1 IL CONFLITTO TRA PAPATO E IMPERO La questione delle

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4° incontro 2008: Il conflitto tra Papato ed Impero
IL CONFLITTO TRA PAPATO E IMPERO
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beato “don Luigi Monza”
La questione delle investiture è molto complessa. La Chiesa appare decisa a procedere
alla nomina di papi, vescovi e abati al riparo da interferenze politiche. L’impero, in
cambio dell’assegnazione di beni economici indispensabili per il mantenimento delle
strutture ecclesiastiche, pretende di continuare secondo la prassi antica per avere
funzionari fedeli. La soluzione radicale potrebbe essere per la Chiesa la consegna di tutti
i beni di origine feudale all’imperatore, vivendo con l’elemosina dei fedeli, una
soluzione intravista per un attimo, ma subito respinta perché estremamente difficile da
percorrere. Sarà riproposta dagli Ordini mendicanti suscitati da san Francesco e san
Domenico, in un altro contesto politico ed ecclesiastico. Un’altra soluzione, e fu quella
del compromesso stipulato a Worms, prevedeva un concordato tra papato e impero, in
grado di salvare le giuste esigenze delle parti in causa.
Enrico V e Pasquale II
Gli ultimi anni di regno di Enrico IV furono infelici,
funestati dalla ribellione del figlio che alla fine riuscirà a catturare il padre e a deporlo.
Enrico V scese in Italia ben deciso ad assicurarsi l’eredità delle terre appartenute alla
marchesa Matilde di Canossa, lasciando cadere lo scisma e il sostegno all’antipapa. Il
successore di Urbano II fu il papa Pasquale II (1099-1118) non più appartenente al
gruppo dei riformatori dell’epoca di Gregorio VII. La questione del diritto di investitura
da parte dell’autorità civile rimaneva il nodo più difficile da sciogliere. Tale problema
riguardava tutte le autorità politiche non solamente l’imperatore. In Inghilterra, il re
Enrico I rinunciò a effettuare la nomina dell’arcivescovo di Canterbury con pastorale e
anello anche se ottenne le prestazioni pratiche che gli interessavano (un drappello
armato a spese del vescovo in caso di guerra). La discesa in Italia di Enrico V avvenne
nel 1110 per porre fine allo scisma e per ricevere l’incoronazione imperiale da parte del
papa. A Sutri avvennero le trattative per risolvere il problema delle investiture. Fu presa
la decisione radicale da parte ecclesiastica di rinunciare a tutti i beni feudali, purché al
papa rimanesse in esclusiva il diritto di nomina dei prelati. Quando in San Pietro fu letta
la bolla contenente questi accordi, nel febbraio 1111, si levò un tumulto perché tutti,
laici ed ecclesiastici, ritennero impossibile un accordo del genere. L’imperatore pretese
elezione e diritto di investitura, ma Pasquale II negò di poter concedere tutto ciò. Il papa
fu fatto prigioniero e condotto nella Sabina. In seguito, per essere liberato, Pasquale II
fu costretto a concedere all’imperatore il diritto di investitura con pastorale e anello.
L’imperatore ricevette l’incoronazione, ma la sua vittoria non fu completa perché
risultava impossibile cancellare gli effetti della riforma religiosa che avvertiva come
simoniaca la dotazione di beni feudali. Nel 1112 le concessioni strappate
dall’imperatore a Pasquale II furono dichiarate nulle da un sinodo romano. A sua volta
l’imperatore decise una nuova calata in Italia per ottenere con la violenza ciò che
riteneva di suo diritto. Il papa dovette fuggire a Benevento, da dove poté tornare
solamente dopo la partenza dell’imperatore, con l’aiuto dei Normanni. Nel 1118
Pasquale II morì.
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Il concordato di Worms Enrico V tentò ancora una volta di ricorrere a un antipapa,
ma il papa legittimo, Gelasio II, riuscì a rifugiarsi in Francia, a Cluny dove morì. Il
successore, Guido di Vienne, assunse il nome di Callisto II (1119-1124), un
personaggio energico, imparentato con tutte le case regnanti. Le trattative furono
complesse e giunsero a conclusione nel 1122 mediante due documenti, uno imperiale e
l’altro papale. L’imperatore rinuncia all’investitura con pastorale e anello e perciò
concede libertà di elezione del vescovo o prelato. Il papa concede all’imperatore di
essere presente, di persona e mediante delegati, all’elezione del vescovo o prelato.
Solamente dopo l’elezione avviene la concessione del feudo con scettro. Si chiuse così
la fase più acuta del conflitto tra papato e impero con un accordo che si può considerare
soddisfacente per le parti in conflitto.
Il concilio Lateranense I L’anno seguente, nella basilica del Laterano fu celebrato il
primo concilio ecumenico occidentale. La presenza di molti vescovi dell’occidente
permise alla riforma di approfondire la sua presa sul clero europeo mediante la
promulgazione di un certo numero di canoni che i vescovi dovevano far applicare nelle
loro diocesi.
San Bernardo di Chiaravalle Il personaggio di gran lunga più importante del secolo
XII è Bernardo che nel 1112 entra nel monastero di Citeaux portando con sé una
trentina tra parenti e amici, e tre anni dopo si reca fondare il monastero di Clairvaux.
L’Ordine cistercense conosce uno sviluppo grandioso in tutta Europa: Chiaravalle
milanese è del 1135 e poco dopo fu fondata Chiaravalle della Colomba in provincia di
Parma. La caratteristica dell’Ordine cistercense è un deciso recupero della regola
benedettina vissuta tornando al lavoro dei monaci. Spesso le terre donate ai cistercensi
erano paludi da riportare allo sfruttamento agricolo mediante drenaggio e colmate di
terra. Per ovviare agli inconvenienti emersi da errori di conduzione economica divenuti
evidenti nell’Ordine di Cluny, ogni monastero cistercense fu reso autonomo e
responsabile delle proprie finanze. Le nuove fondazioni dovevano rimanere sotto il
controllo dell’abate generale e perciò ogni anno a settembre avveniva una riunione di
tutti gli abati a Citeaux. Ciascuno dei primi cinque monasteri divenne capofila delle
fondazioni da esso promosse: Citeaux, Clairvauux, Morimond, La Ferté e Pontigny,
evitando i pericoli connessi col gigantismo. Con Bernardo di Chiaravalle compare un
mutamento epocale nella letteratura ecclesiastica. Cambia lo stile della predicazione
arricchita col recupero della letteratura patristica; viene introdotto un tenerissimo culto
della Madonna che ha il compito di rendere umani i duri costumi morali in auge appena
una generazione prima. I sermoni di Bernardo, le sue lettere, le missioni ufficiali
compiute per incarico dei papi, la predicazione della Seconda crociata lo mettono in
rapporto coi sovrani d’Europa divenuto vero protagonista del secolo XII.
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Quando nella Chiesa di Roma, ancora una volta si produsse lo scisma con papa e
antipapa, Bernardo seppe guidare in Europa una campagna di accreditamento del papa
Innocenzo II che così poté riprendere il controllo di Roma alla morte dell’antipapa
Anacleto II. Infine un discepolo, Bernardo di Pisa fu eletto papa col nome di Eugenio III
e per lui Bernardo scrisse il trattato De consideratione, un vero capolavoro sui doveri di
chi occupa una carica eccelsa, ma desidera anche salvare la propria anima.
Il concilio Lateranense II
Per porre termine allo scisma, nel 1139 fu convocato a
Roma il concilio Lateranense II, proseguendo l’opera di riforma dei costumi con un
certo numero di canoni affidati ai vescovi perché ne curassero l’attuazione nelle loro
diocesi. Si consolida in questo modo l’attività legislativa della Chiesa sulla scorta del
successo ottenuto dalla rinascita del diritto romano che agli uomini di questa epoca
appare un prodigio di completezza e di razionalità alla quale tutto deve essere
subordinato. La rinascita del diritto romano è strettamente legata alla nascita delle prime
università europee, l’evento di gran lunga più importante del secolo XIII. Con molta
probabilità fu l’università di Bologna, per la facoltà di legge, a fornire il modello della
massima istituzione culturale d’Europa.
Dal diritto civile al diritto canonico Con certezza, dall’anno 1088 in poi in Bologna
ogni anno è stato “letto” il Codex Iuris Civilis di Giustiniano da Irnerio e dai suoi
allievi, chiamati “glossatori” perché corredavano le leggi romane di un commento in
grado di spiegarne il senso. Si deve tenere presente che le leggi romane in molti casi
erano più antiche del cristianesimo e che perciò occorreva renderle compatibili con
esso. Intorno al 1140 il monaco camaldolese di Bologna, Graziano, compose un
fortunato manuale intitolato Concordia discordantium canonum, chiamato anche
semplicemente Decretum, che, pur non avendo carattere ufficiale, fu largamente
impiegato per studiare il diritto proprio della Chiesa. La tecnica giuridica impiegata si
rifà al diritto romano antico che aveva raggiunto una mirabile completezza.
La Seconda crociata
A Bernardo fu comandato di chiamare a raccolta l’Europa
cristiana quando dall’oriente giunse la notizia della caduta di Edessa in mano ai Turchi.
Il fatto era grave perché il pericolo di tracollo di tutto il regno di Gerusalemme diveniva
grandissimo. La predicazione di Bernardo fu travolgente tanto da indurre a farsi crociati
anche il re di Francia Luigi VII e l’imperatore Corrado III, accompagnato dal
giovanissimo nipote Federico Barbarossa. Purtroppo i sovrani furono accompagnati
anche dalle mogli e la mondanità finì per prevalere sulla pietà dei partecipanti alla
crociata, con litigi e gare di precedenza che di religioso non hanno nulla. A seguito di
quel viaggio, Luigi VII deciderà di ripudiare la moglie Eleonora di Aquitania che in
seguito sposerà il re d’Inghilterra Enrico II, portandogli in dote la parte occidentale della
Francia.
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crociata si esaurì di fronte all’assedio, fallito, di Damasco, col ritorno di ciascuno a casa
senza nulla aver concluso.
La nascita degli Ordini religioso-cavallereschi
Non si può tacere un inatteso esito
delle aspirazioni di questa età, ossia la nobilitazione in senso cristiano della cavalleria,
dell’esercizio delle armi che agli occhi dei nobili era l’unico mestiere che essi potevano
intraprendere. Dopo la prima crociata e il rientro dei cavalieri a patria si pose in modo
drammatico il compito della difesa della Terrasanta dai ritorni offensivi dei Turchi.
Alcuni cavalieri rimasti in Palestina si impegnarono a difendere con le armi i pellegrini
presenti in oriente e chiesero a san Bernardo di comporre gli statuti del loro ordine. San
Bernardo compose anche un Elogio della nuova cavalleria che riscosse un successo
enorme. In tutto l’occidente si fondarono commende per reclutare cavalieri in grado di
recarsi in oriente col compito di combattere per l’onore del sepolcro di Cristo. Il primo
Ordine prese il nome di Cavalieri Templari perché avevano la loro collocazione nei
pressi dell’antico tempio di Salomone a Gerusalemme. Poco dopo si formò anche
l’Ordine dei Cavalieri di San Giovanni, ovvero Ordine Ospitaliero, con compiti di
assistenza ai malati e di difesa dei pellegrini. Questa fondazione esiste ancora sotto il
nome di Cavalieri di Malta.
Federico Barbarossa
Nel 1152 divenne imperatore Federico di Hohenstaufen
soprannominato Barbarossa, rimasto nell’immaginario collettivo come il più grande, il
più cavalleresco tra gli imperatori, al punto che secondo una leggenda l’imperatore non
sarebbe morto, ma solo addormentato per risvegliarsi quando l’impero avrà bisogno di
lui. Lo sviluppo dei comuni d’Italia era cresciuto, anche in seguito all’occupazione del
contado circondante la città, fino a significare l’indipendenza per quelle popolazioni, ma
al contempo era cresciuta anche la consapevolezza giuridica dei diritti dell’Impero che
in qualche modo erano stati usurpati dai comuni. Nel 1154 e poi nel 1158, a Roncaglia
in prossimità di Piacenza, Federico Barbarossa celebrò due diete imperiali alle quali
furono invitati i discepoli di Irnerio. Costoro confermarono che, secondo il diritto
giustinianeo, voluntas imperatoris suprema lex esto, ossia che fonte del diritto è la
volontà dell’imperatore. L’honos imperii esigeva che le regalie, le attribuzioni che
fondano il potere politico (battere la moneta, fare leva di soldati, amministrare la
giustizia), fosse riconosciuta in esclusiva al sovrano. Come mai, si chiedeva
l’imperatore, i comuni esercitavano quelle funzioni? Possedevano documenti
comprovanti il diritto sovrano così usurpato? I comuni non avevano alcun documento in
grado di confermare le loro pretese, ma riluttavano all’idea di accogliere entro le loro
mura un vicario imperiale. Le proteste di Federico Barbarossa riguardavano anche i
territori che erano finiti sotto l’amministrazione della Chiesa, che aveva anch’essa un
honos da difendere. Il papato e i comuni italiani si trovarono così dalla stessa parte.
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Sembra opportuno ricordare che Federico Barbarossa operò in Germania con particolare
energia per imporre il rispetto della tregua Dei e per scongiurare il flagello delle guerre
private anche se non poté rafforzare il suo potere personale oltre un certo grado a causa
della struttura federale del potere in Germania. Il compito di recuperare il controllo
dell’Italia perciò divenne il suo compito più urgente. Condusse sei spedizioni in Italia
nel corso della sua vita senza mai conseguire un successo assoluto. Nel 1162 arrivò a
decretare la distruzione di Milano, salvando solamente le chiese: da Sant’Eustorgio
furono prelevate le reliquie dei Re Magi, trasferite nel duomo di Colonia.
Papi e antipapi
Nel 1159, alla morte di Adriano IV, sempre ricordato come l’unico
papa inglese, avvenne l’elezione di un grande canonista, Rolando Bandinelli di Siena,
che assunse il nome di Alessandro III (1159-1181). Federico Barbarossa nominò un
antipapa, seguendo una prassi che ormai appariva abituale negli imperatori tedeschi nel
caso avessero conflitti col papa. Alessandro III dovette trascorrere gran parte della vita
lontano da Roma, ma ricevette in modo costante l’aiuto dei comuni i quali sfidarono
l’imperatore mediante alcune leghe di comuni tra cui quella lombarda, formata nel 1167
a Pontida e comprendente molti comuni della Lombardia e del Veneto. Alla confluenza
del Tanaro con la Bormida fu fondata la città di Alessandria a guardia di un passaggio
obbligato. Nel 1176 avvenne la battaglia di Legnano che segnò una grave sconfitta per
Federico Barbarossa. L’anno dopo si arrivò a una tregua e dopo altri sei anni alla pace
di Costanza che rappresenta un onorevole compromesso: i comuni ammettono la loro
dipendenza all’impero, ricevono statuti che confermano gran parte dei diritti goduti, ma
come concessione imperiale, e accolgono rappresentanti dell’imperatore entro le loro
mura. I comuni di nuova fondazione dovevano ottenere dall’Impero la carta di
fondazione, impegnandosi a pagare i tributi. Alessandro III si affrettò ad accettare le
condizioni dell’Impero per poter terminare lo scisma e dare nuova impulso all’attività di
riforma della Chiesa.
Il concilio Lateranense III
Nel 1179 fu convocato il concilio Lateranense III per
ristabilire la disciplina ecclesiastica. La legislazione canonica diventa sempre più
abbondante e sempre più precisa. Il fatto nuovo è la comparsa davanti al papa di un
gruppo di poveri di Lione che per impulso di Pietro Valdo si sono allontanati dal loro
vescovo, giudicato troppo legato ai ricchi. Costoro chiedono al papa di poter leggere il
Vangelo nella lingua volgare, di praticare una povertà assoluta, con la libertà di
regolarsi al di fuori delle strutture ecclesiali ordinarie. Il papa li rimandò alle decisioni
del loro vescovo e la conseguenza fu la loro uscita dalla Chiesa ufficiale. I valdesi
furono seguiti da altri gruppi di dissidenti dalla Chiesa cattolica che sembrava non
rappresentarli più.
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La protesta pauperista
Il successo dei Cistercensi, per brevità non si è parlato dei
Premonstratensi fondati da san Norberto che in Germania ha avuto un successo analogo,
soprattutto nella colonizzazione dei territori dell’est europeo, in qualche modo fu
eccessivo. I monasteri importanti, divenuti alcune centinaia in Europa, operando
razionalmente, si erano arricchiti, e qualche storico attribuisce loro l’invenzione di
quelle decisioni di tipo aziendale che si configurano come la prassi del primo
capitalismo. Di fatto i monasteri potevano proteggersi meglio dei contadini dagli effetti
della carestia; vendevano i loro prodotti sui mercati anche lontani, ottenendo profitti
maggiori dei contadini; conservavano il loro vino e le loro scorte in modo più efficiente
dei contadini, tanto da praticare perfino i servizi di una banca di depositi e prestiti. I
contadini rimasti poveri osservavano tutto ciò e accusavano la Chiesa di aver
dimenticato la povertà raccomandata da Cristo. Dai Balcani, a partire dalle proteste dei
Bogomili, fino in Lombardia e nella zona di Viterbo, ma soprattutto in Provenza e
Linguadoca, si formarono gruppi sempre più nutriti di dissidenti che abbandonavano la
pratica religiosa nella loro parrocchia, seguendo la predicazione di laici itineranti che
usavano il dialetto parlato da tutti, affermando che la Chiesa ufficiale aveva deviato
dalla verità. Tutto ciò era l’esisto inaspettato della crescita di razionalità nella
coltivazione dei campi e della divisione del lavoro con una sempre maggiore
specializzazione, vissuta come una specie di concorrenza sleale. Quando nel 1185 il
papa Lucio III si incontrò a Verona con l’imperatore Federico Barbarossa, il problema
degli eretici fu affrontato congiuntamente e la loro azione fu assimilata al crimen lesae
maiestatis, ossia all’alto tradimento pericoloso per la Chiesa e per lo Stato.
L’evoluzione del regno normanno di Sicilia
Il fatto politico nuovo, con enormi
conseguenze per il futuro, fu l’annuncio del matrimonio tra Enrico, figlio
dell’imperatore e Costanza d’Altavilla, erede del regno normanno di Sicilia,
comprendente anche tutta l’Italia meridionale. Saltavano così tutti gli equilibri politici
perché in quel momento il regno di Sicilia appariva il più prospero dell’occidente.
La Terza crociata
Nel 1187 giunse in occidente la notizia sconvolgente che, in
seguito alla battaglia di Hattin combattuta in Galilea, Gerusalemme era caduta in mano
a Saladino, sultano d’Egitto. Immediatamente la crociata divenne l’operazione politica
più importante che passava prima di ogni altra preoccupazione. Anche in questa
occasione decisero di assumere la croce di pellegrini armati i maggiori sovrani. In primo
luogo Federico Barbarossa che volle seguire la via tradizionale del Danubio e dell’Asia
Minore, mentre i re di Francia, Filippo Augusto, e d’Inghilterra, Riccardo Cuor di
Leone, inaugurarono la nuova rotta marittima. Il Barbarossa partì nel 1190 e giunse fino
in Cilicia dove morì. La spedizione dovette tornare indietro senza entrare in Palestina. I
sovrani di Francia e d’Inghilterra bisticciarono tra loro, perdendosi in questioni di
precedenza. In realtà ebbero la meglio preoccupazioni di tipo politico legate alla
presenza sul territorio francese di feudi inglesi.
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