ANDRÉ-MARIE AMPÈRE Il padre dell’elettromagnetismo Liceo Scientifico G.Ulivi Classe 5G Giorgia Piroli INDICE • • • • • • • Introduzione Biografia I primi studi Il mondo della fisica Le intuizioni di Ampère Induzione elettromagnetica Gli ultimi anni e l’anonimato pag.3 pag.4-5-6 da pag. 7 a 13 pag.14-15 da pag.16 a 21 pag. 22-23 pag. 24 INTRODUZIONE André-Marie Ampère fu senza dubbio una figura di spicco nella società scientifica francese durante tutto il XIX secolo. Il suo apporto principale alla storia della fisica fu quello di dare il primo impulso all’unificazione delle forze elettriche e magnetiche, attraverso la creazione di una nuova disciplina l’elettromagnetismo. BIOGRAFIA • • Ampère nacque il 20 gennaio 1775 a Lione; la sua vita fu condizionata positivamente dalla figura del padre; egli gli permise di trascorrere un’infanzia idilliaca all’insegna dell’amore per lo studio. La morte del padre, avvenuta nel 1793, segnò profondamente l’animo di André-Marie, avviandolo contemporaneamente al mondo adulto. • • Ampère incominciò quindi a costruirsi un nome nel mondo scientifico, grazie anche all’arrivo del primo incarico come professore di Fisica nella scuola centrale di Bourg-en-Bresse. In contemporanea con il primo incarico, nel 1799, lo scienziato sposò Julie Carron, sua amata sin dall’infanzia, ma sfortunatamente la donna morì quattro anni dopo il matrimonio. A questo matrimonio ne seguì un secondo, nel 1806, il quale finì malamente a causa del cattivo rapporto tra i due coniugi. • Tutte queste sfortunate vicissitudini portarono Ampère a dedicarsi completamente allo studio multidisciplinare, tra cui quello fisico, il quale gli permise di conquistare la fama di grande fisico e matematico. Maxwell stesso lo definì “ il Newton dell’elettricità”. André-Marie morì il 10 giugno 1836 a Marsiglia, durante un viaggio di lavoro, a causa di un attacco di polmonite. I PRIMI STUDI Prima di dedicarsi completamente alla fisica, Ampère si occupò, nel 1802, di un argomento matematico, scrivendo in quello stesso anno ”Considerazioni sulla teoria matematica del gioco. ” La domanda, a cui Ampère cercò di trovare risposta in questo testo è la seguente: qual è la probabilità che un giocatore perda tutta la sua fortuna dopo una serie di giocate? Innanzitutto iniziò con in considerare un giocatore che ad ogni mossa scommettesse una quota fissa della sua fortuna. Prendendo come esempio il caso del gioco del dado a sei facce mostrato in figura, suppose che il giocatore possedesse solo un euro e che diventasse quindi quella la sua quota fissa; in questo caso quindi alla prima mossa la probabilità di vincere (V) sarà di 1/6, mentre quella di perdere (P) sarà di 5/6. Prima mossa P= 5/6, ovvero 83,3% V=1/6, ovvero 16,7% -> probabilità che continui a giocare Seconda mossa VP=rimanere con 1€= 13,9% VV=ottenere 2€=2,8% Il giocatore in questa mossa non può perdere dato che, anche se perdesse, si ritroverebbe comunque con 1€, potendo quindi continuare il gioco. Terza mossa gioco=11,6% VPP=perdere 1€ e uscire dal VPV=ottenere 2€=2,3% VVP=tornare ad avere 2€=2,3% VVV=ottenere 4€=0,5% Il giocatore quindi ha la probabilità dell’11,6% di perdere tutto, mentre il 5,1% di continuare il gioco. Quarta mossa VPVP=tornare ad avere 1€=1.9% VPVV=guadagnare 3€=0,4% VVPP=tornare ad avere 1€=1.9% VVPV=guadagnare 3€=0,4% VVVP=tornare ad avere 3€=0,4% VVVV=guadagnare 5€=0,1% Il giocatore in ogni caso continua il gioco. Quinta mossa Il giocatore ha la possibilità di perdere solo in due occasioni: VPVPP=1,6% VVPPP=1,6% La probabilità che il giocatore perda tutto corrisponde al 3,2%; di conseguenza quello che continui il gioco corrisponde all’1,9%. Questo studio serve a dimostrare che se la probabilità di perdere alla prima mossa è del 83,3%, dopo cinque mosse diventa del 98,1%. Ampère riuscì a sintetizzare la situazione e ad esprime nella formula sottostante la probabilità che il giocatore perda tutto il suo patrimonio vincendo p volte e perdendo m+p volte. IL MONDO DELLA FISICA Ampère cominciò a dedicarsi completamente alla fisica a partire dal 1820. Fu proprio lui a sostenere per la prima volta che elettricità e magnetismo non sono nient’altro che due facce della stessa medaglia. Il 1820 fu un anno importantissimo sia per André-Marie sia per tutto il mondo scientifico: Oersted presentò la sua esperienza. Oersted dimostrò che un filo attraversato da corrente elettrica genera una campo magnetico, tale da muovere l’ago magnetizzato di una bussola. L’impatto che questo esperimento ebbe su Ampère fu così forte che lo scienziato decise di dedicare tutte le sue forze allo studio del fenomeno e delle sue conseguenze. LE INTUIZIONI DI AMPÈRE L’ipotesi a cui Ampère arrivò dopo settimane e settimane di studio era che l’origine del magnetismo fosse elettrica. Fino al allora l’esistenza dei magneti era stata spiegata dalla presenza di fluidi magnetici, mentre i fenomeni elettrostatici erano giustificati da fluidi elettrici. Secondo il fisico, all’interno del magnete si creavano delle correnti elettriche microscopiche. Ampère credeva che l’effetto di queste correnti potesse corrispondere ad una corrente equivalente che scorre nell’ago del magnete. Queste piccole correnti prendono il nome di correnti amperiane. Ampère quindi partì da un’interpretazione del magnetismo relativo alle cariche in movimento; da questa interpretazione deriva appunto il termine elettrodinamica. “Questo termine, azione elettrodinamica, esprime l’idea che i fenomeni d’attrazione e repulsione che lo caratterizzano sono prodotti dall’elettricità in movimento nei conduttori “ André-Marie Ampère Il 25 settembre 1820, André-Marie Ampère presentò il suo esperimento all’Accademia come prova definitiva che il magnetismo desse origine al movimento di cariche elettriche. Dimostrò così che i conduttori si comportavano come dei magneti a tutti gli effetti, essendo un conduttore la faccia nord del magnete e l’altro la faccia sud. Da questa esperienza e dai suoi risultati matematici, infine, venne delineata la definizione dell’unità di misura della corrente elettrica: l’ampere. “L’ampere è l’intensità della corrente che, se mantenuta in due conduttori lineari paralleli, di lunghezza infinita e sezione trasversale trascurabile, posti a un metro di distanza l’uno dall’altro nel vuoto, produce tra questi una forza pari a 2·10−7 newton per metro di lunghezza” INDUZIONE ELETTROMAGNETICA Dopo aver dimostrato che una corrente elettrica produce effetti magnetici, la successiva domanda che il mondo scientifico si pose fu la seguente: “E’ possibile che un magnete possa produrre corrente elettrica?”. Questo fenomeno, chiamato appunto induzione elettromagnetica, venne ufficialmente scoperto da Michael Faraday nel 1831, ma è noto che anche Ampère arrivò più volte molto vicino alla risposto del quesito. André-Marie iniziò lo studio dell’induzione, chiedendosi se una corrente fosse in grado di generarne un’altra. Per verificare ciò vennero impostati diversi esperimenti, nessuno dei quali diede il risultato sperato. Per questo Ampère abbandonò l’induzione e la possibilità di diventarne lo scopritore. GLI ULTIMI ANNI E L’ANONIMATO Nonostante il grande genio di uno scienziato come Ampère, gli ultimi anni della sua vita furono caratterizzati dal grande sforzo lavorativo, ma dal conseguente anonimato all’interno della società scientifica francese. Ci vollero più di 50 anni dalla data della sua morte, per vedere l’arrivo dei primi riconoscimenti a livello nazionale.