O R I Z Z O N T I DALL A CROSTA AL MANTELLO TERRESTRE Viaggio al centro della Terra L’ Tra i sogni che hanno sempre affascinato l’uomo, va annoverato quello di arrivare al cuore del nostro pianeta e scoprire quali segreti nasconde. Finora l’uomo è riuscito a raggiungere una profondità di ‘soli’ 12.262 metri, ma molti sono i progetti per andare oltre. Perché le rocce che si incontrano in queste perforazioni possono raccontare non solo la storia della Terra, ma anche il suo futuro, ricostruire l’evoluzione del clima e aiutare gli scienziati a prevedere eruzioni vulcaniche e terremoti. di luigi bignami impresa tecnologica per quei tempi, che venne 380 mila km dalla Terra. Ha mandato sonde ai con­­ vissuta, da parte dei sovietici, come una rivincita fini del sistema solare, ovvero lontano 17 miliardi sugli americani che pochi mesi prima avevano di chilometri. Eppure, sul proprio pianeta, non è conquistato la Luna. ancora riuscito a perforare la crosta terrestre, né Ma 12.262 metri di perforazione (anche se alcuni il mantello, né, tanto meno, il nucleo. Cionono­­ rapporti parlano di una profondità superiore di stante, ci fu un periodo in cui gli uomini si impegna­­ qualche centinaio di metri) non hanno permesso rono assiduamente per esplorare le viscere della di scalfire neppure lontanamente il mantello ter­ Terra, quasi con lo stesso slancio tecnologico ed restre, lo strato sotto la crosta, che in quella re­­ economico impiegato per arrivare sulla Luna; tut­ gione si trova a circa 30 km di profondità. Era stata tavia, a oggi, il pozzo più profondo mai scavato scelta quella località, tuttavia, perché og­­getto di supera di poco i 12 km, a fronte di un raggio della solide teorie sull’evoluzione geologica della crosta Terra di oltre 6350 km. Come è possibile? La ri­­ e dunque si riteneva che, se i campioni di rocce sposta è quasi banale: perché, malgrado la tecnolo­­ estratte le avessero confermate, si sarebbe potuto gia in nostro possesso, non abbiamo ancora quella ricostruirne la storia con evidenza scientifica. Ma necessaria per superare le pressioni e le tempe­ con l’avanzare delle perforazioni le idee degli rature che vi sono nel cuore del nostro pianeta scienziati, anziché chiarirsi, si appannarono già a partire da poche decine di chilometri sotto ancor di più, perché le rocce trovate non sempre la sua superficie. erano quelle attese. Per arrivare a qualche cer­ Il record di perforazione fu realizzato negli anni tezza si sarebbero dovute eseguire altre perfora­ Settanta dall’allora Unione Sovietica, quando nella zioni, ma i costi erano già così elevati che si regione di Kola, nel nord della Russia, si riuscì a preferì abbandonare il progetto. Il lavoro attorno trivellare la crosta terrestre fino ad arrivare a rocce a quel pozzo è continuato fino al 1989. I problemi vecchie di 2,7 miliardi di anni. Fu una grande contro i quali hanno dovuto lottare i sovie­ ©JAMSTEC/CDEX Perforare la crosta oceanica per arrivare al mantello è relativamente più semplice che scavare quella continentale, in quanto la prima è molto meno spessa. La nave oceanografica giapponese Chikyu, lunga 210 metri, è attualmente impegnata a realizzare un pozzo di 3600 metri in prossimità della Fossa di Nankai, nota per la forte sismicità. ©IODP/JAMSTEC ©Jason Pineau/All Canada Photos/Corbis 28 uomo ha camminato sul suolo lunare distante 29 O R I Z Z O N T I L’impianto russo, nella Penisola di Kola, per la realizzazione del cosiddetto ‘Kola Superdeep Borehole’, il pozzo più profondo mai scavato sulla crosta continentale (oltre 12 km). temperature che, alla profondità massima dello record di 2111 metri. Il campionamento effettuato scavo, raggiungevano rispettivamente valori di migliaia di atmosfere e 400 °C circa. Pozzi di conoscenza Perché si vuole perforare la Terra? La ragione è semplice: attraverso i campioni di rocce riportati in superficie è possibile ricostruire l’evoluzione del pianeta, realizzare studi di prevenzione dei ter­ ©RIA NOVOSTI/SCIENCE PHOTO LIBRARY crosta di 2466 metri, superando il precedente ©RIA NOVOSTI/SCIENCE PHOTO LIBRARY tici sono stati essenzialmente le pressioni e le ha permesso non solo di redigere una precisa Secondo alcuni scienziati, tra i 70 e i 150 km di profondità ‘riposano’ enormi quantità di metano. Se potesse essere rag­ giunto e sfruttato, si aprirebbe un capitolo del tutto nuovo riguardo all’approvvigionamento mondiale di combustibile. remoti e delle eruzioni vulcaniche e, non ultimo, ricostruire la storia del clima. Una ‘carota’ di cro­­ successione delle rocce crostali, ma anche di indi­ viduare la presenza di microbi nelle rocce che, a profondità di migliaia di metri, producono metano. Questa perforazione rientra nel progetto interna­ zionale IODP (Integrated Ocean Drilling Program) che si propone di perforare la crosta terrestre nei punti geologicamente più interessanti e ha come ultimo obiettivo quello di arrivare al mantello. In rotta verso il mantello in prossimità delle dorsali oceaniche (le lunghe incanalarlo verso l’esterno permettendone lo tro nel tempo di milioni di anni e di fare previsioni fratture che dividono in due la maggior parte degli sfruttamento”. Si aprirebbe così un capitolo del per il futuro. Ma dove è meglio perforare? Sulla oceani) e, nell’arco di poche centinaia di milioni tutto nuovo riguardo all’approvvigionamento crosta continentale o in mezzo agli oceani? Senza di anni, si infila poi sotto i continenti, fondendosi degli idrocarburi. dubbio è la crosta continentale quella che per­ infine nel mantello. La crosta oceanica, tuttavia, Negli ultimi anni, tuttavia, nessuno Stato o istitu­ mette, in alcuni punti particolari, di viaggiare in­­ ha il privilegio di essere poco spessa (al massimo zione si è più lanciato in perforazioni da record, dietro nel tempo di miliardi di anni. La crosta 10 km) e quindi è il luogo di partenza ideale per anche se voci non ufficiali fanno ritenere che i cente Offshore Technology Conference come la oceanica, infatti, non potrebbe fornire campioni arrivare al mantello terrestre. russi stiano pensando di proseguire la perfora­ nave oceanografica che nei prossimi mesi tenterà vecchi più di 300 milioni di anni, poiché nasce Sui continenti, d’altro canto, le tracce di quel che zione a Kola. Tuttavia, in molte parti del pianeta, di raggiungere il mantello terrestre oltre la cosid­ hanno prodotto gli scontri tra le placche oppure le le perforazioni continuano, anche se con obiet­ detta Discontinuità di Mohorovicic, ovvero oltre la ‘cicatrici’ lasciate dagli asteroidi o da altri grandi tivi diversi. Da un lato vi sono ‘semplicemente’ le fascia di rocce che separa la crosta dal sottostante fenomeni geologici, come l’innalzamento delle perforazioni per raggiungere giacimenti petroli­ mantello. L’obiettivo è quello di entrare nel man­ mon­­tagne, possono rimanere visibili per miliardi feri sempre più profondi, che dunque non hanno tello per almeno 500 metri. Spiega Nicolas Pilisi di anni. Ma c’è di più. In un mondo in cui si parla veri e propri scopi scientifici, in quanto il loro dell’IODP: “I luoghi ideali selezionati per questa con insistenza della sempre minore disponibilità unico fine è quello di arrivare dritti al giacimento impresa si trovano tutti nell’Oceano Pacifico; si di idrocarburi, non è da escludere, secondo alcune di idrocarburi, senza preoccuparsi di studiare con tratta di aree nei pressi delle Isole Hawaii, della ipotesi, che tra i 70 e i 150 km di profondità ‘ripo­ attenzione le rocce attraversate. Ad esempio, la Baja California e della Cocos Plate. Dai campioni sino’ enormi quantità di metano. La cui origine British Petroleum è riuscita, negli ultimi anni, a di mantello che riusciremo a portare in superfi­ non sarebbe biologica, come quella del metano perforare pozzi profondi anche 10.600 metri a cie ci aspettiamo di avere delle importanti ri­­ che viene attualmente estratto, bensì ‘abiologica’, partire da fondali marini che stanno a loro volta sposte sulla dinamica interna del nostro pianeta”. in quanto si sarebbe formato da reazioni chimiche a una profondità di 1250 metri. Da un altro lato, tra il carbonio e l’idrogeno possibili solo a quelle invece, vi sono i ripetuti tentativi di perforare la notevoli profondità. Spiega Alexander Concharov crosta oceanica raccogliendo informazioni e dati della Carnegie Institution of Washington che da di valore scientifico. ‘Leader’ in questo settore è mol­to tempo si occupa del problema: “Se quel senza dubbio la nave oceanografica giapponese metano riuscisse a intrufolarsi in alcune fratture Chikyu, lunga 210 metri e del peso di 57.500 ton­ presenti nella crosta, potrebbe avvicinarsi molto nellate, che, agli inizi dello scorso settembre, per­ alla superficie e, anche se con perforazioni co­­ forando al largo della penisola giapponese di munque profonde, potremmo essere in grado di Shimokita, ha raggiunto la profondità record nella oceano crosta oceanica crosta continentale discontinuità di Mohorovicic litosfera rocce rigide profondità (km) low-velocity zone (LVZ - zona parzialmente fusa con onde sismiche significativamente rallentate) astenosfera rocce plastiche mantello superiore mantello inferiore ©EB\UIG -w w w.mark a.it minerali polimorfi La suddivisione in crosta, mantello e nucleo (modello composizionale) si basa sulla diversa composizione delle rocce terrestri. Se si considerano, invece, le caratteristiche meccaniche, la Terra viene ripartita in litosfera, astenosfera, mesosfera e nucleo (modello reologico). 30 ©Jason Pineau/All Canada Photos/Corbis s­­ta terrestre, quindi, permette di viaggiare indie­ Attualmente, la nave è impegnata a realizzare un pozzo nella crosta oceanica che dovrebbe arri­ vare a 3600 metri al di sotto del fondale, in pros­ simità della Fossa di Nankai, nota per la forte sismicità. La Chikyu è stata scelta durante la re­­ Le difficoltà per raggiungere questo obiettivo sono innumerevoli. La nave, infatti, dovrà perforare le rocce rimanendo immobile sopra uno spessore di oltre 4000 metri d’acqua. Lo scalpello, che sarà in titanio o in una lega titanio-acciaio, incontrerà temperature anche di 250°C. Ma i risultati sperati valgono sicuramente i costi della sfida. La Chikyu, tra l’altro, è anche la prima nave da perforazione oceanica che sia riuscita a perforare una 31 O R I Z Z O N T I ©Fritz Goro/Time Life Pictures/Get t y Images faglia subito dopo un terremoto e a porre al suo interno strumenti di misurazione. Le faglie sono le fratture della crosta terrestre che, quando si muovono, originano i sismi. L’obiettivo della Chikyu è stata la faglia che originò il tremendo terremoto in Giappone nel 2011, la quale è stata perforata fino a 855 metri di profondità partendo dal fondo del mare, che in quel punto ha una pro­ fondità di circa 7000 metri. Schema del modello composizionale della Terra: la crosta (profonda in media 35 km) è seguita dal mantello (che arriva fino a circa 2890 km) e quindi dal nucleo esterno (liquido, composto in massima parte di ferro e nichel, si estende per 2260 km, ovvero fino a circa 5155 km di profondità) e da quello interno (solido, composto quasi esclusivamente di ferro, arriva fino a circa 6371 km). ©GARY HINCKS/SCIENCE PHOTO LIBRARY Il Mohole Project, negli anni Sessanta, fu uno dei primi tentativi, senza successo, di arrivare al mantello terrestre perforando la crosta oceanica. Terremoti e vulcani Non è la prima volta, tuttavia, che viene perfo­ remoti più intensi. Sono come dei campanelli d’al­ Perforare in aree complesse, tuttavia, non è esente rata una frattura particolarmente violenta. La più larme. Se un giorno sapremo ben interpretarli, da rischi. Un gruppo di scienziati, ad esempio, nota è quella che ha interessato la Faglia di San avremo fatto notevoli passi avanti nella previ­ poco più di un anno fa decise di perforare le aree Andreas, la frattura lunga circa 1300 km tra la sione dei terremoti”, ha affermato Mark Zoback, attorno al Vulcano Krafla, in Islanda, per stu­ placca dell’Oceano Pacifico e quella dell’America uno dei responsabili della ricerca. diarne le potenzialità geotermiche. La perforazione del Nord. Il progetto, noto come SAFOD (San Tra i vari progetti di perforazione realizzati sulla doveva raggiungere i 4500 metri di pro­­fondità, Andreas Fault Observatory at Depth), si è pro­ terraferma, uno tra i più suggestivi è stato quello dove si supponeva vi dovessero essere acque posto di porre alcuni strumenti all’interno della che ha perforato il cratere dello Yucatan, dove 65 molto calde adatte alla geotermia. Una volta rag­ faglia stessa per studiarne i movimenti. I ricer­ milioni di anni fa cadde un gigantesco asteroide. giunti i 2100 metri, però, lo scalpello finì all’in­ catori sono riusciti a registrare all’interno del Le ‘carote’ estratte hanno confermato appieno terno di una vera e propria sacca di magma, di pozzo una serie di microterremoti che di solito che l’oggetto celeste precipitò alla fine dell’Era cui non si conosceva l’esistenza. I danni alle precedono sismi di maggiore intensità. “Li Cretacica e certamente contribuì ai mutamenti cli­ apparecchiature furono tali da portare all’abban­ abbiamo rilevati proprio dove si originano i ter­ matici che portarono all’estinzione dei dinosauri. dono del progetto. 32