Rubens D'Oriano Indigeni, Fenici, Greci, Cartaginesi, Romani, Vandali a Olbia dall’VIII secolo a.C. al V d.C. Introduzione La sessione esamina le sempre differenti modalità con le quali i vari gruppi etnico-culturali avvicendatisi nella movimentata storia di Olbia (Indigeni, Fenici, Greci, Cartaginesi, Romani, Vandali) si sono rapportati a quelli che li avevano preceduti nel sito. Si affrontano in sequenza: il sorgere dell’insediamento fenicio e i suoi rapporti con gli Indigeni; il sostituirsi dei Greci a discapito dei Fenici, i loro contatti con le genti locali e la loro dipartita dal sito all’avvento di Cartagine in Sardegna; il carattere di deduzione coloniale della città di fondazione cartaginese e i sui rapporti esterni prevalentemente tirrenici; l’inurbamento e integrazione in essa degli Indigeni dell’entroterra; i mutamenti introdotti da Roma nella struttura sociale, economica, culturale e urbanistica della città punica; gli elementi di multiculturalità della compagine urbana romana; il cruento avvento dei Vandali che segna la fine della città antica. Era parso interessante, al momento di proporre la sessione agli Organizzatori del Congresso e in relazione al tema del medesimo, analizzare nel concreto di un unico sito urbano portuale di medio livello ubicato nel centro del Mediterraneo Occidentale - e perciò abbastanza paradigmatico - la stratigrafia dell’incontro e della sovrapposizione culturale di alcune delle principali civiltà che si sono avvicendate sulla scena del Mediterraneo antico. Il risultato mi pare abbia colto il proposito e credo possa consentire una riflessione generale di qualche interesse. Identificare nella fecondità dei vicendevoli e plurimillenari arricchimenti interculturali il motivo primario del costituirsi del Mondo Mediterraneo quale uno dei principali luoghi della civiltà umana sarebbe ovvio e tautologico in relazione al tema del Congresso. Preferisco quindi svolgere qui una breve riflessione metodologica. È ben noto che qualsiasi studioso di qualsiasi disciplina (anche un matematico) è soggetto ad un limite invalicabile: il contesto culturale nel quale si è formato e opera. Il pericolo di proiettare sulla materia di studio forme mentali, problemi, angosce, percorsi emotivi, speranze del proprio presente è ancor più incombente per chi si occupa di scienze umane. Dall’ultimo dopoguerra, e ancor più dopo i fatidici anni ’60, l’antichistica - che storicamente era e resta di matrice occidentale - nel riflettere sul rapporto fra etnie e culture diverse ha messo in valore la coesistenza e lo scambio pacifico e fecondo, anche in reazione alle sciagure del conflitto mondiale e in relazione Bollettino di Archeologia on line I 2010/ Volume speciale A / A4 / 1 Reg. Tribunale Roma 05.08.2010 n. 330 ISSN 2039 - 0076 www.archeologia.beniculturali.it 1 R. D’Oriano – Indigeni, Fenici, Greci, Cartaginesi, Romani, Vandali a Olbia dall’VIII secolo a.C. al V d.C. al senso di colpa post-colonialista dell’Occidente e all’espandersi della consapevolezza del relativismo culturale, applicando insomma una sorta di - per dirlo con espressione attuale - politically correctness. Ulteriore spinta nella stessa direzione l’ha fornita il clima di conflitto anche e soprattutto culturale che sta contrapponendo Oriente e Occidente, sia in seguito all’incremento del fenomeno dell’immigrazione sia dopo la sciagura dell’11 settembre, conflitto del quale noi antichisti valutiamo e soffriamo meglio di altri, proprio grazie alla profondità della visione diacronica, tutta la scelleratezza, nel senso primo di qualcosa di sommamente orrendo sul piano dell’etica umana e divina (scelus). Credo che il grande successo di questo Congresso, in termini di quantità e qualità degli studiosi che hanno voluto aderire, si debba proprio all’intento di proporre all’opinione pubblica le relazioni interculturali dell’Antichità Mediterranea quale riflessione e esempio positivo in relazione all’orrore del presente. Per raggiungere lo scopo però la riflessione sull’Antico deve essere la più obiettiva e scevra da tesi precostituite, per potere vantare patenti di credibilità. Per questo motivo voglio qui richiamare i momenti di attrito della vicenda storica di Olbia: l’avvento dei Greci nel sito che causò l’uscita di scena, pacifica o meno, dei Fenici, la dipartita dei primi, a loro volta, in seguito alla conquista cartaginese della Sardegna, l’attacco dei Vandali che decreta la fine della città romana. Riceveranno così crisma di attendibilità e certezza dell’assenza di posizioni preconcette anche le analisi sulle fasi di sovrapposizione e interazione etnico-culturale non o meno conflittuali (Fenici/Indigeni, Greci/Indigeni, Cartaginesi/Indigeni, Romani/Cartaginesi), ed esse stesse si costituiranno perciò non quali esiti meccanici di inevitabili automatismi ma quali precise scelte strategiche delle componenti etnico-culturali che ne furono protagoniste. Solo così possiamo proporle al grande pubblico quali materia di riflessione sull’oggi e sul domani. La speranza nell’utilità di questa riflessione apparirà ai più cinici venata di una qualche ingenuità, e tuttavia se non la nutrissimo saremmo condannati all’angoscia dell’inanità delle nostre vite di studiosi e della disciplina alla quale le abbiamo dedicate. Rubens D'Oriano Soprintendenza per i Beni Archeologici per le Province di Sassari e Nuoro via Macerata, Poltu Quadu 07026 Olbia Italia E-mail: [email protected] Bollettino di Archeologia on line I 2010/ Volume speciale A / A4 / 1 Reg. Tribunale Roma 05.08.2010 n. 330 ISSN 2039 - 0076 www.archeologia.beniculturali.it 2