Infezioni virali IAH AC – Infezioni virali © IAH 2007 Le infezioni virali rappresentano una delle cause principali di insorgenza delle malattie trattate nell’ambito della pratica generale. Dal punto di vista omotossicologico, nella maggior parte dei casi, le infezioni virali devono essere prese in considerazione in modo molto serio poiché, per definizione, sono omotossine intracellulari che causano spesso la morte cellulare ad opera dei meccanismi di difesa cellulare diretti contro le cellule infettate dai virus. Nella Tavola delle sequenze patologiche, le infezioni virali rientrano inizialmente nella fase di impregnazione, ma potrebbero causare la fase di degenerazione e persino quella di dedifferenziazione entro un lasso di tempo relativamente breve. L’infezione virale è associata spesso all’insorgenza di complicanze, che potrebbero essere sovrainfezioni batteriche, ma anche complicanze più gravi definite sindrome post-virale (analogamente a quanto si osserva in caso di infezioni causate da EBV). La medicina convenzionale dispone soltanto di alcuni rimedi per il trattamento delle infezioni virali comuni, mentre prevede strategie più avanzate per l’inibizione di infezioni virali gravi (es. triplice terapia nell’ambito del trattamento dell’AIDS). Pertanto, per il medico di medicina generale, le infezioni virali comuni possono essere trattate soltanto con un approccio sintomatico, per esempio abbassando la febbre e controllando il processo infiammatorio. 1 Il virus • Questo termine, che deriva dal latino, significa veleno. È l’omotossina intracellulare esogena più diffusa. • Piccola entità genetica dotata di un involucro proteico o capsula • Non è considerato un organismo o entità vivente © IAH 2007 2 Un virus è una particella microscopica di dimensioni estremamente piccole che, per il processo di riproduzione, infetta determinate cellule di un organismo vivente. I virus possono riprodursi soltanto infettando una cellula ospite e, di conseguenza, non sono in grado di riprodursi da soli, a differenza dei batteri. I virus sono costituiti principalmente da materiale genetico incapsulato in un involucro proteico, definito capside. In base alla classe a cui appartengono, i virus sono in grado di infettare un’ampia varietà di organismi: eucarioti (animali, lieviti, funghi e piante) e procarioti (batteri). Il termine “virus” deriva dal latino e significa veleno (sinonimo: venenum). È tuttora aperto un dibattito per stabilire se un virus sia o meno un organismo vivente, dato che non possiede tutte le caratteristiche peculiari tipiche di un organismo vivente (fra cui il processo appropriato di riproduzione). La maggior parte degli scienziati ritiene che i virus siano entità non viventi. 2 I microrganismi più importanti • • • • Batteri Virus (10-6 e 10-8 metri) Funghi I microrganismi più semplici sono • Prioni • Viroidi © IAH 2007 3 I virus appartengono alla classe dei microrganismi che vengono, in realtà, ancora studiati per stabilire se siano o meno organismi viventi. Lo stesso discorso vale per i viroidi e i prioni. Tuttavia, è necessario fare una chiara distinzione e differenziazione tra i vari tipi di microrganismi, al fine di evitare qualsiasi confusione a tale riguardo. La differenza principale tra i batteri e i virus consiste nella modalità di proliferazione o di autoreplicazione. I virus non sono in grado di riprodursi da soli (dato che hanno bisogno di una cellula ospite per farlo), a differenza dei batteri. Si potrebbe affermare che un virus assomiglia maggiormente a uno dei microrganismi più semplici, per esempio ai viroidi e ai prioni, rispetto ai batteri o ai funghi. Le dimensioni dei virus variano da 10-6 a 10-8 metri, ovvero sono comprese tra un micrometro e 10 nanometri. 3 Caratteristiche specifiche dei virus • Specificità • Affinità • Autonomia • Meccanismi di autodifesa • Capacità di proliferazione © IAH 2007 4 I virus possiedono alcune caratteristiche peculiari. Innanzitutto, sono microrganismi specifici, per cui sono necessari meccanismi specifici di difesa per combatterli. Mentre i neutrofili possono uccidere molti tipi diversi di batteri, i virus innanzitutto devono essere ‘legati‘ ad un anticorpo estremamente specifico per potere innescare una risposta anticorpale. I virus evidenziano anche un’affinità, un tropismo cellulare, poiché ricercano soltanto alcune cellule specifiche di tessuti od organi da potere utilizzare come cellula ospite e non invadono altri tipi di cellule dell’organismo. Da tale affinità deriva la sintomatologia specifica riscontrabile in diverse infezioni virali, dato che ogni virus causa l’insorgenza di una patologia cellulare in tessuti ben definiti. L’autonomia dei virus indica la capacità di questi microrganismi di rimanere in uno ‘stato competente’ persino per diversi anni, quando non possono riprodursi. Contrariamente a quasi tutti gli organismi viventi, i virus non necessitano di sostanze nutritive né di respirazione. Persino in condizioni di totale isolamento, questi microrganismi possono mantenere il loro potenziale tossico e possono attivarsi quando è presente nell’ambiente una cellula del tipo giusto. D’altra parte, i virus dipendono totalmente dalle cellule per riprodursi, il che conferisce loro un grado inferiore di autonomia rispetto ai batteri che si dividono in presenza di condizioni adeguate. I virus si difendono in vari modi dalle condizioni ambientali e dai meccanismi di difesa propri dell’organismo, attivati in presenza di questi microrganismi. Tale autodifesa rappresenta uno dei problemi principali nel mantenere l’immunità contro questi microrganismi. I meccanismi noti di difesa dei virus includono: - Inibizione del complesso maggiore dell’istocompatibilità (Major Histocompatibility Complex – MHC): il virus penetra nella cellula, senza indurre l’eliminazione della cellula ospite ad opera dei linfociti T citotossici a causa dell’inibizione della marcatura dell’MHC di tale cellula. - Distacco dagli anticorpi: gli anticorpi appropriati vengono prodotti una volta uniti e il virus ‘se ne distacca’. - Mutazione: il virus muta con il passare del tempo, pertanto gli anticorpi sintetizzati non sono più utili. - Infezione delle cellule immunitarie: il virus utilizza una cellula immunitaria come cellula ospite e, in tale modo, crea un problema di difesa contro se stesso all’interno dell’organismo I virus proliferano ‘riprogrammando’ il materiale genetico della cellula ospite per riprodursi. 4 Meccanismi di difesa dei virus • Mutazione • Inibizione dell’MHC • Incapsulamento • Utilizzo di una cellula immunitaria come cellula ospite © IAH 2007 5 Inoltre, il virus protegge se stesso contro i meccanismi di difesa attuati dall’organismo ospite. A tale scopo, il virus adotta quattro strategie principali: 1. Mutazione: con il passare del tempo, il virus muta in modo che l’immunità acquisita con la formazione di anticorpi specifici non è più in grado di neutralizzare questo microrganismo. Di conseguenza, un’eventuale contatto successivo con un virus (pressoché) identico non viene riconosciuto dall’immunità presente e il paziente contrae l’infezione, ammalandosi nuovamente. 2. Inibizione dell’MHC: alcuni virus sono in grado di penetrare nelle cellule degli organi, inibendo la presentazione delle loro caratteristiche ad opera dell’MHC. Di conseguenza, una cellula infettata non evidenzia lo stato di infezione nel suo MHC e NON viene rilevata da una cellula citotossica. In tale modo, la cellula tissutale continua a riprodurre il virus, senza essere eliminata dalle apposite cellule immunitarie. 3. L’“incapsulamento” è il fenomeno per cui un virus respinge l’anticorpo a cui è stato appena legato. In tale modo, il virus può continuare a invadere le cellule e non è ‘marcato’ per l’eliminazione definitiva mediante fagocitosi. 4. L’utilizzo di una cellula immunitaria, come cellula ospite, rappresenta una strategia di protezione estremamente pericolosa del virus, perché i meccanismi di difesa dell’organismo vengono indeboliti in vari modi. Le cellule ospite infettate del sistema immunitario sono eliminate da altre cellule immunitarie e il rilascio di mediatori immunitari è ridotto a causa di una diminuzione del numero. 5 Una cellula immunitaria di per sé potrebbe rappresentare una cellula ospite per le infezioni virali Linfociti B Virus di Epstein-Barr Gamma herpes virus di origine murina Virus della malattia bursale infettiva Linfociti T Virus linfotropico umano a cellule T di tipo 1 e 2 HIV Virus del morbillo Herpes virus Saimiri Herpes virus umano di tipo 6 Macrofagi Virus Visna HIV Citomegalovirus Virus associato all’enzima lattato deidrogenasi © IAH 2007 6 Come indicato nella diapositiva precedente, un meccanismo di autodifesa può consistere nello scegliere una cellula immunitaria come cellula ospite. Questa è una situazione alquanto complessa e pericolosa per l’organismo, dato che le cellule immunitarie sono cruciali per la difesa del corpo. Quando i virus hanno un’affinità per le cellule immunitarie e le utilizzano come cellule ospiti, la difesa è doppiamente indebolita: in primo luogo perché la cellula immunitaria infettata deve essere eliminata e in secondo luogo a causa del processo di autoreplicazione delle stesse cellule immunitarie. La mononucleosi (infezione causata da EBV) è un esempio valido di come un virus potrebbe minare un intero sistema nell’infezione post-virale da EBV. L’HIV rappresenta sicuramente l’esempio classico, ma vengono registrate molte altre infezioni virali gravi. Tutte queste forme di infezioni virali hanno una caratteristica in comune: prima viene attuata la terapia per inibire la proliferazione virale, maggiori sono le probabilità di ottenere una guarigione senza gravi conseguenze a lungo termine per il paziente. Anche in questo caso, si ha a che fare con il numero di cellule infettate in un arco temporale e con l’indebolimento del sistema immunitario, giorno dopo giorno. 6 Alcune malattie causate da virus • AIDS • linfoma di Burkitt • varicella • raffreddori • febbre da zecche del Colorado • dengue • encefalite • erpete febbrile • verruche genitali • gastroenterite • herpes genitale • rosolia • epatite • influenza © IAH 2007 • leucemia • carcinoma epatico • morbillo • mononucleosi • parotite • poliomielite • rabbia • herpes zoster • vaiolo • febbre emorragica virale • verruche • febbre gialla • ecc... 7 Questo è un elenco parziale delle malattie causate da virus. In base al tipo di microrganismo virale e al tipo di cellule utilizzate come cellule ospiti, la malattia diventa più o meno pericolosa per la vita. Infatti, nessuna delle infezioni virali deve essere trascurata, anche se non causa sintomi gravi, poiché i danni intracellulari sono sempre importanti dal punto di vista omotossicologico e una cellula danneggiata è imprevedibile nella sua possibile evoluzione, quando non viene eliminata dal sistema di difesa opportuno. 7 Classificazione delle specie virali (classificazione di Baltimore) • Virus a DNA • Virus a dsDNA (herpes, vaiolo, …) • Virus a ssDNA (parvovirus B19, …) • Virus a RNA • Virus a dsRNA • Virus a +ssRNA (epatite C, SARS, …) • Virus a -ssRNA (morbillo, ds: filamento doppio parotite …) • Virus a trascrizione inversa di DNA-RNA • Virus a RNA-RT (HIV-1, …) • Virus a DNA-RT (epatite B, …) © IAH 2007 Ss: filamento singolo +ss: filamento singolo positivo -ss: filamento singolo negativo RT: trascrizione inversa 8 Virus a DNA Gruppo I: questi virus sono costituiti da DNA a doppio filamento e includono le famiglie virali quali Herpesviridae (esempi: HSV1 (herpes orale), HSV2 (herpes genitale), VZV (varicella), EBV (virus di Epstein-Barr), CMV (Citomegalovirus)), Poxviridae (vaiolo) e molto batteriofagi dotati di coda. Anche il mimivirus è stato incluso in questo gruppo. Gruppo II: questi virus sono costituiti da DNA a filamento singolo e includono le famiglie virali quali Parvoviridae e l’importante batteriofago M13. Virus a RNA Gruppo III: questi virus sono costituiti da genomi di RNA a filamento doppio (es. rotavirus). Tali genomi sono sempre segmentati. Gruppo IV: questi virus sono costituiti da genomi di RNA a filamento singolo di senso positivo. Molti virus conosciuti rientrano in questo gruppo, fra cui i picornavirus (una famiglia virale che include virus ben noti, es. il virus dell’epatite A, gli enterovirus, i rinovirus e il virus della malattia del piede e della bocca), il virus della SARS, il virus dell’epatite C, il virus della febbre gialla e il virus della rosolia. Gruppo V: questi virus sono costituiti da genomi di RNA a filamento singolo di senso negativo. I virus letali dell’Ebola e di Marburg sono componenti ben noti di questo gruppo, unitamente al virus dell’influenza, al morbillo, alla parotite e alla rabbia. Virus a trascrizione inversa Gruppo VI: questi virus sono costituiti da genomi di RNA a filamento singolo e si riproducono utilizzando la trascrittasi inversa. I retrovirus sono inclusi in questo gruppo, di cui fa parte anche l’HIV. Gruppo VII: questi virus sono costituiti da genomi di DNA a filamento doppio e si riproducono utilizzando la trascrittasi inversa. Il virus dell’epatite B rientra in questo gruppo. 8 Proliferazione virale © IAH 2007 9 I virus animali a DNA (fra cui gli herpes virus) penetrano nell’organismo ospite attraverso l’endocitosi, il processo mediante il quale le cellule assorbono sostanze dall’ambiente esterno. Spesso, in seguito ad un contatto fortuito con un recettore appropriato di superficie situato su una cellula, il virus penetra nella cellula, il genoma virale viene rilasciato dal capside e le polimerasi della cellula ospite iniziano a trascrivere l’mRNA virale. Nuovi virioni vengono assemblati e rilasciati in circolo mediante la lisi cellulare oppure l’espulsione dalla membrana cellulare. I virus animali a RNA possono essere inclusi in approssimativamente quattro gruppi diversi in base al relativo meccanismo di replicazione. La polarità dell’RNA determina fondamentalmente il meccanismo di riproduzione, nonché se il materiale genetico è costituito da un filamento singolo o doppio. Alcuni virus a RNA sono in realtà costituiti da DNA, ma utilizzano un intermedio di RNA per riprodursi. I virus a RNA dipendono ampiamente dall’RNA replicasi, codificata dal virus, per creare copie dei loro genomi. I virus a trascrizione inversa sono microrganismi che si riproducono utilizzando il processo di trascrizione inversa, che consiste nella formazione di DNA a partire da uno stampo di RNA. I virus contenenti genomi di RNA utilizzano un intermedio di DNA per riprodursi, mentre quelli che contengono genomi di DNA usano un intermedio di RNA durante la replicazione dei genomi. Entrambi i tipi di virus a trascrizione inversa utilizzano l’enzima trascrittasi inversa per eseguire la conversione dell’acido nucleico. Alla fine, i risultati sono comunque identici: -Il virus è riprodotto dalla cellula e la moltiplicazione dei virus infetta altre cellule simili -La cellula infettata ha perso la sua caratteristica utile per l’organismo e deve essere eliminata -I virus riprodotti innescano i meccanismi di difesa umorale volti a creare anticorpi specifici, al fine di impedire la penetrazione dei virus nelle cellule e di potenziare il processo di eradicazione virale -Si verifica una perdita funzionale del tessuto colpito a causa del funzionamento errato delle cellule. 9 La progressione di un’infezione virale R i s p o s t a Virus Antibody Tc cell NK cell 0 2 4 6 8 10 12 14 Tempo trascorso dall‘infezione (giorni) Reazione di difesa ad un’infezione virale © IAH 2007 10 La progressione del processo di proliferazione virale avviene per stadi. Dopo la contaminazione, si osserva una fase di incubazione, durante la quale il virus si diffonde. Dal primo momento in cui le cellule dell’organismo vengono infettate, le cellule citotossiche, attirate dall’epitopo virale dell’MHC di classe I, iniziano a distruggere le cellule danneggiate. Non è stato ancora stabilito con precisione in che modo le cellule natural killer siano anche in grado di rilevare le cellule infettate, senza alcuna variazione dell’MHC (in caso di infezione causata da virus che inducono l’inibizione dell’MHC, come meccanismo di autodifesa). Eliminando le cellule infettate, i processi di proliferazione o replicazione del virus sono fortemente inibiti. I virus liberi, che si muovono continuamente nei liquidi corporei, non possono essere eliminati tramite attività aspecifiche di difesa e comportano la produzione di anticorpi specifici. Questa è la funzione che viene svolta dalla difesa umorale in presenza di infezioni virali. I linfociti B iniziano a sintetizzare immunoglobuline specifiche che si legano ai virus e li rendono inoffensivi, li “contrassegnano” e li “preparano” ad essere eliminati dal sistema immunitario. Pertanto, dopo la comparsa della risposta anticorpale, i virus ‘liberi’ possono essere eliminati. L’unico problema consiste nel fatto che occorrono diversi giorni o persino un periodo di tempo più lungo per produrre gli anticorpi, un lasso di tempo in cui il virus cerca di conseguenza un’altra cellula ospite per cui ha affinità. In seguito ad un’infezione, la memoria dell’anticorpo specifico permane e viene acquisita l’immunità contro il virus. Se tale virus non muta, l’immunità potrebbe durare per tutta la vita. 10 Protezione dell’organismo a 2 livelli • Distruzione delle cellule infettate • MHC classe I • IFN • Cellule NK • Linfociti T citotossici • Distruzione del virus • MHC classe II • Meccanismi specifici di • • • © IAH 2007 difesa Produzione di IgG (in prevalenza) Attacco di Ig al virus Fagocitosi (meccanismo aspecifico di difesa) 11 È possibile stabilire, in conclusione, che i meccanismi di difesa attivati contro i virus agiscono su due livelli: cellulare e umorale. I meccanismi di difesa cellulare sono focalizzati sulle cellule infettate e inibiscono la proliferazione virale, distruggendo principalmente i centri di riproduzione dei virus. Le mutazioni dell’MHC classe I sulle cellule tissutali attivano l’intervento dei linfociti T citotossici (cellule citotossiche) e persino delle cellule NK (cellule Natural Killer). Dato che ciò avviene quasi fin dall’esordio dell’infezione virale, l’efficienza di questi due tipi di cellule immunitarie è fondamentale nell’inibire il processo di proliferazione. Accanto alle cellule T citotossiche e alle cellule NK, anche la secrezione di interferone da parte dei linfociti T svolge un ruolo fondamentale nell’inibire il virus. L’interferone ha proprietà antivirali, possiede caratteristiche protettive per le cellule e potenzia in generale la difesa contro il virus. La difesa cellulare è mediata dalle cellule TH-1. Dall’altra parte, parallelamente alla difesa cellulare, viene innescata una difesa mediata dalle cellule TH-2. Data la marcatura dell’MHC classe II sulle cellule immunitarie (es. cellule presentanti l’antigene - Antigen Presenting Cell, APC), viene impostata una difesa specifica per l’antigene, in questo caso per il virus, principalmente mediante la produzione di anticorpi. Questa difesa umorale induce una risposta anticorpale tra l’immunoglobulina e l’antigene, diretta contro un virus inoffensivo, pronto ad essere distrutto dal sistema immunitario aspecifico. Questi due tipi di difese (umorale e cellulare) si attenuano o si fondono l’una nell’altra. Se una delle due è assente o carente, non è possibile attuare alcuna difesa efficiente. Questo è il caso dell’AIDS dovuta ad un’infezione da HIV, in cui viene infettato un numero troppo elevato di linfociti T e l’organismo non è più in grado di attuare una reazione adeguata di difesa. Alla fine, il paziente affetto da AIDS non è più in grado di proteggersi persino contro una banale infezione batterica, virale o micotica, e può morire in seguito ad essa. 11 Interferone: fonti e fattori di induzione Property Alpha Beta Gamma Previous designations Leukocyte IFN Fibroblast IFN Immune IFN Type I Type I Type II Viruses (RNA>DNA) Viruses (RNA>DNA) dsRNA Antigens, Mitogens Fibroblasts, epith. cells T-lymphocytes, NK-cells Inducers dsRNA Principal source Leukocytes, Epithelium © IAH 2007 12 Secondo quanto riportato in precedenza, l’interferone svolge un ruolo fondamentale nell’ambito della difesa antivirale. Sono noti tre gruppi principali di interferone: IFN-α, IFN-β e IFN-γ. In passato, il termine “Tipo I” veniva utilizzato per indicare IFN-α e IFN-β, mentre IFN-γ veniva indicato come interferone di Tipo II. In testi vecchi di letteratura, viene usata rispettivamente la seguente terminologia: “interferone leucocitario”, “interferone fibroblastico” e “interferone immunitario”. I virus a RNA a doppio filamento (ds RNA) inducono la secrezione di interferone alfa e beta. Questo vale anche per la maggior parte degli altri virus. Altri antigeni (incluse altre classi virali) e mitogeni stimolano la secrezione principalmente di interferone gamma. L’interferone è secreto da diversi tipi di cellule, principalmente dalle cellule immunitarie. L’interferone alfa viene prodotto prevalentemente dalle cellule epiteliali e da un vasto gruppo di leucociti. L’interferone beta è secreto dai fibroblasti presenti nella matrice extracellulare (Extracellular Matrix – ECM) e dalle cellule epiteliali. Sia i linfociti T sia le cellule NK secernono l’interferone gamma. 12 IFN-γ • Induce l’MHC classe I (cellule organiche) • Attivazione dei macrofagi, aumento del processo di fagocitosi • Attività antivirale • Inibizione della proliferazione virale mediante una protezione diretta delle cellule contro l’invasione virale • Inibisce la difesa mediata dalle cellule TH-2, mentre favorisce la via mediata dalle cellule TH-1 (eliminazione delle cellule infettate) © IAH 2007 13 L’interferone gamma dovrebbe suscitare un interesse particolare, dato che viene prodotto in presenza di tutte le infezioni virali. L’interferone gamma potenzia contemporaneamente diversi livelli di difesa. IFN-γ induce l’MHC classe I, presentando proteine virali specifiche ai linfociti T e generando le difese delle vie delle cellule TH-1 e TH-2 contro l’antigene. Indirettamente, attraverso l’induzione delle cellule TH-1, viene potenziata l’attività cellulare di difesa esplicata dai macrofagi. IFN-γ crea uno stato antivirale e favorisce la via delle cellule TH-1, inibendo quella delle cellule TH-2, nell’equilibrio TH-1/TH-2. Di conseguenza, all’inizio di un’infezione virale, i linfociti T citotossici sono molto attivi nell’eliminare le cellule tissutali infettate. Inoltre, IFN-γ induce la ‘chiusura‘ delle cellule di fronte all’invasione virale. 13 Inibitori Virus Cellule NK APC Attivanti TH-2 Cellule dendritiche motivo Mastociti IL-4 TH-0 IL-12 Eosinofilo IL-10 TH-1 IFN-γ IL-2 IFN-γ IL-2 IFN-γ linfocita B IgG2a TH-2 IFN -γ/ TN Fβ IL-12 IL-4 IL-5 IL-3 IL-4 IL-6 IL-13 IL-10 linfocita B cellula T citotossica macrofago attivazione attivazione Mastocita Altre classi di Ig crescita © IAH 2007 La risposta immunitaria è regolata da un numero elevato di mediatori. Sebbene le funzioni dell’equilibrio TH1/TH2 inducano azioni diverse, entrambe sono in grado di “controllare” e inibire reciprocamente le loro azioni. Un percorso TH1-mediato inibisce il percorso TH2 attraverso il rilascio di interferone gamma e, viceversa, la cellula TH2 può inibire il percorso TH1 attraverso il rilascio di interleuchina 10. Al di sopra di TH1 e TH2 si trova la cellula regolatrice (cellula TH3 o Treg), che attraverso il rilascio del fattore di crescita trasformante beta può inibire entrambi i percorsi TH1 e TH2. In funzione della difesa cellulare o umorale vengono attivati immunociti diversi. In entrambi i percorsi, l’attività della cellula terminale di questa cascata influenza l’input del percorso. I macrofagi stimolano l’attività TH1 attraverso il rilascio di IL12, ma sono a loro volta attivati dal rilascio di IFN-γ e TNF-β, entrambi rilasciati dalla cellula TH1. In questo modo si crea un circuito. Un circuito analogo si osserva nel percorso TH2. Le mastcellule inducono l’attività TH2 che, attraverso il rilascio di interleuchina 3, 4 e 10, attiva a sua volta le mastcellule. Concludendo, si può affermare che i percorsi TH1 e TH2, attraverso un feedback positivo, stimolano il loro stesso circuito, che è inibito solo dall’azione reciproca tra TH1 e TH2 e dall’effetto di regolazione e supervisione delle cellule Treg. Azione di IFN • “Il legame di IFN con i relativi recettori determina la trascrizione di un gruppo di geni che codificano per le proteine antivirali implicate nella prevenzione della replicazione virale all’interno della cellula. Di conseguenza, la cellula sarà protetta contro l’infezione virale finché le proteine antivirali non vengono degradate, un processo che richiede parecchi giorni.” • IFN funge da protettore cellulare e inibisce la proliferazione virale!!! © IAH 2007 15 Il blocco di una cellula, in caso di invasione e di replicazione virale, è prodotto mediante l’attivazione di alcuni geni, in seguito alla stimolazione di specifici recettori per l’IFN. Attivando questi geni, la cellula sintetizza proteine che impediscono o bloccano la riproduzione del virus al suo interno. Questa forma di protezione può durare per diversi giorni dopo l’attivazione dei recettori, pertanto la cellula è ‘fuori uso‘ per la proliferazione virale. Per motivi validi, è possibile affermare che l’interferone funge da protettore cellulare e inibisce, in molti modi indiretti, la proliferazione o la riproduzione dei virus. 15 Impieghi clinici degli interferoni Interferon Therapeutic use Hepatitis B (chronic) Hepatitis C IFN-alpha, IFNbeta Herpes zoster Papilloma virus Rhino virus (prophylactic only) Warts Lepromatous leprosy IFN-gamma Leshmaniasis Toxoplasmosis Chronic granulomatous disease (CGD) © IAH 2007 16 Nell’ambito della medicina convenzionale, l’interferone viene impiegato per il trattamento di molte malattie. L’elenco riportato sopra non è completo, ma fornisce una panoramica delle varie applicazioni. 16 Effetti collaterali comuni causati dall’impiego di IFN Tossicità a carico di: • reni fegato midollo osseo cuore Effetti collaterali • Febbre Malessere Astenia Dolori muscolari © IAH 2007 17 L’impiego della citochina interferone nell’ambito della medicina convenzionale (come farmaco) comporta alcuni rischi ed effetti collaterali. Dato il forte impatto sui meccanismi di regolazione che controllano le difese, si riscontrano diversi effetti collaterali, per cui questo tipo di farmaco rappresenta una seconda scelta. I pazienti che assumono l’interferone, come farmaco, lamentano spesso la comparsa improvvisa di febbre intermittente. Si avverte spesso una sensazione generale di malessere e di astenia, per cui il paziente rifiuta questo tipo di terapia. Inoltre, la mialgia rappresenta un disturbo molto importante associato all’impiego di interferone (farmaco). L’impiego di interferone, sicuramente in seguito ad un trattamento a lungo termine, potrebbe causare gravi problemi. È notoriamente tossico per il fegato, i reni, il cuore e persino il midollo osseo. Questo è uno dei motivi per cui l’interferone viene impiegato nell’ambito medico per un breve periodo di tempo, perlomeno il più breve possibile. 17 Anticorpi Specificità Tipo di Ig © IAH 2007 18 La caratteristica principale dei meccanismi specifici di difesa e di immunità è la produzione di immunoglobuline, o anticorpi, che sono antigene-specifiche. Un anticorpo è una proteina di grandi dimensioni, a forma di Y, che viene utilizzata dal sistema immunitario per individuare e neutralizzare i corpi estranei (antigeni), fra cui batteri e virus. Ogni anticorpo riconosce un antigene specifico tipico del bersaglio, perché le due estremità della "Y" dell’anticorpo contengono un “paratopo” (una struttura simile ad una serratura) che è specifico per un particolare “epitopo” (struttura simile ad una chiave) presente su un antigene, il che consente a queste due strutture di unirsi perfettamente, come una chiave in una serratura. Questo meccanismo preciso di legame consente ad un anticorpo di contrassegnare un microbo o una cellula infetta per l’attacco che verrà sferrato da altri componenti del sistema immunitario oppure per neutralizzare direttamente il proprio bersaglio (es. bloccando un elemento di un microbo che è essenziale per l’invasione e la sopravvivenza). La produzione di anticorpi rappresenta la funzione principale del sistema immunitario umorale. Un anticorpo è costituito da una catena pesante costante e da una catena leggera variabile, con una sede specifica per il “paratopo”, su cui sono presenti i siti di legame. Le immunoglobuline legate alla membrana sono presenti soltanto sulla superficie dei linfociti B e promuovono l’attivazione di queste cellule, in seguito al legame con l’antigene specifico, e la successiva differenziazione in plasmacellule per la produzione di anticorpi o in cellule della memoria che rammentano l’antigene estraneo durante esposizioni future. Nella maggior parte dei casi, è necessaria l’interazione del linfocita B con un linfocita T-helper per indurre l’attivazione completa del linfocita B e, di conseguenza, la sintesi degli anticorpi avviene dopo il legame con gli antigeni. 18 Meccanismi di difesa dell’organismo ospite e bersagli: riassunto Meccanismo di difesa dell’organismo ospite Effettore Bersaglio dell’effettore Reazioni aspecifiche iniziali Febbre Replicazione virale Fagocitosi Virus Infiammazione Replicazione virale Attività delle cellule NK Cellula infettata dal virus Interferone Replicazione virale, immunomodulazione Linfociti T citotossici Cellula infettata dal virus Macrofagi attivati Virus, cellula infettata dal virus Linfochine Cellule infettate dal virus, immunomodulazione Risposte immunitarie cellulo-mediate Citotossicità cellulare anticorpo-dipendente Risposte immunitarie umorali Cellula infettata dal virus Anticorpo Virus, cellula infettata dal virus Anticorpo + complemento Virus, cellula infettata dal virus © IAH 2007 19 I meccanismi di difesa dell’organismo ospite possono essere suddivisi in 3 strategie che vengono adottate dal sistema immunitario. Ogni strategia inibisce uno o più aspetti della proliferazione virale. 1. La reazione aspecifica iniziale di difesa è mediata principalmente dalle cellule TH-1 ed è responsabile del processo di fagocitosi, dell’infiammazione, dell’attività delle cellule natural killer, dell’aumento dell’attività delle cellule citotossiche, della produzione di interferone (specialmente IFN gamma) e dell’innalzamento della temperatura corporea (la febbre produce un effetto inibente sul virus). 2. Il secondo livello è rappresentato da una reazione cellulare immunocompetente. Si osservano un’ulteriore attivazione dei macrofagi e un aumento dell’attività di fagocitosi, il rilascio di linfochine e un incremento della citotossicità diretta contro i siti contrassegnati dagli anticorpi. 3. Al terzo livello, una risposta mediata dalle cellule TH-2 potenzia la difesa umorale, principalmente mediante la produzione e il rilascio di anticorpi. Inoltre, il sistema del complemento amplifica il processo di citolisi, induce i mediatori infiammatori e alla fine produce l’opsonizzazione degli antigeni. Lo scopo principale è eliminare le cellule infette e/o legare gli antigeni agli anticorpi in modo che possano essere ulteriormente eliminati. 19 Problemi associati alle infezioni virali • Benché la medicina convenzionale disponga di diversi farmaci per combattere le infezioni, sono disponibili in commercio poche strategie efficaci per combattere la proliferazione virale. • Il trattamento sintomatico delle infezioni virali favorisce spesso il virus e non l’organismo (es. la febbre ha un effetto inibente sul virus). I farmaci antipiretici abbassano la febbre e, di conseguenza, inibiscono l’efficacia della difesa mirata dell’organismo contro il virus. • I meccanismi di regolazione contro qualsiasi infezione sono correlati a mediatori presenti in dosi infinitesimali. L’intervento con qualsiasi sostanza inibente, somministrata in dosi elevate, altera il sistema di autoregolazione per un lungo periodo di tempo e incrementa persino il rischio verso una rigidità della regolazione. © IAH 2007 20 Benché il trattamento sintomatico abbia apparentemente un effetto terapeutico elevato a breve termine, in realtà spesso i virus sfruttano la soppressione dei meccanismi di regolazione e permangono più a lungo all’interno dell’organismo, infettando un numero maggiore di cellule. Soltanto un approccio terapeutico, attuato nel pieno rispetto dei processi di autoregolazione del corpo umano, può potenziare, mediante lievi correzioni, l’efficacia dei meccanismi di difesa propri dell’organismo. A tale scopo, i farmaci omotossicologici agiscono a livello della secrezione di mediatori essenziali nell’ambito del processo di regolazione dell’attività antivirale, esplicata dal sistema immunitario. In nessun caso, il blocco di un’infiammazione di origine virale può essere considerato un rimedio curativo, poiché il processo flogistico è finalizzato ad eliminare l’antigene. In effetti, la febbre può essere pericolosa, se è estremamente elevata, ma deve essere considerata come un meccanismo mirato di difesa poiché tenta di inibire la proliferazione del virus. L’effetto dell’inibizione virale, simile ad una cascata, è quasi logaritmico. Ogni cellula che non è stata infettata è una cellula risparmiata, che ha minori probabilità di riprodurre il virus, comporta livelli inferiori di attività delle cellule citotossiche e NK, un numero minore di anticorpi da produrre, un processo inferiore di fagocitosi richiesto per purificare la matrice, un numero minore di sintomi, … 20 Virus e tumori maligni Virus Tumore maligno Virus di Epstein-Barr Linfoma di Burkitt Alcuni tumori maligni del naso e della gola Altri tipi di linfoma (nei pazienti affetti da AIDS) Virus dell’epatite B e C Carcinoma epatico Herpes virus 8 Sarcoma di Kaposi (nei pazienti affetti da AIDS) Linfomi dei linfociti B (nei pazienti affetti da AIDS) Papillomavirus umano © IAH 2007 Carcinoma della cervice uterina 21 Al momento, soltanto alcuni virus danneggiano notoriamente le cellule ospiti, alterando il processo di divisione cellulare che può evolvere in senso neoplastico. Anche in questo caso, l’elenco è infinito e probabilmente nuove ricerche individueranno altri virus che possono essere responsabili dell’insorgenza di tumori maligni. Da questo punto di vista, non ci si deve sorprendere perché un’infezione virale è un’intossicazione intracellulare, persino intranucleare. Una volta che la funzione dei geni è alterata o mutata, l’esito è imprevedibile. Se un sistema immunitario indebolito non reagisce adeguatamente per distruggere ed eliminare la cellula infetta, si innesca una “bomba a orologeria”. 21 Il farmaco migliore contro i virus è l’immunità acquisita Vaccinazione versus esperienza di vita © IAH 2007 Sono disponibili alcune vaccinazioni contro determinati virus e sembra assolutamente logico utilizzarle senza alcuna esitazione. Tuttavia, ultimamente la vaccinazione è diventata una questione molto controversa a causa dei benefici palesi a breve termine, ma delle possibili conseguenze enormi per l’umanità nel lungo termine. Oltre all’efficacia di una vaccinazione nel sviluppare l’immunità, altri parametri possono esercitare un’influenza in questo ambito, fra cui l’età del paziente. I soggetti più anziani devono fare fronte alla senescenza del sistema immunitario, che rende estremamente esigue le probabilità di sviluppare un’immunità di copertura totale in seguito ad una vaccinazione (vedi IAH AC – Il sistema immunitario nei soggetti anziani). È noto, nell’ambito della medicina convenzionale, che un contatto minore con i microrganismi mediato dalle cellule TH-1 (in seguito a vaccinazioni, all’impiego di antibiotici, di FANS, …) determina un’espressione maggiore della reazione mediata dalle cellule TH-2 in una fase più avanzata della vita (es. allergie). Soltanto le infezioni naturali, contratte nel corso della vita, producono un equilibrio adeguato di TH-1/TH-2 e lo sviluppo efficace dell’immunità. Pertanto, dal punto di vista omotossicologico, ad eccezione di alcuni virus assolutamente pericolosi per la vita e di alcune condizioni geografiche o climatiche (denutrizione, razza, …), l’immunità migliore deve essere acquisita mediante il contatto effettivo con il virus. La terapia deve essere focalizzata su reazioni immunitarie ben controllate. Anche in questo caso, la terapia di regolazione sembra essere l’unica alternativa ragionevole. Il dibattito sulla sicurezza di molte vaccinazioni non è ancora concluso e vengono pubblicati regolarmente articoli e studi relativi al pericolo o alla sicurezza della terapia vaccinale. È un problema quasi di natura etica e sussiste tuttora il dubbio sul fatto se consigliare o meno ad un’intera popolazione di vaccinarsi con un antigene per proteggere alcuni individui, non conoscendo l’eventuale effetto di tale vaccinazione in questa generazione e in quelle future per tale popolazione, oppure se è più sicuro per l’intera popolazione tentare di trattare soltanto i pochi soggetti infetti. Anche in questo caso, si riscontra un modo di pensare a breve termine nell’approccio della medicina convenzionale. 22 Farmaco Impieghi comuni Effetti collaterali Acyclovir Herpes genitale, herpes zoster e varicella Gli effetti collaterali sono esigui Amantadina Influenza di tipo A • • • • • • Cidofovir Famciclovir Infezioni da citomegalovirus Herpes genitale, herpes zoster e varicella © IAH 2007 Nausea o inappetenza Nervosismo Sensazione di testa vuota Discorsi incomprensibili Instabilità Insonnia • Danni renali • Conta bassa dei globuli bianchi Gli effetti collaterali sono esigui 23 Accanto al trattamento di “profilassi” volto a prevenire l’insorgenza di infezioni virali, è prevista anche un terapia antivirale che deve essere attuata in caso di infezione. Nelle diapositive seguenti, vengono prese in esame le molecole comuni impiegate nell’approccio della medicina convenzionale per il trattamento di diverse infezioni virali. Soltanto alcuni farmaci causano effetti collaterali di entità estremamente lieve. 23 Fomivirsen Retinite da citomegalovirus Foscarnet Infezioni da citomegalovirus e virus herpes simplex Ganciclovir Infezioni da citomegalovirus Conta bassa dei globuli bianchi Interferone alfa Epatite B e C • Sintomi simil-influenzali • Soppressione del midollo osseo • Depressione o ansia Oseltamivir Influenza di tipo A eB Nausea e vomito Penciclovir Herpes facciale Gli effetti collaterali sono esigui Ribavirina • Virus respiratorio sinciziale • Epatite C Rottura dei globuli rossi, che causa la comparsa di anemia © IAH 2007 Lieve infiammazione agli occhi • Danni renali • Attacchi epilettici 24 24 Simile ad amantadina, ma problemi più lievi a livello del sistema nervoso Rimantadina Influenza di tipo A Trifluridina Cheratite da herpes simplex Valacyclovir Herpes genitale, herpes zoster e varicella Gli effetti collaterali sono esigui Valganciclovir Infezioni da citomegalovirus Conta bassa dei globuli bianchi Vidarabina Cheratite da herpes simplex Gli effetti collaterali sono esigui Zanamivir Influenza di tipo A eB (polvere inalata) Irritazione delle vie respiratorie © IAH 2007 • Bruciore agli occhi • Gonfiore delle palpebre 25 25 Inibizione della proliferazione virale nell’ambito del trattamento omotossicologico © IAH 2007 L’approccio terapeutico deve essere basato sull’immunomodulazione, come un approccio isolato nelle infezioni virali acute, come la seconda fase dei 3 pilastri del trattamento omotossicologico nelle infezioni recidivanti croniche o nella sindrome post-virale. Come esempio principale degli effetti immunomodulanti indotti da un farmaco omotossicologico impiegato nel trattamento delle infezioni virali, vale la pena di studiare l’immunostimolatore Engystol. 26 I tre pilastri dell’omotossicologia DISINTOSSICAZIONE E DRENAGGIO IMMUNOMODULAZIONE © IAH 2007 ATTIVAZIONE CELLULARE 27 Dato che il tempo gioca a sfavore della cellula quando si tratta di un’infezione virale o “intossicazione” virale, prima si effettuano la disintossicazione e il drenaggio, meglio è per la cellula. Per questo motivo, il primo pilastro del trattamento omotossicologico, il drenaggio e la disintossicazione, rappresenta una fase essenziale. Il secondo pilastro è l’immunomodulazione. Dato che il processo molto rapido di detissificazione della matrice extracellulare è un sistema di difesa attivo ed efficiente, l’immunomodulazione è molto importante in un protocollo di trattamento omotossicologico, specialmente in caso di infezioni recidivanti croniche o di sindromi post-virali. L’attivazione o la regolazione delle reazioni immunitarie comportano non soltanto il fatto di porre il sistema immunitario sul corretto livello mirato di azione, ma anche di mantenere i sintomi clinici dell’infiammazione entro livelli accettabili per il paziente oppure di stimolare un sistema immunitario non reattivo. La morte cellulare, indotta dalle cellule T citotossiche, comporta un indebolimento del tessuto. Per migliorare la qualità di vita del paziente, è necessario attuare il 3° pilastro del trattamento omotossicologico, che è il supporto cellulare e la regolazione degli organi. In questo modo, vengono ottimizzate le funzioni cellulari delle cellule sane, compensando la perdita funzionale causata dalle cellule infettate dai virus. 27 Immunomodulatore principale nell’ambito del trattamento delle infezioni virali: Engystol © IAH 2007 Tra i vari trattamenti omotossicologici, il principale immunomodulatore efficace nell’inibire la proliferazione di determinati virus è Engystol. Questo farmaco agisce principalmente sulla secrezione dei mediatori regolatori che vengono rilasciati in circolo durante un’infezione virale. In base alle ricerche realizzate, questo prodotto è risultato attivo su diversi parametri della difesa immunitaria dell’organismo e vale la pena di esaminare più da vicino i diversi aspetti di questo farmaco. 28 Antiviral Activity of Engystol. An in vitro analysis. (Attività antivirale di Engystol. Analisi in vitro). Oberbaum M, Glatthaar-Saalmüller B et al. Journal of Alternative and Complementary Medicine 2005;11(5):855-62 © IAH 2007 Ricerche di base realizzate recentemente, come indicato in precedenza, hanno dimostrato l’efficacia di Engystol nell’inibire la proliferazione di diversi virus. 29 Engystol® 80 [%] inibiz. 60 relat.* 40 20 0 Herpes-SV Rhino-V14 Adeno-V5 Influ-AV Resp-SV *Controllo positivo = 0%; Engystol® diluito 1/2 © IAH 2007 30 In confronto al placebo, Engystol ha inibito la proliferazione di diversi virus in colture cellulari (studio in vitro). Il virus herpes simplex (HSV-1) è stato inibito quasi dell’80%. L’adeno-5-virus (A5V) è stato inibito pressoché del 60%, mentre il virus respiratorio sinciziale (RSV) quasi del 40%. È stato osservato un livello inferiore di inibizione in associazione al rinovirus V14 e al virus influenzale (influenza di tipo A). Benché questo studio non abbia indicato un profilo farmacodinamico per gli effetti misurati, i risultati emersi sono sufficientemente chiari per potere stabilire un effetto antivirale (indiretto) di Engystol. 30 Effects of the homeopathic preparation Engystol® on interferon-γ production by human T-lymphocytes. (Effetti del farmaco omeopatico Engystol® sulla produzione di interferone γ ad opera dei linfociti T umani). Enbergs H, Immunological Investigations 2006; 35:19-27 © IAH 2007 Ricerche di base molto recenti hanno dimostrato uno dei vari possibili effetti farmacodinamici di Engystol. Secondo quanto indicato in precedenza, questo farmaco omeopatico agisce a livello dei mediatori, regolando la reazione immunitaria contro le infezioni virali. 31 I linfociti T secernono fino al 24% in più di interferone γ durante la terapia con Engystol, in confronto al placebo. © IAH 2007 In colture di linfociti T umani, Engystol ha dimostrato di indurre un aumento della secrezione di interferone gamma da parte delle cellule T. Nelle diapositive precedenti, è stato già spiegato l’effetto protettivo cellulare e antivirale di questa citochina. In confronto al placebo, Engystol ha incrementato la secrezione di interferone gamma fino al 24%. Come indicato in precedenza, tale livello più elevato di secrezione determina: - Induzione dell’MHC classe I (cellule organiche) - Attivazione dei macrofagi, con conseguente incremento dell’attività di fagocitosi - Attività antivirale dovuta all’accesso limitato alle cellule - Inibizione della proliferazione virale mediante una protezione diretta delle cellule contro l’invasione dei virus - Inibisce la difesa mediata dalle cellule TH-2 e favorisce la via mediata dalle cellule TH-1 (eliminazione delle cellule infette). L’inibizione della via mediata dalle cellule TH-2, ottenuta mediante l’aumento della secrezione di interferone gamma, spiega probabilmente anche l’effetto terapeutico di Engystol nei pazienti asmatici sottoposti ad un trattamento con corticosteroidi. (1) (1) Matusiewicz, R., The effect of a homeopathic preparation on the clinical condition of patients with corticoid-dependent bronchial asthma, tradotto dalla pubblicazione originale in Biologische Medizin, 1995, 242-46 32 Influence of homeopathic drug preparations on the phagocytosis capability of granulocytes, In vitro test and controlled single blind studies (Influenza dei farmaci omeopatici sulla capacità di fagocitosi dei granulociti, test in vitro e studi controllati in singolo cieco), Wagner, H. et al., Ristampa da Arzneimittel-Forschung und Drug Research, 1986;36(9): 1421-5 © IAH 2007 Vent’anni fa, sono state già effettuate ricerche importanti dal Prof. Wagner dell’Università di Monaco (Germania), che ha valutato l’effetto di Engystol e di altri immunomodulatori sul processo di granulocitosi, giungendo alla conclusione che questo effetto era dose-dipendente e tempo-dipendente. I farmaci testati erano i seguenti: Engystol Gripp-Heel*/Aconitum-Heel Engystol + Gripp-Heel*/Aconitum-Heel Un farmaco a base di Echinacea, con una dose bassa di vitamina C *Gripp-Heel è chiamato Aconitum-Heel in Italia 33 Sono emerse chiaramente le seguenti conclusioni (1): • Gripp-Heel/Aconitum-Heel aumenta la granulocitosi del 30,8%. • Engystol N aumenta la granulocitosi del 33,5%. • Gripp-Heel/Aconitum-Heel ed Engystol N, impiegati insieme in un rapporto 1:1, aumentano la granulocitosi del 41%. • Il farmaco a base di Echinacea induce la diminuzione della granulocitosi in una concentrazione elevata, mentre aumenta tale processo del 28,2% se è diluito in una concentrazione 1/1 milione. • Il livello più elevato di granulocitosi per Engystol N + Gripp-Heel/Aconitum-Heel da una parte e per il farmaco a base di Echinacea dall’altra parte è stato misurato dopo 4-5 giorni. Successivamente, è stata osservata una riduzione rapida dell’attività. © IAH 2007 34 Entro 5 giorni dalla somministrazione ininterrotta, Engystol ha aumentato l’attività dei granulociti del 33,5%. Per quanto riguarda un altro immunomodulatore omotossicologico chiamato Aconitum-Heel, tale incremento è risultato pari al 30,8%. È importante notare l’effetto sinergico di entrambi farmaci, dato che l’incremento conseguito era pari al 41%. Echinacea, un immunostimolatore ben noto, produce soltanto risultati positivi in una diluzione 1/10.000. Se non viene diluito, questo farmaco (impiegato in associazione con l’acido ascorbico) ha prodotto una forte inibizione del processo di granulocitosi (-63%). 34 Sono emerse chiaramente le seguenti conclusioni (2): • Questo studio consente di ipotizzare che una stimolazione ripetuta, di breve durata, del sistema immunitario è migliore rispetto ad una stimolazione lunga. Lo studio dimostra che il sistema immunitario evidenzia un ‘esaurimento’ dopo cinque giorni di stimolazione (confermato dalla riduzione rapida del processo di granulocitosi). © IAH 2007 35 35 A combination Injection Preparation as a Prophylactic for Flu and Common colds (Un farmaco composto iniettabile impiegato come profilassi per l’influenza e i raffreddori comuni), Heilmann, una ristampa della traduzione tratta da Biologische Medizin 1992;21(3):225-9 © IAH 2007 Un altro studio, realizzato agli inizi degli anni ‘90 del secolo scorso, ha dimostrato variazioni rilevanti dell’immunocompetenza in seguito alla somministrazione di Engystol, come profilassi, in soggetti volontari sani. 36 Die Beeinflussung der Phagozytosefähigkeit von Granulozyten durch homöopathische Arzneipräparate, Wagner, Jurcic, Doenicke, Rosenhuber und Behrens, Arzneimittel-Forschung und Drug Research. 1986; 36(9): 1421-5 *chiamato in Italia: Aconitum-Heel © IAH 2007 Pro Prodotto Diluizione Fagocitosi versus gruppo di controllo (%) Gripp-Heel Gripp-Heel* 0,2 0,02 0,002 30,8 ± 1,0 18,1 ± 0,6 9,2 ± 4,2 Engystol® N 0,2 0,2 x 10-1 0,2 x 10-2 33,5 ± 2,8 27,4 ± 0,8 15,5 ± 4,1 Gripp-Heel*+ Gripp-Heel + Engystol® N 0,2 0,02 0,002 16,5 ± 2,1 41,0 ± 3,9 28,5 ± 3,1 Echinacea 0,2 x 10-1 0,2 x 10-2 0,2 x 10-3 0,2 x 10-4 0,2 x 10-5 0,2 x 10-6 0,2 x 10-7 0,2 x 10-8 -63,4 ± 0,9 -28,5 ± 0,6 -10,4 ± 2,8 4,3 ± 4,1 12,1 ± 3,2 28,2 ± 2,5 10,0 ± 1,8 1,6 ± 3,2 ? 37 In base a questa tabella, è possibile dedurre che l’effetto prodotto sul processo di granulocitosi è dose-dipendente. Per ogni immunomodulatore, esiste una concentrazione molecolare ottimale. Il risultato più inaspettato è il fatto che, per Echinacea, è stato conseguito un risultato positivo sulla granulocitosi soltanto in una concentrazione D4. Concentrazioni più alte hanno prodotto un effetto minore, diluzioni più elevate hanno evidenziato in parte un effetto crescente, ma diluizioni persino superiori hanno prodotto nuovamente un effetto decrescente. Inoltre, Wagner ha dimostrato che una somministrazione prolungata del farmaco, dopo più di 5 giorni consecutivi, ha prodotto improvvisamente un effetto ridotto. Gli immunomodulatori omotossicologici, persino in concentrazioni così basse, hanno effetti terapeutici dose-dipendenti e tempo-dipendenti. 37 Disegno dello studio • Studio clinico randomizzato, condotto in doppio cieco e controllato verso placebo • Soggetti partecipanti: 102 uomini sani • Engystol è stato impiegato, come profilassi, contro l’influenza e i raffreddori comuni © IAH 2007 38 Questo studio clinico randomizzato, condotto in doppio cieco e controllato verso placebo, ha reclutato 102 soggetti sani di sesso maschile. L’idea era verificare il valore profilattico di Engystol sull’influenza e sul banale raffreddore. Benché non siano state riscontrate discrepanze significative in termini di prevalenza delle infezioni tra il gruppo di trattamento con il farmaco omeopatico (verum) e il gruppo placebo, sono emerse altre differenze evidenti. 38 In base a questo studio clinico, è possibile trarre le seguenti conclusioni (1): • Il trattamento con Engystol non ha influito sulla frequenza di insorgenza dell’influenza nel gruppo trattato con il farmaco in studio e nel gruppo di controllo. • Nel gruppo di trattamento con Engystol, il periodo medio di latenza intercorso tra l’ultima iniezione e la comparsa dell’influenza era pari a 34 giorni; nel gruppo di controllo, tale periodo corrispondeva soltanto a 19 giorni. • I sintomi erano persistiti soltanto per 11 giorni nel gruppo trattato con Engystol e per 16 giorni nel gruppo di controllo. © IAH 2007 39 In assenza di discrepanze in termini di prevalenza, è stata riscontrata una differenza significativa tra i due gruppi in relazione al periodo di latenza intercorso tra l’ultima somministrazione di Engystol e la comparsa dei sintomi. Tale periodo di latenza era pari a 34 giorni nel gruppo di trattamento con Engystol e soltanto a 19 giorni nel gruppo placebo. Un dato ancora più interessante era il fatto che i sintomi sono persistiti soltanto per 11 giorni nel gruppo di trattamento con il farmaco omeopatico (verum), mentre sono perdurati per 16 giorni nel gruppo placebo. Pertanto, Engystol ha ridotto la durata della malattia del 35% circa. 39 In base a questo studio clinico, è possibile trarre le seguenti conclusioni (2): • La gravità dei sintomi è risultata notevolmente inferiore nel gruppo di trattamento con il farmaco in studio, rispetto a quanto osservato nel gruppo di controllo. • Nel gruppo di trattamento con Engystol N, l’aumento di anticorpi specifici era proporzionale alla durata e alla gravità dei sintomi e, di conseguenza, è risultato notevolmente inferiore rispetto a quello rilevato nel gruppo placebo. Pertanto, i punti precedenti sono stati riconfermati mediante un parametro oggettivo. © IAH 2007 40 Tuttavia, l’aspetto più rilevante era il fatto che anche il numero di anticorpi, rilevato nel gruppo di trattamento con il farmaco omeopatico (verum), era inferiore del 35% rispetto a quello registrato nel gruppo placebo. Dato che il numero di anticorpi è creato in funzione della gravità dell’infezione, era plausibile un livello inferiore di proliferazione virale nel gruppo trattato con il farmaco omeopatico (verum). In termini ipotetici, è possibile affermare che Engystol stimola direttamente o indirettamente l’attività dei linfociti T citotossici, in modo che le cellule infettate vengano eliminate prima, per cui una quantità inferiore di virus richiede la produzione di anticorpi. Mediante la conta degli anticorpi, un parametro oggettivo ha confermato l’effetto immunostimolante di Engystol. 40 Engystol inibisce la proliferazione virale: conclusioni • Studi • Ipotesi • Attivazione delle cellule • Una quantità inferiore di • • • NK Attivazione dei linfociti T citotossici Interferone Combinazione di fattori • • • © IAH 2007 anticorpi nella profilassi indica una distruzione più efficiente delle cellule contaminate Aumento della secrezione di IFN-gamma pari al 24% Aumento della granulocitosi pari al 33% Efficacia comprovata nell’inibire la proliferazione di diversi virus 41 In base alle ricerche realizzate, è possibile ipotizzare che Engystol potenzi l’attività dei linfociti T citotossici e probabilmente anche quella delle cellule NK durante i primi giorni di un’infezione virale. È stato comprovato che Engystol aumenta la secrezione di interferone gamma da parte dei linfociti TH-1 e, grazie a tale azione, favorisce la difesa cellulare mediata dai linfociti TH-1 (che in caso di infezioni virali corrisponde soprattutto all’attività delle cellule T citotossiche!!!!). Nell’ambito di diversi studi sono dimostrati effetti prodotti anche su altre cellule immunitarie. 41 Indicazione terapeutica di Engystol • Per la stimolazione del sistema immunitario aspecifico • Indicato specialmente per il trattamento delle infezioni virali • Engystol N è un immunostimolatore © IAH 2007 42 L’indicazione terapeutica di Engystol è abbastanza evidente: è un farmaco omeopatico utile nel trattamento delle infezioni virali. In base a ricerche effettuate, Engystol aumenta notoriamente i parametri delle difese immunitarie aspecifiche (IFN-gamma, aumento della granulocitosi, attivazione dei linfociti T citotossici). Dall’altra parte, sono state osservate anche conseguenze nella via mediata dalle cellule TH-2, che è caratterizzata da una produzione conseguentemente inferiore di anticorpi. Engystol è annoverato, tra i vari immunomodulatori omotossicologici, come un immunostimolatore. Questo farmaco potenzia i meccanismi di difesa dell’organismo, specialmente in caso di infezioni virali. 42 Indicazione terapeutica di Engystol: applicazione • Infezioni virali acute comuni (condizioni simil-influenzali) – fra cui HSV, RSV e adenovirus • Sindrome acuta e post-virale nella mononucleosi (impiegato in associazione con Lymphomyosot) • Potenziamento generale del sistema immunitario nei soggetti ‘deboli’ © IAH 2007 43 In concreto, Engystol può essere impiegato per il trattamento della maggior parte delle infezioni virali comuni osservate nell’ambito della pratica generale – fra cui le infezioni da herpes labialis (virus herpes simplex, HSV-1), le infezioni causate dal virus respiratorio sinciziale e dall’adenovirus 5. Questo farmaco ha dimostrato di essere estremamente efficace specialmente nel trattamento delle infezioni recidivanti da herpes simplex e delle infezioni molto diffuse da RSV, durante il periodo invernale nei bambini. Engystol viene impiegato spesso in associazione con altri farmaci omotossicologici per attuare un approccio individuale correlato al paziente. Nelle infezioni causate dal virus di Epstein-Barr, questo prodotto è estremamente efficace in associazione con Lymphomyosot. L’EBV infetta i linfociti B e può causare danni epatici, ma manifesta i sintomi clinici principali a livello dei linfonodi, specialmente nella gola. L’interessamento linfatico viene trattato con Lymphomyosot, l’infezione virale da EBV con Engystol. I pazienti che presentano un sistema immunitario debole, manifestando un’infezione dopo l’altra, traggono beneficio dall’assunzione prolungata di Engystol, dato che questo farmaco aumenta il loro livello di difesa nei confronti degli antigeni, specialmente dei virus. 43 Benefici di Engystol • Non è immunosoppressivo • Tolleranza eccellente • È indicato per i soggetti di qualsiasi età • Privo di interazioni • Assenza di controindicazioni o effetti collaterali • SICURO ed EFFICACE © IAH 2007 44 A differenza di tutti i farmaci immunosoppressivi, immunostabilizzanti o persino immunostimolanti impiegati nell’ambito della medicina convenzionale e associati spesso a numerosi effetti collaterali (prendere in considerazione l’impiego terapeutico degli interferoni), Engystol risulta efficace e nel contempo sicuro. Finora non sono stati segnalati effetti collaterali in associazione al trattamento con Engystol. Questo farmaco non crea interazioni con altri farmaci o sostanze, ha una tolleranza eccellente e può essere impiegato per il trattamento delle malattie virali nei soggetti di qualsiasi età. Engystol non causa effetti collaterali. Qualsiasi sostanza può causare l’insorgenza di un’intolleranza o allergia, persino in dosaggi estremamente infinitesimali. In casi molto rari, ciò si è verificato anche con i componenti di Engystol, che hanno suscitato la comparsa di reazioni cutanee. In tale caso, è necessario attuare una terapia alternativa. 44