L'ultima legione (film) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. L'ultima legione Una scena del film Titolo originale The Last Legion Lingua Inglese originale Gran Bretagna, Francia, Paese Italia, Tunisia 2007 Anno 110 minuti Durata Colore Colore Sonoro Audio 2,35 : 1 Rapporto Azione, avventura, guerra Genere Doug Lefler Regia Carlo Carlei, Peter Rader, Soggetto Valerio Massimo Manfredi Jez Butterworth, Tom Sceneggiatura Butterworth Distribuzione 01 Distribution (Italia) Marco Pontecorvo Fotografia Simon Cozens Montaggio Patrick Doyle Musiche Paolo Scalabrino Costumi Jana Carboni, Lorella De Rossi, Anna De Santis, Trucco Alessandro Durante, Giannetto De Rossi Interpreti e personaggi Colin Firth: Aurelio Thomas Sangster: Romolo Augusto Ben Kingsley: Ambrosinus/Merlino Aishwarya Rai: Mira Peter Mullan: Odoacre Kevin McKidd: Wulfila John Hannah: Nestor Rupert Friend: Demetrio Nonso Anozie: Batiatus Owen Teale: Vatrenus Robert Pugh: Kustennin Iain Glen: Oreste Harry Van Gorkum: Vortgyn Beata Ben Ammar: Flavia Alexander Siddig: Teodoro Andronico Murray McArthur: Terzio Doppiatori italiani Massimo Rossi: Aurelio Gabriele Patriarca: Romolo Augusto Franco Zucca: Ambrosino/Merlino Domitilla D'Amico: Mira Gerolamo Alchieri: Odoacre Roberto Certomà: Wulfila Gaetano Varcasia: Nestor Simone D'Andrea: Demetrio Mario Bombardieri: Batiatus Saverio Moriones: Kustennin Antonio Sanna: Oreste Angelo Maggi: Vortgyn Elisabetta Spinelli: Flavia Massimo Bitossi: Teodoro Andronico Alessandro Balicco: Terzio «E quelli che verranno dopo di noi ricorderanno che al mondo sono esistiti i soldati romani, le spade romane... e il cuore romano. Ave Cesare! » (Aurelio) L'ultima legione è un film del 2007 diretto da Doug Lefler. Uscito nelle sale italiane il 14 settembre 2007, è ispirato in parte all'omonimo romanzo di Valerio Massimo Manfredi, dedicato agli avvenimenti che accompagnarono la fine dell'Impero Romano d'Occidente e la nascita della leggenda di Re Artù. Indice [nascondi] 1 Trama 2 Confronto tra film e romanzo 3 Confronto tra film e vicenda storica 4 Curiosità 5 Accoglienza 6 DVD 7 Note 8 Collegamenti esterni Trama [modifica] Il film viene narrato da Ambrosinus, nativo di Britannia, che conosce la leggenda della spada di Giulio Cesare, un'arma che passò di mano in mano tra gli imperatori romani fino a Tiberio. Alla morte di Tiberio l'arma venne nascosta per evitare che uomini malvagi se ne impossessassero. Inizia poco prima dell'incoronazione di Romolo Augusto come imperatore nel 460. Avendo viaggiato in quasi tutto il mondo conosciuto in cerca della spada di Cesare, Ambrosinus diventa il tutore di Romolo. Un druido e facente parte di una fratellanza segreta incaricata di proteggere la spada, col tempo ha dato impressione di essere un mago, ma la sua "magia" sono solo trucchi. Il padre di Romolo, Oreste regna a Roma ma non è imperatore. Il giorno prima dell'incoronazione, Odoacre, comandante dei Goti barbari alleati di Roma, chiede un terzo dell'Italia a Oreste, ma egli rifiuta. Lo stesso giorno, Romolo incontra il generale della Legio Nova Invicta, Aureliano Caio Antonio, chiamato "Aurelius". La notte prima che Romolo venga incoronato, Roma è attaccata dai Goti. Molti degli uomini di Aurelio, incaricati di proteggere l'imperatore, vengono uccisi, anche se Aurelio è solo svenuto e dato per morto. Oreste e sua moglie vengono uccisi dal luogotentente di Odoacre, Wulfila, che cattura Romolo. Il giorno dopo Odoacre, ora regnante dell'Impero occidentale, pianifica di uccidere Romolo. Tuttavia, Ambrosinus lo convince a risparmiare il bambino. Romolo, quindi, viene esiliato a Capri insieme ad Ambrosinus, guardati da Wulfila e i suoi uomini. La sua prigione è la villa costruita più di quattrocento anni prima dall'imperatore Tiberio. Con l'aiuto di Ambrosinus, Romolo scopre una stanza segreta all'interno della villa. Scopre una statua di Cesare impugnante la leggendaria spada, forgiata da un fabbro calibe dopo la sua campagna militare in Britannia. Sulla lama d'acciaio vi è incisa l'iscrizione CAI • IVL • CAES • ENSIS • CALIBVRNVS. Scritto ai piedi della statua c'è scritto che la spada è creata per "colui che è destinato a regnare". Questo viene interpretato come profezia da molti personaggi, e Romulus prende l'arma. Romolo e Ambrosinius vengono salvati a Capri dal leale Aurelio e tre legionari sopravvissuti, accompagnati dalla spia dell'Impero romano d'Oriente - una guerriera keralite di nome Mira (addestrata nell'arte marziale del Kalarippayattu). Quindi i fuggitivi si dirigono verso Fano come indicato loro dal senatore Nestore, amico di vecchia data di Aurelio, che vuole far imbarcare l'ultimo imperatore d'Occidente alla volta di Costantinopoli. Ben presto però il piano di Nestore si rivela una trappola ordita da Odoacre con il benestare dell'imperatore d'Oriente. Ai fuggitivi non resta che dirigersi verso la Britannia nella speranza di trovare asilo presso l'ultima legione dell'Impero Romano: la leggendaria Legio IX Draco. Tuttavia giunti presso il vallo di Adriano, invece che l'invincibile legione, trovano dei vecchi e stanchi contadini. Dopo poco tempo Aurelio e gli altri vengono raggiunti in Britannia ed aggrediti dagli uomini di Odoacre e dai guerrieri Angli di Vortgyn loro alleati. Con la promessa di avere la spada per regnare sull'intera Britannia (viene inoltre rivelato che Ambrosinius e Vortgyn sono vecchi nemici), Wulfila convince Vortgyn a combattere contro Ambrosinius e gli altri. Aureliano, con la spada e al comando di poche forze, combatte contro l'esercito di Vortgyn al vallo di Adriano. Mentre la battaglia infuria, i contadini ed i loro figli, che in realtà sono ciò che resta della Legio IX Draco ritiratasi cinquant'anni prima, intervengono in soccorso di Romolo e dei suoi guerrieri, dopo aver rispolverato le loro vecchie armature romane, e ribaltano le sorti della battaglia. Romolo uccide Wulfila con la spada di Cesare, vendicando i suoi genitori. Nella scena finale della battaglia, Romolo dice ad Aureliano che ha combattuto "come un drago", e Aureliano gli risponde che lui ha combattuto "come il figlio di un drago". Il giovane imperatore, finita la battaglia che vede il suo esercito uscire vincitore, decide di non voler più guerre né sangue, e getta via la spada, che si va ad incastrare in una solida roccia. Molti anni dopo, Ambrosinus, che ha ripreso il suo vecchio nome celtico Merlino, porta un giovane ragazzo al vecchio campo di battaglia a descrivergli i leggendari eventi. Merlino, visibilmente anziano, rivela che Aurelio sposò Mira e adottarono Romolo che crebbero come loro figlio, e Romolo divenne un saggio regnante che prese il nome di "figlio del drago", in celtico Pendragon. Il ragazzo, Artù, riconosce Romolo come suo padre. Nella scena finale, la spada di Giulio Cesare viene mostrata ancora incastonata nella roccia, con del muschio sulla lama, le cui incrostazioni coprono parte dell'iscrizione originaria: di questa, restano visibili solo le lettere "E • S • CALIBVR". Confronto tra film e romanzo [modifica] La trama del film si distacca in numerosi punti da quella dell'omonimo romanzo. Nel film la vicenda si svolge nell'anno 460, mentre nel libro la vicenda ha luogo nel 476, anno nel quale effettivamente Romolo Augusto fu, per pochi mesi, l'ultimo imperatore romano d'occidente. Nel film la vicenda inizia a Roma, mentre nel romanzo a Ravenna, la città che fu l'ultima capitale dell'Impero d'Occidente e successivamente capitale del regno di Odoacre. Aurelio (il cui nome nel film è Aureliano Caio Antonio, mentre nel romanzo è Aureliano Ambrosio Ventidio) nel romanzo ha perso la maggior parte dei ricordi relativi al suo inquietante passato, che riemergono solo verso la fine della vicenda. Nel film Aurelio non ha perso la memoria e non si fa alcun riferimento alle vicende del suo passato. Nel film Aurelio è il comandante della Legio Nova Invicta, mentre nel romanzo egli è un semplice ufficiale subordinato al vecchio comandante Claudiano. Nel film il personaggio di Mira, bellissima guerriera dell'Impero d'Oriente, è stato introdotto ex novo; nel libro un ruolo in parte simile è attribuito ad una donna di Aquileia, Livia Prisca, che è legata alle oscure vicende del passato di Aurelio. Nel film Ambrosinus parte dalla Britannia per sfuggire alle persecuzioni di Vortgyn e ritrovare la spada di Cesare per liberare la Britannia. Nel romanzo Ambrosinus parte per chiedere l'aiuto dell'imperatore per respingere gli invasori Pitti. Nel film viene introdotto ex novo il personaggio del senatore Nestore, vecchio amico di Aurelio che in seguito tradirà. Nel libro a ricoprire un simile ruolo è Stefano, un patrizio amico di Livia. Demetrio nel film è un soldato della Legio Nova Invicta, nel libro invece viene arruolato quando Vatreno e Batiato vengono liberati da Aurelio. Nel film Odoacre viene presentato come comandante dei Goti, mentre nel romanzo viene presentato come comandante degli Eruli (come storicamente dimostrato). Nel romanzo compare il tiranno celtico (britannico) Vortigern, che ha preso il potere in Britannia con il pretesto di difenderla dai Pitti a nord del Vallo di Adriano, il quale viene ucciso da Wulfila. Nel film Vortigern (il cui nome viene cambiato in Vortgyn) è un tiranno del popolo invasore degli Angli e viene ucciso da Ambrosinus, suo antico nemico nella ricerca della spada di Cesare. Nel romanzo la legione che soccorre i protagonisti in Britannia è la Legio XII Draco, che sarebbe stata fondata da san Germano su mandato del magister militum Flavio Ezio, mentre nel film è la Legio IX Draco. Il film è stato criticato dal punto di vista dei costumi che riprodurrebbero l'aspetto del legionario romano del I - II secolo piuttosto che del V secolo; In realtà lo stesso romanzo parla di legionari che indossano attrezzature anacronistiche come la lorica segmentata e tuttavia nel film, in alcune scene quali quelle dell'incoronazione presso il Senato Romano e dell'imboscata presso la spiaggia di Fano, compaiono anche soldati con tuniche e Spangenhelm tardo imperiali. Nel film la Legio Nova Invicta viene richiamata presso la capitale da Alessandria d'Egitto (storicamente impossibile dato che la città era sotto l'Impero Romano d'Oriente) ed incaricata di proteggere l'imperatore, mentre nel romanzo tale unità viene attaccata di sorpresa ed annientata presso il proprio quartier generale (presso Dertona) dai federati Eruli di Odoacre. Nel film Flavia Serena, madre di Romolo Augusto, viene uccisa durante l'assalto di Wulfila al palazzo imperiale, mentre nel romanzo viene uccisa dopo essere stata fatta prigioniera. Nel romanzo Wulfila intende uccidere Romolo ed Odoacre intende sostituirlo con un ragazzo identico a lui nell'aspetto, nel film invece vuole catturarlo vivo su ordine di Odoacre. Nel romanzo la spada di Cesare viene rubata da Wulfila circa a metà della storia e viene recuperata nella battaglia finale da Aurelio. Nel film Wulfila entra in possesso della spada solo per pochi secondi durante la battaglia finale. Nel film Romolo uccide Wulfila per salvare Aurelio e per vendicare i suoi genitori, mentre nel romanzo è Aurelio che uccide Wulfila per salvare Romolo, mantenendo così la promessa fatta ad Oreste, padre di Romolo, di proteggere suo figlio. Nel romanzo Romolo trova la spada di Cesare esplorando un criptoportico trovato per caso; nel film, gli viene suggerito da Ambrosinus che ha una "illuminazione" notando un pentacolo inciso su una lastra di metallo. Inoltre, Romolo tenta immediatamente di uccidere Wulfila non appena trovata la spada, nel libro invece la tiene nascosta ai barbari per numerosi giorni, mostrandola solo al momento della fuga da Capri. Nel film Ambrosinus si rivela un discreto combattente nonostante la veneranda età, riuscendo ad uccidere diversi soldati in più occasioni. Nel romanzo invece, proprio a causa della sua età non è in grado di combattere. Nel film, Wulfila porta una scodella d'acqua a Romolo, il quale con sdegno la getta addosso al barbaro che ci aveva sputato dentro. Irritato, Wulfila minaccia di gettare il ragazzo da una rupe, ma Ambrosinus lo ferma ricordandogli gli ordini di Odoacre. Wulfila allora tortura il mentore dell'imperatore tramite il tratto di corda per l'arroganza delle sue parole. Nel romanzo, non avviene niente di tutto questo. Nel film, Vatreno viene ucciso da una raffica di frecce poco dopo la fuga da Capri, a causa del tradimento di Nestore; nel romanzo, muore sì a causa delle frecce nemiche, ma nella battaglia finale alle pendici del Mount Badon. Nell'opera cinematografica, la spada di Cesare ha un'elsa sferica con sopra inciso un pentacolo, all'interno del quale vi è una gemma rossa. Nel libro invece la spada ha un'elsa a forma di testa d'aquila, tipico simbolo romano. Confronto tra film e vicenda storica [modifica] Gli eventi narrati dal film e dall'omonimo romanzo sono frutto della fantasia degli autori. Lo stesso vale per i personaggi che vi prendono parte e per la Legio Nova Invicta (ad eccezione dell'ultimo imperatore Romolo Augusto, del magister militum Flavio Oreste e del comandante dei foederati Odoacre). Se da una parte le recenti scoperte circa la storicità di re Artù indicherebbero che questo personaggio epico sia effettivamente stato un condottiero romano-britannico del V - VI secolo, dall'altra non è mai stato evidenziato un legame tra la figura di Re Artù e la vicenda di Romolo Augusto. Segue un elenco dei principali aspetti in cui il film differisce dalla storia. Nel film la deposizione di Romolo Augusto avviene nel 460, mentre tale evento è notoriamente avvenuto nel 476. Regno di Odoacre in Italia e dominio dei Britanni in Inghilterra e Galles. Stando alle fonti storiche il regno di Romolo Augusto durò circa un anno (31 ottobre 475 - 4 settembre 476), e non pochi giorni come viene rappresentato nel film. Nel film la capitale dell'Impero d'Occidente è Roma, mentre nel 476 la capitale era Ravenna. Infatti già ai tempi dell'imperatore Diocleziano Roma aveva perso il suo primato politico, sebbene restasse sede del Senato Romano, nonché la sacra culla della civiltà romana nell'immaginario collettivo. Nel film Romolo Augusto viene mandato in esilio sull'isola di Capri, mentre secondo le fonti storiche venne relegato presso Castellum Lucullianum (Castel dell'Ovo) nel Golfo di Napoli [1]. Castellum Lucullianum (Napoli), luogo di esilio dell'ultimo Imperatore Romano d'Occidente. Nell'edizione italiana del film, la Gallia è misteriosamente chiamata nella dizione inglese "Gaul". Il Vallo di Adriano è descritto nel film come "Ultima fortezza dell'Impero". In realtà oltre il Vallo di Adriano vi erano altre fortificazioni quali il Vallo Antonino, che tuttavia era stato abbandonato nei primi anni del III secolo conseguentemente alla spinta dei Pitti verso meridione. Nel film Romolo Augusto viene presentato come l'ultimo discendente di Giulio Cesare, mentre in realtà l'ultimo Imperatore d'Occidente non ebbe alcun legame di sangue con il dictator perpetuus. Elmo pseudoattico Theilenhofen (II - III secolo d.C.). Romolo Augusto nel film e nel romanzo viene chiamato Romolo Augusto Cesare. Effettivamente era tipico degli imperatori romani fino al III secolo assumere il titolo "Cesare". Stando alle fonti storiche il nome completo di Romolo Augusto era Flavio Romolo Augusto senza il titolo di "Cesare", che dalla riforma di Diocleziano in poi assunse un preciso e diverso significato istituzionale. Inoltre egli fu definito "Augustolo" da parte di coloro che erano vicini all'imperatore d'Oriente in segno di disprezzo per colui che era stato sostituito a Giulio Nepote, ovvero il favorito dalla corte di Costantinopoli. L'imperatore Tiberio Claudio Nerone nel film viene citato come ultimo discendente dei Cesari ad aver governato, mentre proprio come per Romolo Augusto, la sua parentela con Giulio Cesare è frutto della fantasia degli sceneggiatori. Infatti l'imperatore Tiberio non aveva legami di sangue con Cesare. Spangenhelm (V secolo d.C.). Nel film Odoacre viene presentato come il comandante dei Goti, mentre in realtà fu comandante degli Eruli e delle truppe federate che nella seconda metà del V secolo erano stanziate in Italia [2]. Nel film il tiranno celtico Vortigern (chiamato Vortgyn) viene presentato come tiranno del popolo degli Angli. Nella realtà Vortigern fu capo-clan britannico, che alcuni storici identificano come colui che strinse alleanze con le tribù barbare giunte dal continente (Angli e Sassoni) per respingere i Pitti verso nord e colmare il vuoto di potere creatosi dopo la ritirata delle legioni romane. La sua storia inoltre si interrompe nel 454, quindi non ha alcun legame con le vicende arturiane. Il nome del comandante della Legio Nova Invicta è Aureliano Caio Antonio e poiché nella Roma Antica si scriveva prima il praenomen, poi il nomen e infine il cognomen, dovrebbe essere chiamato Caio pittosto che Aureliano (abbreviato Aurelio). Mira afferma di provenire dall'India e di essere stata arruolata nell'esercito romano d'Oriente. Effettivamente nel IV - V secolo era molto comune l'arruolamento di barbari, anche se non si ha notizia di soldati indiani nell'esercito romano. L'arte marziale in cui sarebbe esperta, il Kalarippayattu, nonché lo stato del Kerala da cui dice di provenire non esistevano ancora nel V secolo e sembrano essere un'allusione alle reali origini Tamil dell'attrice Aishwarya Rai. Nel film gli anziani superstiti della Legio IX e la loro discendenza romano-britannica soccorrono il gruppo di Romolo ed Aurelio durante lo scontro finale. In realtà la storia di tale unità militare, stanziata presso York, si ferma bruscamente agli inizi del II secolo. Al contrario è la storia della Legio II Augusta che si intreccia con le vicende arturiane. Infatti questa unità, che nel 122 aveva lavorato alla costruzione del Vallo di Adriano, rimase in Britannia almeno fino al V secolo (menzionata nella Notitia Dignitatum come Secunda Britannica) presso Caerleon in Galles. Il film è stato criticato dal punto di vista dei costumi che riprodurrebbero l'aspetto del legionario romano tra il I ed il II secolo piuttosto che del V secolo. In effetti compaiono attrezzature in uso durante i primi secoli dell'Impero Romano come elmi del tipo Weisenau e pseudoattico Theilenhofen, nonché lorica segmentata e scutum rettangolare. Tuttavia in alcune scene del film, quali quelle dell'incoronazione presso il Senato Romano e dell'imboscata presso la spiaggia di Fano, compaiono anche tuniche e Spangenhelm tardo imperiali. Se nel complesso il costume indossato da Demetrio è il più attendibile, quello di Vatreno evidenzia la coesistenza di elementi di epoche differenti con una tunica tipica per un soldato romano del IV - V secolo ma una lorica ed un cingulum riconducibili ai secoli precedenti. Inoltre i costumi costituiti da pelli grezze indossati da alcuni guerrieri di Wulfila rappresentano un luogo comune con il quale si usa rappresentare i barbari: nel IV - V secolo l'aspetto di un mercenario barbarico e quello di un soldato regolare erano virtualmente identici. Aurelio afferma che la Legione del Drago della Britannia contava oltre un milione di uomini. Ciò è ovviamente un'esagerazione atta ad evidenziare come il mito di tale legione abbia superato la realtà, poiché ciascuna legio dell'Esercito Romano del IV - V secolo contava circa 5-6000 uomini. Nel film la Legio IX esegue una spettacolare testudo durante lo scontro finale contro i guerrieri di Vortgyn e Wulfila. In realtà le unità militari romane del IV - V secolo avevano sostituito tale manovra con un'altra (per molti aspetti simile) detta fulcum. Nel film la Legio Nova Invicta è stata richiamata in Italia dall'Africa, in particolare da Alessandria, per proteggere l'ultimo Imperatore d'Occidente. In realtà Alessandria d'Egitto nel V secolo si trovava sotto la giurisdizione dell'Impero Romano d'Oriente e pertanto è poco verosimile che la sua guarnigione potesse essere gestita dalla corte d'Occidente. A differenza di quanto accade nel film, l'Imperatore d'Oriente nella realtà non appoggiò in nessun momento della sua vicenda Romolo Augusto (il disprezzo degli uomini della corte d'Oriente per il giovane fu tale da dargli il soprannome "Augustolo"). Il personaggio di Wulfila viene rappresentato nel film come un guerriero rozzo, impulsivo e privo di cultura. Completamente diverso era il personaggio storico da cui sembra derivare il nome, Ulfila, Vescovo visigoto del IV secolo, cresciuto sotto gli insegnamenti cristianoellenistici. Curiosità [modifica] Valerio Massimo Manfredi, autore dell'omonimo romanzo, ha collaborato alla produzione del film come consulente. Aishwarya Rai, l'interprete di Mira nel film, è stata eletta Miss Mondo nel 1994. Le scene del film ambientate in Britannia, in realtà sono state girate in Slovacchia. Uno degli slogan con cui è stato presentato il film in lingua inglese è The end of an empire... the beginning of a legend. Accoglienza [modifica] Dopo la prima settimana di programmazione nelle sale cinematografiche italiane si è classificato terzo tra i film più visti, dietro I Simpson e Shrek Terzo [3]. Nella classifica dei 100 film più visti in Italia nella stagione 2007/2008 ha raggiunto il novantaquattresimo posto con un incasso finale di 1.669.963 € [4]. Il pubblico ha espresso per questo film un voto di sufficienza (IMDB: 5,4/10; Mymovies.it: 2,8/5; Movieplayer.it: 6/10) e giudizi spesso contrastanti tra loro: positivi da parte di chi ne ha apprezzato il carattere romantico-fiabesco a tratti ironico, negativi da parte di chi avrebbe gradito una maggiore attenzione agli aspetti bellici (magari sulla scia di recenti ed apprezzati film epici come Il gladiatore e 300). DVD [modifica] Il 5 febbraio 2008 è stata immessa sul mercato l'edizione in DVD della pellicola. Tra le caratteristiche: Formato 2:35 16/9 Audio Dolby 5.1 Italiano e Inglese, DTS Italiano Sottotitoli in Italiano non udenti Making Of Photogallery Interviste Scene eliminate Prove di combattimento Trailer Note [modifica] 1. ^ Giordane, Getica, 242: «...Orestem interfectum Augustulum filium eius de regno pulsum in Lucullano Campaniae castello exilii poena damnavit...». 2. ^ Giordane, Getica, 242: «...Odoacer Torcilingorum rex habens secum Sciros, Herulos diversarumque gentium auxiliarios Italiam occupavit...». 3. ^ Movieplayer.it, Boxoffice Italia del weekend 14 - 16/09/2007