“CRISTIANITÀ E ISLAM DI FRONTE ALLA NUOVA CROCIATA” PROF. MARCELLO PACIFICO Università Telematica Pegaso Cristianità e islam di fronte alla nuova crociata Indice 1 LA DIPLOMAZIA DI INNOCENZO IV E LA PERDITA DELLA CITTÀ SANTA ---------------------------- 3 2 IL VOTO CROCIATO DI LUIGI IX E L’INIZIATIVA PAPALE CONTRO FEDERICO II ---------------- 7 3 L’AVANZATA MUSULMANA E LE RELAZIONI TRA CRISTIANITÀ E ISLAM -------------------------- 12 BIBLIOGRAFIA --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 17 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 2 di 17 Università Telematica Pegaso Cristianità e islam di fronte alla nuova crociata 1 La diplomazia di Innocenzo IV e la perdita della città santa Mentre l’islam orientale è diviso dalla lotta dinastica per il controllo dell’Egitto e della Siria, la cristianità è dilaniata al suo interno dalla frattura insanabile tra impero e sacerdozio, che causa la perdita di Gerusalemme e soprattutto la fine della stagione di pace, oggetto stesso della crociata. Nel riprendere la diplomazia di Innocenzo III e le missioni di Gregorio IX, Innocenzo IV estende il suo sguardo al Mediterraneo, interessato a riprendere le relazioni attivate dal rettore dell’impero con tutti i principi Musulmani, dal Maghreb del signore di Tunisi al principato almohade del califfo alRashîd. Il 31 ottobre 1246, il papa ringrazia il nuovo califfo almohade al-Sa‘îd per la conferma dei privilegi riservati ai Cristiani, lo invita ad assegnare loro rocche dove riparare in caso di scontri e porti da dove evacuare il paese, e chiede di aprire il cuore all’amore di Cristo accogliendo le parole del vescovo francescano Lupo. Ancora una volta crociata e missione si alternano nella ricerca dell’affermazione di un regno di pace e giustizia, di cui Federico II, per il papa, è il più grande ostacolo. Altri frati minori sono inviati in missione a Costantinopoli,1 in Turchia, in Armenia, a Cipro, in Siria e in Egitto. Nelle missive indirizzate ai sultani di Damasco, del Cairo e di Homs, prima e dopo il Concilio di Lione, il papa reclama la consegna pacifica della città santa e richiede il rinnovo della tregua tra Franchi e Saraceni, come aveva fatto il suo predecessore trent’anni prima con il sultano al-‘Adîl, auspicando l’ascolto del verbo di Cristo e la salvezza del sangue dei rispettivi fedeli. Il 3 giugno 1245, il sultano al-Sâlih risponde ad Innocenzo IV con toni concilianti ma fermi sul possesso dell’al-Quds, affermando di conoscere meglio la vita del Cristo e di onorarlo più del suo interlocutore nel rispetto di una pace e di una tranquillità sempre perseguite e desiderate, Frate Domenico d’Aragona nel 1245 e frate Lorenzo da Orte nel 1246, cfr.: BBTS, 190, 215-216. Attivo ancora nel giugno 1247, cfr.: RPR, II, 1059. 1 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 3 di 17 Università Telematica Pegaso Cristianità e islam di fronte alla nuova crociata e soltanto invocate a parole dal «nobile, grande, spirituale, affettuoso, santo, tredicesimo apostolo, universale parola dei Cristiani, che tiene per la mano gli adoratori della Croce, giudice del popolo cristiano, duce dei figli del battesimo, sommo pontefice dei Cristiani, che Dio lo preservi e gli dia felicità». Il rispetto per la casata normanno-sveva è tale che - continua il sultano - «non c’è permesso comporre con i Cristiani una qualsiasi pace se prima su di essa non è noto il parere e l’assenso dell’imperatore Federico con cui vi è da tempo una familiarità, un amore reciproco e una concordia perfetta dal tempo del sultano nostro padre, come voi ben sapete». Ogni decisione in merito alla pace proposta dalla chiesa, pertanto, è rinviata al ritorno dell’ambasciatore che è inviato alla corte imperiale e papale per riferire sulle decisioni prese.2 I tentativi del pontefice di sostituirsi al sovrano normanno-svevo sono vani perché Federico II ha sempre mostrato rispetto per la casa ayyûbita al potere in Egitto e continua ad essere considerato, secondo Sibt Ibn al-Djawzî, «il re grande, illustrissimo, magnifico, potentissimo, glorioso, Cesare, rispettabile, l’imperatore, colui di cui il potere e la grandezza nascono dalla potenza e dalla maestà divina, re di Germania, Lombardia e Sicilia, guardiano di Gerusalemme, sostegno del pontefice di Roma, re dei re cristiani, protettore del regno dei Franchi, capo delle armate della croce».3 Innocenzo IV raggiunge qualche successo in Siria, quando qualche mese dopo, il 24 novembre 1246, il principe al-Sâlih ‘Ismâ’îl risponde con cortesia ai suoi appelli, apprezzando l’invio dei frati e scusandosi di non poter soddisfare alla cessione della città santa perché non è più in suo diritto, essendo in potere delle truppe egiziane di Mu‘în al-dîn.4 Lo stesso fa il principe al-Mansûr (Salehinus) che si rammarica, il 22 dicembre 1246, di non aver potuto dibattere con i frati predicatori, a causa dell’incomprensione della lingua.5 Epistulae, II, 87-89; (4) Lettres diplomatiques égyptiennes à Innocent IV, a cura di M. Rubellin, in Pays d’Islam, 253-255; Lupprian, Die Beziehungen des Päpste zu islamischen 151-154; (1246) Matthei Parisiensis, IV, 566-568. 3 Extraits du Livre du Collier de Perles, 199-200. 4 RRH, I, 301; (1247) AA. ECC., 578-580. 5 RRH, I, 301. 2 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 4 di 17 Università Telematica Pegaso Cristianità e islam di fronte alla nuova crociata Entrambi i principi musulmani, comunque, richiedono al papa l’invio di nuovi frati, ai quali assicurano la libera circolazione nelle loro terre. Nella primavera 1246, una nuova pace tra Cristiani e Musulmani in Terra santa potrebbe essere raggiunta quando il sultano di Egitto, forte dei nuovi successi, ripete di esser disposto alla pace soltanto dopo che il papa si riconcilierà con Federico II, ma Innocenzo IV rifiuta l’offerta perché ritiene esecrabile un tale accordo.6 È un grave errore perché il signore di Homs, alla guida di un esercito egiziano-aleppino, sconfigge il 19 maggio 1246 il signore ‘Izz al-dîn di Sarkhad e i ribelli carismiani, costringendo al-Sâlih ‘Ismâ’îl a rifugiarsi ad Aleppo; mentre il governatore ‘Osâma al-Dîn al-Hadbânî ha liberato Damasco dall’assedio occupando Ba‘albek, e l’emiro Baïbars è arrestato nella città della Montagna. Resistono soltanto alcuni emiri carismiani superstiti nelle città di Nâbûlûs, di Gerusalemme e al servizio di al-Nâsir Dâwûd,7 ma per poco tempo, visto che i primi sono sbaragliati il 12 agosto 1246 dall’emiro Fakhr al-Dîn a Salt, nei pressi di Gaza, e i secondi sono consegnati all’atabek8 dall’isolato principe di Kerak, che risponde sprezzante all’invito papale di conversione legato alla sigla di una nuova alleanza.9 A dispetto del gioco diplomatico intessuto dal papa, nell’estate del 1246, tutto il Medio Oriente musulmano è sotto il controllo del sultano d’Egitto, alleato dell’imperatore scomunicato e deposto. L’emiro Fakhr al-Dîn, il cavaliere armato da Federico II, con il quale era rimasto sempre in costante rapporto epistolare, comunica ad Innocenzo IV la volontà del sultano di trattenere Gerusalemme, il dolore per la distruzione del Santo Sepolcro di cui ha ordinato il restauro e ha affidato le chiavi a devoti fedeli per consentire il libero accesso ai pellegrini cristiani, e il desiderio di punire i responsabili del 6 25 maggio 1246, cfr.: RRH, I, 302; HB, 6/1, 423-425; Matthei Parisiensis, IV, 566-568. Occupa Balkâ. 8 I Carismiani sono scortati con onore al Cairo. 9 Tra il 6 e il 15 agosto 1246, cfr.: RRH, I, 302; (1247) AA. ECC., 576-578; Lettres diplomatiques égyptiennes à Innocent IV, 254-255; Lupprian, Die Beziehungen des Päpste zu islamischen, 151-154, 173-175. 7 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 5 di 17 Università Telematica Pegaso Cristianità e islam di fronte alla nuova crociata massacro.10 Il silenzio di Federico II sulla perdita di Gerusalemme, requisita negli ultimi tempi dai Templari contro il suo volere, è fin troppo eloquente: la città santa merita di essere custodita più dagli amici musulmani, rispettosi del suo valore sacrale, che dagli infedeli frati-cavalieri cristiani, nel rispetto di quel trattato di Giaffa che ha sancito l’alleanza tra la casata normanno-sveva e ayyûbita. Ora spetta al sultano musulmano proteggere il culto degli adoratori della vroce perché il sovrano di Gerusalemme diffida della baronia d’Oltremare, sobillata da un papa disposto a sacrificare i Luoghi santi e la pace ecumenica, pur di vederlo morto o bruciato come eretico. Mentre al-Sâlih Ayyûb parte per visitare in trionfo le città Siriane e Palestinesi recentemente conquistate, Fakhr al-Dîn si ammala durante la presa di Bosra e il coraggioso principe di Homs trova la morte,11 papa Innocenzo IV, deluso per la mancata consegna di Gerusalemme, accelera i preparativi della crociata sancita dal Concilio di Lione, puntando tutte le sue speranze sul re di Francia che già dall’autunno del 1244 ha assunto il voto, quando in punto di morte, per una malattia contratta a Pontoise, aveva promesso di soccorrere la Terra santa apparsa in sogno sanguinante per le ferite di Harbîya.12 Non appena ristabilito, contro il parere della madre Bianca e del vescovo di Parigi, Luigi IX aveva rassicurato i baroni d’Oltremare sul voto assunto e li aveva pregati di resistere fino al suo arrivo.13 10 15 agosto 1246, cfr.: RRH, I, 302. A lui succede il figlio al-Ashraf Muzzafar al-Dîn Mûsâ, cfr.: Al-Makin ibn al-‘Amîd, 81; Al-Maqrîzî, X, 371; Abou’l-Feda, 125. 12 Chronicon Hanoniense, 453-454; Richeri Gesta Senoniensis ecclesiae, 304; Matthei Parisiensis, IV, 397-398; Annales Blandinenses, 31; Estoire, 431. Anche in una canzone è associata la guarigione alla croce, cfr.: Tous li mons doit mener joie, in Les chansons de croisade, 237-241. 13 Estoire, 432. 11 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 6 di 17 Università Telematica Pegaso Cristianità e islam di fronte alla nuova crociata 2 Il voto crociato di Luigi IX e l’iniziativa papale contro Federico II Gli storici descrivono con commozione la devozione del re santo, l’eroe dell’epos crociato da contrapporre all’opportunista sovrano normanno-svevo. Se S. Runciman lo annovera tra i pochi esseri umani che hanno con virtù sincera aderito subito alla crociata, J. Le Goff ne loda il comportamento regale, innalzandolo tra «quei cristiani per i quali la Passione di Gesù è un evento sempre contemporaneo […] Presente religioso e passato dinastico in lui si uniscono per fargli prendere la croce». Questi giudizi, in verità, pur attenti all’ambizione mediterranea della monarchia francese - secondo le parole usate da J. Le Goff, risentono troppo della visione agiografica fornita dalle fonti biografiche che ricercano in ogni azione di Luigi IX una conferma della santità, e trascurano il ruolo politico giocato dal papa e dall’imperatore nella vita del regno gerosolimitano, enfatizzando il valore guerresco della crociata, considerata una vera e propria guerra di religione per incoronare l’atleta di Cristo con la palma del martirio.14 Le lodi per l’unico sovrano cristiano disposto a recarsi con un possente esercito in Oriente non possono nascondere il fattore destabilizzante del suo intervento nella lotta tra la chiesa e l’impero, nel tramonto di quell’idea di crociata che da Federico II e dai papi del XIII secolo era stata sempre vissuta come un elemento determinante per l’avvento di un regno di pace e di giustizia. E ciò al di là del fatto che il voto di Luigi IX possa avere il merito di riportare l’attenzione della cavalleria europea al lontano e dimenticato Oriente latino:15 nell’impero, i cavalieri sono impegnati nella lotta di successione alla corona, nella Penisola iberica, militano nella reconquista, in Norvegia, devono convertire i pagani 14 15 Le Goff, San Luigi, 126-127. Abulafia, Federico II, 312. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 7 di 17 Università Telematica Pegaso Cristianità e islam di fronte alla nuova crociata estoni,16 in Inghilterra sono frenati dal re. La crociata sancita dal Concilio di Lione per recuperare Gerusalemme ricevere il sostegno del solo parlamento francese presieduto dal re e dal legato apostolico.17 Prendono la croce i principi ereditari e l’intera nobiltà della Gallia. L’intera milizia feudale del regno di Francia segue il suo re, sicura di una ricompensa adeguata, attirata dal miraggio della conquista di terre e di beni non certo del regno gerosolimitano, appartenente al temuto imperatore. Ben presto giungono nuove adesioni dal conte di Tolosa, esortato dal papa a partire contro i Carismiani nell’immediato passaggio e a far partire liberamente dai suoi porti le navi dei Templari. Federico II, già prima del Concilio, si congratula con Luigi IX per il votum servitii Christi, felice di allontanarlo da Lione,18 poi, si affretta a denunciare le conseguenze negative della scomunica e della deposizione sul successo della spedizione, lamentando lo stato pessimo dell’Oriente latino e ricordando le correnti relazioni amichevoli tenute con il sultano egiziano.19 Il re crociato accoglie il suo appello e il 30 novembre 1245 incontra a Cluny il papa per discutere della pacificazione della cristianità, e in particolare, di una pace onorevole per l’impero e per una chiesa che è accusata di stornare cavalieri e denaro nella crociata contro lo Svevo.20 All’incontro partecipano anche dodici cardinali, due patriarchi, i figli del re di Aragona e di Castiglia, il duca di Borgogna e il conte di Fiandra, ma è tutto inutile perché l’intransigenza del papa è irremovibile.21 Nel nuovo anno, dopo che i messi francesi fanno la spola tra Genova, dove noleggiano le imbarcazioni per la prossima traversata, e Pisa, dove informano i legati imperiali dei falliti tentativi di mediazione e ottengono un nuovo testo di pace, il podestà milanese di Genova offre per la crociata una flotta di 16 navi sotto gli ammiragli Ugone Lercario e Giacomo del Levante,22 mentre 16 1248, cfr.: Richard, Saint Louis, 184. 1245, cfr.: Gesta sanctae memoriae Ludovici regis Franciae, 352. 18 Febbraio 1245, cfr.: HB, 6/1, 261-262; Ex annalibus Melrosensibus, 441; Richard, Saint Louis, 175-176. 19 Cremona, 22 settembre 1245, cfr.: HB, 6/1, 349-352. 20 30 novembre 1245, cfr.: HB, 6/1, 399-400; Matthei Parisiensis, IV, 484; Salimbene de Adam, I, 255-256. 21 AA. ECC., 550. 22 Bartholomaei Scribae annales, 220; Caffaro, 166-168; Une charte de nolis de s. Louis, a cura di Ch. L. Belgrano, in Archives de l’Orient Latin, II, 231-236; Menager, Amiratus - Àμηράς, 139-141; Riley-Smith, Les croisades, 184. 17 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 8 di 17 Università Telematica Pegaso Cristianità e islam di fronte alla nuova crociata Innocenzo IV rifiuta il compromesso di pace con l’imperatore raggiunto dai vescovi di Senlis e di Bayeux, inviati appositamente da Parigi.23 L’atteggiamento di Luigi IX, comunque, rassicura Federico II che nell’inverno si mostra riconoscente per i servizi resi e ordina agli ufficiali del regno siciliano di procurare quanto necessario al capo della nuova spedizione per il recupero dei Luoghi santi, senza mai dimenticare di non agevolare in alcun modo i ribelli genovesi o lombardi.24 L’imperatore intende presentarsi agli occhi della cristianità come il perseguitato e non il persecutore; vorrebbe prestare il suo servizio in Terra santa per il resto dei suoi giorni e restituire Gerusalemme al culto cristiano, affidando l’impero al figlio, ma non può perché è ostacolato da un papa fiero, crudele,25 persino, falso. Vista l’ostilità della chiesa non stupisce, allora, che Federico II continui a fomentare i magnates inglesi e francesi contro la cupidigia del clero, anche perché molti di essi hanno preso la croce per difendere il suo regno d’Oltremare.26 Tra il febbraio e il marzo del 1247, Luigi IX ringrazia l’imperatore per gli aiuti forniti e per l’invio di messi incaricati di siglare un patto segreto,27 pur rimanendo sempre imparziale tra la chiesa e l’impero ed evitando rigorosamente di pendere per l’uno o l’altro partito grazie alle armi della fermezza e della deferenza.28 Nel raccogliere uomini e denaro necessari per approntare la spedizione ultramarina, infatti, il sovrano francese da una parte fa rientrare in poco tempo quella rivolta dei baroni definita anticlericale, dall’altra avvia i lavori di fortificazione del porto di AiguesMortes29 per rendersi indipendente dall’imperiale Marsiglia ed evitare la pericolosa terra ligure, ribelle all’impero, e quella sicula interdetta. Su consiglio di frate Giovanni, inviato appositamente 23 Lione, 5 novembre 1246, cfr.: Epistulae, II, 192; HB, 6/1, 463-464. Lucera, novembre 1246, (Lettera a Luigi IX), cfr.: Ivi, 465-467; Petrus de Vinea, Friderici II. imperatoris epistulae, II, 421-427; Richard, Le Midi italien vu par les pèlerins, 357-358. 25 Matthei Parisiensis, IV, 522-523. 26 Ivi, 467-468. La rivolta dei baroni francesi contro il clero, cfr.: RPR, II, 1047. 27 HB, 6/1, 500-502. 28 Le Goff, San Luigi, 122. 29 Ex Mathei Parisiensis operibus Cronicis maioribus, 279; Menager, Amiratus - Àμηράς, 136-137. 24 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 9 di 17 Università Telematica Pegaso Cristianità e islam di fronte alla nuova crociata da Lione, Luigi IX declina anche l’invito a rinviare la crociata richiesto da Federico II,30 e impedisce i lavori della dieta di Cambrai per evitare uno scisma ancora più grave nella cristianità, ricevendo le pubbliche lodi da Innocenzo IV che incontra ancora una volta a Lione con la madre Bianca.31 Al termine del colloquio, il re di Francia ottiene la fine della commutazione dei voti dei cavalieri tedeschi disposta dal cardinale-legato Pietro,32 e di quelli frisoni promessa da Guglielmo d’Olanda,33 e la raccolta diretta per un triennio della decima del clero francese,34 quanto basta per partire senza ulteriori indugi dopo aver ripreso il controllo sui territori comitali, aver sviluppato l’amministrazione regia e aver incrementato l’influenza della corona. Nel frattempo, il papa continua a far predicare la croce contro Federico dai frati minori in tutta Europa e nel regno di Gerusalemme, di cui tenta di prendere il controllo e il governo all’indomani del Concilio di Lione.35 Già dall’estate 1245, infatti, mentre cercava di favorire nell’impero l’elezione di un anti-re dei Romani, Innocenzo IV si manifestava come tutore del regno di Gerusalemme. Nella primavera del 1247, il papa cancellava il diritto della dinastia normanno-sveva alla successione alla corona davidica e nominava re Enrico I di Lusignano dominus hierosolymitanus,36 dopo averlo messo sotto la protezione della chiesa e averlo sciolto dal giuramento di vassallaggio nei confronti dell’imperatore deposto.37 La Chiesa adotta ogni mezzo per fare terra bruciata attorno allo scomunicato sovrano, ignorando l’eredità di Corrado IV e perseguendo i fedeli della dinastia normanno-sveva: se su preghiera del doge, il cardinale Ottaviano Ubaldini38 protegge le chiese di 30 Salimbene de Adam, I, 303-304. 17 luglio 1247, cfr.: Epistulae, II, 289. 32 1247, cfr.: AA. ECC., 576; Strayer, Political Crusades of Thirteenth Century, 356-357. 33 Lione, 17 novembre 1247, cfr.: RPR, II, 1073. 34 20 novembre 1247, cfr.: RPRET, 131. 35 1247-1249, cfr.: Regesto cronologico, 103. 36 17 aprile 1247, cfr.: Epistulae, II, 244-245; RPR, II, 1054; Histoire de l’Ile de Chypre, 63-64. 37 Lione, 5 marzo, cfr.: HB, 6/1, 506-507; Epistulae, II, 218-219; RPR, II, 1051; Furber, The Kingdom of Cyprus, 610. 38 Cardinale diacono di Santa Maria in Via Lata, nominato nel 1244. 31 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 10 di 17 Università Telematica Pegaso Cristianità e islam di fronte alla nuova crociata San Marco a Tiro e ad Acri e le esonera dal censo per riportare i Veneti dalla parte della chiesa,39 il patriarca Roberto di Gerusalemme, invece, requisisce ai Pisani la chiesa parrocchiale di San Pietro ad Acri e la trasforma in cappella dopo aver ritirato ogni privilegio ecclesiastico.40 L’iniziativa papale si fa insistente perché la Terra santa dà segni di cedimento, divisa al suo interno e minacciata al suo esterno, e sempre più sensibile agli appelli dell’imperatore scomunicato: Acri cerca vettovagliamenti attendendo un imminente assedio e i viveri scarseggiano perché Federico II impedisce la raccolta della decima utilizzata contro di lui; Ascalona, fortificata superbamente e con potenza dal principe inglese Riccardo, resiste a stento e le rocche di Tîbnin e ‘Athlît sono più carceri che luoghi di protezione. Molti sono apostati e i nemici pullulano ovunque.41 Persino il cattolico di Armenia, Raban Ara, si indigna con il papa e consegna a frate Andrea dei Minori un’accorata esortazione a seguire nella ricerca della pace l’esempio di Cristo, quando dice agli discepoli «Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio»,42 o esorta Pietro al perdono «non fino a sette, ma settanta volte sette»:43 il perdono di Federico II è necessario per ottemperare alla strage e alla cattura dei fratelli cristiani, alla distruzione della città santa, al disprezzo in cui è caduto il Santo Sepolcro, parole che soffiano come il vento sulla curia di Lione senza scalfire il cuore del santo padre.44 39 6 maggio 1247, cfr: Epistulae, II, 254-255. 10 giugno 1247, cfr.: Ivi, 284-285. 41 Matthei Parisiensis, IV, 560-561. 42 Mt 5,9. 43 Mt 18,21. 44 Fine del 1246, inizio del 1247, cfr.: Epistulae, II, 199-200. 40 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 11 di 17 Università Telematica Pegaso Cristianità e islam di fronte alla nuova crociata 3 L’avanzata musulmana e le relazioni tra Cristianità e Islam Della lotta tra papato e impero, in realtà, approfitta il sultano al-Sâlih Ayyûb che, costantemente informato degli avvenimenti europei, decide di attaccare i ribelli dell’imperatore in Oriente. Nell’estate 1246, ovvero dell’anno 644 dell’Egira, il sultano s’indigna alla notizia dell’intrigo ordito dal papa in primavera: tre sicari membri della corte, sono stati arruolati per uccidere il sovrano eretico e intimo dei Saraceni in cambio della Sicilia, della Puglia e della Toscana; grazie ad alcune spie sono scoperti, sono arrestati e sono scorticati vivi dallo stesso Federico II che li cattura con cento gendarmi.45 Con lo stesso disprezzo, il sovrano musulmano si rifiuta di riscattare a peso d’oro i prigionieri dell’Ospedale e del Tempio, perché li accusa di essere stati miseri, di aver trasgredito la legge e l’ordine divino nell’attentare alla vita dell’imperatore salvata dalla sola pietà del padre al-Kâmil -, di aver guerreggiato tra loro per cinque anni facendo fallire la mediazione del principe Riccardo, uomo famoso fra i Cristiani, violando la sua tregua, in disprezzo della giovane età. L’atto di sottomissione di Enrico di Lusignano e di Baliano d’Ibelin al papato convince il sultano ad invadere le restanti roccaforti del regno di Gerusalemme. La città dalla sedici torri, affidata di recente all’Ospedale, è espugnata grazie ad una discordia sorta con i Templari e al tradimento di due cavalieri che passano al campo egiziano,46 senza poter essere soccorsa da re cipriota Enrico I. L’Oltremare latino è ad un passo dal baratro visto che in pochi mesi s’azzera, pure, il vertice della sua nobiltà con le morti dello stesso senescalco di Cipro, Baldovino 1246, cfr.: BDC-Chroniques Arabes, 447; Kitâb Ghâmi‘at tawârîh d‘al ‘Aynî, 256-257; Extraits du Livre du Collier de Perles, 199; Les enfances de Baïbars, 9. Errata la data del 7 maggio 1247, cfr.: Amari, Storia dei Musulmani di Sicilia, III, 667. 46 Al-‘Adîl muore in prigione al Cairo all’età di anni, dopo otto anni di prigionia, lasciando un figlio, al-Moghîth. Tra i suoi mamelucchi passa ad al-Sâlih anche Sayf al-Dîn Kalavûn, più tardi sovrano di Egitto e della Siria, cfr.: AlMaqrîzî, X , I 194-195; Abou’l-Feda, 125; Cahen, Orient et occident au temps des croisades, 240-241. 45 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 12 di 17 Università Telematica Pegaso Cristianità e islam di fronte alla nuova crociata d’Ibelin47 e del fratello Baliano, il balivo gerosolimitano, ferito a morte da un sicario della setta degli Assassini. Beirut è affidata a suo figlio Giovanni d’Ibelin,48 mentre Sidone è venduta al Tempio da Giuliano di Cesarea, successo al fratello Egidio.49 La carica di nuovo balivo del regno di Gerusalemme è assegnata a Giovanni d’Ibelin, figlio di Filippo, subentrato nella reggenza della contea di Arsur e di Giaffa alla morte del cugino,50 ma, ormai, è l’ultimo signore di un regno che non ha più quelle quattro grandi baronie che fornivano più di cento cavalieri a testa ai tempi della battaglia di Hattîn.51 Non vi è altra soluzione per il principe di Lusignano e per i frati-cavalieri degli Ordini secolari che sottomettersi nuovamente al sovrano scomunicato, come aveva suggerito il sultano; il papa prova ad avvertirli del pericolo di non farsi ingannare dalle false parole di pace dello Svevo per non incorrere nella scomunica che sarà prontamente inferta se continueranno a favorire il rappresentante imperiale, Tommaso di Acerra,52 ma le sue parole sono ignorate e il rispetto per l’alleanza tra la corona imperiale ed egiziana salva gli ultimi possedimenti cristiani in Palestina, dopo che il sultano, prima di rientrare ammalato in Egitto, ordina all’atabek di interrompere le conquiste e di ritirarsi nella capitale siriana.53 L’arresto dell’avanzata musulmana nel Sâhel potrebbe portare alla sigla di una nuova pace con i Franchi nel rispetto di quella politica orientale, portata avanti da Federico II, che aveva garantito per un ventennio lo stretto legame tra islam e cristianità in tutto lo spazio euromediterraneo, se non fosse per la crociata di Luigi IX, voluta dal papa, che turba l’equilibrio 47 4 settembre 1247. Cronaca del Templare di Tiro, 57-59. 49 Deceduto il 5 novembre 1247, cfr.: Annales de Terre Sainte, 441-442; Chronique du Templier de Tir, 147-148. Il Tempio rimane in possesso di Saphet. 50 Runciman, The Crusader States, 560; Idem, Storia delle Crociate, II, 882; Mayer, The Crusades, 247. Errata l’idea che Giovanni sia prima del 1247 conte di Giaffa perché il feudo è da considerare vacante, visto il rifiuto degli eredi del Brienne di venire in Terra Santa, cfr.: De Mas Latrie, Les comtes de Jaffa et d’Ascalon du XIIe au XIIIe siècle, 18-19. La contea è affidata nel 1243 a Baldovino, sposo di Melisenda di Arsur, dopo la cattura di Gualtiero di Brienne, sposo di Maria di Lusignano (1233), figlia di re Ugo I e di Alice di Champagne. 51 La contea di Giaffa e di Ascalona, il principato di Tiberiade o di Galilea, la signoria di Sidone, Cesarea e Beitsan, la signoria del Crac, Montréal e Saint-Abraham o per altri la contea di Tripoli, cfr.: Richard, Orient et Occident au Moyen Âge, 72-73. 52 17 luglio 1247, cfr.: Epistulae, II, 299-300. 53 Dove riceve mille dinari d’oro dagli emiri di Aleppo, cfr.: Al-Maqrîzî, XI, 195. 48 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 13 di 17 Università Telematica Pegaso Cristianità e islam di fronte alla nuova crociata precario appena raggiunto. La salvezza dei Luoghi santi non può venire che dal re di Francia che si è sempre mostrato un devoto figlio della chiesa, quando ha impedito la dieta di Cambrai, ha promosso l’elezione dell’anti-re dei Romani, ha evitato la degenerazione della pericolosa ribellione dei baroni alla chiesa. Luigi IX, a sua volta, sfrutta il sostegno della chiesa per espandere il suo regno francese in Occidente e in Oriente, e per bloccare la riproposizione di quell’alleanza anglotedesca che era stata sconfitta a Bouvines e che poteva minare la basi del suo potere. L’alleanza tra il Papato e la corona di Francia consente a Innocenzo IV di combattere fieramente contro l’imperatore e a Luigi IX di approfittare della crociata sancita dal Concilio per dirottare gli ambiziosi nobili del suo regno alla conquista dell’Egitto senza compromettere i rapporti cordiali con Federico II. Per la terza volta, però, la spedizione per la custodia dei Luoghi santi è bandita dal papato mentre l’imperatore e re di Gerusalemme è scomunicato, e la cristianità è divisa tanto per i laici quanto per gli ecclesiastici: mentre in Germania si spacca l’Ordine teutonico ed è soppresso ogni beneficio a quello agostiniano, in Palestina l’Ordine dell’Ospedale si oppone a quello del Tempio. Il papa fomenta ovunque oppositori contro la bestia dell’Apocalisse, recluta sicari nel regno di Sicilia, finanzia l’elezione di un anti-re dei Romani nell’impero, nomina un dominus a Gerusalemme; la sua azione è sostenuta dai Lombardi che bloccano gli imperiali nella Penisola e dai Genovesi che ingaggiano in tutto il Mediterraneo una campagna piratesca che destabilizza le rotte mercantile attivate tra Palermo ed Alessandria e colpisce gli interessi genovesi nei mercati internazionali, a differenza dei Veneziani che ritornano alla consueta benevolenza federiciana proprio per salvare gli accordi commerciali siglati in Turchia, in Tunisia, in Sicilia, in Egitto e in Terra santa, abbandonando l’ostilità mostrata a Tiro contro i rappresentanti dell’imperatore. I nobili d’Oltremare attendono l’arrivo del re di Francia, ma continuano a rispettare l’autorità del loro re, perché è l’unico garante di quella pace tra Cristiani e Musulmani che aveva garantito la sicurezza dei Luoghi santi. La pace era stata tradita a Gaza per le sole pressioni di papa Innocenzo IV. Nel Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 14 di 17 Università Telematica Pegaso Cristianità e islam di fronte alla nuova crociata regno di Gerusalemme, senza l’incitamento del papa, mai qualcuno avrebbe messo in discussione il patto di Ascalona e di Giaffa, sconvolgendo le alleanze vigenti nella regione, per un vano quanto inopportuno desiderio di conquista. Il tradimento della politica federiciana, però, provoca la devastazione di Gerusalemme e l’annientamento dell’esercito franco-siriano nella piana di Gaza, cosicché la città santa ritorna nuovamente al culto cristiano e musulmano ma sotto la custodia del sultano, in nome dell’unico Dio giusto e misericordioso, terribile nella sua magnificenza. Al-Sâlih Ayyûb caccia i Carismiani e trattiene per conto dell’imperatore il luogo della pace, simbolo della regalità di Salomone, eletto da Maometto e da Cristo e scelto da Dio, e rifiuta le richieste del papa assicurando ancora una volta quella convivenza religiosa tra Cristiani e Musulmani, ratificata a Giaffa e violata dai Templari accusati di voler sconvolgere l’ordine cosmico voluto da Dio; soltanto dopo un nuovo atto di sottomissione dei baroni gerosolimitani alla corona normanno-sveva, il sultano decide di interrompere la campagna di conquista di tutta la Terra Santa cristiana, rassicurato dalla presenza in Siria del balivo imperiale Tommaso di Acerra, che è rispettato dai nobili d’Oltremare ed è senza alcun risultato osteggiato dalla chiesa. Innocenzo IV giustifica l’azione dei Templari, accusando a Lione il falso imperatore di aver fatto pronunciare la legge del profeta nel Tempio di Dio anche se ricerca di riannodare tutte le fila della politica perseguita nello spazio euromediterraneo. Il papa ricorda al sultano, in occasione della richiesta della consegna pacifica di Gerusalemme, quegli stessi accordi firmati dell’imperatore, che lui stesso aveva contribuito a violare; ma le sue richieste sono respinte dal figlio di al-Kâmil perché la chiesa si rifiuta di perdonare un uomo che falsamente giura di trasformarsi in strumento della cristianità e di comporre la frattura con i fratelli Greci e Musulmani e che da Malleus mundi ha quasi annullato la gerarchia ecclesiastica falcidiando i principi della chiesa nelle acque del Tirreno e ingannando i più puri di cuore. Il nome di Federico II e della sua progenie maledetta deve essere cancellato dalla faccia della Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 15 di 17 Università Telematica Pegaso Cristianità e islam di fronte alla nuova crociata terra proprio grazie a quelle crociate benedette dai prelati giunti al Concilio di Lione per debellare in un sol colpo i nemici di Cristo e del Suo apostolo. Quindici anni aveva retto la pace tra Cristiani e Musulmani in Terra santa finché una nuova guerra non riporta sotto il controllo dell’islam la città di Gerusalemme. L’idea, però, che la città santa rappresenti un luogo di pace, aperto al culto cristiano e musulmano, non tramonta anzi continua a essere perseguita sotto la protezione della dinastia ayyûbita, dove i cristiani sono protetti dalla corona come al Cairo e come i musulmani ad Acri o a Palermo. Il sultano d’Egitto dimostra di condividere la regalità salomonica, professata dall’imperatore nel manifesto di Gerusalemme, e ricorda al papa come bisogna immolare all’Altissimo ogni sacrificio utile al trionfo della stagione di pace, di cui Federico II è considerato un cultore, mentre per Innocenzo IV, ne è proprio il distruttore. La pace tanto ricercata dall’imperatore, dal papa e dal sultano si perde nel vortice della lotta tra impero e sacerdozio e in questo vortice rischiano di essere travolte tutte le relazioni attive tra cristianità e l’islam, il successo del nuovo passaggio generale per la Palestina, il carattere multiculturale e pluri-religioso di questa zona di frontiera dove Cristiani e Musulmani convivono e coesistono. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. 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