"Attenti, dunque, a come ascoltate" (Luca 8:18) Il Signore è qui in procinto di spiegare la parabola ai sui discepoli
esortandoli ad essere Suoi ministri gentili e disponibili. Per far si che in
futuro Lo ascoltassero con serietà disse loro che essi erano la luce del mondo, e che avrebbero dovuto gridare
sui tetti ciò che ora ascoltavano in segreto. E dal momento che imparare dal Signore era l'unico modo perché fosse loro
impartita questa conoscenza, era importante che fossero "attenti a come
ascoltavano". Queste parole furono dette agli apostoli è vero, ma credo che il Signore le
rivolga a noi oggi e ci esorti a fare "attenzione a come ascoltiamo. Egli ha mandato i suoi apostoli a predicare, ma anche noi oggi abbiamo i
nostri predicatori o pastori che di volta in volta portano la Parola nei nostro
culti (Marco 16:15). Ha, però, promesso loro di guidarli, assisterli,
fortificarli, e confortarli sempre, fino alla fine dei tempi (Matteo 28:20). E come non possiamo provare ammirazione e gratitudine per le cure
amorevoli che il nostro Signore ha nei confronti della Sua sposa, la chiesa?
Infatti, non ci ha lasciato affatto da soli, ma abbiamo il Consolatore, lo
Spirito Santo e con Lui anche i predicatori o pastori. Ognuno di noi può
essere ripieno di Spirito Santo e ognuno di noi ha i suoi doni e la grazia di
Dio "per il perfezionamento dei santi in vista dell'opera del ministero e
dell'edificazione del corpo di Cristo, fino a che tutti giungiamo all'unità
della fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomini
fatti, all'altezza della statura perfetta di Cristo" (Efesini 4:12­13). Il formalismo e l'ipocrisia in qualunque esercizio religioso sono una cosa
sgradita agli occhi del Signore. Ed entrare nella Sua casa solo per "prurito
d'udire", e non per vedere i nostri cuori trasformati, certamente dispiace
all'Iddio Altissimo, e inoltre non reca alcun beneficio a noi stessi. Spesso ci preoccupiamo chi sarà a predicare, non per avere la certezza che
vi sia qualcuno che lo faccia (questo è giusto), ma perchè magari quel
predicatore non ci va a genio. È chiaro, che tutti i predicatori, e dico tutti, me compresa che scrivo, non
possono avere "la statura di Cristo", ma se consideriamo i ministri che ci
vengono mandati come messaggeri inviatici da Gesù Cristo, forse ci
porremmo in una posizione di ascolto e non di pregiudizio. Sovente, infatti, e io per prima mi ci metto dentro, partiamo con il
pregiudizio verso chi predicherà la Parola la domenica e questo predispone
il nostro animo a non ascoltare, a non donare la possibilità a quel ministro
di essere udito o di ridurlo ad "un rame risonante o uno squillante
cembalo". Anche Gesù, come si dice i latino, era “nemo profeta in patria”, cioè non era
ascoltato proprio nella sua città perchè era prevenuta nei suoi confronti e
nutriva dubbi. E se nella nostra chiesa una domenica venisse a predicare Gesù stesso?
Come lo accoglieremmo noi? Siamo sicuri di saperlo riconoscere? Perciò cari fratelli e sorelle, badate a non nutrire pregiudizi su coloro che
portano la parola agli altri e alla chiesa perchè lo Spirito Santo lavora
sempre sia su di noi che su chi porta la Parola. Ma, se è vero che non dovete avere pregiudizi contro i predicatori, neppure
dovete dipendere troppo da loro, o avere di loro un concetto più elevato di
quello che dovete averne. Poiché questo è un estremo nel quale spesso la
gente cade: preferire un insegnante rispetto a un altro è spesso stato causa
di amare conseguenze nella chiesa di Dio. Un versetto ci dice infatti: "Quando uno dice: 'Io sono di Paolo'; e un altro:
'Io sono d'Apollo'; non siete forse uomini carnali? Che cos'è dunque Apollo?
E che cos'è Paolo? Sono servitori, per mezzo dei quali voi avete creduto; e lo
sono nel modo che il Signore ha dato a ciascuno di loro" (1 Corinzi 3:4­5). Quindi è vero che i ministri, non vanno idealizzati, ma neanche disistimati
come portatori della parola. In 1 Timoteo 5:17 l'apostolo Paolo ci dice di reputare degni di doppio onore
i ministri che si affaticano nella predicazione e nell'insegnamento ma
preferire un ministro a un altro è frutto della nostra umanità e un nostro
limite. Se desiderate ricevere benedizioni da una predicazione, pregate affinché
questo avvenga, per far si che la Parola annunciata sia per voi motivo di
gioia, pace, spinta a fare servizio nella comunità, rinfrancamento, ma
anche un mezzo per comprendere meglio la volontà di Dio per ognuno di
noi. Disponendoci in questo modo renderemmo la parola predicata efficace ad
illuminarci. Anche Paolo aveva bisogno di preghiere per le predicazioni che portava tra i
gentili: "Pregate in ogni tempo, per mezzo dello Spirito, con ogni preghiera
e supplica; vegliate a questo scopo con ogni perseveranza. Pregate per tutti
i santi, e anche per me, affinché mi sia dato di parlare apertamente per far
conoscere con franchezza il mistero del vangelo" (Efesini 6:18­19). E se uno
della portata di Paolo aveva bisogno di preghiere, tanto più ne hanno
bisogno coloro che portano i sermoni nelle nostre comunità. Fate
attenzione, dunque, noncuranti, curiosi, formalisti, a come ascoltate. Date
una possibilità a chi non vorreste, e se la situazione non cambia, cercate di
cambiare voi, non rigettate chi, anche con grossi sforzi, porta la Parola e
cerca, magari non essendo un.. che so io... metteteci il nome che volete, di
servire con i mezzi di cui il Signore lo ha dotato. Sarà poi Dio stesso a giudicare un ministro della Parola o predicatore, sul
come lo ha fatto, e sarà sempre Dio a giudicare noi per come ci siamo posti
in ascolto. Perciò facciamo attenzione a come ascoltiamo e il Signore ci benedirà in
abbondanza e ci riempirà di sapienza. Amen