INCONTRI
Un futuro migliore
Oggi si parla tanto di
intelligenza artificiale, cosa
significa questo binomio?
L’intelligenza artificiale, detta anche AI, è la scienza della
risoluzione di problemi. L’AI
cerca di capire come far sì che
le macchine siano in grado di
risolvere sempre più problemi in modo automatico.
Come un bambino comincia
a risolvere cose molto banali
e poi sempre più complesse,
anche le macchine dovrebbero imparare a risolvere
problemi sempre più complessi, senza che l’essere
umano debba dire loro cosa
fare.
Si può dire che si insegna alle
macchine a pensare?
detto in parole semplici, cerchiamo di simulare queste
modalità di apprendimento
attraverso processi artificiali.
Come è approdato a questa
disciplina?
Da bambino volevo diventare
fisico, perché la fisica esplora
i fondamenti del mondo. Da
adolescente ho capito che
c’era qualcosa di ancora più
importante: capire come funziona il capire. Ho pensato
che avrei dovuto cercare di
costruire un’intelligenza artificiale che fosse in grado di
imparare e che diventasse più
brava di me, così da poter risolvere tutti i problemi che io
non riesco a risolvere.
Sì, perché risolvere problemi
spesso significa pensare. Noi
ci siamo ispirati al cervello
con i suoi miliardi di neuroni
interconnessi fra di loro. Le
esperienze vissute aiutano il
cervello a risolvere dei problemi. Nel nostro istituto,
54 Cooperazione · N. 1 del 3 gennaio 2017
♦ Intervista Direttore scientifico
dell’Istituto IDSIA e professore all’USI e
alla SUPSI, Jürgen Schmidhuber ci parla
di intelligenza artificiale e di macchine
intelligenti.
GERHARD LOB
Quanto si è vicini a questa
meta?
Non è possibile dirlo con precisione. Ma andrà abbastanza
veloce. Basti pensare che la
velocità dei nostri calcolatori
si moltiplica ogni 5 anni per il
fattore dieci. Oggi la grande
rete artificiale Long-ShortTerm-Memory – LSTM – che
è la base del nostro lavoro dagli anni ’90, conta circa un
miliardo di connessioni. La
corteccia cerebrale dell’essere umano ne conta forse
centomila miliardi. Dunque
ci vogliono ancora 25 anni per
parificare le capacità – diciamo verso l’anno 2041.
Ci sono esempi della vostra
Siamo in grado
di costruire dei robot
con sentimenti
ricerca all’ IDSIA che già
utilizziamo nella vita di tutti
i giorni?
Senz’altro. Per citarne solamente uno, il riconoscimento
vocale che usa Google, disponibile per miliardi di utenti di
smartphone, si basa su algoritmi LSTM che abbiamo sviluppato in Ticino e a Monaco.
Cosa succede nel processo di
questo riconoscimento vocale?
I segnali del microfono entrano in una rete LSTM che
ha imparato, grazie a tante
esperienze con diverse lingue, a tradurre i suoni vocali
in testi. I sistemi sulla base di
LSTM riescono meglio di altri
a tradurre da una lingua a
un’altra. Fino a qualche anno
fa, i sistemi di traduzione non
erano buoni, ma stanno migliorando, perché i sistemi
LSTM imparano. Nel 2011,
all’IDSIA abbiamo sviluppato
un programma che è riuscito
ad insegnare a se stesso come
capire i segni cinesi e fun-
Foto: Sandro Mahler
LA RICERCA, PER
AUMENTARE
FELICITÀ E SALUTE