella parte superiore, che risulta sfavornvole alla portanza, la quale diminuisce provocandone l'ab· bassamento (fig. 34). In conclusione, con la manovra degli alettoni il velivolo compie una rotazio· ne intorno al suo asse longitudinale (movimento di rollio), abbassando una semiala e alzando laltra: vedremo fra breve come questa manovra sia neces­ saria per far compiere all'aereo le virate. Torniamo adesso a considerare la forma dell'ala, vista in pianta e vista di fronte. In pianta l'ala può presentare le se· guenti forme (fig. 35): - RETTANGOLARE, con le SEMIA­ LI DIRITTE, oppure RASTREMATE, cioè restringentisi verso le estremità, (o anche, in qualche caso, con le estremità arrotondate). - TRAPEZOIDALE (il lato maggiore del trapezio corrisponde al bordo di attacco). -A DELTA, coiè avente la forma trian­ golare della omonima lettera greca e dispo­ sta con il vertice rivolto in avanti. - A FRECCIA (non si tratta di un ve­ ro e proprio tipo di ala, ma di semiali trape­ zoidali, rettangolari rastremate, montate in modo da formare posteriormente un ango­ lo con la fusoliera inferiore ai 90°. Spesso, nei velivoli più moderni e nei pro­ totipi di avanguadia l'ala presenta una for­ ma composita, con un certo disegno nella parte centrale (ad esempio, a delta) ed un disegno diverso alle estremità (ad esempio, a freccia); sugli aviogetti supersonici più re­ centi sono state anche adottate ali a GEO­ METRIA VARIABILE, cioè con l'angolo di freccia modificabile in volo, per adattarle alle esigenze aerodinamiche delle basse e delle altissime velocità. Di fronte, l'ala può presentare le seguenti ffg.35 RETTANGOLARE CON ESTREMITÀ QUADRE O ARROTONDATE RASTREMATA TRAPEZOIDALE o A DELTA Forme dell'ala In pianta 27 forme (fig. 36). - RETTILINEA -A DIEDRO POSITIVO, cioè con le due semiali formanti un angolo aperto ver­ so l'alto. - A DIEDRO NEGATIVO, cioè con le due semiali inclinate verso il basso (que­ sta ala, poco comune, diventa rettilinea quando l'aereo è in volo). -A «V• DIRITTA, cioè a forma di «V• aperta verso l'alto nella parte centrale e ret­ tilinea alle estremità. -A •V• ROVESCIA, forma inversa al­ la precedente («V» aperta verso il basso), caratteristica dei famosi aerei «Stukas» te­ deschi per il bombardamento in picchiata. La forma dell'ala influisce notevolmente sulla stabilità e sull'efficienza del velivolo. L'ala a freccia favorisce là stabilità di­ rezionale; cioè la correzione automatica, da parte del velivolo, delle indesiderate ro­ tazioni intorno all'asse verticale. Infatti, quando il velivolo ruota, ad esem­ pio verso la destra, la semiala sinistra viene a trovarsi più avanzata di quella destra; di conseguenza la semiala sinistra espone al­ l'urto frontale dell'aria una superficie mag­ giore di quella destra, che. si trova arretrata e che per di più è posta «in ombra aerodi­ namica» dalla fusoliera. Ciò fa sì che la se­ miala sinistra venga frenata dalla maggiore resistenza che incontra rispetto a quella de­ stra e che il velivolo sia indotto a ruotare in senso inverso ed a ritornare nella posizione primitiva. L'ala a diedro positivo, invece favori.. sce la stabilità laterale, vale a dire l'op­ posizione automatica del velivolo alle inde­ siderate rotazione intorno all'asse longitudi­ nale (movimento di rollio). Infatti, quando l'aereo s'inclina, ad esempio a destra, l'an­ golo di incidenza reale della semiala destra, a causa della combinazione del movimento di tJ:aslazione cnn quello di inclinazione della semiala stessa verso il basso, viene ad es­ sere maggiore dell'angolo di incidenza del­ la semiala sinistra, la quale è soggetta all'ef­ fetto opposto perchè s'inclina verso l'alto. Di conseguenza la semiala destra acquista maggior portanza della semiala sinistra, e ciò provoca il raddrizzamento del velivolo. 28 ~~==Q=g.=36 RETilUNEA A DIEDRO posmvo A DIEDRO NEGATIVO Le ali rastremate e quelle con le estremi­ tà arrotondate, infine, risultano più efficienti di quelle diritte, perchè sono meno sogget­ te ai vortici di estremità, che provocano la resistenza indotta. Passando a trattare della struttura dell'a­ la, osserviamo anzitutto che è ormai stata definitivamente abbandonata la formula del BIPLANO, che ai primi tempi dell'aviazio­ ne aveva brillantemente risolto Il problema di ottenere ali leggere e nello stesso tempo robuste e Indeformabili, nonché di limitata apertura e di grande superficie; oggi gli ae­ roplani sono tutti MONOPLANI, dato che il biplano, contro i suddetti vantaggi, pre­ sentava l'inconveniente di una grande resi­ stenza, incompatibile con le odierne velocità. Un tempo le ali consistevano in un'arma­ tura di legno, costituita da due o più travi a sezione quadrata o rettangolare detti LONGHERONI, disposti nel senso della lunghezza, ed uniti da elementi trasversali pure in legno, detti CENTINE, sagoma!! In ·modo da conferire all'ala il profilo deside­ rato; sulle centine era posto un rivestimen­ to di legno compensato, a sua volta rivesti­ to di tela verniciata. Oggi, che con l'avvento di leghe metalli­ che che uniscono i massimi requisiti di ro­ bustezza e di leggerezza, e con l'adozione di nuove tecniche costruttive, si è passati al­ l'impiego di longheroni tubolari o scatolati, di centine metalliche ottenute per stampag­ gio, di rivestimenti metallici con funzione portante. A cV• DIRITTO A cV• ROVESCIO flg. 37 Struttura Interna dell'ala Anche le materie plastiche trovano un im­ piego sempre più largo in aviazione, ed esi­ stono persino alianti costruiti completamen­ te In plastica, ala compresa. Solo per i pic­ coli aerei da turismo, come pure per gli alianti più comuni, si fa ancora ricorso alla . tradizionale costruzione in legno (fig. 37). Per quanto concerne la posizione in cui è collocata rispetto alla fusoliera, osservia­ mo che l'ala può essere (fig. 38): - ALTA, se è situata al disopra della mezzeria della fusoliera (quando il posto di pilotaggio del velivolo è scoperto e lala è collocata sopra di esso, si dice ALA ALTA A PARASOLE). - BASSA, se è collocata al disotto del­ la mezzeria della fusoliera. - CENTRALE, se è posta a metà della lunghezza della fusoliera. -AVANZATA, se è posta oltre la me­ tà della fusoliera, verso la prua. - ARRETAATA, se è posta oltre la me­ tà della fusoliera, verso la coda. L'ala, inoltre, può essere montata sull'ae­ reo a SBALZO, cioè senza alcun sostegno esterno, oppure con MONTANTI, che la collegano alla fusoliera; questa soluzione, poco aerodinamica' viene oggi adottata quasi esclusivamente per i piccoli aerei da turismo. Infine l'ala può essere SVERGOLATA, cioè tale che il suo angolo di calettamento non presenti un valore costante per tutta l'a­ pertura alare, ma vada decrescendo verso le estremità in modo che queste abbiano sempre un angolo di Incidenza Inferiore a quello della pàrte centrale dell'ala stessa. Questa soluzione si adotta per evitare che le estremità alari, in certe condizioni di vo­ lo, possano entrare in stallo prima della re­ stante parte dell'ala. Non possiamo concludere questa lezione sulle caratteristiche dell'ala, senza conside­ rare gli sforzi che essa deve sopportare. In effetti, l'ala è pressoché l'unica parte del velivolo In cui si sviluppa la portanza neces­ saria per sollevare l'aereo ed il suo carico, e pertanto essa deve sopportarne tutto il pe­ so; (anche l'impennaggio orizzontale di co­ da, contribuisce alla portanza, e persino la Forme del lala vista di fronte 29 fusoliera, ma in ffiisura irrilevante agli effet­ ti della sostentazione). Per conseguenza, l'ala, durante il volo, è soggetta ad un «momento flettente»; vale a dire che le due semiali tendono a flettersi verso l'alto e si ·spezzerebbero alle radici se lo sforzo cui l'ala è soggetta non fosse debi- · tamente previsto ed essa non fosse messa in grado di sopportarlo mediante un oppor­ tuno irrobustimento (realizzato oggi median­ te strutture interne, ed un tempo con mon­ tanti e tiranti esterni), e anche facendo in modo che il peso del velivolo non sia collo-· calo solo nella fusoliera, ma pure nell'ala stessa; infatti, in un velivolo che abbia, ad esempio, i motori, sistemati nell'ala, il mo­ mento flettente è minore che in un velivolo· di ugual peso che li abbia collocati sulla fusoliera. fig. 38 Lo sforzo cui è soggetta l'ala in ragione del peso del velivolo, viene calcolato in ter­ mini di CARICO ALARE, cioè del peso che l'ala deve sopportare per ogni metro qua­ drato della sua superficie; per i velivoli leg­ geri di un tempo, i carichi alari erano di p_o­ chi chilogrammi: oggi, con l'aumentato ton­ nellaggio dei velivoli e la contemporanea ri­ duzione delle dimensioni delle ali, imposta dalle alte velocità, si arriva persino a carichi alari di alcuni quintali. Oltre che al momento flettente che deri­ va dal carico che deve sepportare, l'ala è soggetta ad un «momento torcente», che tende a svergolarla; esso deriva dalla resi­ stenza che l'ala incontra durante il volo e vie­ ne contrastato mediante l'opportuno dimen­ sionamento delle strutture interne dell'ala stessa. Posizione dell'ala ALA ALTA --e-=---- --­ ALA MEDIA ALA BASSA 30 LEZIONE SESTA PARTI DEL VELIVOLO: E GLI IMPENNAGGI I testi di' aerotecnica dei primi tempi del­ La fusoliera può essere INTERA o TRON­ l'aviazione dicevano che la fusoliera (allora CA. Nel primo caso forma un corpo unico con gli impennaggi di coda; nel secondo, chiamata •carlinga•) è quella parte del veli­ rispetto a questi ultimi, forma un corpo a sé volo destinata ad unire insieme tutte le al­ e gli impennaggi sono uniti alla fusoliera o tre, e incidentalmente, a contenere il pilota. Questa definizione - piuttosto spregiati­ all'ala per mezzo di uno o più TRAVI DI CODA, che sono tralicci metallici, rivestiti va, ma non del tutto inesatta, visto che Or­ ville Wright, durante lo storico primo volo di solito da una carenatura aerodinamica. Una soluzione di questo genere caratteriz­ dell'aeroplano nel 1903, non se ne stava af­ fatto seduto nella carlinga, ma era sempli­ zava l'aereo da trasporto Fairchild C.119, che aveva una fusoliera tronca posta sotto cemente sdraiato sull'ala - voleva signifi­ l'ala e fiancheggiata da due travi di coda che care che la fusoliera, di per sé stessa, non recava alcun contributo al volo dell'aereo. uniscono l'ala agli impennaggi. Le figure Ciò è vero ancora oggi, ma ci sembra giu­ 39-40-41 mostrano varie forme di fusoliere. sto non sottovalutare il fatto che la fusolie­ Nei piccoli velivoli, la fusoliera, può esse­ ra, oltre ad ospitare i piloti, i passeggeri _ed re APERTA o CHIUSA, cioè con il posto il carico, il cui trasporto costituisce lo scopo di pilotaggio scoperto o meno, oppure sco·­ perto ma riparato da un TETTUCCIO tra-· del volo, è anche la «centrale» che contie­ ne tutti i comandi e gli strumenti destinati sparente amovibile; tali velivoli possono es­ a_l governo dell'aereo e alla navigazione. sere inoltre MONOPOSTI o BIPOSTI, con Strutturalmente, la fusoliera, come l'ala, ·i posti affiancati o IN TANDEM, cioè uno è costituita da elementi trasverSali che le dietro l'altro. Nei biposti, i posti di pilotag­ conferiscono la forma, collegati da ordina­ gio pos_sono essere uno solo o entrambi, e si hanno così aerei a comando uriico o A te disposte nel senso della lunghezza, il tut­ to ricoperto da un rivestimento esterno che DOPPIO COMANDO. può essere di legno compensato, metallo o anche materia plastica. Circa la forma, un tempo le fusoliere ave­ vano una sezione rettangolare, quadrata o trapezoidale, oppure circolare, ovoidale o ellittica che si andava restringendo verso le estremità di prua e di coda. Oggi le fusolie­ re come dice la parola tendono prevalente­ mente ad assumere una forma il più possi­ bile «affusolata», cioè presentano quasi sem­ pre una sezione arrotondata ed un profilo assottigliato alle estremità, e sono raccordate armonicamente alle altre parti del velivolo, in modo che questo risponda ai migliori re­ quisiti aerodinamici. flg. 39 - P.D. 808 31 lig. 40 - P.166 I velivoli più grandi, possono presentare internamente le sistemazioni più diverse. I posti di pilotaggio sono sempre due affian­ çatl, e possono essere ·collocati in un locale separato da quello dei passeggeri; in que­ st'ultimo caso, si ha una distinta CA'3INA •.••.,,. Ali' estremità posteriore della fusoliera (che è detta POPPA o CODA, mentre quella an­ teriore è detta PRUA o MUSO), oppure al­ l'estremità posteriore dei travi di coda, so­ no posti i'IMPENNAGGIO VERTICALE e i'IMPENNAGGIO ORIZZONTALE del ve­ livolo; entrambi sono composti da una par­ te fissa, che ha lo scopo di assicurare la sta­ bilità dell'aereo, e di una parte mobile, che ha lo scopo di consentirne le manovre (fig. 42). L'impennaggio orizzontale è costituito da un plano fisso e da un piano mobile dispo­ sti, come dice il termine, in posizione oriz­ zontale, trasversalmente alla coda del veli­ volo. Il piano fisso prende il nome di STA­ BILIZZATORE: alla parte posteriore di es­ so è incernierato, In modo che possa ruo­ tare verso l'alto e verso il basso, il piano mo­ bile, chiamato EQUILIBRATORE o TIMO­ NE DI PROFONDITÀ o DI QUOTA. Entrambi questi piani hanno una struttu­ ra analoga a quella dell'ala, ed un profilo solitamente plano o leggermente biconves­ so; lo stabilizzatore ha generalmente una for­ ma trapezoidale o triangolare, l'equilibrato­ re una forma rettangolare. Intaluni aerei, Io stabilizzatore e l'equili­ bratore formano un corpo unico, interamen­ te mobile a comando del pilota; in altri, lo stabilizzatore ha un calettamento variabile entro certi limiti e l'equilibratore è comple­ tamente mobile. La funzione dello STABILIZZATORE è 32 lig. 41 - AMX DI PILOTAGGIO. I posti per i passeggeri possono essere disposti su un solo piano o anche, in alcuni grandi velivoli di linea, su due plani; in tal caso si ha un aereo A DUE PONTI. quella di consentire al velivolo di corregge­ re automaticamente le indesiderate rotazioni intorno all'asse trasversale (movimenti ,di beccheggio, tendenza a picchiare o a cabra­ re). Tale funzione si esplica nel modo seguente. Quando lo stabilizzatore viene calettato parallelamente all'asse longitudinale dell'ae­ reo, a causa del suo profilo piano o bicon­ vesso, durante li volo livellato non sviluppa alcuna portanza (coda cosidetta neutra). Se il velivolo tende a cabrare, alzando il muso e abbassando la coda, lo stabilizzato­ re viene ad avere un'incidenza positiva e di­ venta portante, per cui la coda si solleva, costringendo il muso ad abbassarsi e l'ae­ reo ritorna in posizione orizzontale, Se invece l'aereo tende a picchiare, ab­ bassando il muso ed alzando la coda, lo sta­ bilizzatore viene ad avere una incidenza ne­ gativa e sviluppa una «deportanza», cioè una portanza diretta verso il basso; questa fa abbassare la coda e alzare il muso del ve­ livolo, riportandolo alla posizione orizzontale. Naturalmente, alle suddette azioni parte­ cipa anche l'equilibratore quando è in posi­ zione f!eutra e forma un piano unico con lo stabilizzatore. Lo stabilizzatore funziona in modo analo­ go quando è calettato con una incidenza ne­ gativa ·(coda deportante) o positiva (coda portante); soltanto che nel primo caso esso conferisce al velivolo un'intrinseca tenden­ za a cqbrare (aereo «pesante di coda») e ne( secondo caso una intrinseca tendenza a pic­ chiare {aereo «pesante di muso). La funzione dell'EQUILIBRATORE, è in­ vece quella di provocare a volontà del pilo­ ta i movimenti dell'aereo intorno all'asse tra­ sversale del velivolo, per compiere le ma­ novre di picchiata e cabrata. Quando l'equilibratore viene fatto ruota­ re verso il basso, il piano orizzontale di co­ da, composto da esso e dallo stabilizzatore, assume un profilo curvo (convesso nella parte superiore, concavo in quella inferio­ re) e perciò diventa portante, costringendo la coda del velivolo ad alzarsi ed il muso ad abbassarsi, per cui l'aereo si dispone in picchiata . Quando invece l'equilibratore viene fatto ruotare verso l'alto, il piano orizzontale di coda assume un profilo curvo alla rovescia (concavo superiormente, convesso inferior­ mente); perciò sviluppa una portanza ne­ gativa, una ctdeportanza» che fa abbassare la coda e alzare il muso del velivolo, dispo­ nendolo in cabrata. L'impennaggio verticale è costituito da un piano fisso e da un piano mobile disposti verticalmente sulla coda o sul trave di co­ da .. Il piano fisso è chiamato DERIVA, ed ha struttura, profilo e forma analoghi a quelli dello stabilizzatore. Il piano mobile è incer­ niato alla parte posteriore della deriva; es­ so ha generalmente una forma rettangola­ re ed è chiamato TIMONE DI DIREZIONE o semplicemente TIMONE. La funzione della DERIVA è quella di cor­ reggere automaticamente le indesiderate ro­ tazioni del velivolo intorno all'asse vertica­ le, cioè la tendenza a girare a destra o a si­ nistra. Difatti , se il velivolo ruota, ad esem­ pio, verso destra, spostando, di conseguen­ za, la coda verso sinistra, il lato sinistro del­ lo stabilizzatore viene investito dal vento re­ lativo, che costringe la coda del velivolo a ruotare in senso inverso ed a ritornare nel­ la posizione primitiva. L'inverso accade se il velivolo ruota verso sinistra. La deriva, con effetto analogo, provvede inoltre ad assicu­ rare là stabilità trasversale dell'aereo, oppo­ nendosi ai movimenti di rollio intorno all'as­ se longitudinale. lig. 42 DERIVA TIMONE EQUILIBRATORE STABILIZZATORE IMPENNAGGI DI CODA La funzione del TIMONE DI DIREZIONE è invece quella di consentire, a volontà del pilota, le rotazioni dell'aereo intorno all'as­ se verticale, che sono necessarie, come ve­ dremo, insieme a quelle intorno all'asse lon­ gitudinale, per compiere in volo le mano­ vre di virata, oltreché, da sole, per mano­ vrare l'aereo da terra. Quando il timone viene fatto ruotare, ad esempio, verso destra, esso viene investito dalla corrente d'aria relativa surlato destro, e la spinta che riceve costringe la coda del­ l'aereo a ruotare verso sinistra ed il muso a ruotare verso destra. È da notare che, sia la manovra dell'equi­ libratore, sia quella del timone di direzione, hanno per effetto di far ruotare il velivolo nello stesso senso in cui vengono fatte ruo­ tare le superfici mobili in questione. Normalmente, l'impennaggio orizzontale è unico, sebbene un tempo siano anche stati costruiti velivoli con due e persino tre im­ pennaggi orizzontali sovrapposti, per au­ mentarne l'efficacia. L'impennaggio vertica­ le, sui velivoli più grandi, può essere inve­ ce ancora oggi doppio o triplo; lo scopo di tale soluzione, che viene adottata nei pluri­ motori, oltre che quello di aumentare l'effi­ cacia dei timoni di direzione in Volo, è quello di aumentarla alle basse velocità di atterrag­ gio e nelle manovre a terra, facendo in mo­ do che i timoni, per la loro posizione, ven­ gano a trovarsi immersi nel flusso delle cor­ renti d'aria provocate dalle eliche dei mo­ tori 33 L'impennaggio ori12ontale può essere col­ locato alla base di quello verticale. (basso), a metà di questo ed in croce con esso (me­ dio), ed in tal caso è diviso in due parti col­ locate a destra e a sinistra dell'impennaggio verticale, oppure può essere collocato so­ pra quest'ultimo (alto). Sia l'equilibratore che il timone, di regola sono dotati di piccole alette orientabili incer­ nierate sul loro bordo di uscita, che sono dette ALETIE CORRETIRICI o TRIM; es­ se, in alcuni velivoli sono regolabili a terra prima del decollo, in altri sono regolabili in volo. I TRIM vengono fatti ruotare nello stesso senso del timone e dell'equilibratore e lascia­ ti nella posizione desiderata per correggere volo (fig. 44). Esiste poi un mezzo per fari sì che la cor­ rente d'aria relativa «aiuti» la rotazione del timone e dell'equilibratore; esso consiste nel lig. 45 prolungare tali superfici oltre la linea di cer­ niera; in tal modo, quando il timone o l'e­ quilibratore ruotano in un senso, parte del­ la loro superficie che si trova oltre la linea di cerniera, chiamata BECCO DI COM­ PENSAZIONE, ruota nel senso opposto e la spinta dell'aria su questa parte «compen­ sa• parzialmente quella esercitata dall'aria stessa sull'altra parte del limone o dell'equi­ libratore, diminuendo lo sforzo richiesto dal­ la manovra (fig. 45). LINEA DI CERNIERA BECCO BECCO lig. 44 stabllménte, senza agire sui comandi, la ten­ . denza del velivolo a cabrare o a picchiare (ad esempio per lo spostamento della posi­ zione del centro di gravità, dovuto al cari­ co) o a ruotare a destra o a sinistra (ad Gli aerei' terrestri sono dotati di un orga­ no di atterraggio il cui tipo più semplice è costituito da due ruote gommate, impernia­ te alle due estremità di un asse orizzontale esempio, per l'arresto di un motore, nei bi­ motori), come pure per alleggerire lo sfor­ zo del pilota sui comandi. Alcuni tipi di velivoli hanno l'equilibrato­ re e il timone di direzione dotati di altre alette mobili denominate FLETINER, che ruota­ no in senso inverso a quello delle superfici su cui sono incerniate. La funzione di tali alette, è quella di co­ stringere il timone di direzione e l'equilibra­ tore ad assumere e mantenere senza l'inter­ vento del pilota, una certa angolazione, per gli stessi scopi per cui vengono usati i trim. Il flettner del timone infatti, ruotando ad esempio verso destra, viene investito dalla corrente d'aria relativa e costringe il timone a piegare a sinistra ed a mantenersi in tale posizione. Un effetto analogo è prodotto dal flettner sull'equilibratore. Anche i flettner. TRIM O FLETTNER POSIZIONE DEI TRIM O DEI FLETTNER SULL'EQUILIBRATORE c ___1e=­ TRIM A PICCHIARE c_____.r~, come i trim, possono essere, a seconda del tipo dell'aereo, regolabili a terra oppure in FLETTNER A PICCHIARE Movimento dei trim o dei flettner Non c'è molto da dire circa gli organi di atterraggio e di ammaraggio che, come tutti sanno, sono quelli destinati a permettere il contatto del velivolo con una superficie so­ lida o liquida, prima e dopo del volo; a se­ 34 collegato alla fusoliera da un traliccio di tu­ bi: il tutto prende il nome di CARRELLO BiqCLO, è collocato sotto la fusoliera po­ co più avanti del centro di gravità del veli­ volo, ed è completato da una piccola ruota sopportata da una forcella, posta sotto la poppa dell'aereo, che prende il nome di RUOTINO DI CODA. Tale tipo di carrello, chiamato CARRELLO FISSO perché non può scomparire all'interno del velivolo du­ rante il volo, si trova solo sui piccoli velivo­ li, e spesso ha le ruote coperte da una cap­ pottatura aerodinamica, per diminuirne la resistenza all'aria. In talune aerei il carrello in questione anziché essere costituito da un unico traliccio, è formato da due armature distinte, una per ciascuna ruota, dette GAMBE DI FORZA e collocate sotto le ali anziché sotto la fusoliera (fig. 46 a-b). li carrello biciclo, nei velivoli più moderni e veloci, è RETRATIILE, vale a dire che conda che siano destinati a posarsi sulla ter­ ra, sull'acqua o su entrambe, i velivoli pren­ è composto da due armature separate chia­ dono il nome di AEREI TERRESTRI, IDROVOLANTI e VELIVOLI ANFIBI. possono essere retratte o ripiegate in appo­ siti alloggiamenti ricavati nella fuc;oliera o mate SEMICARRELLI, che durante il volo nelle ali (fig. 46 c). Ma il tipo di carrello più progredito è il CARRELLO TRICICLO, così chiamato per­ ché composto da un normale carrello bici­ clo retrattile, collocato però posteriormen­ te al centro di gravità dell'aereo, e da un RUOTINO ANTERIORE, anch'esso retrat­ tile, posto sotto la prua del velivolo, e ge­ neralmente sterzabile (fig. 47). Il carrello triciclo presenta rimarchevoli vantaggi su quello biciclo esso rende quasi impossibile al velivolo di cappottare (rove­ sciarsi in avanti) durante il decollo e l'atter­ raggio, e diminuisce anche, durante tali ma­ novre, il pericolo di imbardate (sbandamen­ te laterali) essendo dotato di spiccata stabi­ lità direzionale. Gli aerei di grande tonnellaggio hanno cia­ scun semicarrello dotato di più ruote, ed an­ che il ruotino anteriore è multiplo, allo sco­ po di ridurre il peso gravante su ciascuna ruota e di distribuire meglio il peso dell'ae­ reo sullla pista; così pure esistono velivoli dotati di carrelli cingolanti. Una particolare categoria di velivoli terre­ stri è quella degli aerei dei paesi nordici, de­ stinati a posarsi sempre su terreni nevosi, che sono muniti di carrelli fissi recanti due sci al posto delle ruote. I carrelli sono sempre muniti di freni alle ruote, per ridurre la corsa dell'.aereo dopo 35 \ . Fig. 46 I carrelli bicicli di tre storici aeroplani italiani: l'atterraggio; i freni sono generalmente do­ tati di dispositivi differenziatori, che fanno sì che nelle curve risulti più frenata la ruota interna; esistono inoltre dispositivi per evi­ tare lo slittamento delle ruote in caso di fre­ nata troppo brusca al momento deU:impat­ to. I carrelli sono altresì provvisti di arnmor- -· ~l Carrello a traliccio del FIAT BR..3 Fig. 41 · Il carrello triciclo di un moderno velivolo da turismo tizzatori per addolcire l'impatto col terreno• al momento dell'atterraggio e rendere più morbida e sicura la corsa di rullaggio; per le ruote, allo scopo di evitare il pericolo di scoppio, vengono adottati pneumatici ad al­ ta resistenza e bassa pressione. pedire che le estremità alari si immergano nell'acqua in caso di rollio. Gli idrovolanti sono dotati di ORGANI di AMMARAGGIO, che sostituiscono il carrel­ fusoliera stagna che ne assicura il galleggia­ lo degli aerei terrestri e si distinguono in due mento il flottaggio e posano sull'acqua con categorie; IDROVOLANTI A SCAFO CEN­ TRALE e IDROVOLANTI A GALLEG­ GIANTI. la fusoliera stessa; nella parte inferiore di questa è ricavato un gradino detto REDAM, che ne favorisce il distacco dall'acqua nella b) Carrello fisso a gambe di forza del FIAT CR.42 e) Carrello retrattile del FIAT G.50 36 fase di decollo. Sottp le ali dell'aereo sono posti due piccoli galleggianti destinati ad im­ Gli idrovolanti a galleggianti hanno un ve­ ro e proprio carrello fisso munito di due grandi galleggianti fusiformi al posto delle ruote, chiamati comunemente SCARPONI. Gli idrovolanti a ·scafo centrale hanno la Fig. 48 Idrovolante a scafo centrale 37 LEZIONE SETTIMA fig. 49 - Idrovolante a galleggianti I velivoli ANFIBI dovendo posarsi indif­ ferentemente sia sulla terra che sull'acqua sono costruiti come gli idrovolanti a scafo Anfibio Grumman HU-16 38 centrale e per di più sono muniti di un car­ rello a ruote. Come abbiamo accennato nella quarta le­ zione, il GRUPPO MOTOPROPULSO­ RE è quell'organo che fornisce all'aereo la SPINTA o TRAZIONE, che a sua volta gli fornisce la VELOCITÀ; in definitiva, è quindi il gruppo motopropulsore che assi­ cura la TRASLAZIONE del velivolo, e che nello stesso tempo contribuisce alla sua SO­ STENTAZIONE attraverso il fattore velocità. Il nome dell'organo in questione è dovu­ to al fatto che in esso, di qualunque genere sia, si possono sempre distinguere due parti: una, costituita da un MOTORE, destinato a produrre e ad erogare la potenza neces­ saria per la spinta, l'altra, costituita da un PROPULSORE, che assorbe tale potenza e la trasforma in spinta (è indifferente par­ lare di spinta o di trazione: ciò che conta è che si tratta di una forza sempre diretta in senso opposto alla resistenza). Gli organi motopropulsori di un aereo possono essere uno o più di uno, ed il veli­ volo, a secondo del loro numero, prende il nome di MONOMOTORE, BIMOTORE, TRIMOTORE, QUADRIMOTORE, PLURI­ MOTORE. I motopropulsori possono essere colloca­ ti nella fusoliera, sopra di essa o ai lati di essa in apposite GONDOLE, oppure nelle ali o sotto o sopra di queste; oppure lateralmente o superiormente alla coda, come negli ae­ rei civili ((Caravelle)) e ~(Tridentn; inoltre pos­ sono essere disposti singolarmente o a coppie. I principali tipi di motopropulsori sono i seguenti: - MOTORE ALTERNATIVO AD ELICA - TURBOREATTORE - TURBOELICA Esistono poi altri tipi di motopropulsori, che non trovano praticamente impiego su­ gli aeroplani e sono lo STATOREATTORE e il PULSOREATTORE; infine vi sono i MOTORI A RAZZO, che sono impiegati sol­ tanto sui missili e su alcuni aerei sperimentali. Esaminiamo un po' in dettaglio tutti que­ sti tipi di motopropulsori, iniziando dal mo­ tore alternativo ad elica. Il motore ad elica, come tutti sanno, è sta­ to il primo ad essere impiegato sugli aerei e non è stato ancora spodestato dai motori a reazione, almeno nel campo dei velivoli di piccole e medie prestazioni come tonnel­ laggio e come velocità. In questo tipo di motopropulsore, il mo­ tore vero e proprio è un motore alternativo a scoppio, alimentato a benzina, concettual­ mente identico a quello dell'automobile. Ri­ teniamo superfluo descriverne il funziona­ mento, ma è necessario notare alcune ca­ ratteristiche peculiari e alcune differenze che esso presenta rispetto al motore a scoppio classico. Nel motore alternativo da aeroplano, si cerca di ottenere ad un tempo la massima potenza, il minimo ingombro e la massima leggerezza adottando materiali leggeri e re­ sistenti e ricorrendo ad elevati rapporti di compressione e ad alti regimi di rotazione. Si tratta sempre di motori a quattro tempi, alimentati a benzina; generalmente a mez­ zo di un carburatore; ma esistono anche motori ad iniziane diretta, realizzata median­ te speciali pompe ed iniettori. 39 ...! motori in questione possono essere raf­ freddati ad aria o ad acqua, ed avere i cilin­ dri disposti a stella o a doppia stella, cioè intorno all'albero motore, oppure in linea come nelle automobili e posti in posizione diritta (cilindri rivolti in alto) o invertita (ci­ lindri rivolti in basso), oppure disposti a V o W, cioè su due o quattro file, angolate ri­ spetio al carter. Il numero dei cilindri è sem­ pre elevato (può giungere fino a 18 e an­ che oltre), ed il circuito di accensione, per ragioni di sicurezza, spesso è doppio, con doppia candela in ciascun cilindro. La benzina impiegata è dotata di partico­ lari qualità antidetonanti ·espresse in nume­ ro di ottani; si usano anche taluni carbura­ tori «chimici», per lo più derivanti dal boro t e diversi dalla benzina sintetica, molto più 1 potenti dei carburanti derivati dal petrolio. : Alcuni motori sono muniti di COMPRES- I SORE, per migliorarne il rendimento alle al- 1, te quote, in aria rarefatta, o per sovralimen­ tarli e aumentarne il rendimento alle basse quote. li compressore è costituito da una ventola che per forza centrifuga comprime fortemente l'aria o la miscela aria-benzina, a seconda che sia collocato prima o dopo del carburatore; il compressore può essere azionato dallo stesso motore, oppure da una turbina fatta girare dai gas di scarico: in que­ sto caso prende !I nome di TURBOCOM­ PRESSORE. Una caratteristica peculiare dei motori d'aeroplano è quella di essere sprovvisti del cambio; la potenza erogata dal motore vie­ ne regolata dal comando del gas, che pren­ de il nome di MANETTA. La funzione del cambio, come vedremo, è svolta in un cer­ to senso dal passo variabile dell'elica; que­ sta può essere montata direttamente sull'al­ bero motore o collegata ad esso tramite un riduttore di giri. L'avviamento del motore può avvenire a mano, (nei piccoli velivoli) facendo girare manualmente l'elica, oppure può essere elettrico, ad aria compressa o a cartuccia. la potenza di un motore a scoppio si esprime in cavalli vapore (CV), la cui unità corrisponde a 75 chilogrammetri al secondo, cioè all'energia occorrente per sollevare un peso di 75 kg all'altez­ fig. 50 - Alcuni tipi di motori alternativi za di un metro nel tempo di 1 secondo. d'aeroplano 40 La corrispondente unità di misura ingle­ se HP ~leggermente diversa perchè ha il valore di 76 chilogrammetri al secondo. Nei motori d'aeroplano si raggiungo­ . no potenze unitarie fino a 3.000 CV e oltre, con un numero di giri anche su­ periore ai 3.000 al minuto, che però non sempre possono essere trasmessi direttamente all'elica, in quanto questa, per le sue caratteristiche, non può fun­ zionare ad un regime troppo elevato; di qui la necessità del riduttore. Il consu­ mo si aggira sui 200 grammi per CVI ora; il rendimento è dell'ordine di 1 CV per 700-800 grammi di peso del motore. Circa Il rendimento in forza di trazio­ ne, si può calcorare in via approssima­ tiva che Il motore a scoppio fornisca da 1 a 2 kg di spinta per ogni cavallo di potenza. Il motore a scoppio presenta una fonda­ mentale limitazione; quella di necessitare dell'aria come comburente per l'alimentazio­ ne; di conseguenza, il suo rendimento di­ minuisce col diminuire della pressione atmo­ sferica; la potenza sviluppata da un motore alternativo d aeroplano al livello del mare risulta dimezzata (proprio come la pressio­ ne atmosferica) alla quota di 5.500 metri. Con l'uso del compressore, il rendimento del motore può essere mantenuto costante fino ad una certa quota (variabile a secon­ da delle caratteristiche del motore) detta QUOTA DI RISTABILIMENTO, oltre la quale la potenza inizia a diminuire col dimi­ nuire della pressione atmésferica, come in un motore normale. Un tipo di motore intermedio tra quello alterriativo e quello a reazione di cui parle­ remo fra poco, ·è il motore COMPOUND (composito) nel quale i gas di scarico, anzi­ ché azionare un turbo-compressore, fanno funzionare una turbina che contribuisce a far gir~re lo stesso albero motore, ottenendo un aumento di potenza del 20% rispetto ad un motore comune. · fig. 51 ~ Vari tipi di eliche ELICA BIPALA. ElfCA TRIPALA o:'.J. MODERNA ELICA. PER TURBOELICA ·.·.····· 41 ,,.,. /ig. 53 L'elica è l'organo che assorbe la po­ tenza erogata dal motore e la trasforma in forza propulsiva, cioè in spinta; il mo­ vimento di rotazione del motore e del· lelica viene così convertito nel movi mento di traslazione del velivolo. L'elica è costituita da due o più PALE. I motori alternativi hanno eliche BIPALE, TRIPALE e QUADRIPALE, ma esistono turboeliche persino con. otto pale; il nume­ ro e le dimensioni delle pale dipendono dal· la potenza del motore da assorbire. Teori­ camente sarebbe sufficiente anche una so­ la pala (un velivolo con elica monopala e un contrappeso al posto dell'altra è stato co­ struito dalla Germania durante l'ultima guer­ ra), ma per ragioni di equilibrio le pale so­ no sempre almeno due (fig. 51) L'elica è detta DESTRORSA o SINI­ STRORSA a seconda che, vista dal posto di pilotaggio, giri verso destra o verso sini­ stra. A seconda di come è disposto il moto­ re, l'elica può essere rivolta verso la direzio­ ne del moto del velivolo o verso la direzio­ ne opposta: nel primo caso di dice TRAT­ TATIVA, nel secondo caso PROPULSNA; ma in entrambi i casi l'elica funziona sem­ pre nello stesso modo, che ora descriveremo. 00 Stuutt"m e fmmzio"""'"'"to dell'elfoa La pala dell'elica ha la forma di una se­ zione di spira elicoidale, vale a dire la for­ ma di una sezione della spira di una vite (fig. 52). Una vite vera e propria, per ogni giro che compie avvi~andosi in una madrevite solida, avanza di un certo tratto chiamato PASSO, la cui lunghezza dipende dall'incli­ nazione del filetto della vite; l'elica, ad ogni giro, avanza nell'aria di un tratto meno lun­ go del suo passo: tale tratto si chiama AVANZO, e la differenza tra passo e avan­ zo è detto REGRESSO (fig. 53). La prima concezione dell'elica è dovuta al genio di Leonardo, il quale immaginava che essa potesse funzionare al pari di una vite avvitantesi nell'aria come in una madre­ vite fluida. 42 Ma la spiegazione scientifica del funziona­ mento dell'elica è un'altra, ed è analoga a quella del funzionamento dell'ala. Infatti la pala dell'elicil si può considerare una piccola ala dal profilo biconvesso, a sezione varia­ bile, che investe l'aria a forte velocità for­ mando un certo angolo di incidenza con la traietioria elicoidale che percorre, la quale dipende dalla combinazione fra il moto di rotazione e quello di traslazione cui l'elica è soggetta; essa pertanto sviluppa una «por­ tanza• diretta nel senso del moto del veli­ volo, ed è questa forza che assicura la spin­ ta all'aereo, allo stesso modo come la por­ tanza sviluppata dall'ala ne assicura la sostentazione. Pertat1to è necessario che ogni sezione della pala funzioni con l'angolo di inciden­ za più favorevole, in relazione all'inclinazio­ ne della sua traiettoria e alla sua velocità; per questo motivo la pala è SVERGOLA­ TA, in modo che in tutte le condizioni di funzionamento gli angoli di incidenza delle flg. 52. Sei:lone dr una pala d'elica - MOVIMENTO DELL'ELICA AVANZO I. I !PASSO GEOMETmCO ' varie sezioni presentino valori progressiva­ mente decrescenti dal mozzo alle estremità. In effetti, però, se consideriamo la pala dell'elica suddivisa in infinite sezioni trasver­ sali, dal mozz~ all'estremità, possiamo ren­ derci conto che, durante un giro, ciascuna di tali sezioni percorre una traiettoria elicoi­ dale diversa. Le traiettorie percorse dalle se­ zioni più vicine al mozzo sono brevi e mol­ to inclinate sul piano di rotazione, quelle percorse dalle sezioni vicino all'estremità, so­ no lunghe e poco inclinate; ma tutte que­ ste traiettorie vengono percorse nello stes­ so tempo, e quindi a velocità diverse, mag­ giori per quelle più lunghe, minori per quelle più brevi. Lo svergolamento fa sì che l'incidenza di ciascuna delle sezioni della pala dell'elica ri­ sulti la più favorevole, ma soltanto per una determinata velocità di rotazione e di trasla­ zione, al variare della quale varia il rendi­ mento dell'elica, discostandosi da quello ottimo. Infatti, nel volo veloce le traiettorie per­ corse dalle varie sezioni delle pale dell'eli­ ca, risultano molto inclinate sul piano di ro­ tazione e richiedono per conseguenza un forte angolo di incidenza delle pale; al con­ trario, nel volo lento, tali traiettorie risulta­ no meno inclinate e richiedono quindi un minore angolo di incidenza. Se in quest'ul­ tima condizione di volo l'incidenza rimane REGRESSO .1 quella del volo veloce, essa risulta eccessi­ va e, oltre a poter causare una caduta di portanza delle pale, fa sì che le pale stesse incontrino una forte resistenza, determinan­ do una diminuzione della velocità dell'ae­ reo ed un frenamento del motore, il cui nu­ mero di giri subisce una riduzione, con ul­ teriore diminuzione della velocità. Per evitare gli inconvenienti del genere, il primo dei quali nelle condizioni critiche del decollo, può essere molto pericoloso, e per consentire al motore dell'aereo di funzionare nel modo migliore in ogni condizione di vo­ lo, si costruiscono eliche dette a PASSO VARIABILE, sebbene tale espressione sia inesatta perchè si 'fratta di una variazione dell'angolo di caletiamento delle pale e non del passo (fig. 54) Un tempo si costruivano eliche a passo variabile nelle quali il calettamento delle pale poteva solo essere variato a terra prima del decollo, in relazione alle previste condizio­ ni di volo; ad esse sono succedute le eliche a passo variabile in volo, ma solo con due posiziopi di calettamento: massimo per il vo­ lo veloce, minimo per il volo lento. Nelle eli­ che attuali a passo variabile in volo, il calet­ tamento può essere variato con continuità per adattarlo nel modo migliore alle diver­ se condizioni di volo, mantenendo costan­ te il numero dei giri. Si comprenderà quindi perché abbiamo detto che nel motore d'aeroplano il passo variabile dell'elica assolve in un certo senso la stessa funzione del cambio di marcia ·del­ 43 le automobili; infatti, come quest'ultimo, il il migliore sfrutta­ mento della potenza del motore a tutte le velocità di volo. Il passo variabile in volo è inoltre utile per adattare l'elica al volo in zone di diversa den­ sità atrnosferica, infatti, in zone di aria rare­ fatta, un forte calettamento delle pale del, passo variabile consente l'elica consente a questa di entrare in con­ tatto con una maggiore quantità d'aria, di fare maggior «presa», e quindi di fornire un miglior rendimento. di rullaggio degli aerei dopo l'atterraggio. Nei monomotori, l'elica determina una «coppia di reazione», che tende a far ruo­ tare il velivolo nel senso opposto al suo sen­ so di rotazione; inoltre determina una «cop­ pia giroscopica• che tende a far cabrare il velivolo nelle virate a sinistra e a farlo pic­ chiare nelle virate a destra, quando l'elica è destrorsa, mentre produce gli effetti op­ posti quando l'elica è sinistrorsa. Gli effetti della coppia di reazione e della coppia giroscopica vengono attenuati me­ Le eliche a passo variabile sono realizzate a mezzo di dispositivi elettrici o idraulici, che fanno ruotare le pale dell'elica sul loro asse longitudinale, fino a raggiungere l'angolo di calettamento desiderato. Tali dispositivi con­ sentono anche di .mettere l'elica IN BAN­ DIERA, cioè di taglio rispetto alla direzione del moto del velivolo, affinché essa offra la diante accorgimenti adottati in sede di co­ struzione del velivolo e di sistemazione del minima resistenza all'avanzamento, in caso pure nei plurimotori, nei quali le eliche dei motori destri e di quelli sinistri girano in sen­ so contrario le une dalle altre. Terminiamo questa lezione notando che la spinta prodotta dall'elica, oltreché poter di arresto del motore. Inoltre consentono anche di disporre le pale con un piccolo an­ golo di incidenza negativo, in modo che es­ !5€ non forniscano trazione ma funzionino come le pale di un mulino (ELICA MULI­ NELLO), fatte girare dal vento relativo ed esercitanti un'azione di frenamento del ve­ livolo a causa-della loro resistenza. Infine esistono eliche a passo variabile RE­ VERSIBILI, cioè tali da poter assumere un forte angolo di incidenza negativo e quindi in grado di sviluppare una portanza negati­ va tanto più intensa quanto più rapido è il motore, nonché con l'impiego dei flettner, non solo sull'equilibratore e sul timone ma anche sugli alettoni. Allo stesso scopo so­ no stati anche costruiti motori con eliche coassiali controrotanti, le cui coppie si neu­ tralizzano reciprocamente, come avviene essere spiega~ con la generazione di una portanza orizzontale, agente nella direzione del moto, può essere attribuita ad un effet­ to di reazione consistente nel fatto ché"la massa d'aria lanciata a tergo del velivolo dal­ la rotazione dell'elica, determina una rea­ loro regime di rotazione; l'azione frenante zione che spinge avanti l'aereo; tale effetto è analogo a quello che abbiamo descritto a proposito dell'ala , che si può immaginare spinta in alto dalla reazione provocata dalla «attiva» esercitata da tali eliche a causa del­ corrente d'aria relativa che viene proiettata la loro deportanza viene sfruttata per limi­ tare (fino a dimezzarne la lunghezza) la corsa verso il basso a causa della forma e dell'in­ cidenza del profilo alare. LEZIONE OTTAVA L'avvento dei motori a reazione detti co­ munemente •getti•, è stato determinato dal fatto che vi sono dei limiti insuperabili all'au­ mento della velocità degli aerei mediante l'impiego dei motopropulsori ad elica. L'elica infatti, come abbiamo già accen­ nato, non può funzionare al disopra di un certo regime di rotazione e di traslazione del velivolo; ciò non soltanto per la resistenza che essa incontra (che aumenta, come sap­ piamo, con il quadrato della velocità) e per il cimento cui sono sottoposte le pale e le forti forze centrifughe che si sviluppano alle estremità delle stesse, ma anche e soprat­ tutto perchè l'elica raggiunge facilmente ve­ locità dell'ordine di quella del suono, alle quali il suo rendimento e il suo funziona­ mento non sono più normali. Già con velocità di traslazione del velivo­ lo intorno al,,500 km/h e con velocità di ro­ tazione inferiori ai 2.500 giri al minuto, le pale di un'elica di grande diametro posso­ no raggiungere alle estremità velocità di 1.300-1.400 km/h, cioè superiori a quella del suono; in queste condizioni la resisten­ za non aumenta più gradatamente, ma as­ sume valori elevatissimi, determinati dai fe­ nomeni di compressione delle molecole del- l'aria che sono propri delle velocità ultraso­ niche, e che risultano proibitivi per l'impie­ go dell'elica. Per ovviare a tali limitazioni si è quindi ri­ corsi ai motori a reazione che offrono il van­ taggio di non avere organi esterni in movimento. Abbiamo già visto come il principio della reazione possa spiegare il funzionamento dell'elica; questa Infatti, accelera e proietta all'indietro una grande massa d'aria, e tale azione determina una reazione che impri­ me una spinta in avanti al velicolo; ebbe­ ne, il motore a reazione funziona in base al medesimo principio, sfruttandolo però In un modo più razionale e con un rendimento in­ coparabilmente maggiore. Concettualmente un motore a reazione d'aeroplano, è una macchina che capta an­ teriormente una grande massa· d'aria, la · comprime, la mescola con un combustibi­ le, brucia tale miscela facendone aumenta­ re il volume con la combustione, e infine la eietta posteriormente all'esterno imprimen­ dole una fortissima accelerazione; da ciò de­ riva una forza di reazione che Imprime al ve­ livolo una potente spinta In avanti. Jlg. 54 VABIAZIONE DEL PASSO lNVNA MODERNA ELICA A PASSO VARIABILE 44 Il tipo più comune di motore a reazione, quello che si trova montato sui moderni aviogetti militari e civili è il TURBOREAT­ TORE. Tale motore si compone delle se­ guenti parti (fig. 55): - una o due PRESE D'ARIA anteriori, destinate a captare I'aria ambiente; - un COMPRESSORE, che può essere CENTRIFUGO oppure ASSIALE. Il primo è costituito da una ventola formata da pa­ lette calettate su un mozzo, che ruotando ad altissima velocità comprime l'aria capta­ ta, per forza centrifuga. Il secondo è forrnatb da diversi ordini di palette disposti attorno ad un albero e costituenti altrettanti STAD! successivi di compressione; - un certo numero di CAMERE DI COMBUSTIONE, di forrna cilindrica, dispo­ ste per lungo intorno all'asse del reattore e provviste ciascuna di una candelina elettri­ 45 PRESA D'ARIA CAMERE DI COMBUSTIONE COMPRESSORE UGELLO DI EIEZIONE ALBERO DI TRASMISSIONE ' fig. 55 - Schema del turboreattore. ca a incandescenza. L'aria proveniente dal compressore viene immessa in tali camere dove viene mescolata ad un combustibile li­ quido immessovi da appositi iniettori; que­ sto combustibile, solitamente, è costituito da un derivato del petrolio chiamato KEROSE­ NE. Nelle camere di combustione, la misce­ la viene incendiata dalle candeline e brucia aumentando di volume, raggiungendo una altissima temperatura e_ sviluppando una fortissima pressione; - una TURBINA, costituita anch'essa da una ventola a palette, che viene fatta girare a forte velocità dalla massa gassosa che esce dalle camere di combustione. La turbina è calettata sullo stesso albero del compresso­ re, per cui, girando, assicura il funzionamen­ to di questo ultimo; - un orifizio detto UGELLO DI EIEZIO­ NE attraverso il quale la massa gassosa vie­ ne proiettata all'esterno del reattore; tale ugello, per la sua particolare forma, ha la funzione di convertire la fortissima pressio­ ne della massa gassosa in una elevatissima velocità. Come_nel motopropulsore ad elica, an­ che nel turboreattore si può distinguere il MOTORE, costituito dalle parti che vanno dalla presa d'aria alle camere di combustio­ ne comprese, e il PROPULSORE vero e proprio, che è costituito dall'ugello di eiezione. 46 L'avviamento del reattore avviene me­ diante un motore elettrico che fa girare il compressore, contemporaneamente all'ac­ censione delle candeline in due o tre camere di combustione; la combustione si propaga poi spontaneamente alle altre camere. Nel turboreattore, la massa d'aria cap­ tata è dellordine di 50 kg per ogni kg di kerosene che deve entrare in combu· stione; però solo circa una quarto di quest'aria viene impiegata per il funzlo· namento del motore, mentre il rimanen­ te è utilizzato per il suo raffreddamen· to. Il rapporto di compressione dell'a· ria raggiunge il valore di 12 a 1. Il com· pressore e la turbina girano ad una ve­ locità che può raggiungere i 20.000 gi· ri al minuto; la turbina è sottoposta ad una temperatura dell'ordine di 800 gra· di centigradi; il consumo di Kerosene va da 500 a 1.000 grammi per ogni chilo· grammo di spinta. Il peso del motore è inferiore ai 500 grammi per ogni kg di spinta fornita. Il rendimento del turboreattore può esse­ re notevolmente aumentato mediante l'im­ piego di un dispositivo chiamato POST­ BRUCIATORE, che sfrutta la grande quan­ tità di aria impiegata per il raffreddamento del motore, la quale giunge al condotto di eiezione senza avere partecipato alla com­ bustione; il post-bruciatore è costituito da una serie di spruzzatori disposti intorno a tale condotto, con lo scopo di iniettare Kerose­ ne nellraria non combusta: la miscela che ne deriva viene incendiata dal gas provenien­ te dalle camere di combustione e quindi è eiettata all'esterno insieme a quest'ultima. L'aumento del getto gassoso così ottenuto frutta un incremento di spinta superiore al 30%; tuttavia, l'impiego del post-bruciatore non può essere protratto per lunghi perio­ di, perchè aumenta grandemente il consu­ mo di Kerosene, giungendo quasi a raddoppiarlo. L'entità della spinta fornita da un tur· boreattore è data dal prodotto della massa gassosa eiettata per la velocità di eiezione; nella relativa formula (S = m x V), la quantità di massa gassosa (m) è espressa in kilogrammi·massa del si· sterna M.K.S., la velocità (V) è espressa in metri al secondo, e la spinta in kg· peso. Così, un reattore che eietti una massa gassosa di 1O kg massa al secon· do, alla velocità di 500 metri al secon· do, fornisce una spinta di 5.000 kg. Si deve tener presente, però che il moto­ re a reazione sviluppa potenza solo quan­ do l'aereo è in movimento, e che la poten­ za da esso erogata aumenta in proporzione della velocità, essendo espressa precisamen­ te dal prodotto della spinta per la velocità, mentre il motore alternativo è in grado di sviluppare una elevata potenza anche a bas­ sa velocità. Di conseguenza, il motore alternativo for­ nisce un buon rendimento alle basse e me­ die velocità, perchè come abbiamo visto quando la velocità dell'aereo si avvicina a quella del suono, l'elica funziona in regime supersonico che ne compromette il rendi­ mento; mentre il motore a reazione è poco efficiente alle basse velocità, ma a partire da­ gli 800-900 km orari il suo rendimento di­ viene ottimo e la potenza da esso sviluppa­ ta aumenta con l'aumentare della velocità, fino alla velocità massima dell'aereo. La potenza sviluppata da un turboreat· tore può essere calcolata moltiplicando · la spinta per la velocità di volo in metri al secondo; il risultato è espresso in chi· logrammi e si converte in cavalli vapo· re dividendolo per 75. Altri vantaggi del reattore rispetto al mo­ tore alternativo sono la leggerezza in rappor­ to alla spinta fornita, il limitato ingombro frontale, la semplicità costruttiva e di fun­ zionamento, l'assenza di vibrazioni e della coppia dell'elica. Alcuni tipi di motori a reazione sono do­ tati di DEVIATORI DI GETTO, che hanno la funzione di invertire il senso della spinta che forniscono, esercitando - come le eli­ che a passo reversibile, ma con molta mag­ giore efficacia - un'azione frenante sui ve­ livoli all'atterraggio. La spinta fornita da una turboreattore di­ pende come abbiamo visto dal prodotto del­ la massa del gas, eiettato per la velocità di eiezione, ed il rendimento di tale motore è massimo quando la velocità di volo si avvi­ cina alla velocità del getto; si può quindi ri­ durre la velocità del getto aumentando nel contempo la massa del gas eiettato, per ri­ durre la differenza tra velocità di volo e ve­ locità di eiezione. Ciò si ottiene mediante ventilatori detti TURBOFAN, azionati da una turbina appo­ sita, che forniscono un supplemento d'aria che viene ad aggiungersi alla massa dei gas eiettati. Un altro sistema per ottenere tale scopo è costituito da un compressor~ a bas­ sa pressione anteposto a quello principale e azionato da-una turbina separata, che for­ nisce una grande quantità d'aria, parte del­ la quale viene avviata al compressore prin­ cipale e di qui alle camere di combustione, mentre un'altra parte viene immessa diret­ tamente nel condotto di eiezione; i motori di questo tipo sono detti BY-PASS. iì®Jt<O:llR Allo scopo di ottenere ad un tempo i van­ taggi offerti dal turboreattore alle alte velo­ cità e quelli che presenta il motore alterna­ tivo ad elica alle velocità inferiori, sono sta- ti realizzati i motori a TURBOELICA, che sono dotati di due distinte turbine, una del­ le quali aziona un compressore a bassa pres­ sione ed anche un'elica, attraverso un ridut­ 47 fig. 57 Dg. 56. Schema di turboelica IMMISSIONE COMBUSTIBILE Schema dello statoreattore PRESA D'ARIA CON DIFFUSORE CAMERA DI COMBUSTIONE TURBINA RIDUTTORE tore dei giri. Oltre al rendimento fornito dal· l'elica, il motore in questione beneficia del· la spinta fornita dai gas eiettati (fig. 56). Il motore a turboelica offre considerevoli vantaggi di peso e di consumo, non soltan· to nei confronti del turboreattore, ma anche rispetto al motore alternativo. Il consumo è COMPRESSORE BASSA PRESSIONE talvolta inferiore a 200 grammi di combu­ stibile per cavallo I ora ed il peso non supe­ ra normalmente i 250 grammi per cavallo. Molto vantaggioso è in particolare il consu· mo per chilometro, grazie all'alta velocità del turboelica. ~~~~~~BI SJ!A1!0.Rml(llJ;01111&\!J fS''''P~·~-u,sm - :z W~~ 1 Il tipo ideale di motore a reazione è, teo­ ricamente, lo STATOREATTORE. Si trat­ ta di un motore nel quale l'aria viene cap­ tata e compressa grazie unicamente alla ve­ locità dell'aereo,. e quindi passa direttamente alle camere di combustione dove viene me­ scolata al combustibile; la massa gassosa in combustione viene poi espulsa dall'eiettore (fig. 57) Lo statoreattore, quindi, risulta di una estrema semplicità e privo di organi di mo­ vimento. D'altro canto, però, esso può sol­ tanto iniziare a funzionare quando l'aereo ha raggiunto una elevata velocità, che è del­ l'ordine di circa 2.000 km orari, altrimenti la pressione dell'aria captata risulta insufficiente .. Ne consegue che occorre un altro moto­ re per portare l'aereo alla velocità di funzio­ namento dello statoreattore; quest'ultimo perciò è stato accoppiato a un motore a raz­ zo in velivoli: sperimentali e nei missili, di· mostrandosi di impiego conveniente alle ai· 48 !Issime velocità. Un tipo particolare di statoreattore è il PULSOREATTORE, dotato di valvole che si chiudono dopo che è stata capata una cer­ ta quantità d'aria, e di altre che si aprono per consentire leiezione della massa gassosa formata con l'aria e con il combustibile ed incendiata; dopo di che le valvole di immis­ sione si riaprono e quelle di emissione si ri­ chiudono per iniziare un nuovo ciclo; le val­ vole funzionano automaticamente, grazie agli effetti di pressione e depressione che si determinano nel motore. I motori di questo tipo sono stati impie­ gati per la prima volta dalla Germania du­ rante la seconda guerra mondiale sulla bom­ ba volante •V-1> e successivamente sono stati sperimentati come piccoli propulsori montati sulle pale degli elicotteri. Si tratta però di un motore di scarso rendimento e di elevato consumo, oltreché rumoroso, che per tali inconvenienti è stato ormai abbandonato. I motori a razzo sono anch'essi basati sui pr'Ìncipio della reazione, ma presentano fon­ damentali differenze rispetto ai reattori che abbiamo esaminato finora. La differenza principale consiste nel fatto che il turboreattore, la turboelica e lo stato­ temo sia il combustibile che il comburente, sono perciò detti ENDOREATTORI e pos­ reattore impiegano come comburente l'aria; no in comune solo con gli statoreattori. per tale motivo sono detti ESOREATTORI o AEROREATTORI ed il loro funzionamen­ to diviene impossibile in assenza di aria. I I motori a razzo costituiscono il tipo di pro­ pulsione più antico che l'uomo abbia inven­ tato: la loro invenzione è attribuita ai Cine­ si, come quella della polvere da sparo, che motori a razzo invece, portano nel lòro in­ sono funzionare anche al di fuori dell'atmosfera. I motori a razzo, poi, sono privi di organi in movimento, caratteristica questa che han­ flg. 58 Razzo a propellente solido 49 POMPA DEL COMBURENTE CARICO TRASPORTATO UGELLO DI EIEZIONE POMPA DEL COMBUSTIBILE fig. 59 · Razzo a liquidi si fa risalire al Medio Evo. Difatti il tipo più elementare di motore a razzo si può consi­ derare il razzo pirotecnico o incendiario, co­ stituito semplicemente da un tubo chiuso anteriormente e ripieno di polvere pirica che, una volta incendiata, si trasforma in un grande volume di gas ad alta pressione e ad alta temperatura, che viene violentemente eiettato dalla parte posteriore del tubo, de­ terminando per reazione la propulsione del tubo stesso nella direzione opposta a quel­ la del getto. Il fenomeno è del tutto identico a quello del «rinculo• che fa spostare all'indietro un'arma da fuoco, ogni volta che dalla boc­ ca parte un colpo. Per comprendere tale fenomeno imma­ giniamo di avere un tubo chiuso ad entram­ be le estremità, nel quale regni una forte pressione; se improvvisamente viene aper­ ta una delle estremità, la pressione interna, per un attimo, rimane applicata solo all'e­ stremità rimasta chiusa ed imprime al tubo una spinta da quella parte: l'effetto natural­ mente dura soltanto flnchè la pressione esi­ stente nel tubo non si è sfogata attraverso l'estremità aperta. È questo un altro modo di spiegare il fe; nomeno della reazione; all'azione di espul­ sione del gas In combustione In una certa direzione fà riscontro una reazione consi­ stente nella spinta che riceve il contenitore del gas nella direzione contrarla. Nei moto- 50 ria razzo, la propulsione viene assicurata fa­ cendo in modo che l'eiezione del gas non avvenga di colpo come nell'esempio che ab­ biamo fatto, ma in modo graduale e conti­ nuativo; ciò si ottiene mediante un congruo quantitativo di combustibile e comburente ed un ugello di eiezione di forma adatta. I motori a razzo sono di due tipi: A PRO· PELLENTE SOLIDO e A PROPELLEN­ TE LIQUIDO. I razzi a propellente solido constano sem­ plicemente di una camera di combustione chiusa anteriormente e terminante posterior­ mente nell'ugello di eiezione. II combustibi­ le e il comburente, solidi entrambi, sotto for­ ma di polvere, paste o sostanze colloidali, sono mescolati insieme e contenuti intera­ mente nella camera di combustione ove ven.gono incendiati. II funzioname~to è di durata limitatissima, raramente superiore ai 60 secondi (fig. 58). I razzi a propellenti liquidi sono dotati di due serbatoi separati, contenenti l'uno il combustibile (Kerosene, alcool o altri pro­ dotti chimici infiammabili), l'altro il combu­ rente (ossigeno liquido, acido nitrico o altri prodotti ossidanti, cioè in grado di svilup­ pare ossigeno). I due elementi vengono in­ trodotti sotto pressione nella camera di com­ bustione, dove si mescolano lnstantanea­ mente e vengono incendiati; a differenza dei razzi a propellenti solidi, nei quali la com­ bustione non può essere in alcun modo con­ !rollata, in quelli a propellenti liquidi essa può essere regolata e anche interrotta (fig. 59). . I razzi a propellente solido non vengono impiegati come propulsori nei veicoli aerei, ma sono per lo più impiegati per il lancio di cariche esplosive, e costituiscono i veri e propri razzi bellici, di portata e potenza li­ mitate. Vengono inoltre impiegati per ricer­ che meteorologiche e sono stati anche spe~ rimentati per il trasporto della posta. Un par­ ticolare impiego aeronautico è quello di razzi ausiliari per fornire ai velivoli una spinta sup­ plementare al momento del decollo. I razzi a propellente liquido, grazie alla maggiore potenza e autonomia che posso­ no raggiungere, costituiscono la categoria dei missili balistici a lunga e lunghissima git­ tata con cariche convenzionali o nucleari. Inoltre, come tutti sanno, rappreser.tano i propulsori ideali per porre in orbita le cap­ sule spaziali ed i satelliti artificiali (fig. 60). • Questi razzi possono fornire spinte enormi, superiori al 500.000 kg, velo· cltà di oltre 40.000 km orari, gittate di oltre 400.000 km, ottenute grazie al· l'impiego di più stadi, cioè più propul· sori che si accendono uno dopo l'altro. Circa gli impieghi aeronautici, infine, no­ tiamo che i razzi a propellente liquido ven­ gono impiegati per equipaggiare velivoli sperimentali pilotati, destinati a compiere ri­ cerche sul volo alle alte quote e alle altissi­ me velocità; famoso fra questi, l'aereo ame­ ricano «X 15» che nelle sue varie versioni ha superato la velocità di 6.000 km orari e la quota di 107.000 metri. fig. A Razzo vettore .«Saturno• a tre stadi 51 - LEZIONE NONA Ora che abbiamo terminato l'esame •esterno• delle parti del velivolo, è giunto il momento di dare uno sguardo all'interno della cabina di pilotaggio. Inizieremo quin­ di con l'esame degli ORGANI DI COMAN­ DO, che sono quelli che presiedono, avo­ lontà del pilota, al funzionamento degli or­ gani di governo che già conosciamo (gli alet­ toni, il timone di quota e quello di direzio­ ne). nonché del motore. Ci limiteremo a de­ scrivere la struttura di tali organi, la loro azio­ ne sugli organi di governo ed i conseguenti movimenti del velivolo, poiché sono già stati descritti i fenomeni aerodinamici che pro­ vocano tali movimenti. comanda sia il timone di quota, sia gli alet­ toni: esso è la BARRA DI COMANDO (fig. 61-a). detta anche •CLOCHE»; tale ultimo La barra è imperniata verticalmente sul pavimento della cabina di pilotaggio e può essere inclinata in avanti (verso il muso del velivolo) e all'indietro (verso il petto del pi­ lota) per comandare il timone di quota o equilibratore. Quando la barra viene incli­ nome deriva dal fatto che sugli aerei di un nata in avanti l'equilibratore si inclina verso tempo il punto in cui i cavi di collegamento con il timone di quota e gli alettoni faceva­ no capo alla barra era protetto da una cu­ il basso e l'aereo ruotando sull'asse trasver­ sale abbassa il muso e alza la coda, cioè •PICCHIA•; quando la barra viene inclina­ ta all'indietro, l'equilibratore s'inclina verso l'alto e l'aereo alza il muso e abbassa la co­ da, cioà •CABRA•: di modo che le mano­ B«.u·ira dli co1rnl!1nrnado In tutti gli aerei esiste un unico organo che pola metallica che dava alla barra stessa l'a­ di qui l'equivalente spetto di una campana; francese «cloche». La manovra del timone di direzione è co­ mandata da una PEDALIERA, costituita da due pedali che possono essere alternativa­ mente premuti (flg. 61 B). Spingendo il pe­ dale destro, il timone di direzione ruota ver­ so destra ed il velivolo compie una rotazio­ ne nello stesso senso Intorno all'asse verti­ cale; il contrario avviene spingendo il pedale sinistro: come si vede, anche in questo ca­ so i comandi sono istintivi (fig. C). Il velivolo oltre a ruotara il muso per ef­ fetto del timone, s'inclina dalla stessa parte perchè la rotazione provoca una variazione llg. A nelle forze sostentatrici delle due sem!ali. Se il velivolo ruota atlomo al suo asse vertica­ le, le due semlali percorrono due circonfe­ renze disuguali. Quella esterna è maggiore e quindi la semiala è più veloce. Per que­ sto motivo la forza sostentatrice, che dipen­ vre della barra per provocare la PICCHIA­ TA e la CABRATA, destinate a far seguire kg.350 A all'aereo una traiettoria inclinata, in salita o in discesa, risultano istintive (fig. A). La barra, inoltre, può essere inclinata ver­ so destra e verso sinistra. Quando la si in­ clina verso destra l'alettone destro si alza, quello sinistro si abbassa e l'aereo si Inclina a destra; il contrario awiene quando la barra kg. 250 8 viene inclinata a sinistra (fig. B). Anche que­ ste manovre che servono come vedremo per la VIRATA, risultano istintive perché l'inclinazione che assume il velivolo corri­ sponde al senso dell'inclinazione della barra. Nei velivoli più grandi, la barra è sostitui­ ta da un VOLANTINO, soluzione che si ten­ de ad adottare anche sugli aerei più picco­ li. Il volantino, a differenza della barra non llg. B s'inclina in avanti e all'indietro, ma può es­ sere spinto in avanti e tirato indietro orizzon­ PEDALIERA talmente. Inoltre il volantino non s'inclina ~r------- a destra e a sinistra come la barra, ma ruo­ ta in questi due sensi come un volante; da­ to che l'escursione è molto limitata, il vo­ lantino -Ron è circolare, ma semicircolare 1 I (manca il semicerchio superiore). oppure ha la forma di manubrio: ciò rende possibile im­ pugnare il volantino alle due estremità del semicerchio o del manubrio e consente il fig 61 52 funzionamento della barra di comando e della pedaliera controllo visivo della sua posizione. PRESSIONE __.-;11/'...__ DELL'ARIA '--'71"----' fig. C movimento della coda 53 de dalla velocità, aumenta e l'ala è costret­ fig. D ta ad inclinarsi come se il pilota avesse ma­ novrato gli alettoni. Nasce anche una forza centrifuga che complicherebbe ancor più il fenomeno se il pilota non avesse a sua disposizione i co­ mandi per qualsiasi evenienza (fig. D). kg 500 ..,•..,,•• Il comando principale del motore è uni­ co, sia nei motori alternativi che in quelli a reazione, e consiste come già detto, in una '' ' ~dfiiE~El:tVEir~.r10~: Rs0"'-'0i;;i;p@$qov1a.~~-"'?~'filt'4°%"f' ''JG););4?AO'.l''~'ffiij Ora che conosciamo gli organi di gover­ no, il motore, e gli organi di comando che presiedono al loro funzionamento, vediamo come si fanno funzionare nelle principali qualora l'azione di questi fosse insufficien­ manovre del velivolo, per otlenere le diverse te, il pilota deve integrarla con piccoli mo­ vimenti dei comandi: il movimento della condizioni di volo . barra avanti o indietro per contrastare con l'equilibratore le rotazioni dell'aereo intorno all'asse trasversale ed a destra o a sinistra kg 300 per contrastare con gli alettoni le rotazioni La condizione del VOLO UNIFORME intorno all'asse longitudinalé; la pressione ORIZZONTALE RETIILINEO è quella in. sul pedale destro o su quello sinistro per piccola leva chiamata MANETIA (fig. E). Nei plurimotori, le manette sono affiancate affinché possano ess~re manovrate contem­ poraneamente o separatamente a seconda cui l'aereo vola a velocità e quota costanti, seguendo una traiettoria rettilinea e paral­ lela ad un piano orizzontale di riferimento. In questa condizione, tutte le forze agenti della necessità e si possa ·avere il controllo visivo della loro rispettiva posizione. Nei motori alternativi, la manetta, simil­ mente all'acceleratore delle automobili, re- sull'aereo - portanza, peso, spinta e resi­ stenza - si equilibrano perfettamente (fig. 62). Come abbiamo già visto, l'aereo tende a mantenere automaticamente tale condizio­ ne di volo, grazie allo stabilizzatore che si op­ pone ai movimenti di beccheggio ed alla de­ "TIPO riva che si oppone ai movimenti di rollio e alle deviazioni orizzontali dalla traietloria; contrastare col timone di direzione le rota­ zioni intorno all'asse verticale. L'uso dei TRIM può correggere la tenden­ za permanente dell'aereo a compiere inde­ siderate rotazioni intorno ai Suoi tre assi e serve inoltre ad evitare che il pilota debba esercitare un continuo sforzo sui comandi per mantenere la condizione di volo desiderata. Se durante il volo orizzontale a quota e velocità costanti si vuole aumentare la ve- T(.11llSM<> VOLO ORIZZONTALE RETTILINEO, Comandi al centro Spinta = Resistenza Portanza = Peso SALITA, fig. E - Comando a mano della manetta del gas Manetta in avanti all'indietro gola la valvola a farfalla del carburatore, che a sua volta regola la quantità di miscela da immettere nei cilindri; un comando separato consente di dosare le proporzioni di aria e di benzina, ailo scopo di «arricchire» o «im­ poverire» la miscela, cioè rispettivamente di diminuire o aumentare la proporzione del­ l'aria rispetto alla benzina. Occorre ancora considerare, nel caso dei motori alternativi, il comando del passo va­ riabile dell'elica, dotato di una scala graduata che consente di controllare l'angolo di ca­ lettamento che assumono le pale, grazie ad un congegno elettrico o idraulico che le fa ruotare ~ul proprio asse. Infine, esiste il co­ mando che mette in funzione il compresso­ re, negli aerei dotati di tale dispositivo. Nei motori a reazione, la manetta agisce su di una pompa elet!rica che porta il com­ bustibile agli iniettori, regolando così il regi­ me di funzionamento della turbina. Portanza = Componente peso Spinta = Resistenza + Componente Barra in avanti Portanza = Componente peso Manetta all'indietro Spinta + Componente VIRATA, Barra a destra o a sinistra Portanza = Peso apparente Piede dal lato della virata Spinta = Resistenza 54 55 lig. 62 ne di volo la componente del peso si som­ ma alla spinta (fig. 64-A). Con tali manovre è possibile stabilizzare il velivolo su una traiettoria in salita o in di­ PORTANZA lig. 64 PORTANZA COMPONENTE DEL PESO scesa, a velocità costante e con tutte le for­ ze in equilibrio. RESISTENZA Equilibrio delle forze nel volo oriz­ La virata è la manovra che fa compiere zontale a quota e velocità costanti al velivolo una traiettoria curvilinea che può PESO Equilibrio delle forze nel volo salita essere parallela o inclinata rispetto ad un Iocità del velivolo, occorre Incrementare spinta agendo sulla manetta del motore e nello stesso tempo ridurre l'incidenza agen­ do sulla barra. Nella stessa condizione di volo, perdimi­ nuire la velocità occorre ridurre la spinta agendo sulla manetta del motore e contem­ poraneamente aumentare l'Incidenza agen­ do sulla barra. La variazione contemporanea della spin­ ta e dell'incidenza mediante la manovra del­ la manetta del motore e della barra, permet­ te di aumentare e diminuire la velocità del­ l'aereo mantenendo costante la quota e sen­ Per provocare la salita e la discesa del ve­ livolo si ricorre pure alla manovra combinata della barra e della manetta. Per salire, si tira la barra all'indietro dispo­ nendo il velivolo in cabrata, e contempora­ neamente si aumenta la spinta agendo sul­ la manetta del motore, per compensare la componente del peso che si somma alla re­ sistenza (fig. 64). Inversamente, per scendere, si spinge la barra in avanti disponendo il velivolo in pic­ chiata e si diminuisce la spinta agendo sulla za che si verifichi alcuno squilibrio tra le forze · manetta del motore, se non si vuole aumen­ agenti sul velivolo stesso. tare la velocità, perchè in questa condiziop P, piano orizzontale di riferimento. Nel primo caso si ha una virata a quota costante, nel secondo una virata in cabrata con traietto­ ria diretta verso l'alto o una virata in picchia­ ta con traiettoria diretta verso il basso. Considerando per semplicità la virata a quota costante, osserviamo che durante tale manovra l'aereo è soggetto ad una forza centrifuga originata dal moto circolare, che tende a farlo uscire dalla sua traiettoria; per contrastare tale forza, è necessario inclina­ re l'aereo verso l'interno della virata, allo stesso modo come un motociclista per ese­ guire una curva in velocità deve inclinarsi ..vers.o l'interno per contrastare la forza cen­ trifuga che tende a farlo sbandare all'ester­ clinata, la portanza del velivolo risulta pure Disposizione delle forze nella virata inclinata verso l'interno della virata e si scin­ de in due componenti: una orizzontale, di­ retta verso il centro della virata, che è la for­ za che costringe il velivolo a percorrere una traiettoria curva e che nello stesso tempo esercita un'azione centripeta opponendosi FC p =PORTANZA P, = COMPONENTE VERTICALE DELLA PORTANZA P, ;_ COMPONENTE CENTRIPETA DELLA PORTANZA Q Q, =PESO REALE FC = FORZA CENTRIFUGA alla forza centrifuga; l'altra verticale, che si contrappone al peso del velivolo. Il peso del velivolo, a sua volta, si combi­ PESO Equilibrio delle forze nel volo in discesa hg. 350 A hg. 250 B na geometricamente con la forza centrifu­ ga, dando luogo ad una risultante inclinata verso l'esterno della virata e diametralmen­ te opposta alla portanza, che prende il no­ me di •peso apparente• (fig. 63). Il peso apparente del velivolo, si comporta = PESO APPARENTE Q 56 COMPONENTE DEL PESO no. L'inclinazione deve essere tanto mag­ giore quanto più stretta e veloce è la virata. Eseguendo la virata in tale posizione in­ lig. 63 P, tig. 64/a Q, a tutti gli effetti come un peso reale; vale a dire che per essere bilanciato richiede una l<~:;;::.:J frg. 65 ç:t~·· ~o 57 fig. 66 - Il ripido decollo di un moderno aviogetto F.104 na della virata (cioè, nel caso di virata a de­ stra,. premendo il pedale sinistro). In sintesi, dando piede a favore della virata si corregge i'IMBARDATA INVER­ SA, dovuta alla resistenza dell'ala esterna, e si corregge pure la SCIVOLATA verso l'interno della virata, dovuta alla eccessiva inclinazione del velivolo rispetto alla veloci­ tà; dando piede contrario alla virata, si corregge la DERAPATA verso l'esterno del­ la virata, dovuta alla velocità eccessiva ri­ spetto all'inclinazione del velivolo. lr~lTJil)fE'tllf~féll portanza maggiore di quella necessaria nel sario per un altro motivo che spiegheremo volo orizzontale, che deve essere ottenuta con una maggiore incidenza o una maggiore brevemente. velocità. Inoltre si deve tener presente che il peso apparente diviene tanto maggiore quanto più è stretta e veloce (e quindi quan­ to più è inclinata) la virata: in una virata con . inclinazione di 60° il peso apparente è dop­ · pio di quello reale, e così pure è doppia l'en­ tità della portanza necessaria per bilanciar­ lo. Anche la velocità critica del velivolo nelle virate è più alta che nel volo orizzontale, e nell'esempio fatto è di una volta e mezza. Ma ritorniamo ora alla manovra della virata. Gia sappiamo che per inclinare lateral­ mente il velivolo occorre manovrare gli alet­ toni, mediante il movimento della barra o del volantino a destra o a sinistra; ma si de­ ve aggiungere che è sufficiente inclinare il velivolo a destra o a sinistra per farlo anche virare dalla stessa parte. Si vede quindi che la virata non è provocata come si potrebbe credere dal timone di direzione, ma dagli alettoni. Il timone di direzione serve come tale per correggere le piccole deviazioni la­ terali del velivolo dalla traiettoria, ma potreb­ be far eseguire all'aereo soltanto una virata molto larga, senza inclinazione e a bassa ve­ locità (fig. 65). Tuttavia, se è vero che per far virare l'ae­ roplano bastano gli alettoni, nella virata l'u­ so del timone di direzione si rende neces­ 58 Quando l'aereo vira, ad esempio a destra, la semiala sinistra deve percorrere una traiet­ toria più lunga di quella della semiala de­ stra e quindi deve ruotare a velocità supe­ riore; inoltre, avendo l'alettone abbassato, la semiala sinistra ha una portanza maggio­ re di quella destra. Per tali motivi la semia­ la sinistra incontra una resistenza superiore a quella della semiala destra: ciò provoca una tendenza del velivolo a ruotare con la prua verso sinistra, deviando verso l'ester­ no della traiettoria (IMBARDATA INVER­ SA); per contrastare tale tendenza occorre spingere il pedale destro, procovando la ro­ tazione di timone di direzione dalla stessa parte, in modo da costringere il velivolo a Nel trattare delle manovre fondamentali del velivolo, non possiamo tralasciare il de­ collo e l'atterraggio, che segnano rispettiva­ mente il momento in cui l'aereo inizia e ter­ mina di volare, cioè di comportarsi come una macchina capace di muoversi in uno spazio tridimensionale. leggerire• la coda. Durante il rullaggio, la direzione dell'ae­ reo si controlla con il timone di direzione, mediante la pedaliera e p'er mezzo dei freni delle due ruote principali, quando sono in­ dipendenti. Negli aerei più grandi esiste un volantino che consente di agire nel carrello di prua che è orientabile. Raggiunta la velocità di decollo, che è ca­ ratteristica di ciascun velivolo, l'aereo si stac­ ca spontaneamente da terra oppure viene fatto decollare tirando leggermente la bar­ ra. Da questo momento, il volo deve pro­ cedere diritto e in leggera salita, finchè l'ae­ li decollo avviene generalmente su un'ap­ posita pista, preferibilmente con il vento di fronte e con losservanza di determinate pro­ cedure destinata a garantire la sicurezza del traffico aereo. Per poter decollare, è necessario che il ve­ livolo compia una certa corsa di rullaggio reo non ha raggiunto la velocità necessaria per manovrare con sicurezza. Al1o scopo di incrementare la portanza dell'aereo, durante il decollo si può fare uso dei flap; tenendo però presente che essi au­ mentano la resistenza e quindi rendono più lento l'aumento della velocità. Negli aerei con l'elica a passo variabile, questo, al de­ collo, deve essere tenuto al valore minimo. Circuito di atterraggio Hg. 67/a / - - - - - - - -... (4) il!ll!I--­ / mantenere la sua traiettoria circolare. Con @; la stessa manovra del ped.,Je destro,' sem­ pre nel caso di una virata a destra, si cor­ I escluso \.. regge la tendenza del velivolo a compiere una SCIVOLATA verso l'interno della traiettoria, cioè dalla parte dell'ala abbassa­ ta, tendenza che si verifica quando l'incli­ nazione laterale dell'aereo rispetto alla ve­ locità è eccessiva. Torre di controllo (l.) ....-..-­ L'eccessiva azione del timone verso la par­ te interna della virata provoca però la ten­ denza del velivolo alla DERAPATA, cioè a sbandare verso l'esterno a causa della forza centrifuga; questa tendenza si contrasta fa­ cendo ruotare il timone verso la parte ester­ onde possa acquistare la velocità necessa­ ria per generare la portanza che gli consen­ tirà di staccarsi da terra. A tale scopo, occorre dare progressiva­ mente «tutta manetta» per consentire al mo­ tore di erogare la massima potenza; la bar­ ra deve essere leggermente spinta in avanti per mantenere l'aereo ben aderente alla pi­ sta e, nei velivoli con carrello biciclo, per «al­ I (l) (2) (3) (4) (§) (6) ingresso in circuito tratto sopravvento tratto traverso tratto sottovento tratto base tratto finale 59 lig. 67/b raneamente con le ruote principali e il ruo­ tino di coda; oppure può atterrare •sulle ruote», cioè con la coda sollevata, a veloci­ tà più elevata: questo tipo di atterraggio, meno facile e meno sicuro, è talvolta con­ sigliabile in presenza di forte vento a terra, che potrebbe essere pericoloso a una velo­ cità più bassa. I velivoli con carrello triciclo possono ugualmente atterrare sulle ruote principali e con il muso sollevato, oppure posarsi con­ temporaneamente sulla pista con le ruote e con il ruotino anteriore. In ogni caso, una volta che l'aereo si sia posato sul terreno con il carrello principale ed il ruotino anteriore o posteriore, occorre dirigerne come nel decollo la corsa di rul­ laggio, usando i freni fino a quando abbia smaltito tutta la velocità di atterraggio: do­ po di ciò il velivolo verrà fatto rullare fino al parcheggio e qui verrà spento il motore. Successive variazioni di assetto di un velivolo in atterraggio Atterraggio L'impiego del f!ap in questa fase del volo consente di planare a velocità più bassa a La manovra dell'atterraggio è senz'altro una delle più difficili per il pilota principian­ te: appare quasi naturale che l'aereo, dopo aver dimostrato la propria capacità di librarsi felicemente nel cielo come gli uccelli, sia co­ stretto a ritornare al suolo ed a comportarsi come un veicolo terrestre; e l'allievo pilota ha subito la sensazione che la pista su cui dovrà atterrare sia veramente b"oppo angu­ sta e che sia terribilmente difficile infilarcisi con il suo cavallo alato. parità di pendenza, e anche di effettuare una planata più ripida senza che aumenti la velocità, grazie all'aumento di resistenza dell'aereo. La planata deve terminare a pochi metri da terra con unlì dolce e graduale richiamata del velivolo, mediante la trazione della bar­ ra con conseguente diminuzione della ve­ locità e aumento dell'incidenza, fino a di­ sporre l'aereo in posizione orizzontale, pa­ rallelo alla pista. Comunque, bisogna atterrare, e ci si de­ Successivamente, si deve continuarè a ti­ ve accingere a farlo compiendo una disce­ sa in volo planato, con il motore al minimo, rare la barra leggermente affinchè la veloci­ preceduta da un circuito a quota prestabili­ ta intorno all'aeroporto, che è prescritto dal­ le norme per la disciplina del traffico aereo e che porta il velivolo ad essere allineato con la pista di atterraggio (fig. 67-a). tà si smaltisca progressivamente e l'incidenza aumenti: in tal modo s'impedisce all'aereo di atterrare, fin quando la velocità sia ridot­ ta al minimo. A questo punto una più deci­ sa richiamata consente di raggiungere e su­ perare l'angolo di incidenza di massima por­ tanza ed il limite della velocità critica: l'ae­ La planata deve essere compiuta con un angolo di incidenza tale che consenta una . reo, allora, privo di portanza, si posa sulla velocità di circa un quarto superiore a quella minima di sostentazione; l'angolo di plana­ pista in condizioni di stallo (fig. 67-b). L'atterraggio avviene con il motore al mi­ ta, tenuto conto della distanza orizzontale nimo che non fornisce trazione. Nei velivo­ li con carrello biciclo, l'aereo può atterrare. o:seduto» cioè toccando la pista contempo­ da percorrere, deve essere tale da consen­ tire .all'aereo di posarsi all'inizio della pista. 60 61 portandosi come un passeggero che corres­ , cemente, tanto più la pressione dinamica se sul ponte di una nave: quale che fosse aumenta rispetto a quella statica, provocan­ la velocità della nave o la ·sua direzione, la do una proporzionale dilatazione della cap­ velocità del passeggero rispetto alla nave sula, che per mezzo di un opportuno mec­ canismo fa muovere l'indice di uno strumen­ non cambierebbe. Tornando ora all'indicatore di velocità, to, sul cui quadrante le variazioni di pres­ notiamo che esso è composto di due parti: sione sono tradotte nei corrispondenti va­ una per prelevare l'aria da misurare, l'altra lori di velocità. per misurarla. Come si vede, quindi, l'indicatore di ve­ La prima è costituita da un tubo, detto locità non è altro che un barometro aneroi­ •TUBO DI PITOT>, istallato sull'ala o sulla de, cioè a capsula dilatabile, tarato per in­ prua del velivolo e rivolto verso la direzio­ dicare, anziché la presstOne atmosferica, la ne del moto. il tubo di Pitot è dotato di una velocità corrispondente alla variazione del­ presa laterale che capta l'aria ambiente la pressione dinamica dell'aria. · avente la PRESSIONE STATICA propria L'indicatore di velocità a capsula barome­ della quota di volo dell'aereo, e di una pre­ trica è però inevitabilmente soggetto ad er­ sa anteriore che capta l'aria avente la PRES­ rori dovuti al variare della densità dell'aria, SIONE DINAMICA, dipendente dalla velo­ e conseguentemente della pressione atmo­ cità del velivolo. Entrambi questi campioni sferica, in proporzione inversa della quota. Precisamente, lo strumento è soggetto ad di aria, prelevati con continuità, vengono portati ad una capsula barometrica suscet­ un errore in difetto tanto maggiore quanto tibile di dilatarsi per effetto della pressione più alta è la quota di volo; l'errore è del 2% e che costituisce la seconda parte dello stru­ della velocità indicata per ogni 1000 piedi mento; la pressione dinamica viene appli­ di quota: a 10.000 piedi, se la velocità in­ cata all'interno della capsula, la pressione dicata dallo strumento è di 200 km/h, la ve­ statica all'esterno, nella scatola che la locità reale del!' aereo rispetto ali' aria è di contiene. 240 km/h, È ovvio che quanto più laereo vola velo­ LEZIONE DECIMA Per completare il nostro esame delle va­ rie parti dell'aereo, dopo aver trattato degli organi di comando, parleremo ora degli strumenti di bordo, di cui sono cosl abbon­ dantemente tappezzati il cruscotto e le pa­ reti della cabina di pilotaggio, da far pensa­ re al pilota novellino che non riuscirà mai a controllarli tutti. Invece quella confusione di quadranti, leve e manopole è soltanto ap­ parente, perchè gli strumenti sono razional­ mente raggruppati secondo le loro funzio­ ni, e quando il pilota è diventato esperto può accadergli di desiderare che ce ne sia qualcuno di più piuttosto che qualcuno di meno. Gli strumenti di bordo servono per con­ trollare il governo del velivolo,11 funziona­ mento del motore, e la navigazione. Essi so­ no di tre tipi: a capsula barometrica, giro­ scopici ed elettronici; una categoria a parte è costituita dagli strumenti per il motore. Gli strumenti a capsula barometrica sono tre: INDICATORE DI VELOCITÀ o ANE­ MOMETRO, ALTIMETRO BAROMETRI­ CO e VARIOMETRO. L'indicatore di velocità, come dice il suo nome, ha la funzione di misurare ed indi­ care la velocità dell'aereo rispetto all'aria . ambiente (flg. 68). A questo proposito bisogna notare che la velocità rispetto all'aria corrisponde alla ve­ locità reale rispetto al suolo solo nel caso in cui l'aereo voli in assenza di vento. Infatti, se l'aereo vola con vento in pop­ pa, viene a trovarsi nelle condizioni di un uomo che corra su ùn tappeto scorrevole 62 In avanti: per conoscere la sua velocità rea­ le di spostamento, alla sua velocità rispetto al tappeto, si deve sommare la velocità del tappeto; cosl alla velocità dell'aereo rispet­ to all'aria, si deve sommare la velocità del vento in coda, per conoscere la velocità del­ l'aereo rispetto al suolo (fig. 69). Se Invece l'aereo vola controvento, alla sua velocità rispetto all'aria si deve sottrar­ re la velocità del vento, per conoscere la ve­ locità reale del velivolo rispetto al suolo (fig. 70). Se poi l'aereo vola con vento di fianco, occorre scomporre il vettore della velocità del vento nelle sue wmponenti per deter­ minare il valore di quella che deve essere sommata o sottratta alla velocità dell'aereo rispetto all'aria, per conoscere la velocità lig. 69 V. RISPE'ITO ALL'ARIA reale del velivolo stesso rispetto al suolo. Si deve notare ancora che la velocità del­ l'aereo rispetto all'aria non subisce alcu­ na modificazione a causa del vento: infatti il velivolo •vola nel ventre del vento•, .comJig. 68 100 km/: /f7 ~~~~~~ <'i!L-.---­ .oj)) VELOCITÀ RISPETTO AL.TERRENO V, 100 + 50 = 150 km/h fig. 70 lfD, o ::: !;;: li "'Q > ,,, V ~ V. RISPE'ITO ALL'ARIA. 100 k'"i!f}, qf i VELOCITÀ RISPE'ITQ i iJJl:b v. 100 - AL TERRENO so = 50 km/h 63 fig. 72 AEROPORTO DI LINATE Tuttavia l'anemometro, segnando velocità inferiori a quelle reali, indica sempre esat­ tamente la velocità critica o di stallo, quale che sia la quota, poiché l'errore in difetto dello strumento compensa l'abbassamento del limite della velocità di stallo dipendente dall'aumento della quota. - ALTIMETRO REGOLATO SULLA PRESSIONE ESISTENTE A TERRA = METRI. O - ALTIMETRO REGOLATO SULLA PRESSIONE ESISTENTE NELLA ZONA AL LIVELLO DEL MARE = METRI 107,28 L'anemometro è graduato in chilometri­ ora o in miglia statutarie-ora (1 miglio = metri 621,37), oppure in nodi (1 nodo ~ 1 miglio nautico all'ora; 1 miglio nautico = metri 1.852). m 107,28 A!L'lfili'i!fETRO /8A!P10MJETRICO L'altimetro è un vero e proprio barome­ tro aneroide, cioè costituito da una sottile capsula di metallo, capace di dilatarsi e di restringersi sotto l'azione della pressione at­ mosferica. a differenza di quanto avviene per l'anemometro, nell'altimetro viene im­ messa solo l'aria avente la PRESSIONE STATICA della quota di volo e solo all'e­ sterno della capsula: quanto più è elevata la pressione, tanto più la capsula si restrin­ ge, mentre quando la pressione diminuisce si dilata e tende a riprendere le sue dimen­ sioni originarie. Le compressioni e le dila­ tazioni della capsula fanno mu0vere un in­ dice che scorre su un quadrante graduato, anziché in ·valori di pressione, nei corrispon­ denti valori di quota. Gli altimetri sono graduati in metri o in pie­ di (1 piede ~ cm 30,48) e vengono tutti tarati in base alle caratteristiche dell' ·ARIA dine nota. Ciò è anche necessario perchè i piloti degli aerei, a seconda dei casi, han­ no bisogno di conoscere la QUOTA RELA­ TIVA di volo rispetto al terreno sottostante (ad esempio quando si accingono ad atter­ rare su un aeroporto), oppure la QUOTA ASSOLUTA di volo, rispetto al livello del L'inverso accade quando l'aereo scende, e quando l'aereo ritorna su una traiettoria orizzontale, l'aria, passando attraverso i fo­ mare (ad esempio quando compiono un vo­ ri capillari, ristabilisce l'equilibrio fra la pres­ lo su zone di differente altitudine, che, nel­ ruotando su un quadrante graduato, indi­ sione internà e quella esterna. Il variometro, che è graduato in metri al secondo o in centinaia di piedi o di metri al minuto, per il suo particolare funziona­ mento risente di una certa isteresi e quindi cano la quota, e di una finestrella posta pu­ fornisce l'indicazione della salita e della di­ re sul quadrante, nella quale compare il va­ scesa con un certo ritardo. le carte aeronautiche è sempre indicata con riferimento al livello del mare) (fig. 72). L'altimetro è dotato di due lancettè che, lore della corrispondente pressione atmosfe­ Mediante il confronto delle indicazioni del rica; manovrando un apposito nottolino è possibile regolare l'altimetro sugli esatti va­ variometro con quelle dell'a;,emometro è 1 possibile avere una nozione dell inclinazio­ TIPO» adottata per convenzione intemazio- . lori di quota e di pressione, basandosi sulle ne della traiettoria seguita dal velivolo, co­ indicazioni fornite dalle torri di controllo de­ gli aeroporti e dagli enti per l'assistenza alla me pure della presenza di correnti ascen­ nale, che al livello del mare sono le seguenti: pressione: 1013,25 millibar, pari a 760 mm o 29,92 pollici di mercurio; temperatura: 15°C (fig. 71). · Le caratteristiche reali dell'atmosfera dif­ feriscono però quasi sempre da quelle del­ l'aria tipo, e si verificano spesso variazioni di pressione in una stessa zona e differenze navigazione aerea. !/AlllOl'&JE'JJ'ifMJ Il terzo strumento a capsula di cui è dota­ to il velivolo è il VARIOMETRO altrimenti detto CLIMB, che serve a misurare le va­ di pressione fra zone poste alla stessa alti­ tudine; inoltre l'altimetro è soggetto ad er­ riazioni istantanee di quota e quindi a dare rori «Strumentali», dovuti a cause intrinseche. Pertanto occorre apportare delle correzio­ ni alle indicazioni dello strumento e regolar­ ne il funZionamento basandosi sulla pressio­ ne atmosferica esistente. in località di altitu­ di discesa; in altre parole, esso misura la ve­ 64 al pilota la nozione della rapidità di salita e locità verticale dell'aereo (fig. 73). In tale strumento, la pressione statica del­ l'aria viene applicata all'interno della capsula· dilatabile, e anche all'esterno di questa, nella scatola che la contiene. La capsula inoltre, si trova in cornunic~one con la scatola, at­ traverso una serie di fori capillari. Fin quando l'aereo non cambia quota, non si verifica alcuna differenza fra le pres­ sioni regnanti all'interno e all'esterno della capsula, e lo strumento segna zero. Ma se l'aereo, ad esempio, sale, la pressione esi­ denti o discendenti: se il variometro ad esempio indica salita senza che l'anemome­ tro denunci una variazione di velocità, è se­ gno che l'aereo è immerso in una corrente ascendente. OIF&iiZZONTIE AIF&UHCNA!LIE stente all'esterno della capsula diminuisce L'orizzonte artificiale o G!RORIZZONTE ·rapidamente, mentre l'aria contenuta all'in­ terno continua a conservare la stessa pres­ sione; questo squilibrio fra le due pressioni (pressione· intena e depressione esterna) fa è uno stru-mento giroscopico; esso è costi­ tuito essenzialmente da un giroscopio (fat­ dilatare la capsula e l'indice ad essa colle­ gato si sposta sul quadrante dello strumen­ to indicando la rapidità della salita. prietà di mantenere inalterata la posizione del suo asse di· rotazione, reagendo con un movimento di precessione a qualsiasi varia­ to girare velocemente da un sottile getto d'a­ ria), il quale, come tutti sanno, ha la pro­ 65 I lNDlCATO!iEIE Dl Vl!IEA 1I'A IE Dl SBANDAMENTO VNROSBANDOMIET!IEO Un terzo strumen!o giroscopico è l'lNDI­ CATORE DI VIRATA. Anch'esso ha il vo­ zione di posizione del suo supporto. Lo strumento indica le variazioni della po­ sizione del velivolo rispetto ad un piano oriz­ zontale di riferimento, sia per quanto con­ cerne le inclinazioni laterali (movimenti di rollio intorno all'asse longitudinale e inclina­ zioni nelle virate), che le inclinazioni longi­ lano disposto orizzontalmente e misura, nel­ le virate, gli spostamenti istantanei della prua dell'aereo nel piano orizzontale, dando al pi­ lota la nozione della '.'ELOCITÀ ANGOLA­ RE della virata. Lo strumento è dotato di un piccolo pen­ dolo, detto PALEITA, che si muove in un settore circolare, da un lato o dall'altro del­ tudinali (movimenti di beccheggio intorno all'asse trasversale, cabrata e picchiata); esso consente così al pilota di rendersi conto delle variazioni di posizione dell'aereo, anche in mancanza di punti di riferimento esterni. Vi sono due tipi di orizzonte artificiale. la sua posizione verticale, a seconda che la virata venga eseguita a destra o a sinistra; Nel primo tipo, vi è una sagometta di ae­ reo solidale con l'asse del giroscopio, ed una lo spostamento della paletta è tanto mag­ linea di riferimento, solidale alla cassa dello strumento. quando l'aereo si inclina in avan­ ti o all'indietro, la sagometta si sposta sotto o sopra la linea di riferimento; quando l'ae­ reo si inclina lateralmente, la sagometta as­ sume una posizione inclinata rispetto alla li­ nea di riferimento (fig. 74). Nel secondo tipo, la linea di riferimento è solidale con l'asse del giroscopio e si spo­ sta a seconda dei movimenti dell'aereo ri­ spetto alla sagometta, che è solidale con la cassa dello strumento e rimane ferma. Il girorizzonte è in grado di funzionare so­ lo entro determinati limiti di inclinazione lon­ gitudinale e laterale dell'aereo. GNBO-Dl!IEIEZlONAILIE Un altro strumento giroscopico è il «giro­ direzionale» o semplicemente «direzionale», pio, i cui spostamenti si leggono in corri­ spondenza di un indice solidale alla cassa del direzionale. La corona graduata può es­ sere fatta ruotare per portare in corrispon­ denza dell'indice lo zero o l'angolo di prua prescelto (fig. 75). Il giro-direzionale è soggetto ad errori di precessione, che rendono necessario rego­ lare lo strumento ogni 15-20 minuti, con ri­ ferimento alle indicazioni della bussola, do­ po che il pilota si sia accertato del corretto funzionamento. di quest'ultima. Anche il giro-direzionale funziona soltan­ to entro certi limiti di inclinazione longitudi­ nale e laterale del velivolo, perchè ad incli­ nazioni superiori la corona graduata urta contro la cassa dello strumento. ta rimane ferma nella posizione raggiunta, fino a quando l'aereo ritorna in volo indicazione, sia per la declinazione magne­ tica (dipendente dal fatto che il Nord ma­ gnetico non coincide con quello geografi­ co) sia per le deviazioni causate dalle mas­ se metalliche che si trovano a bordo, sia per i movimenti di rollio e di beccheggio quan­ do la loro entità supera certi limiti. La declinazione magnetica, che varia da zona a zona ed anche nel tempo, è indica­ ta sulle carte aeronautiche, mentre per cor­ reggere le deviazioni della bussola, questa è dotata di appositi magnetini correttori. Per quanto concerne le limitazioni di fun­ zionamento dovute ai movimenti dell'aereo, come abbiamo visto, le indicazioni della bus­ sola, quando non sono attendibili, posso­ no essere sostituite da quelle del giro­ direzionale. Ma entrambi gli strumenti, og­ gi sono sostituiti vantaggiosamente dalle moderne GIROBUSSOLE, stabilizzate rettilineo. Lo SBANDOMETRO è costituito da un piccolo tubo di vetro curvo, nel quale scor- ·· giroscopicamente. re una pallina metallica; quando l'aereo sci­ STBIJJMIENTI EILIEITBONlCH vola verso l'interno della virata o derapa ver­ so l'esterno, la pallina denuncia le deviazioni I tradizionali strumenti che abbiamo esa­ dalla traiettoria della virata, spostandosi dal­ ffii~ato, sui velivoli più moderni vengono la stessa parte. sempre più soppiantati o integrati da stru­ Generalmente, l'indicatore di virata e lo menti elettronici molto più precisi; ne elen­ sbandametro sono riuniti in un unico stru­ chiamo alcuni. mento che prende il nome di VIROSBAN­ DOMETRO (fiq. 76). L'altimetro è sostituito dal RADAR AL­ TIMETRO, il cui funzionamento è basato sul Non possiamo tralasciare di elencare, tra livolo nel piano orizzontale, cioè le rotazio­ tempo di ritorno di un segnale radar invia­ to a terra dal velivolo e riflesso dal suolo; lo strumento, quindi, indica con assoluta gli strumenti di bordo, la vecchia, gloriosa, e non del tutto superata bussola magneti­ ni dell'aereo intorno all'asse verticale. An­ ch'esso è provvisto di un giroscopio, che pe­ rò ha l'asse di rotazione disposto orizzontal­ mente anziché verticalmente, e serve per mantenere con precisione la rotta del veli­ ca, che un tempo era l'unico strumento di cui disponevano gli aerei per la navigazione. È superfluo dire che la bussola si basa sulla proprietà di un ago calamitato di rivolgersi sempre nella direzione del Nord magnetico. Vogliamo soltanto aggiungere che le bus­ sole aeronautiche, anziché essere dotate di volo, quando le if1dicazioni della bussola, per gli errori e le limitazioni cui è soggetta. non sono attendibili. Si tratta quindi di uno strumento che non seve per il governo del velivolo ma per la navigazione. Lo strumento, infatti, denuncia tutte le va­ riazioni di posizione della prua del velivolo rispetto ad un orientamento prestabilito. Es­ so è costituito da una corona graduata da 66 sta è effettuata a velocità costante, la palet­ BIJJS§OILA MAGNETICA che indica gli spostamenti della prua del ve- · 0° a 360°, solidale con l'asse del girosco­ giore, quanto più elevata è la velocità con cui viene compiuta la virata: quando que­ sito liquido (fig. 77). La bussola è soggetta a diversi errori di un ago mobile, hanno una corona gradua­ ta da 0° a 360° che si sposta in corrispon­ denza di un indice di riferimento fisso, po­ sto sulla cassa dello strumento. La corona graduata, poi affinché sia relativamente in­ sensibile ai movimenti di beccheggio e di rol­ flg. 75 lio del ve1ivolo si trova sospesa in un appo­ flu,. 75 67 flg. 77 precisione la distanza da terra dell'aereo. con gli Enti di assistenza e controllo alla na­ La bussola è sostituita dalla RADI0­ BUSSOLA, che non è altro che un radio­ vigazione aerea; inoltre, impiegando lo stes­ so ricevitore dell'apparato o un ricevitore se­ goniometro che rileva un segnale radio ir­ radiato da una stazione trasmittente di po­ sizione nota. L'anemometro è sostituito da un misura­ tore di velocità elettronico sfruttante anch'es­ so l'eco radar, cheiornisce direttamente il parato, è possibile al pilota usufruire delle §TllHJM!EN'ifl P!ER IL MOTO/fil!E Negli aerei ad elica, gli strumenti per il - Indicatore della pressione del carburante; - Indicatore della pressione dell'olio; Indicatore della temperatura dell'olio; - Indicatore del livello della benzina. §TRUM!ENTHD!EGLlA.!ER!EH A /filiEAZlOM!E Sugli aerei a reazione, oltre agli strumenti tradizionali che abbiamo descritto finora, si trovano i seguenti altri strumenti principali: - Machmetro - Serve ad indicare la velo­ cità espressa in numeri di Mach (rapporto tra la velocità del velivolo e la velocità del suono) e in frazioni dell'unità di tale misura; Jig. 78 68 n cruscotto de il quale, come abbiamo già detto, può za in miglia dal VOR su cui è essere rilevato direttamente dalla radio­ sintonizzato. bussola di bordo e guidare il velivolo fi­ l.l.S. (lnstrumental Landing System). È un radiofaro che indica al pilota, con no alla posizione della emittente; - RADIOGONIOMETRI - Sono stazioni controllo del motore sono i seguenti: giri di rotazione dell'elica al minuto; nisce al pilota, con continuità, la distan­ ti di questi impianti sono i seguenti: suolo. - Contagiri, per la misura del numero di RADIOFARI - Sono stazioni radiotra­ smittenti che emettono un fascio di on­ ra denominati AIUTI ALLA NAVIGAZIO­ NE o RADIO ASSISTENZE, i più importan­ valore della velocità dell'aereo rispetto al - Indicatore di «G> - Indica, nelle virate, nelle richiamate, e nelle manovre acro­ batiche, l'accelerazione di gravità cui è soggetto il velivolo (e il pilota) a causa della forza centrifuga; - Indicatore temperatura getto - Indi­ cante la temperatura del getto all'ingres­ so della turbina del motore; - Tachimetro: Indica il regime motore in strella, mentre un indice scorrente su un quadrante graduato mostra lesatto alli­ neamento della rotta del velivolo con la direzione del radiale o gli spostamenti, affinché possano essere còrretti. li VOR può essere accoppiato con ii DME (Di­ stance Measuring Equipment), che for­ indicazioni fornite da speciali impianti a ter­ - lato il ricevitore del VOR, il valore dita­ le radiale compare in una apposita fine­ radio o radar in grado di determinare esattamente la posizione del velivolo ri­ levando le emissioni della radio di bor­ do o mediante il rilevamento radar, e di comunicarla al pilota; - RADIOFARI OMNIDIREZIONALI O «VOR» (VHF • OMNIRANGE) - Sono radiofari che emettono fasci di onde in tutte le direzioni chiamati RADIALI, di cui se ne utilizzano 360, uno per ogni percentuale del regime massimo. grado. li pilota può scegliere e seguire il APPARA'ifl DI COMIU1\liCAZIOM!E !E DH MA'i!i/GAZIOJ\!!E radiale orientato verso la destinazione che deve raggillngere e, una volta rego­ grande precisione, la posizione del veli­ volo rispetto ad un fascio d' onde costi­ tuente un radiosentiero che il velivolo de­ ve seguire per poter atterrare con sicu­ rezza in mancanza di.visibilità (fig. 79). G.C.A. (Ground Controlled Ap· proach). È una postazione radar, che ri­ leva esattamente la posizione del velivolo in atterraggio; effettuato tale rilevamen­ to, un operatore segue il velivolo sullo schermo radar e impartisce per radio al pilota le istruzioni necessarie per portar­ si sulla verticale della pista e atterrare. Su ogni aereo è istallato almeno un ap­ parato radio .ricetrasmittente funzionante con onde ad altissima frequenza (V.H.F. ~ Very High Frequency), cioè da 30 a 300 MHZ. Esso consente al pilota di collegarsi con le Torri di Controllo degli ·aeroporti e del posto di pilotaggio di un moderno velit1olo jig. 79 Sentiero di discesa dell'l.L.S. ATTENZIONE! CONSIGLIAMO A TUm GLI APPASSIONATI DI AERONAUTICA DI ISCRIVERSI ALL'A.l.C.A. Casella Postale 292 S. Silvestro - 00109 Roma Attività A.l.C.A.: L'ASSOCIAZIONE ITALIANA CULTURALE AERONAUTICA è stata fondata nel 1959 in occasione delle celebrazioni del cinquantenario del· l'Aviazione italiana che nel 1909 iniziò la sua attività ufficiale col consegui· mento del brevetto di pilota n. 1 da parte del tenente Mario CALDERARA. LAI.CA è un'associazione apolitica avente per finalità sociale la d1llus1one 1n Italia della cultura aeronautica e dei principi basilari del vo· lo e dell'astronautica. Edizione della rivista sociale "VOLARE necesse est'" Corsi teorico-pratici di aeromodellismo e di Cultura Aeronautica ri· conosciuti dal M.DA ai fini di un punteggio nei concorsi A.M .. Diffusione dei bandi di concorso per gli arruolamenti nella Aeronau· t1ca Militare. Organizzazione di Corsi di pilotaggio a motore presso l'Aero Club d1 Viterbo. Organizzazione d1 visite agli aeroporti. portaerei. saloni aeronau· t1c1. 1mp1anli e stabilimenti aeronautici. e voli di propaganda "VOLARE necesse est" è l'organo ufficiale dell'Associazione e viene inviato gratuitamente a1 socr. Gli argomenti trattati sono i seguenti: , ,,_,_ ~ ___ ___ - ",,_,,_,,_,_,_,_,,_,_,_,_,_, - Storia aeronautica vista in funzione de/l'evoluzione dei van setton. Schede di aeroplani a colori con trittici e notizie tecniche. Sono pubblicate due schede al mese di tutti gli aerei 1mpiegat1 dall'Av1a­ Z1one italiana ed altn. moderrii e antichi. Altre schede saranno pub­ blicate nei numen spec1al1 nei quali è prevista la pubblicazione dÌ .J. 6 o 8 schede contemporaneamente. NotiZ1e dell'Aviazione italiana. militare e civile. Argomenti aeronautici svolti 1n forma divulgativa. 1ndispensab1l1 per la formazione d1 una cultura tecnica e per capire. Notizie sulla vita e /'attività dell'A.l.CA. I