Dedicato a Maria, la Madre del Verbo fatto carne, con amore e gratitudine, per tutte le benedizioni e le grazie ricevute attraverso di Lei. Questo libro contiene molte cose eccellenti. È un progetto bellissimo e un’interpretazione veramente cristiana del Vangelo. Card. Albert Vanhoye, SJ Prefazione Uno dei doni più grandi che il Signore mi ha fatto è quello di crescere nella fede e nella grazia battesimale attraverso il Cammino Neocatecumenale. Ho ricevuto dal Cammino un profondo amore per le Scritture, la Liturgia e i Padri della Chiesa; esso mi ha portato a scoprire la persona vivente di Cristo presente nelle Scritture, nella mia storia, nelle vite dei fratelli e delle sorelle che mi circondano. Questa esperienza ha influenzato l’intero mio approccio allo studio e all’insegnamento delle Scritture. Ho visto la necessità di andare oltre il metodo storico-critico, verso un’esposizione kerigmatica e vivida delle Scritture che conduce ad un incontro con la persona di Cristo. Questo commento del Vangelo di san Luca è il frutto di questa esperienza e viene offerto alla totalità del pubblico nella speranza che esso lo aiuterà a conoscere un po’ più profondamente la lunghezza, la larghezza, l’altezza e la profondità dell’amore di Cristo e a sperimentare il potere della sua risurrezione. Desidero esprimere la mia particolarissima gratitudine a coloro che mi hanno aiutato in quest’impresa, attraverso la lettura del manoscritto e con l’offerta di utili suggerimenti, cioè al rev. Fratel Lucien Legrand, professore di Scrittura nel Seminario St. Peter, e al Dr. Shilanand Hemraj che, oltre ad offrire utili proposte, ha anche scritto la premessa al libro. Infine voglio esprimere la mia particolarissima gratitudine alla San Paolo, ed in particolare a Fratel Joseph Thenasseril e ai Fratelli Devassy Athalathil e K. V. Sehastian per la loro valida assistenza. Possa il Signore abbondantemente benedire e ricompensare ognuno di loro. Fr Zacharias Mattam, sdb Collegio Redemptoris Mater 115 Anand Nagar, Maratha Halli Bangalore 560037 e-mail [email protected] Premessa Nel titolo Il Vangelo secondo S. Luca, la voce dell’amato, il Dr. Zacharias Mattam, col presentare un originale commento del Vangelo secondo Luca, ha fuso la competenza scolastica con una genuina preoccupazione pastorale. È un deliberato tentativo di evitare un approccio meramente “esegetico – critico”, allo scopo di interpretare le unità letterarie consecutive del 3° Vangelo come una consistente “Buona Notizia”, che è incentrata nel proclamare: «Gesù, il Figlio del Padre, è nostro Signore, Salvatore e amato». Il capitolo introduttivo rappresenta un caso convincente a favore della scelta del modo di lettura kerygmatico o proclamatorio proposto dall’autore. Dunque, passo dopo passo, vengono svelati i ricchi contenuti di questo “Vangelo dello Spirito”, “Vangelo delle donne”, “Vangelo del povero”…, in modo più elaborato nei racconti dell’infanzia del Vangelo e nella maniera più interessante nel centrale cap. 15, sullo smarrimento e ritrovamento (di Gesù). Il commento è ricco di citazioni dei Padri della Chiesa ed è perciò arricchito di una prospettiva ecclesiale che rimane multi – dimensionale. Inoltre una fresca intuizione permea questo scorrevole commento sul Vangelo di Luca, perché ci si riferisce a Gesù come “l’Amato” (“ho Agapetos” un’espressione che si trova in Lc 3,22 e in Lc 9,35 – secondo una variante di lettura). Il linguaggio di un rapporto d’amore legato ad un patto lo si deriva da un più ampio ed autorizzato tema biblico, che l’autore ha “scoperto” ed elaborato ampiamente nella sua tesi di dottorato La vita spirituale come unione mistica con Cristo. Esso fa risplendere la storia d’amore di Dio con l’umanità attraverso la Bibbia, a partire dalla Genesi (col mostrare la sua amicizia nei confronti dei nostri più antichi antenati nella fede, che “passeggiavano con Dio”), fino alla rivelazione (piena “unione nuziale” con Cristo nella Gerusalemme celeste). Questo commento di Padre Zac – come viene affettuosamente chiamato questo padre salesiano – aiuterà il lettore a (ri)scoprire le domande essenziali e radicali del messaggio di Luca e a trovare via e mezzi per viverli in prima persona. Questo libro non si rivelerà utile soltanto agli studenti di teologia, ma sarà anche di immenso aiuto alla comunità più vasta, per lo studio della Scrittura e la crescita nella vita spirituale. Dr. Shilanand Hemraj Bangalore Introduzione «Questi è il Figlio mio, l’Amato; ascoltatelo» (Lc 9,35). Gesù Cristo, il Figlio diletto del Padre, è divenuto nostro Salvatore, Signore e Amato. Noi siamo stati liberati dal peccato e dalla schiavitù del demonio dal suo sacrificarsi sulla croce (Col 1,21s). In lui ed attraverso di lui siamo stati eletti per divenire figli di Dio (Ef 1,5s) e siamo stati uniti a lui in un’unione personale e spirituale. Dice san Paolo: «Chi è unito al Signore diviene un solo Spirito con Lui» (1Cor 6,17). E ancora «Siete stati sepolti con Lui nel battesimo nel quale siete stati anche resuscitati con Lui mediante la fede» (Col 1,12s). Ogni cristiano è chiamato a entrare in un rapporto d’amore personale con Cristo: «Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa ciò che fa il suo padrone, ma vi chiamo amici, perché tutto quello che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi» (Gv 15,15). È un’amicizia che ci porta ad essere uniti a Lui in un’unione così profonda che Cristo dimora nel cristiano e questi in Lui: «rimanete in me ed Io in voi» (Gv 15,4). Nella trasfigurazione lo stesso Padre Celeste ordina di ascoltarlo: «questi è il mio Figlio, l’Amato; ascoltatelo» (Lc 9,351; Mt 17,5; Mc 9,7). Dove possiamo noi oggi ascoltare la sua voce? Dice la Dei Verbum al n. 21: «Nei libri sacri, il Padre che è nei cieli incontra i suoi figli con grande amore e parla con loro». E la Sacrosanctum Concilium, al n. 7: «Egli (Cristo) è presente nella sua Parola, poiché è egli stesso che parla quando nella Chiesa si leggono le Sacre Scritture». Ascoltare oggi la voce di Cristo nel Vangelo di Luca. È in questo che mi propongo di impegnarmi in questo commento. Benedetto XVI ha affermato: Mi sta molto a cuore che i teologi imparino a leggere e ad amare la Scrittura così come, secondo la Dei Verbum, il Concilio lo ha voluto: che vedano l’unità interiore della Scrittura – una cosa aiutata oggi dall’“esegesi canonica” (che senz’altro si trova ancora in un timido stadio iniziale) – e che poi di essa facciano una lettura spirituale, che non è una cosa esterna di carattere edificante, ma invece un immergersi interiormente nella presenza della Parola. Mi sembra un compito molto importante fare qualcosa in questo senso, contribuire affinché accanto, con e nell’esegesi stori Noi optiamo per la variante di lettura “L’Amato” (come in Lc 3,22), sebbene molti antichi manoscritti di Lc 9,35 leggano “Il Prediletto”. Ma anche la scelta di Dio è dovuta dal suo amore (cfr. Is 42,1, dove l’elezione è una predilezione del’amore!). 1 12 introduzione co-critica sia data veramente un’introduzione alla Scrittura viva come attuale Parola di Dio.2 Dice ancora il Papa nella sua enciclica Spe Salvi: Il cristianesimo non era soltanto una «Buona Notizia» – una comunicazione di contenuti fino a quel momento ignoti. Nel nostro linguaggio si direbbe: il messaggio cristiano non era solo «informativo», ma «performativo». Ciò significa: il Vangelo non è soltanto una comunicazione di cose che si possono sapere, ma è una comunicazione che produce fatti e cambia la vita.3 Ciò che mi propongo di fare in questo commento è dare un’interpretazione del Vangelo che quantunque si serva degli strumenti del “metodo storico-critico”, vuole essere allo stesso tempo la proclamazione di una Parola di Dio attuale, che non è meramente una caratteristica «informativa» ma anche «performativa». Io caratterizzerei una tale interpretazione come un’interpretazione “kerigma­tica”. a) Che cos’è l’interpretazione kerigmatica del Vangelo? È leggere il Vangelo alla luce del kerigma, come la Parola vivente rivolta a noi oggi. Il Vangelo è essenzialmente il kerigma, cioè la proclamazione della Buona Notizia, dell’amore di Dio per noi nel donarci il suo unico Figlio, per morire sulla croce e risorgere per la nostra salvezza. Essere cristiano è essenzialmente vivere il Mistero Pasquale della passione, morte e resurrezione di Cristo. Nel Battesimo il cristiano realmente muore con Cristo e risorge con Lui ad una vita nuova. Tutti i sacramenti non sono null’altro che la celebrazione del Mistero Pasquale di Cristo nei suoi vari aspetti. In particolare, l’Eucaristia è il rinnovarsi, sacramentalmente, di mistero di Cristo. Nell’Eucaristia i credenti non vengono istruiti su questo mistero, ma immersi in esso. I Vangeli esprimono dunque un mistero che i credenti vivono ora. Guardare ai Vangeli in questa luce cambia totalmente la prospettiva. Essi non trattano di qualcosa accaduto duemila anni fa, ma proclamano il mistero che viviamo ora. Cristo risorto dalla morte è vivente e presente con noi, e nei Vangeli possiamo udire la sua viva voce. È lo Spirito Santo che fa sì che le parole di vita dei Vangeli ci rendano capaci di ascoltare in esse la voce di Gesù. È lui che fa della Scrittura, la parola di Dio portatrice di vita, indirizzata a noi. «In verità, in verità vi dico, è arrivato il momento, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l’ascoltano vivranno» (Gv 5,25). La voce del Figlio di Dio ha il potere di farci passare dalla morte alla vita nuova, dalla schiavitù alla libertà, dalle tenebre alla luce e dalla tristezza alla gioia. Proprio dall’inizio dobbiamo mettere in rilievo “questa caratteristica operativa” dei Vangeli e far risaltare la loro natura: essere la Parola vivente di Dio rivolta oggi a noi. Benedetto XVI, Discorso ai Vescovi della Svizzera (7 novembre 2006). Benedetto XVI, Spe Salvi, 2. 2 3