UN PIANO DI SALVATAGGIO PER GLI EMBRIONI UMANI CRIOCONSERVATI di Stefano Angelini* Il Congresso Nazionale dell’Associazione Scienza & Vita, svoltosi recentemente a Roma, avente per tema il futuro degli embrioni crioconservati, ha avviato una franca riflessione sulle possibilità di salvataggio di questi esseri umani abbandonati ed avviati a morte lenta. Considerata la gravità della situazione è necessario che le proposte emerse diventino, quanto prima, azioni risolutive. Ritengo allora cosa utile riproporre in forma organica tutti i possibili interventi per il soccorso. _____________ Se siamo consapevoli che gli embrioni crioconservati sono uomini, bimbi microscopici, allora non basta il solo affermarlo, il solo indignarsi, il solo dire “mai più!”: bisogna cercare di salvarli. Salvarli ad ogni costo? Si, anche se quest’opera coraggiosa scandalizzerà molti, ma Il Santo Padre Benedetto XVI ci ricorda che ogni vita umana, in qualunque condizione, ha un valore infinito. Il soccorso dunque è possibile. Qui esporrò una prima, e non certo esaustiva, indagine sui rimedi, così riassumibili: A) forme di Adozione Per la Nascita B) ritrovato futuribile dell’Incubatrice Embrionale. A) ADOZIONE PER LA NASCITA -Adozione Per la Nascita (APN) da parte di madre genitoriale. L’APN è un’adozione sui generis, molto diversa da quella classica: la sua particolarità risiede nell’impianto nell’utero della madre adottiva di un embrione già esistente, cioè l’adozione di un bimbo microscopico esistente affinché venga alla luce. Quel bimbo è un embrione scartato, figlio biologico della coppia coniugata (i suoi genitori biologici) che ricorse alla fecondazione in vitro (FIVET); dunque è un embrione frutto del matrimonio, cioè derivante da fecondazione omologa, non eterologa. La madre adottiva, che terrà in grembo, partorirà e crescerà quel bimbo, inoltre, sarà una madre genitoriale, non surrogata. Con questa adozione, dunque, oltre a salvare la vita di un essere umano scartato solo perché meno “performante” di altri, la coppia sterile può avere un figlio sentendolo più suo attraverso il mutuo scambio affettivo della gestazione; in aggiunta, la coppia con patologie genetiche trasmissibili può concepire un figlio sano. Dunque, l’APN come mezzo straordinario per porre riparo ad un danno straordinario. Il timore di uno “sdoganamento” foriero di deriva etica è infondato perché: -l’Adozione Per la Nascita sarà resa possibile solo a famiglie di piena affidabilità (analogamente ai protocolli dell’adozione classica); -l’Adozione Per la Nascita è espressamente dedicata al solo “bacino” degli embrioni abbandonati dai genitori biologici, ora crioconservati; -non può esistere APN per embrioni creati ex novo (sarebbe FIVET). Ora, sciolte le due riserve principali riguardo l’APN presenti nell’istruzione della Congregazione per la Dottrina della Fede “Dignitatis Personae”, ovvero le eventualità di fecondazione eterologa e maternità surrogata, si potrà pervenire al superamento dei “vari problemi” cautelativamente considerati alla stesura del documento. Giace inoltre, in parlamento, il D. d. L. Palagiano (IDV) n. 2058 nov. 2011 che, prevedendo l’APN, potrebbe coalizzare uomini di buona volontà trasversali agli schieramenti esistenti. Basterà l’APN per salvare tutti gli embrioni? L’APN nasce come “traghetto salvavite”, solo secondariamente diviene anche mezzo per dar figli alle famiglie sterili. Probabilmente non saranno sufficienti le coppie sterili (o anche fertili) che ricorreranno all’APN perché prima cercheranno di avere loro figli biologici tramite FIVET. Ci accontentiamo o vogliamo almeno capire se vi sono altri rimedi ancorché estremi e laceranti per salvare questi bimbi? Ve ne sono, dunque citiamoli ricordando, coerentemente alle scelte, che possiamo non accettarli ma che ciò significherà lasciar morire quei bimbi perché non vogliamo “sporcarci le mani” con compromessi imbarazzanti. -Monogenitorialità. Donna nubile che desidera salvare un bimbo mediante l’APN. Certamente è innegabile che questo contesto non rappresenti l’ideale per far crescere un bimbo rispetto alla famiglia adottante, ma ciò non scalfisce minimamente il valore che tale donna mostra nel voler portare in grembo e crescere quel bimbo disperato che è l’embrione, anzi, questa madre potenziale andrebbe incoraggiata e sostenuta. L’APN è un evento straordinario, un’eccezione, e, in mancanza di coppie, sarebbe disumano rifiutare la donna single adottante e lasciar morire l’uomo embrione; costei, allora, per l’APN (e solo per l’APN) è eticamente legittimata ad avere un bimbo, un bimbo salvato per i capelli. Poco importa se, magari per poco tempo, il piccolo non avrà un padre. Come è giusto che una ragazza madre, rimasta incinta, non abortisca e faccia venire alla luce un bimbo senza una famiglia completa, così, è giusto che la donna single possa salvare un embrione, possa avere un bimbo. Esistono, inoltre, molte aspiranti madri genitoriali con grande sentimento materno, che, hailoro, non sono riuscite a trovare un marito, donne nubili che offrono piene garanzie per allevare un bimbo in un ambiente sano, magari con l’ausilio dei nonni, insomma persone più che degne, che potrebbero essere prese in considerazione. Un compromesso ragionevole, circoscritto, accettabile. -Adozione Per la Nascita (APN) da parte di madre non genitoriale (surrogata). Innanzitutto va chiarito che la locuzione “Adozione Per la Nascita” indica un’adozione precipuamente finalizzata alla nascita di un embrione umano abbandonato, poi (auspicabilmente ma non necessariamente) la madre che ha condotto la gestazione potrà anche crescere il bimbo così salvato. Se dessimo per scontato che la madre che ha portato alla luce il bimbo dovrà anche crescerlo, allora dovremmo parlare semplicemente di Adozione, non di Adozione Per la Nascita. Questa forma di soccorso all’embrione umano può anche essere definita “Balia embrionale”. La balia di un tempo, per salvare un figlio di una madre senza latte metteva a disposizione il suo seno (anche a pagamento) e non si parlava di seno in affitto. Ora, pur con innegabili problematiche emotive ed etiche, la madre surrogata che offre il suo utero (anche a pagamento o utero in affitto), formalmente è equivalente alla balia che metteva a disposizione il suo seno. In entrambi i casi si tratta di una donna esterna che fornisce il nutrimento vitale al bambino; e l’embrione, lo sappiamo, è un bambino come il neonato, ma che ora verrebbe nutrito in utero. Sarà pure un rimedio squallido ed estremo ma è purtroppo necessario per porre riparo al guaio, squallido ed estremo, in cui ci hanno cacciato “materialisti e scientisti”, coloro che hanno “prodotto” embrioni soprannumerari. In altre parole la colpa di tanto squallore non è di chi cerca di porvi rimedio. Più volte, inoltre, si è assistito al caso di una donna che mette il proprio utero a disposizione della sorella divenuta sterile a seguito di cancro, per portare alla luce un embrione preventivamente generato da quest’ultima. Caso che non ha destato scandalo, eppure, formalmente si tratta di una maternità surrogata (senza utero in affitto). Nella tragedia degli embrioni crioconservati in atto non ci si può permettere il lusso di rifiutare alcun soccorso: dunque anche la madre surrogata, auspicabilmente non remunerata, che non ritenesse da contratto di crescere il bimbo da lei salvato, ma lo lasciasse ad un’altra madre genitoriale, o ad un orfanatrofio, va apprezzata. Se la rifiutassimo, sarebbe difficile, eventualmente, tornare a bussare alla sua porta. Premesso che il gesto gratuito (auspicabile) ha un ben diverso valore rispetto a quello remunerato, sarebbe ipocrisia scandalizzarsi per la ricompensa, e lasciar morire gli embrioni umani. Tutto ciò quando non ci si scandalizza del fatto che la quasi totalità delle cure e dell’assistenza ai malati sono a pagamento. Sarà fondamentale ovviamente garantire, come per tutti gli orfani, che i bimbi “recuperati alla luce” ma senza famiglia, verranno accolti in apposite strutture, dove crescere con amore e grandi attenzioni, nella speranza di farli adottare. A noi, in questo frangente, interessa prioritariamente strappare da morte certa gli embrioni umani, e solo in subordine provvedere a farli crescere nell’ambiente migliore possibile. Insidie e rischi dell’Adozione Per la Nascita. In queste aperture dell’APN alla donna single, genitoriale o meno, c’è comunque bisogno di grande cautela e discernimento. Esiste, ad esempio, il rischio che la donna single nel ruolo di madre genitoriale sia la metà di una coppia omosessuale, oppure che, nel ruolo di madre surrogata (utero in affitto), dietro di lei vi sia una coppia omosessuale maschile che le deleghi la gestazione. Sarà anche fondamentale verificare che la maternità surrogata remunerata (utero in affitto) sia un gesto libero e consapevole della donna, che vi sia un sereno accordo tra le parti, possibilmente sancito da norma di legge e dunque esente da qualsiasi forma di ricatto e sfruttamento. B) INCUBATRICE EMBRIONALE (futuribile). Sono in corso, in diversi paesi, programmi di ricerca indirizzati allo sviluppo di questa risorsa tecnologica che, se usata a fin di bene, potrebbe salvare moltissimi embrioni umani. Fondamentalmente, si tratta di un’incubatrice per far nascere gli embrioni esistenti: se non ci scandalizziamo dell’incubatrice per i nati prematuri, perché dovremmo farlo per questa? Ovviamente è un ripiego ultimo, con mera funzione di salvavita; un “traghettatore embrionale”, ben diverso da quel nido naturale, accogliente e di mutuo scambio affettivo che è il grembo materno. Della macchina (da taluni sprezzantemente chiamata “utero artificiale”) se ne potrà avvalere sia la gestante che corre gravi rischi nel portare avanti la gravidanza ed è spesso costretta a partorire un feto prematuro o all’aborto, che i tanti embrioni crioconservati, ora salvabili con meno difficoltà. Con l’incubatrice embrionale, altresì va osservato che, diversamente dalla maternità surrogata, in cui possono crearsi problemi etico-legali, psicologici e ripensamenti della gestante, tutto ciò non potrà più accadere, ed il contratto non sarà più necessario. Va da se che, per benpensanti e puristi, la definizione “utero artificiale” sia molto difficile da accettare perché evoca loro esperimenti e suggestioni da ribrezzo, ma basta chiamarla “incubatrice embrionale” che già si tranquillizzano. Ora, è innegabile che un bimbo che avrà vissuto la gestazione in un’incubatrice embrionale avrà ricevuto meno, sia nel fisico che nella sfera affettiva, ma sarà stato salvato e potrà recuperare in seguito tutto il calore e l’affetto che gli sono mancati, come li recupera il nato prematuro dopo mesi d’incubatrice. Pure, se è vero che questa macchina non è l’ambiente ideale per la crescita, non va sottovalutato che, talora, il naturalissimo utero di una madre sofferente possa essere un ambiente di sviluppo ben peggiore dell’incubatrice embrionale, quando non letale. Insidie e rischi dell’Incubatrice Embrionale. Esistono, certamente, seri pericoli in quest’innovazione. Esiste il rischio di abuso con l’impiego generalizzato esteso a donne sane, donne allettate dalla possibilità di sganciarsi dall’onere della gravidanza naturale. Esiste il rischio di travisazione della finalità, con l’uso indiscriminato della preselezione embrionale, visto che gli embrioni scartati, ora potranno tutti nascere. Altre ipotesi più remote indicano anche la possibilità, da parte delle biobanche, di unire i gameti in loro possesso e portare facilmente alla luce gli embrioni mediante l’incubatrice embrionale; di costruirsi, cioè, uno stuolo di esseri umani pronti agli usi più disparati. L’incubatrice embrionale, dunque, potrà essere uno straordinario strumento, ma deve restare in mani sicure perché, se invero è un traghettatore tecnologico che salva vite umane, come tutte le innovazioni, può essere usata per fini abominevoli. CONSIDERAZIONI FINALI. Come visto, ci sono rischi che non vanno nascosti. Cosa opporre? Il lasciar morire gli embrioni perché disgustati da queste eventualità? Oppure, “sporcarci le mani” nel ricercare cristianamente il migliore compromesso? E ancora, sarà possibile attuare una vigilanza ferrea, accompagnata da un monitoraggio completo dell’istituto dell’Adozione per la Nascita? Domande laceranti che attendono risposta. Bambini moribondi che attendono risposta, e nell’attesa muoiono. Stefano Angelini 04.XII.2012 * autore di “QUANDO ERAVAMO EMBRIONI” Ed. Il Cerchio – 2011.