edizione di con il patrocinio di N e w s l e t t e r p e r l ’ a g g i o r n a m e n t o c o n t i n u o d e l f a r m a c i s t a G RAZIE A UN CONTRIBUTO EDUCAZIONALE Le epatiti A e B Kristen Hom, Pharm.D, Pharmacy Manager, Sav-ON, La Mirada, CA Eddy Pak, Pharm.D, Assistant Professor of Clinical Pharmacy University of Southern California School of Pharmacy Mark A. Gill, Pharm.D, Professor of Clinical Pharmacy University Of Southern California School of Pharmacy Los Angeles, CA Capsidi del virus dell’epatite B Virioni del virus dell’epatite B (particelle di Dane) ono stati identificati almeno sei virus dell’epatite, A, B, C, D, E, G. In questo corso verranno discusse le prime 2 forme. L’organo bersaglio di tutti i virus è il fegato, nonostante le strutture virali, il modo di replicazione e il decorso delle malattie siano diversi. I virus dell’epatite A e B sono i più conosciuti e diffusi. È importante che gli operatori sanitari conoscano i virus dell’epatite, non solo per la loro diffusione universale, ma anche perché i tassi di morbilità e mortalità associati a questi agenti patogeni sono significativamente elevati. S OBIETTIVI: fornire al lettore una panoramica delle conoscenze attuali sull’epatite A e B. Al termine del corso il farmacista dovrebbe essere in grado di: • illustrare i modi di trasmissione dell’epatite • identificare i pazienti a rischio di epatite • differenziare i farmaci utilizzati per il trattamento dell’epatite A da quelli per l’epatite B • descrivere i limiti delle strategie terapeutiche per l’epatite • conoscere i vaccini utilizzati per la prevenzione dell’epatite A e B COMITATO SCIENTIFICO Prof. Gaetano Bignardi ANNO 1 • NUMERO 4 • • Prof. Ubaldo Conte BIMESTRALE • • Prof. Umberto Maria Marinari LUGLIO 2004 OBIETTIVOFARMACISTA ✔ IN SINTESI Esistono almeno sei virus dell’epatite, A, B, C, D, E, G. L’organo bersaglio di tutti i virus è il fegato, nonostante le strutture virali, il modo di replicazione e il decorso delle malattie siano diversi. I virus dell’epatite A e B sono i più conosciuti e diffusi. Epatite A Epidemiologia: l’epatite A (HAV) è la forma più diffusa e si diffonde attraverso il circuito oro-fecale. Le acque infette sono un’importante via di trasmissione, così come l’ingestione di frutti di mare crudi provenienti da acque contaminate. L’incidenza dell’infezione da HAV è particolarmente elevata nei paesi in via di sviluppo. Patogenesi: una volta entrato nell’organismo, il virus dell’epatite A raggiunge il fegato, organo bersaglio unico delle lesioni. Aspetti clinici: prima della comparsa dei sintomi si osserva una precoce risposta anticorpale, con lo sviluppo di anticorpi di classe IgM. I sintomi insorgono 14-40 giorni dopo l’esposizione. L’esame obiettivo può evidenziare un fegato ingrossato o dolente. L’ittero compare in 2 adulti su 3 e in 1-2 bambini su 10. La sintomatologia clinica tende a scomparire durante il periodo itterico. Il test sierologico più affidabile per diagnosticare l’epatite A si basa sulla dimostrazione di anticorpi anti-HAV di classe IgM durante la fase acuta della malattia. Gli anticorpi IgM sono presenti per 3-6 mesi, mentre quelli IgG persistono indefinitamente nel siero dopo l’infezione. Profilassi: l’immunizzazione passiva si ottiene con la somministrazione intramuscolare di immunoglobuline (IG, gammaglobuline); un’unica dose intramuscolare da 0,02 ml/kg protegge per 3 mesi, mentre l’effetto profilattico della dose da 0,06 ml/kg dura circa 5 mesi. L’immunizzazione attiva nei pazienti a rischio viene garantita dalla vaccinazione pre-esposizione. In commercio si trovano i vaccini anti-epatite A con virus inattivato che si possono somministrare a partire dai 5 mesi di età. Trattamento: non esiste un trattamento specifico per l’epatite A. La terapia di sostegno prevede il riposo, la sospensione di ogni attività fisica intensa e l’astensione dall’alcol. Nella maggioranza dei casi si osserva una guarigione clinica e biochimica completa entro 3-6 mesi dall’esordio della malattia. Epatite B Epidemiologia: si pensa che nel mondo vi siano almeno 350 milioni di persone (circa il 5% della popolazione mondiale) infettate dal virus dell’epatite B. In Europa e in Nord America la via di trasmissione più comune sono i rapporti sessuali. L’HBV si trasmette facilmente con lo scambio di siringhe. La trasmissione perinatale (o verticale) da madre a figlio è un'altra via di infezione di notevole importanza. Patogenesi e patologia: la principale fonte di infezione virale è il sangue, ma il virus dell’epatite B si trova anche nella maggior parte dei liquidi e delle secrezioni organiche, come lo sperma, la saliva, il latte materno e il liquido amniotico. Il rischio più elevato di contagio con l’HBV è associato all’immissione di sangue infetto nel torrente circolatorio (è sufficiente una piccola quantità). Aspetti clinici: le manifestazioni cliniche dell’epatite B sono molto simili a quelle delle altre epatiti virali acute, ma i sintomi sono più gravi e prolungati di quelli dell’epatite A. Dopo una malattia iniziale lieve, le forme croniche si manifestano nel 5-10% delle infezioni da HBV. L’HBsAg è la proteina HBV-correlata più abbondante. La sua presenza nel siero indica che il paziente è stato infettato dal virus HBV, che ha causato un’infezione acuta o cronica. Profilassi: l’immunizzazione passiva si ottiene somministrando prima dell’esposizione l’immunoglobulina per l’epatite B (HBIG). L’immunizzazione attiva è garantita dai vaccini ricombinanti. In Italia la vaccinazione anti-epatite B fa parte delle vaccinazioni obbligatorie. I due vaccini anti-epatite B in commercio sono intercambiabili, a patto di rispettare le dosi raccomandate dai produttori. Trattamento: fino a poco tempo fa, l’unico farmaco approvato dalla FDA per l’epatite B cronica era l’interferone alfa-2b, che è efficace nel 25-35% dei pazienti. L’interferone alfa agisce riducendo la replicazione virale, con conseguente normalizzazione dell’enzima epatico alanina transaminasi, noto anche come ALT, e aumento della clearance dell’antigene “e” e dell’antigene di superficie dell’epatite B. Ruolo del farmacista I farmacisti possono contribuire alla diffusione dei vaccini tramite un’adeguata informazione sul loro utilizzo, realizzando il target operativo nel Piano Sanitario Nazionale. 2 Luglio 2004 OBIETTIVOFARMACISTA Il virus dell’epatite A TABELLA 1 - I FATTORI DI RISCHIO DI EPATITE Il virus dell’epatite A (HAV, Hepatitis A Virus) è privo di involucro, ha un diametro di 25-28 nanometri (nm) e un genoma costituito da una molecola di RNA lineare a catena singola (vedi Figura 1)1,2,3. Originariamente era stato classificato tra gli Enterovirus, ma dal 1991 è stato sottoclassificato come virus prototipo del nuovo genere degli Hepatovirus 4,5. L’HAV è abbastanza resistente al caldo e al freddo, il che spiega le epidemie provocate dall’ingestione di cibi surgelati contaminati6. Il virus resiste anche ai detergenti e all’acido e può sopravvivere per molti mesi sia in acqua salata che in acqua dolce3. Epatite A Luoghi affollati e scarsa igiene Contatti familiari Frequenza di scuole, caserme, ospedali, istituti Viaggi in paesi a endemicità di HAV elevata o moderata Contatti omosessuali Epatite B Abuso di sostanze per via endovenosa Personale sanitario Trasfusione di derivati del sangue Trapianto di organi Emodialisi Rapporti sessuali Punture percutanee (tatuaggi o body piercing) L’epatite A Figli nati da madri infette Epidemiologia: l’epatite A è la forma più diffusa. La Tabella 2 contiene un raffronto diretto tra le epatiti A e B2,7. L’HAV in genere si diffonde attraverso il circuito oro-fecale. Il potere infettivo è particolarmente accentuato all’inizio della sintomatologia, ma tende a declinare rapidamente. Le acque infette sono un’importante via di trasmissione, così come l’ingestione di frutti di mare crudi provenienti da acque contaminate. I luoghi affollati e la scarsa igiene favoriscono la diffusione dell’HAV8. La Tabella 1 elenca i fattori di rischio8,9. Pazienti istituzionalizzati Persone che vivono o viaggiano in Asia, Africa o Medio Oriente Fonte: riferimenti bibliografici 8,9. Il virus dell’epatite A provoca una malattia acuta e autolimitante e non vi sono portatori cronici10. L’incidenza dell’infezione da HAV è particolarmente elevata nelle regioni in via di sviluppo di Africa, Asia e America Latina (vedi Figura 2 per la distribuzione geografica)5,11. TABELLA 2 - CONFRONTO TRA LE EPATITI A E B Epatite A Epatite B Tipo di virus RNA a singolo filamento DNA a doppio filamento Trasmissione Fecale Tramite il sangue e altri liquidi organici Periodo di incubazione (giorni) 15-50 (media 28) 45-160 (media 120) Cronicità Nessuna Adulti 5-10% Bambini 25-50% Neonati 90% Immunoprofilassi Vaccino e immunoglobuline Vaccino e immunoglobuline Popolazioni maggiormente colpite Bambini di età compresa tra i 5 e i 14 anni Giovani adulti di età compresa tra i 25 e i 39 anni Protezione con immunoglobuline Sì Sì Trattamento dell’epatite cronica Non applicabile Interferone alfa, lamivudina Fonte: riferimenti bibliografici 2,7. 3 Luglio 2004 OBIETTIVOFARMACISTA Nei paesi del terzo mondo, la malattia colpisce soprattutto i bambini e si manifesta in forma di infezione subclinica senza ittero conclamato. Successivamente, compaiono gli anticorpi specifici che garantiscono l’immunizzazione nei confronti di future infezioni4. Il rischio di contrarre l’epatite è particolarmente elevato negli adulti non immuni che si recano in aree ad alta endemicità della malattia2. Patogenesi: una volta entrato nell’organismo, il virus dell’epatite A raggiunge il fegato, organo bersaglio unico delle lesioni. La replicazione genomica avviene nel citoplasma dell’epatocita infetto. Il virus viene successivamente trasportato fino all’intestino attraverso l’albero biliare ed è presente nel materiale fecale 1-2 settimane prima dell’inizio della malattia (Figura 3)3,5,12. I meccanismi immunitari cellulo-mediati favoriscono la necrosi12. Immunità: prima della comparsa dei sintomi si osserva una precoce risposta anticorpale, con lo sviluppo di anticorpi di classe IgM. In caso di un’infezione acuta, gli anticorpi IgG persistono indefinitamente nel siero, garantendo l’immunizzazione nei confronti di future infezioni2. I marcatori immunologici delle epatiti A e B sono elencati nella Tabella 38. Vedi Figura 4 per l’andamento sierologico dell’infezione con decorso tipico11. Aspetti clinici dell’epatite A Manifestazioni cliniche: i sintomi dell’epatite A sembrano provocati da un danno epatico immunomediato analogamente a quanto accade per l’epatite B. I bambini infetti sono spesso asintomatici o manifestano una malattia meno grave rispetto a TABELLA 3 - I MARCATORI IMMUNOLOGICI DELL’EPATITE Virus Terminologia Definizione Significato Epatite A HAV Virus dell’epatite A Virus prototipo del genere Hepatovirus. Agente eziologico dell’epatite infettiva Anti-HAV Anticorpi totali contro l’HAV (IgG e IgM) Presenti all’inizio dei sintomi. Indicano un’infezione in atto o pregressa con il virus HAV. I test rilevano le IgA e le IgM negli stadi iniziali della malattia e successivamente le IgG IgM anti-HAV Anticorpi di classe IgM anti-HAV Indicano un’epatite A acuta in atto o recente. In genere persistono per 4-6 mesi dopo l’infezione HBV Virus dell’epatite B Un Hepadnavirus. Agente eziologico dell’epatite sierica (incubazione prolungata) HBsAg Antigene di superficie dell’HBV Il paziente è infettivo per via sessuale e tramite l’esposizione al sangue. Indica un’epatite B acuta o cronica HBeAg Antigene “e” dell’HBV È associato alla replicazione virale attiva. Indica un’epatite acuta o cronica HBcAg Antigene del core dell’HBV Viene rilevato dall’immunofluorescenza nel nucleo degli epatociti infetti Anti-HBs Anticorpi totali contro l’HBsAg Indicano l’immunità acquisita con la malattia o la vaccinazione. Proteggono dalla malattia e si correlano alla sua risoluzione Anti-HBc Anticorpi totali contro l’HBcAg (IgG e IgM) Indicano che il paziente è stato infettato in passato dal virus HBV Anti-HBe Anticorpi totali contro l’HBeAg Suggeriscono la soppressione della replicazione virale dell’epatite B IgM Anti-HBc Anticorpi di classe IgM contro l’HBcAg Indicano un’infezione recente con HBV. Positivi per 4-6 mesi dopo l’infezione Epatite B Fonte: riferimento bibliografico 8. 4 Luglio 2004 OBIETTIVOFARMACISTA quella degli adulti. Queste infezioni subcliniche conferiscono l’immunità contro future infezioni4. I sintomi insorgono 14-40 giorni dopo l’esposizione2. L’esame obiettivo può evidenziare un fegato ingrossato o dolente4. L’ittero compare in 2 adulti su 3 e in 1-2 bambini su 10. La sintomatologia clinica tende a scomparire durante il periodo itterico3. La Tabella 4 elenca i sintomi più comuni1,2,9. La maggior parte dei casi è autolimitante e la quasi totalità dei pazienti guarisce completamente. L’epatite fulminante è rara e la sua incidenza si attesta a 1-3 casi ogni 1.000, in questi rari casi con una percentuale di mortalità pari all’80%3. Diagnosi sierologica: il test sierologico più affidabile per diagnosticare l’epatite A si basa sulla dimostrazione di anticorpi anti-HAV di classe IgM durante la fase acuta della malattia3. Gli anticorpi IgM sono presenti per 3-6 mesi, mentre quelli IgG persistono indefinitamente nel siero dopo l’infezione, il che significa che un campione sierologico positivo per gli anticorpi IgG non è indicativo di un’infezione recente. Profilassi: l’immunizzazione passiva si ottiene con la somministrazione intramuscolare di immunoglobuline (IG, gammaglobuline). Nelle persone a rischio di infezione si deve preferire il vaccino per l’epatite A. Le immunoglobuline non sono più raccomandate per la profilassi di routine dei viaggiatori che si recano in zone di alta endemicità per l’epatite A, ma possono essere indicate nei pazienti immunocompromessi se la loro risposta anticorpale al vaccino è insufficiente. Ai soggetti non vaccinati si somministrano prima dell’esposizione o entro due settimane dal contatto sospetto, all’inizio del periodo di incubazione. Le immunoglobuline possono rivelarsi inefficaci se vengono iniettate dopo 2 settimane dall’esposizione. I punti di inoculazione di scelta sono il deltoide o il gluteo. Un’unica dose intramuscolare (im) da 0,02 ml/kg protegge per 3 mesi, mentre l’effetto profilattico della dose da 0,06 ml/kg dura circa 5 mesi9. L’immunizzazione attiva nei pazienti a rischio viene garantita dalla vaccinazione pre-esposizione. In commercio si trovano cinque vaccini con virus inattivato (Avaxim, Epaxal Berna, Havrix, Nothav, Vaqta). Due di essi, l’Havrix e il Vaqta, di cui esistono formulazioni pediatriche e per adulti, possono essere somministrati ai bambini piccoli rispettiva- Figura 1 - Diagramma della struttura del virus dell’epatite A Il capside proteico è costituito da quattro polipeptidi virali, da VP1 a VP4. Il capside contiene una molecola di RNA a catena singola di polarità positiva, con una proteina virale genomica, detta VPg, sul terminale 5’. Unità strutturale del capside Capside ssRNA (7478 basi) VPg Fonte: riferimenti bibliografici 2,3. Figura 2 - La distribuzione geografica dell’infezione da virus dell’epatite A Prevalenza di anti-HAV alta intermedia bassa molto bassa Fonte: riferimento bibliografico 11. mente a partire dai 5 mesi e dai 2 anni di età. Entrambi garantiscono una protezione a lungo termine per almeno 10 anni13. I vaccini vengono inoculati per via intramuscolare nella regione deltoidea e, nei bambini piccoli, nella regione antero-laterale della coscia (vedi le Tabelle 5 e 6 per la posologia9). I viaggiatori che si recano in aree ad alta endemicità devono farsi somministrare la prima dose almeno 2 settimane prima della partenza14. Trattamento: a differenza dell’epatite B, non esiste un trattamento specifico per l’epatite A. Nella maggior parte dei casi non è necessario il ricovero in ospedale. La terapia di sostegno prevede il riposo, la sospensione di ogni attività fisica intensa e 5 Luglio 2004 OBIETTIVOFARMACISTA delle Hepadnaviridae (vedi Figura 5)2,7. È una particella sferica di 42 nm, con un core nucleocapsidico di 27 nm di diametro e un involucro esterno lipoproteico spesso 7 nm. Il core nucleocapsidico racchiude il DNA circolare, la proteina DNA-polimerasi, l’antigene del core del virus dell’epatite B (HBcAg) e l’antigene “e” (HBeAg). L’HBcAg è una proteina strutturale che contiene il DNA virale, mentre l’HBeAg è una proteina non strutturale che serve come marcatore della replicazione virale attiva. L’involucro esterno lipoproteico contiene l’antigene di superficie dell’epatite B (HBsAg), le componenti lipidiche e i carboidrati12. TABELLA 4 - CARATTERISTICHE CLINICHE DELL’EPATITE Ittero/colorazione giallastra delle sclere Malessere/affaticamento Dolori addominali al quadrante superiore destro Anoressia (perdita dell’appetito) Nausea e vomito intermittenti Urine scure Feci chiare Febbre/brividi Mialgia/artralgia Fonte: riferimenti bibliografici 1,2,9. Ciclo di replicazione: la replicazione del virus dell’epatite B avviene negli epatociti. Dopo l’ingresso nella cellula, si attua il completamento della struttura a doppio filamento del genoma virale. Utilizzando questo DNA come stampo, viene prodotto un RNA-messaggero (mRNA), che è leggermente più lungo del DNA usato come stampo. Una ridondanza terminale, localizzata sull’mRNA, innesca la trascrizione inversa da parte della proteina DNA-polimerasi. A seguito della trascrizione inversa, la prima catena di HBV-DNA diventa circolare e produce una catena di DNA incompleta (vedi Figura 6)3,4. Figura 3 - Il percorso e la diffusione del virus dell’epatite A nell’organismo Acquisizione orale attraversamento dell’intestino sangue fegato bile feci Fonte: riferimento bibliografico 3. Figura 4 - Andamaneto sierologico tipico nell’epatite A L’epatite B Sintomi Anti-HAV totali Titolo ALT HAV fecale IgM anti-HAV Mesi dopo l’esposizione Fonte: riferimento bibliografico 11. l’astensione dall’alcol. Nella maggioranza dei pazienti si osserva una guarigione clinica e biochimica completa entro 3-6 mesi dall’esordio della malattia5. Il virus dell’epatite B Struttura: il virus dell’epatite B (HBV, Hepatitis B Virus) è un virus con DNA a doppio filamento e provvisto di involucro che appartiene alla famiglia Epidemiologia: si pensa che nel mondo vi siano almeno 350 milioni di persone (circa il 5% della popolazione mondiale) infettate dal virus dell’epatite B15. La Figura 7 mostra la distribuzione geografica dell’HBV11. Circa un quarto dei portatori sviluppa una malattia epatica grave causata dall’infezione da HBV, fra cui insufficienza epatica, cirrosi e carcinoma epatico. Le infezioni da HBV potenzialmente fatali spesso richiedono un trapianto di fegato. L’incidenza del carcinoma epatico è aumentata negli ultimi due decenni ed è probabile che questa tendenza al rialzo continui, almeno fino a quando non si riuscirà a controllare la prevalenza delle epatiti B e C16. In Europa e in Nord America la via di trasmissione più comune sono i rapporti sessuali17. Negli Stati Uniti, almeno la metà delle infezioni è sessualmente trasmessa2. Le percentuali di portatori sono più elevate in alcune popolazioni, come i detenuti, i senza tetto e i residenti in istituti di cura a lungo termine18. Si è inoltre scoperto che negli Stati Uniti le infezioni da HBV e HCV sono diffuse soprattutto tra i soggetti di sesso maschile e gli afro-americani18. Essendo un virus di origine ema- 6 Luglio 2004 OBIETTIVOFARMACISTA tica, l’HBV si trasmette facilmente con lo scambio di siringhe20. La probabilità per operatori sanitari di contrarre l’HBV e l’HCV tramite lesioni da ago in ambiente sanitario è pari, rispettivamente, al 30% e al 3%20. Lo screening dei donatori di sangue diminuisce il rischio post-transfusionale di epatite. La trasmissione perinatale (o verticale) da madre a figlio è un’altra via di infezione di notevole importanza21. Ogni anno negli Stati Uniti nascono circa 20.000 bambini da madri positive all’antigene di superficie dell’epatite B (HBsAg). Queste donne possono avere la malattia in fase acuta o essere portatrici croniche che hanno superato lo stadio acuto e trasportano ancora il virus senza anticorpi. Entrambe le categorie sono contagiose e in assenza della vaccinazione l’epatite si può trasmettere al neonato durante il periodo perinatale22. Patogenesi e patologia: la principale fonte di infezione virale è il sangue, ma il virus dell’epatite B si trova anche nella maggior parte dei liquidi e delle secrezioni organiche, come lo sperma, la saliva, il latte materno e il liquido amniotico. Il rischio più elevato di contagio con l’HBV è associato all’immissione di sangue infetto nel torrente circolatorio (è sufficiente una piccola quantità). Le risposte infiammatorie e immunitarie dell’organismo sono responsabili sia dei sintomi che della risoluzione dell’infezione da HBV. Si pensa che gli interferoni diano inizio alla risposta, potenziando l’espressione dell’antigene verso i linfociti citotossici. Una compromissione dei linfociti T si associa all’infezione cronica. Il rash e l’artrite negli stadi iniziali della malattia dipendono da immunocom- plessi tra HBsAg e anti-HBs3. Antigenemia e immunità: l’andamento sierologico di un’infezione acuta da HBV con decorso tipico è rappresentato nella Figura 8, mentre quello dell’infezione cronica è descritto nella Figura 911. Aspetti clinici dell’epatite B Manifestazioni cliniche: l’epatite B è un’infezione virale che può dar luogo a una malattia acuta o cronica. Le manifestazioni cliniche dell’epatite B sono molto simili a quelle delle altre epatiti virali acute, ma i sintomi sono più gravi e prolungati di quelli dell’epatite A2. Analogamente a quanto accade nell’epatite A, l’infezione acuta è asintomatica o meno grave nei bambini. Il periodo di incubazione è molto lungo e varia dai 45 ai 160 giorni. In circa l’1% dei pazienti itterici può comparire un’epatite fulminante con esito fatale. I sintomi gravi, come l’ascite e le emorragie, indicano un danno epatico grave3. Dopo una malattia iniziale lieve, le forme croniche si manifestano nel 5-10% delle infezioni da HBV3. I neonati e i pazienti immunocompromessi hanno un rischio più elevato di epatite cronica2. Alcune forme croniche si scoprono solo rilevando tassi elevati di enzimi epatici sierici. Le epatiti B e C croniche possono causare un danno epatico progressivo, con conseguente cirrosi, riduzione della funzione epatica e carcinoma epatocellulare. Le caratteristiche istologiche includono la necrosi, TABELLA 5 - DOSI RACCOMANDATE PER IL VACCINO ANTI-EPATITE A HAVRIX Gruppo Età Dose (U.E.) Volume Numero di dosi Schedula vaccinale* Bambini e adolescenti 5 mesi - 15 anni 720 0,5 ml 2 0, 6-12 Adolescenti e adulti ≥16 anni 1.440 1,0 ml 2 0, 6-12 * mesi: il mese 0 rappresenta il momento di somministrazione della prima dose, i numeri successivi indicano i mesi dopo la dose iniziale. Fonte: riferimento bibliografico 9. TABELLA 6 - DOSI RACCOMANDATE DI VACCINO ANTI-EPATITE A VAQTA Gruppo Età Dose (U.E.) Volume Numero di dosi Schedula vaccinale* Bambini e adolescenti 2-17 anni 25 0,5 ml 2 0, 6-18 Adolescenti e adulti ≥18 anni 50 1,0 ml 2 0, 6-18 * mesi: il mese 0 rappresenta il momento di somministrazione della prima dose, i numeri successivi indicano i mesi dopo la dose iniziale. Fonte: riferimento bibliografico 9. 7 Luglio 2004 OBIETTIVOFARMACISTA l’infiammazione e la fibrosi che progredisce verso la cirrosi23. Figura 5 - Diagramma della struttura del virus dell’epatite B Antigene di superficie dell’HBV DNA polimerasi DNA (prevalentemente a doppio filamento) Core e antigene “e” Proteina chinasi 42 nm 22 nm 22 nm 100-700 nm La particella da 42 nm, detta “particella di Dane”, è il virus dell’epatite B. Le particelle da 22 nm sono le forme dell’antigene di superficie del virus dell’epatite B (HBsAg, antigene di superficie dell’HBV ) o rivestimento proteico. Fonte: riferimenti bibliografici 2,3. Figura 6 - Ciclo di replicazione del virus dell’epatite B Genoma con DNA parzialmente a doppio filamento Involucro di HBsAg Core Virione La diagnosi sierologica: l’HBsAg è la proteina HBV-correlata più abbondante. La sua presenza nel siero indica che il paziente è stato infettato dal virus HBV, che ha causato un’infezione acuta o cronica. Eccezion fatta per alcuni casi rari, l’HBeAg è presente solo nei soggetti con HBV-DNA sierico circolante. La presenza del DNA del virus nel siero indica che la replicazione virale è attiva. L’infezione è cronica se l’HBsAg persiste per oltre 6 mesi, mentre è acuta se l’epatite e l’antigenemia di superficie sono presenti da meno di un semestre4. Vi sono alcuni test supplementari che aiutano a differenziare le infezioni acute da quelle croniche. L’enzima aspartato aminotransferasi, noto anche come AST, ha un’attività elevata (>200 UI/ml) nelle infezioni acute da HBV4. Inoltre, vi sono spesso gli anticorpi della classe IgM diretti contro l’antigene del core di HBV (anti-HBcAg), la cui presenza è utile per distinguere le infezioni croniche da quelle acute. L’anti-HBs (anticorpo contro l’HBs) è un anticorpo protettivo e neutralizzante che in genere indica la guarigione e l’immunità contro nuove infezioni2. Core Completamento del DNA a doppio filamento Trascrizione Traduzione Nucleo RNA (-) DNA Trascrizione inversa Citoplasma Core sAg HB (+) DNA (-) DNA Genoma con DNA parzialmente a doppio filamento HBV 8 Luglio 2004 Prevenzione: l’immunizzazione passiva si ottiene somministrando prima dell’esposizione le immunoglobuline specifiche per l’epatite B (HBIG). I soggetti candidati alla profilassi con HBIG appartengono alle categorie a rischio e quindi dovrebbero essere vaccinati. Le immunoglobuline normali (IG) contengono bassi titoli di anti-HB e sono raccomandate solo in caso non sia disponibile HBIG9. L’immunizzazione attiva è garantita dai vaccini ricombinanti (i vaccini plasmaderivati non sono più in commercio). In Italia la vaccinazione anti-epatite B fa parte delle vaccinazioni obbligatorie. È buona norma che il medico controlli la documentazione vaccinale, su cui dovrebbero essere riportate le date delle dosi già inoculate24. In Italia si trovano in commercio tre vaccini per l’epatite B (Engerix, Hbvaxpro, Recombivax). La schedula OBIETTIVOFARMACISTA vaccinale con i relativi dosaggi dell’Engerix-B e del Recombivax HB è specificata nella Tabella 79,25. La dose di Recombivax HB è stata standardizzata a 5 mcg per i bambini dalla nascita fino ai 15 anni, indipendentemente dallo stato sierologico della madre nei confronti dell’antigene di superficie dell’HBV. (In passato si raccomandavano dosi pediatriche da 2,5 mcg/0,5 ml di Recombivax HB ai neonati con madri HBsAg-negative e ai bambini di età <11 anni). La standardizzazione ha permesso di eliminare i problemi legati alla determinazione del dosaggio corretto. La posologia standard di Recombivax HB per gli adulti è rimasta invariata a 10 mcg/1,0 ml25. Si pensa che bambini già vaccinati con dosi da 2,5 mcg di Recombivax HB siano adeguatamente immunizzati e quindi non è necessario procedere ad ulteriori richiami26. I bambini che hanno iniziato con il dosaggio da 2,5 mcg possono completare la serie vaccinale con una dose da 2,5 mcg o da 5,0 mcg. Tutti i nuovi pazienti compresi nel range di età 0-15 anni devono essere vaccinati con dosi da 5,0 mcg9. Anche il vaccino Engerix B ha una dose standard da 10 mcg per tutti i bambini dalla nascita ai 15 anni26. I due vaccini anti-epatite B (Recombivax HB e Engerix B) sono intercambiabili, a patto di rispettare le dosi raccomandate dai produttori25. Non è necessario ricominciare la serie vaccinale se gli intervalli fra le dosi sono più lunghi del previsto27. I vaccini anti-epatite B vanno conservati in frigorifero, senza congelarli9. Il National Screening Committee raccomanda a tutti i centri prenatali di includere lo screening per l’epatite B nei programmi di controllo standard21. I bambini nati da madri HBsAg-positive dovrebbero Figura 7 - Distribuzione geografica dell’epatite B cronica Prevalenza di HBsAg ≥8% alta 2%-7% intermedia <2% bassa Fonte: riferimento bibliografico 2. ricevere la serie vaccinale, con l’aggiunta di 0,5 ml di HBIG, entro 12 ore dalla nascita in siti di inoculazione diversi25. In Italia si trova in commercio un vaccino bivalente anti-epatite A e anti-epatite B (Twinrix). Questo vaccino esiste in una formulazione pediatrica, indicata nei bambini e adolescenti da 1 a 15 anni di età, e in una formulazione per adulti, indicata per adolescenti e adulti a partire dai 16 anni. Il ciclo standard di vaccinazione primaria consiste di tre dosi ai mesi 0,1 e 6. In circostanze eccezionali, in adulti, quando la partenza per un viaggio viene anticipata entro un mese o più dall’inizio del ciclo di vaccinazione, e non è disponibile sufficiente tempo per completare il ciclo standard, può essere adoperata una schedula alternativa che prevede tre somministrazioni a 0,7 e 21 giorni. In tal caso è raccomandata la somministrazione di una quarta dose 12 mesi dopo la prima. Il Procomvax è un vaccino bivalente anti-epatite B (5 mcg) e anti-Haemophilus influenzae di tipo B TABELLA 7 - LE DOSI RACCOMANDATE PER LA VACCINAZIONE ANTI-EPATITE B Gruppo Dose di Recombivax HB (ml)*,** Dose di Engerix B (ml)*,** Neonati, bambini e adolescenti 0-15 anni 5 mcg (0,5) 10 mcg (0,5) Adolescenti e adulti ≥ 16 anni 10 mcg (1,0) 20 mcg (1,0) Pazienti dializzati o altri soggetti immunocompromessi 40 mcg † (1,0) 40 mcg †† (2,0) *schedula di immunizzazione primaria standard: 3 dosi a 0, 1 e 6 mesi. ** schedula di immunizzazione primaria alternativa: 4 dosi a 0, 1, 2 e 12 mesi. † formulazione speciale per i dializzati. † † due dosi da 1,0 ml inoculate nello stesso sito, da somministrare a 0, 1, 2 e 6 mesi. Fonte: riferimenti bibliografici 9,25. 9 Luglio 2004 OBIETTIVOFARMACISTA TABELLA 8 - IL TRATTAMENTO DELL’EPATITE B Farmaco Via di somministrazione Dosaggio Effetti collaterali Interferone alfa-2b Intramuscolare o sottocutanea 30-35 milioni UI/settimana, in dosi da 5 milioni/die o 10 milioni 3 volte/settimana per 16 settimane “Sindrome similinfluenzale” con febbre, brividi, dolori muscolari e articolari, stanchezza e astenia. Gli effetti a lungo termine sono caduta dei capelli, irritabilità, depressione, disturbi del sonno. Circa l’1% dei pazienti sviluppa malattie della tiroide Lamivudina Orale (compresse o soluzione orale) 100 mg 1 volta/die per gli adulti Cefalea, malessere, soppressione del midollo osseo, neuropatia, tassi elevati di amilasi sierica Fonte: riferimenti bibliografici 33,34. scindere dal diverso status legale delle vaccinazioni. Per stimare l’attuale proporzione di bambini vaccinati entro il secondo anno di vita, l’Istituto SupeFigura 8 - L’andamento sierologico dell’infezione acuta da HBV con decorso tipico Sintomi HBeAg anti-HBe Titolo Anti-HBc totali 100 HBsAg IgM anti-HBc Anti-HBs Settimane post-esposizione Fonte: riferimento bibliografico 11. Figura 9 - L’andamento sierologico dell’infezione cronica da HBV con decorso tipico Acuta (6 mesi) cronica (anni) HBcAg anti-HBe HBsAg anti-HBc totali Titolo (7,5 mcg) particolarmente utile per evitare le iniezioni multiple nei soggetti che hanno bisogno di entrambi gli antigeni. La combinazione garantisce una copertura vaccinale tempestiva e riduce il numero di visite mediche, favorendo così un contenimento dei costi28. Il vaccino è indicato nei bambini di età compresa tra 6 settimane e 15 mesi. I bambini nati da madri HBsAg negative devono essere vaccinati con tre somministrazioni da 0,5 ml preferibilmente all’età di 2, 4 e 12-15 mesi. I bambini che ricevono una somministrazione di vaccino anti-epatite B alla nascita o poco dopo, possono ugualmente essere vaccinati secondo la schedula 2, 4 e 12-15 mesi di età. Il vaccino è controindicato nei neonati di età inferiore a 6 settimane. Questa restrizione è motivata dalla possibile soppressione della risposta immunitaria alla componente HiB9. L’Italia, come Stato membro dell’OMS, ha aderito al programma EPI (Programma Esteso di Immunizzazione) e ne segue le raccomandazioni, che prevedono il controllo delle malattie infettive attraverso strategie e calendari vaccinali modulati sulla base delle situazioni epidemiologiche e sanitarie dei diversi Paesi. In Italia, nell’età evolutiva, è raccomandata l’esecuzione di vaccinazioni per prevenire le seguenti malattie: difterite e tetano, polio, epatite virale B, morbillo, parotite e rosolia, infezioni da Haemophilus influenzae B, pertosse. Le vaccinazioni antidifterica-tetanica, antipolio, anti-epatite B sono obbligatorie per legge nel nostro Paese. Il Piano Sanitario Nazionale 1998-2000, stabilendo come target operativo, per un adeguato controllo delle malattie bersaglio, una copertura vaccinale pari ad almeno il 95% per tutte le vaccinazioni sopra elencate, ha inteso rafforzare il concetto di vaccini utili ed efficaci e, pertanto, raccomandati per tutti, a pre- Anni IgM anti-HBc Settimane post-esposizione Fonte: riferimento bibliografico 11. 10 Luglio 2004 OBIETTIVOFARMACISTA riore di Sanità ha coordinato l’indagine ICONA, effettuata da tutte le Regioni e le Province Autonome. I risultati di ICONA 2003, ottenuti intervistando a casa un campione rappresentativo di 4.602 famiglie, mostrano che la percentuale media nazionale di bambini tra i 12 e i 24 mesi vaccinati contro difterite, tetano, pertosse, poliomielite, ed epatite B varia dal 95 al 96%, la percentuale di vaccinati contro l’HIB è pari all’87%, mentre quella per morbillo, rosolia e parotite è pari al 77%. I farmacisti possono contribuire tramite un’adeguata informazione sui vaccini alla realizzazione del target operativo del Piano Sanitario Nazionale. Inoltre possono contribuire alla profilassi e al controllo delle malattie sessualmente trasmesse. In effetti, si trovano nella posizione ideale per consigliare i pazienti sull’importanza e sull’uso corretto dei preservativi e di altri metodi di prevenzione. È importante che i farmacisti conoscano l’epidemiologia delle STD (Sexually Transmitted Disease) e l’uso dei farmaci in commercio30. Trattamento: fino a poco tempo fa, l’unico farmaco approvato dalla FDA per l’epatite B cronica era l’interferone alfa-2b, che è efficace nel 25-35% dei pazienti15. L’interferone alfa agisce riducendo la replicazione virale, con conseguente normalizzazione dell’enzima epatico alanina aminotransferasi, noto anche come ALT, e aumento della clearance dell’antigene “e” e dell’antigene di superficie dell’epatite B31,32. La Tabella 8 descrive il trattamento dell’epatite B33,34. È stato dimostrato che il trattamento con l’interferone alfa ha un’efficacia a lungo termine più marcata nell’epatite B che in quella C. La clearance della viremia e il miglioramento delle concentrazioni sieriche di ALT si osservano più frequentemente nell’epatite cronica B che nell’epatite cronica C. Di conseguenza, la percentuale di recidive è maggiore nelle infezioni da HCV che in quelle da HBV10,36,37. La lamivudina, un analogo nucleosidico orale, è stata recentemente approvata dalla FDA per l’epatite B cronica. La sua efficacia contro l’epatite B è stata scoperta in studi su pazienti HIV-positivi coinfettati dal virus HBV. Dopo essere stata metabolizzata intracellularmente in lamivudina trifosfato, la molecola può inibire sia la DNA-polimerasi del virus dell’epatite B, sia la trascrittasi inversa dell’HIV4,33,34. Figura 10 - Descrizione del meccanismo d’azione della lamivudina Nucleo Lamivudina timidina chinasi Lamivudina monofosfato HBV Lamivudina difosfato HBV-DNA polimerasi Citoplasma Lamivudina trifosfato Membrana cellulare 11 Luglio 2004 OBIETTIVOFARMACISTA L’azione inibente della lamivudina nei confronti della replicazione virale impedisce la reinfezione delle cellule normali (vedi Figura 10). Dopo un anno di trattamento con la lamivudina, nell’80% circa dei pazienti i livelli di HBV-DNA diminuiscono di 100 volte38. Tuttavia, il DNA circolare covalente del core persiste negli epatociti anche dopo l’interruzione della replicazione, il che significa che è sempre possibile una riattivazione38. Negli studi a lungo termine è stata osservata una forma mutante e resistente di HBV in una minoranza di pazienti39,40. Nonostante ciò, il trattamento con l’analogo nucleosidico riduce la fibrosi epatica e la progressione verso la cirrosi nella maggior parte dei casi23. La monosomministrazione quotidiana è possibile perché il principio attivo ha una biodisponibilità orale molto elevata e un’emivita plasmatica relativamente lunga di 5-7 ore33. Nei pazienti con disturbi renali è necessario procedere ad aggiustamenti posologici. La durata ottimale del trattamento non è ancora stata definita e lo stesso vale per i profili di efficacia e sicurezza delle terapie di durata superiore a 12 mesi34. La lamivudina può causare alcune reazioni potenzialmente fatali, fra cui acidosi lattica, epatomegalia grave e pancreatite. È necessario monitorare i pazienti tramite l’esame obiettivo e indagini di laboratorio per identificare queste complicanze. Per esempio, nei soggetti in trattamento con la lamivudina è opportuno misurare periodicamente gli enzimi epatici (AST o ALT) e gli enzimi pancreatici sierici (amilasi o lipasi a intervalli di 1-3 mesi). Inoltre, è bene controllare l’eventuale presenza di dolori addominali, soprattutto se peggiorano nel periodo postprandiale. Dopo la sospensione della lamivudina, in molti malati il DNA virale torna rapidamente ai livelli pretrattamento8,10. È importante sottoporre i pazienti al test per l’HIV prima di iniziare la terapia con la lamivudina per l’epatite B, al fine di evitare una monoterapia inadeguata e un dosaggio subterapeutico per l’HIV, favorendo involontariamente lo sviluppo del fenomeno della farmacoresistenza15 virale. Conclusione La messa a punto dei vaccini contro l’epatite A e B costituisce certamente una tappa importante per la lotta a queste infezioni. La miglior conoscenza della virologia molecolare dei virus e delle risposte alla loro azione permetterà di prevenire e curare sempre più efficacemente le epatiti virali. 12 Luglio 2004 OBIETTIVOFARMACISTA Siti Internet http://www.aasld.org Sito dell’American Association for the Study of Liver Diseases (AASLD) dove sono pubblicate informazioni sulle attività di ricerca dell’Associazione e sulle linee guida. http://www.easl.ch Sito della European Association for the Study of the Liver (EASL) dove si possono reperire informazioni sulle attività di ricerca, sui meeting annuali e sulla rivista dell’Associazione (The Journal of Hepatology). http://www.fegato.com Sito contenente informazioni di tipo divulgativo sulla epatologia. Schede particolarmente curate presentano le principali malattie riguardanti il fegato. http://www.who.int/health-topics/en/ La sezione Hepatitis del sito dell’OMS è dedicata alle epatiti B e C. Si possono ottenere informazioni sulla malattia, sulle vaccinazioni e su dati epidemiologici. http://www.gastroepatonet.org GastroEpatoNet è la nuova Rete della gastroenterologia italiana, offre alle unità operative di gastroenterologia un'infrastruttura per l’attività di ricerca clinicoepidemiologica e di base. https://www.aasld.org/eweb/DynamicPage.aspx?Si te=AASLD3&WebKey=0ec30b12-5f13-413b-85ea793bee8b0fef Su questo sito sono disponibili le linee guida prodotte dalla American Association for the Study of Liver Diseases. http://www.vh.org/Providers/Textbooks/LiverPathology/Text/AtlasLiverPathology.html Atlas of Liver Pathology. Atlante dedicato alle patologie epatiche curato dal Dipartimento di Anatomia Patologica dell’Università dell’Iowa. http://www.aigo.org/newportal/modules.php?name=Content&pa=showpage&pid=97&i=1 Sito dell’Associazione Italiana Gastroenterologi e Endoscopisti Digestivi Ospedalieri illustra le linee guida prodotte dalla AIGO in collaborazione con altre associazioni mediche italiane. http://www.cdc.gov/ncidod/diseases/hepatitis La sezione Hepatitis del Centers for Disease Control and Prevention (CDC), curata dal National Center for Infectious Diseases, è dedicata alle epatiti; oltre a informazioni di tipo generale, il sito offre all’utente la possibilità di accedere alle linee guida pubblicate dalle principali istituzioni governative americane. Bibliografia Articoli in italiano Bernardi M, Biselli M, Gramenzi A. Chronic hepatitis B. Recent advances in diagnosis and treatment. Recenti Prog. Med. 2002 Jul-Aug;93(7-8):397-402. Review. Merck Manual - Versione Italiana - Malattie del fegato e delle vie biliari. Versione italiana del noto manuale Merck (edizione 1999). La sezione è dedicata alle malattie del fegato e delle vie biliari. http://www.msd-italia.com/altre/manuale/sez04/index.html Articoli in inglese 1. Vesely DLM, Paustian FFM. Hepatitis A-Induced Diabetes Mellitus, Acute Renal Failure, and Liver Failure. American Journal of the Medical Sciences 1999;317:419. 2. Drew WL. Hepatitis Viruses, in Ryan KJ (ed): Medical Microbiology - An Introduction to Infectious Diseases. Norwalk, Connecticut, Appleton & Lange 1994:491-499. 3. Rosenthal K. Hepatitis Viruses, in Murray PR, Kobayashi GS, Faller MA, Rosenthal KS (eds): Medical Microbiology. St. Louis, MI, Mosby-Year Book, Inc. 1994:702-715. 4. Foster G, Goldin RD, Thomas HC. The Hepatotropic Viruses: Epidemiology, Natural History and Virology, in Goldin RD, Thomas HC, Gerber MA (eds): Pathology of Viral Hepatitis. 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Sexually Transmitted Infections 1999;75:87-88 14 Luglio 2004 OBIETTIVOFARMACISTA Questionario di valutazione apprendimento 1. I surgelati contaminati con il virus dell’epatite A hanno il seguente effetto: ❏ a. uccidono il virus e prevengono la trasmissione ❏ b. non uccidono una quantità di virus sufficientemente alta e quindi il contagio resta possibile ❏ c. non sappiamo se il freddo ha un effetto sul virus ❏ d. bollire e surgelare sono operazioni che servono ad uccidere il virus, ma il congelamento è più efficace 2. Il rischio di contrarre il virus dell’epatite A è particolarmente elevato in una delle seguenti aree geografiche: ❏ a. in Nord America ❏ b. in Europa ❏ c. in Africa ❏ d. nell’ex Unione Sovietica 3. L’infezione da HAV è frequente soprattutto in una delle seguenti popolazioni: ❏ a. i bambini ❏ b. gli adolescenti ❏ c. gli adulti ❏ d. gli anziani 4. Nel gruppo di età più frequentemente infettato dall’HAV (vedi domanda 3) la malattia ha le seguenti caratteristiche: ❏ a. è conclamata, con sintomi come l’ittero ❏ b. è subclinica e generalmente senza ittero ❏ c. è fatale ❏ d. è associata a una co-infezione con l’epatite D 5. Dopo il suo ingresso nel torrente circolatorio, il virus dell’epatite A infetta e danneggia: ❏ a. tutti gli organi con cui entra in contatto ❏ b. tutti gli organi, con l’eccezione del cervello ❏ c. solo il fegato ❏ d. il fegato e i reni 6. La comparsa nel paziente di una risposta immunitaria con le IgG contro il virus dell’epatite A: ❏ a. indica che si è instaurata un’immunità perma- nente che esclude le infezioni future ❏ b. è solo un marcatore dell’infezione (cioè ha solo un’utilità diagnostica) ❏ c. indica l’infezione cronica con il virus ❏ d. non permette di trarre alcuna conclusione 7. L’immunità permanente contro le reinfezioni con il virus dell’epatite A è: ❏ a. evidente solo con la somministrazione del vaccino ❏ b. evidente solo in presenza di ittero ❏ c. evidente solo se al paziente vengono somministrate dosi iniettabili di immunoglobuline sieriche ❏ d. evidente anche se il paziente non mostra segni e sintomi di infezione 8. In genere, un’iniezione intramuscolare di immunoglobuline sieriche protegge dall’epatite A per: ❏ a. 2-6 settimane ❏ b. 3-5 mesi ❏ c. 1 anno ❏ d. 5 anni 9. Il sito di inoculazione adatto per la somministrazione del vaccino antiepatite A in un bambino è: ❏ a. il gluteo ❏ b. qualsiasi vena sufficientemente grande ❏ c. il muscolo deltoide ❏ d. il muscolo pettorale 10. Le infezioni attive da HAV si trattano con: ❏ a. la lamivudina ❏ b. l’interferone ❏ c. la ribavirina ❏ d. la terapia di sostegno e il riposo 11. Tra le possibili complicanze dell’infezione con il virus HBV si annoverano: ❏ a. l’insufficienza epatica ❏ b. la cirrosi ❏ c. il carcinoma epatico ❏ d. a, b e c 12. In Europa e negli Stati Uniti il virus dell’epatite B si trasmette soprattutto: 15 Luglio 2004 OBIETTIVOFARMACISTA ❏ ❏ ❏ ❏ a. tramite l’abuso di sostanze per endovena b. per via sessuale c. per via trasfusionale d. per via alimentare 17. Indicate quali virus provocano un’infezione che può progredire verso la cirrosi: ❏ a. l’HAV ❏ b. l’HBV ❏ c. l’HCV ❏ d. l’HBV e l’HCV 13. l rischio di contagio per gli operatori sanitari che si pungono con un ago entrato in contatto con un paziente affetto da epatite B è pari al: ❏ a. 3% ❏ b. 30% ❏ c. 70% ❏ d. 90% 14. Il liquido organico che più facilmente trasmette l’epatite B è: ❏ a. il sangue ❏ b. le feci ❏ c. la saliva ❏ d. l’urina 15. Una difesa naturale contro l’infezione da HBV è: ❏ a. l’interferone endogeno ❏ b. l’interferone esogeno ❏ c. a e b ❏ d. né a, né b, né c 16. La sintomatologia associata alle epatiti A e B: ❏ a. è sostanzialmente simile ❏ b. abbastanza diversa (per esempio, l’ittero è presente solo nell’infezione da HBV) ❏ c. totalmente diversa ❏ d. simile ai sintomi dell’infezione da HIV 18. In caso un bambino venga sottoposto alla vaccinazione anti-epatite B: ❏ a. è buona norma non somministrare altri vaccini per almeno 24 ore ❏ b. è possibile somministrare contemporaneamente altri vaccini, fra cui quello contro l’Haemophilus influenzae ❏ c. il farmacista deve controllare l’eventuale presenza di allergie all’uovo ❏ d. né a, né b, né c 19. La lamivudina: ❏ a. è attiva contro l’epatite B ❏ b. è attiva contro l’epatite A ❏ c. è attiva contro il virus HIV ❏ d. a e c 20. Utilizzando la lamivudina: ❏ a. è possibile che dopo la sua sospensione riprenda la replicazione virale ❏ b. possono insorgere complicanze, fra cui il broncospasmo ❏ c. bisogna ricordare che la dose per l’epatite non è attiva contro il virus HIV ❏ d. a e c edizione di COLOFON Anno 1 · Numero 4 · Luglio 2004 · Periodico mensile Edizione originale approvata dall’American Council on Pharmaceutical Education · Editore Medical Education s.r.l. · Direttore responsabile e Publisher Paolo Sciacca · Revisione Scientifica Dr. Ralf Zahn, Dr. Alessandro Nobili Traduzione International Service · Redazione Diletta Pria · Amministrazione e abbonamenti Medical Education s.r.l., Via Boscovich, 61 - 20124 Milano, tel 02/2953 2104 fax 02/2953 2546 · Progetto grafico e videoimpaginazione Francesca Tedoldi · Stampa Cierre Grafica, Via Verona 16, Caselle di Sommacampagna (VR). · Copyright 2004 by Medical Education , Milano. 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