IASMA Notizie IASMA Notizie Stampato su carta certificata Ecolabel prodotta dalla cartiera Mondi EU Ecolabel: AT/11/001 Notiziario tecnico del Centro Trasferimento Tecnologico della Fondazione Edmund Mach - Istituto Agrario di S. Michele all’Adige FRUTTICOLTURA 26 novembre 2014 n. 11 IASMA Notizie n. 27 - Anno XIII - Taxe payée/Tassa riscossa - TN-CPO - Direttore responsabile: Michele Pontalti - San Michele all’Adige, Via E. Mach 1 - Autorizzazione Tribunale di Trento n. 1114 del 19.02.2002 - Stampa: Litotipografia Alcione, Lavis (TN) MORIA DEPERIMENTO DEL MELO Negli ultimi anni il fenomeno della moria - deperimento del melo ha interessato un numero elevato di frutteti; la sua incidenza è risultata variabile negli anni e nelle diverse zone. Per cercare di risolvere questa complessa problematica è stato istituito un gruppo di lavoro che coinvolge sia la ricerca che la consulenza della Fondazione E. Mach. La presente nota è il risultato dell’attività finora svolta dal personale operante nei diversi settori. SINTOMI Per inquadrare il fenomeno è importante conoscere i sintomi che possono manifestarsi in maniera diversa a seconda della varietà e dell’annata. In primavera i sintomi riguardano principalmente la parte aerea della pianta e compaiono in genere tra lo stadio fenologico di mazzetti affioranti e bottoni rosa. All’inizio si nota un ingiallimento delle foglie che spesso presen- tano i bordi necrotici; i fiori hanno dimensioni ridotte e peduncolo corto. L’evoluzione successiva comporta l’avvizzimento del mazzetto fiorale, il disseccamento di alcune parti della pianta e quindi la morte della stessa, generalmente durante il periodo della fioritura. A livello del fusto si possono notare spaccature longitudinali, più o meno estese, con la corteccia che si stacca dal legno sottostante, oppure soltanto una sfogliatura del tronco accompagnata talvolta da maculature rosso-violacee nella parte sottocorticale. Su alcune varietà (es. Renetta Canada, Morgenduft) non si verificano queste fenditure o sfogliature, ma solo un’alterazione di colore rosso - violaceo della corteccia con necrosi sottostante, in una zona compresa tra il punto d’innesto e l’altezza dei primi rami. In alcune annate è possibile che si verifichi la fuoriuscita di linfa dai tagli di potatura (“pianto”) a partire dalle prime giornate miti di fine inverno: questo sintomo è un preoccupante segnale che può portare alla successiva moria delle piante. 2 IASMA Notizie 26 novembre 2014 STATO NUTRIZIONALE DELLE PIANTE Allo scopo di evidenziare possibili problemi/squilibri nutrizionali collegati alla moria sono state confrontate coppie contigue di piante sane/malate prelevate nelle aree più colpite dal fenomeno. Ogni pianta è stata suddivisa nei diversi organi (foglie, branchette e rami dell’anno, tronco, apparato radicale); su ognuno di essi è stato determinato il contenuto di undici elementi minerali (macro e micronutrienti), mentre sui relativi suoli è stata effettuata l’analisi fisico-chimica. La analisi non hanno evidenziato situazioni di carenza o eccessi nutrizionali tali da essere ritenuti causa diretta della moria. Nonostante risultati variabili nel contenuto di elementi, si è osservato che in tutti gli organi analizzati l’azoto è sempre più elevato nelle piante malate rispetto a quelle sane. Inoltre, la concentrazione media a livello fogliare di questo nutriente è nettamente superiore agli standard di riferimento per la melicoltura Trentina. Le analisi fogliari delle piante malate rispetto a quelle sane presentano sempre valori significativamente inferiori di potassio e calcio (sotto la soglia di normalità) e superiori di boro. Il contenuto in boro è invece minore nelle radici delle piante malate. Considerato che una possibile causa della moria può essere riconducibile a danni da freddo, va posta particolare attenzione alla nutrizione azotata evitando ogni eccesso, specie negli interventi autunnali, garantendo in ogni caso un apporto di potassio e calcio. ANALISI MICROBIOLOGICHE SU PIANTE SINTOMATICHE Negli anni scorsi sono state campionate piante sintomatiche, provenienti dalle principali aree frutticole, Zona Val di Non Val di Sole Valle dei Laghi Vallagarina Trento nord Trento sud Valsugana Totale Numero campioni per verificare la presenza di possibili agenti patogeni (funghi e batteri) correlati alla moria. Da queste indagini è stata rilevata la presenza di fessurazioni, necrosi e cancri soprattutto a livello del punto di innesto e della parte basale del fusto. Dalle analisi microbiologiche effettuate sul fusto di queste piante sono stati isolati, in alcuni casi, funghi agenti di cancri e necrosi quali Phomopsis spp., Botryosphaeriaceace, Cytospora/Valsa spp. e altre specie. Solo in alcuni campioni è stato isolato il batterio Pseudomonas syringae. Non è stata osservata la prevalenza netta di un microrganismo rispetto ad altri; inoltre, in diversi campioni, sono stati isolati solo organismi saprofiti o addirittura non si sono sviluppati funghi o batteri. A tutt’oggi, dalle piante con sintomi di moria e deperimento sono stati isolati organismi generalmente considerati patogeni deboli od opportunisti, che necessitano di condizioni predisponenti (ferite, danni da freddo, ecc.) per svilupparsi e causare danni evidenti alla coltura. EVOLUZIONE DEL CONTENUTO DI SOSTANZA ORGANICA NEI TERRENI Per approfondire le possibili cause che possono concorrere al fenomeno della moria è stato condotto uno studio dell’evoluzione del contenuto di sostanza organica nel corso degli anni: nel 2012 è stato eseguito un monitoraggio in 73 frutteti già precedentemente campionati nel 1980, sempre coltivati a melo in questo trentennio. Nella tabella sottostante si riportano il numero di campioni eseguiti nelle diverse zone e il valore medio di sostanza organica rilevato nel 1980 e nel 2012. % Sostanza organica Anno 1980 Anno 2012 38 4 6 5 4 7 5,58 8,18 2,88 2,75 2,65 3,13 4,96 5,30 3,23 3,32 3,20 3,44 9 73 3,26 4,61 3,46 4,29 IASMA Notizie Dopo un trentennio, la situazione rimane sostanzialmente invariata; in nessuna macrozona si evidenziano variazioni statisticamente significative. In generale, la dotazione media di sostanza organica dei frutteti campionati risulta buona (4,29%). I terreni ricchi di sostanza organica negli anni 80 (Val di Sole e Val di Non) mostrano la tendenza alla diminuzione della stessa, che può essere parzialmente correlata alle movimentazioni del terreno per l’intenso rinnovo dei frutteti eseguito negli scorsi anni. In tutte le altre zone (circa 40% dei campioni) si evidenzia invece una tendenza all’aumento del contenuto di sostanza organica. INDICAZIONI TECNICHE I fattori che possono causare situazioni di “crisi” nei frutteti sono molteplici e l’agricoltore può mettere in atto alcuni accorgimenti per aiutare le piante ad affrontare e superare questi momenti problematici. Una pianta con equilibrato accrescimento vegetativo fin dal primo anno è meno sensibile a stress e ad attacchi di funghi, batteri e insetti patogeni. Nuovi impianti Un’accurata preparazione del terreno per il nuovo impianto riveste un ruolo fondamentale per permettere alla pianta di crescere nelle condizioni migliori. Da numerose osservazioni si è riscontrata una correlazione tra la comparsa e l’entità della moria e le forti movimentazioni del terreno o sistemazioni agrarie non eseguite correttamente. Per salvaguardare la fertilità del suolo è opportuno effettuare lavorazioni che interessino soltanto gli strati più superficiali, utilizzando attrezzature adeguate (aratro) ed effettuando una corretta pulizia dalle radici. Nel caso di bonifiche l’attenzione deve essere ancora maggiore: procedere allo sterro dello strato fertile del suolo, che andrà poi ridistribuito in modo omogeneo dopo il livellamento. Ultimata la bonifica, effettuare una ripuntatura profonda per arieggiare il terreno, evitare la formazione di strati impermeabili/asfittici e favorire lo sgrondo 26 novembre 2014 3 delle acque in eccesso. La pratica della ripuntatura è comunque consigliabile nei nuovi impianti, nei frutteti con problemi di moria e nei terreni facilmente compattabili caratterizzati da elevata presenza di limo e argilla. L’apporto di sostanza organica (letame maturo o compost di qualità) è sicuramente una pratica che migliora la fertilità del suolo. La fase di preparazione del terreno è l’unica occasione nel ciclo produttivo del frutteto per interrare la sostanza organica. A partire dall’anno di impianto è possibile proteggere il fusto delle piante con sostanze di colore bianco (es. Cervacol, pitture traspiranti, ecc.) o con protezioni per lepri (reti), per ridurre gli sbalzi termici di fine inverno e le elevate temperature estive. È opportuno che l’imbiancatura interessi tutto il fusto, dal terreno fino ai primi rami. In primavera contenere le possibili infestazioni di scolitidi (bostrico) nei frutteti colpiti da moria utilizzando trappole attrattive ad alcol. Impianti in allevamento Per evitare o ridurre il fenomeno della moria è importante mantenere piante equilibrate che a fine stagione presentino vegetazione ferma e ben lignificata senza germogli in crescita. Sono da evitare tutte le forzature della pianta, in particolare eccessive concimazioni azotate. In autunno non distribuire pollina, concimi organici e ammendanti non ben umificati che possono accentuare il fenomeno del deperimento delle piante. Anche un’esagerata produzione, soprattutto nei primi anni d’impianto, può compromettere lo sviluppo della pianta e creare le condizioni per la comparsa della moria. Per mantenere la fertilità del suolo è buona pratica l’apporto periodico di ammendanti quali letame ben maturo (40 – 50 t/ha) o compost di buona qualità (20 – 25 t/ha). A partire dall’anno d’impianto e nei frutteti dove si sono verificate morie si consiglia di trattare il fusto fino all’altezza dei primi rami con prodotti a base di rame alle dosi massime consentite; impiegare soltanto prodotti commerciali utilizzabili contro i cancri rameali. Il trattamento va eseguito in autunno ed eventualmente ripetuto a fine inverno.